Voci Morolane - numero 33 - Speciale Unità d'Italia

2011: un anno importante per la nostra Nazione

C

entocinquanta candeline! Un compleanno ultracentenario per la nostra Nazione, che nonostante età e crisi si mantiene bellissima come un tempo.

Un secolo e mezzo è trascorso da quel lontano 17 marzo 1861, anno in cui venne finalmente proclamata, dopo duri scontri e il sacrificio di migliaia di giovani c o mb att en t i, l' un it à territoriale e “[…] Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia” (doc. della legge n. 4671 del Regno di Sardegna valido come proclamazione ufficiale del Regno d'Italia).

Cosa si nasconde dietro i retroscena di questa impresa, se sotto il tappeto rosso su cui camminano fieri Garibaldi, Mazzini e Cavour ci sia della polvere, se siano tutti eroi o meno...questo lo lasciamo alla voglia di approfondimento personale. In questo numero troverete diverse “chiavi di lettura” dell'epopea risorgimentale, con punti di vista differenti sull'interpretazione dei fatti storici. Inoltre questo numero speciale è stato pensato per ricordare le celebrazioni del 2011 del grande evento, non solo a livello nazionale, ma accostando la “lente d'ingrandimento” sul nostro paese!

Il progetto è stato pensato e realizzato in collaborazione con l' “Associazione Storia di Morolo”. Grazie al loro prezioso contributo è stato possibile realizzare una sorta di giornalino “a imbuto”, che dal panorama nazionale pian piano si stringe su quello locale, attraverso la figura del nostro egregio compaesano Ettore Tranquilli Leali, combattente del Risorgimento. È dedicato interamente a questa figura l'allegato,

realizzato e stampato interamente dalla “Associazione Storia di Morolo”, che verrà dato gr at uit am ent e all'interno del giornalino come dono esclusivo dell'associazione per questa ricorrenza.

Vi invitiamo a conservare questo numero speciale, potremmo dire senza esagerare “da collezione”, per poter ricordare anche tra qualche anno come il nostro paese ha celebrato l'anniversario dell'unificazione d'Italia.

Con le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pronunciate lo scorso 17 marzo, vogliano augurare a tutti una buona lettura con gli auguri più sentiti per un Sereno Natale!

«Orgoglio e fiducia, innanzitutto. Non temiamo di trarre questa lezione dalle vicende risorgimentali! Non lasciamoci paralizzare dall’orrore della retorica: per evitarla è sufficiente affidarsi alla luminosa evidenza dei fatti. L’unificazione italiana ha rappresentato un’impresa storica straordinaria, per le condizioni in cui si svolse, per i caratteri e la portata che assunse, per il successo che la coronò superando le previsioni di molti e premiando le speranze più audaci. […] “A partire da questo giorno, l’Italia afferma a voce alta di fronte al mondo la propria esistenza. Il diritto che le apparteneva di essere indipendente e libera, e che essa ha sostenuto sui campi di battaglia e nei Consigli, l’Italia lo proclama solennemente oggi”. Così Cavour, con parole che rispecchiavano l’emozione e la fierezza per il traguardo raggiunto: sentimenti, questi, con cui possiamo ancor oggi identificarci».

La redazione vocimorolane@yahoo.it

Festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia

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‟Amministrazione Comunale, dopo aver festeggiato il 17 marzo i 150 anni dell‟Unità d‟Italia, ha ricordato il 2 aprile il concittadino Ettore Tranquilli Leali (vedi opuscolo allegato), la cui partecipazione attiva per l‟Unità d‟Italia è stata illustrata dal nipote prof. Paolo Tranquilli Leali, ed ha condiviso l‟iniziativa della Pro Loco per un convegno tenutosi il 21 maggio, sul tema “18612011 l’Italia è fatta, riflessioni sul tema.” La data del 17 marzo 1861 ricorda la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge, votata dal Parlamento, con la quale Vittorio Emanuele II ha assunto per se stesso e per i suoi eredi il titolo di Re d‟Italia.

L‟unificazione dei territori non ha incontrato grosse difficoltà, come dimostrano le richieste di annessioni al Piemonte dei territori insorti, perché negli italiani era matura la coscienza di essere Nazione che è sentimento, libertà, passione nazionale prima di essere entità politica. Concetto che storici di rilievo hanno espresso con significative definizioni tra cui: “Nazione è quell‟aggregato umano che crede di essere Nazione” definizione che sottolinea come la Nazione è un fatto spirituale: è la coscienza di esserlo. Il concetto di nazione è stato considerato in due modi: uno naturalistico, che esalta le tradizioni, la razza, l‟ambiente geografico per cui la libertà è un bene da conservare ed è sentita come valore esclusivo; l‟altro volontaristico, che esalta il sentimento, la coscienza, le aspirazioni; anche se una dottrina a base volontaristica non esclude qualsiasi influsso dei fattori naturali e viceversa. La dottrina volontaristica è stata seguita in Italia ed il ricordo della libertà del tempo antico è diventato un ideale da attuare, un bene da conquistare anche combattendo e che A. Manzoni nell‟ode “Marzo 1821” ha rappresentato “stretti intorno ai tuoi santi colori/ forti, armati dei propri dolori,/ i tuoi figli son pronti a pugnar”. E così la Nazione diventa Patria ed è sacra, e chi muore per essa è martire ed il suo sangue santo: “Ove fia santo e lacrimato il sangue per la Patria

