White Events Ilaria Nistri IT

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Giovedì 23 Settembre 2010 - 19:00 - Superstudio 13 - via Bugatti, 9 Per White Events Ilaria Nistri entra in scena con un azzardo di linguaggi ampliati e sincretici. Una collezione alimentata dall’ energia amniotica di una macchia pulsante entra in risonanza con la potenza espressiva di una compagnia della neo-avanguardia teatrale italiana, Santasangre. Non uno show, un’esperienza che avvolge e modifica la sfera sensoriale, appropriandosi della memoria e imprimendosi senza mediazioni nel quotidiano. per informazioni e accredito: buyer@whiteshow.it

Dal 2010 Ilaria Nistri decide di sperimentare nuovi linguaggi per comunicare la sua ricerca stilistica. Utilizza il suo showroom di Milano come luogo per creare esperienze e suggestioni. Sempre di più nella contaminazione trasversale del contemporaneo, collabora con artisti come Tomas Saraceno per la presentazione della collezione AW10-11. Il sodalizio artistico di Ilaria Nistri per la SS11 è ora con la compagnia della neo-avanguardia teatrale italiana, Santasangre.

La linea che sempre distingue la progettualità di questo gruppo si articola in una direzione di interferenza con il presente, nelle infinite possibilità che il linguaggio artistico possiede. E si incontra con quella di Ilaria Nistri. La potenza espressiva di Santasangre, capace di toccare i più significativi linguaggi artistici e performativi come il video, la musica, il corpo e l’estetica degli ambienti, entra in risonanza con la collezione di Ilaria Nistri. Alimentata dall’energia amniotica di una macchia pulsante, questa viene restituita, nel suo immaginifico, all’interno di un’enorme lanterna magica da cui non si riesce a staccare lo sguardo.


Santasangre è un progetto di ricerca artistica che nasce a Roma alla fine del 2001 dall’incontro di Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano e Pasquale Tricoci. Dal 2004, con l’ingresso di Dario Salvagnini e Roberta Zanardo, raggiungono la formazione attuale e dal 2003 sono compagnia residente al centro di produzione culturale indipendente Kollatino Underground. Espressione di un collettivo eterogeneo per formazione e personalità, i Santasangre iniziano il loro percorso con la volontà di indagare quello spazio vuoto, quella frattura che esiste oltre il linguaggio definito. Partecipano al Romaeuropa Festival, al Grec di Barcellona, al Noorderzon di Groningen, al Festival Temps d’Images di Varsavia, al FAKI di Zagabria, al Drodesera, al Festival delle Colline Torinesi, di Santarcangelo, Castrovillari e Polverigi, alle stagioni del Sophiensaele di Berlino, della Ferme du Buisson di Parigi e dei Teatri Stabili d’Innovazione di Napoli, Pescara, Bari, Udine, alla Biennale dei giovani artisti d’Europa e del Mediterraneo, ed anche ad Es.terni, Short Theatre, Opera Prima, Crisalide, Enzimi e Ipercorpo.


Vincitori del Premio Ubu 2009/Premio Speciale e della menzione speciale per la sperimentazione dei linguaggi al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti 2006 e delle Nuove Creatività 2008 premio di produzione dell’ETI (Ent Teatrale Italiano). Sostenuti attualmente nella produzione dal Romaeuropa Festival, da Drodesera>Centrale Fies, dal Festival della Colline Torinesi e da Bassano OperaEstate Festival. Ricevono inoltre nel 2009 il contributo dal MiBAC come Progetto Speciale e nel 2010 per la categoria Danza. Presenti nelle edizioni Iperscene a cura di Mauro Petruzziello, Hic sunt leones a cura di Graziano Graziani – entrambi collana Spaesamenti di Paolo Ruffini- e Teatri del Tempo Presente a cura di Andrea Nanni (tutte le edizioni sono Editoria&Spettacolo).

L’esperienza della visione in cui l’essere non è ancora ma ci appare nel suo divenire. Ogni forma si perde nel magma di un’ ipotesi successiva. In quell’incessante movimento di cui sono fatti i respiri e i battiti, si conquista un nuovo terreno, una nuova dimensione che come ogni scoperta si rende possibile per il misterioso fascino dell’incomprensibile. Una lanterna di grandi dimensioni interamente fatta in vetro circoscrive lo spazio creando un sottovuoto con l’esterno. Al suo interno nessun elemento reale, solo riflessioni olografiche capaci di apparire e creare degli ambienti eterei, liquidi, sospesi che sembrano parlarci di mondi lontani eppure estremamente vicini alla sensibilità. La riflessione olografica amplifica il corpo presente diventando l’estensione della sua fisionomia, solo in questo modo può essere inserito in questa nuova natura che si forma davanti agli occhi dello spettatore e che, come in un incanto, al suo apparire si dissolve senza far sentire lo strappo della perdita perché quello che rimane è l’essere primigenio, essenziale.

Il corpo e lo spazio, coordinati in questa rarefazione, non sono mai sentiti nelle loro imbarazzanti fattezze, sfumano, si perdono con tutto ciò che li avvolge diventando materia stratificata insieme al suono, all’immagine e alla luce. Tutto si dissolve in un percorso che porta all’essenza. L’intimità che ci appartiene.


Una macchia. Una forma in movimento. Un movimento verso una forma. La perdita di una forma. Una macchia nera sulla pelle. Nella pelle. Una forma pulsante. Una cellula. Un pianeta. L’eco di un’esplosione. Una nube nera. Il colpo di luce dietro un’eclissi.

