Goccia a goccia 2013 - POESIA

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© “Goccia a goccia” è tutelato da diritti di autore a norma di legge ogni Autore si riserva i diritti delle proprie opere presenti l’opera in copertina è di Aurora Cubicciotti: Martirio di Pulcinella ne è vietata la vendita realizzato nel maggio 2013 da Matteo Cotugno ebookpoesia@libero.it

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Prefazione Goccia a goccia è un’antologia di poesia a tema sociale, il titolo ricorda il “gutta cavat lapidem”, l’azione della goccia che col tempo scava la pietra, ed è proprio questo il vero scopo della poesia sociale, tramutarsi in pietre per scolpire la lapide dell’indifferenza della società nei confronti di temi sociali importanti, come la violenza sui minori, sulle donne, le guerre, la povertà, la disoccupazione, l’emarginazione e le intolleranze, i tanti mali che la affliggono e che vedono spesso coscienze sopite. Ringrazio i 190 Autori che hanno risposto all’appello per questa nuova avventura antologica che spero possa diventare un appuntamento annuale. Ringrazio anche le migliaia di lettori di questo volume in libera visione nel formato ebook che ne hanno decretato un magnifico successo.

Matteo Cotugno

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a Federico Aldrovandi e a Franca Rame

"gutta cavat lapidem"

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di Maria Rosaria Acireale Furto di legalità Odio, fame e guerra imperano sulla terra, la lupara mafiosa... spara sulla gente bisognosa. Furto di legalità, in tutte le città si vive senza equità. Ndrangheta, mafia e camorra sono la nostra zavorra, dove l'uomo onesto poco conta e il camorrista sempre canta. Si verificano appiattimenti di tutte le menti... non si è più coscienti. Si cercano raccomandazioni per tutte le stagioni senza dare spiegazioni. La gente più non sogna e lascia la speranza così il nulla avanza con la grande sua potenza. Ma se il sogno esiste ancora e si crede con il cuore, il mondo ancora vive e il nulla presto muore.

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di Teresa Addis Precarietà Amami… amami così come sei Amor mio… Amami così come sei… Sporco di fango In questa giornata di pioggia Dove ogni cosa che ha senso È fuori… dentro il cuore del mondo La fabbrica ha chiuso le porte E tu… Svuotato dal tuo dare Conservi dentro te Questo dolore Così grande, immenso incommensurabile Che giorno dopo giorno… Si trasforma… Prendendo corpo e voce Urla al vento La sua rabbia… Di queste giornate vuote Piene di assenza Di necessità violentate, disattese… Amami, amami così come sei... Con la tua rabbia Il tuo domani trafitto... Trafitto da mille promesse bugiarde! Ed io sono qui A sostenere questo corpo svilito Quest’anima persa Immersa in questo fango… in questo niente… In questo tutto… che urla… Alimentando… questo fuoco Amore BASTA! Dimentichiamo tutto… solo per un momento e… amami... amami… così… come sei! Perché dentro questi miei occhi Io… ti vedo! E dentro questa carne... ti sento Mentre spogliandoti mi guardi e piangi Lacrime di pioggia Amor mio…

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di Marinella Albora Dalla parte delle donne Piccoli uomini fatti di aria la bocca piena di parole il cuore coperto di ragnatele l’anima sepolta da stracci. Uomini fatti di ombra che cresce agli applausi degli altri. Uomini tristi e rinsecchiti grattano via l’amore mordono i cuori. Uomini uccelli rapaci si nutrono di fragilità rubano il sangue per vivere. Piccoli uomini deboli uomini fatti di niente.

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di Mirella Alleri Vento

Arriva il vento e le sue vibrazioni le mille voci dolenti di anime innocenti. Le sento‌ angosciate e angoscianti e io... piango per loro... piango per me... e per chi nulla può.

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di Maria Ambrosio Solidarietà per telefono azzurro Ormai ho capito tutto fai bene a piangere. Lascia che ti abbracci, se vuoi poggia la testa sopra la mia spalla, sopporterò il peso delle tue esperienze, lasciando che il mio cuore non provi odio verso chi ti ha solo provocato del male. Ma, scusa, non riesco a far tacere le mie emozioni; ora vieni con me, ti racconterò la storia dell'inverno, una stagione che appena nasce sembra innocua, poi esplode e diventa forte con le piogge, con il vento e la sua neve. Tu, presto diventerai come l'inverno! Perché non mi fai dono della tua voce? muovi la testa e non dici niente. Hai una mamma? Hai un papà? Vuoi che ti accompagni a casa? Finalmente! Finalmente ti sento parlare e i miei occhi vedono una mezza smorfia sulle tue labbra, che tendono ad alzarsi verso il naso lasciando intravedere i tuoi dentini bianchi non piangere, io siederò vicino a te…

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di Paolo Amoruso Solo un passo Resta inspiegabile tanta violenza accostata al risvolto più ingenuo di certi sentimenti. Soli, come fossero una candela svuotata, e indotta - a bruciare ugualmente - all’angolo più gelido e tagliente di un percorso fattosi galera, nell’assillo sempre dispotico del respiro nero. E’ sulla soglia di quel sopruso che il candore dello sguardo resta solo tra i - grassi capelli del silenzio Quel rumore di parole a terra, imbrattate di misericordia - e luce.

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di Paolo Annibali La tempesta dopo “La Quiete” L’ anima sua con un dolce sorriso, or torna lieta all’eterno Paradiso, in un brioso palpito di leggere ali. Il suo cuor semplice ma senz’eguali l’accolga Dio Padre, Amor sublime e infinito, perdoni tutti noi ché nulla abbiam capito. per Eluana Englaro

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di Lilly C. Arcudi Donna essenza d’amore

Osservo di notte la solitudine del cielo velato d'orrore e d'antartico gelo, vedo polvere di luna sbriciolata volteggiare e stelle spente non piĂš brillanti cadere sanguinanti come lacrime fluenti nell'abisso del mare per te, donna, inghiottita dal male. Si frantumano costellazioni, si ribellano albe e tramonti, insorge il creato dinanzi all'uomo dissennato che a te, donna, dell'anima t'ha privato e al mondo un sogno ha sradicato. Osservo di giorno la solitudine di quell'uomo, d'amore naufragato col cuore inabissato, mentre gonfia e avanza il mare verso la terra per il peccato ingoiare. Si dissolve anche il sole ad ogni tuo spento sorriso come un fiore reciso, donna, essenza d'amore,

il resto del mondo distrutto per te piange e muore mentre il vento la speranza del cambiamento muove.

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di Giovanna Barnoffi Il giardino del boia Nel giardino del boia calzini colorati sventolano sulle corde degli impiccati, e la dolce vecchietta si dondola sulla sedia che fece cilecca, mentre la dolce fanciulla coglie i fiori già trapiantati dai cimiteri dei condannati. Ma ciò nonostante, tutto rimarrà legalmente stagnante.

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di Eliana Baroncelli

L'Ipotesi crede di Capire e non Comprende, Non Sa Nulla perchè non Vive. Quante Maddalene dovrete uccidere per Dimenticare la Vita. Nuoto ai margini di un Foglio sono la Vestale Sconsacrata senza più Carne nè Amore. E' questo che Vuoi? La mia Morte che Canta, l'Abisso che Conta, il Perimetro Traverso, la Voragine ai Margini, la Sempieterna Pace... Che tanto____ non Basta. Perchè Nulla e poi Nulla trattiene il Respiro. Nulla più Della Stortura nel Verso che Brucia la Luce, (perchè Questo io Voglio.) La Fatica che Snuda lo Sguardo Vorace ed Umana il cercarsi di Bocche l'Assenza del Suono. Sento Troppo ___Sento la Vita____ Bastarda e Impazzita. Non Spegne il Cavo di Vena tra i Pesi d'Argento ed è tutto un Fiorire.

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Di Petali al Fango e gi첫 fino a Sotto, al Centro del Cuore. Un Proiettile Amaro, al Bersaglio del Cielo. Ma siede___ e ti Guarda ( la tua Tigre di Carta ) _____E a Te Cava gli Occhi, _____senza Perdono. Una parte di me, Svanisce di Pioggia. Sospeso sul capo un Deserto/Miraggio, Acqua Antica di ogni Splendore. Tace e Guarda a tratti le Mani. E Torna Vicino il Vascello/Parola.

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di Antonino Barrasso Perseguitata (lo stalker) Un amore sfinito, con sogni e desideri sgretolati, castelli di sabbia al vento di mare. Il convincimento di torti subiti, ingiustizie vuote, furto di proprietà senza confini e recinti, si tratta di corpo e di cuore. È tossico il finire dell'amore, ritrovarsi isolati, attratti da cose assurde mai pensate, alcolici stupefacenti, mercenari del sesso, girandola di morale e accuse da rifilare all'amore dichiarato odio sconfinato. Il rancore che grida vendetta, limitatezza dell'uomo e coscienza, l'amore mio odio, le sue colpe paga salato, anticipo di inferno e purgatorio in terra. Sfrutta le sue paure, oscenità dell'intimità violate, chiamate mute e buie, è il danno di cose care, infamia e maledizioni. Escalation di odio viscerale, non è perdita di mente, pazzia ragionata, è la vendetta impura del super io, padrone dell'essere umano rimuginato schiavo, potere di vita e morte, ha fine con lo sfregio del viso, con la morte del corpo che è solo suo.

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di Anna Barratta Esile stelo E il cielo si fermò, la terra smise di girare... l'universo intero smise di respirare. Gocce scarlatte su scarpette di raso, il vento teneramente, accarezzò quel viso. L'esile stelo strappato e calpestato restò nel silenzio. ...la terra tornò a girare.

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di Salvuccio Barravecchia I tre mali all’idrogeno La stupidità è contagiosa, perché sta nell’aria può darsi che sia da sempre la peggio malattia se non vuoi farti contagiare devi evitare il contatto diretto con gente che è convinta d’essere culturalmente benestante. La vita si sa è bella, perché varia ma non si può vivere solo di cultura ci sono altre cose non scritte sui libri che parlano di te. La superficialità è contagiosa, perché innata basta trovare la gente giusta per diffonderla rapidamente come un’epidemia. Ridacchiare senza mai voltarsi per sconvolgere un intero pianeta già fragile da come respira. La vita si sa è bella, ma se diventa più varia non si può vivere solo d’apparenza e dimenticarsi il mondo che affonda in un immenso cielo colorato di stelle. La bellezza è contagiosa, perché è un pregio non puoi sempre chiedere al tuo specchio se sei tu la più bella del reame lui ti risponderà sempre Biancaneve dimenticando l’originalità dei Sette Nani. La vita è bella, perché quasi sicuramente è varia ma è molto dura da assaporare lontano dalle vicissitudini che ti circondano. Libera il tuo spirito da questi mali e poi scrivimi... sono pronto a risponderti con PIACERE.

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di Alfonso Basso (Poeta tardivo) Senso Unico Procede, procede, senza fermarsi mai, all’inizio erano tutte gioie… Beata ingenuità, poi salite, tornanti e scalate in quantità, “ basta… non ce la faccio più ” un giorno gridai! Quante ingiustizie per strada ho osservato, quanti pianti! Lacrime di grandi e di piccini, giovani vite… spezzate da infausti destini, così è la vita! Dicono e mi sono rassegnato. Se il viaggio è la metafora della vita, il senso unico che imboccai… spero accada, sfocerà…prima o poi in una autostrada, pedaggio gratuito fino all’ultima uscita.

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di Mariapina Belfiore PerchÊ? La vita esplose nel suo miracolo bellezza candida di bocciolo di seta, melodia rara di nenia rosata... caduto tra sterpaglia di rovi pungenti fango infame melma puzzolente... seme fecondo di cielo scaldato da luce eterna di stelle incandescenti... gettato nella pietra tagliente e gelida vita rappresa in gocce di sangue in attesa della primavera... vita rifiutata misconosciuta calpestata oltraggiata vituperata... Ho avuto paura, mi sono nascosta pelle incartata, stropicciata triturata mi dileguavo livida volevo sparire... Splendida goccia bollente di siero di vita racchiusa in un guscio di ghiaccio impenetrabile per preservare la sua luce, il suo respiro, il calore rosso del suo battito... Non te l'ho mai detto, eri orrore... te lo chiedo adesso: PERCHÉ’?

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di Tonino Bergera L’inganno Si vive al buio degli “Illuminati”: congrega di potenti mostruosi che il mondo fanno e disfano, smaniosi di dominare tutto incontrastati. All’egotismo sordido votati, elaborano piani macchinosi e foschi, capillari e tortuosi, con algido sadismo perpetrati. È tutto calcolato: non si scappa. Il Male si decide a tavolino, ghignando con protervia sulla mappa. Viva la fame, crepi il soldatino, soffochi libertà in fumosa cappa: e tutto sembri frutto del destino!… …Diresti, nel mattino brillante di speranza, ad alta fronte, che Amore e Vita stan mandando a monte?

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di Monica Bianchetti Bambina violata La magica estate portava il sogno di una città d’acqua dai mille passi. Volavi sui tetti tra il sole e il vento le ali di carta, il cuore di burro. I bimbi non scordano tesori sperati, neve che cade e mari in tempesta. Ti hanno violata, ma tu serbi nel cuore l’innocenza fanciulla. Vai, bambina volante, volteggia leggera. Scendi e sali come foglia e respiro. Figlia del domani, vola, vola, bambina volante. La donna di domani scorderà, avrà ali d’angelo, pensieri buoni e bambini volanti.

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di Patrizia Bianchin Bambino dagli occhi d’ebano Occhi immensi come la terra in cui sei nato, occhi che riflettono la luce argentea della luna, occhi che hanno vissuto, sofferto, visto ciò che io posso solo immaginare. Non hai parole per esprimere ciò che vorresti dire, non hai abbastanza lacrime da versare, non hai sogni che ti accompagnino nelle lunghe notti, ma nel tuo profondo sguardo posso leggere l'indomita forza della vita l'arduo coraggio di crescere l'infinita voglia di sperare che il tuo domani sia diverso, che cessino le urla di dolore della tua martoriata terra, che il sorriso di tua madre torni a splendere solo una volta, che ti venga restituito il diritto di essere bambino... di correre... di giocare… Occhi immensi e vellutati due grandi laghi nella notte dolci e innocenti lucenti come stelle. Occhi di speranza perché mai nessuna guerra nessun dolore, nessuna crudeltà umana potrà mai affievolire la luminosa bellezza della tua anima, bambino dagli occhi d'ebano.

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di Grazia Bianco Clochard La porta metallica si chiude quasi fosse coltello ha diviso nettamente la massa dei figuranti figure umane stazionanti sulla nera banchina. La macchina veloce e argentea corre ormai lontana... metrò. Io, individuo anonimo sono ferma... non voglio e non posso muovermi. Vorrei essere indifferente lontana da ciò che vedo invece sono lì guardo... vedo sono diventata palla di piombo respiro a fatica mi chiedo e chiedo perché tutto è così atroce! Sulla banchina in fondo... un clochard età senza definizione la pelle non ha colore vestiti lisi... per coperta un cartone vorrei ignorare ma è un fratello! Vorrei camminare al suo fianco ascoltare il morso della fame cantare con il vento dondolare in balia della vita... Clochard... un corpo clochard... un cuore clochard... un volto contratto dolore ed indifferenza due occhi mi oltrepassano... Se sapessimo ascoltare se sapessimo sentire il respiro altrui saremmo un frutto da gustare

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saremmo un fiore da annusare se... clochard! Uomo dallo sguardo potente colmo d'Amore con l'anima sotto le palpebre guarda e spargi la polvere amorevole donalo agli uomini fa del tuo occhio lucerna del corpo illumina il giardino degli uomini rendendo ogni cosa luminosa.

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di Sveva Borla Uscirò Uscirò e avrò paura di attraversare la strada, di andare in giro da sola, di mescolarmi tra la gente sconosciuta. Uscirò e avrò timore dell'altro, salirà l'angoscia dell'altro, maturerò il rigetto dell'altro. Uscirò e avrò tutto da temere; sarò sola e indifesa contro uomini inutili, contro acidi folli. Uscirò e qualcuno si porterà via pezzi della mia carne, sbranando me stessa, fin giù, dove ho un'anima. Qualcuno si guadagnerà una poltrona di rovi all'inferno. Qualcuno mi aggredirà senza motivo per rovinarmi. Qualcuno soffocherà nel suo stesso sangue, quando vorrò ammazzarlo di botte; e lo farò senza il naso, le orecchie, lo farò con la faccia tumefatta, corrosa di acido e odio dolente. Uscirò dal cancello di casa, stamane, e avrò occhi anche sulla nuca; odierò cento volte di più tutti gli uomini sconosciuti e sospetti; sarò, in fondo, una persona peggiore. Prima di uscire di casa ho paura dell'acido ho paura dell'uomo ho paura di perdere carne mia. Ho paura di tutto, così ben celato dal niente. Ho paura di quell'improvviso raptus umano che gira e t'investe come una ruota, se sei sfortunata.

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Stamattina, uscendo, chinerò la testa un pochino. Prima di uscire, odio. Odio molto chi ha il coraggio di provare a rendermi schiava; odio chi disprezza il mio essere donna; odio chi si permette di intimidirmi; odio quelli che non sono uomini, solo esseri spregevoli e imperdonabili. Allora, però, devo farmi coraggio: stamattina uscirò, ma non avrò proprioproprio paura. Uscirò e accarezzerò delicata una guancia, passerò un dito tante volte lungo la curva del naso, mi guarderò nei riflessi e farò in modo di non temere nessuno. In quegli occhi non ci sarà che disprezzo. Non sarà l'acido a corrodermi dentro, stamane, ma la voglia di appendere nudi a un palo quegli uomini ignoranti e miseri. Come vermi, li lascerei marcire alle intemperie, a corrodersi nella propria vergogna... se ce l'avessero. Stamattina ho paura di essere donna. Ma, come ogni mattina, nessuno se ne renderà conto. E io divento migliore, più forte. Cammino attenta e serena; quell'acido non può distruggerci dentro.