versato” (U. Foscolo). Il concetto di Nazione, di cui parliamo è un concetto moderno, sviluppatosi con il romanticismo che ha rivendicato i diritti del sentimento, della fantasia, della libertà e quindi del patriottismo contro la tendenza livellatrice ed universalizzante dell‟epoca. Ma ciò non significa che il termine nazione o provincia non fosse già conosciuto e che il contrasto tra i popoli non fosse esistito. Il Medioevo ha conosciuto l‟uno e l‟altro. Basta ricordare che al Congresso di Ferrara del 1177 i rappresentanti della Lega Lombarda e quelli del Regno di Sicilia, riuniti per prepararsi a trattare con l‟Imperatore, si sono rivolti al Papa Alessandro III, vigoroso sostenitore della Lega Lombarda, a nome di tutta l‟Italia “...universa Italia vostrae dominationes...” ma quell‟universa Italia, pur vittoriosa a Legnano, è stata ben lontana da un ideale d‟indipendenza, chiese semplicemente più autonomia, fermo restando i suoi obblighi verso l‟Imperatore. Ciò dimostra che sono state le passioni nazionali, sviluppatesi all‟inizio dell‟Ottocento a portare all‟affermazione del principio di nazionalità; e per quanto riguarda l‟Italia si sostenne che aveva una coscienza nazionale e pertanto aveva diritto di poterla esprimere anche sul territorio politico e non solo su quello letterario e artistico. Che gli italiani avessero maturato la coscienza nazionale è dimostrato anche dal fatto che durante il Risorgimento, non hanno mai messo in discussione la causa nazionale, ma hanno discusso, molto, sull‟assetto istituzionale da dare all‟Italia indipendente e unita: federalista-autonomistra, oppure unitario-centralista.

Hanno accettato quest‟ultimo perchè Vittorio Emanuele II aveva confermato lo Statuto Albertino che garantiva il libero esercizio del potere legislativo al Parlamento dove gli interessi locali potevano essere rappresentati. Vittorio Emanuele II non venne mai meno al suo ruolo di sovrano costituzionale e patriottico: ruolo riconosciutogli dal nostro Presidente della Repubblica con la deposizione di una corona al Pantheon.

avv. Luigi Fiaschetti

I

150esimo anniversario dell’Unita’ d’Italia

n questa ricorrenza così importante desidero dell'Unità che vide nelle figure di Mazzini, Cavour e citare un breve pensiero di un grande storico, Garibaldi gli artefici della svolta che portò al nuovo Indro Montanelli : "Un paese che ignora il proprio Regno d'Italia. ieri non può avere un domani ". Noi condividiamo per Lo scenario degli anni trenta fu dominato dalla figura intero questa citazione ed il pensiero corre a quella di Giuseppe Mazzini. Il suo obiettivo era di storica data del 17 marzo 1861 quando fu promulgata conquistare l'indipendenza nazionale educando la la legge n. 4671 che vide la nascita del Regno d'Italia. popolazione ai principi democratici, liberali e In circa due anni dalla repubblicani, "pensiero ed primavera del 1859 alla azione"; la futura Repubblica primavera del 1861, nacque da Italiana, scriveva, sarebbe un Italia divisa in 7 Stati il dovuta essere una, libera, nuovo Regno: un percorso forte, indipendente da ogni che parte dalla vittoria militare supremazia straniera e degli eserciti francomorale e degna della propria piemontesi nel 1859 e dal missione. La grandezza di progressivo sfaldarsi dei vari Cavour sta nell'aver saputo Stati italiani che avevano governare quella dialettica di Le celebrazioni a Morolo il 2 aprile scorso legato la loro sorte alla posizioni e di spinte, presenza dell'Austria nella penisola e si concluse con nell'aver saputo padroneggiare quel processo fino a la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d'Italia. condurlo al suo sbocco piu‟ avanzato. Figura Il 150° anniversario non si può racchiudere in una straordinaria di uomo di governo e di statista, di semplice composizione di eventi e date che tessitore e guida di un processo storico di rilievo ripercorrono le tappe della nostra gloriosa storia, è nazionale ed europeo, Cavour si identificò totalmente importante festeggiare e ricordarlo perché, oggi, con la causa italiana e affrontò tutte le incognite vogliamo far dell'impresa garibaldina e del rapporto con Garibaldi. rivivere nella Incognite da Cavour padroneggiate pur tra manifeste memoria e nella difficoltà e tensioni, anche con il Sovrano, senza nostra coscienza perdere mai la guida del processo nazionale unitario. le ragioni di La figura di Garibaldi nello scenario risorgimentale quell'unita‟ e rappresenta l'essenza dell'azione, dell'eroe, figura di indivisibilita‟ riferimento per quanti combatterono per la nobile come fonte di causa dell'Unità d'Italia. Nel 1860 Garibaldi, coesione sociale. promotore e capo della spedizione dei Mille, salpa da E‟ importante Quarto (Genova) a capo delle navi Piemonte e ricordare gli Lombardo e sbarca a Marsala protetto dalle navi artefici ed britanniche. Tra l'entusiasmo della folla e con ispiratori

150esimo anniversario dell’Unita’ d’Italia minimo sforzo libera completamente la Sicilia sconfiggendo le truppe borboniche. Nell'incontro a Vairano del 26 ottobre Garibaldi consegnò al re Vittorio Emanuele II il meridione conquistato. Nel 1867 fallì un nuovo progetto di Garibaldi e del partito d'azione per liberare Roma e le sue truppe vennero sconfitte a Mentana. Garibaldi, eletto deputato, aveva raramente partecipato alla vita parlamentare e insofferente ai compromessi della

commemorazione della Bandiera per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ha voluto porre l'accento dicendo: "Se c'è stata una memoria nel nostro lungo processo storico nazionale, che nei decenni dell'Italia repubblicana non si è mai omesso di coltivare è stata precisamente la nascita del tricolore" .

