Catechismo del Terz Ordine Carmelitano

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po, ed i loro membri, per godere del «privilegio ~abatino)}, adottarono in gran parte gli obblighi dei confratelli terziari, rendendo così impercettibile la distinzione tra i membri delle due associazioni, con possibili lotte tra i confratelli del mantello bianco e quelli dello scapolare, cui furono riservati da Paolo V i «privilegi dei confrati)}. Una situazione alquanto caotica, chè il Priore generale Teodoro Stracci cercò di chiarire aggregando al terz'Ordine i ccllnfratelli e consorelle che emettevano il voto di obbedienza e di castità secondo il proprio stato e tutti gli altri secolari alla confraternita dello S'capolare. Ho detto «cercò)} di chiarire, perché in pratica rimaneva la difficoltà che benché ufficialmente aggregati al terz'Ordine, gli sposati/e non godevano i privilegi del terz'Ordine, circa i quali erano alla pari dei confratelli del Carmine. Per questo in pratica il terz'Ordine - con tutti i crismi - fu riservato solo alle donne celibi con voto, e questo fece sì che il numero fosse sempre molto ristretto. Si aggiunga che si portava anche un abito particolare. Nel sec. XVIII si tentò di sostituire l'abito con lo scapolare piccolo, ma gli effetti non furono quelli sperati. Furono le successive edizioni della regola e statuti del terz'Ordine (1849,1869,1896,1915) a dare una maggiore «secolarizzazione)} ed il numero crebbe. Nella edizione del 1924 fu tolto il voto di obbedienza e castità, riammesso facoltativamente nel 1948 e nella recente regola (nn. lO e 11). Importante notare il carattere su cui si insiste dopo il Vaticano II e coll'ultima regola, redatta con ampia partecipazione dei terziari stessi. Si tratta di un fattore comune anche ad altri Ordini e Congregazioni: la «conduzione)} dell'associazio- ; 36

ne da parte dei laici stessi: cosa che il P. Boaga chiama «Autonomia nella comunione)}. Essa fa sì che pur ricevendo gli aiuti spirituali da parte dell'Ordine, e pur rimanendo il Priore generale di esSO «padre spirituale, capo e vincolo di unità)} (Regola, n. 25), la gestione rimane nelle mani dei dirigenti propri del T.O.C. e da esso eletti, mentre il sacerdote, carmelitano o no, che prima si chiamava ed in pratica era direttore della Fraternita, ha preso la qualifica di «Assistente)}, in spirito di servizio fraterno.

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