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Volturnia Edizioni


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MOLISE

DOVE SIAMO

Sommario STORIA E

ARTE E

IL BORGO

ARCHEOLOGIA

ARCHITETTURA

DI CASTIGLIONE

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5 In copertina: Carovilli e la fortificazione sannitica di Monte Ferrante. (Foto ed elaborazione grafica T. Paolone)

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a natura, la storia, le tradizioni e la gastronomia di Carovilli si è voluto accogliere in questo agile opuscolo, che vede la luce in occasione della realizzazione del Parco Archeologico di Monte Ferrante, diventato finalmente fruibile agli appassionati di storia sannita e ai tanti turisti, che ci auguriamo sapranno apprezzare le nostre bellezze artistiche e naturalistiche. Il territorio mostra infatti nel suo insieme capacità attrattive che sono in controtendenza rispetto ad altre realtà interne dell’Alto Molise. Il concetto di vivibilità che così tanto si va affermando nella società post-industriale, trova decisamente nel nostro borgo una sua reale consistenza. Scrive Paolo Rumiz, inviato de La Repubblica, nel suo reportage attraverso gli Appennini: “Il capolinea della giornata è a Carovilli, un borgo delizioso a 30 chilometri da Isernia, risparmiato dalla peste della camorra e dello spopolamento. Intorno, luce radente purissima su foreste e cime aguzze dal nome eloquente di Penna, Pizzo e Capa. In piazza, l'orafo, il bar, la chiesa sconsacrata del Carmelo, la sede funzionante della Società del Mutuo soccorso col biliardo e il gioco della dama. [...] La macchina del tempo accelera, arretra le lancette di un secolo [...]”. Come non essere d’accordo con il giornalista triestino! In effetti questa atmosfera è sublimata dalla ospitalità e dalla laboriosità della gente che, unite alla bellezza del territorio, così sapientemente preservato nel tempo, contribuiscono a rendere il soggiorno ancora più piacevole. Sfogliate dunque questo libretto e iniziate un viaggio attraverso la “vicenda umana” dei carovillesi, che dalla Preistoria arriva fino ai nostri giorni. Millenni di storia che hanno lasciato tracce indelebili nella morfologia del territorio, nel variegato sistema floristico e faunistico, ma soprattutto nelle architetture, nell’arte e nel tessuto sociale degli abitanti, il cui grado di civiltà conseguito nel tempo è visibile in tutte le opere dell’umano ingegno presenti a Carovilli. Antonio Cinocca Sindaco di Carovilli

NATURA

GASTRONOMIA

FESTE E

FOTO D’EPOCA

E AMBIENTE

PRODOTTI TIPICI

TRADIZIONI

DI CAROVILLI

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Storia e archeologia

Nel cuore dell’Alto Sannio Carovilli ha nome antico: l'interpretazione piÚ valida lo riferisce al console romano Spurio Carvilio, perchÊ nel luogo ove sorge era stata dedotta una colonia di veterani, un tempo al seguito del console (la sillaba Car, sormontata dalla corona marchesale, campeggia nello stemma comunale), mentre altre interpretazioni farebbero risalire Carovilli a Castrum Villi o a Calvello.

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LA PREISTORIA

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a frequentazione dell’Uomo primitivo è attestata a Carovilli dal rinvenimento di manufatti lapidei riferibili al Paleolitico inferiore, medio e superiore. Nel corso del secolo appena trascorso nel territorio carovillese si sono trovati manufatti bifacciali acheulani, choppers e cloppoing tools e anche raschiatoi, denticolati, punte, coltelli tipici della cultura Musteriana in tutte le sue facies e non sono da escludere vere e proprie officine litiche. In questo periodo preistorico l'Alto e l'Altissimo Molise sono ricchi di corsi d'acqua, di pescosi laghi collinari e montani, di risorse vegetali e faunistiche, di blocchi di selce (roccia sedimentaria silicea di origine chimica a struttura vetrosa) specificatamente adatta per essere utilizzata per la scheggiatura e produzione di utensili di ogni tipo adatti per la caccia e per le esigenze del tempo; di possibilità di utilizzare dimore poste in ripari sottoroccia (con bastoni

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infissi nel terreno sostenuti da piccoli muretti di pietra) e in imboccature di grotte al riparo dalle intemperie e dai pericoli, necessari per permettere la tutela e la salvaguardia della prole e degli anziani. Desta particolare interesse, tra i manufatti rinvenuti nelle aree investigate, una significativa presenza di utensili attribuibili al Paleolitico superiore, che derivano da una evoluzione in loco della tecnica del Musteriano e vi è dunque una contaminazione culturale, una continuità locale tra il Musteriano (Homo neanderthalensis) e il Paleolitico superiore (Homo sapiens), o una evoluzione locale della cultura neanderthaliana che sposterebbe il limite convenzionale attuale, attribuendo parte delle culture litiche del Paleolitico superiore alla cultura del Musteriano finale. Possiamo immaginare una frequenza di incontri nell'area regionale tra gli ultimi Neanderthaliani e le nuove popolazioni di Homo sapiens.


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perta da concrezioni a fetta di prosciutto, le cui dimensioni attestano la successione temporale di accrescimento. Le parea cavità scavata in regime freatico ti delle gallerie, raggiunte periodicamenpresenta un andamento prevalente- te dall'acqua, si presentano tinteggiate mente meandriforme: è composta di gal- da una patina scura prodotta da ossidi lerie comunicanti a sezione ellittica, che metallici. Nel corso delle sistematiche si sviluppano lungo le principali fratture esplorazioni speleologiche nel geosito visibili sia sul pavimento sia sulla volta, molisano, sono stati recuperati numerosi manufatti litici attribuibili, per un percorso orizzontale Foto a pag. 4 e 5: Ampio per tipologia e forme, alla totale di 440 metri e con un dislivello massimo di +15 panorama del paese. (Fo- cultura Musteriana, molto to T. Paolone) In questa metri. I primi 295 metri sono pagina: Condotta interna presente e studiata nelle aree rappresentati da un'unica gal- alla Grotta del Diavolo e, contigue. Tutti questi manuleria, in cui - a tratti a cunico- nella pagina a fianco, in fatti litici sono caratterizzati Località Fontecurelli, bilo alti m. 1,30 dalla volta e facciale di selce del da un pessimo stato di conlarghi m. 1,30 - si alternano Paleolitico inferiore. (Fo- servazione, e sono di aspetto fluitato con bordi notevoltratti alti m. 3 dalla volta e to B. Paglione) mente arrotondati, dovuti larghi m. 2,50. Il condotto principale si trasforma in due ramifica- principalmente alle caratteristiche amzioni che portano ai rispettivi sifoni alla- bientali del suolo di ritrovamento: aziogati. Alcune vasche incrostanti occupa- ne erosiva dell'acqua, alterazioni meccano la metà inferiore delle sezioni delle niche post-deposizionali e variazioni di gallerie, mentre la metà superiore è rico- temperatura. LA GROTTA DEL DIAVOLO Località Risorgenza Vomero

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IL TRATTURO E LE CINTE FORTIFICATE di Domenico Pellegrino

[...] E siamo a Monte Ferrante, quota 950, (alle falde a nord c'è l'abitato di Carovilli) che presenta resti di due ordini di mura in opera poligonale, due porte, di cui quella a mezzogiorno a poca distanza dall'abbondante sorgente di Briccioso. Vediamo i resti di un tempietto frequentato già nel V secolo a.C. ed in basso, verso ovest, l'ampia area di San Domenico, importante luogo di sosta fino a metà dello scorso secolo, che congiunge i due bracci del tratturello Taverna di Monte Pizzi sul Celano-Foggia e Tavernola sul Castel di Sangro-Lucera. L'area chiaramente di sosta presenta una chiesa congiunta ad una struttura di ricetto, che riporta su una parete un prezziario in lapide del 1793. Ecco, a meno di 3 Km, S. Maria dei Vignali, quota 950, con cinta in opera poligonale del IV secolo di circa m. 800, con tratti di mura evidenti e ben conservati, due porte, quella di ovest che conduce alla copiosa sorgente di Capodacqua. All'interno, nella parte più alta, un robusto mastio di epoca angioina con al centro il rudere di una possente torre rotonda di avvistamento - databile, secondo il prof. Scerrato, al 1200 -, resti di strutture abitative e il rudere di una chiesetta, sito abbandonato dagli

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abitanti dopo i tre terremoti tra il 1200 e il 1400. Le due fortificazioni di Monte Ferrante e S. Maria dei Vignali sono sicuramente sistemate sul territorio in un punto nevralgico, destinate ad una vigilanza stretta sui due tratturi. Uno sguardo attento all'ampio spazio tra le due cime coglie una particolare area pianeggiante di oltre 50 ettari ad andamento rotondeggiante ed i resti di un podio su un lato ed un rilevato sull'altro lato: il piano di calpestio è formato da roccia friabile che assorbe velocemente le piogge e non forma mai fango. [...] Le due cime marcano senz'altro un crocevia importante. I due tratturi nella conca Carovilli-Pescolanciano assumono una importanza particolare anche in epoche successive a quella dei Sanniti. Il Tempio-Teatro di Pietrabbondante, il complesso sacrale dei popoli italici e dei Sanniti, è a pochi chilometri. In epoca romana la strada "Serniese" Isernia-Trivento attraversa la conca nella parte bassa. In epoca medioevale tale conca è stata luogo di sosta di eserciti che puntavano a Benevento tanto che abbiamo a destra Monte Totila, quota 1.359, e sull'altro versante Monte Staffoli o di Astolfo, i due stessi toponimi che segnano le due alture di S. Gimignano, la città delle torri e della via gotica. Il castello di Pescolanciano dei duchi d'Alessandro è lì a segnare il centro di un feudo, che già nel 1600 andava da Civitanova del Sannio a Roccacinquemiglia.” [...]