E non fu per caso che venne collocato all'articolo 12 della Costituzione il riferimento al tricolore italiano come bandiera della Repubblica. I padri costituenti vollero farne, con quella collocazione nella Carta, una scelta non solo simbolica ma di principio. Solo nel primo decennio del „900 (decennio giolittiano) si produsse una svolta decisiva per la crescita dell'istruzione pubblica e per l'abbattimento dell'analfabetismo. Grazie alla scuola ci fu un progressivo avvicinamento all'ideale, una volta compiuta l'unità politica, di una lingua scritta e parlata da tutti gli italiani.

Vale la pena ricordare l'approccio innovativo e lungimirante dei padri costituenti, che si tradusse nella storica conquista dell'iscrizione nella nostra Carta del principio dell'istruzione obbligatoria e Nel festeggiare questa ricorrenza il nostro pensiero è gratuita per almeno otto anni. Molti principi iscritti in rivolto non solo alle grandi figure del Risorgimento Costituzione hanno avuto un'attuazione travagliata e ma a quanti, di qualsiasi ceto sociale e credo, si sono non rapida: ciò non toglie che essi abbiano ispirato in battuti e sacrificati per l'Unità d'Italia; vogliamo questi decenni uno sviluppo senza precedenti del ricordare il patriota ciociaro Nicola Ricciotti in Nostro Paese. ricordo del quale è stato realizzato dal grande Desidero infine fare riferimento ad un patriota della scultore e nostro concittadino Ernesto Biondi un nostra terra, Ettore Tranquilli Leali, bisnonno del importante monumento che si trova davanti il Prof. Paolo Tranquilli, che partecipò ad alcune palazzo della Prefettura a Frosinone. In questo battaglie con l'esercito di Garibaldi. excursus storico non potevamo dimenticare il tricolore e la lingua italiana come fattori portanti dell'identità dott.ssa Anna Maria Girolami nazionale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Sindaco di Morolo Napolitano, in occasione di una recente politica, deluso dalla debolezza dei governi, si dimise nel 1880. Si ritirò definitivamente a Caprera dove passerà gli ultimi anni e qui si spegnerà il 2 giugno 1882.

N

Luci e ombre dell'epopea risorgimentale

el 150° anniversario dell' Unità d'Italia, la storica del Risorgimento Angela Pellicciari, professoressa di storia e filosofia, nel corso del convegno del 28 gennaio scorso, presso il salone di rappresentanza dell'Amministrazione Provinciale di Frosinone dal tema “Risorgimento da riscrivere?”, ha proposto una “chiave di lettura”, anzi, una “chiave di verità” del processo storico di unificazione come una vera e propria guerra di religione condotta dal Parlamento di Torino per colpire il potere temporale, e con esso il potere spirituale, della Chiesa Cattolica perché secondo il pensiero dominante anticattolico dei liberali e della Massoneria è a causa della sua presenza e del suo governo che gli italiani erano ridotti in un popolo “di utili idioti, di schiavi dell'obbedienza al Magistero”. Una tesi, la sua, dirompente, coraggiosa perché esce dal coro della retorica della memoria celebrativa, e allo stesso tempo autorevole perché sostenuta da una mole impressionante di fonti originali che la storica usa con perizia, utilizzando un rigoroso metodo storico volto unicamente a ricostruire la verità oggettiva e completa dei fatti, e fugare le molte ombre che si celano nelle interpretazioni ufficiali dell'epopea risorgimentale,universalmente accettate e stigmatizzate nei manuali di storia, nei libri di testo etc. La conquista dell'unità e dell'indipendenza per l'Italia non ha coinciso con il rispetto di forme di libertà per tutti e dei fondamentali diritti umani quali: la libertà di culto e la tolleranza religiosa, la libertà di pensiero, di stampa, di associazione e di autodeterminazione dei popoli a salvaguardia delle pluralità, della ricchezza delle autonomie e delle tradizioni locali. Così il liberale Cavour, nonostante avesse fatto della massima (non sua bensì del Conte di Malembert) “libera chiesa in libero stato” il suo cavallo di battaglia, non permetteva all'interno del Regno di Sardegna la libera diffusione delle encicliche di Pio IX. E ancora: il primo articolo dello Statuto Albertino del costituzionale Regno Sabaudo, definiva la religione cattolica “unica religione di Stato” ed evocava il diritto di tolleranza per le altre confessioni religiose, (ebrea e valdesa). Ciò non ha messo a riparo dalla soppressione l‟esistenza di ordini religiosi e spogliate di ogni avere le 57.452 persone che li componevano, delle 24.266 Opere pie che tanto si adoperavano per rendere più leggero il fardello dell'indigenza e della fame nelle popolazioni.

Basta a giustificare tali contraddizioni: il sostenere che l'apparato cattolico “fosse di ostacolo al progresso civile, economico, artistico e persino religioso della nazione?”.

