Full research: Imprese ed ONG - COOPI Cooperazione Internazionale

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IMPRESE ED ONG: SINERGIE, RISCHI ED OPPORTUNITÀ DI UNA PARTNERSHIP

VINCENZA LOFINO In collaborazione con

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INDICE INTRODUZIONE

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ABBREVIAZIONI FREQUENTI

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PARTE PRIMA:

Responsabilità Sociale d’Impresa o Corporate Social Responsability

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Cap. 1 RSI “In Teoria”

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1.1 Cosa intendiamo per RSI o CSR? 1.2 Opportunità per le imprese 1.3 Dibattito a più voci sull’evoluzione della RSI 1.3.1 Disputa storica attorno alla “Teoria degli Stakeholder” 1.3.2 Oggi quali modalità di RSI si prospettano? 1.4 Ambiti di applicazione e Buone Pratiche rivolte agli Stakeholder 1.5 Il quadro normativo di riferimento internazionale 1.5.1 Le iniziative internazionali 1.5.2 Le iniziative europee 1.5.3 In Italia, cosa fanno le Istituzioni italiane? Cap. 2 RSI “In Pratica”

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2.1 I principali strumenti di Attuazione e Comunicazione del comportamento socialmente responsabile

PARTE SECONDA:

Partnership tra: IMPRESE e ONG

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Cap. 1

Creare nuove sinergie tra For Profit e Non Profit 1.1 Un’analisi S.W.O.T. 1.2 Modalità operative di partnership tra Imprese ed ONG

Cap. 2

La partnership dal punto di vista.. delle ONG 2.1 Qualche dato sulle principali ONG internazionali 2.2 Qualche dato sulle principali ONG italiane

Cap. 3

La partnership dal punto di vista.. delle IMPRESE e MULTINAZIONALI 3.1 Il punto di vista delle Imprese-Multinazionali 3.2 Imprese “virtuose”

Cap. 4

La partnership dal punto di vista.. degli ISTITUTI di INTERMEDIAZIONE 4.1 Qualche dato sulle associazioni che favoriscono l’incontro in Italia 4.2 Una realtà internazionale

CONSIDERAZIONI FINALI

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SITOGRAFIA/BIBLIOGRAFIA

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INTRODUZIONE

Come può un imprenditore, impegnato tutti i giorni nella gestione della propria azienda, assicurare all’impresa il vantaggio dato dalla competitività a lungo termine, la continuità degli affari e allo stesso tempo l’eticità delle proprie operazioni? Come avere costantemente “cura” dei propri clienti, acquisirne di nuovi, sviluppando nuovi prodotti e nuovi servizi, e assicurare profitti all’impresa? Sono proprio questi i punti fondamentali sui quali lavora la Responsabilità Sociale d’Impresa, nota anche come Corporate Social Responsibility, oggetto di questa ricerca. Partendo dalla definizione più comunemente accettata proposta dal Libro Verde della Commissione Europea che intende la Responsabilità Sociale d’Impresa “L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nella loro attività e nei rapporti con le parti interessate”, non possiamo prescindere da una nuova concezione di fare business senza aver prima considerato che la performance di un’impresa non è più solo performance economica, ma è anche avere in conto il contribuito dato alla qualità dell'ambiente ed al sistema sociale. Nella prima parte della ricerca si è sviluppata la tematica della RSI, a partire da una analisi delle teorie economiche, tenendo presente i vantaggi di tutti i portatori di interesse alla sopravvivenza di un’azienda ed i relativi ambiti di applicazione e, concretamente nella pratica, analizzando i principali strumenti di attuazione e comunicazione, in uno scenario normativo nazionale ed internazionale che ha accompagnato lo sviluppo del comportamento socialmente responsabile. Promuovere una forma di Partnership tra il settore For Profit e il settore Non Profit, è una delle espressioni pratiche di azione sinergica e propositiva di RSI. Le possibili sinergie collaborative tra imprese multinazionali ed, in particolare, Organizzazioni Non Governative, che sempre più assumono i connotati di vere e proprie Imprese Sociali, rappresentano il tema cruciale sul quale ci si sofferma interamente per tutta la seconda parte dell’elaborato dopo aver affrontato il contesto in cui può operare ed esistere concretamente una partnership. Si analizzano le modalità operative di partnership, accompagnate da una descrizione panoramica dei vantaggi, delle opportunità, dei rischi e delle difficoltà secondo il punto di vista di entrambe le realtà, sino a giungere ad una vera e propria casistica “sul campo” dei dati raccolti sulle principali ONG italiane ed internazionali, sulle imprese valutate socialmente “virtuose” e sulle associazioni di intermediazione che favoriscono l’incontro tra le ONG e le imprese. Nel passare in rassegna le “Best Practicies” sulle principali ONG, si tende ad utilizzare lo stesso metro di descrizione: dopo una breve presentazione dell’ente non governativo, ci si concentra sulle Linee Guida comportamentali di ognuna, ufficializzate o meno sul proprio sito istituzionale, e ci si sofferma sulle “Case Histories” come esempio di storie di successo dell’azienda non profit in partnership con l’azienda for profit. Si procede ugualmente con il punto di vista delle aziende e delle multinazionali, dapprima segnalate a campione nelle ultime indagini statistiche del 2008, in seguito “premiate” nelle loro storie di successo al Sodalitas Social Award, un importante omaggio, riconosciuto anche dalla Presidenza della Repubblica Italiana, e promosso dalla Fondazione Sodalitas, Fondazione per lo Sviluppo per l’imprenditoria nel sociale, ed uno tra i più influenti istituti di intermediazione in Italia, da attribuire ad aziende concretamente impegnate in progetti di responsabilità sociale.

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ABBREVIAZIONI FREQUENTI

CEO -

Chief Executive Officer or Corporate Officer Executive

Crm -

Customer Relationship Management

CRM -

Cause Related Marketing

CSR -

Corporate Social Responsibility

OCSE Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo Europeo (anche OECD - Organization of Economic Co-operation and Development) OIL Organizzazione Internazionale del Lavoro (anche ILO - International Labour Organization) ONG -

Organizzazione Non Governativa

ONLUS -

Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale

ONP Organizzazione Non Profit (anche ANP - Azienda Non Profit) ONU -

Organizzazione delle Nazioni Unite

PMI -

Piccole e Medie Imprese

PVS -

Paesi in Via di Sviluppo

RSI -

Responsabilità Sociale d’Impresa

SA -

Social Accountability

SC -

Social Commitment

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PARTE PRIMA

RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA O

CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY

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1. RSI “IN TEORIA”

Un’azienda che non sa far altro che soldi è un’azienda povera - Henry Ford -

1.1 COSA INTENDIAMO PER RSI (o RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA) o CSR (CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY)?

Non esiste una definizione univoca di Responsabilità Sociale, lo stesso concetto si traduce in termini affini, si parla di “etica d’impresa”, di “cittadinanza attiva”, di "cittadinanza aziendale" (corporate citizenship), di "sviluppo durevole", di “sviluppo sostenibile”, concetti che ruotano attorno ad una logica comune che risponde ai criteri del triplice approccio (triple bottom line), ovvero l’insieme degli aspetti economici, di tutela ambientale e di contributo sociale che fondano il giudizio complessivo su un’impresa. Pertanto la performance dell'impresa non è più solo performance economica, ma tiene conto anche del contribuito dato alla qualità dell'ambiente ed al sistema sociale. Ciò implica che le imprese, tanto per le grandi imprese multinazionali quanto per le medie imprese, fino alle piccole o piccolissime (micro) imprese, diventino consapevoli dei legami esistenti tra la dimensione economica, sociale e ambientale e delle ripercussioni che una decisione assunta in uno di questi ambiti esercita, più o meno visibilmente, sui restanti. Secondo la definizione più comunemente accettata che è quella del Libro Verde della Commissione Europea, la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) è “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nella loro attività e nei rapporti con le parti interessate” Laddove il concetto di volontarietà non implica alcun tipo di vincolo che impone alle imprese l’adozione di politiche e strategie di responsabilità sociale, l’azienda si impegna volontariamente ad andare oltre i limiti di legge perché ritiene che le pratiche di RSI siano in linea con la propria filosofia e i propri fini aziendali. Le istanze sociali ed ecologiche si riferiscono alle richieste di cui è fatta oggetto l’impresa con riferimento agli effetti indesiderati che le operazioni commerciali (ovvero tutte le attività caratteristiche del fare impresa. Conseguentemente a quanto detto, l’approccio di RSI non si aggiunge o sostituisce alle operazioni commerciali ma ne definisce i metodi e lo spirito) producono sulla società o ai disagi che la comunità in cui l’azienda opera può subire per causa o meno dell’agire dell’impresa. Nel Libro Verde è specificato che essere socialmente responsabili vuol dire non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici, ma anche andare al di là, investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate, ovvero prestare la giusta attenzione a un ampio ventaglio di portatori di interessi detti stakeholder quali lavoratori, consumatori, ambiente, comunità, poiché il loro benessere dipende, direttamente o indirettamente, dall’attività caratteristica dell’impresa.

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Sintetizzando, le tre sostenibilità che convergono nello Sviluppo Sostenibile sono:1 -

La Sostenibilità economica: Capacità di generare reddito, profitti e lavoro.

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La Sostenibilità sociale: Capacità di garantire condizioni di benessere ed opportunità di crescita equamente distribuite unitamente all’importanza della capacità di rispettare i diritti umani e del lavoro.

-

La Sostenibilità ambientale: Capacità di salvaguardare le risorse naturali e la possibilità dell’ecosistema di assorbire e tollerare gli impatti.

La Responsabilità sociale d’impresa costituisce, dunque, un nuovo approccio culturale per le imprese, che si esplica attraverso comportamenti improntati al rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, che si traduce in valore, in una lettura economica di capitale sociale2 La RSI contribuisce alla creazione di valore ed è quindi in grado di generare un vantaggio competitivo per l’azienda e non è da considerarsi come un costo, ma come un elemento che, se integrato nella governance aziendale, condiziona positivamente la performance dell’impresa e la sua competitività, migliorandone le prospettive di sviluppo duraturo e diminuendo il profilo di rischio.

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Fonte I-CSR.org. Pamphlet completo reperibile sul link: http://www.i-csr.org/images/csr_essenziale_a-z.pdf Inteso non solo come valore economico ma come reale accrescimento della ricchezza sociale dell’intera collettività. Fiorentini, G, Impresa sociale come “spin-off” sociale, in Non Profit, Franco Angeli editore, Milano, 2006.

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Le principali funzioni di un'impresa consistono nel creare valore tramite la produzione di beni e servizi che la società richiede, generando al contempo profitti per i suoi titolari e azionisti nonché ricchezza per la società, in particolare tramite un processo continuo di creazione di posti di lavoro. Le imprese sono coscienti della possibilità di contribuire allo sviluppo sostenibile gestendo le loro operazioni in modo tale da rafforzare la crescita economica e la competitività senza arrecare danno all'ambiente, senza fuggire dalle proprie responsabilità sociali e senza trascurare gli interessi dei consumatori. In tale contesto, un numero crescente di imprese ha fatto proprio il concetto di responsabilità sociale nei modi che seguono: a. Adottando un comportamento socialmente responsabile al di là delle prescrizioni legali; b. Tenendo conto delle ripercussioni economiche, sociali ed ambientali nelle proprie attività; c. Considerando la responsabilità sociale non un elemento "addizionale" alle attività fondamentali bensì una politica correlata con il tipo di gestione stessa delle imprese.

1.2 OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE

Agire in modo etico significa: -

Sostituire il concetto di profitto con quello più ampio di creazione del valore; Allargare il proprio raggio d’azione dai soli shareholder a tutti gli stakeholder; Coniugare obiettivi quali l’equità sociale, la qualità ambientale e la prosperità economica; Sviluppare misure volte ad accrescere la motivazione e la coesione del personale; Accogliere l’idea che l’impresa gioca un ruolo sociale e non solo economico all’interno della collettività.

Non si tratta, quindi, di puro virtuosismo, ma per l’impresa agire in maniera responsabile costituisce un’importante variabile strategica, in grado di migliorare le performance finanziarie, i processi di coesione interna, nonché, dal punto di vista del marketing, in grado di tradursi in una nuova via di posizionamento del prodotto e del marchio. Di fatto, un'impresa che adotti un comportamento socialmente responsabile, monitorando e rispondendo alle aspettative economiche, ambientali, sociali di tutti i portatori di interesse, coglie anche l'obiettivo di conseguire un vantaggio competitivo ed a massimizzare gli utili di lungo periodo. Un prodotto, infatti, non è apprezzato unicamente per le caratteristiche qualitative esteriori o funzionali; il suo valore è stimato in gran parte per le caratteristiche non materiali, quali le condizioni di fornitura, i servizi di assistenza e di personalizzazione, l’immagine ed infine la storia del prodotto stesso.

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1.3

DIBATTITO A PIÙ VOCI SULL’EVOLUZIONE DELLA RSI

1.3.1 DISPUTA STORICA ATTORNO ALLA “TEORIA DEGLI STAKEHOLDER”

La Responsabilità Sociale d’Impresa o Corporate Social Responsibility, nata negli anni ’70 ed affermatasi negli anni ‘80 e ‘90 fino ai giorni nostri, può essere proprio intesa come l’innovazione per la sostenibilità, ossia per uno sviluppo sostenibile dell'impresa e, più in generale, del sistema economicosociale in cui l'impresa stessa è inserita. Si tratta di un concetto assai discusso cha ha visto nel corso degli ultimi 40 anni, varie personalità dibattere sul tema circa l'integrazione delle preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d’impresa, ovvero la manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività. Esattamente come aveva intuito l’economista italiano Giancarlo Pallavicini, negli anni ‘60. Anticipando gli attuali sviluppi della RSI, egli sosteneva l’importanza dell’attività aziendale che pur mirando al risultato economico non può trascurare una serie di istanze etiche, morali, sociali, culturali ed ambientali, cui tendono gli obiettivi definiti “non direttamente economici” dell'attività d'impresa, perché derivanti dall’analisi degli aspetti di natura socio-economica. Tali istanze, se rispettate, possono essere in grado di esercitare effetti sulle possibilità di vita e di successo dell'impresa stessa, influendo positivamente sugli “Stakeholder” e caratterizzando l'ambiente e la società in cui essa opera. Proprio attorno alla teoria degli stakeholder3 di Robert Edward Freeman, professore di Business Administration presso l’Università della Virginia, si sviluppa la disputa storica tra i sostenitori di questa scuola e gli oppositori neo-liberalisti, pronti a respingere l’ingerenza degli argomenti di natura morale negli affari e nel business. Secondo la definizione classica di Freeman che individua negli stakeholder i soggetti verso i quali l’impresa deve essere concretamente e moralmente responsabile, questi si suddividono in primari, o stakeholder in senso stretto, ovvero “tutti gli individui ed i gruppi ben identificabili da cui l’impresa dipende per la sua sopravvivenza: soci, azionisti, dipendenti, fornitori ed agenzie governative chiave”4 e stakeholder secondari, in senso più ampio. In quest’ultima definizione, tuttavia Freeman intende precisare che stakeholder è ogni individuo ben identificabile che può influenzare o essere influenzato dall’attività dell’organizzazione in termini di prodotti, politiche e processi lavorativi. In questo ampio significato, i gruppi di interesse pubblico, i concorrenti, le associazioni imprenditoriali, dei consumatori, gli ambientalisti, le organizzazioni di utilità sociale, i sindacati, la stampa e i media, persino gli stati, sono tutti da considerare, nel loro insieme, stakeholder, secondo una “Stakeholder View” che si contrappone ai modelli tradizionali di management, etichettati come “visione manageriale” dell’impresa, in quanto non in grado di offrire “un modo unificante di comprendere i cambiamenti che sono avvenuti o che avverranno”5 Parimenti, il Professore di Management, lo scozzese Max Clarksons ha poi recentemente ampliato la ricerca degli stakeholder anche ai portatori di interesse potenziali6 come, ad esempio, tutti coloro che hanno pretese, titoli di proprietà, diritti, o interessi relativi a un’impresa e alle sue attività, passate, presenti e future, in una nuova ridefinizione del ruolo degli stakeholder, che nel tempo, sono passati 3

Freeman E.R., Rusconi G, Dorigatti M. (a cura di), Teoria degli Stakeholder, Franco Angeli editore, Milano, 2006. Freeman E.R, Strategic Management: A Stakeholder Approach, Pitman, Boston, 1984. 5 Cfr. Freeman, 1984, op. cit. pag 22 6 Clarkson, B.E.M, A Stakeholder Framework for Analyzing and Evaluating Corporate Social Performance, in Academy of Management Review, 20, Mississippi State, 1995. 4

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progressivamente da soggetti “passivi” che subiscono le conseguenze dell’attività aziendale, a soggetti “attivi” che invece si relazionano con l’azienda e partecipano insieme ad essa. Il modello degli stakeholder, pertanto, assunto schematicamente come una ruota in cui l’impresa è il suo fulcro e gli stakeholder sono al termine dei suoi raggi (Fig.1), si contrappone a quello convenzionale input-output dell’impresa in cui questa è concepita principalmente come un’attività economica le cui risorse sono raccolte allo scopo di fare profitti per i soli proprietari/azionisti. In questo modello invece, l’impresa è raffigurata non solo come una serie di transazioni di mercato ma come “sforzo cooperativo” (e competitivo) che coinvolge un ampio numero di individui e gruppi organizzati in vario modo7.

Fig.1

Di tutt’altro avviso invece è stato il Premio Nobel per l’Economia, l’economista statunitense, Milton Friedman, fortemente critico nei confronti della teoria degli stakeholder. Le sue idee hanno esercitato una forte influenza sul pensiero neo-liberista oltre che sulle scelte del governo britannico di Margaret Thatcher e di quello statunitense di Ronald Reagan, degli anni Ottanta, e sono ancora oggi oggetto di accesi dibattiti. Rigettando la RSI e le nuove relazioni con gli stakeholder, sia sul piano economico che sul piano etico, egli sosteneva la vecchia concezione conservatrice che vedeva nei manager gli agenti per conto terzi e dipendenti dei soli proprietari-azionisti, nell'interesse esclusivo di questi ultimi8 in totale divergenza con il concetto proprio di “Corporate Governance”. Quest’ultimo, apparso per la prima volta nel 19999 nel text book “Principles of Corporate Governance”, è inteso non solo come quadro normativo che disciplina la gestione dell'impresa stessa ad ogni livello (leggi, regolamenti etc.), ma soprattutto include il rispetto delle relazioni tra tutti i vari attori coinvolti a sostenere l’attività aziendale.