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Monte Ferrante, che prende il nome da una probabile fonderia di epoca sannitiltre alle testimonianze paleontolo- ca per la presenza in loco di scorie giche, sono presenti in territorio di metalliche, fungeva da ponte tra la Valle Carovilli importanti vestigia antiche del Sangro e le Valli del Trigno e del quali una necropoli in Località Fonte Biferno. La fortificazione dell'insediaCurelli, un tempietto italico e fortifica- mento, databile tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C., è costizioni su Monte Ferrante, oltre A lato: Veduta aerea di tuita da diversi tratti non colad altre su Monte Ingotta. Emergenza archeologica Monte Ferrante con, in legati tra loro e costruiti in rosso, il sentiero del CAI. molto significativa nella sto- (Google Earth) In alto: maniera tale da sfruttare al ria del territorio altomolisano Veduta di Carovilli; alle massimo le possibilità natuè rappresentata proprio dal- sue spalle, la massiccia rali di difesa offerte dall'amole di Monte Ferrante. l'insediamento di Monte Fer- (Foto T. Paolone) sperità del monte. Monte rante, la cui posizione domiFerrante è un'importante zonante su due dei tratturi prinna SIC (sito di importanza cipali (il Castel di Sangro-Lucera ed il comunitaria), per cui ogni intervento in Celano-Foggia), che in quest'area avvi- quest'area deve essere sottoposto ad una cinano i loro tracciati fino a due chilo- valutazione denominata di incidenza metri e mezzo di distanza in linea d'aria, secondo la normativa nazionale ed eurone faceva un importante punto strategi- pea. La vegetazione prevalente è data da co. In ambito territoriale più vasto un rimboschimento iniziato negli anni

MONTE FERRANTE

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‘30 (1934) a Pino nero per una superfi- L’ AREA ARCHEOLOGICA cie di 27 ha. La densità di copertura è DI MONTE FERRANTE variabile con alcuni ampi spazi in corrialla piazza del comune di Carovilli spondenza di affioramenti rocciosi e con (quota 830) si sale una scalinata in zone di limitata estensione di vegetazione spontanea. Il portamento della pineta direzione sud-ovest per le tre croci, fino di Monte Ferrante è abbastanza buono, all'ultima casa più alta del paese, nelle mentre l'accrescimento in alcune parti è vicinanze del serbatoio comunale. Si arriva così ad una piccola area molto limitato. Il sottobosco è picnic con panchine. Da qui costituito prevalentemente da In questa pagina: La si può sostare e godere di un Orniello, Acero campestre, strada lastricata da cui Carpino Nero, Roverella, diparte il sentiero per M. ampio panorama sul paese e Biancospino, Rosa Canina, Ferrante. A lato: Il sentie- sulle principali montagne Sanguinella, Citiso. L'im- ro entra nel bosco e, in della zona. Il sentiero si basso, il primo importanpianto di conifere svolge un te tratto di fortificazione. snoda per buona parte al di sotto del vecchio impianto ruolo importante di protezio- (Foto T. Paolone) artificiale di Pino nero. ne del suolo e anche paesaggistica. La fauna è rappresentata dalla Salendo un po' a zig e zag, si arriva dunVolpe e dal Tasso e c'è possibilità di pas- que alla quota di 970-980 m. slm, ove si saggio di un’avifauna migratoria. Altro possono ammirare le mura sannitiche e aspetto di rilievo è la presenza di funghi la porta nord, al di sopra della quale si estende un terrazzamento ricoperto con e tartufi. specie prevalente di Pino nero.

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LA CINTA FORTIFICATA

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ratti discontinui di mura, che sfruttano i naturali declivi del monte, fotografano la conformazione della cinta muraria: ciò è particolarmente evidente lungo il versante occidentale, dove esistono solo pochi, brevissimi segmenti di mura, destinati a bloccare i possibili punti di passaggio in una parete di roccia quasi inaccessibile. Quella di nord-ovest è la parte delle mura meglio conservata, tranne in alcuni punti dove le lacune sono state integrate con pietrame a secco in epoca recente; ha una lunghezza di circa 350 m. e si svolge per lo più seguendo la quota 975. È del tutto evidente il collegamento al banco di roccia a nord, non è stata invece individuata puntualmente l'estremità meridionale, anche se non sussistono incertezze sulla zona in cui il muro doveva terminare, a ridosso di un'alta parete rocciosa. L'opera poligonale è caratterizzata da un prevalente impiego di blocchi quadrangolari di dimensioni medie e grandi con la tendenza, in qualche punto, a disporsi secondo irregolari assise orizzontali.

I saggi di scavo, effettuati alle spalle delle mura, hanno evidenziato 1'impiego di due diversi sistemi di costruzione: nei punti in cui la roccia presentava un profilo particolarmente ripido, si è creato un riempimento indifferenziato che colmava l'intero spazio alle spalle della cortina in opera poligonale; il ripiano così individuato, corrispondente al piano di calpestio antico, doveva essere a sua volta

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protetto da qualche difesa a carattere LA PORTA NORD precario, ad esempio una palizzata di d un centinaio di metri dall'estremilegno. Questa tecnica è impiegata neltà settentrionale delle mura si trova l'intero tratto a nord della porta ed anche nella parte più meridionale di questo set- una porta, del tipo ad innesto laterale: il tore. Dove il pendìo risultava più digra- passaggio si dispone obliquamente nello dante, si è invece costruito un muro a spazio del breve e largo corridoio formadoppia faccia, il cui spessore, maggiore to dalle due estremità delle mura che si alla base, si stabilizza intorno ai m. 2,20 affiancano parallelamente, su quote difnella parte più alta conservata. Il muro si ferenti. Sono ben riconoscibili le due spalle, che lasciano un varco appoggia direttamente al piano roccioso che si trova In questa pagina: Altro massimo di m. 3,70 per la comunque alquantio in pen- tratto di mura fortificate. porta: questa doveva essere a denza, cosicché il paramento (Foto T. Paolone) A lato, in doppio battente, con architraLa porta Nord dalve di legno, e si apriva verso esterno risulta fondato circa alto: l’alto. (Foto T. Paolone) mezzo metro più in basso In basso: Planimetria del- l'interno; si conserva il cardine della spalla ovest, ricavato rispetto a quello interno. la Porta. (Da S. Capini) nella roccia come tutta la Questo è a blocchi non grandi e poco regolari; lo spessore è riempito parte inferiore della spalla stessa, mentre da pietre a secco, organizzate abbastan- è perduto l'altro che, per l'inclinazione za uniformemente secondo grossolani del piano roccioso, doveva trovarsi invepiani orizzontali. L'uso combinato di ce su un blocco di pietra. Lo schema di tecniche diverse a seconda delle diffe- questa porta, di per sé antichissimo e renti situazioni topografiche sembra molto diffuso in Grecia fino all'Elleusuale in questo tipo di costruzioni: è nismo, è relativamente comune nelle stato riscontrato, ad esempio, nelle mura fortificazioni italiche insieme a quello, di Monte Vairano, sia pure con qualche usuale, ad apertura frontale: si ricordano le porte Occidentale ed Orientale a variante nei dettagli specifici.

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Monte Vairano e di altre fortificazioni molisane. Tutti questi ingressi sono accomunati non solo dalla tipologia, chiaramente funzionale ad esigenze di difesa dell'insediamento, ma anche dalle dimensioni, comprese fra i tre ed i quattro metri, e dunque previste per il transito di veicoli. Mentre la spalla orientale si distacca dall'estremità corrispondente delle mura, restando poi del tutto separata da quella, che presenta chiaramente nel tratto fuori terra - una faccia a vista da entrambi i lati, la spalla occidentale (quella a monte) si sviluppa in una struttura che ingloba la parte terminale delle mura, nella quale si può riconoscere una sorta di bastione o torre quadrata; il

basamento in pietra era probabilmente riempito fino alla quota del terrapieno alle spalle delle mura e quindi completato, superiormente, da una struttura lignea, che poteva limitarsi ad una semplice cortina o costituire un vero e proprio ambiente chiuso. Torri isolate sono di tanto in tanto presenti lungo le mura delle fortificazioni italiche, ma esistono anche esempi di torri in stretta connessione con le porte e quindi, probabilmente, concepite specificamente in funzione difensiva di quelle, come a Monte Vairano, nella porta Meridionale. La strada che entrava nell'abitato attraverso questo ingresso, nel primo tratto era semplicemente tagliata nella roccia: aderenti alla sua superficie sono state osservate vaste chiazze di minute scorie di ferro. Nello spessore del muro, a monte della porta, è ricavato un piccolo ambiente ovale, limitato da una muratura a secco e fondato sulla roccia, la cui natura risulta abbastanza incerta. Appare piÚ complessa e non sempre del tutto chiara la situazione sul versante meridionale del monte, dove sono ben conservate diverse parti della fortificazione, 13