Dunque, ribadisce la Pellicciari, non è in discussione la bellezza e l'importanza dell'epopea risorgimentale con la sua unificazione linguistica, la lotta all'analfabetismo, l'istituzione di un unico sistema monetario, quanto piuttosto il fatto che in nome della libertà e della Costituzione i liberali e i massoni abbiano tentato di imporre agli italiani cattolici, che erano il 99% della popolazione, un c a mb i a me n t o d i i d e n t i t à , rinunciando alla loro religione, alla loro cultura, alla loro arte. In un articolo di replica a Piero Ostellino (pubblicato su “Il Tempo” del 17.10.2010) e a Galli Della Loggia, del “Corriere della Sera”, la Pellicciari sostiene che la storia dell'Italia e della sua emancipazione passa anche attraverso i suoi santi, i suoi poeti, i suoi filosofi, i monaci inventori di tecniche di ogni tipo, gli amanuensi, i suoi artisti che da secoli fanno scuola in tutta Europa... Ciò che rafforza l'identità italiana, importante da salvaguardare come un bene prezioso, è la certezza che tutti gli italiani, di qualsiasi regione e di qualsiasi ceto sociale fossero, si sono uniformemente riconosciuti per più di un millennio nella fede e nella cultura cattolica. Il dato dell'Unesco mostra in modo inconfutabile l'unicità della nostra civiltà: alla cattolica Italia spetta più della metà dell'intero patrimonio artistico e culturale del pianeta; l'Europa stessa è frutto dell'evangelizzazione e della romanizzazione attuata dalla Chiesa nella sua opera millenaria a favore dell'uomo. È questa la verità storica completa di cui bisogna riappropriarsi, un'operazione necessaria per rafforzare, soprattutto nelle giovani generazioni il comune senso di appartenenza all'Italia “nazione dalle cento città, dal patrimonio culturale e religioso unico al mondo, che ha al Suo centro Roma, città universale per eccellenza”. Questo rafforzamento d'identità nazionale forse ci potrebbe salvaguardare in un futuro non troppo lontano, sostiene la Pellicciari in un ultimo suo saggio “Risorgimento ed Europa”,da una vera e propria colonizzazione ideologica e culturale proveniente da una cultura laica europea, malata di relativismo,di ateismo pratico,che ci dirà come dobbiamo pensare, che cosa dobbiamo fare,come e su che cosa dobbiamo investire, come dobbiamo vivere e, come dobbiamo persino morire. Dunque: celebriamo sì l'unificazione dell'Italia, ma assumiamo tutta la sua grande storia e non solo i piccoli centocinquanta anni dopo la sua raggiunta unità politica.

prof.ssa Maria Luisa Alteri

“Storia di Morolo”: la figura di Ettore Tranquilli Leali

E

ttore Tranquilli Leali, figlio secondogenito del conte avv. Enrico Tranquilli, priore di Morolo, e della contessa Margherita Leali di Acquapendente, nasce il 30 agosto 1843 nella villa materna di Caprarola. Grazie alla passione per lo studio e ad una innata creatività dedica parte della sua vita alla poesia, alla scultura e alla p itt ur a.

Mo str a inoltre sin da giovane un grande interesse per la politica e all'età di 16 anni scappa di casa per arruolarsi nell'esercito piemontese e, per dodici anni, resta al fianco di Garibaldi nelle battaglie di Torino, Milazzo, Magenta, Corleone, Reggio, Custoza etc. Dopo aver conquistato i gradi di capitano conduce l'esercito di volontari nella sfortunata campagna dei Lepini, al termine della quale viene condannato in contumacia e costretto all'esilio.

Dopo la breccia di Porta Pia del 1870 fa ritorno a Morolo e vive prevalentemente nel casino Tranquilli, da lui tanto amato per la sua vicinanza alla natura e alla vita contadina.

Proprio alla figura di q u e s t o m o r o l a n o, direttamente coinvolto n e l l ' e p o p e a risorgimentale, l' “Associazione Storia di Morolo” ha deciso di

dedicare la pubblicazione di un inserto che verrà offerto gratuitamente come allegato a questo giornalino.

Per l'occasione abbiamo rivolto un paio di domande al presidente dell'associazione avv. Luigi Fiaschetti (foto a lato), per conoscere interessi e obiettivi dell'associazione.

Ricordando Ettore Tranquilli Leali. questo progetto?

Perchè

"Secondo me è importante in un anno come il 2011 ricordare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Il nostro compito è soprattutto quello di raccontare storie o personaggi, facendo riscoprire, o meglio scoprire, avvenimenti o persone che fanno parte della storia del nostro Paese, magari sconosciuti a molti.

Personaggi come Ettore Tranquilli Leali, che ha partecipato attivamente all'Unificazione d'Italia, rientra perfettamente negli obiettivi dell'associazione. A nome di tutta l'associazione desidero invitare tutti coloro che vogliano far scoprire qualche avvenimento o personaggi storico di contattarci. Siamo sempre pronti a ricercare avvenimenti e storie del passato, soprattutto con l'ausilio di documenti storici, che ne testimoniano la veridicità dei fatti. Desidero ringraziare tutti i componenti dell'associazione che annualmente pagano le quote e attivamente si impegnano sul territorio“.

Quali saranno gli obiettivi da raggiungere nel 2012?

"Per il futuro abbiamo molti progetti in cantiere. Il prossimo anno, pensavamo di far scrivere ai ragazzi di terza media un tema sulla storia dell'Unità d'Italia, dove i ragazzi dovranno illustrare cosa ricordano maggiormente sul centocinquantenario dell'Unificazione d'Italia".

Chiara Liburdi

M

Il nostro paese e l’Unità d’Italia

orolo è un paesino posto sui fianchi orientali dei monti Lepini, un luogo molto affascinante dal punto di vista naturalistico e interessante a livello antropologico-artistico.

garibaldino, certo di poter entrare a Roma da sud.

L‟avanzata dei Mille non fu priva di ostacoli e contraddizioni; Garibaldi e i suoi seguaci, nella loro vittoriosa avanzata, incontrarono spesso, tra le Il primo documento ufficiale che parla del feudo è la popolazioni locali, la resistenza o addirittura l‟aperta bolla di Papa Urbano II, che donava in possesso a ostilità dei contadini, e si verificarono talvolta incresciosi incidenti e disordini. Al processo di Pietro, Vescovo di Anagni, “l’Oppidum Murolum” unificazione nazionale, oltre al coraggio e (agosto 1088) borgo fortificato, chiamato in modi l‟intraprendenza del generale Garibaldi, contribuirono diversi: Merlo, Murolum, Castello de Merli, dalla in maniera determinante i tanti giovani volontari.