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di Celeste Borrelli Harassment Insidiosa, sottile, silenziosa, misurata, perversa. Come lama di ghiaccio la violenza si insinua tra le mura domestiche. Ci priva della nostra voce annientandoci. Implodiamo. Ăˆ una lotta contro la pazzia. Insight: Gaslighting.

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di Paola Bosca Regina della strada Sola in quell'angolo di strada persa mostri le tue carni spoglie agli aguzzini della notte. Condannata dalla donna umiliata dall'uomo ma cercata e goduta dall'amore peccaminoso. Allungo la mia mano per porgerti un mazzetto di mimosa, una tua lacrima accarezza la mia. Copro per istinto un tuo seno nudo lo riparo dal freddo che trabocca dalle tue ossa scarnite. Vado via. Gli sciacalli sono arrivati e un'altra notte ancora il tuo corpo sarĂ cibo prelibato di coiti ammalati di putrido. Vado via col tuo sorriso che mi protegge le spalle dai singhiozzi che bruciano la mia gola e la voglia di affogare nel pianto.

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di Angela Botta Lei _______ Dicono che avesse esagerato che camminasse appena che amasse troppo che sentisse poco che creasse occhi che li indossasse in ogni luogo in ogni istante in ogni paura. Dicono che avesse esagerato separando in tante piccole parti quel nulla feroce. Dicono che non sia niente Così dicono Ora. E’ questione di frequenza E’ questione di educazione E’ questione di buon senso. Io so solo che stamattina ho visto i suoi capelli nella luce e mi ha chiesto di scrivere. Era vicina a una finestra Il suo sguardo nella luce Stella luce di un quadro di Hopper. Stessa luce Lei non mi vedeva.

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di Celesta Botti Migranti E quanto di coraggio a rimuovere giorni di paura e lo strazio che s'arrampica a disperdere i fantasmi degli occhi e del cuore. Ognuno si porta storie imbastite con filo nero intrise di sangue e pudico rancore al destino. Nel computo oscuro brucia il desiderio del riscatto e l'anima si divincola a smascherare veritĂ collassate.

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di Nunzio Buono Profughi A carte scoperte si gioca la vita; nel chiasso del vento verso il mare, lo sciamare di un pugno d'aria dentro al cielo nel volgere lo sguardo - Nemmeno i fiori si sprecano al dilagare dell’onda In quegli occhi naufraghi di un tramonto che non ha voce si rende al mare quel sinistro senza nome mentre i gabbiani cancellano il volo all’orizzonte.

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di Antonino Cacace Stupro ... Cenere tra le pieghe dei vestiti il sangue rappreso sul bavero e le stimmate nascoste ai muti eventi. Un corpo si piega ai desideri e nega ogni volare. Un capo si spezza celando ogni incertezza. La polvere tra gli asfodèli dell’adolescenza azzera i colori ed i veli tremano al vuoto delle tombe. Le carcasse di legno, quelle di ferro, e quelle di carne aspettano l’alba. L’allegra comitiva rutta e scompare tra le pagine della notte. Solo un alito rimane; pochi momenti al buio: per attimi di buia eternità.

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di Vincenzo Capitanucci

Il bambino dagli occhi di sabbia Erano piccole cose piccoli sogni l’accompagnavano ovunque andasse tingendo il mondo d’immagini a lui conosciute ne entrava e ne usciva senza lasciarsi ferire dalla luce del sole era un bambino dagli occhi di sabbia avanzava veloce quanto era stato lento e vacillante il deperire della sua oasi nei suoi occhi nomadi aveva seppellito in un berbero canto l’avanzar dei deserti.

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di Eloise Capizzi Sete Sete sete di Libertà, orizzonti liberi da occhi indiscreti curiosi, liberi da strappi al cuore segreti silenzi che uccidono l’Anima. Sete sete di Giustizia da parole che graffiano come artigli e lacerano come marchio imprimendo sentenze senza scampo, indelebili. Sete sete d’Amore di ritagli d’Aurora, pennellate di carezze eterne coronate da sognate promesse violate.

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di Andrea Cappelletto

Apro gli occhi e mai li ho chiusi davanti allo spettacolo terribile della dolce e misera vita che mi sfugge dalle dita, da rendermi inconcepibile dagli immondi umani usi.

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di Gastone Cappelloni

Avranno domani i soldi dannati tra il riso delle schiavitù? Freddi e sfruttati. Tutti si finge sull’uscio d’un calice amico; non sarà difficile fissarsi tariffe e timbrarsi di respirabile rosario! Basta impegnarsi a camminar carponi per celebrar cancrene di riso e fango.

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di Bartolomeo Capuano Chiazze Esistenziali Cortecce sradicate all’apice della disumana umanità che si fonde nell’astratto desiderio di libertà. Natura sfoggia il concetto di genuinità in tutta l’entità a chi purezza più non ha e apprezzare più non sa. Gabbiani scivolano, “oro nero” pervade i loro corpi quelli che poco prima sorvolavano i firmamenti variopinti regalando struggenti momenti di beltà. Strazio attutisce il sottile ronzio di voci colpevoli che si nascondono dietro nubi scure di finta inconsapevolezza. Si celano dietro maschere di argilla estirpando semi non ancora piantati demolendo esistenze non ancora vissute. La creta si scioglierà e allora più niente di loro resterà.

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di Antonietta Caputo Silenzi di perdute memorie Ti guardo accarezzandoti il volto, mentre i tuoi occhi restano spenti. Sul tuo viso ancora un velo, di perduta bellezza. Ora muta di ricordi sei caduta, come una stella hai perso il tuo cielo non brilli più cancellando anche l'ultimo frammento di memoria. Non più parole s'odono dalle tue labbra solo sorrisi spenti, sguardi assenti tra sprazzi di memoria semantica. e lacrime che solcano il volto, senza espressione. - Accenni un sorriso… mentre ti accarezzo… - forse ricordi… quel che eri, quando in petto battevano forti le emozioni delle tue gioiose primavere passate. Nulla rimane... - ti spegni ancora… E non hai più dolore. E non hai più emozioni… nulla più da ricordare. Ora è solo… Silenzio... silenzio! Seduta in un angolo, con le mani in grembo gli occhi belli sono persi… sei "ombra" sei "altrove". Con remoti pensieri che dire non sai in un silenzio… Un silenzio dell'anima che uccide, ti regala la morte questa orrenda malattia, ancor prima di morire, fa Morire… Una malattia "Ladra… Assassina" che vive rubando, e cancellando ricordi… dei visi amati di una vita vissuta, tra famiglia... e amore CANCELLATO! non c'è più.

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-- Ti ha imprigionata in un corpo dismesso -Urla dentro me il tuo silenzio, ed io con lui urlo! Mentre ti volgi alla finestra, con occhi fissi senza un sorriso... per me!.. -- domani ti porto al mare.......(!) URLO forte, implodendo, la rabbia e il dolore anche per te... non capiresti le mie urla ora! Ora sono la tua custode involontaria che custodisce lo "scrigno dei tuoi ricordi" cosÏ Preziosi‌ come i tuoi ... "Silenzi"...

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di Emanuela Carniti Si spara Si spara ormai si spara. Era solo una paura, fors'anche desiderio. Adesso è passata. Il primo è sempre maledetto per tanti un eroe... Riflessione postuma! La rabbia , si sa, oltre all'urlo si fa sussurro ritrovo tra compari... Ma lui solo esce prepara la merce con cui nascosto si farà palese. La rabbia cattiva consigliera cerca bersagli cieca e immemore. Non sparare uomo non sparare… Non a chi come te consuma il giorno tra la rabbia e la paura.

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di Marco Casini Grenoble Grenoble è l'asse delle due sfere c'è un piccolo pallone che vola in alto ricordi quando dicesti vorrei... C'era la luna lassù e il venditore di cannucce dava l'offerta tre per due ci tiravi via le stelle. Un giorno stavi su carta stampata bianco e nero piccole macchie qua e là un pizzo nero tua madre e le sue pagine. Rimetto l'ora solare fa freddo qui al nord i pilastri bianchi non ricordano chi eri...

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di Donato Cassano Uomo senza nome L'alba sporca era lì quando cadde nel ventre del mare, nei polmoni le onde impazzite, negli occhi i cristalli di sale. Son passati due anni da quel viaggio della speranza. Nei suoi occhi ora s'aprono conchiglie, in bocca brillano perle chiare, la testa si è muschiata di alghe e coralli scarlatti crescono sul suo viso. Il petto squarciato è ora un acquario e nella sua mano si è posata una stella, la più bella, ma è un sogno che non c'è più.

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di Luca Castiglione Scissione Porgerò una rosa sulle tue vesti bianche il sogno di una vita portata via lacerata dal tuo respiro affannoso dal profumo della rosa appena sbocciata annaffiata... dall'acqua limpida come la tua anima baciata dalle tue dolci labbra calde. Sei scissa via dalle mie mani suoni taglienti trafiggono il mio corpo e la sofferenza di non averti accanto. Il cielo è così grigio e cupo il sole non riesce a penetrare tra le fredde carni. I miei occhi ardono per te il mio corpo ormai è vecchio i sogni non germogliano più. E' giunta la notte il tempo si è fermato il chiaro di luna avvolge il mio corpo. Mi distenderò accanto a te con il sogno di averti ancora con me assieme danzeremo liberi nell'aria come petali di rosa portati via dal vento.

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di Roberto Cavalieri Mi sento addosso Apro gli occhi, mi guardo attorno, ascolto la pioggia. Mille persone, frenetiche storie, solida vita, banale essenza. Mi sento addosso, l’angoscia, dentro, in profondità. L’aria e’ rarefatta, e raro e’ il respiro. Delusione, scetticismo. Non potere, non appartenere. Schiavo di se stesso. Prigioniero nella propria prigione. Ed e’ agghiacciante terrore esserne consapevole. Eppure la calza e’ piena. Non e’ sufficiente.

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di Adriana Caviglia Sangue fratello Tyssen segnò il tempo scandito da sorde morti che mute divengono ai più: croci immense si moltiplicano nella palude dell’indecenza. Assistiamo alla quotidiana "sorte malversa" rassegnati, come al tramonto del sole. Ostie immolate sul simulacro del dio profitto. Luce sfumata all'improvviso non per destino avverso, ma per grave, continua, premeditata colpa. Voi gridate vendetta a noi che rimaniamo attoniti e indifferenti, contenti d’essere, per ora, risparmiati. Straziati vagate nel limbo della certezza che il fiume di sangue non si fermerà e continuerà a sfociare nell'oceano dell'inquietudine. L’emozione ci fa per un tempo lacerati e sconvolti, ma poi voltiamo da un’altra parte lo sguardo. Seguiamo increduli l’agonia senza speranza e ci accorgemmo talvolta del baratro profondo in cui stiamo impotenti cadendo, dei ritmi che scandiscono il tempo del lavoro che era diventato tempo di morte e sussultiamo. Sangue fratello gridi la tua vendetta rivendichi giustizia. L’eco rimbalza e ci rende colpevoli. per la strage della Tyssen

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di Silvana Cenciarelli Ti aspetta il sole Nell’angolo più piccolo dove solo tu sai entrare a nascondere l’ anima e di più donna, lo sai, porti lividi... paure occasioni perse… violenze e tutti quei momenti d’abbandono che annullano la tua dignità ...e intanto lui… sorprende offende… pretende… minaccia e non si arrende davanti alla fragilità piccola grande donna! Sola… a sognare... inerme ancora… amore amore… amaro… negato rubato… peccato! Dall’angolo più piccolo da quell’infausto guscio che solo tu conosci che sola custodisci usciamo insieme, dai, ti aspetta il sole!

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di Lorena Centofanti Desiderava petali di luce Desiderava petali di luce che si librassero, lievi su quella pelle livida a profumarne i resti tra fiotti di sangue sparso che ne imbrattavano il corpo, riverso solcandone attimi intrisi di dolore in cui Dio perse il suo cuore. Solo tracce di vita resa a morsi nella crudeltĂ degli efferati gesti che i carnefici s'ostinano a chiamare "Amore" quando riga il volto e uccide il Sole.

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di Lina Chiro Figli Figli desiderati Figli adottati Figli bianchi Figli neri Figli sfruttati Figli abbandonati Figli violentati Figli derisi Figli che credono in un futuro migliore. Figli che chiedono di essere ascoltati. Figli di un mondo che non vuole pi첫 figli.

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di Eleuterio Cimini Cento passi dalla vita Puzza di piscio e d'escrementi a pesar sulla mia pelle e dentro l'anima. La sento anche adesso che la vita m'esce e nemmeno l'inclemenza nera di questo mare giammai riuscirà a mondare… Io, sfortunato viaggiatore da quel dì ormai, maledetto imbarcato clandestino s'una sporca carretta ma non dalla tempesta fatta a pezzi bensì, dalla miseria atroce che le sue mani donò senza riserva alcuna all'ingordigia e all'avidità feroce... Un viaggio disperato il mio viaggio di speranza… E or che l'ultimo sguardo spira il mio cuor trapassa nell'onda la tempesta e vola verso quella spiaggia dove dormono i miei sogni sepolti nella sabbia: lo lascio andare! - Una lacrima avvolge un sorriso Io, mi fermo qui tra i bianchi flutti di questo triste mare il mio Paradiso ad osservare a solo cento passi dalla riva solo a cento passi dalla vita…

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di Loretta Citarei Rosa Blu I giovani emigranti Uccelli migratori lasciano il nido spinti dal bisogno, per avere il diritto al lavoro, in patria negato. Dignitosi in coda negli aeroporti, a sciami sui treni, piccole api operose arricchiranno l'ospitante paese. Sono giovani con vive, accese speranze nel cuore. Diversi appaiono nell'aspetto da coloro che secoli prima lasciarono la patria in cerca di fortuna, non piĂš valige di cartone nĂŠ abiti lisi, ben vestiti, coi cellulari paion piĂš turisti che emigranti. Ma sui loro visi si legge lo stesso antico dolore, la stessa rabbia nel lasciare la patria amata, gli occhi umidi al ricordo del bacio d'addio della mamma, dell'abbraccio dei parenti ed amici d'una promessa d'amore stampata sulle labbra della fidanzata.

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Sono tutti nostri figli che se ne vanno, molti di loro forse mai piĂš torneranno.

Per loro solo una preghiera dal cuore: aiutali e proteggili, sempre benedicili, Signore.

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di Rita Clemente La guerra non serve Siamo vivi, forse per un giorno o due di troppo mentre rauca s’insinua la morte nelle pieghe del tempo e scoppia il suo singulto di tosse sanguigna a due passi da noi dietro uno schermo invetriato o un foglio di nero petrolio. No, non sperare un domani, se bambini non andranno a dormire su un castello di fiabe ma dentro insostenibili paure e se domani sarà troppo tardi per contare i destini distrutti da un’arida belva di fuoco e da bugie mascherate di carta. Basta, non se ne può più con queste abitudini agli orrori ma se non ci sono profeti in grado di gridare la giustizia allora niente vale quanto un silenzio diffuso sui muri accartocciato dentro le case e i labili sogni del futuro. Siamo vivi forse, ma moriremo presto d’indifferenza o di mancata speranza, o di affranto stupore, o di nulla. Gridate al mondo che la guerra non serve, che il sangue non germoglia, che la notte non apre sogni ai figli perduti.

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di Annarosa Colasanto Governo e cittadini Respiri strozzati dall'imposto silenzio desiderosi di remare tra flutti progressivi di speranza. In tanti attendono il risveglio. Ulula il vento leggende sottomesse alla vita. Uomini fragili raccolgono un bagaglio di parole inventate. Teso l'orecchio al fruscio bugiardo di vere menzogne, costeggiano la fiducia imbrattandone illustre vesti. Cittadini severi calano goccia a goccia idee innovative, col fuoco forgiano il rispetto‌ s'aggrappano a tele ricamate d'onore.

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di Anna Collini Angeli Giovani angeli strappati dalla terra natia e scaraventati sull'asfalto cocente. Volti mascherati d'amore corpi vestiti con abiti succinti assorbono il sudore della paura. Sono senza colpa hanno creduto, hanno sperato nel viaggio della vita. Ali coperte da lividi e ferite vorrebbero liberarsi ma la palude di sangue e' profonda. Occhi muti e innocenti guardano il cielo in attesa dell'arcobaleno.

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di Elisa Cordovani Nel buio ansima la colpa La nuditĂ delle grida scarne e fragili impossibilitate a delineare i miei contorni, senza poter misurare questo odio scolpito nella carne; sono pulviscolo seppellito tra le mura vergini della famiglia -nessuno deve sapereatterrito immobile scarafaggio ai denti che masticano spasmi di vita e la sputano via inutile spazzatura, nell'assalto di violenza e distruzione appassite sul biancore delle cosce -grumo di sogni e illusioni-. Nel buio pulsa la nostra miseria a braccetto col tanfo della vita che fuori di qui semplicemente vive; sono ciottolo appena sbozzato, trascinato verso abissi da cui non si torna e da cui non risalgono cicatrici ma solo il lento mutarsi in costola che non genera in seno spoglio, spettro senza umanitĂ e il coagulare delle ore in un solo istante dove nel buio ansima la colpa.