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I RESTI DELL’EDIFICIO PUBBLICO

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nessuna però per tutta la lunghezza. La parte più rilevante si sviluppa intorno alla quota 925 e consiste in due lunghi tratti di mura con andamento parallelo e distanti circa cinque metri: in quello inferiore, discontinuo, si può ipotizzare la presenza di un secondo ingresso. La presenza di tale ingresso fortificato da questa parte, pur così scoscesa e naturalmente munita, può essere stata motivata anche dall'esistenza di sorgenti di acqua a pochissima distanza, alle pendici di questo versante.

ll'interno delle mura, sul versante orientale tra le quote 1000 e 1025, sono individuati i resti di diverse strutture che, nel loro insieme, permettono di intendere in qualche modo quale doveva essere la sistemazione generale del pendìo, regolato e organizzato da una serie di piccole terrazze. Tra questi resti, uno in particolare assume una maggiore articolazione tanto da poter parlare di un edificio vero e proprio, la cosiddetta struttura A: ne rimane il lungo muro posteriore che si addossa al pendio con funzione anche di terrazzamento; vi si innestano perpendicolarmente altri muri che individuano alcuni ambienti di larghezza disuguale; c'è traccia di chiusura sul A lato: La postazione di lato anteriore. I muri guardia a ridosso della Porta. (Foto T. Paolone) sono fondati sulla Sopra: Cardine della Por- roccia che non preta e, in basso, quello che senta sistemazioni di resta dell’edificio pubblico all’interno delle mu- alcun genere, ma è lasciata del tutto irrera. (Foto. T. Paolone)

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golare né si sono trovati elementi attri- IL TEMPIO ITALICO buibili ad una qualunque pavimentazioquota 1037, all'estremità di uno spene: si può forse ipotizzare la presenza di rone del monte, si trovano i resti più un tavolato ligneo, con qualche incertezza sul sistema impiegato per superare rilevanti dell'insediamento relativi ad talune vistose irregolarità del suolo. un'area sacra. Nel corso del tempo, all'eL'edificio era sicuramente coperto, come dificio italico si è sovrapposta una picattestano la grande quantità di tegole rin- cola chiesa, mentre l'area circostante è venuta sul posto ed anche i frammenti di stata utilizzata come zona cimiteriale. intonaco dipinto, evidentemente relativi Lo scavo si è perciò limitato alla zona delle absidi, al settore più ad una decorazione parietale. occidentale del pendio, dove Dei muri perpendicolari restaIn questa pagina, a sinino i filari superiori, costruiti stra: Altri resti dell’edifi- si sono potuti rimettere in accuratamente con esatti pa- cio pubblico e, a destra, luce resti dell'edificio italico, rallelepipedi di pietra: ad uno opera poligonale sulla ed al muro di terrazzamento sommità del Monte. di essi doveva essere un capi- A lato: Area del Tempio. dell'area, all'esterno del quale, nell'angolo di sud-est, si è tello d'anta, unico elemento (Foto. T. Paolone) raccolta una piccola quantità architettonico relativo a questo edificio, che presuppone un comple- di materiale. La zona, pur limitata, è tamento e pareti in muratura. La sua pre- caratterizzata da vistosi dislivelli che senza sembra indicare che il lato anterio- hanno richiesto la costruzione di un terre era lasciato aperto a formare una sorta razzamento per regolarizzarla in qualche di portico. Nell'insieme questa struttura modo; il muro che lo contiene, individua può ricordare, sia pure in maniera molto su tre lati un'area irregolarmente rettanapprossimativa, l'edificio dell'insedia- golare che rimane non definita sul lato mento del Curino convenzionalmente occidentale, dove il suolo mantiene una quota costante, salendo anzi del tutto denominato basilica. dolcemente verso la sommità del monte, a m. 1.051. L'area era evidentemente

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blocchi disposti a formare una sorta di soglia ad un terzo circa della lunghezza della chiesa: due di questi presentano tracce dell'applicazione di un cancello, mentre il terzo, per la lavorazione marginale, che allude ad un inserimento nella muratura, poteva appartenere ad uno stipite. Nel muro settentrionale, verso l'esterno, si riconosce il profilo di un blocco con cornici a kyma reversa alle due estremità, probabilmente da riferire ad una base. Anche la soglia attualmente in opera all'ingresso della chiesetta è di reimpiego; in origine funzionava con una porta a due battenti disuguali, il minore dei quali doveva essere usualmente tenuto chiuso, a giudicare dal diverso grado di usura dei cardini; per poter impiegare battenti uguali nel suo accessibile da questo lato, ma doveva uso secondario, alla soglia antica è stato esistere una seconda possibilità d’acces- affiancato un frammento di pietra in cui so anche dall'angolo di nord-est, dove si è stato scalpellato un ulteriore cardine. trova un banco di roccia dalla pendenza […] Quanto rimane va attribuito ad un uniforme che forma una sorta di rampa, semplice podio in opera poligonale, che limitata verso est dal lato orientale del aveva anche lo scopo di riportare in terrazzamento ed affiancata, a monte, da piano il dislivello del terreno e poteva concludersi superiormente con un altro tratto di muro. Nella In questa pagina, in alla cornice di cui resta un framparte occidentale dell'area, to: Planimetria di Tempio mento; al di sopra di esso si dove il piano roccioso rag- e chiesetta. (S. Capini) giunge la quota più elevata, A lato, in alto: Base edifi- impostava l'elevato, in muramedievale. In basso: tura. La sua planimetria non rimangono in situ i resti di cio Cardini e base colonna. doveva essere particolarmente una costruzione in opera poli- (Foto T. Paolone) complessa: si può ritenere, con gonale, consistenti in un angolo, e parte dei muri relativi. Si sono una certa probabilità, che si trattasse conservati diversi elementi appartenenti semplicemente di un edificio in antis o, a quest’edificio, inseriti nella muratura forse, di un prostilo tetrastilo, con o della chiesetta: oltre a vari pezzi privi di senza ante. Una cancellata doveva assicaratterizzazione, si notano due blocchi curare meglio la sicurezza dell'edificio, dello stilobate sui quali si osservano la a somiglianza di quanto si era realizzato leggera depressione circolare che indica- anche nel tempio A di Pietrabbondante, va la posizione della colonna, vari fram- dove davanti alla soglia era appunto un menti delle colonne tuscaniche ed alcuni cancello o una transenna. 18


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LA CHIESETTA MEDIEVALE

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n età medievale 1'abitato venne di nuovo occupato con la costruzione della chiesetta sull'acropoli: si tratta di un modesto edificio a pianta allungata, a due navate disuguali, al quale si aggiunge nell'angolo di sud-ovest una struttura quadrangolare che riutilizza in grande quantità blocchi antichi; tracce di muratura addossate al lato occidentale si riferiscono forse ad una piccola nicchia. Il corpo principale, che recupera molti elementi dell'edificio italico, aveva una pavimentazione a scaglie di pietra; i pezzi reimpiegati a formare una soglia, circa a metà lunghezza, accennano ad una scansione dello spazio interno coincidente anche con la variazione di quota del piano roccioso, in salita progressiva verso l'abside. L'esistenza della navatella laterale è accertata da resti di un'absidiola e dal ritrovamento di un tratto di un semplice battuto di malta; certamente quanto era rimasto dell'edificio italico deve essere stato sfruttato come fondazione per il muro esterno. Comunicava con la navata maggiore gra-

zie ad uno stretto varco (largh. ca. 80 cm.) con soglia costituita da una lastra di pietra, aperto nel muro intermedio, a metà della sua lunghezza. A quota 1051, sul punto più elevato del monte, si distinguono alcuni tipi di muri certamente relativi alla fase medievale. Parzialmente interessati dai lavori eseguiti dal Comune nel 1964, si presentano oggi quasi del tutto interrati: si riconosce schematicamente un corpo di fabbrica quadrangolare, suddiviso in diversi ambienti, che deve aver svolto una funzione di avvistamento e di controllo.

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S. PIETRO DEL TASSO

NOTIZIE FEUDALI

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orto nella contrada di Pescocorvaro, località dell’odierna Cerrosavino distante circa 5 km da Carovilli, era di osservanza benedettina ed era intitolato a S. Pietro Apostolo. Edificato nel X secolo sotto l’impulso delle abbazie di Montecassino e di San Vincenzo al Volturno, se ne fa menzione in un atto di donazione del conte Borrello III del 2 maggio 1068. Di questo glorioso monastero non rimane quasi nulla, se si escludono alcuni fregi reimpiegati nella chiesetta di San Domenico, il frammento di una croce bifacciale e alcune pietre del basamento della croce, che sono ancora nell’area occupata dal cenobio e che al giorno d’oggi è di pertinenza di una abitazione privata.

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l lungo periodo medievale vide la compravendita della baronia di Carovilli-Castiglione e il passaggio di mano dal longobardo Borrello al normanno Calvello, mentre con gli angioini venne donata ai de Corney che la tennero fino al 1390, epoca in cui Ladislao di Durazzo la trasferì a Giurello Origlia, il quale a sua volta la vendette ai Carfagna. Dal 1571 si successero i vari rami feudali dei Carafa, poi i d’Anna e i Marchesano: questi la vendettero ai de Grazia nel 1613, che sei anni dopo la cedettero al barone Giovanni Gerolamo d’Alessandro di Pescolanciano, figlio di Giulia Marchesano. Per i secoli successivi rimase feudo di tale dinastia e, dopo l’eversione feudale, passò nella disponibilità demaniale dell’Università.