Nell'anno 1867 i liberali di Morolo combatterono a parola greca “Meros” (pietre-scogli).

Il castello di Morolo passò poi ai Colonna, una delle fianco delle truppe garibaldine, sotto la guida del famiglie patrizie romane tra le più importanti dell'Urbe capitano Ettore Tranquilli Leali.

In questo periodo entra in gioco il brigantaggio, e più potenti e influenti dell‟Europa del Medioevo. considerato un importante fenomeno antropologico, Nel corso degli anni furono tre le confische del che viene solitamente definito come “una forma di territorio: nel 1505 da parte di Alessandro VI, nel 1541 banditismo caratterizzata da azioni violente a scopo di da Paolo III e nel 1556 da Paolo IV, per i Colonna fu rapina ed estorsione, l'input necessario per riacquistare finalmente il Castello ma che ha avuto, in di Morolo, concesso solo nel 1562 da parte di Pio IV. alcune circostanze, Da questa data fino all'Unità d'Italia il comune rurale fu r i s v o l t i sempre sottoposto all'attento potere ecclesiastico dello insurrezionalisti a Stato Pontificio, salvo alcuni episodi transitori che sfondo politico e videro prigionieri i papi e vittoriosi i francesi. sociale”. Questo Come viene raccontato anche negli scritti di don fenomeno assunse Antonio Biondi, solo nel 1870 Morolo fece una preoccupante ef f ettiv a m en t e stabilità. Durante e parte dell'Unità dopo l'Unità d'Italia, nazionale. scoppiarono infatti Dopo m o lte violenti moti armati battaglie per ad opera di bande formate non solo da briganti, ma difendere o anche da contadini, sbandati dell'ex esercito borbonico, combattere la disertori, evasi e legittimisti italiani e stranieri. parte papalina, a Le bande di briganti bloccavano le strade, incendiavano Frosinone vi gli uffici delle imposte e gli uffici di leva, imponevano giunse Giovanni riscatti, impedivano addirittura la coltivazione delle Nicotera, capo di campagne. I giovani ciociari, molti di loro anche un numeroso morolani, per combattere questo fenomeno del r e p a r t o brigantaggio, negli ultimi anni del dominio pontificio, si

Il nostro paese e l’Unità d’Italia Alla fine dell‟Ottocento si presentò una difficile situazione economica, tanto che la “Rocca di Morolo” iniziò un difficile ed inevitabile declino, proprio perché ormai era venuta meno al suo ruolo difensivo. I Principi Colonna trascurarono i vincoli feudatari fino al 1908, momento in cui rinunciarono definitivamente a tutti i diritti e alle proprietà, a favore del Comune di Morolo.

unirono e si arruolarono da volontari come corpo speciale antiterrorista, chiamato: zampitti, squadriglieri, caccialepri.

I loro piedi erano calzati dalle ciocie, con cui avevano più agilità nello spostarsi sulle montagne, divenute mete di rifugio dei briganti. Nonostante la sfiducia e le derisioni, questo corpo armato riuscì a circoscrivere il fenomeno tanto temuto.

Il 12 settembre 1870 il generale dell'esercito piemontese Angioletti entrò nello Stato Pontificio da San Giovanni Incarico e il 13 settembre occupò Frosinone. Il giorno dopo un reparto della divisione occupò Morolo, arrestò Benedetto Renzoni, già capitano dell'esercito pontificio, e lo condusse alla fortezza di Gaeta.

Con l'Unità, Morolo ebbe degli effetti benefici dal forte sviluppo della vicina Roma. Con l'avvenuto mutamento politico vi furono delle conseguenze che portarono a molti cambiamenti: l'unificazione aveva infatti introdotto nel Mezzogiorno le nuove imposte, la leva militare obbligatoria, sconosciuta sotto i Borboni, che provocò il malcontento sia della vecchia classe dirigente, sia della piccola borghesia e dei contadini, i quali, già poverissimi, furono privati di una serie di vantaggi che duravano da secoli ad esempio, raccogliere liberamente legna o utilizzare pascoli comuni.

Si introdusse inoltre la nuova denominazione delle strade cittadine, anche se la popolazione continuava comunque a chiamare le vie con i loro antichi nomi.

Anche la popolazione morolana subì delle ripercussioni negative causate dall'economia decadente dell'attuale stato: l'abolizione delle dogane tra i vari stati comportò il fallimento delle piccole attività artigianali e agricole impossibilitate a reggere la concorrenza con la produzione industriale del Nord. Cominciò una fortissima emigrazione, verso destinazioni anche estere, che ha avuto come punto d'origine la diffusa povertà di vaste zone e la voglia di riscatto d‟intere fasce popolari, la cui partenza significò per lo Stato e la società italiana un forte alleggerimento della "pressione demografica".

Da molte testimonianze si conosce che il ruolo di Roma ha agito come magnete immigratorio sin dalla fondazione e abbia attirato uomini e donne dalle terre circostanti.

“L'unione fa la forza” e forse il punto di forza di Morolo oggi è quello di essere divenuto un paesino dalle tante tradizioni, luogo del folklore, che ogni giorno si veste e si tinge in modo diverso: di natura montanara, di arte, di giochi, di murales, di sagre culinarie, vestito di fiori per funzioni religiose, di opere d'arte sparse per le stradine del centro storico, di suoni tipici della nostra terra ciociara e di vita popolare.

Con magnificenza i nostri avi hanno contribuito a costruire il luogo dove ora viviamo e i giovani morolani di quel tempo ebbero l'onore di osservare da vicino la storia che noi adesso studiamo sui libri.

“La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia dell'antichità”.