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D’Orazio, E, Verso una teoria normativa degli stakeholder, in Notizie di Politeia, XXII, 82, 2006. Friedman M, The Social responsibility of Business is to Increase its Profits, in New York Time Magazine, 13 Sett 1970 9 Reperibile seguendo il link: http:// www.oecd.org/dataoecd/32/18/31557724.pdf 8

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Sulla stessa linea di Friedman, l’oppositore conservatore, l’economista statunitense Michael C. Jensen, nel corso degli anni 90, ha ripreso con forza e difeso la dottrina degli “Stockholder”10 nata quasi un secolo prima della teoria degli stakeholder ed in reazione a questa. Tale dottrina appoggia la massimizzazione del profitto per l’azionista come lo scopo primario di un’impresa, mentre gli altri scopi, se ve ne sono, sono ritenuti secondari; Jensen11 in particolare polemizza sull’attenzione nei confronti degli interessi verso gli stakeholder, considerata necessaria solo a motivare i manager a perseguire la creazione del valore di lungo periodo. Si tratta di una forte provocazione che, sinteticamente, legittima l’esistenza e l’inclusione degli stakeholder all’interno di un’impresa, solo se subordinata (cioè considerata strumentalmente) al fine del perseguimento di un maggiore valore economico per gli azionisti. L’approccio di Jensen avrebbe come conseguenza la “eliminazione della responsabilità morale dal mondo del business” osserva Duane Windsor12 Professore di Management all’Università di Houston. Per questo motivo, Emilio D’Orazio, Direttore del Centro Studi Politeia, riprendendo Freeman, accusa “l’ortodossia della massimizzazione del valore degli azionisti”13 che porta a credere che il business sia cosa assai diversa dall’etica, mentre per la teoria degli stakeholder il business non è differente da altri aspetti della vita umana e i manager e i loro stakeholder devono essere considerati come esseri pienamente morali. Anche Clarkson afferma che se lo scopo economico e sociale dell’azienda è quello di creare e distribuire maggiore ricchezza e valore a tutti i suoi gruppi di stakeholder senza favorire un gruppo a spese di altri, è chiaro che è necessario garantire la collaborazione tra tutti i portatori di interesse (stake) alla sopravvivenza stessa dell’azienda e risolvere equamente (fairly) gli inevitabili conflitti di interessi ricorrendo “all’esercizio del giudizio e all’operare delle scelte morali”14. È infatti opinione diffusa tra gli studiosi che ciò che rende unica la teoria degli stakeholder nel panorama delle teorie del management è l’attenzione rivolta ai fondamenti morali del business, perché questi stessi trovano terreno fertile nel principio kantiano del “rispetto delle persone” che devono così essere trattate come “fini in sé” e non meramente come “mezzi per qualche fine” scrive Norman Bowie15, Docente di Strategic Management e Filosofia all’Università di Minnesota. Tuttavia, col passare del tempo, larga parte della società civile, singoli individui, organismi benefici, enti non governativi ed enti religiosi, si sono schierati, in gran numero, a favore del dovere morale che favorisce la mediazione “Etica-Business” che risultano tutt’altro che due poli incongruenti e ricordando infatti che l’economia è soprattutto materia sociale, al “servizio” dell’umanità e del suo benessere, con la funzione quindi di “servire” la società; avere un obbligo verso di essa senza escluderla.

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La dottrina degli “Stockholder”difesa da Friedman, dominante nel diritto statunitense a seguito della sentenza nella causa “Dodge v. Ford Motor Company” (204 Mich. 459, 170 N.W. 668. Michigan – USA 1919), è stato un famoso caso in cui la Corte Suprema del Michigan ha riconosciuto ogni diritto di Henry Ford, ad operare la sua attività a fini redditizi, a scapito degli scopi di beneficenza, in quanto azionista della Ford Motor Company. Questa dottrina individua nella massimizzazione del profitto per i proprietari, l’unico scopo e la sola responsabilità dell’impresa, escludendo quindi dallo scopo dell’impresa altre cause di natura sociale, ambientale o etica. Secondo tale teoria la responsabilità etica dell’impresa è addirittura sovversiva tanto che: “Il manager ha solo il dovere di amministrare le risorse della società per accrescere la remunerazione del capitale degli azionisti”. Cfr. D’Orazio, 2006, op. cit. pag. 40. 11 Jensen, M.C, Value Maximisation, Stakeholder Theory and Corporate Objective Function, in Andriof, J. et al. (eds.), Unfolding Stakeholder Thinking. Theory, Responsibility and Engagemnt, Greenleaf Publishing Sheffield, 2002. 12 Windsor, D, Jensen’s Approach to Stakeholder Theory, in Andriof, J, et al.(eds.), Unfolding Stakeholder Thinking. Theory, Responsibility and Engagemnt, Greenleaf Publishing Sheffield, 2002. 13 Cfr. D’Orazio, 2006, op. cit. pag. 42. 14 Cfr. Clarkson, 1995, op,cit. pag. 112 15 Bowie, N, Management Ethics, Blackwell Oxford, 2005.

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Certamente, per altri, gli indiscussi “vincitori” di questa battaglia ideologica sono proprio quegli elementi, frutto della società civile, che hanno portato avanti l’idea di CSR per mediare tra il tessuto industriale e il sentimento pubblico della società ma giustificando, così di fatto, l’esistenza del mero profitto aziendale piuttosto che il “servizio alla comunità”, tuona provocatoriamente il discusso dossier “The Good Company”16 scritto da Clives Crook, giornalista di The Economist, a favore invece di un’idea “sovversiva” di CSR. Per l’autore del dossier “il genere d’attività appropriato ad un’impresa consiste nel fare affari. Senza bisogno di scuse”17 e che gli sforzi attuati dalla CSR non sono altro che l’ennesima mossa strategica aziendale “win-win” creata “per far apparire umane, desiderabili (“pretty”) e socialmente responsabili le imprese, giustificando le loro attività e strappando consensi al pubblico”. Gli industriali, continua Crook, considerano l’arte della CSR, il deterrente perfetto per creare nuove entrate, concependo così il profitto il solo “strumento” per la creazione del valore, o meglio “uno specchio” (“mirror”) entro il quale riflettersi e far riflettere quello che gli altri vorrebbero vedere, celebrando in ogni parte del mondo “il tributo che il capitalismo paga alla virtù”. Inoltre, lo studio delle anomalie di un regime di mercato chiuso assegna alla CSR un ruolo di incentivo a quelle pratiche protezionistiche (di natura fiscale e non solo) di cui un monopolio si serve per escludere possibili concorrenti esterni dall’arricchimento dell’offerta di beni e servizi complessiva. La CSR si configurerebbe così come un ostacolo alle aziende emergenti rispetto al mercato chiuso: queste si troverebbero in una condizione di oggettivo svantaggio, in ritardo con gli obiettivi imposti dalle certificazioni previste dalla CSR e senza avere investito sugli strumenti indispensabili all’attuazione delle buone pratiche. Nei fatti, l’impresa egemone di un mercato monopolistico non inciderà alla crescita del bene pubblico ma rafforzerà la dipendenza dei consumatori dai suoi prodotti. Questo da un lato non favorirebbe la scelta dei consumatori, dall’altro indebolirebbe l’ipotesi di considerare la crescita del profitto come la capacità di un’impresa di fornire una risposta alla richiesta di maggiore benessere da parte degli stessi consumatori. La questione dunque non si misura solo con la bontà o l’eticità di un’azienda ma con quanto essa sia in grado davvero di rispondere al benessere della comunità e al tempo stesso sia in grado di creare profitto per se stessa. Ad esempio: investire nella campagna di riciclaggio, ridurre le emissioni di gas responsabili dell’effetto-serra o aumentare gli incentivi salariali ai propri dipendenti, secondo i criteri del triplice approccio (triple bottom line), ovvero l’insieme degli aspetti economici, di tutela ambientale e di contributo sociale, comporta degli inevitabili costi che un’azienda si sobbarca non senza aver prima generato sufficientemente profitto. Il rispetto, poi, dell’impresa a questi criteri, fa parte del solo “good management”18 sul quale si fonda il giudizio complessivo di un’impresa, che della salvaguardia dell’interesse pubblico. D’Orazio prosegue sulla necessità di liquidare le pesanti critiche avanzate dal tabloid inglese, partendo proprio da questo scenario di mercato che non risponde alle esigenze degli stakeholder ma a quelle degli shareholder, e avanzando un’interpretazione nuova di capitalismo19 secondo cui esso è 16

Crook, C, The Good Company – A survey of Corporate Sociale Responsibility, The Economist, Londra, Genn 2005. “The proper business of business is business. No apology required” Ibidem, pag.18. 18 Ibidem, pag.6. 19 Freeman stesso contrappone un nuovo Stakeholder Capitalism al classico Shareholder Capitalism (o ironicamente Cowboy Capitalism – in cui si descrive il business come “un campo di battaglia in cui solitari guerrieri aziendali vigilano contro l’assalto della concorrenza”). Questo modello filo-egualitario, difeso arduamente dall’autore, propone una ridefinizione dello scopo dell’impresa che risulta essere quello di “fungere da mezzo per il coordinamento degli interessi degli stakeholder” e “chiede ai manager di conseguire l’obiettivo di creare valore per tutti gli stakeholder” seguendo i principi della “equa contrattazione”. L’approccio morale (o multi-fiduciario) sostiene che il manager ha 17

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un’iniziativa cooperativa tra le imprese e i loro stakeholder, e dimostrando dunque l’esistenza di un legame positivo tra l’interesse verso questi ultimi e la performance di un’azienda nel lungo periodo. Alla luce dell’insorgenza della problematica legata alle responsabilità etiche del business e alla tutela degli stakeholder, riusciamo ad afferrare il senso dell’iniziativa recente della Commissione Europea che, con il Libro Verde sulla RSI, approvato nel luglio 2001, ha inteso predisporre linee-guida per giungere, in tempi rapidi, ad una sorta di codice di condotta per le imprese europee, un codice che, valorizzando i legami di reciprocità tra impresa e società, favorisca la co-evoluzione armonica di entrambe. Il Libro Verde definisce la RSI come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”, conseguite con iniziative volontarie che vedono la partecipazione di tutti gli stakeholder. Come si nota, la RSI non si limita al solo rispetto delle leggi o delle norme sociali di comportamento, ma si spinge fino ad includere il capitale umano e il capitale sociale. Può essere d’interesse ricordare una data, in un certo senso, storica. Il 4 Febbraio 2002, al World Economic Forum di New York, 36 presidenti, amministratori delegati e alti dirigenti di multinazionali operanti nei settori dell’industria, del consumo e della finanza, hanno firmato un documento dal titolo rivelatore “The leadership challenge for CEO and boards” (“La sfida della leadership per amministratori delegati e consiglieri di amministrazione”). In questa occasione, i firmatari si sono impegnati a porre al centro della loro attività di uomini di affari, non più la crescita del profitto, ma “l’attenzione al sociale e alla minimizzazione di ogni impatto negativo sulla popolazione e sull’ambiente”. Il documento si chiude con l’affermazione: “I leader di ogni paese, settore e livello devono lavorare insieme per lo sviluppo sostenibile e assicurare che i benefici della globalizzazione si distribuiscano equamente”. Di fronte a dichiarazioni del genere, fatte proprie dai responsabili di imprese come la Coca-Cola, Mc Donald’s, Edf, Siemens, Renault, Deutsche Bank, Ubs ecc, la cosa più importante è stata l’aver preso atto dell’evento in sé. S’è trattato di qualcosa di veramente eccezionale: d’allora, ai capitalisti del XXI secolo non basta essere “bravi” negli affari, ma saper affrontare le problematiche etiche e sociali che emergono dalla società civile.

1.3.2 OGGI QUALI MODALITÀ DI RSI SI PROSPETTANO?

Questione di grande interesse ed attualità se consideriamo che oggi più che mai, viviamo in una delicata era “globalizzata” dove sempre più stringente si fa l’esigenza di rendicontare in merito agli investimenti a budget, nei confronti dei diversi stakeholder e sempre più necessario ed urgente si fa il bisogno di “eticizzare” le imprese e i loro rapporti interaziendali. Un’era che vede la riformulazione intera di Responsabilità Sociale d’Impresa, intesa non più come fenomeno riguardante il mondo delle imprese fine a se stesso ma che, dati i numerosi e profondi mutamenti che hanno interessato le società e le economie dei paesi europei negli ultimi anni, e tra esse quella italiana, ha portato ad una affermazione della visione cooperativa tra i vari attori della vita economica sempre più condizionata dai rapporti di interdipendenza in uno scenario di welfare "allargato" che si avvale del ruolo nuovo delle aziende non profit, sempre più riconducibili alle imprese sociali20 spiega Giorgio Fiorentini, direttore del Master universitario in Management delle imprese l’obbligo fiduciario nei confronti di tutti gli stakeholder dell’impresa esattamente come l’ha nei confronti degli azionisti. Secondo questo approccio questi ultimi devono essere trattati dal management come aventi interessi egualmente importanti e meritevoli di essere soddisfatti congiuntamente. Cfr. Freeman E.R; Evan, V.M, Corporate Governace: A Stakeholder Interpretation, Journal of Behavioural Economics, 19, 1990. 20 L'impresa sociale è una protagonista del sistema socio economico italiano da tempo. Con la legge 118/05 ed il D.Lgs 155/06, è diventata anche giuridicamente un attore economico pervasivo nella società. Non più carsico, ma ad evidenza di sistema. Ne è emersa la necessità di formule imprenditoriali specifiche e di un management "ad hoc", così come elaborato dall'economia aziendale. L'impresa sociale produce ed eroga servizi di utilità sociale nei diversi settori,

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sociali, aziende non profit e cooperative presso l’Università L.Bocconi di Milano ed esperto di CSR nel rapporto for profit/non profit. Nella realtà quest’evoluzione si è tradotta in un processo di “avvicinamento” o “sussidiarietà” tra le due realtà del privato for profit e non profit, che pur mantenendo le proprie peculiarità, ma un’identità non ad escludendum, possono aspirare ad una sinergica collaborazione ed ad un proficuo scambio di competenze. Insomma l’una va progressivamente incontro all’altra grazie anche ad una serie di tipologie specifiche di collaborazioni21 costituendo, in questo modo, una “filiera sussidiaria ed aziendale” concreta ed efficace. Occorre, pertanto ritornare sulla ridefinizione di RSI che è cosa assai sostanzialmente diversa dalla mera “Corporate Philantropy” di recente comparsa, per le quali bastava solo un semplice scambio di marchi aziendali o farsi pubblicità per “ripulirsi” agli occhi dell’opinione pubblica, meramente ai fini lucrativi della logica “do ut des” senza comprendere invece l’importanza della relazione nata dalla collaborazione fra privati. Il professor di Business Administration presso Harvard Business School, James Austin appoggia l’idea che mondo for profit e mondo non profit siglino un’alleanza collaborativa affinché del “Venture Capital” - continua - possano beneficiare anche le organizzazioni non profit22. Un’impresa può ben impegnarsi in attività di sponsorizzazione o addirittura di filantropia d’impresa e ciononostante non essere socialmente responsabile. Il fatto è che mentre la logica della filantropia è quella della concessione oppure della compassione, la RSI poggia sul principio della pari dignità di tutti i soggetti coinvolti nell’attività aziendale ai fini della costruzione e realizzazione del progetto imprenditoriale. Ad esempio, Paolo D’Anselmi, editore e giornalista italiano, sottolinea il fatto che la CSR non è filantropia fine a se stessa o volontariato aziendale, bensì è qualcosa che fa parte del business23. In sostanza, si chiede alle aziende di prendere consapevolezza delle azioni che si compiono e di renderlo pubblico. La CSR è, secondo D’Anselmi, “la sostenibilità del business nel lungo termine”24 ma spesso diventa qualcosa che si mette in atto solo per compiacere cittadini e stakeholder ricevendone in cambio un buon ritorno di immagine. Ora anche se Il Corriere della Sera ed il professore Luigi Guatri, professore Emerito presso l’Università L.Bocconi, affermano molto provocatoriamente: “Crisi, un bilancio non basta”25 proviamo a ribadire che non ci voleva la crisi economica internazionale del 2008-2009 per scoprire che quasi tutte le organizzazioni operano ai margini se non fuori della legge: imprese private ed istituzioni pubbliche non osservano la legge; il bilancio sociale non è quindi il resoconto delle elemosine e la CSR non è solo filantropia o capitalismo del benessere. CSR è una condizione che si É nel fare business, non è una cosa che si fa di aggiuntivo al business. dall'assistenza sociale, sanitaria e socio-sanitaria; all'educazione, istruzione e formazione; dalla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema; alla valorizzazione del patrimonio culturale, al turismo sociale ed in qualsiasi settore dell'economia coinvolgendo fasce deboli della popolazione. Per mantenere un ruolo sistemico e per legittimare aziendalmente la formula imprenditoriale dell'impresa sociale è necessario confrontarsi con proposte gestionali e con un rapporto strutturato sia con le aziende pubbliche e sia con le imprese "for profit", anche con integrazioni funzionali quali lo spin off sociale. Per approfondimenti: Fiorentini G, Impresa sociale e sussidiarietà, Dalle Fondazioni alle S.p.a, management e casi, Angeli editore, Milano, 2006. Fiorentini, G, Impresa sociale come “spin-off” sociale, in Non Profit, Angeli editore, Milano, 2006. 21 Per le metodologie e i meccanismi operativi di collaborazione, vedere paragrafo 1.2, parte seconda. 22 Austin, E.J, The Collaboration Challenge: How Nonprofits and Businesses Succeed Through Strategic Alliances, San Francisco: Jossey-Bass, 2000. 23 Vita Magazine, 7 novembre 2008. 24 Ibidem. 25 Corriere della Sera, 7 marzo 2009.