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braccio tratturale che passa per la chiesetta di San Domenico. “Nella seconda metà del XVII secolo fu creata, […], una re sono i tratturi più importanti che bretella di raccordo fra i due tratturi attraversano la provincia di principali: quello che oggi Isernia: il Celano-Foggia, il Accanto, in alto: Stem- chiamiamo il Tratturello. Esso, Castel di Sangro-Lucera ed il ma della famiglia d’Ales- sul tratturo Castel di SangroPescasseroli-Candela. L’Alto sandro. In basso: Sito, Lucera, ha inizio dalla Tavercroce di S. Pietro Molise, che può definirsi terri- base, del Tasso e Pergamena nola e, costeggiando il bosco torio cerniera dell’Appennino, del 1353. (Foto Paolone) della Ficora, giunge oltre il è in assoluto l’area in cui si Sotto: Pianta Territori di Pizzo, ricongiungendosi all’alvilli. (Archivio di Stato concentra la maggior parte di Caro tro tratturo, il Celano-Foggia. Foggia) essi. Il comune di Carovilli è Nella località nei pressi di tale attraversato dai Regi Tratturi Celano- chiesetta si trovava il cosiddetto PasFoggia, a nord, e Castel di Sangro- saggio.” Lucera, a sud, collegati tra loro da un UN PAESE, DUE TRATTURI E UN TRATTURELLO

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ritorio, che si trova fra essi tratturi dentro detta linea, parte è Demaniale e parte Defenza della medesima Terra di Carovilli e oco discosta da Carovilli è un’ampia Castiglione senza esserci in detto Demanio e radura su una collinetta brulla, quasi uno Defenza Tratturo, braccio di Tratturo, o squarcio fra l’intrico dei boschi e delle pinetransito situato dalla Regia Corte, ma sì te: in alto vi si staglia una chiesetta rurale bene li locati, che sagliono dalla Puglia nelle dedicata a San Domenico di Cocullo. RisaMontagne con li loro animali per il tratturo, lente probabilmente all’inizio del 1600 e utidel sopra detto passo de la Motta, bisognanlizzata inizialmente come lazzaretto, la sua dosi da questo Tratturo, che sta situato a collocazione ne lascia ipotizzare la funzione man sinistra, passare per loro comodo o di domus hospitalis. Oggi la chiesetta si trova volontà nell’altro anzidetto Trata monte della biforcazione delle provinciali che da Carovilli porta- In basso: Veduta aerea turo a man destra che viene dal della chiesetta di S. Dono a Roccasicura e a Miranda. La menico. (Foto T. Paolone) Ponte rutto, devono forzatamente storia di questo piccolo edificio è A lato, in alto: Croce via- passare per la linea trasversale soprattutto legata alla vita che si ria dinanzi la chiesa e, in dentro detto Demaniale o Defènza svolgeva lungo i tratturi, che rap- basso, Fontanile. (Foto T. per una strada che incomincia dal suddetto luogo detto la Tavernola presentavano, da tempo immemo- Paolone) e termina nel menzionato luogo di re, l’unica via di comunicazione Colle Taverna in confina del territorio del che permettesse la sopravvivenza della pasuddetto Duca del Vasto Girardi, qual strada storizia nei rigidi inverni abruzzesi e molisaper detto Demaniale e Defènza sarà di longini. A settembre infatti i pastori raggiungevatudine da tre miglia e mezzo di maniera che no la Puglia, e qui rimanevano fino a maggio, l’animali col passaggio per detto luogo venquando ritornavano nei luoghi di partenza. gono a pascolarsi a loro bellagio tutta l’erba Questa piccola chiesa è nel suo insieme prodi detto Demaniale e Defènza, donde pur prio fulgida testimonianza della vita sui tratanche si servono delle comode di scaricarvi turi. Da una relazione dell’allora agrimensoe pernottarci, per il qual passaggio a loro re Garella nel 1622 (Archivio di Stato di comodo li locati nel salire nella Montagna Foggia) si apprende infatti che: “Tutto il ter-

LA CHIESA DI SAN DOMENICO

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hanno sempre pagato due carlini a morra di pecore quando hanno pernottato in detto luogo e grana quindici per morra al loro passaggio di giorno e carlini trenta per ogni centinaio di animali grossi in beneficio delle suddette Università di Carovilli e Castiglione. E nel calare in Puglia so che li suddetti locati hanno semplicemente pagato all’affittatore di detta Università giusta cortesia ad arbitrio di essi locati e questo lo so non solo per essere agrimensore secondo ho detto di Dogana, ma per star poco lontano dai Tratturi, come da detta Terra di Carovilli e Castiglione per essere pratico di questi luoghi [...]”. Due Decreti Regi del 1679 e del 1681 avevano consentito all’Università di Carovilli di riscuotere un’esazione sul passaggio delle pecore e delle mandrie nel suo territorio, ma in seguito i pastori non vollero sottostare a tale obbligo, perché i transumanti pagavano già un pedaggio al Duca di Pescolanciano per l’attraversamento del passo di Briccioso. La soluzione della lunga controversia, che si risolse a favore dei carovillesi, è impressa sulla pandetta che nel 1793 fu murata sulla facciata posteriore della chiesa di San Domenico.

ARCHITETTURA E ARTE

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ell’ampia radura sul tratturello i pastori, pagato il pedaggio, si accampavano radunando le greggi, abbeverandole alla fontana, trovando rifugio per la notte sotto le arcate edificate lateralmente alla cappella rurale. L’artistica architrave dell’entrata posteriore della cappella, varie acquasantiere ed altre antiche pietre conservate nell’attuale chiesa di San Domenico, risalenti al XIV secolo, provengono dal Convento benedettino di San Pietro del Tasso (IX sec.). A lato della porta principale c’è una fenditura, sovrastata da una pietra con l’incisione caritas, per accogliere un obolo destinato ai più bisognosi. Dallo stesso Convento di Pescocorvaro proveniva la croce in pietra posta sull’aia davanti alla chiesa, dove ogni anno, in agosto, si rievoca l’antica tradizione della 23


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tresca, la trebbiatura del grano eseguita con i cavalli che calpestano i covoni fino a separare i chicchi di grano dalla pula. Il grano è venduto poi all’asta e il ricavato si offre alla festa per la Madonna Incoronata di Foggia, altra figura cara ai pastori transumanti. L’antica statua di San Domenico, interna alla nicchia lignea sull’altare della cappella rurale, venne restaurata nel 1835 da Mastro Raffaele Cenci di Vastogirardi. Varie le trasformazioni interne subite dall’edificio nel tempo, riguardanti specie l’ampliamento nella parte ora riservata alla sagrestia e all’oc- In basso: Altare ligneo cultamento o all’aper- interno alla chiesa. A tura di nuove finestre. lato: Campanile, finestrella per l’elemosina e, L’altare sembra fosse in basso, architrave artiin origine addossato stico proveniente dal alla parete in fondo monastero di S. Pietro all’unica navata e, del Tasso. Nella pagina come per gli hospita- seguente: La Pandetta di S. Domenico posta sul les, v’era un pozzo al retro della Chiesa. Foto a centro, mentre i letti - p. 27: Veduta della piazza umili pagliericci - era- di Carovilli. (Foto T. Paono allineati sulle pareti lone) laterali.

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LA PANDETTA DI S. DOMENICO

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on la “Pandetta di Carovilli” viene trascritto il dispositivo della sentenza, emessa nel 1793 (un anno dopo l’abolizione dei diritti di passo) a favore dell’Università di Carovilli e Castiglione dal luogotenente della Camera della Sommaria Filippo Mazzocchi, a seguito di una causa, durata circa mezzo secolo, con i locati della Regia Dogana. In essa sono stabilite “lapidariamente” la fida e le tariffe da pagare all’Università suddetta “per gli animali che passano o pascolano” sulle erbe riservate ai buoi aratori locali, riconoscendo un tributo commisurato ai benefici ricevuti e ai danni causati all’economia pastorale che si svolgeva fuori dall’area tratturale doganale. Infatti, il Tratturello di San Domenico, che congiungeva i due grandi tratturi Celano-Foggia e Castel di Sangro-Lucera, non apparteneva al Regio demanio, ma a quello dell’Università. La stessa disposizione, oltre a differenziare le tariffe, fissava una multa risarcitoria di 25 once d’oro, qualora non fossero osservate e fatte osservare le suddette disposizioni.