Marco Tullio Cicerone.

Orietta Ciaschi

C

Unità d’Italia: la Pro Loco la festeggia così onvegno ed estemporanea di pittura, sono gli eventi con i quali la Pro Loco Morolo ha deciso di rendere omaggio ai 150 anni dell‟Unità d‟Italia.

“1861 – 2011 L’Italia è fatta – Riflessioni sul tema” è il titolo del convegno che si è tenuto sabato 21 maggio presso l‟Auditorium Comunale.

Graditi e significativi gli interventi del sindaco, dott.ssa Anna Maria Girolami, del dirigente scolastico Michele Incelli e delle professoresse Bianca Maria e Maria Teresa Valeri le quali hanno ripercorso il periodo risorgimentale rispettivamente nella storia e nell‟arte.

A conclusione degli interventi si è svolta la premiazione del concorso indetto dalla suddetta Associazione e che ha visto impegnarsi le classi IV e V della Scuola Elementare Nazzareno Vori, rispettivamente nelle materie di disegno artistico e italiano, e le classi terze della Scuola Media “E. Biondi” in musica.

L‟omaggio all‟Unità d‟Italia è proseguito domenica fonte: Corriere della Sera - Sette 19 giu gn o c on la XXXIª e dizio n e dell‟Estemporanea di pittura dal tema “Morolo: tra positivo di partecipazione registrato lo scorso anno. tricolore e follia”. Hanno preso parte alla kermesse Ad affiancare i veterani numerosi giovani artistica ben 23 pittori, confermando il trend provenienti da Accademie e Licei.

Al 1° posto si è classificato Michele Inno, artista molisano; al 2° posto un ex aequo tra Mario Fiaschetti e Francesco Costanzo; al 3° posto Irene Scarchilli. Memoria storica, tricolore come struttura dell‟opera e la follia come caratteristica innata degli artisti sono stati i requisiti che la giuria ha ritenuto fondamentali per l‟assegnazione dei premi.

Associazione Pro Loco Morolo

Festeggiamenti: protagonisti i giovani alunni

“N

oi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popoli, perché siam divisi”. E’ l‟inizio della seconda strofa dell‟inno di Mameli. Probabilmente mai come in questa ricorrenza è venuto fuori da parte di tutti l‟orgoglio di essere italiani, che purtroppo viene fuori spesso solo ad ogni Olimpiade o Mondiale di Calcio. Come in altre parti d‟Italia anche il nostro paese, dalla metà del mese di marzo si è colorato del più famoso dei tricolori, quel “verdebiancoerosso” simbolo dell‟Italia unita. Le finestre e la centrale piazza Biondi si sono riempite di tricolori, mentre dal balcone comunale faceva bella mostra di sè un lungo striscione con i due protagonisti dell‟Unificazione: Garibaldi e Re Vittorio Emanuele II. La manifestazione a Morolo ha avuto luogo nella mattinata di sabato 2 aprile, alla presenza di autorità civili, militari e religiose. Non è mancata la partecipazione delle varie associazioni e dei comitati morolani, anche se i veri protagonisti

sono stati i bambini d e l l e scuole elementari e medie.

Tre lunghi drappi colorati, uno per ogni colore, hanno fatto ingresso all‟inizio della manifestazione sorretti dai giovani scolari, per poi essere posizionati ai lati della statua di San Francesco. A fare da portabandiera un piccolo immigrato marocchino, proprio a significare l‟integrazione e l‟accoglienza della nostra terra. Ad aprire la kermesse il parroco Padre Leonel e il primo cittadino Anna Maria Girolami, che hanno rimarcato l‟importanza dell‟unificazione del Regno d‟Italia e quella di essere una sola nazione. La manifestazione è stata l‟occasione anche per poter scoprire la figura di Ettore Tranquilli Leali, antenato del professor Paolo Tranquili Leali, che insieme agli uomini di Giuseppe Garibaldi, fece parte dell‟impresa dei Mille. Dopo un lungo periodo lontano dalla terra natìa, documentata dai suoi tanti scritti, finalmente il ritorno in patria.

Anche il dirigente scolastico, prof. Michele Incelli ha voluto manifestare il suo orgoglio di essere italiano ai tanti studenti presenti. In conclusione, mentre tutti intonavano il “Fratelli d‟Italia” un giovane studente ha omaggiato il monumento ai Caduti di tutte le guerre con una coccarda floreale tricolore, come segno di appartenenza a questo meraviglioso popolo, a volte criticato, deriso, ma mai diviso! A concludere la mattinata un componimento in versi di Anna Maria Giudici dedicato proprio all‟Unificazione d‟Italia.

Daniele Trenca

Vittorio Emanuele II 1861-1878 Umberto I 1878-1900 Vittorio Emanuele III 1900-1946 Umberto II 1946

Presidenti della Repubblica Italiana 1948:

Enrico De Nicola (PLI) ** 405 voti su 556

1948-1955:

Luigi Einaudi (PLI) 518 voti su 872

1955-1962:

Giovanni Gronchi (DC) 658 voti su 883

1962-1964:

Antonio Segni (DC)

443 voti su 842

1964-1971:

Giuseppe Saragat (PSDI) 646 voti su 937

1971-1978:

Giovanni Leone (DC) 518 voti su 996

1978-1985:

Alessandro Pertini (PSI) 832 voti su 995

1985-1992:

Francesco Cossiga (DC) 1992-1999: Oscar Luigi Scalfaro (DC) 672 voti su 1014

752 voti su 997

1999-2006: Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente) 707 voti su 990 dal 2006: Giorgio Napolitano (DS) 543 voti su 990

Governi d’Italia

(1861-2011)

