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FESTA DELLA DONNA 2020 CONCETTA, MARIA ROSARIA E FRANCESCA: TRE DONNE DELLE QUALI ESSERE FIERE, E SULLE QUALI PENSARE.
Parliamo di un momento bello che ha portato al nostro Paese orgoglio ed entusiasmo, ma che è anche fonte di una riflessione sulla condizione del ruolo femminile in seno alla ricerca scientifica. La notizia ha fatto scalpore il 2 febbraio scorso, quando il Ministro italiano della Salute, Roberto Speranza, durante una conferenza stampa all’Istituto Spallanzani di Roma annunciava che un’equipe di ricerca dell’ospedale aveva isolato il nuovo coronavirus 2019nCoV. L’Italia ha esultato per il lavoro dello Spallanzani e lo fa tatto in tre fasi differenti: prima ha esultato il Paese, poi hanno esultato le donne italiane e infine hanno esultato le donne italiane del sud, perché le tre studiose sono donne e del sud, appunto. Se rallegrarci come Italiani è stato esprimere un orgoglio nazionale del quale avvertiamo un certo bisogno - in un momento non esattamente felicissimo, ammettiamolo - dovremmo tuttavia sapere che la ricerca in Italia macina risultati ogni giorno e che è ai primi posti nel mondo malgrado stenti a superare la soglia dell’eccellenza. La ragione? La conosciamo: l’Italia investe pochissimo in ricerca e gran parte dei migliori scienziati lascia il Paese. Eppure nonostante questo triste e grave fenomeno, stupiamoci, perché i ricercatori
italiani sono i più produttivi in Europa e ai primi posti nel mondo! Pensiamo solo che, a parità di fondi, producono quasi il doppio dei tedeschi e un terzo in più dei francesi. Purtroppo devono anche fare i conti con fondi pari alla metà: circa l’1,3 % del Pil italiano viene investito in ricerca e sviluppo, contro il 2,26 % dei Francesi e il 2,84 % dei Tedeschi. Se parliamo di donne che fanno ricerca, ecco che a loro si presenta qualche problema in più. Qualche serio problema in più, possiamo dire, perché pare non sia ancora tempo nemmeno per le scienziate di essere considerate solo per merito e non anche per genere. Un esempio? Se il team che ha isolato il coronavi-
rus fosse stato composto da soli uomini, nessun titolo sui giornali avrebbe sottolineato che i ricercatori fossero uomini né tantomeno che fossero uomini del sud. Mentre ci entusiasmiamo, quindi, per un risultato tutto femminile allo Spallanzani, dovremmo sapere che il 37% dei ricercatori italiani sono donne, e che queste donne provengono dal nord, dal centro e dal sud d’Italia. E se trentasette ricercatori italiani su cento sono donne, siamo solo al 23° posto in Europa e appresso a noi nazioni che crederemmo più “avanti”. Il 41% delle donne ricercatrici, il primato assoluto, spetta incredibilmente alla Lituania… segue a pag. 3