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FERDINANDUS IV DE GRATIA REX & C. LLRIS. MARCHIO D. PHILIPPUS MAZZOCCHI M. L. C. D. NICOLAUS DE DOMINICIS PRAESES R.AE CAM.AE ET COM.US A TUTTI E SINGOLI OFF.LI MAGGIORI E MINORI DI QUALSIVOGLIA T.BLE SAPRETE COME NELLA CAUSA TRA L. R.O F.O LI LOCATI DELLA R.A DOG.A DI FOG.A COLL'UN.TA' DI CAROVILLI, E CASTIGLIONE IN CONTADO DI MOLISE STA' ORDINATO, PRECEDENT (E) ISTANZA FISCALE, CHE L'UN ?TA' SUD. FUSSE (MAN) TENUTA IN POSSESSO D'ESIGGERE A TENORE DELL'ANTICO SOLITO LA FIDA PER GLI ANIMALI COSI GROSSI, CHE MINUTI, CHE PASSANO E PASCOLANO FUORI DEL R.O TRATTURO L'ERBA RISERVATA A BOVI ARATORIJ DI D.A UNI.TA' G.NA 16 PER OGNI MORRA DI PECORE G-NA 20 SE CI PERNOTTANO, CARLINI CINQUE PER OGNI CENTO PORCI, E PER OGNI CENTINAIO DI ANIMALI GROSSI CARLINI 30, MENTRE COSI CON DEC.O DE 27 FEBBRAIO 1793. IN ESECUZIONE DE PRECED.TI D.TI STA PRESCRITTO. COSI ESEGUIRETE E FATE ESEGUIRE SOTTO PENA D'ONCE D'ORO XXV. R.O F.O PHILIPPUS MAZZOCCHI NICOLAUS DE DOMINICIS D.R PHILIPPUS CIOLLI CAUSAE PATRONUS THOMAS SCOTTI ACT.S CEDULARIJ

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Architettura e Arte

Un salotto a cielo aperto La piazza come luogo fisico, trasformata in anfiteatro monumentale da tecnici e maestranze qualificate, riassume le esigenze della collettivitĂ con la presenza di servizi essenziali di interesse pubblico.

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LA PIAZZA SALOTTO

LA CHIESA MADRE

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crive Edilio Petrocelli: La piazza co-

a Chiesa di Santa Maria Assunta,

me luogo fisico, trasformata in anfiteasulla bella piazza del paese, è la tro monumentale da tecnici e maestranze testimonianza del fervore spirituale e qualificate, riassume le esigenze della colletartistico del passato con la riapertura al tività con la presenza dei servizi essenziali di culto nel 1927. La sua costruzione risaliinteresse pubblico (un urbanista distratto lo rebbe alla prima metà del XV sec. ma la chiamerebbe centro direzionale), assicuransua fondazione è attribuita al X sec.: per do il primato sugli altri luoghi dell'auto-rapl'impianto e per i resti che ancora conpresentazione sociale, per cui le facciate serva si ritiene di stile Lombardo. Nella della Chiesa, del Municipio e della casa baronale, il colonnato del Circolo, Chiesa si possono ammirare il timpano della Chiesetta del In basso: Interno della pregevoli opere: al 1500 risale Carmelo, la centralità della sim- parrocchiale di Santa Ma- l'acquasantiera in pietra locale ria Assunta e, a pag. 28, bolica fontana in ghisa, la Torre acquasantiera, busto S. con il serpente che soffre neldell'orologio e il Campanile che si Stefano, urna con relil’acquasantiera (cfr. Franco fronteggiano, ma anche il bar, la quie, fonte battesimale e Valente); dello stesso periodo organo. (Foto T. Paolone) farmacia, la banca, gli alberi, le sono la croce con asta e gli stigradinate e le ringhiere distribuite piti dell'altare maggiore. Nel 1600 furoin modo funzionale diventano le sagome di no realizzati il fonte battesimale (1622), un palcoscenico incantato che si apre e si chiude al suono delle campane. Chi si avvenl'altare del SS. Rosario, il busto ligneo di tura in questo luogo sente la dominanza di Santo Stefano del Lupo, le statue di San uno scenario vagamente neoclassico, scopre Rocco e di Sant'Antonio, l'armadio liil legame di tutti con la piazza di tutti, dovugneo della sacrestia, lo stemma del duca to ad un ben calcolato geometrismo spaziale, d'Alessandro e i mascheroni dell’altare e si trova immerso in un'atmosfera umana, maggiore, la mostra dell'organo, splenche seduce come l'amore, coinvolge come dida nei suoi colori verde acqua e oro, l'avventura, rassicura come il salotto di casa come la volle Onorio di Caccavone. e lega come l'amicizia.

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Nel 1700 la chiesa fu impreziosita da Simone di Agnone. Nel corso dell'800 altre opere, quali il coro ligneo in noce, vengono costruiti, ad opera di maestranil “lavatorio” in pietra della sacrestia, i ze locali, gli altari nelle navate laterali e confessionali, il pulpito, le tele del il soffitto a cassettoni; l'artista carovillePurgatorio e dell'Assunta, attribuite alla se Emilio Labbate scolpì le statue scuola del Solimena. È nel corso del dell'Immacolata e di San Domenico, XVIII secolo che la chiesa si abbellisce mentre di fine Ottocento sono le belle stampe parigine della Via di fregi in stucco, che donano uno stile baroccheggiante, di In questa pagina: Stem- Crucis, tutte acquerellate. Gli ma scolpito sull’altare reliquie (tutte con autentiche), della Chiesa madre e interventi di restauro del 1874 di marmi policromi (altare Statua dell’Incoronata, demolirono gli intonaci e il maggiore e altare di Santo opera di N. Fiocca. (Foto soffitto di tavole pitturate. T. Paolone) A pag. 30: Stefano del Lupo), mentre il Emilio Labbate (E. Pe- L'attuale aspetto rinascimenbattistero - realizzato nel trocelli), Madonna dell’In- tale della facciata è del 1900, 1860, insieme al campanile, coronata e S. Giorgio di a seguito dell’abbattimento Campobasso di Labbate. del pronao a tre arcate. da Angelo Passarelli di Al- (Foto S. Mastropietro) La Chiesa tuttavia si offre anfedena, fu completato con la cora ricca di pregevoli elemenparte lignea e con le piccole graziose statue in carta pesta raffiguran- ti artistici ed architettonici, che la rendoti San Giovanni Battista e Gesù (1737). no luogo di preghiera e eletto scrigno Particolarmente belle sono le statue d'arte con le belle vetrate istoriate ed i lignee: quella di San Donato di Silverio medaglioni affrescati da Paolo Gamba Giovannitti di Oratino, della Madonna con i Santi Padri della Chiesa. Incoronata di Foggia di Nicodemo De

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EMILIO LABBATE E L’ARTE SACRA A CAROVILLI

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arovilli ha dato i natali a Emilio Labbate (1825-1919), la cui cospicua e variegata produzione di immagini sacre e di oggetti, ispirati alla scuola settecentesca napoletana e riconducibili al pietismo spagnolo, è ancora presente su tutto il territorio molisano ed abruzzese. Da una valutazione stilistica, oggi catalogata e pubblicata, si evince che è lo scultore più grande dell'Ottocento molisano e si pone in continuità e allo stesso livello di Paolo Saverio Di Zinno, che eccelse nell'arte sacra regionale nel Settecento. Fra gli allievi della bottega del legno di Labbate va meglio studiato Nicola Fiocca, autore di statue e dipinti

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presenti nelle chiese locali, fra cui la Madonna Incoronata, Santa Lucia, San Michele Arcangelo, Sant’Antonio Abate, Crocifisso, affreschi, ecc. Da ricordare anche Damiano Paolucci (autore della Portantina di Santo Stefano) e Salvatore Di Frangia (autore di bassorilievi e mobili intagliati). In questa scia vi sono anche tanti artieri locali della pietra, autori di portali, caminetti, altari e facciate delle chiese, ove è facile riscontrare la mano di maestranze locali come Guido e Vincenzo Putaturo, Carlo Stizza, Luigi Scarpitti ed altri. Dopo la fusione del campanone nella fornace sotto il “Fondacone”, sono ancora da scoprire gli altri lavori in bronzo.


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LA TORRE CIVICA

LA FONTANA DI BACCO

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vetta con la sua mole solida su piaza fontana in ghisa dedicata a Bacco za Municipio dal 1744 il simbolo venne fornita nel 1884 dalla ditta A. civico contrapposto al Palazzo Ducale F. Galla di Napoli, legale rappresentante (diruto). Fino al secolo scorso ha svolto, della Società Alti Forni e Fonderie di insieme al complesso abitativo in cui è Terni, di proprietà del Belga Cassian collocata, la funzione di fortezza Bon & Comp. Il modello e carcere. La torre è alta circa 13 In questa pagina: A sini- riecheggia l’opera scultostra, Torre Civica. A demetri ed è divisa in 3 ordini da stra: Facciata palazzo del rea del francese Mathurin due possenti cornicioni in pietra. Municipio. A pag. 32: La Moreau. La statua neoAl primo ordine è collocata una fontana di Bacco. (Foto T. rinascimentale rappresenta Paolone) finestrella-feritoia per la difesa; l’allegoria dell’Autunno, sul secondo è posto un elemento mentre i quattro mascherolapideo a forma circolare con la data ni con cannella, posti intorno al piedi“A.D. 1744”; sul terzo ordine è colloca- stallo poligonale, interpretano alcune to l’orologio sovrastato dalle campane, metamorfosi del dio romano in Satiro entrambi di fattura agnonese. con sembianze umane e particolari animaleschi come corna e orecchie caprine.