1861-1865: Cavour · Ricasoli I · Rattazzi I · Farini · Minghetti I · La Marmora I 1865-1867: La Marmora II · Ricasoli II 1867-1870: Rattazzi II · Menabrea I · Menabrea II e III 1870-1874: Lanza 1874-1876: Minghetti II · Depretis I 1876-1880: Depretis II · Cairoli I · Depretis III · Cairoli II 1880-1882: Cairoli III · Depretis IV 1882-1886: Depretis V · Depretis VI · Depretis VII 1886-1890: Depretis VIII · Depretis IX · Crispi I 1890-1892: Crispi II · di Rudinì I · Giolitti I 1892-1895: Crispi III 1895-1897: di Rudinì II · di Rudinì III 1897-1900: di Rudinì IV · di Rudinì V · Pelloux I · Pelloux II 1900-1904: Saracco · Zanardelli · Giolitti II 1904-1909: Tittoni · Fortis I · Fortis II · Sonnino I · Giolitti III 1909-1913: Sonnino II · Luzzatti · Giolitti IV 1913-1919: Salandra I · Salandra II · Boselli · Orlando · Nitti I 1919-1921: Nitti II · Giolitti V 1921-1924: Bonomi I · Facta I · Facta II · Mussolini 1924-1929: Mussolini 1929-1934: Mussolini 1934-1939: Mussolini 1939-1943: Mussolini Ass.Cost. 1946-1948: De Gasperi II - De Gasperi III e IV 1948-1953: De Gasperi V · De Gasperi VI · De Gasperi VII 1953-1958: De Gasperi VIII · Pella · Fanfani I · Scelba · Segni I · Zoli 1958-1963: Fanfani II · Segni II · Tambroni · Fanfani III · Fanfani IV 1963-1968: Leone I · Moro I · Moro II · Moro III 1968-1972: Leone II · Rumor I · Rumor II · Rumor III · Colombo · Andreotti I 1972-1976: Andreotti II · Rumor IV · Rumor V · Moro IV · Moro V 1976-1979: Andreotti III · Andreotti IV · Andreotti V 1979-1983: Cossiga I · Cossiga II · Forlani · Spadolini I · Spadolini II · Fanfani V 1983-1987: Craxi I · Craxi II · Fanfani VI 1987-1992: Goria · De Mita · Andreotti VI e VII 1992-1994: Amato I · Ciampi 1994-1996: Berlusconi I · Dini 1996-2001: Prodi I · D'Alema I · D'Alema II · Amato II 2001-2006: Berlusconi II · Berlusconi III 2006-2008: Prodi II dal 2008: Berlusconi IV - Monti

* ai Re d’Italia vanno aggiunti i tre sovrani appartenenti al Regno di Sardegna, che hanno reso possibile l’Unificazione del Regno: Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e Carlo Alberto. ** Per nomina convenzionale dell‟Assemblea Costituente, dal 1° gennaio 1948 assunse titolo ed attribuzioni del Presidente della Repubblica

fonte: www.wikipedia.it

I Re d’Italia*

Bianco, rosso e verde: un gustoso menù tricolore

N

on c‟è modo migliore di festeggiare degnamente i 150 anni d‟Unità d‟Italia se non mettendoci a tavola tutti insieme.

Naturalmente occorre un menù che rispetti ed esalti lo spirito e il gusto dell‟appuntamento, un menù semplice da preparare giacché il bianco, il rosso e il verde sono colori abbastanza facili da trovare tra gli alimenti. Ecco quindi a voi una proposta di menù tricolore.

Disponete in un tegame le seppie, 1 cipolla tagliata a julienne, il vino bianco e l‟olio. Cuocete a fuoco lento per un‟ora finché le seppie saranno morbide; quindi aggiungete il prezzemolo tritato.

Lessate i tagliolini per circa 3 minuti in abbondante acqua salata, scolate la pasta, aggiungete al guazzetto e fate amalgamare e insaporire. Servite ben caldo.

Filetto di branzino su letto di rucola e pomodorini

Spiedini ai tre colori Ingredienti : pomodorini pachino, ciliegine di mozzarella e basilico Prendete degli stecchini da spiedino lunghi e alternate un pomodoro pachino, una ciliegina di mozzarella e una fogliolina di basilico fino a coprire tutta la lunghezza dello stecchino.

Tagliolini rossi con guazzetto di seppioline Ingredienti per la pasta per 4 persone: 300 g di farina 00, 4 rossi d‟uovo, 1 cucchiaio d‟olio extravergine di oliva, 50 g di pomodoro frullato passato al setaccio, 1 pizzico di sale.

Ingredienti per il condimento per 4 persone: 400 g di seppie (2 seppie grosse), prezzemolo, 1 cipolla, 2 dl di vino bianco, sale, olio extravergine di oliva, pepe Disponete la farina a fontana su una spianatoia, al centro unite gli altri ingredienti e impastate finché l‟impasto sarà morbido ed elastico. Lasciate riposare il panetto un‟ora in frigorifero, avvolto nella pellicola da cucina. Stendete la sfoglia spessa 3 mm, infarinatela, arrotolatela e tagliate dal rotolo dei tagliolini, che disporrete a nido ad asciugare per un‟ora.

Ingredienti per 4 persone: 2 branzini da 700-800 g l’uno, olio extravergine d‟oliva, vino bianco, sale, pepe, 20 pomodorini pachino, rucola Sfilettare i due branzini e infarinare ciascun filetto.

In una padella antiaderente scaldare dell‟olio extravergine d‟oliva e adagiarvi il pesce, cuocendolo due minuti per lato. Una volta dorato, sfumare il branzino con del vino bianco e aggiungere sale e pepe quanto basta. Aggiungere dei pomodorini pachino interi (5 per porzione) e coprire la padella per completare la cottura. A cottura ultimata, adagiare ogni filetto su un letto di rucola al naturale e porre i pomodorini intorno per decorare. Ultimare il piatto versando il sugo del pesce sul filetto e, a scelta, un filo di olio extravergine a crudo.