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Quindi torniamo all’analisi della congruità tra etica e business, spiega bene, Diana Bracco, presidente Assolombarda e Fondazione Sodalitas,“Etica ed affari sono un binomio strategico per lo sviluppo dell’impresa. In tempi di crisi, trasparenza e credibilità, responsabilità sociale ed etica nel business sono ciò che il mercato e i consumatori più chiedono. Le azioni di RSI non vanno tagliate, perché rappresentano una vera iniezione di fiducia che è l’ingrediente più prezioso per superare la crisi”26. Il fenomeno della responsabilità sociale d’impresa non ha mai subito battute d’arresto, anzi il rallentamento dei consumi da parte dei cittadini registratosi negli ultimi anni e le conseguenti ripercussioni avvertite dalle aziende si sono rivelate un ulteriore stimolo per le imprese a impegnarsi nel sociale. Insomma, mentre lo Stato Sociale è in flessione, cresce la responsabilità delle imprese. Oggi, quasi ¼ delle aziende è chiaramente “CSR oriented”27 nel senso che è riuscita ad incorporare esplicitamente la responsabilità sociale nel proprio disegno di sviluppo, facendone un tratto caratteristico della propria cultura aziendale. A fronte di questi dati, è possibile scorgere un trend di crescita costante che riguarda gli investimenti futuri. La consapevolezza, dei produttori e dei consumatori, circa la centralità di tali aspetti nelle dinamiche competitive e la “tracciabilità storica” della catena dei processi che hanno portato alla realizzazione del prodotto stanno attualmente guadagnando l’attenzione dei vari attori presenti sul mercato, tra essi, suggerisce Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia Politica all'Università di Bologna, una certa parte della società civile, oggi, molto attenta all’operato imprenditoriale. Si veda il ruolo sempre più incisivo del “Consumatore-Cittadino”28 e le sue campagne di monito, ad esempio. Si tratta del fatto che la figura, ormai superata, del consumatore come ricettore passivo delle proposte che gli vengono dal lato della produzione, va cedendo il passo ad un soggetto che vuole bensì consumare, ma in modo critico. Ciò significa che con le sue decisioni di acquisto e, più in generale, con i suoi comportamenti, il consumatore intende contribuire a “costruire” l’offerta di quei beni e servizi di cui fa domanda sul mercato. Non gli basta più il celebrato rapporto qualità-prezzo; vuole sapere come quel certo bene è stato prodotto e se nel corso della sua produzione l’impresa ha violato, poniamo, i diritti fondamentali della persona che lavora oppure ha inquinato l’ambiente in modo inaccettabile, e così via. In conclusione è, dunque, di fondamentale importanza che l'impresa, in quanto ente che vive e agisce in un tessuto sociale, all’interno di un mercato globale e locale al tempo stesso, sviluppi le proprie attività dedicate al mantenimento di uno “Stakeholder Network”, che la influenza e che a sua volta è influenzato dal comportamento aziendale. Ancor meglio, è necessario, costruire un'innovativa visione dell'impresa, del management e dei suoi strumenti, secondo un approccio, basato su uno “Stakeholder Framework” orientato alla sostenibilità e alla responsabilità, poiché il successo duraturo dell'impresa e la sua capacità di creare valore nel tempo dipendono sempre più dalla qualità delle sue relazioni con i differenti stakeholder.

26 27 28

Dal sito di Sodalitas.it Dal sito di SWG.it – Azienda italiana che realizza sondaggi e ricerche di mercato.

Zamagni S, L’impresa Socialmente Responsabile nell’Epoca della Globalizzazione, in Notizie di Politeia, 2003.

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AMBITI DI APPLICAZIONE E BUONE PRATICHE RIVOLTE AGLI STAKEHOLDER

Le prassi socialmente responsabili possono riguardare La dimensione interna dell’impresa che comprende: -

Gestione delle risorse umane Salute e sicurezza nel lavoro Adattamento alle trasformazioni (ristrutturazioni aziendali) Gestione delle risorse naturali e degli effetti sull’ambiente.

La dimensione esterna dell'impresa che si riferisce a ciò che si estende oltre il confine perimetrale dell'impresa e tocca una complessa molteplicità di relazioni interdipendenti entro i quali l'impresa è collocata: -

Comunità locali Partnership commerciali, fornitori e consumatori Difesa dei Diritti Umani Problematiche ambientali a livello planetario.

Queste due dimensioni, specificate dal Libro Verde, possono essere aggregate ad azioni meglio conosciute come Buone Pratiche (o Best Practices) coerenti con i principi di RSI rivolte ai seguenti stakeholder: Risorse Umane: Le azioni a beneficio delle risorse umane possono comprendere: politiche di supporto alle persone con disabilità, alle minoranze, formazione eccedente l’obbligatorietà legislativa, agevolazioni per i dipendenti (o fringe benefit)29 ecc. - Un esempio pratico può essere lo sviluppo di attività informative per la prevenzione delle malattie a cui sono invitati i dipendenti durante l’orario di lavoro. Soci/Azionisti: Si possono citare alcuni esempi come le azioni di comunicazione della composizione del capitale sociale, il coinvolgimento dei soci nelle attività di formazione insieme i dipendenti, ai fornitori, sindacati, la comunicazione chiara dei risultati e dei possibili rischi futuri. - Nei confronti dei soci e degli azionisti è di particolar interesse l’adozione di meccanismi di governance chiari e condivisi. Clienti: Per i clienti si possono citare sistemi avanzati di Crm (Customer Relationship Management), analisi periodiche della soddisfazione e delle aspettative della clientela. - Un esempio importante è il coinvolgimento dei propri clienti nell’abbattimento delle barriere e delle discriminazioni, realizzando prodotti utilizzabili anche da soggetti svantaggiati. Fornitori: Definizioni di politiche per la scelta dei fornitori che assicurino il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, richiesta di certificazioni, verifica del rispetto delle convenzioni e delle leggi ecc. - Esempi caratteristici sono il controllo delle certificazioni di settore e l’istituzione di premi per i fornitori socialmente responsabili.

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Si tratta di compensi in natura, che consistono non nell’erogazione di denaro ma nella fruizione di un servizio o di un oggetto. Si pensi ad esempio alla mensa aziendale, ai buoni pasto, ad un’auto, ad un telefonino, al vitto e all’alloggio.

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Partner Finanziari: Adozioni di politiche di disclosure30 e comunicazione di stakeholders finanziari delle informazioni per consentire scelte di finanziamento corrette. - Un esempio è l’istituzione di riunioni periodiche con i partners finanziari per comunicare apertamente i propri risultati e i propri punti di miglioramento. Stato, Enti locali e Pubblica Amministrazione: Alcuni esempi possono essere la sottoscrizioni di accordi di programma e/o protocolli di intesa con istituzioni pubbliche, la partecipazione a tavoli strategici per lo sviluppo locale31 ecc. - Un esempio di buona pratica può essere considerata l’adozione di codici di condotta (o codici etici) e sistemi di controllo interno per il rispetto delle leggi. Comunità: Si possono citare tra gli altri, l’apertura dell’azienda alla comunità locale, alle Università per partnership e studi, programmi di cooperazione e corporate giving32, collaborazioni con associazioni di supporto sociale. - Un esempio in tal senso può essere la fornitura gratuita ad associazioni o enti ospedalieri di materiali per l’infanzia (seggiolini, lettini, fasciatoi e giocattoli) Ambiente: Alcune delle pratiche in favore del rispetto dell’ambiente si possono identificare nelle politiche di riduzione dei consumi energetici e di sostanze inquinanti, nella formazione al riciclaggio e alla riduzione dei consumi sia in azienda sia privatamente. - Un esempio importante è l’adozione di politiche di riforestazione sulla base di emissioni di anidride carbonica prodotte nelle attività di impresa.

N.B. Naturalmente i comportamenti responsabili possono essere declinati ed attuati in vario modo, in relazione alla situazione di ciascuna impresa e al contesto in cui essa opera.

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Attività informativa che le aziende promuovono nei confronti del mercato, volontariamente o per legge per aumentare la propria trasparenza. 31 Reperibile su: Vicini alle Imprese, Un percorso di Responsabilità Sociale, a cura di Provincia di Milano, in collaborazione con Camera di Commercio di Milano e Formaper, Milano, 2009. 32 Donazioni, elargizioni, liberalità erogate dall’impresa a favore di organizzazioni ed iniziative aventi utilità sociali ambientale. In questo caso il contributo dell’impresa alle organizzazioni e ai progetti correlati è esclusivamente di tipo monetario.

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1.5 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO INTERNAZIONALE 1.5.1 LE INIZIATIVE INTERNAZIONALI

Sappiamo bene come le aziende ormai internazionalizzano molto la loro attività al di fuori del territorio europeo; abbiamo la necessità, quindi, di allargare il più possibile una normativa di base che tenga conto del rispetto delle norme fondamentali, soprattutto in quei paesi dove è carente una legislazione nazionale a tutela dei lavoratori e dove si registrano condizioni di dumping33 sociale, di violazione dei diritti fondamentali, di concorrenza sleale perché distorta. Parlando di responsabilità sociale delle imprese, è essenziale tenere conto di due strumenti che sono complementari ai codici di condotta, anzi ne costituiscono la base e – secondo le richieste dei sindacati internazionali – dovrebbero essere considerati vincolanti per le imprese: la Dichiarazione sui Principi e i Diritti Fondamentali nel lavoro dell’OIL, ovvero l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il Global compact e le Linee Guida dell’OCSE per le Multinazionali. Le tappe europee ed extra-europee fondamentali sono così riassunte: La Dichiarazione tripartita dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) su imprese multinazionali e politica sociale (1997/2000). Il Global Compact delle Nazioni Unite. I Principi direttivi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulle imprese multinazionali.

- OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) L’OIL è una agenzia delle Nazioni Unite, l’unica struttura tripartita internazionale, dove i sindacati e gli imprenditori sono rappresentati in modo equiparato ai governi e dove tutte le decisioni adottate, tra le quali le convenzioni e le raccomandazioni, sono adottate in modo tripartito. Le funzioni essenziali dell’OIL, appunto, sono: - La definizione degli standard internazionali sotto forma di convenzioni e raccomandazioni. Questi strumenti normativi non sono direttamente applicabili negli Stati membri, ma devono essere recepiti, ratificati dagli stessi Stati membri e recepiti nella normativa nazionale. Per cui una volta adottati a livello internazionale occorre un passaggio molto lungo di trasposizione della normativa e qui sta il vero problema, perché le norme fondamentali purtroppo sono ratificate essenzialmente dai paesi industrializzati. I paesi in via di sviluppo (PVS) si attengono molto poco per tutta una serie di ragioni: carenti strutture interne, inadeguatezza della normativa nazionale di base, carenza dei sistemi di controllo e monitoraggio dell’applicazione della normativa, scarsa preparazione del personale e dell’amministrazione pubblica, ma anche necessità di sfruttare il vantaggio comparativo che deriva da una carente legislazione interna, poco stringente e quindi, meno onerosa per le imprese. 33

Con il termine inglese “Dumping” si indica, nell'ambito del diritto internazionale (ma il concetto deriva dalla dottrina economica), una procedura di vendita di un bene o di un servizio su di un mercato estero (mercato di importazione) ad un prezzo inferiore a quello di vendita (o, addirittura, a quello di produzione) del medesimo prodotto sul mercato di origine (mercato di esportazione). Le vendite in dumping sono state disciplinate dalle norme internazionali antidumping (in particolare nell'ambito del General Agreement on Tariffs and Trade - GATT) in quanto capaci di determinare perturbazioni anche importanti sul mercato di importazione e di attribuire un vantaggio di base all'impresa importatrice nei confronti degli altri soggetti (produttori o esportatori) che operano nel mercato di importazione per lo stesso bene o servizio. Dal link: http://it.wikipedia.org

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- Il monitoraggio dell’applicazione delle convenzioni ratificate dallo Stato. - Infine la cooperazione tecnica: si tratta di una funzione sempre più impegnativa dell’organizzazione relativa alla realizzazione di progetti, finanziati dai governi “donatori”, a vantaggio essenzialmente dei PVS, al fine di migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori, adeguare le strutture pubbliche e aiutare la creazione di lavoro con misure specifiche a favore delle aziende. Nel giugno 1998 la Conferenza internazionale del lavoro ha adottato in forma ufficiale la Dichiarazione sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro indicando le norme internazionali definite prioritarie, le quali impegnano in modo vincolante tutti i 177 paesi membri dell'Organizzazione, che abbiano o meno ratificato le diverse Convenzioni specifiche. Le norme e i principi cui fa riferimento la Dichiarazione fondamentale hanno per oggetto: • • • •

La libertà di associazione sindacale e il diritto di contrattazione collettiva; L’eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato; L'abolizione effettiva del lavoro minorile; L'eliminazione della discriminazione in materia di lavoro e di impiego.

Di seguito si evidenziano le Convenzioni prioritarie cui fa riferimento la Dichiarazione sopra citata: • • • • • • • •

C 29 sul lavoro forzato (1930). C 87 sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale (1948). C 98 sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva (1949). C 100 sulla parità di retribuzione (1951). C 105 sull'abolizione del lavoro forzato (1957). C 111 sulla discriminazione (impiego e professione) (1958). C 138 sull'età minima (1973). C 182 sulle forme peggiori di lavoro minorile (1999)

I diritti riconosciuti nella Dichiarazione possono apparire scontati, cioè è facile pensare che nelle nostre legislazioni questi siano diritti acquisiti, come parte integrante non solo della nostra legislazione, ma anche della nostra cultura. Purtroppo, invece, nei paesi del Sud del mondo, dove molte aziende operano, nei paesi asiatici in particolare, queste convenzioni fondamentali non sono state adottate e le aziende che ivi operano non sono tenute al rispetto di tali diritti, neanche dal punto di vista legale. Parliamo essenzialmente del diritto di associazione, quindi il riconoscimento all’attività sindacale, la contrattazione collettiva, il divieto di lavoro minorile, il divieto di lavoro forzato e il divieto di discriminazione sul posto di lavoro. Questi diritti sono stati considerati da tutti i paesi membri dell’OIL e da tutti i paesi membri delle Nazioni Unite, come diritti fondamentali dell’essere umano, parificati ai diritti umani. La Dichiarazione è uno strumento internazionale che non si rivolge direttamente alle imprese, cioè non sono le imprese che devono attuare questi diritti, queste convenzioni, ma si rivolge agli Stati membri i quali devono ratificare le otto convenzioni fondamentali e trasferirle nella legislazione nazionale, adottando tutte quelle misure per la loro applicazione, quindi normative specifiche, controlli, sanzioni ecc. Sono pertanto i governi responsabili dell’applicazione stessa. Non sono previste sanzioni per gli Stati membri inadempienti, quelli che non ratificano non corrono nessun pericolo, perché è stata data prevalenza allo spirito promozionale di questa Dichiarazione. Il campo di applicazione è limitato al singolo Stato membro dell’OIL che si è impegnato alla ratifica di queste convenzioni. È necessario quindi estendere la Dichiarazione anche ai paesi poco “virtuosi”.

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- IL GLOBAL COMPACT Il Global Compact nasce da un’idea proposta nel 1999 da Kofi Annan, all’epoca Segretario generale delle Nazioni Unite, al World Economic Forum di Dava, in Svizzera. Il progetto, che è stato ufficialmente lanciato, nel 2000, ha l’obiettivo di coinvolgere il mondo delle imprese in una forma di collaborazione con le Nazioni Unite attraverso l’adesione a dieci principi universali che riguardano le aree dei diritti umani, del lavoro, dell’ambiente e della lotta alla corruzione34. Il Global Compact coinvolge nella sua azione importanti protagonisti: imprese in grado di influenzare positivamente le scelte dei governi; lavoratori; organizzazioni della società civile e le Nazioni Unite, l’unico autorevole tavolo politico globale. Dalla sua nascita ufficiale, l’iniziativa è cresciuta sino a raggiungere la quota di circa 3000 aderenti in tutto il mondo, con più di 2500 imprese di 90 paesi. L’iniziativa è volta a promuovere nel mondo delle imprese l’adesione, il sostegno e l’applicazione di dieci principi universali. L’impegno richiesto alle aziende prevede: Nel campo dei DIRITTI UMANI

Nel campo del LAVORO

In ambito AMBIENTALE

Nella lotta alla CORRUZIONE

Principio I

Principio III

Principio VII

Principio X

Promuovere e rispettare i diritti umani universalmente riconosciuti all' ambito delle rispettive sfere di influenza.

Sostenere la libertà di associazione dei lavoratori e riconoscere il diritto alla contrattazione collettiva.

Avere un approccio preventivo nei confronti delle sfide ambientali.

Contrastare la corruzione in ogni sua forma, incluse l'estorsione e le tangenti.

Principio II

Principio IV

Principio VIII

Assicurarsi di non essere, seppure indirettamente, complici negli abusi dei diritti umani.

Assicurarsi dell'eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato e obbligatorio.

Intraprendere iniziative che promuovano una maggiore responsabilità ambientale.

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I 10 pricipi del Globale Compact sono derivati da: -

La Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, Parigi 1948; La Dichiarazione di Rio sull’ambiente e sullo sviluppo, Rio 1992; La Dichiarazione dell’OIL sui principi e sui diritti fondamentali nel lavoro, Ginevra 1998; La Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, Mérida (Mexico) 2003.

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Principio V

Principio IX

Astenersi dall’impiegare lavoro minorile.

Incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che rispettino l'ambiente.

Principio VI Eliminare ogni forma di discriminazione in materia di impiego e professione.

“Scegliamo di unire il potere dei mercati all’autorevolezza degli ideali universalmente riconosciuti. Scegliamo di riconciliare la forza creative dell’iniziativa privata con i bisogni dei più svantaggiati e le esigenze delle generazioni future.” - Kofi Annan, ex-Segretario Generale delle Nazioni Unite.