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LA SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO

LA MADONNA DELLE GRAZIE E DEL CARMELO

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’associazione nacque nel 1887 e fu a Cappella della Madonna delle Grazie riconosciuta con la legge-quadro navenne edificata dalla famiglia Cajola zionale nel 1894, insieme ad altre 3000 nel 1761, mentre fu commissionata da quein tutta Italia. In Molise si distinsero per sta influente famiglia allo scultore campole lotte bracciantili, per l'occupazione bassano Paolo Saverio Di Zinno, il creatodelle terre incolte e per l'assire degli ingegni dei “Misteri”. stenza economica e sanitaria ai In basso: Insegna della La seconda cappella nacque Società Operaia di Mutuo più bisognosi. A Carovilli è so- Soccorso e interno Ma- come “Chiesa dei Morti” nel pravvissuta come Circolo cul- donna delle Grazie. A 1826 circa, mentre la Confraturale e ricreativo e di sostegno pag. 32: Esterno e inter- ternita della Madonna del Carno Madonna del Carmeagli studenti meritevoli, men- lo. (Foto T. Paolone) melo fu fondata e approvata con tre il seme è stato esportato daRegio decreto del 1794. Nel pelgli emigranti ad Akron, a Yougstown e a legrinaggio per la traslazione delle sacre Campbell nell'Ohio (USA), ove ha dato reliquie di Santo Stefano nel 1807 tale vita ad altre Società similari per l'as- Confraternita ebbe l’onore di accompagnasistenza ai lavoratori e alle loro famiglie. re la delegazione carovillese grazie ad una specifica deliberazione del Consiglio Comunale del 16 settembre dello stesso anno. Attualmente l’edificio di culto non è più usato per funzioni religiosi ma, recentemente restaurato, funge da auditorium e sala convegni. Con il suo prospetto semplice e razionale contribuisce a dare eleganza all’intero assetto urbanistico della piazza. Al suo interno si conservano importanti statue artistiche realizzate da Emilio Labbate e dal suo allievo Nicola Fiocca.

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PROFILO DI SANTO STEFANO

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anto Stefano del Lupo, monaco benedettino, la cui nascita è collocata fra il 1099 e il 1118 proprio a Carovilli da don Mario Fangio (altri autori propendono per il secolo successivo), è il protettore del paese. Di lui si possono ammirare nella Chiesa di Santa Maria Assunta il busto ligneo con “Gloria” in legno e l'urna delle reliquie. Il Santo è stato fondatore ed abate di San Pietro Apostolo in Vallebona (Manoppello), visse per un periodo nel Monastero di San Liberatore a Maiella e condusse vita da eremita per un certo tempo. L'abate Santuzio traslò le reliquie di Santo Stefano da Vallebona al Monastero di Santo Spirito a Maiella (1591), dove rimasero fino al 1807, quindi i carovillesi le riportarono nel paese natio del Santo, ove giunsero il 29 settembre del 1807, facendo prima sosta a Caramanico, in cui sono attestati alcuni miracoli compiuti dal Santo di Carovilli. Qui lo stesso è festeggiato il 19 luglio. La tradizione orale carovillese individua la casa natale di Santo Stefano in un rione di via Pentio, a nord-est dell’abitato. L’immobile è stato acquistato da privati grazie alle offerte dei carovillesi e restaurato con opera gratuita da manovalanza locale. Al piano terra è stata ricavata una cappellina che offre al visitatore una fotoriproduzione del quadro di “Santo Stefano del Lupo”, opera di C. Ruther di Danziaca di scuola fiamminga, databile alla metà del XVII secolo; una fotoriproduzione del più antico documento (1208), in cui si nomina Santo Stefano In questa pagina: Casa di S. Stefano del Lupo e, Confessore; la pagi- in basso, copia del ritratna di C. Telera to. A pag. 36: Portale arti(1648), ove si parla stico (Foto E. Petrocelli) e in maniera specifica Fonte di Jo e iscrizione ironica. (Foto T. Paolone) del Santo.


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PORTALI, FONDACI E FONTANILI

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arovilli è uno di quei paesi dove atmosfere antiche e paesaggio si fondono in completa armonia. Percorrendo le strade del centro storico tra mura in pietra e portali scolpiti, si scorgono finestrelle, piazze, lavatoi, fontane, locali una volta adibiti a botteghe artigiane. Tanti i portali di pregio con relative chiavi d’arco realizzati da fini scalpellini che impreziosiscono le aperture dei palazzi, così come fontane e lavatoi, oggi diventati arredo urbano e che un tempo erano l’unica fonte di approvvigionamento idrico per i carovillesi. Già nel 1686 era infatti stato condotto un tentativo per incanalare l’acqua della Fonte di Jo, come riporta la scritta sulla lapide: CAR 1686 Più volte se pigliata l’impresa di farla a cannone sta fontana ma se n’è persa la spesa et il pensiero è stato vano. Successivammente nel 1745 si costruirono due fontane: quella della “Fon-

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te sotto l’orto di Menza” (Fonzamenza) e quella di Castiglione. La prima fu commissionata a M° Militone e compagni nel 1745 ed alla riuscita dell’opera contribuirono molte giovani donne. La fontana di Castiglione, oggi in Piazza S. Maria, fu terminata nel 1756. In questi anni venne riparata anche la “Fonte Ritanna”.


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mona-Isernia, e cioè la tratta da Cansano fino ad Isernia, la più impegnativa di tutta arovilli ha una sua stazione che è col- la linea per le caratteristiche del territorio locata lungo la tratta ferroviaria Sul- attraversato, prevalentemente montuoso. Si mona-Carpinone. La storia di questa linea scavarono così gallerie (le più lunghe sotto di montagna inizia alla fine del 1800, più il Monte Pagano di 3109 m. e sotto il Monprecisamente il 18 settembre 1892, quando te Totila di 2175 m.), viadotti, ponti e finalviene inaugurata la prima tratta, da Sul- mente il 18 settembre 1897 la stazione di mona a Cansano, di 25,570 km. In questa pagina: Al- Cansano venne collegata a quelLa costruzione della ferrovia cune immagini della sta- la di Isernia. Distrutta nel 1943 venne affidata alla Società delle zione ferroviaria di Caro- dalle truppe tedesche in ritirata, è villi e, nella pagina che Strade Ferrate Meridionali: il segue: Veduta di Casti- stata riaperta al pubblico il 1 progetto iniziale prevedeva di glione dalla provinciale dicembre 1957. A partire dal 14 unire Sulmona con Caianello che da Carovilli porta alla dicembre 2008, invece, le corse Località. (Foto T. Paolone) sono state ridotte, mentre dall'11 attraverso l'Appennino. In territorio campano, intanto, era stata già intrapre- ottobre 2010, con la autosostituzione a sa la costruzione della linea ferroviaria Castel di Sangro, la tratta Carpinone-Castel Caianello-Venafro-Isernia, i cui lavori si di Sangro è stata chiusa temporaneamente. conclusero il 21 marzo del 1894. A questo Forse il miglioramento del collegamento punto restava da realizzare il completa- Napoli-Pescara ed il turismo ambientale mento del progettato collegamento Sul- itinerante potrebbero salvarla. LA STAZIONE FERROVIARIA

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Antiche atmosfere

Il borgo di Castiglione Chi si trova a percorrere la S.S. 86 Istonia, che da Pescolanciano conduce ad Agnone, dopo il bivio per Carovilli appare sulla sinistra uno spettacolare e suggestivo masso alla cui sommitĂ si trovano i resti di una chiesetta medievale.

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IL VILLAGGIO DI CASTIGLIONE

LA CHIESA ANTICA

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hi si trova a percorrere la S.S. 86 on si conosce la data della fondaIstonia, che da Pescolanciano conzione, ma certamente si può colloduce ad Agnone, dopo il bivio per care intorno al XV secolo. Infatti nelCarovilli appare sulla sinistra uno spet- l'Archivio Diocesano di Trivento è contacolare e suggestivo masso alservato il Bollario degli anni la cui sommità si trovano i resti In questa pagina: Il vil- 1460-1480, in cui si leggono i laggio di Castiglione vidi una chiesetta medievale. Del sto da nord. (Foto T. nomi dei diversi sacerdoti, paese non si intravedono le Paolone) A pag. 40: La designati dal Vescovo, come case, che al contrario sono visi- chiesa medievale di S. Parroci della Terra di CastiNicola e quella moderna bili dalla provinciale che, pas- con fontanile del ‘700. A glione. Sull'architrave in pietra sando per il centro di Carovilli, pag. 41: Veduta aerea di della porta di ingresso della arriva nella piazza Santa Maria Località Fonte Curelli. chiesa si può ancora leggere la (Foto T. Paolone) su cui insistono la chiesa nuova data 1539. Fin dalla sua fondaintitolata a San Nicola di Bari e la fonta- zione questo antico e imponente edificio na del XVIII secolo. Castiglione è la fra- di culto è stato il luogo privilegiato del zione più popolosa di Carovilli e nel popolo adunato nelle abitazioni site sulle passato ha rivendicato spesso la propria pendici del Colle di Castiglione. Resosi autonomia amministrativa, anche se con pericolante per la vetustà delle mura e scarsi risultati. Oggi conta circa 200 abi- del tetto, a seguito di Decreto Vescovile, tanti, mentre agli inizi del secolo la il tempio fu chiuso all'esercizio del popolazione era attorno al migliaio di culto. L'ultima S. Messa celebratavi fu unità. quella della domenica 27 novembre