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di Matteo Cotugno Cosa inventeranno Chissà cosa inventeranno, m’hanno sventrato la vita massacrato la testa schiacciato i testicoli svuotato i polmoni con le ginocchia squartandomi il cuore, chissà cosa inventeranno per farmi bestia tanto bestia da non aver ceduto alle suppliche di aiuto nel vomitare indifeso rantolando a terra, chissà cosa inventeranno da meritarmi questo stupro in divisa, e chissà cosa inventeranno ora per dire scusa ai miei mentre le coscienze di ghiaccio manifestano solidali per avermi ASSASSINATO. per Federico Aldrovandi

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di Aurora Cubicciotti

Nella terra dove gli Dei hanno lasciato le loro memorie da una croce ora muore il profeta del popolo. Nei suoi occhi aveva un solo ricordo il suo mare. Avvelenato d’immondizia riflette quel fango nero che non è più il sole. Lo abbiamo ucciso con il cancro della nostra omertà Ora che sei carne di petrolio gemi per il veleno che fredda i tuoi polmoni arrugginiti da un solo rimpianto il suo mare. Dimmi quale gente infame ti ha fatto questo. Ti hanno annegato nei segreti corrotti del loro potere. I silenzi di un popolo che non vuol parlare. Immondizia, sangue, paura hanno sporcato i litorali azzurri della tua unica illusione. Te ne vai? Te ne vai così lasciando a me questo sterminio? Vogliamo ridere ancora, cantare ancora con il tuo sole. Maschera che questa terra stessa ti ha creato, non può lei stessa spegnerti. Non puoi lasciarci soli e permettere che si sparga altro sangue. E’ il sorriso la forza della nostra gente, è con il sorriso, vedrai, che vinceremo questa guerra. Ti eleverò dal fango e amandoti con tutti i miei venti ti dirò Uomo guarda ….è il tuo mare! dalla sua opera pittorica in copertina – Martirio di Pulcinella

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di Antonella Dadone Il sigillo della memoria M’illumino di un colore azzurro che si interseca nel sangue di mille donne rinate nel sigillo d'oro della memoria. Prendere coscienza del flusso continuo che scorre come torrente in piena, suggello di vite tormentate e di secoli di storia. Mangiare la paura a cucchiaiate e berne l'antidoto creato dalla maga del bosco incantato, mutata in stelo di mirto dal vento che percorre la brughiera di lampi. Scogliere a picco colpite da burrasca impallidiscono e ribollono di schiuma e di mille suoni che si perdono nel tempo del silenzio. Vagare in strade illuminate dalla luna.

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di Francesca D’Andrea Senza paradiso Piccina mia anima di Dio. Tu sola vivi nel silenzio. Tu che, senza malizia racconti gli orrori della tua casa. Parlami e smuovimi. Mentre dondolo e stringo al petto la tua testa nuda. Parlami, mentre ti sfioro e poggio su me, le tue tenere mani. Ora che ne più pizzicano di baci parlami ... e nel mentre t’accarezzo il viso, smunto anch’esso d’un segno che mai più scioglie. Parlami e parla pure a questa straziata terra. Che brucia su di te. E sofferenze nuove. Per un miraggio che illusione non è.

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di Sandra De Felice Al mio bambino mai nato Avrebbe avuto i miei occhi il mio sorriso avrebbe avuto il sapore e l 'immagine di te… avrei baciato i suoi capelli le sue mani le sue labbra... lo avrei cullato sul mio cuore e scaldato sulla mia anima… Lo avrei amato con l'intensità con cui ti ho amato e guardato con gli occhi dell'amore per lui avrei cantato le canzoni della luna... del mare… avrei amato un angelo così volato via.

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di Rosalba De Iudicibus Attenderò Attenderò giorni migliori ed il tempo, che lenisca i dolori di questi lividi vissuti e taciuti, di questi muri innalzati e ciechi... Chiuderò gli occhi e abbraccerò me stessa, per farmi forza, per darmi coraggio alla ricerca di antichi sapori, spogliandomi della solitudine e dei logorii interiori! Finiranno le spalle contro il muro, mentre lui picchia forte, mentre lui picchia duro… a parare il volto, a chiudere gli occhi e stringere i denti… e la paura ai suoi attacchi d'ira, violenti... Attenderò tempi migliori, attenderò domani... e poi ancora domani... ma gli spigoli delle porte, un tempo spalancate a sogni e speranze lasciano impresse troppe tracce tra la pelle e l'anima, per essere credibili! Marchiata a fuoco in questa mie esistenza difenderò me stessa... dicevo! E attendevo tempi migliori...

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di Assunta De Maglie E’ finito il tempo delle favole (Dedicata alle donne uccise da un amore malato) Non indugiare Bella apri gli occhi! La tua Bestia non ti amerà mai, i prìncipi non vengono fuori dai ranocchi, è finito il tempo delle favole oramai. Quante speranze ferite i giorni tuoi! Davanti alle ceneri della tua libertà non ci sono fate e nemmeno eroi, né bacchetta magica che ti salverà. Non marzapane e caramelle, la tua casa è il regno del pianto i tuoi sogni, inutili briciole al vento e così distanti la luna e le stelle. Raperonzolo tu, hai sciolto ancora le tue trecce, ma non è stato cupido a giungere al tuo cuore: aveva più devastanti e ignobili frecce. Dormi ora, ti sveglierà un bacio d’Amore cha dal bosco delle ingiustizie ti farà volare tagliando il filo corto del tuo aquilone.

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di Marina De Sanctis Il tuo mattino ormai dimora stanca arresa la tua mente ostenta la gruccia diafana pelle il tuo indugio al domani ossa fiacche reclamano cibo - lo neghi risveglio gridano dove vita diversa s'attarda nell'attesa.

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di Michele De Stefano Papà è un aquilone Ho chiesto a mamma: "Papà dov'è?" Una lacrima, una sola ha solcato il suo viso, poi un abbraccio, e mi ha sorriso. "Papà è volato in cielo" mi ha risposto, la sua voce rotta, come l'impalcatura che lo teneva sospeso. È caduto giù, ma è volato in cielo. Non lo so come si può, cadere per poi volare. Il mio papà, non aveva protezioni, non aveva ali, è caduto giù e si è alzato in volo, come un angelo il mio. Io immagino la sua mano, mi carezza, protegge. Chiudo gli occhi e lo vedo volteggiare, il mio papà è un aquilone.

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di Francesca Del Moro Cani e porci Alle nove attacchiamo la catena al terminale lunga quanto basta per andare a pisciare. Siamo cani da cortile a cui non serve pi첫 buttare neanche un osso ogni tanto e in questa Animal Farm comandano sempre i porci che, se li incontri fuori, non ti guardano negli occhi.

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di Momo Della Porta Ho sentito parlare i sassi Ho sentito parlare i sassi, una volta. Li ho visti stare insieme, uniti, proprio come sanno essere i sassi. Potrebbe far tanto rumore un sasso preso a picconate se davvero non conoscesse i silenziosi respiri che, un giorno, sono stati la sua vita? Urlano i sassi, urlano come quegli uomini dalle case sporche, perchĂŠ si sa, il dolore non butta via la sua immondizia.

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di Dellocchio Daniela Bianca come la Luna Rimani sola. Una voluta di fumo, la notte che arde, nella strada inquieta tu appari donna, con quel viso sfatto di stelle dell'ultima ora. La sera controvento vorrebbe volarti via. Un’ombra che t'afferra, nuvola di pizzo. E giaci polvere, tra la tua bocca porpora. Come rossa, in terra scoperta. La falce del buio, di Luna ti cede il pallore. Lasciami gli occhi, la volta del cielo che ha guardato, l'innocente chiarore. Fermami il cuore, dove hai sbocciato un fiore sul petto, tutto finisce. Splendi rubino, il fiume scivola via. Ancora rosa. Violata di luce, è stata recisa.

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di Grazia Denaro Alzheimer (a Pia) In questo luogo ho incontrato dolori da storture della mente occhi vacui e deliri persistenti richieste inconcludenti su basi evanescenti di ricordi veri o presunti richieste ricercate ma dalla mente subitaneamente abbandonate. Coscienze confuse che gridano aiuto a cui non puoi dare soccorso se non una pietĂ mista a tenerezza come a un bambino indifeso che chiede aiuto e conforto tra le tue braccia amorose... ma guardando quegli occhi fuggiti il cuore si contrae di dolore per quell'anima ormai persa nel vuoto.

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di Nunzio Di Bernardo Solo un piede Quel mese d' inverno aveva bevuto ubriaco di vodka di Brest vide una seconda luna era blu era di Giotto e lacrimava vino rosso cremlino sul sentiero sperduto di una profuga cecena. Era giovane Zainap seguiva molliche ed aghi di pino. La sua casa era distante come Itaca per Nessuno. Soldati annoiati come una palla per distrarsi la presero a calci tra la gelida neve e per riscaldarsi accesero un fuoco con il tronco tremante del suo corpo e l' acerbo rametto di nove mesi ingrembati. Come souvenir alla memoria il puzzle incompleto di un suo stivale e per i pianti funerari dei reduci cari solo un piede e qualche sputo di cenere.

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di Valentina Di Caro Non hai ringraziato Pane raffermo e briciole per sfamare corvi ormai sazi e anime disfatte non è rimasto nulla per noi la mensa chiude solo stoviglie da lavare e unto sul menù. Nuda un'anima si aggira, ma è già sera e muore ancora un proposito un clochard. Regalo maggiore ci si aspetta da chi tanto ha ricevuto ma ha pur dimenticato. Hai rincorso parole asciugando la bocca su scozzesi tovaglioli rimestando la cravatta quel tutto che nulla hai mai amato affoga adesso come mosca nel bicchiere. Uno sbadiglio s'inerpica fin sulle tempie del bel pensare adesso resta noia ma è già sera e un'anima si aggira dalla parete un quadro ti ammanetta. Domani arriverà è già arrivata un'altra estate e un lauto pranzo un giorno ti alzerai scoprendo ingrato che hai mangiato, ma non hai ringraziato.

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di Marilù Di Liberto Rivolta Si risveglia la coscienza. Si ribella la dignità dell’uomo. Stufo dell’oppressore, stanco di patir la fame, offeso nell’onore, scende in piazza ad urlare il suo dolore. Forse sa che l’aspetta la morte, coraggioso eroe, sacrifica se stesso per i suoi figli, per il suo Paese, per un futuro migliore. La notizia dilaga, altri uomini si ribellano, altri paesi accolgono la protesta. E’ possibile avere la libertà anche se sarà molto alto il prezzo.

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di Rosalba Di Vona Nuovo tormento dal lamento insistente Nuovo tormento dal lamento insistente Lama infuocata e ritorta Nella dura corteccia del tempo ormai andato Dolore intriso di violenza latente Lemmi sconosciuti ma di durezza vestiti Lessico oscuro beffardo e risoluto Oh Spirito Alato etereo suono d’amore ammantato Armonia di verbi per cuori scoraggiati Inneggianti al Dio che hanno perduto Dà voce all’umano tormento Scova la viscida serpe nascosta negli anfratti Schiaccia la sua testa prima Che il mortale veleno entri nella viva carne Conduci l’anima smarrita In quel sentiero di luce vestito Sazia di bagliori il suo spirito ancora giovane Mostragli la valle fiorita e cangiante Cancella la rabbia che acceca il suo sguardo Digli che la forza dell’amore innalza Fortifica e non distrugge Frena la rabbia che sinuosa Lo pervade ingannato da quei demoni Inneggianti al sangue versato Regalagli il sorriso perduto Che gli eventi hanno rubato E se troverà melenso il tuo verbo Insisti con forza sapendolo un figlio.

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di Salvina Distefano Tempi migliori Tempi migliori dovranno arrivare, tieni duro! Non smettere di sperare... Oggi il sole si è spento lunga è la notte doloroso è il tormento... Il mondo sta male, la paura è reale che i tempi migliori non siano puntuali?

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di Astrofelia Franca Donà

C'era una volta lo ricordo ancora si parlava di principi e zucche d'oro e tra i sogni di bambina luccicavano scarpette nei cesti colmi di fragole per la nonna... Ma un lupo cattivo travestito da uomo perbene mi rubò i sogni e le scarpette mi strappò i vestiti e l'anima derubando il cuore calpestando ogni dignità. Ora le favole non le ascolto più... Guardo la tv e piango quando sento altre fiabe come la mia di lupi affamati di denti affilati e mani sporche di sangue. Vorrei scrivere... e vissero felici e contenti ma non tutte le storie sono le stesse.

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di Anna Dusca Bassignani Candide vesti (…donne) Vesti, candide vesti macchiate di rosso scarlatto. Mani protese che s’alzano a guisa di scudo. Ventri vergini, che piangono amare lacrime di sangue. Donne, spose bambine vendute, comprate come merce, sui banchi d’un mercato. Donne, fidanzate, mogli, amate forse e poi violate e uccise da avide mani furiose che a stento s’arrestano dinanzi alla morte. Donne, che nulla più possono amare che persa hanno la vita in nome di un amore che non è, in nome di un atavico senso di possesso che è assai lungi da qualsivoglia sentimento, in nome di un oscuro male, chiamato gelosia…

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di Patrizia Ensoli L'impiccagione degli angeli E poi la pioggia mirabile, indifferente ad ogni pena e non parlano d'amore i prati quando nei fossi giace l'acqua intanto il mondo dorme perdendo la completezza data in dono nell'incantesimo malefico che nell'aria ristagna e incanta assenti agli occhi piovono sul mondo fantasmi d'ombre ricamando con punte di stelle ragnatele sulle idee sopite _ nell'apatia muoiono gli angeli _

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di Siria Evangelista Nei giorni bui di una vita che scorre le giornate non appagano, il lento scorrere del tempo manifesta il suo grigiore. La falsità impera, non domandare ad altri di regalare un sorriso, non deturpare un volto illuminato dal sole. In ogni angolo c’è sofferenza, in ogni dove c’è tristezza. Io, vivo, ma non sogno, l’intero universo ha eliminato le chimere. L’essere ha breve il suo cammino.

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di Rosario Faraci L’impresa C’è una cosa che non posa né pesa tu chiamala come vuoi, è l’Impresa motore di sviluppo e di ripresa che sulla società non sa far presa e sui politici entra a gamba tesa quando Sua Maestà si sente offesa e soldi non ci son per far la spesa se la banca dichiara ormai la resa c’è una cosa che non posa né pesa se ci penso, una lacrima mi è scesa!

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di Pietro Erasmo Fasani Volti e rivolte Lottano ardimentosi animi divampano insorgono pensieri azioni ribellione rabbia di libertĂ frenesia di vivere. Cupidigia brame di potere offuscano menti avide mani dilaniano scarnificando disperati animi. Galassia d'oppressione macelleria sociale. Tagliente silenzio ovattata indifferenza oscure lame penetrano rivoltosi animi. Scintille lampi fuochi ardenti brividi rabbiosi rivendicano giustizia repressa sangue e coscienze dolorosa e offensiva indifferenza economico potere. Orrore sfuggenti parabole di rabbia perduti nel dolore sfumati tra il tempo e lo spazio.

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di Giancarlo Fiaschi Uomo... no! Quel velo di tristezza s'insinua e famelico prende la traccia, di un vile e codardo andare nel viale di eccelse ragioni, lo scempio perpetrato lascia il segno e quelle mani sporche non troveranno pace. L'amore è limpida visione da accudir fedeli sotto la luce del sole, ma il rispetto dell'altro in psiche e figura è vento sovrano, da non inciderne nemmeno l'ombra: candida pagina da non sporcare mai. La donna senza dubbio è un grande mondo, generosa lungo il sentiero di un oggi assai costoso, che spolpa i vitali corpi di nettare… l'essenza. Uomo… non perdere mai la rotta la civiltà, risorsa umana e dotta, nel rispetto… riaccendi quella fiammella e non ti perdere nel pantano del dì rissoso, ogni storia, ha la sua riprova… esci pulito, lindo, fiducioso e mansueto... dal raggio baciato. La vera forza è nel rispetto umano l'altra… non è cosa di proprietà ed esclusiva: la donna come leggiadra ape può svolazzar di fiore in fiore, padrona del suo destino, senza dover pagare straziante pegno per quel bambino, viziato, della vita indegno.

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di Mariastella Filippini La battigia della libertĂ Corro, corro come un cerbiatto gli occhi distesi sulla strada chiusi al cielo al verde dei prati agli aranci in fiore. Negli orecchi un latrato, un grido Aiutami Signore! Sono solo in questo luogo sono nessuno col mio vuoto fagotto come un nero rottame aggrappato al dolore che mi strugge e aggroviglia le viscere. Sono solo col galoppo del cuore nel frangersi rumoroso delle onde sulla battigia della libertĂ di nuovo rossa ancora molto lontana.

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di Valeria Filippo Stupro Bolle rosse, piene e morbide ondeggiano in un mare bianco. Lente ed ermetiche ombre nere le attraversano perseverando. Deflorazione di una vergine: passaggi veloci che bruciano vertiginosi sogni. Inganno che denuda; che svuota l'anima.

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di Grazia Finocchiaro Graffi al cuore (Plagio) Graffia pensiero e cuore pena grande quanto il mondo, spero nella salvezza d’una donna che con lo sguardo urla appiglio e le sue mani non hanno presa. Metterò ali ai piedi per non fallire della pace la direzione, lì, busserò a chi ordine potrà riporre nei tristi cuori che pulsano di paura strapperò dall’immorale chi da sé si sta smarrendo e non afferra bisogno d’infante che ingoia ammonimento. Urlerò al pieno cielo graffierò il buio con le mie forze renderò te donna libera della tua vita dagli artigli di manipolazione che aspramente ti frenano.

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di Anna Maria Fiumara Vite spezzate Pugni chiusi, urlo che si ferma in gola... disperazione impotente! Mondo che crolla addosso - all'improvviso in un giorno qualunque. Lacrime che come chiodi appuntiti deturpano visi innocenti lasciando ferite aperte per non dimenticare. Vite spezzate, umiliate, calpestate, vite messe al bando. Vite costrette da "parvenza d'uomo" a macerare dolore senza fine. Vite che non saranno piĂš le stesse perchĂŠ all'improvviso, in un giorno qualunque, cesseranno d'esistere.

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di Fioralba Focardi Guernica Come possiamo noi combattere l'odio? Come possiamo lottare contro il feroce demone che ogni uomo porta dentro sé? Amando mi sono detta. Amando ogni piccolo essere, che troveremo sul sentiero di braci ardenti. Instancabili muratori ricostruiremo, ciò che la violenza distrugge, roridi di sudore, le mani spellate, consapevoli di lottare per dare pace a chi è stato sopraffatto. Dare futuro a chi è nato. Un mondo migliore a chi verrà dopo di noi.