1.5.2 LE INIZIATIVE EUROPEE:

Nel quadro della strategia dello sviluppo sostenibile, approvata dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE e ribadita dal vertice di Göteborg, l'Unione Europea include le pratiche socialmente responsabili tra gli strumenti strategici utili al perseguimento ed alla realizzazione degli obiettivi prefissati dalle politiche europee. Ripercorrendo la storia delle politiche comunitarie in materia di RSI, si può individuare già nel Trattato di Roma del 1957, istitutivo della Comunità europea, la fonte originaria da cui discende l’azione europea in materia. Un posto di primo piano assume però il Libro Bianco di Delors: Crescita, competitività ed occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo, in cui, lo stesso Delors, di fronte alla crisi occupazionale, proponeva ai Paesi membri di costruire una nuova economia sana, aperta, decentrata, competitiva e solidale. In questo modo la Commissione europea individuava il suo punto di forza per il potenziamento dell’occupazione, non solo nella crescita del capitale umano, ma anche nello sviluppo del senso di responsabilità collettiva di ognuno. Facendo seguito alla strategia individuata dal Libro Bianco, il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 ha posto per l’Europa l’obiettivo di “diventare l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale”. Il Consiglio si rivolgeva per la prima volta al senso di Responsabilità Sociale delle Imprese con particolare riguardo allo sviluppo di buone pratiche, il life-long learning, l’organizzazione del lavoro, le pari opportunità, l’inclusione sociale e lo sviluppo sostenibile.

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Pochi mesi dopo, nel giugno 2000, l’Agenda sociale europea sottolineò l’importanza della responsabilità sociale misurandone il peso in termini di conseguenze sociali e occupazionali dell’integrazione economica e di adattamento delle condizioni di lavoro alla new economy. È però con il Libro Verde: Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, del luglio 2001 che la Commissione europea avvia il vero e proprio dibattito sulla RSI. Il documento definisce la responsabilità sociale come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. L’obiettivo previsto dalla Commissione europea in quella sede era duplice, lanciare il dibattito sul concetto di RSI e definire le modalità di costituzione di un partenariato inteso a favorire lo sviluppo di una struttura europea di promozione di tale concetto: secondo questa logica la RSI può servire per altro a rafforzare la strategia europea per uno sviluppo sostenibile. A seguito della pubblicazione del Libro Verde anche tutti gli altri organismi europei hanno inviato il proprio contributo sul tema della responsabilità sociale. Con una risoluzione del dicembre 2001, il Consiglio dell’Unione europea ha dato mandato alla Commissione di valorizzare le conclusioni raggiunte nelle discussioni portate avanti negli Stati membri sul tema e di avviare una serie di consultazioni sia a livello nazionale che europeo al fine di raccogliere il maggior numero di contributi possibili fra i partner sociali. A seguito di ciò il Parlamento europeo ha redatto la proposta di risoluzione sul Libro Verde, risultato di una consultazione che ha visto i contributi di diverse Commissioni interne (Pari Opportunità, Impresa, Giustizia, Ambiente, Sanità, Politica dei consumatori). Ha inoltre proposto una regolamentazione della responsabilità sociale delle imprese con la sua integrazione in tutte le politiche europee. Tra gli strumenti proposti dal Parlamento è significativa la creazione di un organismo di consultazione, il Foro Europeo per la RSI, pensato come luogo di dialogo tra le parti interessate (stakeholder) e strumento per la standardizzazione delle pratiche esistenti (codici di condotta, bilanci sociali). A seguito di tali numerose e autorevoli iniziative, il Comitato delle Regioni ha indicato la responsabilità sociale come un tema da integrare in molte politiche e programmi dell’Ue già esistenti e ha raccomandato inoltre di adottare politiche di sostegno finanziario alle imprese per accelerare il processo di adozione della RSI. La questione della responsabilità sociale si fonda per altro su problematiche di carattere globale e necessita perciò di norme e strumenti riconosciuti su scala planetaria, è per questo che la Commissione europea nella sua comunicazione: Promuovere le norme fondamentali del lavoro e migliorare la governance sociale nel contesto della globalizzazione, ha sottolineato, da un lato la necessità di rispettare le norme fondamentali del lavoro rilevandone il carattere universale, dall’altro ha rilevato la necessità che i codici di condotta includano le convenzioni fondamentali dell’OIL. L’Unione Europea può pertanto, tramite la sua azione, facilitare la convergenza degli strumenti utilizzati per assicurare il corretto funzionamento del mercato interno e vigilare affinché siano garantite condizioni eque. L’azione comunitaria si basa perciò sui principi fondamentali fissati nel quadro di accordi internazionali e si uniforma interamente al principio della sussidiarietà. La Commissione propone, di conseguenza, di sviluppare la sua strategia di promozione della RSI a partire da una serie di principi, quali il riconoscimento della sua natura volontaria, la necessità di rendere le pratiche socialmente responsabili, credibili e trasparenti e la focalizzazione su attività in cui l'intervento della Comunità apporta un valore aggiunto. È inoltre fondamentale considerare gli interessi dei consumatori e appoggiare gli accordi e gli strumenti internazionali esistenti, come le già citate

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norme fondamentali sul lavoro dell’OIL e i principi direttivi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) destinati alle imprese multinazionali, rispettandone le decisioni. Accanto al rispetto dei principi dettati da organismi internazionali, la Commissione ha indicato una serie di azioni volte a sostenere le buone pratiche e il miglioramento della conoscenza del concetto di responsabilità sociale. Tali azioni o buone pratiche sono riassumibili come segue:

Aumentare lo scambio delle migliori pratiche tra imprese e tra Stati membri. Le imprese stesse considerano fondamentale scambiare le rispettive esperienze e le migliori pratiche in materia di RSI. È quindi necessario migliorare i forum esistenti grazie alla creazioni di reti e ad un miglior coordinamento. Quanto detto è valido anche per gli Stati membri che hanno elaborato politiche in materia di RSI differenti e che riflettono le loro tradizioni divergenti.

Sostenere le capacità di gestione della RSI. Significa integrare i principi della RSI nell'insegnamento e nella formazione in materia di gestione delle imprese. Inoltre, i Fondi strutturali ed in particolare il Fondo sociale europeo devono essere utilizzati per promuovere la RSI nella formazione destinata al personale.

Incoraggiare le PMI ad adottare strategie di RSI. Anche se il concetto di RSI è stato elaborato soprattutto per le grandi imprese, occorre tenere conto delle PMI. I principali problemi delle PMI in questo campo sono l'insufficiente sensibilizzazione e la limitazione delle risorse, per questo è necessario studiare le specificità della strategia RSI delle PMI, promuovere lo scambio e la diffusione delle migliore pratiche, promuoverne le associazioni e le organizzazioni che le assistono in materia.

Rafforzare la trasparenza delle pratiche e gli strumenti di RSI. La trasparenza facilita lo scambio delle migliori pratiche contribuendo così al miglioramento delle buone pratiche. Inoltre aiuta le imprese a valutare i risultati ottenuti. È perciò auspicabile un aumento della trasparenza nei codici di condotta (diritti dei lavoratori, diritti dell'uomo, tutela dell'ambiente); nelle norme di gestione (integrare gli aspetti sociali ed ambientali nelle attività quotidiane delle imprese); nella misurazione delle prestazioni; nei marchi (diritto dei consumatori all'informazione sui prodotti tramite l'etichettatura); nell’investimento socialmente responsabile.

Creare un forum plurilaterale a livello comunitario. La Commissione europea ha proposto l'istituzione di un forum plurilaterale sulla RSI il cui obiettivo è lo scambio d'esperienze, il ravvicinamento delle iniziative esistenti all'interno dell'UE e l'individuazione di settori in cui un'azione a livello comunitario può essere appropriata.

Integrare la RS.I nelle altre politiche comunitarie. La Commissione promuove l'integrazione dei principi della RSI nelle politiche europee, in particolare:

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Nelle politiche dell'occupazione e degli affari sociali, quale educazione, formazione nel corso di tutta la vita, parità di opportunità; Nella politica dell'impresa, attraverso un approccio equilibrato che massimizzi le sinergie tra i suoi componenti economici, sociali e ambientali; Nella politica dell'ambiente, con una valutazione costante dei risultati ambientali la considerazione degli aspetti ambientali nelle relazioni annuali delle imprese, il contributo allo sviluppo dell'eco-tecnologia più rispettosa dell'ambiente; Nella politica dei consumatori che sono sempre più sensibili alle esigenze ambientali e sociali;

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Nella politica degli appalti pubblici con l’interesse sempre maggiore da parte degli acquirenti verso gli aspetti sociali e ambientali; Nelle politiche estere, nella politica dello sviluppo, nella politica commerciale, traendo profitto da diversi collegamenti con i paesi nel mondo attraverso la stipula di accordi politici e commerciali per far rispettare le norme internazionali in campo sociale, ambientale e concernenti i diritti dell'uomo; Nelle amministrazioni pubbliche, integrando i principi della RSI nella loro gestione, per promuovere il concetto di RSI nell'ambito dei suoi servizi.

Nell'ottobre 2002 la Commissione ha aperto il Multi-Stakeholder Forum, con l'obiettivo di "accrescere il livello di conoscenza della RSI, e facilitare il dialogo tra business-community, sindacati, organizzazioni della società civile". Obiettivi del Multi-Stakeholder Forum sono quelli di: migliorare la conoscenza delle relazioni tra responsabilità sociale, sviluppo sostenibile e conseguente impatto su competitività, coesione sociale e protezione dell'ambiente, con particolare riguardo alle PMI; valutare l'opportunità di un approccio comunitario al tema della responsabilità sociale delle imprese, tenendo presente le esperienze già realizzate in Europa e le iniziative internazionali. Nel giugno 2004 il Forum ha ultimato i suoi lavori e pubblicato un Report finale: Social Responsability Final results & recommendations. Final report, in cui vengono sottolineati alcuni elementi che dovrebbero essere contenuti in tutti gli strumenti di responsabilità sociale sui quali è stata raggiunta un'intesa di tutti i partecipanti, quali l'attenzione alla catena di fornitura, l'inserimento della responsabilità sociale nel core business, il coinvolgimento dei manager, una comunicazione chiara a trasparente sui benefici della RSI. Il Forum ha raccomandato inoltre alla commissione l'accrescimento delle competenze dei soggetti "catalizzatori" come i consulenti d'impresa, le associazioni dei consumatori, gli investitori, i sindacati, i media rispetto alla necessità di aumentare la consapevolezza e diffondere la conoscenza della RSI, ad esempio attraverso la realizzazione di indagini conoscitive. Il documento ricorda inoltre come le autorità locali debbano assicurare le condizioni per lo sviluppo della RSI ed il successo delle imprese che le praticano. Più in generale ricorda come gli enti pubblici debbano considerare in maniera responsabile ed efficace l'uso dei fondi rispetto agli obiettivi di natura sociale e ambientale. Per il periodo 2005-2010 la Commissione europea ha lanciato la nuova Agenda Sociale che costituisce la dimensione della politica sociale della nuova strategia di Lisbona riorientata alla strategia della crescita e del lavoro. Tra gli obiettivi che la Commissione si propone c’è il raggiungimento del pieno impiego e una società più coesa con uguali opportunità per tutti, obiettivi raggiungibili anche attraverso il rafforzamento dei principi della RSI.

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- OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) L’OCSE è composto dai rappresentanti dei governi degli Stati Membri. Nell’anno 2000 sono state revisionate le Linee Guida OCSE per le multinazionali35 adottate dagli Stati membri che si impegnano a promuoverle a livello nazionale. Quindi sono gli Stati membri che dovrebbero mettere in campo una serie di iniziative nazionali affinché le imprese multinazionali adottino su base volontaria queste linee guida che non sono altro che un codice quadro di comportamento nei paesi in cui operano. Tutti gli Stati membri dell’OCSE che hanno firmato, si sono assunti la responsabilità di far rispettare le nuove Linee guida.

Cosa prevedono? Una serie di principi fondamentali tra i quali il rispetto dei diritti umani, delle norme fondamentali del lavoro, il riconoscimento del “principio precauzionale” per l’impatto ambientale, impegni chiari sulla tutela dell’ambiente, l’applicazione delle linee guida a tutta la catena produttiva, quindi impegnando l’impresa al controllo dei fornitori e dei sub-fornitori in tutti i paesi in cui opera; si parla infatti di un maggiore impegno sull’informazione dei lavoratori in tutti i paesi dove l’impresa opera e si parla anche di misure specifiche per l’eliminazione della corruzione che è un problema molto diffuso, sul quale l’OCSE ha avviato da tempo un programma specifico. Le Linee Guida rappresentano un ulteriore passo avanti a livello comunitario, in quanto chiamano gli Stati e le imprese ad impegni più stringenti. Prevedono, al fine di monitorare la loro applicazione a livello nazionale, la costituzione in tutti i paesi membri dell’OIL dei punti di contatto nazionale che sono delle strutture facenti capo al Ministero dell’industria, nel nostro caso al Ministero delle attività produttive, strutture che devono essere visibili, accessibili, trasparenti e affidabili. Questi punti di contatto nazionale hanno un ruolo fondamentale, non solo dovrebbero essere le sedi dove si sviluppano delle iniziative promozionali per far conoscere le linee guida alle multinazionali e, quindi, agevola la loro adesione, ma sono anche le sedi nelle quali le parti risolvono, discutono, si confrontano in merito a controversie specifiche, assumendo quindi, un carattere di consultazione e anche di confronto delle parti molto attivo. Le linee guida si rivolgono alle imprese che le adottano su base volontaria, ma c’è una responsabilità degli Stati membri che devono promuoverle; mentre il campo di applicazione riguarda tutti i paesi dove le imprese multinazionali operano, anche fuori dei paesi OCSE, quindi un campo di applicazione vasto.

Cosa si chiede? L’impegno concreto da parte dei governi nazionali nell’attuare politiche di promozione, cominciando da un elenco di best practices, cioè degli esempi positivi da parte delle aziende che le hanno adottate, coinvolgendo le aziende che non le hanno adottate; creare un percorso positivo, quindi, individuare gli incentivi possibili; creare un sistema efficace di monitoraggio e poi collegare le linee guida come strumento complementare ad altre iniziative, pubbliche o private.

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Per le Linee Guida OCSE, rimandiamo al link: http://www.pcnitalia.it/documenti/documenti-OCSE/linee-guida-ocsedestinate-alle-imprese-multinazionali/view.

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1.5.3 IN ITALIA, COSA FANNO LE ISTITUZIONI ITALIANE?

In Italia, per ragioni storiche derivanti dall’importanza del movimento cooperativo, e strutturali data la prevalenza delle PMI, la sensibilità verso il contesto di relazioni sociali in cui le imprese sono inserite ha caratterizzato una parte significativa del sistema economico nazionale. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha avviato nel 2002 il Progetto CSR-SC, ovvero il Corporate Social Responsibility-Social Commitment, finalizzato allo sviluppo e alla promozione della responsabilità sociale. Il progetto si basa su un approccio volontario alla RSI da parte delle imprese ed ha l'obiettivo di promuovere la cultura della responsabilità sociale all'interno del sistema socio-economico e di accrescere il grado di consapevolezza sullo sviluppo sostenibile. In questo modo, si vuole fornire una risposta alle istanze informative dei diversi stakeholder sulla RSI, perseguendo l'obiettivo della Commissione europea di individuare un linguaggio e un framework di riferimento comune. Il progetto attribuisce importanza alla diffusione di comportamenti etici nelle imprese, ma ciò che lo caratterizza è l'ampliamento di questa visione con la dimensione degli interventi nel sociale definita Social Commitment avente lo scopo di "favorire la partecipazione attiva delle imprese al sostegno del sistema di welfare nazionale e locale secondo una moderna logica di integrazione pubblico - privato". In particolare, il ruolo del Governo è quello di identificare le aree d'intervento, gli ambiti che a livello nazionale e locale richiedono un'azione specifica, e di orientare i finanziamenti su progetti prioritari. Le imprese possono aderire su base volontaria e contribuire al finanziamento delle politiche di welfare, mentre l'intervento nel sociale viene gestito direttamente dalle associazioni e dal volontariato. Obiettivo del Governo è quello di sviluppare i fondi integrativi etici, ovvero fondi che investono in imprese socialmente responsabili, realtà oggi molto più diffusa nei paesi del nord Europa, in particolare in Inghilterra. Lo standard proposto dal Ministero prevede un sistema articolato su due livelli: il primo livello, definito Livello CSR, di facile accesso e articolato sulla base di schemi già noti (ad esempio l'approccio ISO, vedi prossimo capitolo) ha la finalità esplicita di promuovere la cultura della responsabilità sociale; il secondo livello, definito Livello SC, prevede che l'impresa venga chiamata a cofinanziare progetti nel sociale per poter beneficiare di bonus fiscali e dell'accesso facilitato al mercato finanziario attraverso i fondi etici. Per le imprese che intendono partecipare al sistema premiale è stato elaborato uno strumento facilmente fruibile, semplice e innovativo: il Social Statement. Si tratta di un dispositivo di autovalutazione delle prestazioni di responsabilità sociale e di supporto nella redazione di un report il cui obiettivo è garantire la trasparenza sulle performance. Infine, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Inoltre, oltre ad occuparsi della diffusione delle “Linee guida dell'OCSE destinate alle imprese multinazionali” e del progetto “Sviluppo Sostenibile attraverso il Global Compact” dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, si è fatto promotore di seguire l’impulso dato dalla Commissione organizzando il 14 novembre 2003 a Venezia la terza Conferenza Europea sulla CSR: “Il ruolo delle politiche pubbliche nella promozione della CSR”36 istituendo il CSR Forum, ovvero il Forum italiano multi-stakeholder per la CSR. L'iniziativa ha lo scopo di incoraggiare la diffusione della CSR tra le imprese e le organizzazioni italiane attraverso: l'aumento del grado di consapevolezza sull'importanza della relazione tra CSR e sviluppo sostenibile; la facilitazione dello scambio di esperienze e best practices; la promozione della trasparenza e della convergenza delle pratiche e degli strumenti di CSR, con particolare attenzione alle esigenze delle PMI; la condivisione di esperienze di partnership tra le istituzioni, le imprese/organizzazioni e la società civile.

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Reperibile dal link: http://:www.ispesl.it/whp/documenti/CSRProgrammaIT.pdf.

