Spiritualità e carsisma carmelitano

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SPIRITUALITA’ E CARISMA CARMELITANO PRIMA PARTE Abbiamo ripercorso, nelle catechesi precedenti, il cammino compiuto dagli eremiti carmelitani dal loro primo ritrovarsi sul monte Carmelo intorno all’anno mille; li abbiamo seguiti via via, attraverso tante vicende, fino al loro costituirsi come ordine religioso; al riconoscimento ufficiale di tale ordine da parte del pontefice Innocenzo quarto nel 1247 e,soprattutto, al riconoscimento della Regola monastica alla quale essi uniformano la loro vita, la Formula vitae, scritta appositamente per loro dal Patriarca Alberto di Gerusalemme. Proviamo adesso ad entrare nel vivo delle sue norme, al di là degli avvenimenti che l’hanno determinata, delle modifiche e degli aggiustamenti che ha subito nel corso dei secoli, cercando di evidenziare quali sono i punti essenziali, gli elementi caratterizzanti che la rendono unica tra tutte le altre regole monastiche. Nel prologo della Regola, sant’Alberto scrive: “Vi consegniamo, secondo il vostro proposito, una formula di vita che dobbiate tenere in futuro”. Da “Vivere il Carmelo, regola del Terz’ordine Carmelitano”, leggiamo a pag. 71, il n. 3 Secondo il vostro proposito: qual è questo proprosito, quello dei primi fratelli eremiti del monte Carmelo, ma anche oggi quello di tutti i carmelitani, di quelli che si riconoscono in questo ordine monastico, compresi noi, terzo ordine in ordine di tempo, dopo il primo, quello dei frati e il secondo, quello delle monache. Il proposito di vita è sempre lo stesso, ieri come oggi, vivere alla sequela di Cristo, servendoci dei mezzi e dei metodi più idonei per raggiungere l’ideale di vita che ci siamo prefissi, e cioè la vetta del monte che è Cristo, la perfezione finale. E la formula vitae scritta da sant’Alberto offre ai fratelli carmelitani la buona possibilità di perseguire tale ideale perchè parte proprio da quel propositum vitae, da quel modo di vivere che essi già sperimentavano, la preghiera, la solitudine, il silenzio, che gli stessi eremiti presentarono a sant’Alberto e che egli adattò alle loro esigenze cercando di concretizzarlo in alcune regole, in alcuni comportamenti ai quali attenersi nel loro vivere in comunità; questo concede loro di raggiungere più facilmente il risultato finale. Lo stesso vale per noi; il nostro propositum vitae, una volta che abbiamo aderito all’ordine carmelitano, è lo stesso dei primi eremiti; la regola è stata scritta anche per noi, da adattare naturalmente alle nostre esigenze di laici. Leggiamo pag.18 n.4 e pag. 22 n.12. Noi siamo in un certo senso avvantaggiati rispetto ai primi fratelli carmelitani: abbiamo infatti davanti a noi gli esempi luminosi dei nostri Padri di cui seguiamo le orme, gli esempi dei santi del nostro ordine, i quali ci indicano il percorso da seguire per realizzare il nostro ideale di vita: ecco perchè leggiamo e meditiamo le vite dei santi carmelitani, ecco perchè stiamo cercando di approfondire il testo della nostra regola. Al di là delle norme di ordine pratico che si trovano nella Regola, dove dormire, dove mangiare, come comportarsi col Priore e con i fratelli, quando digiunare,ecc.ecc.c’è un paragrafo interessante che compendia i consigli del patriarca Alberto ai fratelli eremiti, consigli che possiamo pure fare nostri. Leggiamo il n. 19 di pag. 75. La nostra condizione di laici, pur tenendo sempre presente questi consigli, ci porta a vivere nel mondo con una speciale vocazione, quella di trasformarlo. Sembra un’impresa impossibile. Ma leggiamo quanto ci invitano a fare i nostri superiori. Andiamo al n. 28 di pag. 30 Detto questo, vorrei soffermarmi su due termini, due concetti, che sentiamo spesso usare quando si parla dei carmelitani, due concetti che caratterizzano e racchiudono in sè tutti i valori propri del nostro ordine. Mi riferisco ai termini: spiritualità carmelitana e carisma carmelitano, il tema centrale di oggi. Quando parliamo di spiritualità, intendiamo far riferimento a tutto ciò che concerne la vita dello spirito. II suo 1


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