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di Luisa Foddai Dimmi uomo Dimmi uomo… quanto male ti fece il mondo? Vidi un mattino di maggio porger scarlatto saluto a una scuola grondando ricami di fuoco intessuti di sangue, marchiare carne innocente. Un cielo rosa, giovane e lieve urlare impietrito con orecchi offesi e assordati da bombe assassine! Vidi bimbo con occhi di cielo ancor caldi di sogni innocenti, pelle di talco e bocca di latte ripulita da livida alba di neve, cullato da teveriane gelide acque, morire anzitempo per mano di chi vita gli diede! Vidi donna gemere affranta in fidati giacigli con occhi larghi di orrore affacciati su sprazzi di amori fraintesi e bugiardi! Vidi teneri corpi violati da orchi di casa incisi di mute ferite, gridar ovattato dolore al cospetto di mura chiuse e silenti. E atterrita vidi l’uomo misero tornar! Imbevuto d’orgoglio supponente indossare vesti d’odio elargendo a piene mani i semi neri trasudati da quegli orli in coppe vuote e disperate alzate al cielo dagli stessi suoi fratelli! Ed infine oh dolce Dio, vidi anche il Tuo nome proclamato e smembrato a coprir martiri folli e sentenze di legal morte travestite di giustizia, a rompere sigilli di divine onnipotenze! Ma tu dimmi ora o uomo… quanto male ti fece il mondo? E sull’ultimo ritaglio dell’agonia lenta del meriggio, mesta e silenziosa,

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avvinta a speme prepotente che morir non vuole bussando ancor forte alla mia porta, attendo appesa a un morente fil di luce sulla sera vital risposta! Mentre il cuor mio stordito e inerme in lacerante riflessione in veritĂ giĂ sa, che sceglier non saprĂ per chi provar piĂš compassione!

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di Concetta Galibardi Sporche carezze C'erano un bambino ed il suo aquilone, il suo mondo fatato, giochi e colori. Il suo cuore, la sua mente, il suo spirito, tutto del bambino sa di buono, tutto per il bambino è cosÏ buono, buono, come il mondo che egli vede. Corre, salta, gioca, si prepara a spiegare le sue ali e volare alla vita e... confida in te. Ma un tonfo, il buio, vien meno il respiro, svanisce il sapore di buono, scolora il mondo intero, i suoi occhi si son spenti e li hai spenti tu uomo. Le tue sporche carezze gli han spento il sorriso, strappato il cuore, svuotato l'anima, rubato l'innocenza, distrutto la speranza. Le ali appena spiegate gliele hai spezzate in volo frantumato in mille pezzi il suo nobile cuore. Non sei un uomo, sei un assassino! Uccidi l'anima del futuro, sotterri l'innocenza dell'infanzia e la speranza, squarci, a lama di coltello, tutti i sogni appena appena accennati nell'azzurro del suo splendido orizzonte. A quel figlio non resta altro che il luttuoso ricordo della sua anima defunta. Ti chiamano orco. Ti chiamano mostro. No... sei un maledetto assassino.

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di Rosanna Gazzaniga Furto di sogni Un’ombra si appresta ad assetare speranze. Muoiono nella linea impura di un sussulto gioie innocenti e piccoli semplici sogni lasciando occhi vuoti e nudi d’angeli circoncisi. Nella dinamica di indefiniti ruoli si perdono gemiti e fiducia di un cuore smangiato sottratto a spazi d’ira e splendori di rinascite. Deviati sussurri segneranno nel tempo indelebili colori scuri su nenie di sembianze amate e amari specchi di cartone…

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di Melina Gennuso Sarà così nel tempo Vele di dolore figure avvolte nella compostezza nel silenzioso andare coi visi bagnati e muti, girano il capo verso una madre inginocchiata ad avere cura di un marmo di gelo venato di nero rivolto al cielo mortificato e triste nel suo grigio. Lucida con fare ritmato, lento come a volere imprimere i pensieri farli passare ad abbracciare un volto scaldargli il cuore quasi a credere al risveglio. Sono i cipressi a circondare foglie molte cadute prima dell’autunno seminando in terra urla e pianto fino a sommergere vite ancora in vita unendole a una croce e fiori freschi in una processione quotidiana come a rifargli il letto la mattina. Eccolo il grembo piegato sulla terra madre persa in una fotografia aspetta una risposta mai arrivata da labbra che lei ha disegnato sulle sue mani a forza di toccarle. Non c’è né pace né rassegnazione nel cuore aperto alla bruciante lava seppure Angeli pian piano copriranno con teli bagnati di tempo e di preghiere.

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di Francesca Ghiribelli Guerra E’ una continua lotta che fa nascere una sinistra forza in fondo al cuore per chi vuole ottenere da tempo ciò che vuole. E’ fatta di un’estrema povertà di sani principi e di giudizio, ma conosce soltanto grida di terrore e di pietà e chiede aiuto a chi la guerra non ce l’ha. Nuvole di polvere nera si sporgono avide nel cielo che non riesce più ad essere limpido e vero di fronte ad un mare di sguardi sdegnati e dal dolore bagnati: volti rigati dall’immensa paura di non poter rivedere di nuovo calare la notte scura, forse fatta di indimenticabili promesse che rimangono indelebili sulla pelle. L’anima rivive nella speranza di ritrovare un cuore amico pronto a sconfiggere il nemico: guarda il cielo come si consola con il bagliore di una nuova aurora, stringi forte i denti, pronuncia piano una preghiera che possa superare questa invalicabile barriera e fammi volare lontano dove la guerra non avanzi fiera, ma sia solo l’incubo di un’amara chimera.

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di Luca Gilioli Traversata Uomini su un barcone con la debole speranza di una vita migliore. Ammassati e impauriti pregano al riflesso di una luna che non darà luce sufficiente: sanno che il buio di una sola notte farà sì che gli occhi di troppi li vedano come esseri vissuti da sempre nell’oscurità e incapaci di adattarsi alla luce del giorno. Si avvista terra quando gli scafisti lasciano il barcone e gli uomini in balia delle onde. Si avvista terra, e i sopravvissuti attendono di sbarcare su di un continente già esplorato.

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di Silvana Giordano Giardini violati Lenzuola sdrucite la sua pelle, consumata da corpi di passaggio. Terra arida la sua carne, cosparsa di seme di disamore. Culla nuda la sua bocca, spogliata da troppe parole. Finestre chiuse i suoi occhi, giardini violati.

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di Daniela Giorgini

Ho tolto la foto dalla cornice. L'ho tolta perché l'amore che aveva dentro non esiste più. L'amore che IO avevo dentro non esiste più. Ora l'amore è paura. Ora le carezze sono macchie viola sulla pelle. Ho tolto la foto dalla cornice. Ti sei arrabbiato anche per quello. Almeno questa volta ho rimediato solo uno schiaffo. Hai gridato che l'ho tolta perché non ti amo più. Sì, forse è vero. Non ti amo più. Ora ho solo paura. Ma non te l'ho detto. O forse anche la paura è amore. Altrimenti non sarei qui a sperare che un giorno tu torni a casa e non alzi le mani. Non sarei qui, rinchiusa in gabbia, perché nessuno mi chieda cos'ha la mia faccia. Non sarei qui, con le valigie pronte nell'armadio, a raccogliere le scuse e le lacrime dei tuoi falsi pentimenti. No, ti sbagli. Io ti amo ancora. Altrimenti non sarei qui. Ad aspettare di farmi ammazzare.

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di Giovinazzo Maria Pia (Lostris Hawass) Miseria Una coperta sulle spalle mi avvio lungo strade di miseria mi mescolo, tendo la mano mani nelle mani stringo il cuore lacrime scendono sangue gelido sale lungo strade di indigenza babelico frasi di dolore abiti malsani senza niente facce con occhi di cuore in questa miseria che non è poesia.

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di Giuseppe Giuffrida Lei si chiama Africa I miei piedi parlano di me Certo un po’ stressati, sporchi e consumati Da una strada senza nuvole Sorseggiando solo un po’ di solitudine Le mie mani parlano di me Mani che non hanno più la forza di pregare Mani che continuano a remare contro questo Mare infame in mare c’è chi muore I miei occhi parlano per me Dopo tutto il sangue che hanno visto sulle strade Come un fiume a lento scorrere verso dove… E le labbra, le mie labbra… non parlano con te Loro non sanno mai che dire… non ci parlano con te Hanno solo tanta sete, solamente troppa sete È la sete di una terra che mantiene vive tutte quante le tue macchine È la sete di una terra che insegnò al mondo anche come scrivere È la sete della terra madre di tutte le terre madre forse anche di te È la terra della gente che non ha mai avuto niente Solamente polvere Da quell’uomo che da secoli saccheggia Da quell’uomo che da secoli comanda Da quell’uomo che si prende l’oro e ci regala merda Si buana ancora merda Quello che ci ha battezzato terzo mondo Quello che oramai s’è preso tutto quanto Quello che ha deciso che una società è civile solo se ha il televisore S’è capace di rubare S’è capace d’ammazzare Però voi non lo sapete ma la mia terra è magica La mia terra è pure la mia madre E lei si chiama Africa La mia terra è pure la mia madre E lei si chiama Africa.

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di Ruggiero Gorgoglione Esce il sole all'alba sul mare specchiandosi nell'acqua azzurra creando riflessi cristallini esce il sole si affaccia discreto sulla città che piano si risveglia il traffico piano diventa caotico e la gente nevrotica cammina lesta chi deve andare al lavoro chi a fare la spesa chi ad accompagnare i bimbi a scuola... Esce il sole sopra la montagna sopra l'infinito del cielo spazia sul creato illuminando ogni luogo della terra riscalda il cuore della gente il cuore di ogni popolo che si rianima al di là del colore della pelle al di là delle tradizioni al di là delle religioni esce il sole per tutti donando la luce del creatore che si spande e accarezza con la brezza mattutina e regala a tutti i suoi raggi splendenti e ognuno risponde felice con un sorriso. Esce il sole per regalarci la vita...

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di Giusy Grasso Bardo Ore annegate, disperse nel sale. Cuori assopiti nel ventre del mare. Piange un bambino che bimbo non è, destato dal suono dell'assenza di sÊ. Accorre la luna al suo nobile pianto e il vuoto di luce svanisce d'incanto. - Anima bella, rapita dal mare torna a dormire, torna a sognare. (dedicata alle vittime del disastro all'isola del Giglio)

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di Pellegrino Grazio Giovane follia omicida Sedotto dalla tua follia scatenata rabbia... dove...corpo e mente... non pi첫 tuoi... malattia della tua...mente... dove il dolore...sa di piacere... vita...palude... assurdo il tuo gesto... che silenziosamente... ti ha portato... nel suo falso...viaggio... cercato negli abissi... di un amore finito... dove...tu...non eri pi첫... padrone... tua l'inquietudine... della tua follia... lei ha bruciato... la tua intelligenza... lei che ha vissuto... il tuo tempo... cosciente in lei... ti sei perso... lei...la sola padrona... della tua...mente... lei...che ha ucciso... il tuo angelo.

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di Maria Greco Ed ora piango! (Per Sandro) Amico mio, morto per overdose in una fredda stazione di città. Ricordi? Avevo bisogno di un amico e tu me lo hai dato in dono. Avevo bisogno di un sorriso e me lo hai regalato. Amico mio, hai avuto bisogno di aiuto … PERDONO … … non avevo capito. Ti avevano abbandonato tutti. Io volevo non farlo, CREDIMI. Per non vederti nella tua più totale sofferenza. … PERDONAMI. Mi sento come gli altri. … Ed ora piango!

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di Andrea Guerrieri Lo scoglio di Frida E l'erica profumata bassa di roccia e i cactus spinosi le foglie di fico nel sole accecante di un caldo asfissiante, le muovevano precipizi di ricordi assillanti. Eppure il Mare era cheto. Il cielo di un sereno zelante. Cheta la polvere di una terra bollente. Cheto il vento. Di un silenzio ascendente. Dolci i profili degli scogli affioranti. Non volle guardare giù nel triplice Mare, in parte di sé poi dei dubbi e del sale. Sentieri più stretti aveva percorso e più ingrati. Strani incontri. Grigiori striscianti. Eppur cheto era il mare. Bagliori cangianti. Sfumati i colori. Il Tempo le diede una calma Assoluta. Poi fremé un solo istante. Gli scogli pungenti le lacerarono il corpo. Ma l'Anima si sparse nelle acque di sale.

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di Agnese Iannone Piange il cuore Cala l’umore piange il cuore lacrime cocenti, sgorgate da occhi, che han visto lo spettro della miseria e umana sofferenza. Si veste d’oro e di diamanti la ricchezza, ostentando lusso e lussuria, mentre la povertà, vestita di miseri stracci langue tra stenti e privazioni, odiando l’ingiustizia sociale. Volti di bimbi affamati… denudati, a una tragica fine inchiodati come Cristo in croce, parlano senza voce, reclamando il sacrosanto diritto a una vita di dignità. Il potere dell’ingordigia, poco o niente fa per tanta gente, colpita da una sorte infame, destinata a morire di fame. Al vento dell’indifferenza si sussurrano parole e promesse lusinghiere di giustizia e solidarietà, scaturite da un cuore di pietra, senza pietà e carità. Piange a dirotto il cuore se gelido è l’amore.

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di Angela Maria (Lina) Intruglio L’altra faccia della medaglia L’aspetto luccicante le gemme di contorno brillano come stelle e tu accarezzi un sogno. Non vale essere saggi non paga la lealtà essere figli onesti in questa società. Perimetri sfasati pastiglie edulcorate specchi smerigliati ferite mal curate. Quello che non si vede lo trovi ad ogni passo nascosto sotto un sasso medaglia che non brilla. Anche l’argentea Luna che splende nella notte nasconde quella parte di sua opaca bruma.

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di Luca Ispani Morte e Vita Bagna il povero la pioggia dell' onestĂ gratuita crudeltĂ si innalza resta con le unghie impigliate le strappi sulla nuda terra per non sprofondare non chieder guerra sulla tua tomba elogi e fiori non il pane che cercavi la morte compensa la vita che volevi.

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di Ada Jacono Nessuna vita Irrompe la passione e giunge poi l’attesa. Marasma di pensieri, pregando ti scongiuro è chiaro il tuo diniego. Ed è una corsa al tempo Un grido soffocato straziate le sue carni avvolte dal silenzio, nessun vagito, non lacrima nessuno. Vita spezzata! Buttato lì nel secchio il frutto del piacere.

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di Cettina Lascia Cirinnà Bianco e nero … Sul cordino da bucato stesi al sole ad asciugare gioia e dolore. Bianco e nero l'uno accanto all'altro si guardano negli occhi pupille dilatate d'amore s’incontrano in un mondo nuovo dove l'arcobaleno regala un pezzettino di colore ad ogni angolo di strada ad ogni uscio, ad ogni casa. I colori dell'iride si riflettono sui muri nelle pozzanghere di questa città e una vita nuova si prepara a rivivere albe sconosciute…

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di Giuseppina Latini Donna o femmina Considerata un fiore, preziosa come una Dea, venerata, amata, odiata o imprigionata. Donna o femmina. Tu sei vistosa, tu sei unica, essenziale per procreare, utile a volte, oggetto o soggetto, tutto o niente. Con mani delicate, soffici e profumate sei sfiorata e con parole forti e colpi violenti sei annientata. Il corpo è tumefatto, sangue, non acqua, scorre su ferite futili per quanto profonde che si rimargineranno presto lasciando cicatrici indelebili. Le lacerazioni dell'anima rimarranno nel tempo inguaribili e incurabili. Ti hanno spezzato le ali, pugnalata con parole, stuprata e uccisa nel corpo ma la tua anima di donna o femmina è immortale perchÊ capace di emozionarsi e di amarti ancora e ancora.

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di Adele Libero Crisi Quando la vita ti vuole sa ucciderti lentamente, sa stringerti, farti male, morder l’anima e la mente. I colori dei giorni passati, sbocciati con te nel sole, carezzati dal benessere volano nel vento, come nuvole. Lacrime di pioggia ora coprono vecchi arcobaleni di speranza, e passi di piombo riportano, gli stupidi rifiuti del mondo. GiÚ al bar gli amici sorridono, aspettano un domani migliore, e mentre i fiori si addormentano, sospendo nel tempo il mio cuore.

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di Erba Liborio L’aquilone Le mie piccole mani tessono meglio un bel tappeto. Le mie piccole mani cuciono meglio un bel pallone. Le mie piccole mani tengono meglio la ciotola per l’elemosina. Le mie piccole mani sanno già imbracciare un fucile Le mie piccole mani, su un viscido corpo d’adulto. Le mie piccole mani nell’oscura stanza giocano con le stelle, nella triste notte del mio cielo, cercando nel sogno l’infanzia rubata. Le mie piccole mani coprono occhi senza luce, che conoscono la violenza dello sguardo dell’orco. Le mie piccole mani sono protese verso le tue, mio piccolo amico. Le tue piccole mani possono scegliere cosa e quanto mangiare, le mie solo un’unica ciotola di riso al giorno. Le tue piccole mani possono scegliere cosa indossare, le mie solo un unico straccio. Le tue piccole mani giocano col pallone cucito dalle mie, le mie non conoscono alcun gioco. Le tue piccole mani conoscono le carezze di una mamma, le mie le ferite di un’ipocrita indifferenza. Fratello mio, la lontananza rende piccolo il ricordo, come la remota stella accanto alla vicina luna. Avvicinati a me, vedrai quella stella uguale a te. Avvicinami a te, aiutami a ritrovare la luce nei miei occhi. Avvicinami a te, corriamo insieme, tenendo tra le nostre piccole mani, un aquilone.

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di Melina Licata Solitudine Scandisce il tempo tutte le ore respiri inerte la tua solitudine. Un ticchettio maledetto continua senza sosta i minuti diventano un nodo che stringe fortemente il tuo stanco cuore. Ormai è roccia erosa la tua vita consumata lentamente dagli anni da un mare silenzioso e dall'andirivieni di onde sospinte dal vento nella riva dell'indifferenza. Ormai roccia erosa che si sgretola pian piano senza una mano amica senza sostegno. Stanco appoggi il tuo capo aspetti. Forse un raggio di sole ti accarezzerà domani forse asciugherà la tua fragile anima abbracciandola con un caldo e dolce sorriso perché tu possa non sentirti più un uomo solo.