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2. RSI “IN PRATICA”

2.1 GLI STRUMENTI DI ATTUAZIONE e COMUNICAZIONE DEL COMPORTAMENTO SOCIALMENTE RESPONSABILE

Le principali manifestazioni di impegno etico per le aziende sono: -

Gli strumenti di “condivisione”: La Partnership tra Non Profit e For Profit La creazione di Fondazioni ed ONLUS Il Social Statement del Progetto CSR-SC La Carta dei Valori Il Codice Etico/Codice di condotta Il Bilancio sociale Le Certificazioni Sociali e le Certificazioni Ambientali

Gli strumenti di condivisione: La Partnership tra Non Profit e For Profit La Partnership, tema di cui ci occuperemo abbondantemente nella seconda metà dell’elaborato, è uno strumento importantissimo di condivisione di valori e principi oltre che una strategia aziendale di attuazione della RSI; uno strumento, vedremo, che può realmente contribuire al dialogo tra due mondi, Non Profit e For Profit, apparentemente dissimili. Da una parte vi è la necessità di una partnership con il settore sociale per promuovere la Responsabilità Sociale attraverso periodiche iniziative di sensibilizzazione. Dall’altra la necessità di prevedere una “personalizzazione” della Responsabilità Sociale che tenga conto delle specificità di ciascuna azienda.

La creazione di Fondazioni ed ONLUS Ad oggi moltissime aziende hanno una visione così radicata della Responsabilità Sociale tanto da pensare di poterla trasformare nella propria mission aziendale. Vedi l’esempio della Fondazione Sodalitas, che nasce da un’idea di Assolombarda. Spesso poi sono proprio le aziende più attive e vicine al sociale a dichiararsi più propense verso la creazione di una Onlus. Vedi l’esempio di Enel Cuore ONLUS. Il Social Statement del Progetto CSR – SC In occasione della terza Conferenza Europea sulla CSR: “Il ruolo delle politiche pubbliche nella promozione della CSR” a Venezia, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha promosso il “Social Statement del Progetto CSR – SC”. Si tratta di uno strumento volontario in grado di guidare le imprese nell’attività di rendicontazione delle proprie prestazioni sociali attraverso modalità di rilevazione standard. Il Social Statement vuole essere uno strumento semplice, modulare e flessibile, per consentire a tutte imprese - indipendentemente dalla dimensione, dal settore di appartenenza, dalla natura giuridica, dall’esperienza - di comunicare il proprio impegno sociale ai consumatori e a tutti cittadini, con l’obiettivo di standardizzare le modalità di

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rilevazione e presentazione delle informazioni, al fine di ottenere maggiore chiarezza nella comunicazione e nel confronto dei risultati.

La Carta dei Valori Dal punto di vista simbolico è uno dei principali documenti stilati dall'azienda, la carta dei valori è strutturata soprattutto sul principio di equità, ovvero un principio etico generale a cui devono ispirarsi tutti i dipendenti a qualsiasi livello. Tale principio si specifica nei criteri di: trasparenza, correttezza, efficienza, spirito di servizio, collaborazione, valorizzazione delle risorse umane. L'azienda nell'orientarsi verso nuovi obiettivi lo fa tenendo conto dell'intero sistema di valori fondamentale per definire la corporate identity. A tal fine diventa fondamentale per l'azienda riconoscere l'importanza nell'adottare indicatori morali e di cittadinanza attiva sempre più legati all'incisività aziendale della gestione delle risorse intangibili. Una maggiore responsabilizzazione delle persone che lavorano in azienda consiste appunto nell'agire sui comportamenti che devono essere coerenti con il sistema valoriale e la cultura aziendale ri riferimento per l'azienda.

Il Codice Etico Il Codice Etico è uno strumento fondamentale a disposizione delle aziende per dare dei confini tangibili alle responsabilità etiche e sociali delle risorse umane all’interno dell’azienda in modo da creare fiducia verso l’esterno. Nonostante ci sia ancora una minoranza di aziende (2 su 10) che non ne ha mai sentito parlare, è aumentata la quota di coloro che hanno deciso di adottarlo. Allo stato attuale, la sua diffusione ha raggiunto 1 azienda su 2 mentre fra i resistenti, più della metà pensa che lo adotterà in futuro. Le aziende con un atteggiamento “certificativo” più forte hanno fatturati importanti, sono impegnate nel settore bancario/finanziario e assicurativo e si collocano prevalentemente nel nord-est d’Italia. Può definirsi come la Carta Costituzionale dell’impresa, una carta dei diritti e doveri morali che definisce la responsabilità etico-sociale di ogni partecipante all’organizzazione imprenditoriale. E’ un mezzo efficace a disposizione delle imprese per prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell’azienda, perché introduce una definizione chiara ed esplicita delle responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e spesso anche fornitori verso i diversi gruppi di stakeholder. Esso è il principale strumento di implementazione dell’etica all’interno dell’azienda. Il Codice Etico è divenuto uno strumento per lo stakeholder manager, un mezzo che garantisce la gestione equa ed efficace delle transazioni e delle relazioni umane, che sostiene la reputazione dell’impresa, in modo da creare fiducia verso l’esterno.

Il Bilancio Sociale Il Bilancio Sociale così come il Codice Etico è un importante strumento di rendicontazione attraverso il quale l’azienda può veicolare le performance sociali a vantaggio dei diversi stakeholder. Benché tale documento rappresenti un importantissimo strumento di comunicazione poco più di 1 azienda su 3 redige abitualmente il bilancio sociale. Dietro questo dato sostanzialmente in linea con la penetrazione del 2004 (31%) si nasconde un incremento della quota di coloro che continuano a formalizzare il proprio impegno tra le aziende più evolute e attive in termini di responsabilità sociale, in particolare fra quelle: - che hanno adottato il codice etico (48%) - con un fatturato di oltre 100 mln (49%) - sono heavy investitori nel sociale (55%)

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Tenendo conto delle diverse implicazioni di significato derivanti da ciascuna definizione di bilancio sociale è possibile individuare due macro orientamenti che vedono contrapporsi le aziende “consapevolmente responsabili” alle aziende “funzionalmente responsabili” attualmente in minoranza. Se da un lato il bilancio può servire per rispondere ai principali standard etici di buon comportamento (trasparenza, onestà..), dall’altra diventa un semplice “strumento di facciata” per emulare altre aziende e/o semplicemente per farsi pubblicità.

Le Certificazioni Sociali Il panorama delle certificazioni sociali è abbastanza vasto. Vengono perciò qui proposte i principali modelli internazionali di gestione aziendale che vogliono garantire il comportamento etico delle Organizzazioni e delle aziende che lo adottano. Lo standard SA 8000 La Social Accountability International (SAI), organizzazione internazionale nata nel 1997, ha emanato la norma SA 8000 per assicurare nelle aziende condizioni di lavoro che rispettino la responsabilità sociale, un approvvigionamento giusto di risorse ed un processo indipendente di controllo per la tutela dei lavoratori: lo standard SA 8000 (Social Accountability ovvero Rendicontazione Sociale) è lo standard più diffuso a livello mondiale per la RSI ed è applicabile ad aziende di qualsiasi settore, per valutare il rispetto da parte delle imprese dei requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali.

Lo standard richiama: • • • •

Alcune convenzioni e raccomandazioni ILO (International Labour Organization) La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani La Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia dell'ONU La Convenzione delle Nazioni Unite per eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne. In particolare, lo standard prevede otto requisiti specifici collegati ai principali diritti umani ed un requisito relativo al sistema di gestione della responsabilità sociale in azienda. Gli otto requisiti vertono su tematiche fondamentali, a livello internazionale, in materia di diritto del lavoro quali lavoro infantile, lavoro forzato, salute e sicurezza, libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva, discriminazione, pratiche disciplinari, orario di lavoro, remunerazione. Nella fattispecie, la conformità ai predetti requisiti si concretizza nella certificazione rilasciata da un organismo indipendente volta a dimostrare la conformità dell’azienda ai requisiti di responsabilità sociale della norma. Lo standard SA 8000 si caratterizza, inoltre, per la sua flessibilità. Infatti la sua versione attuale37 può essere applicata dovunque, dai Paesi in via di sviluppo, ai Paesi industrializzati, nelle aziende di piccole e grandi dimensioni e negli enti del settore privato e pubblico.

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Vedere il sito http://www.sa-intl.org/

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Lo standard AA1000 Lo standard AA1000 (o AccountAbility 1000) è uno standard di processo elaborato per valutare i risultati delle imprese nel campo dell'investimento etico e sociale e dello sviluppo sostenibile. Creato nel 1999 dalla britannica ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability) si tratta di uno standard nato per consentire, alle organizzazioni che lo vogliano adottare, la promozione della qualità dei processi di "social and ethical accounting, auditing and reporting" in modo da garantire il miglioramento della RSI. Attraverso la AA1000 si può dimostrare l’impegno per il rispetto dei valori etici attraverso strumenti oggettivi, imparziali e trasparenti. I benefici che l’azienda ottiene adottando questo standard consistono soprattutto nel rafforzamento del rapporto con gli stakeholder, migliorando la partecipazione, la fiducia e il mantenimento di buone relazioni nel tempo; può inoltre derivarne un miglioramento del dialogo con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione, riducendo le conflittualità ed instaurando un rapporto di mutua collaborazione ed arricchimento. Lo standard ISO 26000 Dal 26 al 30 settembre 2005 si svolse a Bangkok la seconda riunione del gruppo ISO sulla RSI (Working Group Social Responsibility), nel corso della quale sono stati fatti notevoli progressi verso una nuova norma sulla responsabilità sociale: la ISO 26000. Uno dei principali successi del meeting di Bangkok è stato quello di stabilire una prima struttura del documento per la ISO 26000: il gruppo ISO ha infatti raggiunto un accordo sull'organizzazione dei contenuti della norma, la cui pubblicazione definitiva dovrà presumibilmente avvenire nel 2010. Perché la norma sia frutto del contributo di tutti gli interessati alla responsabilità sociale, il processo di definizione della ISO 26000 prevede la collaborazione dei rappresentanti di ben sei categorie di stakeholder: imprese, governi, lavoratori, consumatori, ONG ed altri.

Le Certificazioni ambientali Il settore industriale ha riconosciuto la necessità di modificare la gestione delle proprie attività al fine di minimizzarne gli impatti negativi sull’ambiente, sia per far fronte al mutato quadro legislativo in materia ambientale sia per tener conto della accresciuta sensibilità dei consumatori nei confronti delle tematiche ambientali. Il cambiamento in atto è testimoniato soprattutto dal crescente successo riscosso dagli schemi di certificazione della gestione ambientale ad adesione volontaria (EMAS II, ISO 14000), che permettono alle aziende di attestare la validità del proprio sistema di gestione ambientale interno mediante la verifica della rispondenza a determinati requisiti definiti a livello internazionale da parte di organismi esterni accreditati. Iso 14001 La ISO 14001 è uno standard internazionale volontario che fornisce un quadro di riferimento per la protezione dell’ambiente e la prevenzione dell’inquinamento. L’obiettivo è quello di consentire all’impresa di minimizzare l’impatto ambientale esercitato dalla propria attività. Il rispetto delle condizioni è sottoposto alla verifica di un ente esterno indipendente. Emas L’Emas è un regolamento valido a livello europeo, ad adesione volontaria, che prevede l’introduzione di sistemi di gestione ambientale, la valutazione periodica o sistematica (audit) della loro efficacia, l’informazione al pubblico.

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PARTE SECONDA

LA PARTNERSHIP TRA MONDO NON PROFIT E FOR PROFIT

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1. CREARE NUOVE SINERGIE TRA FOR PROFIT E NON PROFIT

1.1 UN’ ANALISI SWOT38 I punti di Forza, le Opportunità, i Rischi, le Difficoltà.

PREMESSA Come già ripetuto più volte, negli ultimi anni un numero crescente di aziende ha scelto di collaborare con organizzazioni non profit nell’intento di dimostrare pubblicamente la propria sensibilità al concetto di Responsabilità Sociale delle Imprese. Proprio perché si tratta di un’opportunità non priva di rischi, è essenziale che le parti (l’ente for profit e l’ente non profit) programmino e gestiscano razionalmente la partnership, non solo limitandosi a perseguire determinati obiettivi, ma valutandola continuamente nella sua economia ed efficacia.

1.1.1 VANTAGGI (o PUNTI DI FORZA) PER LE IMPRESE : Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di aziende ha stretto partnership con associazioni non profit. Questa tipologia di collaborazione con il mondo non profit ha prodotto numerosi vantaggi a detta delle aziende che le hanno intraprese e come dimostrano recenti indagini statistiche. Statisticamente, l’85% degli italiani dichiara di rispettare le aziende che collaborano con enti non profit o ONG (secondo GfK Eurisko per Sodalitas 2005) mentre il 79% dei manager italiani dichiarano che le attività di cause related marketing hanno migliorato molto o abbastanza l’immagine e la reputazione della propria azienda.

In generale, l’impresa: -

Perseguendo finalità di benessere sociale e di salvaguardia ambientale, sostiene lo sviluppo anche economico e finanziario dell’intera società e quindi rafforza le basi su cui si fonda la sua attività.

-

Investendo in progetti sociali, viene premiata sia attraverso un forte senso di auto-realizzazione e motivazione interna, sia dal rafforzamento della sua reputazione pubblica al fine del riconoscimento di “Impresa Responsabile”.

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L'analisi SWOT, conosciuta anche come Matrice TOWS, è uno strumento di pianificazione strategica usata per valutare i punti di forza (Strengths), le debolezze (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o in un'impresa o in ogni altra situazione in cui un'organizzazione o un individuo deve prendere una decisione per raggiungere un obiettivo. L'analisi può riguardare l'ambiente interno o esterno di un'organizzazione.

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In particolare, la Partnership può contare su sei specifici vantaggi per l’azienda: -

CONCRETEZZA: Finanziare un progetto di emergenza o sviluppo è un’ azione concreta;

-

TESTIMONIANZA e SUPERVISIONE sulla propria attività di CSR: un’azienda che non ha nulla da nascondere è felice di rendere pubblici i suoi sforzi relativi alla CSR, ne chiede testimonianza ed è pronta al fatto che l’ ONG, che è radicata sul territorio, possa sorvegliare sui suoi miglioramenti in loco;

-

QUALITÀ del MARCHIO e dell’IMMAGINE: Contraddistinguere e rafforzare l’immagine dell’azienda e del marchio/prodotto associandolo all'impegno in favore dei PVS;

-

FIDELIZZAZIONE e MIGLIORI AMBIENTI di LAVORO: cioè legare alla propria azienda i clienti già acquisiti, accrescendo e rafforzando così un forte SENSO d’APPARTENENZA oltre che a contribuire indirettamente a generare effetti positivi sull’ambiente di lavoro e a stimolare la creazione e la fiducia dei nuovi clienti;

-

RETE: cioè fare rete con l’esterno. Promuovere infatti un’immagine di qualità verso gli interlocutori pubblici rilevanti (media, istituzioni ecc) contribuisce a migliorare le proprie relazioni con l’esterno;

-

TRASPARENZA: poter verificare l’utilizzo delle donazioni, grazie ad un bilancio trasparente e alla certificazione del bilancio da parte di enti riconosciuti;

-

RISULTATO ECONOMICO: Alla luce degli elementi illustrati che muovono esigenze e tendenze di mercato che determinano profitto e alla luce delle aspettative generate dai propri stakeholder, l’azienda potrebbe assistere ad una maggiore domanda e sostenere una maggiore produttività.

1.1.2 VANTAGGI (o PUNTI DI FORZA) PER LE ONP : La collaborazione con le imprese è una necessità per le ONG e non solo per fare raccolta fondi, ma anche per l’esigenza di contribuire e sensibilizzare sul tema della RSI per influire su una economia reale che incide sulle realtà del sud del mondo in maniera netta e preponderante. Oltretutto una partnership, dato il trend decrescente dei fondi pubblici, risulta necessaria e vitale per la sostenibilità stessa dell’ente non profit e contribuirebbe alla formazione dei seguenti vantaggi:

-

NUOVE RISORSE (economiche e non) per portare avanti gli interventi all'estero;

-

MAGGIOR VISIBILITA’ per temi specifici (acqua, salute, squilibri di commercio, etc.);

-

MAGGIOR INTERESSE DEI MEDIA per il lavoro dell'associazione.

Si può decidere quindi se rimanere dalla parte dei “buoni” senza dialogare con i presunti “cattivi”, se agire autonomamente con il rischio di essere relegati ad un settore elitario, oppure ci si può porre l’obiettivo, senz’altro piu’ complesso, di provare a cambiare un sistema produttivo, per cercare di influire sulla necessità che sia anche responsabile. Uno schema win win. Certo il compromesso ha dei limiti, deve averli, per una ONG con una mission specifica: occorrono delle linee guida comportamentali che guidino la collaborazione.

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1.1.3 LE OPPORTUNITA’ La partnership con un’azienda, nelle sue diverse forme, può offrire all’ONP numerose opportunità: Generare risorse economiche per finanziare le attività statutarie;

Aumentarne la notorietà e visibilità a un pubblico più vasto;

Poter utilizzare risorse dell’azienda (mezzi, know-how, risorse umane, ecc.) per contribuire sviluppo di attività e programmi, e produrre materiale informativo;

allo

Poter gradualmente portare l’azienda alla sensibilizzazione verso i temi e i valori della ONG.

La partnership con una ONP, nelle sue diverse forme, può offrire all’azienda numerose opportunità:

Sostegno fattivo a progetti di solidarietà;

Modularità dell’impegno economico;

Coinvolgimento della clientela;

Posizionamento sociale autentico e distintivo;

Brand Building;

Motivazione e coinvolgimento dei collaboratori;

Fidelizzazione dei clienti;

Miglioramento delle performance aziendali.

