Giovani e Volontariato

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molto bene che illudersi di diventare famoso e/o ricco (“da solo” direbbe il papà del racconto), è proposta sterile perché individuale e soprattutto perché opportunità possibile solo statisticamente. In realtà per chi è giovane “oggi”, è già un vero e proprio successo – per lui - mantenere lo stesso livello nel titolo di studio raggiunto dai propri genitori e non vivere ad un gradino inferiore nel tenore di vita da cui si proviene. Tutto questo i nostri giovani lo sanno. Persino con una punta di cinismo. Capiscono, intuiscono e sperimentano che la logica dominante (per fortuna non l’unica!) è il provare ad ingannare l’altro. Sempre e comunque. A vicenda. Fingono di abboccare e, come è stato loro insegnato, “consumano” tutto ciò che viene loro proposto. Ma non credono a nulla. A niente. Provano solo invidia e rancore verso quegli adulti che troppo spesso raccontano loro della nostalgia per le “grandi” utopie che, dicono, hanno fatto parte della loro adolescenza (“tua madre ed io alla tua età andavamo a fare le raccolte della carta usata per contrastare le ingiustizie e perché volevamo “togliere” la fame nel mondo; per togliere le armi e le guerre dal mondo; volevamo fare volontariato per il terzo e quarto mondo…) e che oggi, continuano a ripetere: “voi non avete più!” Ai nostri ragazzi non sono simpatici gli adulti che si lamentano della passività e della mancanza di valori dei giovani d’oggi e che – di fatto – la sola cosa che riescono a testimoniare a chi cresce è il fatto che in non pochi casi gli anni migliori della propria vita sono stati investiti per “togliere” l’ICI dalla prima casa, per “togliere” il bollo auto, per “togliere” la tassa dei rifiuti, per “togliere” l’IVA su alcuni beni o la tale tassa su quel servizio…, oppure per cercare il gratta e vinci che può – una volta per tutte – risolvere il “mio” problema del mutuo! Prima sognavano di “togliere” la fame nel mondo; oggi si impegnano per “togliere” l’ICI o il bollo sull’auto! A volte, i nostri ragazzi, pensano – non a torto – che forse è meglio fare il percorso contrario: essere individualisti, autoreferenziali e sognatori della vincita individuale da giovani per aprirsi poi – da adulti – ai grandi valori della solidarietà piuttosto che “sognare” di contrastare la fame nel mondo ai tempi del liceo per poi diventare tutto casa, mutuo e presunta carriera attorno alla soglia dei quarant’anni. Ciò che però i nostri giovani non sanno è che chi si limita a “sognare” da ragazzo, inevitabilmente diventerà un adulto che fa prediche;

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