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1947, quando fu trasportata nella nuova Chiesa parrocchiale la statua del santo patrono di Castiglione, San Nicola di Bari, opera lignea dello scultore Giacomo Colombo, eseguita nel 1656. Negli anni 1993-1995, per l'intervento della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Molise, sono stati effettuati lavori di consolidamento delle restanti mura perimetrali e della Torre campanaria, con orologio e campana agnonese. LA CHIESA DI S. NICOLA

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lavori per la costruzione della nuova Chiesa parrocchiale, in sostituzione di quella vecchia sita sul colle, iniziarono il giorno 12 luglio 1903 con la posa della prima pietra, benedetta dal Vescovo di Trivento S. Ecc. Mons. Carlo Pietropaoli, essendo Parroco don Erminio De Simone. I lavori proseguirono in economia e con il solo contributo operativo

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del popolo castiglionese per circa un decennio. Furono in seguito interrotti nel 1912 a causa della guerra per la conquista della Libia e successivamente per lo scoppio della prima guerra mondiale. Solo nel 1921 fu possibile riprendere tali lavori, con una modifica al progetto originario (osservabile in Sagrestia) dell'Ing. N. Camposenarcone, nativo di Ripalimosani. Manca infatti la torre campanaria. Le tre campane, opera della millenaria Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, sono sospese a piano terra da una castellana in ferro. La campana più grande pesa 5 quintali ed è stata fusa nel 1792. La Chiesa è dedicata al celeste patrono San Nicola di Bari. È stata aperta al culto il 26 aprile 1946, ricorrendo il 25° di parrocato dell'Arc. don Carlo Pasquale Di Giacomo. Di lato sopravvive l’ex Cappella di Santa Maria.


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Natura e ambiente

Boschi e valli verdeggianti L'Oasi naturalistica “Selva di Castiglione�, una splendida faggeta delimitata dal torrente Vallone e dal fiume Trigno, che in quest'area offre una serie di salti d'acqua di incredibile suggestione. 41


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oltre al Carpino bianco, l'Orniello, l'Acero campestre, montano e a rovo, ltre alle piste tratturali che così for- Biancospino, Prugnolo e Rosa canina. temente connotano il territorio, vi Notevoli anche la Montagna Ingotte e il sono altre risorse ambientali, ricomprese Bosco della Ficora al confine con Roccasicura. La Tartufaia controlnel Consorzio AssoMaB. Tra le In alto: Il Castel di Sanpiù importanti si segnalano: gro-Lucera. In basso: lata di Collecerro è stata realizl’area verde attrezzata di Fonte Pian del Lago. A lato, nei zata con fondi comunitari e Briccioso; Monte Pizzi; Monte quadratini: Flora e fauna rappresenta con i suoi 12 ettari del territorio, (Foto E. PePian di Lago; il bosco Selva di trocelli) La Foce (Foto U. la più estesa d’Italia. Da segnaCastiglione, che con delibera Putaturo) e, in basso, il lare inoltre l’orrido selvaggio comunale del 1998 è stato affi- Bosco della Ficora, Selva canyon della “Foce”, l’area SIC di Castiglione e l’orrido dato in convenzione al Circolo La Foce. (Foto T. Paolone) di Monte Ferrante, (già in altra parte della guida), e il Bivacco Legambiente di Isernia, che ha creato l'Oasi naturalistica omonima. Si gestito in Località San Mauro dal CAI, tratta di una splendida faggeta delimita- che effettua escursioni sul territorio ta dal torrente Vallone e dal fiume Tri- comunale e ha realizzato una esaustiva gno, che in quest'area offre suggestivi Carta dei Sentieri. salti d'acqua. Al suo interno, ove è interdetta l'attività di cattura, sono presenti mammiferi quali Faina, Donnola, Volpe, Tasso, Lepre e Scoiattolo. Molti gli ungulati presenti (Daino e Cinghiale); probabile è anche la presenza del Lupo, mentre costante è la presenza di rapaci quali Nibbio reale (simbolo dell'Oasi), Poiana, Falco, Civetta e Barbagianni. Specie arborea dominante è il Cerro,

NATURA E AMBIENTE

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Gastronomia

Formaggi e tartufi pregiati La tradizionale lavorazione del latte per la produzione di fior dilatte, scamorze, caciocavalli e burrini è tra le principali attività dell'economia locale in uno con la ricerca e la lavorazione del tartufo. 44


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letti, della lavorazione del legno e della pietra, dell'intreccio di vimini e, da alcuel paese si possono trovare ristoran- ni anni, della lavorazione dell'oro. La ti, pizzerie ed aziende tradizionale lavorazione del agrituristiche, ove è possibile Nella pag. precedente: latte per la produzione di fior di Tartufo nero scorzone e, gustare i genuini prodotti loca- in questa pagina, Tartufo latte, scamorze, caciocavalli e li tra cui spiccano latticini, bianco pregiato e for- burrini è una delle principali salumi, funghi e specialmente maggi tartufati di Caro- attività dell'economia locale, villi. (Foto T. Paolone) tartufi, offerti da una natura insieme alla ricerca e alla lavoancora incontaminata. È partirazione del tartufo, che si trova colarmente diffuso l'artigianato dei mer- fresco durante le stagioni dell'anno.

GASTRONOMIA E TIPICITÀ

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Tradizioni

Fra Sanniti e Santi Come nella cultura e nei costumi dei Sanniti, la raccolta del grano era festeggiata e benevolmente protetta da una o piĂš divinitĂ ; successivamente il rito pagano fu sostituito da quello cristiano.

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come per il passato, vede impegnata solidarmente tutta la comunità: chi regaome nella cultura e nei costumi dei la il grano, chi mette il lavoro, chi porta Sanniti, che sono stati documentati i buoi o i cavalli, chi presta gli antichi anche dalla “Tavola Osca”, ritrovata in strumenti da lavoro e così via. È un tratun santuario tra Agnone e Capracotta, la to del ciclo del grano che incomincia con la semina, poi continua con raccolta del grano era festeggiata e benevolmente protetta da A lato e in questa pagi- la sarchiatura, la mondatura, la una o più divinità; successiva- na: Alcuni momenti de mietitura e la formazione dei mente il rito pagano fu sostitui- “La tresca del 2009”. covoni (manuocchie), che ven(Foto T. Paolone) gono prima accatastati sull'aia to da quello cristiano: è il caso (reglia) e successivamente, una della Vergine Incoronata di Foggia, venerata a Carovilli anche come volta “menata” la tresca in forma circoprotettrice degli emigranti, la cui statua lare, parte la festa tra canti, urla, buoi, viene portata durante la trebbiatura del uomini, pariglie di cavalli che al trotto grano sull'aia, usata alternativamente calpestano ripetutamente le spighe, fino dalla transumanza, in località San a separare il grano dalla paglia. Dopo Domenico (detta pure San Carlo). Per qualche ora, rimossa la paglia con le forvari decenni della cosiddetta “tresca” e che (frcun), inizia un'accurata pulitura del rito sacro sono rimasti solo il ricordo (scamatura), buttando in aria controvene qualche santino, ma dagli anni Settanta to il grano con pale e forche (trdiernt) e un gruppo di volenterosi ne tramanda, poi passandolo al setaccio (vanarieglie). nel mese di agosto, le immagini, i gesti Dopo la trebbia, il grano è conservato in ed il procedimento tradizionale. Si tratta grossi contenitori di legno (casciun). di un pezzo di cultura contadina trasfor- Alleggerisce la rinnovata antica fatica mato in uno spettacolo avvincente che, un mercatino ambulante.

LA TRESCA

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lasciato il posto a quello che si può paragonare ad un mercato rionale e da anni ra le norme pratiche dell'organizza- non si assiste alle trattative, che per due zione dei tratturi, come quella della secoli hanno caratterizzato il commercio loro larghezza o del pagamento dei pe- di animali distinti in vaccini, cavalli ed daggi lungo il loro percorso, era conces- animali da soma, pecore ed altri animaso, con il permesso delle Università si- li da macello. Non ci sono più i rimpiantuate lungo il tragitto, di coti scambi di prodotti locali con struire dei “padiglioni” che funi genuini formaggi e ricotte gessero da taverne, qualora non In questa pagina: La offerti dai pastori, né serve, se Fiera di S. Domenico in ve ne fossero, dove i pastori di un’immagine dei primi non al folklore, tentare di passaggio potessero acquistare anni del ‘900. (Da “Caro- riesumare le loro gesta nel rito pane, vino ed altri prodotti di villi nella magia della luce della “Festa della transuman1882-2000”) prima necessità. Fu grazie a za”. Lo spirito semplice dei questa concessione che a Caroveri protagonisti, i sapori, i villi si acquisì la consuetudine di fare “la canti, i costumi sono andati inesorabilbaracca”, un ricovero sotto gli archi del- mente perduti. La campanella del piccola Chiesa di San Domenico, chiuso da lo campanile del 1802, foriera di immifrasche di cerro, nei giorni in cui si cele- nenti acquazzoni autunnali, che richiabra la fiera in onore del Santo. La data mava i devoti alla novena di San Dodel giorno della festa di San Domenico menico, ora tace e risuonano, purtroppo di Cocullo ha subito delle variazioni sempre più raramente, le note della ninnegli anni e solo dal secondo dopoguer- na nanna O pecurella meia, che le nonne ra è stata fissata al 1° settembre. Tuttora, cantavano nazzecanne le scionne, doncome per un tacito appuntamento, i caro- dolando le culle. villesi si ritrovano ancora insieme sotto “la baracca” per degustare i piatti semplici che conobbero anche i pastori di qualche secolo fa: fagioli, trippa e baccalà fritto in pastella. Per una notte gli archi risuonano delle grida del gioco della “Morra” e dell'armonia dei canti popolari. Ritornano alla memoria canti e balli degli zingari, i gruppi Rom provenienti da Isernia, che con le loro tende si accampavano nei pressi della chiesetta, l'originalità di alcuni immancabili affezionati, le grida acute dei maialini acquistati alla fiera e destinati all'ingrasso per la produzione annua, ad uso familiare, di salsicce, lardo e prosciutti. Purtroppo la fiera del bestiame, risalente al 1799, ha