1.1.4 I RISCHI

Rischi per una ONP:

Per una ONP avviare rapporti col mondo imprenditoriale significa anche dover affrontare situazioni delicate, soprattutto perché, se mal gestite, le collaborazioni potrebbero pregiudicare i suoi interessi di lungo periodo. Alcune imprese possono volersi alleare con una ONG non in virtù di un sincero desiderio di impegnarsi in un progetto comune, ma con l’aspettativa che l’immagine dell’ente umanitario, il suo capitale più prezioso, possa qualificare, migliorare, o “riaggiustare” quella dell’azienda. È necessario perciò evitare di credere che una collaborazione possa risolvere situazioni di Turnaround aziendale o peggio ancora di Greenwashing39 per raggiungere i propri scopi di “ripulitura” dell’immagine. Accettando un accordo simile, l’ONG potrebbe compromettere la preziosa fiducia dei suoi membri e sostenitori oltre che la sua credibilità presso il pubblico in generale, vanificando il valore monetario di qualsiasi fondo raccolto. 39

Termini afferenti entrambi alla disciplina economica aziendale. Il turnaround fa riferimento ad un piano di risanamento e di ristrutturazione profonda di una azienda in crisi. Esso verte su due momenti, il primo volto a porre termine alle cause, ove possibile, che hanno portato alla crisi dell'azienda, il secondo teso al perseguimento di un piano di recupero della redditività, mentre il greenwashing è l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un'immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un'immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi. Dal link: http://it.wikipedia.org

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Più in particolare, se l’ONG non adotta la massima prudenza nella scelta dei suoi partner tra le aziende, rischia di: Associare il proprio nome e la propria reputazione a campagne superficiali, a prodotti e/o servizi troppo costosi o scadenti o, peggio ancora, a un’impresa le cui pratiche commerciali non sono coerenti coi valori fondamentali dell’ONG o che addirittura vi si contrappongono; Scoprire che le tattiche di marketing dell’impresa partner sono in pericoloso conflitto con la mission dell’ONG; Essere costretta ad accettare scomode limitazioni imposte dall’impresa, come quella di un rapporto esclusivo.

Rischi per un’azienda:

Tempi medio-lunghi di maturazione dei risultati; Terreno sconosciuto per l’impresa; Necessità di “convincere” all’interno dell’azienda.

1.1.5 LE DIFFICOLTA’ : Un atteggiamento di cautela40 Come già preannunciato nella sezione “rischi” nonostante l'importanza riconosciuta alla RSI e al ruolo della partnership tra mondo for profit e non profit, nei giudizi dei consumatori attecchisce un atteggiamento di cautela verso il grado di assunzione di consapevolezza delle aziende. Un'ampia percentuale di consumatori per lo più la categoria sempre più “affollata” dei consumatori critici pensa, infatti, che la maggior parte delle imprese che operano in qualità di aziende socialmente responsabili lo facciano solo per migliorare la loro immagine e non, altresì, perché ci credono per davvero. Abbiamo constatato, già nelle prime battute dell’elaborato, la difficoltà di affrontare le grandi battaglie dialettiche di contro-informazione e boicottaggio provenienti da tanta parte di consumatori disillusi o come spesso accade, mal informati. Altre volte molta gente manifesta un interesse ed esprime delle esigenze molto elevate sulle modalità con cui le aziende cercano la responsabilità. Ecco quindi che la varietà più o meno ostica della popolazione non costituisce alle volte un terreno fertile sul quale fondare una partnership. Risulta, pertanto, non trascurabile l'importanza della comunicazione che concorre a creare un'opinione fondata sull'operatività delle imprese.

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Fonte: GfK-Eurisko su Il Sole 24Ore del 13-03-2008

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RIASSUMENDO:

FATTORE NEGATIVO:

Strumentalizzazione della collaborazione ai loschi fini della “convenienza” lucrativa da parte di entrambi gli attori economici in questione, for profit - non profit, a scapito della finalità reale della partnership che è solo quella della solidarietà. Inoltre, diffidenza e scetticismo dell’opinione pubblica nei confronti della credibilità dell’impresa, spesso causati da condizionamenti esterni di tipo idealistico - educativo, possono minacciare la partnership.

FATTORE POSITIVO:

La preziosa collaborazione tra le due realtà del privato può realmente contribuire a creare sinergie mirate all’azione e alla concretezza solidale; così come l’influenza fondamentale delle ONG e dei consumatori porta finalmente le aziende a ragionare sull’eticità d’impresa.

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1.5 MODALITÀ OPERATIVE DI PARTNERSHIP TRA IMPRESE ED ONG

Nel decidere con quali aziende cercare alleanze è fondamentale che si consideri prima di tutto la mission complessiva dell’ente non profit, assicurandosi che ogni potenziale partnership: Nasca da motivazioni aziendali sincere, non “parassitiche”; Sia pienamente compatibile coi valori e i principi dell’ONG. Inoltre allo scopo di ottenere un vero rapporto egualitario nella partnership, entrambe le parti devono stabilire chiaramente le proprie condizioni fin dall’inizio, esigendo chiarezza e accordo su obiettivi, programmi e impegni indispensabili per individuare i partners più appropriati e lavorare alla crescita di relazioni produttive e ben pianificate. Solo in questa maniera si contribuisce ad asserire/affermare/trasmettere/far recepire l’integrità dell’una senza mai rischiare di intaccare l’altra. Una volta svolte le reciproche ricerche sui partners in questione, e valutata la compatibilità di entrambi ai valori e ai principi di ognuna, bisogna pianificare le strategie di collaborazione fra le parti. Le forme più importanti di collaborazione possono essere così riassunte:

Filantropia d’Impresa Questa modalità è molto simile alla beneficenza personale dell’imprenditore, in quanto il coinvolgimento dell’impresa è assai marginale. Ne fanno parte le Donazioni Liberali, costituite da elargizioni deliberate dagli organi di amministrazione delle società, dai proprietari o effettuate a titolo personale dai dipendenti delle aziende. In alcuni casi potranno essere accompagnate dalla cessione da parte dell’ONG di oggetti di modico valore quali biglietti augurali, lettere di ringraziamento ecc. Ne fanno parte anche le Donazioni di Beni e Servizi, ovvero la possibilità di ricevere da un'azienda donazioni di prodotti o servizi, a titolo gratuito, purché di qualità certificata e strettamente funzionali alle necessità verificate dallo staff dell’ONG. E' possibile sostenere l'ONG anche con Donazioni di Premi Non Ritirati dai Concorsi, indicando l'organizzazione prescelta come beneficiaria dei premi non ritirati dai vincitori in manifestazioni e concorsi a premi. Secondo la normativa sulle manifestazioni a premi (D.P.R. 430/2001), è possibile devolvere alle ONLUS, i premi non richiesti o non assegnati. Il premio non ritirato verrà monetizzato dall’ONG, contribuendo così a realizzare i suoi programmi.

Sponsorizzazioni Istituzionali e Sponsorizzazioni di Progetti Nel primo caso l’azienda sarà chiamata a sostenere le attività statutarie dell’ONG senza riferimento a specifici progetti. Nel secondo caso, l’azienda sosterrà un progetto specifico dell’associazione, contribuendo parzialmente o totalmente. Il contributo economico sarà determinato in base ai costi del progetto e sarà destinato prevalentemente alla copertura dei costi.

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Cause Related Marketing In questo caso l’azienda sarà chiamata a promuovere insieme ad un suo prodotto o servizio le attività istituzionali dell’ente non profit o un suo specifico progetto. Il contributo economico potrà essere costituito da un contributo fisso o da una parte variabile costituita da una percentuale da applicarsi al fatturato della vendita del prodotto o servizio oggetto della promozione. I consumatori sono coinvolti nel progetto di solidarietà poiché ogni loro acquisto genera una donazione ed essi ricevono comunicazione sul progetto che stanno contribuendo a realizzare. L'iniziativa di CRM può essere comunicata al pubblico dall'azienda tramite il packaging del prodotto, nei punti vendita e con campagne di comunicazione mirate.

Coinvolgimento di Personale d’Impresa (Employee Volunteering) Possono essere messe a disposizione una serie di attività e strumenti, come le Ore Solidali, per tutte le aziende che desiderano rafforzare i valori di condivisione e unione, con l’incoraggiamento, il supporto aziendale e il coinvolgimento in maniera diretta dei dipendenti. Si tratta di promuovere tra i dipendenti la donazione di una o più ore di lavoro a favore dell’ONG. Una parte della loro retribuzione mensile verrà destinata ad una o più cause sociali. L’azienda potrà contribuire alla colletta benefica integrandola o raddoppiandola. Altre forme di coinvolgimento possono consistere nel Volontariato Professionale, attraverso il quale l’azienda può incoraggiare e agevolare il compito di quei dipendenti che vogliono mettere le proprie competenze a favore dell’ente non profit e delle sue attività; il Payroll Giving, attraverso il quale l’azienda può inviate i propri dipendenti a devolvere un’ora dello stipendio a favore di un progetto dell’ONG. Infine il Gift Matching, cioè quando l’azienda concorre alla realizzazione del progetto con un contributo uguale o superiore a quello dei propri dipendenti.

ALTRE STRATEGIE..

Raccolta mediata (Joint Promotion) La Joint Promotion è un'iniziativa congiunta in cui l'azienda mette a disposizione i propri canali (ad es. il prodotto o la rete distributiva) per attività di FR o di sensibilizzazione. Operazioni di questo genere sono, ad esempio, l'offerta da parte di un'impresa editoriale di inserire opuscoli informativi in allegato a riviste e quotidiani, oppure la disponibilità di una banca a predisporre l'esposizione di pieghevoli dell’ente non profit per la raccolta fondi presso gli sportelli bancari delle proprie filiali.

Raccolta Punti e Carte Fedeltà (Loyalty Program) Le raccolte punti sono iniziative di solidarietà legate alle carte fedeltà realizzate da un'azienda per i propri clienti. L'iniziativa prevede la possibilità, per il cliente, di rinunciare al tradizionale premio e di devolvere all'ONG i punti accumulati. L'azienda si impegna a versare all'ONG una donazione equivalente al valore del premio a cui il cliente ha rinunciato. Iniziative di questo tipo sono tipicamente attuate da catene di grande distribuzione come supermercati e ipermercati, ma possono scegliere questa modalità anche tutte le aziende che propongono ai propri clienti carte fedeltà.

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2. LA PARTNERSHIP DAL PUNTO DI VISTA DELLE.. ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE

2.1 QUALCHE DATO SULLE PRINCIPALI ONG INTERNAZIONALI

UNICEF International

Per UNICEF 41 (Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, o The United Nations Children's Fund), organizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita dell'infanzia e dell'adolescenza, una partnership è qualcosa di più di una donazione. È un'azione di Social Business e può concretizzarsi in diversi modi, a seconda delle caratteristiche dell’azienda e dei suoi obiettivi specifici. Le proposte di partnership offrono benefits crescenti a seconda del livello di coinvolgimento ed impegno dell’azienda in questione. UNICEF, nella propria politica di collaborazione con le aziende, ha deciso di intraprendere le seguenti linee comportamentali:

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER UNICEF

Per essere partner o fornitore dell'UNICEF, un'azienda deve rientrare nei seguenti criteri di selezione: • • • • • • •

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Non deve avere alcun coinvolgimento nell'industria degli armamenti (dalla manifattura alla distribuzione, a qualunque altro componente secondario di armi) . Non deve essere produttrice di latte in polvere. Non deve impiegare manodopera minorile in nessuna delle fasi di produzione, e deve rispettare le normative sul lavoro. Non deve essere stata coinvolta nello sfruttamento di individui o nazioni (pornografia, frode, corruzione e attività criminali). Non deve essere coinvolta negli ultimi tre anni in una violazione di sanzioni delle Nazioni Unite. Non più del 10% delle sue entrate annuali deve provenire dalla manifattura, vendita o distribuzione di alcool, tabacco o dal gioco d'azzardo (escluse le lotterie dello Stato). Non deve essere stata dichiarata colpevole di abusi ambientali o gravemente implicata in problemi di inquinamento e degrado ambientale e non deve essere coinvolta nell'industria nucleare.

http://www.unicef.org

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CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

FC BARCELONA per UNICEF Azienda: Fùtbol Club Barcelona Progetto: “Unite for Children” Uniti contro l’AIDS. Descrizione: Nel settembre 2007, è stato siglato, per il secondo anno di seguito, una partership tra UNICEF e Barcelona Fùtbol Club. Il leggendario club di calcio ha firmato un contratto di €1.5 milioni annui per 5 anni a beneficio dei bambini affetti da HIV/AIDS. La squadra di calcio ha beneficiato del logo sulle casacche per tutta la stagione calcistica 2008. Barcelona FC inoltre ha contribuito con €500.000 per le spese di pubblicità dell’ONG, ricordando ad ogni fan di calcio l’importanza di mettere i bambini al primo posto, favorendo lo slogan "More Than a Club” (Molto più di un Club). L'alleanza UNICEF/Barcelona FC sancisce così il potere dello sport unito alla responsabilità e all’impegno della raccolta fondi legata alla problematica del HIV/AIDS non solo a livello internazionale ma a livello anche nazionale e locale, nella marcia verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Lo stesso presidente del Barcelona FC, Joan La Porta, è stato designato per il premio: Spirit of Sport Award, riconosciutogli grazie alla partnership con UNICEF, nell’aprile 2007.

IKEA per UNICEF Azienda: “IKEA Social Initiave” per IKEA “ Progetto: IKEA Social Initiative & UNICEF India. Descrizione: Per più di 10 anni, “IKEA Social Iniziative” è stato un key-partner di UNICEF, contribuendo agli investimenti sociali di solidarietà internazionale, dell’ONG, nella promozione della CRM, nella vendita dei biglietti augurali di UNICEF, nell’assistenza di attività promozionali destinati alla raccolta fondi. Formatosi nel 2005, IKEA Social Initiative, ha stanziato la straordinaria cifra di 180 milioni di dollari destinati ai programmi UNICEF per la salvaguardia dei bambini nei PVS e delle loro famiglie. IKEA Social Initiative si fa portavoce del diritto alla salute, alla sicurezza e all’istruzione di ogni bambino seguendo il motto: “Create a better everyday life for the many’ children”, “creare una vita migliore per i bambini” nonché garante della salute e dei diritti delle donne in favore di un futuro migliore per se stesse e le loro comunità. IKEA Social Initiative opera soprattutto nell’Asia meridionale, specialmente in India, dove il bisogno dei bambini e delle donne è maggiore, con la promessa di raccogliere più di 100 milioni di dollari in favore dei programmi di salvaguardia e protezione dei bambini, destinando già 14 mln di dollari nei progetti per l’istruzione di base attraverso la vendita un simpatico peluche, BRUM Bear, lanciato nel 2003 e assistendo con la donazione di beni e servizi l’ONG con la fornitura di 18.000 tavoli da scuola in Liberia e Burundi, con migliaia di coperte, panni per i sopravvissuti allo Tzunami, con 45.000 tra coperte e plaid per i sopravvissuti al terremoto in Pakistan, con 5.000 lenzuola, con

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The BRUM Bear


20.000 asciugamani, con 7.000 zaini da scuola, con 30.000 ciotole per i sopravvissuti al terremoto in Cina.

BIOTHERM per UNICEF Azienda: Biotherm Progetto: Life Springs from the Source Descrizione: Nel 2002 Biotherm, la società di stampo internazionale che si occupa della cura della pelle, ha supportato UNICEF lanciando l’iniziativa di depurazione dell’acqua denominata “Life Springs from the Source” ovvero “La vita sgorga dalla sorgente”. Cominciata in Benin e in Cambogia, il progetto si è esteso fino ad includere Cina, Corea e Argentina. Biotherm e lo staff di UNICEF sono arrivati a creare benefici e agevolazioni sanitarie; inoltre, supportano la preparazione educativa degli abitanti dei villaggi territoriali, includendoli attivamente in ogni fase del progetto: dalla scelta dell’allocazione dei servizi alla gestione delle varie installazioni, dal buon utilizzo dell’acqua all’uso intelligente dei beni necessari alla cura dell’igiene personale, assicurando così la fornitura d’acqua di qualità. Biotherm ha destinato 500.000 euro ai programmi UNICEF per l’uso corretto dell’acqua e incoraggia i suoi stessi clienti a supportare l’ONG.

ORANGE per UNICEF Azienda: Orange Progetto: Day Orange, maratona internazionale. Descrizione: Partendo dall’idea della maratona internazionale che attraversa le principali città del mondo, Orange, compagnia internazionale delle telecomunicazioni, ha creato un evento unico in favore di UNICEF, cogliendo l’occasione della celebrazione del suo decimo anniversario dalla fondazione, nel 1994. Gli impiegati di Orange hanno partecipato ad un’insolita staffetta inaugurando, in ben 18 paesi del mondo, il Day Orange e partendo dal Regno Unito nel 2004 fino ad arrivare in Romania nell’aprile del 2005. Gli impiegati hanno effettuato il percorso nelle maniere più disparate: a piedi, in bici, a cavallo, con i rollerblades, con lo skateboard, persino a vela ma ad esclusione di mezzi motorizzati. Per ogni impiegato che ha partecipato alla maratona, Orange ha donato 10 euro ad UNICEF, raccogliendo complessivamente 101.000 euro. I fondi raccolti hanno supportato i programmi UNICEF beneficiando paesi come Botswana, Camerun, Costa D’Avorio, Romania, Rep. Slovacca e Tailandia.