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di Lia Lo Bue Resti di donna Calmata infine l’altrui profonda arsura sei rimasta sola e abbandonata da chi in un passato non tanto remoto aveva con te le sue voglie placato. Involucro dorato di una mezza vita, fantasma di piaceri su un legno relitto, sei sopravvissuta alla tempesta della violenza per dissolverti, morendo subito dopo, nella quiete del nulla.

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di Daniele Locchi Il futuro e' s/Fiorito Ăˆ un lacrimogeno quello che ti fa fumo ai piedi un messaggio di un dio "non toccare il Paradiso lasciami lavorare preparo il posto tuo all'inferno". Ăˆ un manganello quello che ti massacra la faccia un consiglio a non scendere dal marciapiede mentre le auto passeggiano sopra cadaveri e sogni. Sono i miei occhi che piangono non per il fumo ma per quello che vedo in trasparenza vorrei rompere questa finestra correre in strada e strapparti al deserto.

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di Rosario Lubrano Hamid gioca a pallone Hamid, gioca a pallone corre e lo rincorre. Corre incontro alla vita, rincorre sogni. Ha forza e grinta, ha l’entusiasmo che solo un bambino può avere. Il vento alle spalle e il sorriso sul viso, guarda il cielo, che non ha confini, ha i piedi per terra, quella terra stretta in una striscia inventata da altri, ma la sua mente va oltre l’orizzonte. Hamid, gioca a pallone perché i bambini devono giocare. Poi, la vita si volta e comincia a inseguirlo. Lui corre, scarta una mina, evita il filo spinato, inciampa, cade e si rialza, ha la polvere tra i capelli e in bocca, sapore metallico, come il piombo che sibila a un respiro dal suo orecchio. E cadono come moscerini gli altri come lui, i loro sogni strappati come ali di farfalla, non voleranno più, la vita è dura, è crudele. E il sorriso si fa ghigno, squarci di dolore si aprono nell’anima come i tagli sulla tela del pittore folle. Il mondo candido di una volta, si tinge di rosso, ma la vita è un gioco e lui deve giocare. Hamid rincorre il pallone, ma il suo passo, si fa lento, porta con sé il carico di dolore. Poi, una palla piomba dal cielo. E’ un attimo, non la sente arrivare, non sente il calore che l’avvolge, non sente dolore. Una lacrima, evapora dai suoi occhi. Rotola lontano il pallone. Hamid, ha smesso di giocare.

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di Daniela Lupi Donne abusate… Mi stavi raccontando la storia… La solitudine era diventata quasi palpabile: Mi avete lasciata da sola, mi stavi dicendo la paura mi avvelenava la vita. Non ho avuto scelta, l’orco mi seguiva dappertutto, si comportava come un signore davanti agli altri… Mi chiamava “Amore!… Ogni volta che diceva questa parola sentivo il suo pugno nello stomaco, gli schiaffi e gli insulti… “Vieni amore mio”, mi dicevi… ed io morivo ogni volta! Sto pensando perche si chiama l’amore-Amore? Non è che hanno sbagliato? Non è che si chiama morendo? A-morendo lo chiamo io!” E sei andata via.

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di Leonora Lusin Aleppo Tempesta, sciame di bianche farfalle e rondini stremate senza approdo termometri rotti galleggiano equinozi e solstizi alla deriva. Petali di rose negli abissi datteri di mare sui palmizi tornerĂ la pace ad Aleppo?

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di Manuela Magi Quello che vorrei sentirmi dire (per tutte le donne uccise da un amore malato) Ti guardo sfogliare le ore donna mia. Mentre osservo le tue mani nell'aria che accarezzano i giorni, ecco immenso il calore che invade e ti sento nel petto, dove giace l'amore che tocco. Sei l'aurora che colora il crinale quando poso su di te il mio risveglio, se l'azzurro del mare sa di sale e la salsedine copre lo scoglio. T'accarezzo sul collo e la nuca mentre intreccio capelli - alle dita i miei sensi s'involano lesti, come aironi sulla spuma di un'onda. Io vorrei non finisse la notte che separa il respiro e le labbra ma restasse di tenero buio, dove possa io vedere il profilo del tuo corpo e del viso il sorriso. Ti somiglia il tramonto e come raggio che scalda la schiena la tua luce mi scivola addosso, mentre sento che mi abiti dentro. Sei rugiada su foglia d'aurora, madreperla di conchiglia smarrita e marea che ricopre la riva quando soffia il grecale, tu sei mia. La tua pelle sa di zagara antica di limone e di un'isola vera dell'estate che tinge la sabbia di silenzio al rumor di risacca. Io ti amo sul respiro del vento che di musica arpeggia il meriggio e se le palpebre smarriscono il sogno sarò io ad asciugare il tuo pianto.

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di Claudia Magnasco Sarcasmo e utopia Quando ascolto le lezioni di alta morale, rivolte ai politici in generale, da parte di chi forse neanche si rende conto di ordir, nel suo piccolo, lo stesso tornaconto. Quando una donna viene abusata da immondo soggetto, fuori da un locale alla moda, oppure in un ghetto. E quando sento mormorar che in fondo lei se l’è cercata, perché era davvero troppo truccata! Quando son distesa in spiaggia a goder del solleone, intenta a leggere gli aforismi di Platone e mi appare un ragazzino che infila sotto la sabbia, la plastica che avvolgeva il suo gustoso panino. Quando un padre di famiglia, che con sudore e onestà, ha sempre lavorato sin dalla più giovine età e poi una sera si è suicidato, perché le troppe tasse la dignità gli han strappato. E quando qualcuno dice, senza alcun tatto, che forse non s’è ammazzato perché era troppo disperato, ma per via del suo cervello che già da tempo era tanto malandato. Quando dall’alto dei cieli sento predicar sincerità,

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amore e tenerezza e invece quel che noto quaggiù, è spesso un defilé di rapporti vestiti d’ipocrisia e amarezza. Quando vado in ospedale, dove ogni cosa sa di morte anticipata, anche se io son là, solo per una mano slogata. E quando chi soffre aspetta in barella, tra le lacrime di sua sorella, un dottore che abbia tempo per visitarlo e magari, se ne avanza, anche per provare a curarlo. A causa di questi e vari altri fatti, a volte mi par d’annegare in un mare di matti. Un mare di occhi cuciti di indifferenza, stupidità e pregiudizio volgare. Ma se è vero che al peggio non c’è mai fine, anche il meglio può aver grandi orizzonti, a costo di dover scalare mille monti. Ed è a questa utopia che voglio restare ancorata, per non farmi risucchiare da questa realtà così disgraziata.

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di Emanuela Mancini Discarica implosa rifiuti delimitati da una bolla d'ordine chi è fuori ha paura chi è dentro è logorato dal dubbio. Amiamo gli scarti che ci soffocano o abbiamo metabolizzato i detriti come una parte di noi? Non ci rimane che esorcizzare l'orrore con la scusa dell'abitudine.

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di Nicola Manicone Disoccupato Stong senza fà nient penz 'a c'aggia penzà stanco d'ozio stanco 'e fà niente stanco pure 'e sperà. Pe mmè nè Dummeneche 'e riposo nè Lunnerì 'e fatica! C'aggia fà?

Disoccupato Sto senza far niente penso a cosa pensare stanco di ozio stanco di far niente stanco anche di pensare. Per me né domeniche di riposo né lunedì di lavoro! Che posso fare?

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di Maria Manna Una tempesta di pioggia Le sue sordide mani segnarono il suo corpo. L’odore acre e ripugnante le subissò l’anima. Un gemito e l’esplosione di un pianto la loro colonna sonora. Il suo sudore, una tempesta di pioggia che incrociò i suoi occhi violati.

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di Salvatore Marinelli A tua madre.. (una storia di Alzheimer) Seduta su una sedia c’è una donna bambina… In una casa svuotata della memoria Non ricorda più cosa... aspetta. Il ticchettio dell'ora dei pasti scandisce il suo tempo tutt' intorno è avvolto da un'attesa lattiginosa. I pensieri zoppicano ed un sorriso s'affaccia. Gli occhi fissi e distanti di un azzurro ancora fresco. I gesti lenti di grazia e di eleganza non ancora smarrita. Ella aspetta austera e impaziente. Intanto mi arriva la voce: ti faccio un caffè? (l'ennesimo).

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di Duilio Martino Fuori dalla corsa (Esodati) Disconnessi, è trendy dirli “esodati”, espulsi dal circuito... fuori gara catorci d'epoca coi cerchi sgangherati; è così che appaiono in andatura lenta un po' sbilenchi - due fari opalescenti gli occhi consumati. Ho speso poco tempo per ammazzare ed interrare il mio vecchio adesso firmerei assegno in bianco per riabbracciarlo disperato. E poi le autovetture da rottamare quelle incidentate manco tenute in conto per la corsa prudente- mente già scartate. Di cosa diavolo si va a blaterare? Ma poi Signor Ministro son pendolare e per s-campare al sinistro dalla periferia vado in treno a lavorare.

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di Daniela Massa La vita in una donna Il potere della vita è racchiuso nel seme di una donna. La donna che patisce con coraggio le sofferenze del parto fa di lei una creatura divina. Un uomo che violenta una donna, violenta il seme da dov'è nato. Un uomo che violenta una donna, ripudia se stesso. Un uomo che violenta una donna, violenta l'innocenza della vita. Un uomo che violenta una donna, violenta la vita che la madre stessa gli ha donato.

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di Salvatore Massari La crisi Carissimo Mio amato amico Dove il tuo sguardo Dove i tuoi occhi guardano Eviti il mio E ti nascondi Da mesi non sei Dove sei stato per vent’anni Liquidato per necessità Spenta la speranza Fatica il tuo sorriso A ritrovarsi Ti vedo allontanarti Mestamente Mi manchi Mi mancano I tuoi discorsi Il tuo bonario modo La confidenza Le ore passate insieme discorrendo Non sei come prima Umiliato Disperso Alla ricerca Di una dignità Che non trovi Al mattino Non sai come il giorno Si occuperà di te.

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di Valentina Meloni La macchia nera sul cuore Nessuna lacrima lava questa macchia sono monco di una tessera: il puzzle incompiuto grida vendetta e muore soffocato dal suo stesso urlo. Nera deforme si allarga sul cuore nessuna voce nessun colore. I sogni privati delle ali, dileguano nel precipizio cadaveri dimenticati seminano la via del dolore, lentamente l'agonia del segreto serra il fiato. Il sangue ripugna: non puoi travasare dalle vene quell'orrore. La paura inchioda e sparge il suo veleno cibo e acqua sanno di sporco il pane di cartone. Nessun sogno ravviva la speranza. Smarrito il sonno assieme alla ragione. Ricordi aguzzini mordono il corpo sopravvissuti alla vita in una bolla di sapone.

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di Antonio Meola Svegliati Non guardare lontano chi ti farà del male a volte lo sai molto vicino sta. Non guardarti le spalle chi violenza ti fa tu, lo conosci già . Quante volte per quello strano amore tu lo hai perdonato, quasi sempre ti sei colpevolizzata, davi la colpa a te per tutto quel male che lui ti fa. Ti riempie di paure, le sue colpe tutte su di te le fa ricadere. Adesso però è ora di svegliarsi, prendi il tuo coraggio, amati, rispettati, allontana da te la fonte del tuo male. Dai al tuo coraggio la forza che tu hai, con fermezza spezza le catene che schiava ti legano al suo male.

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di Biagio Merlino 'O paese mio Dint' 'o paese mio, stà n'ombra scura, ca nott' 'e ghiuorne nun se fa vedè! Accatta e venne sulo c' 'a paura, e 'e tutt' 'o rieste, nun ne vo sapè! E trase dint' 'e viche e tutt' 'e ccase, e quanne vene nun se po parlà: e si nun vuò capì, le vene a naso, e nun ce stanno sante 'pe prià! Chistu paese mio l'hanno vennuto, 'pe quatte sorde e tanta n'famità; e mo ca tutt' 'e stelle so cadute; rimmane 'o chianto e chi vo faticà! O sole è vivo e nun s'arrenne maje chianto surgivo frutto tu darraje vasule 'nterra 'o ffuoco sta durmenne abbrucia e scanna 'e nfamità sutterra

Il mio paese Dentro il mio paese, c'è un'ombra scura, che notte e giorno non si fa vedere! Compra e vende solo con la paura,

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e di tutto il resto, non ne vuole sapere! Entra in tutti i vicoli e in tutte le case, e quando viene non si può parlare: e se non vuoi capire, gli viene al naso,(Alle orecchie) e non ci sono santi per pregare! Questo paese mio lo hanno venduto, per quattro soldi e tanta infamità: e adesso che tutte le stelle sono cadute; rimane il pianto di chi vuole lavorare! Ma il sole è vivo, non s'arrende mai. Pianto sorgivo, frutti tu darai piantali in terra il fuoco sta dormendo, brucia e scanna e infamità sotterra!

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di Lucia Merola Eroe ignaro Al di lĂ della barricata per amor di patria o anche solo per un tozzo di pane. Il fiero giuramento ha rivendicato il sacrificio. Il sangue versato ha scolpito il tempo nel rosso vermiglio, lacrime amare di chi impotente resta a guardare. Il bacio della morte ti ha accolto senza il tuo desio. Ora avvolto in un drappo tricolore saluti Madre Patria, che non ti ha accudito ma che tu hai amato sacrificando la tua vita. Eroe ignaro in un tempo senza eroi.

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di Maria Micelli Chi sei tu Chi sei tu... chi... dove portasti le mani tue, dove le andasti a posare, sul corpo infranto di bimba... ed ora nessun urlo potrebbe mai saziare l'assurdo dolore, il petto inferocito dei graffi tuoi porta il segno. ...chi sei tu.. chi... pezzato di pianto è l'animo, ignuda di sole, nessun urlo, nessuno... solo un sussurro, intorpidite son le misere spalle, un sussulto, un altro... misero è l'animo impoverito dai gesti sconci ...tu... giĂ - chi sei? ed ora un urlo straccia il petto di quest’anima ferita.

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di Ausilia Minasi Figli di Dio Anch’io sono figlia di Dio lui mi ha guardata e io sono venuta al mondo. E chi l’ha detto che non potevo guardare niente, che dovevo sprofondare nel porcile dei potenti, solo perché loro hanno i soldi!? Ma chi me lo dice, che non sono sporchi. Io guardo il mondo e dentro ci vedo gli occhi di Dio, che mi guardano e piangono perché ho il cuore che muore e le mani piene di sangue, che pagano per l’ignoranza di chi nella vita non ha avuto niente solo il nome, che si porta addosso. Ma ora che guardo un poco più a fondo, vedo il culo del mondo sottosopra e la merda cadere come lava, che imbratta tutte le cose e i potenti neri e bianchi devono lavarsi le mani e la coscienza per poter entrare nella grazia di Dio. Perché il lavoro e il sudore scendono dalla fronte dei poveri lavoratori, che per un pezzo di pane devono morire dissanguati come cani senza padrone.

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di Palma Mingozzi Di Bello Ero povera Ero povera Da bambina Ho fatto la fame Ed i soldi mancavano sempre Ero povera Non giocavo con le bambole I miei vestiti e le mie scarpe Erano usate Donazioni di gente estranea Che presero pietà Sullo stato di una bimba poco amata Ero povera Mi divertivo dentro i boschi di Lussemburgo dove Gli alberi erano i miei amici Raccoglievo le castagne Giocavo con le lumache Rubavo le fragole dei prati A chi non sapeva che avevo fame Schizzavo i piedini dentro Fiumini di acque preziose Erano giornate di sole Non volevo tornare a casa Ero povera Ma ricca di cuore e ricca nell'animo Ed il mio angelo non mi lasciò E Dio mi guardò.

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di Matilde Mistral Viandanti Le foglie gialle a strati lungo i lati della strada, marciscono. Macerano distratte dalla pioggia e da una notte che non le turba. Sembrano larghe fette di pane dentro al vino se guardo da lontano lungo quel viale teso ma se attraverso zuppa quella distesa viva che si lascia andare per scordare rivedo solamente dei figli che abbandonano una genealogia per inseguire il vento.

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di Cesare Moceo Rinascita Giornate gelide a produrre rinunce e poi addormentarsi respirando arie di dolore ferite umilianti nelle ore d'angosce vissute. Cercare "alchemiche creativitĂ " a creare nuove emozioni negli sguardi smarriti di uomini obbligati a braccia incrociate con nelle mani i calli del lavoro e la disperazione nei volti segnati dalle rughe. Invoco oggi le Fate del silenzio contro lupi che ululano agitando gli spettri del brivido e nutrendo i rumori delle paure nell'imporre egoismi e minacce rivestite d'ipocriti continui tradimenti. Abbiate pena delle nostre anime ferite dai tormenti nella malinconia dei gesti e dalla nostalgia della ricchezza perduta. Fate che nei nostri cuori ritornino a vivere orge di vita civile e che i nostri figli attingano il nettare dell'amore senza cadere nella tentazione d'esser cinti con una corona di foglie di carciofo.

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di Enzo Moretti Caro Amico Amico mio col miele tra i capelli mossi dagli angeli belli: abbiamo vagato tra le onde dei flash stupefacenti nel dileguare gli oceani delle nostre solitudini, trasportati sulla spiaggia della sabbia dei coralli fino a otturarne i tramonti dentro gli occhi ciechi, innalzati senza spinta nella vertigine dei cristalli sul monte piÚ alto per vederli senza fine. Dalla vetta innevata di neve non fredda, abbiamo visto il fantasma del guerriero antico danzare sulla scogliera del nostro mare. Seduti ad un tavolo imbandito dai coriandoli del carnevale, abbiamo provato la fame dei piatti vuoti percuotersi sorda nello stomaco fino a inchiodare le ossa. Poi siamo diventati due continenti lontani bagnati dalle stesse acque, ognuno a cercare sÊ come i gamberi con le cadute a segnarci le ginocchia. Uscito dalle mura che contenevano il tuo drago, la punta della sua coda ti ha toccato con l'ultima squama. Mi hanno detto che eri quasi giunto a casa, all'alba, nella nebbia. Là sei rimasto, sulla panchina seduto rigido, spalle al giardino e il volto pallido verso la soglia. A me, è rimasto il suono delle campane.

