PREMESSA Il progetto di rinnovamento dei “giardini (non piazza) della Magione” insiste sull’area posta alle spalle dell’abside della Chiesa della SS. Trinità (detta Magione). Il quartiere, frutto delle lottizzazioni rinascimentali del giardino della Magione, le cui origini sono ascrivibili alla cittadella della Kalsa sotto dinastia fatimida, era stato solo parzialmente danneggiato dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale ma fu solamente a partire dalle previsioni del piano di ricostruzione del 1946-471 e da quelle del P.R.G. del 1962, nonchè dalle vicissitudini progettuali relative al percorso della cosiddetta via del Porto, che l'aspetto di quei luoghi iniziò a cambiare profondamente. Secondo le previsioni del piano urbanistico tale percorso stradale, partendo dalla Cala, doveva proseguire attraverso piazza Marina e da qui, aprendosi un varco tramite sventramenti del tessuto urbano antico giungere fino a via Lincoln per poi proseguire attraverso l'Orto botanico, fino all'Oreto per poi scavalcarlo. Nonostante l'avvio dei lavori in corrispondenza della Cala, la cui tela edilizia fra la chiesa del Portosalvo e la via Cassari, risparmiata dalle bombe, fu abbattuta proprio per consentire l'accesso della via del Porto sulla Piazza Marina, ancora nel 1954-55 l'assetto urbanistico generale dell'area dell'attuale cosiddetta “Piazza Magione” risultava quello pre-bellico, con la maggior parte degli isolati e della viabilità ancora in situ. Le demolizioni che risultavano ancora non completate nel 1968, si arenarono poco dopo di fronte al Convento della Sapienza (oggi al centro della “piazza”, tanto che propriamente si dovrebbe dire “Piazza della Sapienza”) in prossimità del quale si interruppe la realizzazione del tratto stradale pavimentato a sanpietrini che fino alla fine degli anni '90 rimase ad indicare, sui luoghi, il tracciato previsto della via del Porto. Cancellata dalle previsioni urbanistiche a seguito dell'approvazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico (Benevolo, Cervellati ed Insolera) le ultime tracce della strada furono smantellate in concomitanza con i lavori avviati per la Conferenza Onu sulla criminalità organizzata transnazionale avvenuta a Palermo nel 2000. In tale occasione, sotto uno strato di riempimento dovuto al crollo ed allo spianamento da parte del Comune (e non dei bombardamenti) dei fabbricati del quartiere, furono rinvenuti i tracciati viari rinascimentali con le ottocentesche pavimentazioni ad acciottolato che furono recuperati e servirono a delimitare gli originari isolati che furono riempiti da prati. che incardinano ancora l'attuale assetto dei luoghi. Una restituzione tardiva che recupera, forse involontariamente, l’assetto di origini medievali antecedente le edificazioni e le fortificazione quattro-cinquecentesche e limitrofe alla cittadella fatimide della Kalsa. Al quartiere prospiciente l’abside della chiesa, si tenta così di restituire l’immagine di un giardino, indotto da condizioni imposte in tempi recenti, non causa di effetti bellici, come l’ignoranza suole raccontare. CONDIVISIONE Partendo dalla revisione di una ipotesi di progetto dell’area che nemmeno la toponomastica cittadina identifica, trattandosi appunto delle vestigia di un quartiere, è emersa l’idea di adottare un modello, eventualmente replicabile, di design partecipato, interpolando a scala urbana princìpi e metodi del Dèbat Public francese per approdare ad un progetto non ostile alla città e ai suoi abitanti. Il principio del DP è innanzitutto informare puntualmente il pubblico (utenti, imprese, associazioni, cittadinanza) sul progetto, soprattutto con una larga diffusione del dossier informativo redatto proprio in preparazione del dibattito (trasparenza). In secondo luogo, permettere di esprimersi sul progetto: tutti hanno diritto di porre domande e di ottenere risposte (uguaglianza di trattamento) e, però, devono spiegare e giustificare il proprio punto di vista con argomentazioni a supporto (dibattito argomentato). In Francia il DP riguarda opere infrastrutturali nazionali e lì esiste una Commissione Nazionale del Dibattito Pubblico istituita da una legge del 1995, in seguito a numerosi conflitti sui grandi progetti pubblici che avviarono una riflessione sul principio della discussione che precede la decisione. PARTECIPAZIONE I Laboratori Woz (independent political workshop of collaborative design) sono “luoghi” - e lo sono stati nelle esperienze precedenti a questa - nei quali i cittadini possono partecipare alla progettazione di interventi di riqualificazione e/o di infrastrutturazione degli spazi urbani in cui vivono. Si tratta di applicare una
1 Alla redazione del piano parteciparono tecnici comunali come A. Mastrogiacomo, V. Nicoletti e M. Lojacono, affiancati da G. Spatrisano e A. Susini, ma surono altresì consultati P. Ajroldi, E. Caracciolo, L. Epifanio, P. Villa. Cfr. S. M. Inzerillo, Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo. Crescita della città e politica amministrativa dalla ricostruzione al piano del 1962, quaderno dell'Istituto di urbanistica e Pianificazione Territoriale della Facoltà di Architettura di Palermo.