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MÉDICINS SANS FRONTIÈRES

Médicins Sans Frontières42 (Medici Senza Frontiere o Doctors Without Borders) una delle realtà medico-umanitarie più grandi, creata da medici e giornalisti in Francia nel 1971, ha reso pubblica una Policy Etica per le aziende profit nella quale sono elencati i criteri di comportamento per le aziende che avviano una forma di partneriato con MSF.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER MSF

Dal sito di MSF, ricaviamo i seguenti criteri di idoneità alla partnership da parte di un’azienda e i relativi criteri di esclusione:

Criteri di Idoneità Il comportamento socialmente responsabile per MSF include i seguenti criteri di idoneità: 1. Le aziende che hanno intrapreso la strada dell'etica di comportamento sia attraverso certificazioni istituzionalmente riconosciute (SA8000, ISO9001, ISO 9004) che seguendo lo standard di gestione Q_RES43prevedono diverse fasi di lavoro: - Visione etica di impresa: come bilanciamento etico tra gli interessi dei diversi stakeholder; 42

http://www.msf.org Il Progetto Q-RES nasce nel 1998 da un'idea originaria di Lorenzo Sacconi e Simone del Colle sviluppata nel corso degli anni dal Team Q-RES del CELE - Centre for Ethics Law & Economics dell'Università Cattaneo LIUC di Castellanza - in collaborazione con un gruppo di imprese, associazioni professionali, società di consulenza ed organizzazioni non profit, riunite in un forum permanente di discussione - il "Tavolo Q-RES" - costituito presso il CELE nel Dicembre del 1999. La sua Mission è "Promuovere la nascita di un modello di governo dell'impresa basato sull'idea del “contratto sociale” con gli stakeholder, attraverso la definizione di un nuovo standard di qualità - certificabile a livello internazionale della responsabilità etico-sociale d'impresa". L'idea è che imprese riconosciute come socialmente ed eticamente responsabili godranno di migliori rapporti con i loro stakeholder e avranno un vantaggio competitivo in termini di maggiore reputazione, fiducia e affidabilità. Per raggiungere questo fine, il Progetto Q-RES ha elaborato un sistema di gestione per la responsabilità etico-sociale d'impresa che può essere adottato da imprese private, organizzazioni pubbliche e associazioni in un'ottica di gestione strategica e di governo equo ed efficiente delle relazioni con gli stakeholder. Attualmente è in corso di definizione la Norma Q-RES, che traduce il Sistema di Gestione Q-RES in uno standard certificabile da organismi indipendenti. Le Linee Guida Q-RES, pubblicate nell'Ottobre 2001, descrivono il Sistema di Gestione Q-RES, un approccio integrato alla responsabilità etico-sociale d'impresa che definisce contenuti, funzione, metodologia di sviluppo e criteri di eccellenza per l'adozione di sei strumenti per la responsabilità eticosociale d'impresa: visione etica, codice etico, formazione etica, sistemi organizzativi di attuazione e controllo, rendicontazione etico-sociale, verifica esterna. 43

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Costituzione di un codice etico: che contiene i principi sui diritti e doveri dell'azienda nei confronti degli stakeholder e le norme di comportamento per area a rischio nelle relazioni con gli stakeholder; Formazione etica: per trasmettere ai dipendenti il senso di impegno sui principi e le norme di condotta; Sistemi organizzativi di attuazione: comitato etico per fare un controllo top-down e sviluppare un dialogo bottom-up per integrare la responsabilità negli obiettivi di lavoro, sistemi di incentivazione del personale; Rendicontazione sociale: con il bilancio sociale dove si descrivono sia il valore economico distribuito sia gli altri benefici ottenuti e i costi allocati dalla gestione. Nel bilancio sociale viene data voce anche agli stakeholder in modo da garantire la credibilità della rendicontazione.

2. Legame positivo con le attività di Medici Senza Frontiere: - Aziende che già collaborano con altre sezioni di MSF nel mondo; - Aziende che hanno le loro attività finalizzate ai bisogni primari: acqua pulita, cibo, apparecchiature medicali ( se non appartenenti a gruppi di industrie farmaceutiche), attrezzi di lavoro (agricolo, edile…), educazione, servizi di utilità pubblica come trasporti; - Aziende che supportano attività di sensibilizzazione per l'allattamento al seno, l'approvvigionamento di medicine generiche, regolarizzazione del lavoro degli immigrati; - Aziende che portano avanti attività di risanamento ambientale; - Aziende che hanno un'immagine e una storia positiva nei paesi del terzo mondo.

Criteri di Esclusione Medici Senza Frontiere ritiene che: A causa della globalizzazione, alcune aziende sono causa di disastri socio-economici e socio-ambientali altre possono evadere ogni forma di controllo e a volte sostengono, a vantaggio dei propri profitti, regimi autoritari nei paesi del terzo mondo. Molte delle guerre regionali in corso hanno radici economiche legate allo sfruttamento delle risorse naturali, e le compagnie transnazionali sono talvolta attori indirettamente coinvolti nella continuazione dei conflitti bellici (Angola, Sudan, Liberia, Sierra Leone, etc.). Partendo dal presupposto che ogni caso è diverso, e necessita di una analisi specifica, e sulla base delle linee guida che provengono dal movimento internazionale saranno comunque evitate eventuali collaborazioni e non si accetteranno donazioni nei seguenti casi: -

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Con/ da aziende che operano nei settori merceologici (si badi che lo screening va fatto non solo sulla azienda in esame ma anche sulle altre aziende del gruppo di appartenenza) in contrasto con le operazioni e con la carta di MSF e i principi che ne scaturiscono; Con/da aziende la cui attività impedisca la realizzazione degli obiettivi dell'aiuto medicoumanitario; Nel caso si compromettesse il lavoro sul campo dei volontari e quindi l'aiuto ai beneficiari.

Si escludono, perciò, con certezza le aziende che rientrano nei seguenti casi: 1. Le aziende che producono o commerciano tabacco e alcool e armi. L'attività di queste aziende danneggia direttamente la salute delle persone, quindi sono in conflitto con i principi e valori della carta. L'industria delle armi non solo causa sofferenza e malattia, ma ogni associazione con queste industrie comprometterebbe "l'indipendenza" di MSF; 2. Le aziende che danneggiano l'ambiente: in molti casi l'alterazione dell'equilibrio naturale crea i presupposti per futuri disastri ambientali che a lungo termine potranno causare carestie ed altri problemi di salute alla popolazione locale;

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3. Le aziende che operano nel settore estrattifero per minerali, petrolio e gas: eventuali collaborazioni con queste imprese non solo sono in conflitto con la carta di MSF, ma potrebbero mettere in pericolo la vita dei volontari; 4. Le aziende che operano nel settore farmaceutico perché in conflitto con i contenuti e le azioni della "Campagna per l'accesso ai farmaci essenziali" che MSF porta avanti da tre anni. Perché eventuali aziende donatrici di MSF potrebbero ledere al messaggio della campagna con materiale pubblicitario, comunicati stampa ecc. In ogni caso sarebbe ipocrita accettare supporto da queste aziende e ledere a medio lungo termine gli obiettivi della campagna per il bene dei beneficiari; 5. Le aziende che non rispettano le indicazioni della dichiarazione della ILO (diritti dei lavoratori) perché spesso lo sfruttamento della manodopera rende vulnerabile anche la salute dei lavoratori, che potrebbero essere i beneficiari di MSF.

CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

OGILVY & MATHER per MÉDICINS SANS FRONTIÈRES Azienda: Ogilvy & Mather Progetto: Campagna di Natale 2007. Descrizione: Ogilvy & Mather è l'agenzia di advertising del Gruppo Ogilvy, uno dei maggiori network di comunicazione al mondo. Per promuovere il fundraising natalizio di MSF presso le aziende, Ogilvy & Mather, nel 2007, ha realizzato un annuncio stampa che nasce e si sviluppa intorno ad una emozionante immagine fotografica di Francesco Zizola. Lo scatto ritrae una giovane mamma che ha appena finito di allattare un neonato, in un contesto di evidente precarietà che ha forti richiami visivi ad altre artistiche rappresentazioni della natività. "2007 anni dopo, ci sono ancora molti presepi che aspettano un dono" titola l'annuncio, che invita le aziende a spostare il budget solitamente destinato ai regali natalizi verso i progetti umanitari della ONG nelle aree più sfortunate del pianeta. Oltre alla realizzazione di varie creatività per la campagna di Natale aziende 2007 di MSF, l’agenzia si è resa disponibile per altre campagne quali: - La realizzazione della creatività per le agende 2008. - La realizzazione della creatività per la presente brochure.

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eBAY per MÉDICINS SANS FRONTIÈRES Azienda: eBay Progetto: eBay For Charity e Mission Fish. Descrizione: La vendita su eBay ora può essere legata ad una causa solidale. Selezionando molto semplicemente “Medecins Sans Frontieres”, ONG partner di Ebay, si può destinare una percentuale del prezzo di vendita supportando i progetti di MSF ed i fondi vengono trasferiti automaticamente a MSF. La donazione viene contrassegnata come 'For Charity' differenziando l’acquisto dalle vendite normali. Basta seguire una semplice procedura: 1.Effettua il login per www.ebay.co.uk, (oppure registrarsi se non registrati); 2.Scorrere fino alla dicitura eBay for Charity e selezionare 'Medecins Sans Frontieres'. Si possono quindi scegliere tra i prodotti elencati nel “negozio elettronico” le offerte destinate alla beneficenza; 3.Selezionare una percentuale di vendita che si desidera donare a MSF. Solitamente viene richiesta la creazione di un account Mission Fish, che è l'organizzazione che gestisce il trasferimento dei fondi provenienti dalla vendita di beneficenza; infine non rimane che inviare la vendita. That's it!

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OXFAM International

Oxfam International44 è una confederazione di 13 organizzazioni non governative che lavora in più di 100 paesi per combattere la povertà e l'ingiustizia. Essendo una confederazione ciascuna filiale Oxfam adotta autonomamente una Policy Etica che sottopone a privati e ad aziende in previsione di una collaborazione. Dal sito di Intermón Oxfam45 (Oxfam Spagna), ad esempio, nelle sue relazioni esterne, si impegna nell’osservare quanto segue.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER OXFAM

Intermón Oxfam ha stabilito i criteri generali che guidano i rapporti con il business. Oxfam promuove la collaborazione di medio-lungo termine con tutte quelle aziende socialmente responsabili. Oxfam chiede di: 1. Conformarsi alle leggi sul lavoro, in vigore in tutti i paesi in cui opera (compresi il veto del lavoro minorile, le leggi che regolano i salari e le ore di lavoro, ecc.) tenendo presente le otto principali Convenzioni prioritarie dell'OIL, cui fa riferimento la Dichiarazione sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, promulgata nel 1998 (vedi paragrafo 1.5.1 relativo alle Convenzioni OIL); 2. Conformarsi alla normativa vigente in materia di ambiente, sia nel paese d'origine sia in qualsiasi altro paese in cui le aziende svolgono le attività commerciali; 3. Rispettare la normativa vigente in materia fiscale sia nel paese d'origine sia in qualsiasi altro paese in cui le aziende svolgono le attività commerciali; 4. Svolgere un'attività che non sia direttamente o indirettamente connessa alla fabbricazione o al commercio di armi o di qualsiasi altro prodotto ad uso violento o militare; 5. Non produrre e/o la commercializzazione di prodotti il cui consumo provochi danni alla salute (tabacco, alcol, alcol alto, ecc.); 6. Rispettare l'uguaglianza degli uomini e delle donne a tutti i livelli; 7. Non produrre e/o commercializzare prodotti, servizi e campagne relativi ad imprese la cui funzione pubblica e valore sociale non corrispondono all’immagine e ai valori di Oxfam. 44 45

http://www.oxfam.org http://www.intermonoxfam.org

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CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

VODAFONE per OXFAM Azienda: Vodafone Progetto: Fondazione Vodafone per Oxfam 365 Alliance. Descrizione: I fondi raccolti dalla Fondazione Vodafone, grazie ad Oxfam 365 Alliance, supportano i programmi della confederazione anglosassone, Oxfam. La Oxfam 365 Alliance è una strategia di partnership tra Oxfam e le imprese, nata per fornire un sostegno continuo ai progetti di emergenza, 365 giorni l'anno. permettendo alle aziende di dimostrare la loro responsabilità sociale. La Fondazione Vodafone, collabora con Oxfam dal 2005 e ha già contribuito a sostenere i progetti in Etiopia, Somalia e Indonesia, ed in particolare in India, soggetta quest’ultima a subire le intemperie delle forti piogge e delle inondazioni costringendo decine di milioni di persone a cercare rifugio e a lottare per la sopravvivenza. Grazie al sostegno della Fondazione Vodafone e di molte altre imprese, Oxfam 365 Alliance ha potuto così fornire aiuti fondamentali come: - Pacchetti di soccorso di aiuti alimentari e materiali di depurazione delle acque nelle zone colpite del Bangladesh. - Kit sopravvivenza per circa 300.000 persone. - 20.000 Kit per l'igiene.

MARKS & SPENCER per OXFAM Azienda: Marks & Spencer Progetto: M&S and Oxfam Clothes Exchange. Descrizione: Marks&Spencer è uno dei marchi leader dell’abbigliamento nel Regno Unito. Collabora per Oxfam attraverso lo “M&S and Oxfam Clothes Exchange” ovvero “Lo scambio di abiti tra M&S e Oxfam”. È la più grande campagna di riciclaggio d’abbigliamento del Paese. Chiunque abbia donato un abito con il marchio M&S in qualsiasi punto vendita di Oxfam - o un insieme di vestiti etichettati M&S - ha ricevuto un voucher M&S del valore di 5 sterline (€ 7) in cambio. Oxfam poi ha riscattato il voucher, nel giro di un mese, su altri capi di abbigliamento, articoli per la casa e la bellezza, in qualsiasi M&S Store. Questi vestiti rappresentano una risorsa per la raccolta fondi di Oxfam.

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SAVE THE CHILDREN

Save the Children46 una delle più grandi realtà umanitarie che da decenni ormai lotta per la difesa dei bambini, crede che siano tanti i modi con cui un’azienda può sostenere i suoi progetti e allo stesso tempo valorizzare al massimo il proprio impegno. StC crede infatti che gli obiettivi di un’azienda siano meglio raggiungibili attraverso una partnership di lungo termine, con reciproci benefici.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER SAVE THE CHILDREN

Save the Children, forte di un nome e di un marchio riconosciuti a livello internazionale, beneficia di un alto livello di immagine. Formalmente StC, non ufficializza sul suo sito, una Policy Etica che regoli il suo rapporto con l’esterno, ma comunica l’esistenza di principi guida interni necessari alla realizzazione di un accordo con le aziende, quali: il rispetto dei diritti umani, la salvaguardia dei diritti dei bambini, dei lavoratori, dell’ambiente ecc. StC, inoltre, crede che sia necessaria professionalità, competenza, passione ed impegno per gestire partnership a livello nazionale e internazionale. CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

MATTEL per SAVE THE CHILDREN Azienda: Mattel Progetto: Early Steps to School Success. Descrizione: Descrizione Nel 2008, la Mattel Children's Foundation, ovvero la Fondazione Mattel per i Bambini, ha assegnato 500,000 dollari a “Early Steps to School Success” ovvero “Semplici passi per il successo della Scuola” che fornisce servizi educativi alle donne incinte e bambini fino ai cinque anni di età. Tale sostegno contribuisce ad espandere lo stesso programma in Appalachia, nella Costa del Golfo, in San Salvador e nelle Filippine. Nel 2008, Mattel ha anche aiutato Save the Children ad assistere i bambini colpiti dal terremoto in Cina con una donazione di 50.000 dollari e la fornitura di beni e servizi, e assistere i bambini colpiti dal ciclone Myanmar con una donazione di 25.000 dollari. Per celebrare il suo 30° anniversario, la Fondazione Mattel per i Bambini, nel 2008, si è fatta garante di 254 bambini in tutto il mondo grazie al supporto di StC e dei 700 dipendenti Mattel. In passato, la Fondazione Mattel ha sostenuto StC con un’ingente donazione (circa 1,2

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http://www.savethechildren.net

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milioni dollari) a favore dei programmi di sviluppo dell’alfabetizzazione e all'accesso all'istruzione in Uganda, Filippine, Guinea, Afghanistan, Malawi e Mali. Mattel e i suoi dipendenti hanno anche donato oltre 250.000 dollari per fornire assistenza ai bambini colpiti dallo tsunami.

BULGARI per SAVE THE CHILDREN Azienda: Bulgari Progetto: Riscriviamo il Futuro. Descrizione: Per tutto il 2009 Bulgari sostiene la campagna globale “Riscriviamo il Futuro” che si pone l’obiettivo di garantire, entro il 2010, un’istruzione di qualità a 8 milioni di bambini che vivono in paesi in guerra. L'obiettivo dell'azienda è di raccogliere 10 milioni di Euro nel mondo entro la fine del 2009, di cui 1 milione di Euro è già stato donato anticipatamente all'organizzazione, mentre la cifra rimanente verrà raccolta nel corso dell'anno. La collaborazione si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i 125 anni dalla fondazione di Bulgari e rappresenta un concreto esempio di RSI. Simbolo per eccellenza dell'impegno di Bulgari a fianco di StC è un anello in argento creato appositamente per la campagna e recante all'interno l'incisione del logo di StC. La collezione di gioielli e orologi sarà infine protagonista di un'asta che si terrà il 7 dicembre 2009 a New York e il cui ricavato sarà interamente devoluto a StC.

NIKE per SAVE THE CHILDREN Azienda: Nike Progetto: Nike Foundation & Save the Children. Descrizione: Descrizione Nel 2006, Nike Foundation, ovvero la Fondazione Nike, finanziata dalla multinazionale Nike.Inc, ha firmato per una donazione pluriennale a StC per la protezione delle ragazze adolescenti in Bangladesh e in Malawi. Questa donazione di 2 milioni di dollari è stata successivamente accompagnata con la promessa di sostenere il miglioramento della libera istruzione, della sanità, dei servizi e delle infrastrutture. La donazione fatta a StC, nel 2007, da parte della Fondazione Nike è stata la risposta all’emergenza del post ciclone Sidr in Bangladesh. La Fondazione Nike sfrutta le sue reti e le sue conoscenze per garantire la prevenzione delle giovani e generare il cosiddetto “girleffect” (www.girleffect.org), ovvero utilizzare il potenziale delle donne per creare un effetto a catena dei cambiamenti sociali ed economici che possono influenzare positivamente non solo il loro futuro, ma anche quelli delle generazioni a venire. La Fondazione opera con le principali organizzazioni locali, nazionali e internazionali per promuovere campagne di sensibilizzazione e di azione che rimuovano le barriere contro la salute e l'istruzione e creare invece opportunità economiche e di giustizia nel rispetto della donna.