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di Genoveffa Genni Morganella Quando piange una madre è Dio a piangere! Ci sono madri che non piangono mai, consumato è il loro grido tra quattro mura di fuliggine ove nessuno vede. Ove nessuno sente le voci dei fantasmi negli occhi di un bambino che non ha piÚ ricordi del sole e tremano sulla guancia violacea che non osano sfiorare quelle dita sottili come fili d'erba irrequieti di sangue e vento. Ma lei sempre gli sorrideva e mai smarriva le note della sua ninna nanna nelle notti di veglia senza luna. Ricuciva gli strappi ai vestiti a ricoprire i seni ancora maturi di latte senza un lamento, chiudendo gli occhi e le braccia a quell'ombra maestosa contro la sua fragile carne. Ci sono madri che non piangono mai!

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di Silvano Mosca Maratoneta Sento nelle mie carni dolori lancinanti, odo che nei polmoni ho due mantici sbuffanti, ma un passo dopo l’altro, con l’occhio sulla meta ansante mi trascino, sono… un maratoneta. Come un maratoneta! Dolore e sacrificio, come quel messaggero, che per portar l’auspicio corse sì tanta strada per perdere la vita, corse come nessuno; per dire al Re è finita. Orgoglio fatto uomo, in un epoca di vinti, lo sguardo è si velato, ma ho cervello e cuor convinti; nessun mi può fermare, né dolore né fatica, non corro per la gloria, io… corro per la vita. Ho ali di seguaci che gridano ai miei fianchi, con occhi sorridenti ma con i volti stanchi, e… sento già la voce di qualche ragazzina Campione sui tre metri! Un gigante… in carrozzina.

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di Tamara Muresu Imbarazzanti rifugi accoglienti Trovo ci sia qualcosa di mostruoso nelle abitazioni dietro usci e imposte chiuse al di là dei vetri lindi di un abitare malsano tra pudiche apparenze… Oltre variegati balconi da ornamenti floreali variopinti esaltanti profumi di normalità… Queste trincerate esistenze celano ahimè forse soprusi qualche volta violenza altre ancora dolore rimorsi rimpianti spavento… vita.

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di Katia Musu Amore senza IdentitĂ Silenzio inverosimile avvertiva nello strepito del suo abbraccio possente nell'apparente figura d'uomo profondamente dolce nel suo essere interiormente donna. Delicata la sua mano le sinuose forme femminee dell'amata lambiva con estrema premura avendo gran cura della sua natura sentita simile alla sua. Sofferente strideva urlava stretta incatenata nella sua stazza talvolta odiata e ripudiata. Maschio in cuor di femmina strepitava con ardore al tocco del suo corpo. Amabile veemenza la sua carezza nel sfiorar i suoi seni insito in lui il forte desiderio di possederli. Nell'esplorar il suo sesso era uomo col suo vezzo forte ebbro brividi sulla pelle mentre il suo sesso di piacer esplodeva.

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D'altro canto desiderava esser amata e dominata: situazione vissuta a lui piaciuta. Lei capì non rabbrividì acconsentì una verità parte di una realtà che col cuor cieco d'amor accettava priva di esitazione: Amava col cuor ambedue le sue nature: un uomo in una donna una donna nell'uomo. La sua straordinaria anima amava priva di sesso rappresentato solo su carta che col nome d'uomo lo identificava. Anime libere nel volo il loro sogno d'amor condividevano lontane da ogni ragione impregnata di malsano pregiudizio… violenta ingrata la bellezza dell'ambito sodalizio.

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di Domenico Nenna Rosso mattone Come funghi sorgeranno tra rari spiragli di sole simili a neonati cresceranno nei loro primi anni di vita. In panni verso il cielo il mio grido salirà vano odo l’eco nel mio pianto pagare, non c’è più vanto. Nel rincorrere è la speranza tempo di salutare la mia panza anche se sfioriranno i raggi del mio e dell'eterno azzurro. Sono belle e fredde se curate riscaldate con sangue loro amate. Affogo, ora non c’è più vento restano ombre allungate e cemento ancora lento. Giungle di aspro splendore rosso mattone e il mio investire ora, è nero il suo candore.

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di Giuseppe Nicosia Il piccolo pescatore di granchi "Loro" non hanno cambiato il tuo nome… Ti desideravano come l'acqua alla terra, come un sogno irraggiungibile come un cielo pieno di stelle… La loro vita era vuota, non conoscevano l’allegria, aspettavano in silenzio la notte per sognarti… Fra marche da bollo, domande… Insieme a lacrime amare…Ma--!! ad ogni risveglio portavano con sé quel dolore... Quante preghiere in quelle notti buie per scacciare quella domanda perché proprio… A NOI… Con il vento di primavera sei arrivato tu da lontano insieme ad una rondine… piccolo David… Il tuo pianto era felicità in quella triste casa… I tuoi occhioni neri erano luce per quei due cuori ormai rassegnati con il loro fardello di dolore nel vivere da soli… Adesso peschi granchi di mare sul grande scoglio dell’orso e sorridi al sole. Il tuo sorriso di oggi è una speranza d’amore per il loro domani.

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di Ivana Orlando Sfregio Reincarni tempo al calar d’ogni mia veste. Lenzuola ora intatte indossano cemento. Sassi e terra dimora d’abuso. Grondo sangue d’ogni tua spinta. Ultima tua doglia recide cordone. Raccolgo pelle lasciando ventre.

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di Antonella P. Di Salvo Gli ultimi In un pugno è la sofferenza degli umili... nelle loro lacrime amare il segreto di urla celate, sui loro volti il crudele destino di infinite rughe: di solitudine di dolore... e di sanguinante cuore. Si dibattono nella quieta speranza di sogni mai vissuti, silenziose ombre di pallide mani crepate dal freddo e dal tempo. Vivono le ultime ore ricercando senza fretta sorsi di umanità tra panchine cartoni e singhiozzi dell'anima.

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di Giuseppe Parnoffo La luce interiore Sii come finestra sul mondo, e da ogni luce che dall'esterno filtra, cerca di migliorarti, carpire, imparare qualcosa. Non agitarti ma fanne tesoro. Se quella luce non solleva di sicuro insegna!

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di Simonetta Paroletti Gli uomini non sono matematica Gli uomini non sono matematica. Diverso non è maggiore o minore. Diverso è possibilità è un altrove. L'uguaglianza si cerca per paura, per mancanza di forza, per vigliaccheria, ma vuoi mettere la curiosità la fantasia che muove il salto dell'inaspettato. Altri mondi ci sono altre galassie e grandi navi possiamo costruire per andare da me a te e varcare il mare chiuso del Mediterraneo.

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di Samuel Paterini Davanti a me Davanti a me passano donne e uomini, come in un copione li leggo, li osservo e li vedo combattere. Davanti a me passano i giorni, li scruto, gli corro dietro, ma non riesco a raggiungerli. Dentro di me l'aritmetica somma di una speranza, trae sempre la somma uguale. I ragazzi fuori dalle scuole, dalle fabbriche, li sento sempre urlare! Privati di un futuro, penna in mano come una lancia, piatto pendente di una bilancia. Davanti a me si consuma l'ennesimo sacrilegio, colletti bianchi stinti su auto blu, si inventano l'ennesimo sortilegio. Dentro di me ritorna la sete di giustizia... Seppur frivola e spuntata la lancia, rimane il legittimo inchiostro di questa penna che scrive su un foglio il giorno che verrĂ .

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di Antonella Patti Vita, mi senti ? Ci sono anch'io con i miei difetti, sĂŹ le mie debolezze ma anche i miei sogni, i miei desideri la mia voglia di vivere, non solo d' esistere. Sono stanca di aspettare, di guardare il cielo e vedere solo nuvole. Sono stanca di elemosinare tutto amicizia, soldi, conforto, fiducia, serenitĂ . Vita, ascoltami!

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di Massimo Paudice Sta seggia Stò 'ncopp' 'a sta seggia assettato sulo pecchè 'a vita accussì ha vuluto. 'E cosce, sti dduje piezz' 'e carne appis', che 'e tengo a ffà? Nun pozz' correre e cammenà! Io nun so' diverso all'ate io nun song' n'omm' a mmità. Tengo 'na dignità, pure io voglio 'a pussibbilità 'e putè campà. Dint' all'uocchie d' 'a gente nun voglio leggere 'a pietà nun me serve a me serve putè sperà dint' 'a 'na vita ca nun me lassa for' e ca m'abbraccia comme si foss' nu criaturo.

Questa sedia Sto su questa sedia seduto perché la vita così ha voluto. Le gambe, questi due pezzi di carne appesi, che li ho a fare? Non posso correre e camminare! Io non sono diverso dagli altri io non sono un uomo a metà. Ho una dignità, anche io voglio la possibilità di poter vivere. Negli occhi della gente non voglio leggere la pietà non mi serve a me serve poter sperare, poter sperare in una vita che non mi lascia fuori e che mi abbraccia come se fossi un bambino.

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di Calogero Pettineo Vite violate Nelle anime bianche profanate impaurite e dal viver segnate si riversa la pioggia sporca su angeli innocenti e senza colpa. Sosteranno a lungo, solo pianti stretti in sgradevoli bisbigli chiusi da amari risvegli di amici che si confessavano santi. E nel tempo colpirĂ il graffio dei fiori dai sorrisi neri e le notti dallo andar adagio mai liberi da mostri menzogneri.

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di Cristina Pinochi Perché Oh… Lysiane… Lysiane Quanta Irrefrenabile Spasmodica Vulcanica voglia di Vivere che ho e quanta Morte debbo sopportare Ancora. "Marzo 2013 Coppia di coniugi si uccide causa insolvenze"

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di Cristian Pintus (Kumalibre) Un motivo in più Al risveglio è sempre un incubo tutto chiaro così limpido ti darei la mia salute senza pensarci due volte lotterò per te con tutte le mie forze spesso mi sento inutile resto a guardarti pagherei per un tuo cenno 3 anni che non parli ti meriti una vita come tutti gli altri anche dopo la morte io continuerò ad amarti un altro giorno passa poche novità esco di casa per staccare ma… nella mia testa ci sono troppi pensieri ti prego Dio dammi la forza per restare in piedi mi sento fragile come un bicchiere di cristallo vivo tra paradiso e l'inferno ogni giorno è un guaio ho nascosto troppe lacrime mi sento a terra non reagisce questo corpo esanime. Credo nei sogni e sento che ce la farò ora ho un motivo in più per dire ancora no spero di non deluderti mi impegnerò come non ho fatto mai credo nei sogni e sento che ce la farò ora ho un motivo in più per dire ancora no spero di non deluderti mi impegnerò come non ho fatto mai. Non importa dove la vita ci porterà della felicità nemmeno una briciola ma non starò a guardare con le mani in mano sarò presente perché non potrei starti lontano sei circondato da tante persone che ti amano hai una donna al tuo fianco....un angelo hai pagato ogni tuo errore ora vivi nel dolore la vita così non ha più sapore camminerò per te parlerò per te smetterò di farmi male domandandomi perché come ti ho promesso mi darò da fare nessun regalo può eguagliare l'affetto di un padre adesso siamo più vicini non distanti come un tempo anche se questa malattia ti sta uccidendo

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credo nei sogni sento che ce la farò ora ho un motivo in più per dire ancora no. Credo nei sogni e sento che ce la farò ora ho un motivo in più per dire ancora no spero di non deluderti mi impegnerò come non ho fatto mai credo nei sogni e sento che ce la farò ora ho un motivo in più per dire ancora no spero di non deluderti mi impegnerò come non ho fatto mai.

ndr testo della canzone video http://www.youtube.com/watch?v=1nftqKjlPq8

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di Luisa Pira Migrante Se salirà alla gola il rimpianto, ti toglierà il respiro la solitudine, se la nostalgia vincerà e sarai lontano, se avrai paura e tremeranno i polsi, se tutto ti escluderà e nemica sarà la vita, chiudi gli occhi migrante. Entrerai nelle stanze del cuore, sentirai il respiro dell’anima. Fra mille trame di luce, nell’ armonia dell’universo, ai confini tra sentimento e ragione, troverai la strada. Amerai come hai sempre sperato e saprai, che il mondo ti appartiene.

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di Daniela Pireddu Solo Due occhi piccoli, ormai spenti, ma non stanchi di guardare il mondo con quella luce che solo i vecchi che tornano bambini hanno nello sguardo. Le ossa fragili, i vestiti troppo larghi, i pensieri ormai persi chissà in quale meandro dell’anima, la mente che cammina tra labirinti senza cercare una via di uscita, che annega tra gli abissi più cupi senza saper nuotare o magari senza volersi salvare. La solitudine seduta accanto, abbracciata al cuore come un salvagente per affrontare la paura che arriva all’improvviso. Girano i giorni tutti uguali, non fa differenza la pioggia, né il sole o la notte, quando il tempo non ha più voce.

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di Silvestra Pittalis Poeti di strada Invisibili a tanti sono le ferite che lasciano nei poeti i versi mai scritti. Alacre e malinconico è sperare nella vita mentre il suo nome è inciso su una gelida pietra. Queste parole sono per il vento tremule vacillano fra i righi intimi, a percorrere incertezze. L’ultima stilografica è deperita ieri fra le righe del tempo e una pagina macchiata di scuro inchiostro. Impercettibile, nello stomaco avviluppato, il mio cuore conduce un'orchestra priva di strumenti musicali. Monologhi dispersi sono i sogni,

che lasciano spazio ad una realtà che scricchiola. ..... La finestra è chiusa.

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di Vincenza Postiglione Amare, conoscere, capire, spiegare e sentire per vivere ci vogliono almeno questi cinque semplici verbi ma qui c'è troppo caos e non si può giocare con le parole. Qui si campa per morire.

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di Rosy Pozzi Umanità Il caldo d’inverno Fra mani protratte Fra mamme bambine Fra bimbi ammassati Fra padri isolati Fra affetti negati Fra studi mancati Fra non occupati Fra pianti silenti bisognosi di tutto Ma… fra visi felici Fra dolci sorrisi Fra teneri sguardi …Attendendo… …Attendendo… Attendendo La mano di chi Sottrarsi non sa… Per un cuore che soffre C’è un cuore che dà… Ma non per pietà Ma per il valore, Ma per il volere E il nostro dovere Dell’Umanità…. Finché si potrà!

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di Michele Prenna Il paradiso Ai poveri a quelli che stan male dicono che è una prova perché son stati scelti e un giorno a ricompensa avranno un posto in Cielo intanto quei dannati in Terra stanno bene li sfottono perfino e quando se ne vanno pieni di necrologi d'encomio con rimpianto ridono dai giornali così per me sentenzio che ha diritto ogni uomo a un po' di paradiso e se quaggiù è all'inferno non è affatto giusto promettergli felice la vita dopo morto.

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di Gianluca Regondi Progresso Ogni verità viene masticata nell’amaro e vacuo gioco dell’assolversi. Sarà per non calpestare le aiuole del vicino assordato, o dall’istanza di un isterico gioco chiamato benessere. Sarà l’obsoleto dogma del sacro e del divino che si scontra con un futuro piegato nel nome di nuovi dei, invocati dal progresso per generazioni ancora più anonime. Così gli uomini avrebbero deciso le loro stagioni tagliando vita da insperati sorrisi di compiacimento avrebbero conquistato un destino migliore, in nome di un progresso chiamato globale solidale e pulito, in nome della vita nel rispetto dei deboli come vorremmo che fosse. Rimangono solo nuvole raggrinzite nelle proprie rughe esplose. S’accorgeranno degli occhi nascosti di una tempesta perfetta, arriveranno scortate da lampi di fulmini idrofobi trasportando grandine e vento, e una rabbia quasi divina avendo memoria del giudizio degli innocenti immolati per questo granaio assurdo e inutile.

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di Paola Ricossa Solitudine bambina Sulle tue piccole spalle il peso di mani macchiate dall'assenza di carezze. Nei tuoi occhi feriti il buio e la paura senza braccia dove rifugiarsi. Nel tuo cuore pulito il tic tac di un tempo senza spazio per essere ascoltato. Sul tuo viso ancora il sorriso esplode di luce quando ti guardo, ti riconosco. Ti chiamo per nome. E ti dono esistenza nel vedere che ci sei.

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di Giovanna Rispoli Angoli Vado trascinando questo mio corpo per le strade del mondo tormentato. Mi soffermo e guardo i tanti aguzzi angoli: un bambino dagli occhi spenti vorrebbe amore non elemosinato. Allora si scuote la testa che pesante, volger gli occhi al cielo non riesce. Scandisce le labbra una preghiera stringendo l’interrogativa lacrima in petto. Trascino questo corpo gravoso che lentamente perisce frantumato dai mille coscienti e astrusi angoli del mondo.

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di Pierfrancesco Roberti Violata Soffio d'anima vestito di donna uccisa di silenzi spezzati di labbra uccisa di sussurri vestiti di sangue violato d'amore malato d'uomo urlo d'anima nel silenzio del mondo tenera immensitĂ .

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di Maria Romanetti Non mandarmi via La notte è fresca, la luna calante, la belva abusa di te ed io, fragile goccia, inizio a vivere nel tuo ventre indifeso. Due, dieci, cento gocce ed io, inconsapevole degli orrori del mondo, continuo a vivere. La tua paura, la sporcizia addosso, la mia innocenza, il volerti già bene. Le tue lacrime, colonna sonora della mia piccola vita che cresce. Ancora tu non sai di me, di ciò che sento, di ciò che provo, di questo bene che è diventato amore, amore immenso. Ma tra poco saprai e allora mi odierai, mi maledirai per dissacrare lui. Non mi vorrai, mi ucciderai per annientare lui. Non farlo Mamma, tienimi con te. Cammineremo insieme, sarò la tua luce, ti insegnerò il sapore della vita e nelle notti insonni ti stringerò la mano. Ti prego Mamma, non mandarmi via.