LA FIERA DI S. DOMENICO

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QUELLI CHE UN TEMPO ERAVAMO -

Foto d’epoca di Carovilli

Foto tratte dal volume di E. Petrocelli Carovilli nella magia della luce 1882-2000 - Cosmo Iannone Editore, Isernia

Panorama di Carovilli, 1953 (G. Milanese)

Scuola elementare del 1932

Donne di Castiglione anni ‘20 del XX secolo

Gruppo alunni e dirigenti del PNF (U. Putaturo), 1935

Festa dell’Incoronata, 1913 (V. Gentile)

Processione di S. Stefano del Lupo, 1907 (G. Milanese)

I Soci fondatori della Società Operaia, dopo il 1887

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PER SAPERNE DI PIÙ ● ALDO CARANO E G. SALVATORE CARANO, Profilo storico ed etnico di Carovilli - Paese del Molise alto, Archeoclub di Pietrabbondante

● AA. VV., Per la storia di Carovilli - Documenti inediti dei secc. XIV-XVII-XVIII, Edizioni Scientifiche

● MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Carovilli - Studio di un territorio, testi di S. CAPINI, P. DEV TATA, M. FORTE, I. MACCHIAROLA, Roma

● D. MARCO DI GIACOMO, Castiglione di Carovilli, un borgo, Edizioni QualeVita ● D. MARIO FANGIO, Santo Stefano del Lupo - Studio documentario e intervento scientifico, Studio Artemide

● ANTONINO DI IORIO, Brigantaggio altomolisano inedito - Le Comitive di Cozzitto e D’Agnone, Edizioni Grafiche

● GIORDANO FIOCCA, Carovilli - Per lumi sparsi, Marinelli Editore ● GIORDANO FIOCCA (a cura di), Società Operaia di Carovilli 1887-1987, M. Sofanelli Editore ● RENZO CARANO, Piazza Santa Maria ed altri racconti, stampato a cura dell’Amministrazione Provinciale di Isernia RITA SFERRA, da “Altri Itinerari”, n. 16/2009 speciale ASSOMAB BRUNO PAGLIONE, da “Altri Itinerari”, n. 16/ 2009 speciale ASSOMAB DOMENICO PELLEGRINO, da “Altri Itinerari”, n. 16/2009 speciale ASSOMAB EDILIO PETROCELLI, Carovilli nella magia della luce 1882-2000, Iannone Editore EDILIO PETROCELLI, Emilio Labbate di Carovilli fece, Iannone Editore EDILIO PETROCELLI E RITA SFERRA, Miscellanea Carovillese - Fatti, Personaggi, Curiosità, Edizioni Il Bene Comune ● EDILIO PETROCELLI (a cura di), Una stretta di mano lunga 125 anni (il sodalizio di Carovilli e le Società operaie molisane), Volturnia Edizioni ● SITI INTERNET: Mea pulchra - www.francovalente.it - Carovilli And Castiglione www.carovilli.eu - www.nobili-napoletani.it/Alessandro.htm

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IL CONSORZIO ASSOMAB arovilli, insieme ad altri 6 comuni altomolisani, fa parte anche del Consorzio AssoMaB Alto Molise costituitosi il 10 ottobre 2006. AssoMaB è l’acronimo di Area Sviluppo Sostenibile delle Riserve Man and Biosphere dell’Alto Molise. Fanno parte del Consorzio i comuni di Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, San Pietro Avellana e Vastogirardi. Obiettivo principale del progetto è la nuova candidatura per l’ampliamento della Riserva della

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Biosfera “Collemeluccio-Montedimezzo” all’intero territorio comunale, che si sta attuando attraverso la valorizzazione dell’area su cui insiste il Consorzio grazie alla realizzazione di una adeguata promozione turistica, che ha visto la creazione di un portale telematico con specifiche sezioni dedicate ai comuni ed una efficace campagna di marketing attuata attraverso la produzione di materiale divulgativo a mezzo stampa. Inoltre sono state realizzate e/o sono in corso di realizzazione opere che mirano alla tutela dell’ambiente ed al recupero del patrimonio culturale dei 7 comuni. (www.assomab.it)


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INFO & NUMERI UTILI www.comune.carovilli.is.it E-mail comune@carovilli.info Sede Comunale Tel. 0865 838400 - Fax 0865 838405 Poste Italiane SpA Via Roma - Tel. 0865 838299 Unicredit Banca SpA Via V. Veneto, 12 - Tel. 0865 838450 BCC Sangro Teatina Piazza Municipio - Tel. 0865 838801 Farmacia Onorato P. Municipio, 36 - Tel. 0865 838333 Studio Medico P. Municipio, 24 - Tel. 0865 838618 Poliambulatorio Guardia Medica Via Fonte Ritana, 1 - Tel. 0865 838266 Carabinieri 112 C. Fontecianella, 1 - Tel. 0865 838407 Corpo Forestale dello Stato Via V. Emanuele, 3 - Tel. 0865 838439 Istituto Comprensivo Via C. Ospedale, 16 - Tel. 0865 838415 APPUNTAMENTI 19 Luglio S. Stefano del Lupo Mese di Agosto Manifestazione de La Tresca Settembre Fiera e Festa di San Domenico AGRITURISMI E B&B AZIENDA AGRITURISTICA COLLE PANETTA C.da Colle Panetta - Tel. 0865 838095 B&B LA DIMORA DEL SERGENTE Largo del Carmelo, 9 - Tel. 0865 838157 AGRITURISMO LA GRANDE QUERCIA C.da Fontecurelli, 30 - Tel. 0865 838712 LA LOCANDA DEL PARCO C.da Ciffuni - Tel. 0865 832146 DIMORA RURALE MASSERIA MONTE PIZZI Via Vaglie, 40 - Tel. 333 3519849 RISTORANTI BAR E PIZZERIE IL VECCHIO MULINO Via Vittorio Veneto, 11 - Tel. 0865 838530 RISTORANTE “DA ADRIANO” Via Napoli, 14 - Tel. 0865 838688

RISTORANTE “I QUATTRO ARCHI” S.S. Istonia, Bivio per Agnone Tel. 338 3008318 KIMBA KLAN Corso Centrale - Tel. 0865 838536 BAR MONTEFERRANTE Via Fontecianella - Tel. 0865 838803 LA BOTTEGA DEL GUSTO Piazza Municipio, 16 - Fax 0865 838465 SUPERMERCATO MARGHERITA CONAD Via Fonte Ritana - Tel. 0865 838413 CENTRALMARKET Piazza Minicipio, 25 - Tel. 0865 838282 PRODOTTI TIPICI E SOUVENIR CASEIFICIO SANTO STEFANO di R. D'Andrea Via Roma - Tel. 0865 838032 IL PASTORE SERAFINO di D’Andrea S. Via Fonte Ritana, 31 - Tel. 0865 838482 PROFUMI DI BOSCO DELL'ALTO MOLISE Via Fonte Ritana, 35 - Tel. 0865 838457 MASSERIA BRICCIOSO di Iacovone Katia Contrada Briccioso, 20 - Tel. 0865 838354 PIANTE FIORI ED OGGETTISTICA DI MARINELLI MARIA. Via Fonte Curelli - Tel. 0865 838096 PIANTE E FIORI AURORA Via Carovillense - Tel. 0865 838073

CAROVILLI e Monte Ferrante a cura di Tobia PAOLONE Supplemento ad altri ITINERARI Anno IX n. 20 - Estate-Autunno 2011 Testi: AREA ARCHEOLOGICA ► Stefania CAPINI ARTE E ARCHITETTURA ► Edilio PETROCELLI CHIESA E FIERA S. DOMENICO ► Rita SFERRA PREISTORIA ► Bruno PAGLIONE NATURA ► Andrea DI GIROLAMO hanno collaborato inoltre: Ida DI IANNI, Ettore D’ALESSANDRO, Domenico PELLEGRINO

Grafica e impaginazione Volturnia Edizioni di Cerro al Volturno (IS) Tel. & Fax 0865 953593 www.volturniaedizioni.com Copyright © 2011 Volturnia Edizioni

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REGIONE MOLISE Programmi di riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio PRUSST Medio e Alto Molise - D.G.R. 923/04: Interventi regionali per la promozione di programmi innovativi in ambito urbano. Soggetto attuatore Comune di Carovilli (IS) Lavori di “Parco Archeologico Monte Ferrante�


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