Il movimento lento e profondo di un ritmo attutito. Una forma liquida immersa. Un liquido (amniotico) percorso da vibrazioni e battiti con i quali sincronizzarsi. Un ritmo, come quello cardiaco, come rappresentazione sintetica e scarna di Io troppo evoluti. Un istinto vitale che richiama a un sé più intimo e più profondo. Il ritmo, quando i suoni intorno sono filtrati e ovattati. Il ritmo della cellula, la radiazione cosmica di fondo. Ritmo e radiazione. Umano, non troppo-umano. La proiezione di un sogno fetale. Il pulsare di una cellula che in potenza è tutto. Pulsa, cresce, si diffonde. Macchia, sporca e si trasforma. Genera vita. Si ferma nell’aria, si scioglie nell’acqua. Prende forma dal ritmo. Definisce vite. Scenari possibili. Totipotenti eppure unici. E’ la macchia su un occhio che guarda. L’immagine sporca di un foro stenopeico.

“Avere il cuore nelle orecchie”.

Ideazione_Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo partitura ed elaborazione del suono_Dario Salvagnini progetto ed elaborazione video_Diana Arbib, Luca Brinchi, Pasquale Tricoci corpo_Teodora Castellucci, Roberta Zanardo luci_Maria Carmela Milano animazione 3D_Piero Fragola e Alessandro Rosa violoncello_Viola Mattioni organizzazione_Elena Lamberti produzione_santasangre 2010


L’universo di Ilaria Nistri si definisce nella costante ricerca di un equilibrio non naturale delle cose. Nella tensione dinamica creata da una visione postmoderna dove elementi ruvidi, come pelle e metallo, e impalpabili, come sete e trasparenze, danno luogo a suggestioni inattese. L’immaginario frequentato e restituito è quello di un gotico fragile, poetico, dove l’astrazione del colore non nega l’emergere di stampe dal forte carattere pittorico. Ad abitare questo mondo, una guerriera concettuale che protegge e tutela la propria fragilità. Una femminilità intensa, che interpreta tagli e decostruzioni come strumento per raccontare i propri molteplici volti.

Ilaria Nistri presenta la sua prima collezione al Tranoi di Parigi, alla Bourse de Commerce, nel 2006. Incontra subito il consenso di prestigiosi department stores internazionali come Liberty a Londra, Lane Crawford ad Hong Kong e Mercury a Mosca. Nel 2008 viene selezionata da Vogue Italia come stilista emergente ed è finalista del concorso Who is on Next indetto dal prestigioso magazine e organizzato e promosso da Alta Roma. Presenta la collezione PE 09 con uno show che apre la settimana di AltaModa di Roma e con una installazione durante la Settimana della Moda di Milano realizzata da Vogue Italia. L’anno successivo viene invitata dall’ICE a partecipare alla Spiral Hall di Tokyo in occasione del Young Italian Designers in Japan Preview. In Italia, Franca Sozzani la invita a partecipare all’evento-sfilata On Stage che inaugura Milano Unica. Nello stesso anno viene selezionata da Vogue Italia per Chaier des Talents 2010.

Se fissare le coordinate della collezione Ilaria Nistri per la p/e 2011 è un colpo d’occhio rapido, descrivere le declinazioni di forma e colore di abiti leggeri e capispalla potenti ha il sapore della scoperta. La scena appartiene alle stampe e alla palette dei toni: nero, tortora, corallo e un beige che è una alchimia perfetta tra il bianco, il ghiaccio e le sfumature più calde del rosa. L’irregolare perimetro di una grande macchia scura con bagliori corallo interrompe il candore delle seta che scivola sul corpo, lo avvolge in pannelli che stringono dolcemente le forme. Grembiuli - inno al lavoro ma anche a una femminilità ancestrale e vigorosa - che giocano con le lunghezze e i dettagli. Esploratrice di abissi, astronauta catapultata in universi futuribili, la donna della prossima p/e scopre altri mondi senza rinunciare all’incedere couture di abiti lunghissimi e impalpabili. Talvolta tuniche asimmetriche in raso, talvolta quasi lunghi nastri in crêpe de chine che si ricompongono intorno al corpo grazie alle cuciture a spirale.


Le grandi tasche non sono dettagli ma elementi protagonisti che alterano il volume del corpo. Sul collo e lungo il girospalla di giacche - ma anche di maglie e gilet - piccole imbottiture cilindriche sono particolari avveniristici, quasi una versione sofisticata e immaginifica dei componenti delle tute spaziali. Irrinunciabile anche la pelle, che non interrompe l’armonia dei tessuti più fluidi: biker pants super slim con inserimenti in jersey. Giubbotti come scudi, che conciliano la forza della pelle con il jersey o con tessuti a contrasto come il lino viscosa, tinti con effetti delavè. L’abbondanza del tessuto sul dietro, quasi un guscio fermato da due pieghe, crea una doppia visione rispetto alla parte anteriore del capo, più costruita e accostata alla figura. La maglieria calata riprende i temi della collezione: bordi imbottiti, curvature del tessuto verso l’interno e elementi geometrici asimmetrici sono appendici che non interrompono il ritmo, al contrario lo rendono più innovativo. Anche gli accessori hanno il retrogusto del viaggio: maxi-tasche in pelle da tenere in vita come cinture, gilet da cacciatore che si trasformano in borse con uno scorrere di zip, cinture che sono un intreccio elegante di pelle tagliata al laser e maglie metalliche.


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