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di Carlo Romano L’uomo che parlò al cielo Sotto il ponte della Ghisolfa in una Milano caotica, stressata, trovò riparo l’odioso, il miserabile, l’uomo senza pane, né arte, né pace. Il freddo latente nella notte scalfisse le debole ossa di colui che non ebbe voce, né foghe. La decadenza è un corrosivo che graffia i graffiti della mente, il sunnominato suo malgrado si ritrovò inerme, freddato per la sfrontatezza inumana di un destino avverso, sottratto, in natura l’uomo nel dolore vacilla è impotente, incapace perfino di pensare, per il gelo mordace si contorce come un verme delirante, è davvero straziante sentire freddo e avere fame, lo sciagurato cerca riparo, un senso di calore… in un paltò lacerato, insudiciato… dalle brutture quotidiane. L’infelice esasperato alzò gli occhi al cielo… e urlò disperato: "A quel Dio sordo che non sa ascoltare, che non adocchia lo squallore del presente, quel Dio che si è assopito e non si accorge che tra i figli suoi c’è tanta discrepanza e disparità." Il misero è stanco si accostò al muro, in solitudine diede sfogo a un pianto muto, non si sorregge più in piedi confabula e trema, con parole frastornate prega. "Oh mio Dio… perché mi hai abbandonato? Cosa ho fatto di sbagliato, di male, per meritarmi questo illegittimo calvario? Perché hai scelto me… per addossare con disumanità sulle mie spalle una croce così atroce,

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perché hai scelto me che non ho voce? Ho freddo, ho tanto freddo… ho i brividi addosso il mio corpo più non sento, vorrei dormire in un caldo letto, avere lei accanto che mi accarezza umanamente, dolcemente, sogno di entrare per l’ultima volta per un momento… nel suo eterno, ma sono qui… a dannarmi l’anima a consumarmi dentro. Sono avvilito e stanco, il gelo soggioga ostinatamente i miei poveri resti, non ho più dignità… né pace, ma solo dolenza, preoccupazione latente. L’indigenza si è insinuata come un cancro delirante nelle viscere, nel mio sangue raggrumato, la povertà è quel tragico buio che disorienta e annienta, umilia e ferisce disperatamente sempre… chi non ha niente chi è costretto a vivere, tra sordi, ciechi e dementi. Oh mio Dio perché hai scelto me sacrificato me che non ho più fede?" L’uomo non si riabilitò per il tremendo gelo perse le sue forze il suo credo, nella infausta notte solitaria, in quel misero luogo di escrementi e ratti incontrò finalmente la pace… il rimedio universale, il suo angelo pietoso quella tragica notte non ebbe riposo scriverà per lui la parola fine con l’eterno rito.

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di Teresa Romeo Il carnevale di Arlecchino Una mano nera come carbone, tesa verso un pugno che non diventa carezza. Oh papà che elemosini pietà non per te ma per un figlio da sfamare, ma quanta umiliazione nel tuo cuore di padre e uomo per una vita che non dà speranza. Una mano grande che ad ogni mio sconforto di bambino mi consola. Che posso fare per te papà? Sono nel cuore della fanciullezza, non conosco verità. All’indifferenza di chi può ma non dà mi giro dal lato opposto e vedo un mondo tutto colorato, è il giorno di carnevale, il carnevale di Arlecchino poverello come me. Occhi di innocente che tra i pupazzi di cartapesta vede il papà e la mamma vestiti a festa. Una pioggia di coriandoli lo diverte. Davanti la porta di una Chiesa, con quella mano nera come il suo cuore, il Signore chiedeva carità e la gente che andava e veniva davanti all’altare a quel poveretto nemmeno lo guardava. Spero in quel martedì finale che si bruci non solo il carnevale, ma tutta quella falsità che disonora la nostra miseria e povertà. Mi resta solo la compagnia di Arlecchino che mi diverte col suo inchino, a mio padre gli resta l’amore di un figlio che non conosce povertà.

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di Annamaria Romito Pensando al domani Un silenzio roboante stordisce le menti e noi uomini di cartapesta barcolliamo, nessuno crede che avvertiamo dolore girovaghiamo assorti e smarriti, tra tronchi anneriti da smog tra strade sconnesse e avvallate, tra fiori appassiti e putrido fango, sembra la fine del mondo ma è il mondo di oggi che assale le menti e le brucia. Poveri occhi guardano e inorridiscono le mani tremanti portate sul viso... la gelida fronte cola sudore, un freddo sudore che sa di dolore, tutto è fatica e ti chiedi per cosa? Vivere è appena un gesto accennato, un cielo che sa di timore sovrasta grandi spazi pieni di vuoto da dove non emana calore, un’apocalisse è scesa su noi ci spaventa ci rende ansimanti. Questi giorni senza certezze ci lasciano privi di voglia di fare, di credere che qualcosa possa cambiare, ma la speranza non vuol morire un nuovo sole sorgerà un mondo nuovo... dove un uomo potrà ancora sperare e vivere pensando al domani.

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di Teresa Rosito Bambini soldato Crescono identitĂ sperdute nel gioco delirante della guerra; ricomposte in tristi realtĂ d'accusa. Anche la tua voce di bambino rincorre gli sguardi ciechi della noncuranza. Vorresti ridere ancora e non di rabbia e di tormento vorresti giocare ancora ma non la guerra da soldato. A che serve il nostro mare di quiete se il tuo ha variato quei colori; a che serve la nostra capacitĂ di vita se la tua vita delira sul selciato. Io, lontana, rivesto il mio giorno nuovo mentre il tuo, concesso al massacro, cresce e si dilata sugli occhi braccati dal tuo spento sorriso.

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di Maria Rotolo

La violenza non fa rumore, ti scivola dentro con la quiete di un ruscello. Stagna sopita dentro te in attesa che tu le dia voce. Ăˆ un livido nascosto, un pugno ignorato, quella bugia raccontata come il piĂš sacro dei dogmi. La violenza non fa rumore. Lo fanno i chiodi piantati sulla tua bara.

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di Michela Ruggiero Stalkers

Zecche in suzione d'altrui anime bevono lacrime e sangue sfamando col danno dell'altro il loro bisogno di morte. Come carogne si passano la preda. Il prezzo è in tasca.

Stalkers! (mercenari senza guerra)

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di Maria Giovanna Ruscito

Il clima che non c'è più Il clima che non c'è più è quello delle parole, delle carezze affettuose del focolare. Il clima che non c'è più è quello delle emozioni dei sorrisi ingenui e degli abbracci naturali, spontanei. Il clima che non c'è più è quello dei regali accanto al focolare delle colazioni insieme mattutine o dei frullati di frutta fresca. Il clima che non c'è più è quello dei caroselli... e poi tutti a letto. Il clima che non c'è più è quello dei baci... la sera quelli di mamma e papà ancora amici. Il clima che non c'è più è quello dei divieti al telegiornale. Il clima che non c'è è quello delle notizie esilaranti o delle ingenue lacrime tristi. Ora, però, c'è di più... tutto ciò che allora non ci mancava.

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di Mariella Russo Sanguino Sanguino Ininterrottamente. Un fiume che scorre senza posa. Parte dal profondo delle viscere tocca i miei dolori si arresta solo se mi inchino paziente perdonando me stessa. Sanguino. Un'emorragia cerebrale che mi dilania dal profondo deprivandomi di me stessa della mia forza vitale. Sanguino per me e per tutte le donne del mondo per ciò che Ê stato per ciò che vorrei fermare. Sanguino....

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di Alba Saiu Umanità Siamo circondati da ignoranza gente che ti osserva con noncuranza che ti giudica senza conoscerti ti spinge con le spalle al muro senza darti la possibilità di alcuna difesa… Non esiste parola dialogo, sorriso… Solo gratuite ingiurie e dita puntate senza sapere della tua vita… Giudizi per come ti vesti per la vita che fai ma che TU non conosci se porti i capelli lunghi o una gonna troppo corta… Ma se sei triste a nessuno frega anzi è un modo per pensare male di te emettere sentenze senza possibilità di replica… Ma qui, infami non siamo in un teatro e io non voglio applausi. Umanità, tolleranza pazienza… questo è quello che cerco… Non è una frase fatta… … Più conosco te umano e più AMO te animale…

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di Carmelo Salvaggio Condanna Immergersi in illusioni di sogno di volontà inconsce a viver realtà affogate all'ombra dell'insulso qualunquismo che opprime e sovrasta come neve sporca ai bordi delle vie d'inaridite metropoli d'echi osceni di vita. Pregherò i corvi del parco che becchino i semi d'odio ormai violentemente attecchiti alle coscienze e alla terra nell'anima e nelle dissacrate aiuole tra occasionali falò e steli di siringhe senza fiori ad uccidere speranze. Non sarà l'acida pioggia di cieli grigi a lavar sconce menti a far chiara la notte a rinnovar la vita.

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di Maria Santoro Infanzia abortita Otto anni! Il calice del fiore della vita, appena accennato. I petali ancora socchiusi. Era un fiore non ancora sbocciato che, aspettava ansioso la sua primavera. Una primavera travolta da un uragano violento. Quel fiore non ancora baciato dal sole, sradicato dal giardino della vita, conosceva già la morte precoce dell’anima. Una morte soffocante, come una nube tossica che, l’accompagna tutta la vita. Infanzia frodata! Infanzia negata! Infanzia screpolata! Infanzia flaccida! Infanzia aggrinzita! Infanzia incenerita! Infanzia annichilita! Infanzia seppellita! Infanzia mai esistita! O uomo snaturato e violento! O uomo irruente e cruente! O uomo assatanato e insensato! O uomo perverso e maldestro! O uomo ubriaco e assetato dei pori epiteliali femminili! O uomo favilla di Satana! Placa le tue bramosie. Placa le tue voglie di voluttà, dogliose e omicide per le donne. Placa i tuoi flaccidi sensi corruttivi. Non rendere più anoressiche le anime ed i corpi, non sono di tua proprietà. Il tuo essere è nulla davanti a Dio. Il tuo essere sarà cenere per l’eternità. Il tuo corpo, non si compatterà nella resurrezione della carne perché corruttore e mangiatore di anime e carne umana.

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di Maria Scivoletto Strada La schiavitù non è finita, c’è sempre stata. Donne aprite gli occhi, perché altre donne più giovani di voi, devono patire l’inferno? In mano a uomini criminali, convinti del loro martirio …vincere… sopraffare. Perché altre donne le sfruttano? Il ricordo del loro martirio, le ha assoggettate alla legge …della strada. Il cuore indurito… la violenza subita, le porta ad essere invidiose, rancorose, …perdere l’orizzonte …vince il denaro …vince la paura. La vita non è tutelata, mercificata, proprio perché odiata, la dignità offesa due volte ...i figli dell’uomo camminano …morti nel mondo… annientati e violenti. Aprite il cuore alla Speranza, superate il trauma, siate solidali …con le altre donne… sorelle nel dolore. Se amate un uomo criminale… aiutatelo, …cambiare… pagare i misfatti… riparare l’errore… Aiutate …chi vuol far Bene …far finire il martirio. Lasciate …l’orrore. Ritrovate …la speranza. La paura difende…non deve uccidere, il corpo… rispettate… la vostra anima. Il dolore non deve provocare …altro dolore Donne… Uomini… ritrovate l’Amore … ad un passo da Dio.

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di Paola Secondin L’indifferenza Cupo è il sole addolorato che non incendia più la terra, racchiusa è la luna offesa in grembo al cielo, e fredde son le stelle di pece ricoperte. Il firmamento celeste è svanito, dall'orrore inghiottito. Spento è il sorriso sui visetti impauriti dei bimbi, piangono i vecchi che di tanto odio non san darsi pace, e intanto muore il mondo, soccombe tra i bagliori dei fuochi che di sangue e di morte accendono il cielo. L'universo che Dio ha plasmato si distrugge tra le mani dell'uomo, cresce il pianto insanguinato delle genti cacciate e dei popoli decimati, e nel grido osceno dell'umanità divisa, lacerata e usurpata, la bellezza della Terra sfiorisce, la gioia della vita s'appanna, e insieme a lei anche la pace s'annulla. Battagliera avanza l'ombra senza onore della guerra, l'aria si fa torva e greve nei giorni senza ore, mentre tace e d'indifferenza si riveste lo sguardo timoroso di chi non soffre, e da lontano sta a guardare come se niente fosse. Vergognosa è l'incuranza di chi chiude gli occhi per non vedere e si finge sordo per non sentire, vigliacco è il cuore umano

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che si rintana nel petto perchÊ incapace di provare pietà e compassione per i fratelli agonizzanti sulle strade colpite e invase dalle lotte. Meschina è l'indifferenza, umana debolezza che oscura la vista e i sentimenti annienta.

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di Valentina Selene Medici Cose da grandi "Sei qui, bambina mia temevo di non ritrovarti". "Sono qui papà. Siamo riusciti a fuggire dalla scuola. Ma perché ci sparano? Noi siamo solo dei bambini. Un soldato mi ha presa mi faceva male, sai papà. Ti chiamavo ma tu non c'eri e lui rideva. Ma perché, c'è la guerra, papà?” "E' una cosa da grandi, bambina mia". "No! Non è una cosa solo da grandi ma, se diventare grandi è questo allora papà, io mi siedo qui e pregando aspetterò, la mia pallottola".

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di Anna Serio Amore che uccide Amare sino a morire, nel livido colore di un corpo, che muto urla dolore e dignitĂ ancorata sul volto emaciato e truccato. Negli occhi paura, senza piĂš sorriso di te, donna avanzi in trincea tra violente carezze umilianti, di quel che parevan dolci movenze d'amore. Illusioni annegate in fiumi di parole bagnate ora del tuo sangue, sogni e promesse infinite, ora lancinanti ferite inferte da uno squallido onore, di maleodorante e infimo valore, di una virilitĂ vile e bestiale che anela ad un piacere infernale... e tu, tenero e profumato fiore, scintillante tesoro di dolce piacere strappato e incatenato a folle possesso, solo di nero, orrido terrore veste la tua anima morente: innamorata fosti della tua stessa morte... inconsapevolmente.

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di Nadja-Florence Siene Le coeur en berne Tu as troqué ma robe nuptiale contre un voile de solitude. Ton aube à genoux, et tes aurores mains jointes, océans de murmures, Et cascades de sermons, tu déambules de chapelets en psalmodies, les yeux au ciel... Et mon coeur en berne."

Il mio cuore a mezz'asta "Tu hai barattato il mio abito da sposa / contro un velo di solitudine. / La tua alba / in ginocchio, / e le tue aurore / a mani giunte, / oceani di sussurri, / e cascate di sermoni, / tu cammini / dai rosari / ai salmi, / gli occhi al cielo... / E il mio cuore a mezz'asta . traduzione è di Emanuela De Marchi ndA questa poesia "riassume" il dramma delle donne musulmane, trascurate, ridotte a "vivere" dietro i veli, nel silenzio ...

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di Marina Sirolla Donne Tra le mura domestiche o strade buie l'istinto animale di molti uomini, frustrati dalle avversità della vita, o geneticamente così da sempre. Esplode quella cattiveria disumana, colpisci non riesci a fermarti, su chi inerme ti sta accanto. La preda ha il fottuto desiderio di morire o di dire basta, ti vorrebbe fermare ma le forze non reagiscono e giace sconfitta. Se solo per un istante di lucidità apri quel cuore duro e inaridito, potrai capire il bello del sorriso di una donna. Siete uomini? Uomini no! Perché incapaci di amare, mani violente anime vuote, il passato non sta scritto sulla vostra lingua, mani di carta putrefatte dal male. Ai demoni vi darei per un felice banchetto di ciò che vi manca nel petto, violenza gratuita da cervelli in saldo, farei polvere di voi con lo sguardo, rabbia dura da mandare a fondo animi immondi!!!

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di Vera Somerova Requiem (a Yara) Piena di spettri è l’aura notturna… Vortici assurdi agitano la mente. I miei pensieri, simili a fatui fuochi danzano macabri balli tra tombe nei cimiteri. La luna si cinge di macchie sanguigne… Dai campanili di Brembate si levano suoni di pianto… Lei giace fredda tra le siepi, giovane farfalla dalle ali tagliate… La rugiada, pietosa, le inumidisce gli occhi. La chiesa, gremita, ferve di preghiere tra i santi dipinti sull’altare. Immoti, inutili. Le labbra esangui pregano… Fragile bambina, dov’era il tuo angelo custode? Su di te curvo solo il tuo carnefice in quella sterpaglia gelida. Pensando a te su questa terra dove tutto crolla dove il delirio gioisce ebete ed i piccoli affetti familiari franano sotto l’angosciose lapidi… Oh, bambina dalle lunghe chiome e dal sorriso spezzato dimmi, t’interessa la pietà? Un requiem per te, vittima di quelle arcane memorie dell’universo

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che crudelmente martirizza l’innocenza… Dimmi, riposerai in pace? Meglio una ghirlanda di fiori che una corona di spine. Ed io, misero poeta, ti penserò danzante tra le Silfidi e nei crepuscoli languidi ti cercherò tra i fiotti vaporosi di variopinte onde marine. E sarà d’allodola il tuo canto che mi sveglierà nelle albe dei ventosi mattini. Di fresco alloro e fronde d’ulivo una ghirlanda d’eterno per te intreccerò.

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di Daniela Sommella Una domanda Tremano gli ingranaggi del pianeta chiedendo tregua ma la stoltezza umana a grandi morsi ha divorato il pane. Ora maschere ebbre danzano festanti e il pubblico pagante applaude inorgoglito... risate a denti finti protesi di sorrisi spingono al patibolo legalitĂ e rispetto porgendo lame roventi d'ignoranza e di volgaritĂ ! Su tavole imbandite i piĂš sazi eruttano promesse e brindano, turpiloquiando, vessilli di rinascita strozzando la natura della parola 'pace'... Tra ritmi urbani sconsacrati terrazze illuminate toccano le nuvole impazzite e il suolo vibra la sua disperazione... In un cortile spento rotola una palla e la sua ombra... "chi penserĂ al futuro???"