Gelato tricolore In una coppetta porre al centro una pallina di gelato al limone o sorbetto, circondare con fragole a pezzi da un lato e con fettine di kiwi dall‟altro. Per accentuare l‟effetto del tricolore, cospargere con sciroppo al kiwi e alla fragola, in modo da rendere l‟idea delle due fasce colorate.

Anita Fiaschetti

Qualche curiosità sull’Unità d’Italia a cura di Samuele Farina

Perchè la bandiera è verde bianca rossa?

Nell'Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti. Quasi tutte adottarono bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790.

Perchè i Garibaldini indossavano le camicie rosse?

Le camicie furono adottate, per la prima volta da Garibaldi, nel 1843 in Uruguay, guidando la legione italiana a difesa di Montevideo dalle ingerenze dell'argentino Rosas (con il sostegno di Francesco Anzani). A causa dei pochi mezzi e dovendo adottare una divisa, Francesco Anzani riusci a reperire un carico di camicie rosse, destinati ai macellai e rimasti invenduto causa dell'assedio.

Tornati in Italia dopo la celebre battaglia di Sant‟Antonio del Salto (8 febbraio 1846) Garibaldi continuo a usare quella divisa un po‟ per scaramanzia un po‟ perché riteneva che incutevano timore ai nemici.

Com’era l’Italia prima dell’Unità?

Era suddiviso in tanti staterelli, dominati da più popoli, non solo da regnanti italiani.

Regno di Sardegna (Savoia); Principato di Monaco (Grimaldi), Regno LombardoVeneto (Asburgo), Ducato di Parma e Piacenza (ai Borbone), Ducato di Modena e Reggio (Asburgo-Este), Stato Pontificio (Papa), Ducato di Massa e Carrara (fino al 1829, poi annesso al Ducato di Modena), Ducato di Lucca (fino al 1847, poi annesso al Granducato di Toscana), Granducato di Toscana (Asburgo -Lorena), Regno delle Due Sicilie (Borbone).

Quando è stata introdotta la Lira?

La lira è stata la valuta italiana dal 1861 al 2002, prima dell'ingresso dell'euro. La sua introduzione va fatta risalire, come per il tricolore, al periodo napoleonico, con la ricostituzione della Repubblica Cisalpina come Repubblica Italiana (gennaio 1802), trasformatasi poi nel Regno d'Italia (1805).

Le prime emissioni dalle zecche di Milano, Bologna e Venezia si ebbero con monete da 40, 5 e 2 lire; poi vennero coniate anche monete da 20 e da 1 lira, caratterizzata da un peso di 5 g ed un titolo d'argento di 900/1000. La lira napoleonica era la versione locale del franco francese, cui corrispondeva perfettamente per forma, peso e valore.

Come nacque l’Inno d’Italia?

“Il Canto degli Italiani”, meglio conosciuto come “Inno di Mameli” fu scritto a Genova nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro.

L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al “Canto degli Italiani” - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenne l'inno nazionale della Repubblica Italiana.

Quando Roma divenne capitale d’Italia?

Dal 1870, Roma è capitale d'Italia. L‟episodio meglio conosciuto come la “Breccia di Porta Pia” (20 settembre 1870) fu l’episodio del Risorgimento che sancì l’annessione della città al R e g n o d‟Italia, decretando la fine dello S t a t o P o n ti f i c i o .

L ' a n n o successivo la capitale fu trasferita da Firenze (che lo fu dal 1865 al 1870) a Roma con la legge 3 febbraio 1871, n. 33.

A MOROLO PER L’UNITA’ D’ITALIA Da poetessa, avvezza a verseggiare,

Fiera e magnanima, sempre, hai palesato

oggi, a tutti, devo ricordare,

l’umiltà vera, che ha caratterizzato,

il contributo, dato con l’impegno,

il percorso di una esistenza,

nell’agire in silenzio e, con ingegno.

di cui, la fama, è giusta conseguenza.

Festeggi, come figlia entusiasmata,

Della bandiera, simbolo di stato,

il compleanno della madre amata,

i tre colori, ognora, hai rammentato

la patria Italia, per quell’Unità,

coi vegetali che, sono l’ornamento

raggiunta, 150 anni fa.

che, intorno a te, si nota, ogni momento.

Sei stata sempre forte, per la storia

Nella campagna, il primo, l’erba verde,

e, sulle spalle tue, c’è tanta gloria.

speranza infonde, che mai, si disperde:

Il castello, che è sotto Monte Alto,

il bianco della neve, sui Lepini,

ha avuto i Colonna, sullo spalto.

rivela, l’innocenza, dei bambini.

Nel tempo, non ti sei mai fermata:

Il rosso, che è il terzo in successione,

per l’Unità, da grande appassionata,

di papaveri e amore, è ostentazione:

per concretizzare, quegli ideali,

anche tu, possiedi uno stendardo

a Garibaldi, mandasti i liberali.

e, se lo dico, sai, non è un azzardo.

Di questi, il Tranquilli è nominato

Come sorella, fidata e premurosa,

e onore, anche altri, ti han recato,

sugli abitanti vegli e, fai imperiosa

come il Biondi che, insigne scultore

la voce, per la pace duratura

ha fuso il bronzo, lavorando, tante ore.

che avvicini e incoraggi, ogni creatura.

Anna Maria Giudici

Cartina politica dellâ€&#x;Italia, suddivisa in diversi Stati. Redatta dopo il Congresso di Vienna (1815).