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di Rita Stanzione Solo un numero L'ingegno del caso t'ha tirato al mondo pugnetto di carne misero d'amore. Nutri le fauci di fiera mai abbattuta ignaro d'altri mondi possibili. Indossi l'arma e il volto agguerrito piccola comparsa senza nome. E' il destino d'una terra che mischia le carte e gioca. Sei numero per uccidere e cadere. Numero con segno meno. Un puntino nel campo. Nemmeno un commiato quando ti estingui forse piĂš nessuno saprĂ ch'esistevi. Solo la terra mentre si colma di rosso.

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di Antonella Stelitano Anima errante Innanzi ai tuoi occhi mi sento piccola fratello, crucci e pensieri, pensando al tuo fardello, diventano leggeri. Ho un tetto, un letto e se ho freddo mi scaldo davanti a un caminetto. Il resto è eco fuggevole nel ceruleo cielo. Provo a capire come così si può finire… Ma mi perdo, per i sentieri di un labirinto chiamato vita. Dalle tante vie fiorite, dalle tante vie spoglie e desolate. Questo cielo stellato da cantori e poeti decantato è per tutti uguale. È coltre soave! Ma può essere spinosa e acuminata coperta se è il regalo di una sorte ingiusta. Vorrei porgerti la mia umile mano ma, giusto un attimo, sei già lontano, in cerca di quel seme sconosciuto che un dì lungo le vie hai perduto. Anima errante di vicolo in vicolo traballante.

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di Grazia Tagliente Crudele danza Ho sognato sempre di te lunga distanza mentre ballavo mesta crudele danza, mi giuravi amore allo spuntar del sole ma corpo battevi a ogni levar di luna, placar dovevi un’irrefrenabile follia finché rivoli di sangue sputa ora il cuore che lento il suo batter qui abbandona. Tutto di me hai violato e percosso ogni respiro hai domato e risolto, esplosione di nenia nell'aria s’effonde mille stelle singhiozzan nella notte fonda, alla morte dei miei sogni d’innocenza solo alberi sfrondati da tanta sofferenza e senza speranza il verde perde baldanza. Troppo sangue sul pavimento scorre tutto s’intinge di ciliegia rosso scuro perfino la parete n’è rimasta imperlata mentre la mente m’ha ormai abbandonata. Così quest’azzurro senza confine e vento più coglie i miei sguardi di tormento e tra un profondo silenzio che solo a me parla la morte cerca dimora per ringraziarla. Come vorrei scordare questo mio supplizio ora che tra spazi privi di oltraggi e sevizie sto per aprir finestre a nuovo cielo per poter vivere un’eterna vita priva delle tue percosse infinite. E potesse il mio martirio sì cruento frantumare d’altre donne muri di scontento, ad occhi chiusi e cuore aperto ho sin qui peccato perché sempre te ho amato … ed ancora t’amo errando … ora che inferno sto attraversando, potrò mai afferrare così il paradiso un dì?

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di Grazia Tarascio Anima ferita Al canto di tua anima ferita non aggiungo che amore intrecciandolo al mio essere nessuno. Volto che ti porge la mano dentro occhi finiti in uno schermo, dove clicco parole, che con un mouse rispondono a parole amate, amanti sulla tastiera senza veli. Anima ferita, non sono nessuno forse sono qualcuno che ti passa accanto che ti vive dentro per abitare nel tuo dolore senza chiedere nulla in cambio, se non uno smile da cliccare per dire ci sono... Una tastiera di una personal la bellezza di un nessuno che porge mano ad anima ferita ad ascoltar dolore senza chiedere nulla... Dietro una tastiera c'è un mondo di parole, distratte, insensate, impazzite ma anche un mondo d'amore... Basta trovarlo‌ Senza chiave d'accesso e sulle tue corde... Basta un clik...

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di Viola Tatham Africa Sottili braccia tese come raggi da diversi soli nel cielo degli oltraggi. Gioco di vecchi bambini appesi a polverosi finestrini di colorati autobus stranieri e ammutoliti vacanzieri dietro freschi occhiali scuri. Bianchi sorrisi che non sai spiegare piedi nel fango, occhi di mare. Cresce il vocĂŹo e ti buca il cuore chiedono pane, senza pudore non caramelle che danno la sete. Corpi coperti da stracci e mosquiti danze tribali, notti di riti. Reo tutto il mondo che tace. Canti di guerra, inni di pace tra acqua impura come il peccato. Qualcuno ricorderĂ di questo viaggio non solo il mare e le feste del villaggio?

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di Maria Teresa Tedde Il tuo assassino Lo guardavi negli occhi rosso sangue il tuo assassino vestito di tempesta. Cercavi di capire i suoi fantasmi fra pupille sbarrate in buio della notte. Innocente anima di perla che non sa vedere le ombre. Il tuo corpo violato ha lanciato saette di dolore nel vuoto di un cuore nato spento. Brividi di orrore fuggiasco han circondato il bosco voci di Ave Maria sospese su nel sole. Sbocciata appena in terra di viole minuetti leggeri danzavi nella vita. Hai stretto quella mano fredda e immersa di follia. Odorava di bianco pungente il gelsomino stanco. Il tuo corpo macchiato di rosso. In occhi di bestia cieca di marmo furore schiumoso addosso cucito. Nel vento che soffia primavere di te onde di acerbo amore stampate su prati. Cuore sepolto in voragini stagnanti voci acute, singhiozzi di terrore. Sperma asciugato al vento morto di vita infranta ai piedi di una pianta.

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di Elio Testa Le tre e diciassette Alle tre e diciassette non ci son sogni, non c'è coscienza del bene e del male. Solo fratture da riparare senza una scienza che non ristagni. Parti di vita fragile a fette: è questo che accade alle tre e diciassette. Duemila impronte di un vento Scirocco, di uno scomposto pensiero, di uno un po' sciocco e ubriaco, che ora cammina per strada nascosto. Questo la vita avanti ti mette, è questo che accade alle tre e diciassette. Non c'è delirio, insonnia, speranza, non c'è per niente vecchiaia che avanza. C'è solo l'animo che pallido ammette: è questo che accade alle tre e diciassette.

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di Karen Tognini Urla lontane perse nel vento Ăˆ un ramo spezzato senza piĂš linfa di urla lontane perse nel vento. Bambini gonfi speranze vane... nati per caso nella casa di fango nati da madri magre di tutto. Paesi lontani... Terra bagnata da lacrime asciutte. Lacrime amare bagnano il mare son lacrime scure luci del cuore. Sorrisi di vento sorrisi tristi sorrisi d'amore.

Sogni d'oro in terra di tutti son mere illusioni!

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di Maurizio Trapasso Respirare Strade deserte, occhi ombra immersi nella solitudine corpi bagnati che combattono la polvere fredda con copertine di cartone cerco tra i detriti il grande ristorante di latta, oggi ho potuto trovare solo briciole d'aria e nutrire qualche sorriso sconosciuto.

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di Francesco Troyli Donna del sud Dall'alba al tramonto per tutto il giorno tutti i giorni una donna in gramaglie e' china sulla terra avara per strapparle il pane amaro quotidiano... Sotto il sole di fuoco sotto la pioggia battente è lÏ, piegata in due senza lamentarsi mai... Le sue mani sono appassite riarse e piene di calli e non le sente quando fa una carezza ai suoi figli... Ritorna a notte alla sua famiglia e il suo unico desiderio e' quello di sdraiarsi per non crollare di fatica... Non ha altro avvenire: e' condannata alla fatica di ogni giorno... E i giorni passano tutti uguali fra loro senza speranza... E si accorge di avere il corpo e il viso distrutti e non ha piÚ lacrime da versare... E non ha ancora trent'anni...

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di Massimo Turbi Ho aperto le ali Nuda sono stata davanti a te guardandoti negl'occhi spenti di malinconie mai digerite ho aperto le ali nell'accoglierti con misericordia dannata creatura fragile senza tempo nelle notte insonne guardavo le miserie nelle mani gonfie di solitudine immergendole nella pioggia sporca di onnivore mortificazioni ti ho sorriso come nessuno ti fece amandoti con la tenera passione di un angelo alla porta del cuore rassicurandoti con veemenza dai pugni allo stomaco della vita rendendoti felice anche per un attimo nel farti vivere appieno l'amore mai provato.

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di Lorena Turri Io donna Io donna, con le mani indolenzite dentro bucati senza mai un rattoppo, con mille doppie punte nei capelli, con occhi dilaniati da zampate di galli o di galline prepotenti o noncuranti, sì, cammino a stento su due bucce di gambe come arance candite, sui miei piedi cementati, gonfi e scalzi, nei passi dell’incerto (arrivi mai arrivati, attese in coda); io sorrido, sebbene le mie labbra, dalle minestre troppo riscaldate siano ogni giorno sempre più bruciate. Però, io donna, grido - ché si sappia - : “da sempre con le cosce spalancate ad un inderogabile dovere, non so niente, più niente del piacere”.

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di Chiara Vacchieri Gutta cavat lapidem Non basta nascondere la testa sotto terra per non vedere lo scempio della guerra. Quando la povertà è causa d’emarginazione non basta dar la colpa alla disoccupazione. Quello che per Dante fu l’inferno oggi è la storia del malgoverno: dove la politica, sarcastica, arride la schiavitù, stremata, s’uccide. Quanti posti vuoti senza preavviso eppur non bastano i gironi agli esodati che per il paradiso han rinunciato alle pensioni. Pochi voti dati alla violenza bastano ad eleggere l’intolleranza quale carnefice di un’umanità ch’è vittima della propria inciviltà. G iustiziare le O pinioni C onduce i C ittadini all’ I ndebolimento dell’ A utostima. A ssicurando alla G lobalizzazione O gni pensiero si C hiude la bocca di C hi pensa I ndividualmente al bene A ssoluto della collettività.

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di Maria Grazia Vai Ovunque muove la rassegnazione Scaglierebbe insieme alla pietra fattasi parole di sangue, tra i silenzi -ingiusti delle sue strade, anche lo sguardo violento dei suoi ausili, rimasti orfani d’una mano che, solo nella luce del sonno le porge la sua voce, e l’ascolta. Mentre nell’eco del giorno che non ritorna nasconde tra gli sguardi invisibili la realtà delle sue gambe paralizzate, e lì soltanto le sente correre, fino alla spiaggia del conforto dove il mare è babilonia d’ilarità, o finalmente il gergo straripante d’una vittoria, -madre d’altre apoteosi da riempire. O dimenticare. Urne in cui bruciano insieme al silenzio, da cui fluisce intatto -tra le ossa ancora vive- il sangue di una rosa. O solamente il grembo -che n’è la spina, conficcata nello zoccolo della bestia che l’ha uccisa.

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di Giulia Vay Misura Accetta il tuo fallimento uomo come un atto di generosità verso tua madre che ti ha dato la vita. Accetta e prova a stare a vedere, a lasciar fare il mondo (dopo quello a tua misura) a misura di donna. Vedrai che ti piacerà. Prova almeno una volta a starle accanto silenzioso come lei è stata fin da quando ti ha avuto nel ventre al principio dell'umanità. Ma se sbaglierà allora parla: lei capirà o almeno ci proverà. Lo farà perché è stata tua madre e non vuole avere ragione: lei vuole dare la vita anche quando tu la uccidi. Provaci fino al suo fallimento e ripartiamo da capo. Allora troveremo insieme la misura, solo allora.

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di Fabrizio Visconti Un mondo che non sa leggere E rimpiango in segreto il non averti colto per volerti...lasciare fiore libero in quel campo... invernale...imbiancato dal Tuo candore... e in silenzio ascolto i tuoi pensieri.. rivolti...al cielo... desiderando...un abbraccio... un sorriso... un tua lacrima che lentamente si riversa sulle mie labbra lasciandomi il sapore di Te donna e bambina... e la visione di Te cosĂŹ bella come un opera d'arte inestimabile che vive nella galleria di un mondo che non sa leggere l'anima... Tu...sempre...tu per un attimo...Ti ho avuta in un attimo andrai via... ma rimarrai sempre dentro di me...di me... e sarĂ cosi...

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di Lucia Volpi La prevenzione è un'illusione Dopo che le nubi hanno lacerato più cuori è tornato a splendere un raggio di sole. Non so darmi pace quando penso ai quattro ciarlatani con la macchina da presa che recitano platealmente il calvario della gente. Nell’attimo che medito in cuor mio sento ogni brutto evento si dovrebbe arrestare prima del parto. Ma il progresso ha un prezzo con un cartellino nascosto ci son venditori che per sentirsi importanti a tutto sono disposti.

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di Mara Zilio Filo d'Amore Cala il sipario, s'illuminano le ombre, ho atteso ore infinite ... su passi stanchi e incerti in corridoi rumorosi, strappato i capelli, graffiato con unghie pietra grigia inzuppata di lacrime incidendo solchi di vita indelebili. Sono solo un bimbo, abbandonato, dimenticato, in cerca di due occhi che plasmino la mia vita a rapirmi il cuore. Sogno, ora disegno parabole con il filo d'amore lanciato da chissĂ chi, pronto a regalare dolcezza e sorrisi... i miei.

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di Italo Zingoni Un uomo Ho visto un uomo a cercare speranze in un cassonetto colmo di rifiuti, il volto coperto da un sudario e spine nei suoi occhi a bucare il cuore che ormai non ha più voce ha già sepolto la sua rassegnazione scavando la roccia dell’indifferenza muta di chi passa e continua dritto la sua strada di chi gli serve aceto misto con cicuta e gli conficca un’altra lama nel costato un uomo che m’insegue ovunque vada crocefisso dalla buia insofferenza del potere che mai rende a nessuno ciò che ha dato schiavo del denaro e soggetto al suo volere. Ho visto un uomo figlio di un dio minore che a sua immagine vaga in un deserto a cercare una ragione che possa dare un senso alla sua morte e alla nuova sua resurrezione. ( E’ questo il vero verbo del nostro inutile sconcerto.)

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Ringrazio di cuore tutti gli Autori: Acireale Sara Maria Rosaria Addis Teresa Albora Marinella Alleri Mirella Ambrosio Maria Amoruso Paolo Annibali Paolo Arcudi C. Lilly Barnoffi Giovanna Baroncelli Eliana Barrasso Antonino Barratta Anna Barravecchia Salvuccio Basso Alfonso Belfiore Mariapina Bergera Tonino Bianchetti Monica Bianchin Patrizia Bianco Grazia Borla Sveva Borrelli Celeste Bosca Paola Botta Angela Botti Celesta Buono Nunzio Cacace Antonino Capitanucci Vincenzo Capizzi Eloise Cappelletto Andrea Cappelloni Gastone Capuano Bartolomeo Caputo Antonietta Carniti Emanuela Casini Marco Cassano Donato Castiglione Luca

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Cavalieri Roberto Caviglia Adriana Cenciarelli Silvana Centofanti Lorena Chiro Lina Cimini Eleuterio Citarei Loretta Rosa Blu Clemente Rita Colasanto Annarosa Collini Anna Cordovani Elisa Cotugno Matteo Cubicciotti Aurora Dadone Antonella D'Andrea Francesca De Felice Sandra De Iudicibus Rosalba De Maglie Assunta De Sanctis Marina De Stefano Michele (Poesia Anarchia) Del Moro Francesca Della Porta Momo Dellocchio Daniela Denaro Grazia Di Bernardo Nunzio Di Caro Valentina Di Liberto MarilĂš Di Vona Rosalba Distefano Salvina DonĂ Franca Duilio Martino Dusca Bassignani Anna Ensoli Patrizia (Hypatia Gentileschi) Evangelista Siria Faraci Rosario Fasani Pietro Erasmo Fiaschi Giancarlo

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Filippini Mariastella Filippo Valeria Finocchiaro Grazia Fiumara Anna Maria Focardi Fioralba Foddai Luisa Galibardi Concetta Gazzaniga Rosanna Gennuso Melina Ghiribelli Francesca Gilioli Luca Giordano Silvana Giorgini Daniela Giovinazzo Maria Pia (Lostris Hawass) Giuffrida Giuseppe Gorgoglione Ruggiero Grasso Giusy Grazio Pellegrino Greco Maria Guerrieri Andrea Iannone Agnese Intruglio Angela Maria Ispani Luca Jacono Ada Lascia CirinnĂ Cettina Latini Giuseppina Libero Adele Liborio Erba Licata Melina Lo Bue Lia Locchi Daniele Lubrano Rosario Lupi Daniela Lusin Leonora Magi Manuela Magnasco Claudia Mancini Emanuela

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Manicone Nicola Manna Maria Marinelli Salvatore Massa Daniela Massari Salvatore Meloni Valentina Meola Antonio Merlino Biagio Merola Lucia Micelli Maria Minasi Ausilia Mingozzi Di Bello Palma Mistral Matilde Moceo Cesare Moretti Enzo Morganella Genoveffa Genni Mosca Silvano Muresu Tamara Musu Katia Nenna Domenico Nicosia Giuseppe Orlando Ivana Palermo Antonella Parnoffo Giuseppe Paroletti Simonetta Paterini Samuel Patti Antonella Paudice Massimo Pettineo Calogero Pinochi Cristina Pintus Cristian (Kumalibre) Pira Luisa Pireddu Daniela Pittalis Silvestra Postiglione Vincenza Pozzi Rosy Prenna Michele

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Regondi Gianluca Ricossa Paola Rispoli Giovanna Roberti Pierfrancesco Romanetti Maria Romano Carlo Romeo Teresa Romito Annamaria Rosito Teresa Rotolo Maria Ruggiero Michela Ruscito Maria Giovanna Russo Mariella Saiu Alba Salvaggio Carmelo Santoro Maria Scivoletto Maria Secondin Paola Selene Medici Valentina Serio Anna Siene Nadja-Florence Sirolla Marina Somerova Vera Sommella Daniela Stanzione Rita Stelitano Antonella Tagliente Grazia Tarascio Grazia Tatham Viola Tedde Maria Teresa Testa Elio Tognini Karen Trapasso Maurizio Troyli Francesco Turbi Massimo Turri Lorena Vacchieri Chiara

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Vai Maria Grazia Vay Giulia Visconti Fabrizio Volpi Lucia Zilio Mara Zingoni Italo

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Ebook antologico realizzato da Matteo Cotugno Maggio 2013


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