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2.2 QUALCHE DATO SULLE PRINCIPALI ONG ITALIANE

COOPI

COOPI47 - Cooperazione Internazionale - è un'organizzazione non governativa italiana laica e indipendente fondata nel 1965, crede che ogni tipo di collaborazione con le aziende sia preziosa e di fondamentale importanza poiché dimostra un impegno sociale concreto per poter continuare a realizzare progetti di sviluppo e interventi di emergenza nel Sud del mondo. COOPI rende noto un quadro di criteri etici di riferimento per le ricerche relative all’eticità di un’azienda. La Policy Etica seguente, tuttavia, non è visibile sul sito ufficiale.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER COOPI

(Inserire Nuove Linee Guida)

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http://www.coopi.org

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CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

ELOPAK per COOPI Azienda: Elopak Progetto: Mucca Solidale Descrizione: L’azienda norvegese Elopak, uno dei leader europei nel settore dei contenitori per latte, è stata partner nel 2003 della campagna Mucca Solidale a favore degli allevatori del Sud Kivu, Congo (ex-Zaire). L’azienda, infatti, ha deciso di contribuire per combattere la malnutrizione nel Congo. Il progetto è stato avviato da COOPI nel 1986 per appoggiare l'attività di circa 5 mila famiglie di agricoltori e allevatori nei villaggi del Sud Kivu, hanno l'obiettivo di combattere la malnutrizione con particolare riguardo alle fasce più vulnerabili: i bambini sotto i 5 anni e le donne in gravidanza; migliorare l'accesso all'acqua potabile, alle cure sanitarie, a favorire lo sviluppo delle attività agricole e di allevamento. In particolare, la realizzazione del progetto ha contribuito ad ottimizzare i sistemi di alimentazione e di allevamento del bestiame, migliorarne le cure sanitarie e generare maggiori redditi in supporto alle attività di allevamento familiare. Hanno inoltre aderito alla campagna Mucca Solidale varie aziende del settore lattiero-caseario, come Carnini, e il logo della Mucca Solidale si è ampiamente diffuso sulle confezioni dei loro prodotti. Elopak, nell’anno del 2008, si è resa indispensabile ancora un volta e ha consentito la realizzazione di un corso di formazione per i veterinari congolesi che da anni sono attivi sul progetto di COOPI.

SORGENIA per COOPI Azienda: Sorgenia Progetto: Sorgenia per la centrale idroelettrica di Quehata. Descrizione: L'azienda ha sostenuto COOPI nel completamento della centrale idroelettrica Quehata, in Bolivia, nel distretto di Inquisivi, Ayopaya e Tapacri. Attenta all'ambiente, fautrice di una vera cultura dell'efficienza energetica e sensibile alle istanze di uno sviluppo sostenibile per tutti, Sorgenia ha sostenuto COOPI con EnergiaPulita, il prodotto che garantisce l'acquisto di elettricità generata solo in impianti da fonti rinnovabili.

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AMREF Italia

AMREF Italia48 è un’organizzazione non governativa sanitaria privata, operatrice in Africa, da anni in lotta per difendere i diritti della popolazione africana, crede nella possibilità di stipulare un rapporto egualitario con aziende e privati.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER AMREF

AMREF Italia rende noto sul proprio sito ufficiale la propensione ad accettare di collaborare solo con aziende che non utilizzano manodopera minorile, che non commerciano in armi, alcool o tabacco, che tutelano i diritti dei lavoratori, dei consumatori e che rispettano l’ambiente.

CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

DIPHARMA FRANCIS per AMREF Azienda: Dipharma Francis S.r.l. Obiettivo: Costruzione di un laboratorio scientifico, fornitura di attrezzature per l’avvio dell’attività didattica. Descrizione: L’azienda chimico-farmaceutica Dipharma Francis, attiva nella produzione e commercializzazione di principi attivi per i farmaci generici, ha scelto con AMREF di finanziare un laboratorio scientifico all’interno della scuola di Padibe, nel distretto di Kitgum in Nord Uganda e Dipharma. I fondi sono stati utilizzati per la costruzione e l’avvio del laboratorio. Quest’ultimo fa parte del più ampio progetto di educazione secondaria che AMREF da anni porta avanti nel distretto, al fine di formare personale sanitario locale, una risorsa di cui il paese ha bisogno, soprattutto ora, nel periodo di ricostruzione post-emergenza. Nel Marzo 2008 Dipharma ha visitato e inaugurato il laboratorio, insieme al personale di AMREF.

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http://www.amref.it

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MOSCHINO e YOOX per AMREF Aziende: Moschino & Yoox Meccanismo: Per ogni abito venduto on line viene devoluto l'intero importo ad AMREF. Descrizione: Obiettivo 30.000 euro. Sostegno al progetto scuole in Kenya. Per tutto il mese di ottobre Moschino ha aperto le porte del suo archivio storico di capi d’abbigliamento sul portale on line di moda e design: www.yoox.com. Gli appassionati della griffe hanno potuto acquistare pezzi unici il cui ricavato è stato devoluto a favore del progetto “A scuola con AMREF” attivo in 50 scuole del Kenya, in particolare nei distretti di Malindi e Kilifi. Il progetto è finalizzato all’aumento del tasso di scolarizzazione, al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie nelle scuole, delle infrastrutture scolastiche esistenti o alla creazione di nuove e alla promozione dell’educazione sanitari.

POSTE ITALIANE per AMREF Aziende: Poste Italiane Progetto: Un'ora che vale la vita. Poste Italiane per i ragazzi di strada Descrizione: L’iniziativa “Un’ora che vale la vita” lanciata da Poste Italiane e rivolta al personale interno, dà la possibilità di trattenere dalla propria retribuzione mensile un importo corrispondente a un’ora di lavoro per donarlo ad un’organizzazione umanitaria tra quelle selezionate dall’azienda. AMREF è una di queste: le ore di lavoro donate andranno a sostenere il progetto “Children in need” per il recupero dei ragazzi di strada di Nairobi. Creato nel sobborgo di Dagoretti dove è situato il Centro AMREF, vero punto di riferimento per i ragazzi delle baraccopoli della zona, il progetto mira a riabilitare e a reinserire nella vita civile i ragazzi di strada, abituati a vivere sulla strada tra fame, droga, violenza ed emarginazione. Le attività del progetto includono, tra l’altro, l’assistenza sanitaria e legale dei ragazzi che si avvicinano al Centro, l’avviamento alla scuola, la formazione professionale, il ricongiungimento familiare (quand’è possibile). Negli ultimi anni sono state realizzate anche alcune attività artistiche e di comunicazione finalizzate sia a riabilitare i ragazzi di strada sia a sensibilizzare le comunità che solitamente li discriminano.

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e


EMERGENCY Italia

Emergency Italia49 è un’organizzazione non governativa italiana indipendente e neutrale, nata per offrire assistenza medico-chirurgica gratuita alle vittime civili delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER EMERGENCY

Emergency comunica la decisione di evitare quelle aziende che: −

Producono o commercializzano, direttamente o indirettamente, armi, componenti secondari di armi o apparecchiature utlizzate nell'industria bellica; − Non rispettano le indicazioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL); − Sono coinvolte nello sfruttamento di persone o Paesi in particolare nell'ambito della pornografia, della frode, della corruzione, delle attività belliche. Inoltre per Emergency è fondamentale porre una particolare attenzione verso tutte quelle aziende che: − − − −

49

Operano nei settori farmaceutici, del tabacco, dell'alcol, del petrolio; Operano nella commercializzazione di pietre preziose; Non operano in Italia e sulle quali non sarebbe possibile fra un controllo; Operano in Italia ma intendono proporre operazioni sul mercato estero.

http://www.emergency.it

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CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

AMERICAN EXPRESS per EMERGENCY Azienda: American Express Progetto: Centro chirurgico e pediatrico in Sierra Leone. Descrizione: Raccolta punti Club Membership Rewards. I detentori della carta, con almeno 1500 punti, possono devolverli a sostegno del Centro chirurgico e pediatrico di Emergency a Goderich, in Sierra Leone.

LIFEGATE per EMERGENCY Azienda: LifeGate Progetto: Centro Salam di cardiochirugia in Sudan. Descrizione: LifeGate sostiene Emergency attraverso un’iniziativa rivolta a tutti i suoi sostenitori. Per ogni nuova sottoscrizione di contratto ZeroE people (clienti privati) di LifeGate “Energia Rinnovabile ad Impatto Zero®”, contraddistinto dal codice identificativo assegnato a Emergency LGER-0020, LifeGate sconterà all’utente il 5% sulla componente energia del prezzo dell'elettricità e devolverà € 10 al Centro Salam di cardiochirugia di Khartoum in Sudan.

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CESVI

CESVI50 organizzazione umanitaria di Bergamo che opera per la solidarietà internazionale, da sempre si relaziona in modo costruttivo e non conflittuale con il mondo dell’impresa. Alla contrapposizione ideologica Cesvi preferisce la cultura del dialogo e dell’ascolto, riconosce gli obiettivi commerciali delle aziende e lavora affinché le finalità sociali diventino obiettivi strategici dell'impresa. Cesvi crede bene che queste forme di cooperazione sono anche un'opportunità per il profit di dare prova di responsabilità sociale, di interesse nei confronti della collettività, un modo per reperire risorse economiche tanto tangibili quanto intangibili.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER CESVI

Cesvi non ufficializza, sul proprio sito, un codice etico sulle politiche d’accordo con aziende e privati, piuttosto segue un “vademecum” che si traduce in un sistema di valori che devono essere rispettati dall'inizio alla fine della partnership. L'assunto di partenza è che l'approccio più virtuso alla partnership coincide con il concetto di sviluppo sostenibile che Cesvi persegue sin dalla stesura della sua Mission. Per questo motivo, Cesvi si attiene a sei principali criteri che regolano una collaborazione con un’azienda, assunti nel proprio Bilancio di missione:

50

http://www.cesvi.org

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CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

I PINCO PALLINO per CESVI Azienda: I Pinco Pallino S.p.A. Progetto: Cambodian Childrens Fund di Scott Neeson. Descrizione: L’azienda – già impegnata in progetti di tutela dell’immagine dei minori – evidenzia il proprio ruolo filantropico aderendo al progetto Cambodian Childrens Fund di Scott Neeson. Con una donazione finanzia la costruzione di una casa di accoglienza a Pnohm Pehn, per i bambini costretti a frugare tra i rifiuti per sopravvivere.

MEDIAMARKET per CESVI Partner: Mediamarket Spa., Media-Saturn Holding Gmbh. Progetto: Realizzazione di un CD, Voci dal Cuore, per la costruzione di una casa di accoglienza per donne e bambini vittime di abusi nelle baraccopoli di Cape Town, in Sudafrica. Descrizione: Descrizione: Mediamarket, la catena di elettronica di consumo, nota per i marchi Mediaworld e Saturn, decide di collaborare con Cesvi. Si apre un referendum tra i collaboratori dell’azienda. Obiettivo è scegliere il progetto Cesvi che sarà sostenuto attraverso un’iniziativa di carattere pubblico. Vota spontaneamente il 91% dei presenti. Il progetto viene finanziato attraverso l’incisione di un CD musicale interamente cantato e suonato dai dipendenti Mediamarket con la collaborazione del Centro Professione Musica di Franco Mussida. Parte dei proventi ricavati dalla vendita del CD negli store MediaWorld e Saturn, si sommano al contributo stanziato dall’azienda. La realizzazione del progetto ha avuto tra i risultati: il rafforzamento della coesione interna; motivazione e coinvolgimento diretto dei dipendenti; Posizionamento socialmente responsabile; infine la creazione di un prodotto sociale sostenibile sul mercato. Inoltre 242.000 Euro raccolti, 30.000 copie vendute, 3.519 collaboratori coinvolti nel referendum, 86 “artisti Mediamarket” interpreti del CD, 52 sedi commerciali impegnate nel progetto, 31 uscite su quotidiani nazionali e locali, 1° posto per una settimana nella Hit Compilation.

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TERRE DES HOMMES Italia

Terre des Hommes51 è focalizzata sulla difesa dei diritti dell'infanzia nei paesi in via di sviluppo. Tdh opera sempre un controllo sulle relazioni con le aziende con le quali pianifica una partnership e in previsione della collaborazione sottopone ad aziende e privati un codice di comportamento che rende noto sul suo sito ufficiale. Tdh, distingue tre categorie specifiche di aziende ed approfondirà la loro conoscenza con i mezzi disponibili, ricerca web e consulenze, al fine di escludere partner incompatibili con la propria etica e missione. Dal proprio Codice Etico si apprende quanto segue.

LINEE GUIDA COMPORTAMENTALI PER TERRE DES HOMMES

Categoria verde: Questa categoria include quelle imprese che in tutte le loro attività rispettano i diritti del bambino e promuovono lo sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente, nel rigoroso rispetto della cultura e della tradizione dei paesi, attraverso il massimo utilizzo delle risorse fisiche, umane e le capacità di gestione locali. Categoria arancione: Questa categoria include quelle imprese che appartengono a settori economici dove non si può automaticamente escludere ogni dubbio di eticità e che quindi richiedono differenti livelli di analisi: istituti di credito, industrie farmaceutiche, compagnie petrolifere, aziende produttrici di cibo per bambini. Per determinare se l’azienda può instaurare un rapporto di partnership con Tdh è necessario verificare i seguenti criteri: diritti e condizioni dei lavoratori, rispetto dei diritti umani, strategie di marketing in conflitto con la mission di Tdh (diritti dei bambini), rispetto dell’ambiente (attività illegali di trasferimento di rifiuti tossici e pratiche produttive inquinanti per l’ambiente e pericolose per la salute), trasparenza (la mancanza di disponibilità della azienda a fornire informazioni su di sé, e a fornirle veritiere; pubblicità ingannevole o scorretta, pubblicità irrispettosa di persone, razze, sesso e religione), vendite irresponsabili (farmaci con effetti collaterali pericolosi, prodotti poco curati sul piano della sicurezza, promozione del latte in polvere nel Sud del mondo, ecc.). Categoria rossa: Questa categoria include aziende che operano in settori evidentemente incompatibili con l’etica di Tdh: sfruttamento di bambini lavoratori, sesso commerciale (pornografia, turismo sessuale), armamenti, droga/tabacco/superalcolici, industria nucleare.

51

http://www.terredeshommes.it

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CASE HISTORIES – STORIE DI SUCCESSO

NORDA per TERRE DES HOMMES Azienda: Norda Progetto: Una Casa del Sole in Mozambico Descrizione: L’amicizia tra il Gruppo Norda e Terre des hommes nasce nel 2008 con l’adozione del progetto “Una Casa del Sole in Mozambico”. Un centro che offre a 1300 bambini e adolescenti protezione, cibo, cure mediche, educazione, sostegno psicologico. La partnership è stata comunicata e promossa sulle bottiglie d’acqua anche ai consumatori Norda. Il sostegno di Norda a TdH Italia è focalizzato concretamente sul progetto “Case del Sole”, che ha previsto la realizzazione in Mozambico di strutture che offrono rifugio, cibo, cure mediche, educazione, sostegno psicologico a bambini di famiglie poverissime, orfani e bambini malati.

FNAC per TERRE DES HOMMES Azienda: FNAC Progetto: Insieme con un libro per le vittime del maremoto. Descrizione: La collaborazione di FNAC e Tdh è partita a gennaio 2005 per aiutare le vittime colpite dallo tsunami. Per 1 mese FNAC ha devoluto a Terre des hommes 1 € per ogni libro acquistato on-line e nei punti vendita e ha promosso la donazione nelle urne collocate all’ingresso dei negozi. La raccolta dei fondi ha inoltre contribuito a finanziare il libro fotografico “L’onda e le formiche. Tsunami 26 dicembre 2004: un anno dopo” che FNAC ha promosso e ospitato nei punti vendita di Milano e Torino. Sono stati raccolti in totale oltre 76.000 € da clienti e dipendenti FNAC per le popolazioni di Tailandia e Indonesia. La FNAC di Milano è stata inoltre la sede di 2 incontri, di presentazione dei progetti nei paesi colpiti e di presentazione del libro, e di esposizione della mostra fotografica, che ha dato a Tdh una grande visibilità tra il pubblico degli store.

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3. LA PARTENERSHIP DAL PUNTO DI VISTA DELLE.. IMPRESE e MULTINAZIONALI

3.1 IL PUNTO DI VISTA DELLE IMPRESE

L’INDAGINE EURISKO DEL 2008: Nel corso del 2008 Sodalitas ha affidato ad Eurisko52 il compito di realizzare un’indagine su un campione di imprese per rilevare le conoscenze, le pratiche e gli orientamenti futuri in tema di CSR. Dopo una fase qualitativa condotta tramite interviste personali in profondità è stata realizzata una fase quantitativa tramite interviste strutturate on-line. Il campione dei rispondenti è risultato composto da 84 imprese (30 socie di Sodalitas, 54 non socie).

52

http://www.eurisko.it

60


61


62


IN SINTESI Il quadro emerso fa prevedere positivi sviluppi delle politiche di CSR nel futuro prossimo: E’ condivisa una visione strategica della RSI come strumento per la creazione di valore oltre che per il miglioramento della reputazione e delle relazioni con gli stakeholder; Si reputa prioritario l’impegno a rendere la CSR parte integrante della cultura aziendale; Le imprese socie di Sodalitas rappresentano una “pattuglia avanzata” sul piano delle pratiche oltre che delle conoscenze/competenze in materia di responsabilità sociale; Emerge inoltre che l’82% delle aziende intervistate ha dichiarato di avere effettuato donazioni o aver sostenuto i progetti promossi dalle ONP. Pertanto si evince un interesse da parte delle aziende a collaborare sinergicamente con il mondo non profit e favorire così la cultura della CSR.

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Ma oggi è opportuno chiedersi: il nuovo scenario che si è determinato con la crisi finanziaria agirà nel senso di confermare o di attenuare l’orientamento verso la CSR da parte delle imprese?

L’INDAGINE DOXA DEL 2008: IN QUALI SETTORI SOCIALI OGGI LE AZIENDE DECIDONO DI INVESTIRE? Da un’indagine svolta da Doxa nell’ottobre 2008, emerge come il 64% del campione intervistato consideri il sostegno alle cause solidali un dovere delle aziende private che operano sul mercato. Gli studi comparativi (dal 2001 al 2008) realizzati dall’Istituto mostrano inoltre come la quota dei “molto favorevoli” sia in aumento e rivela che il 72% degli intervistati consideri le donazioni in denaro per cause di solidarietà la migliore forma di promozione della propria immagine. Diverse sono le tipologie delle iniziative di carattere sociale nella quale l’azienda vuole investire. Le principali manifestazioni dell’impegno sociale in Italia sono: la ricerca medica e le iniziative di solidarietà internazionale contro la povertà nel mondo e di solidarietà nazionale contro la povertà in Italia. Il riscontro, dunque, è positivo sulla reputazione, sul risultato aziendale nonché sulle relazioni tra i vari stakeholders che giudicano positivamente le aziende sostenitrici di cause di solidarietà e mostrano soddisfazione per gli effetti ottenuti grazie alle iniziative di partnariato.

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3.2 IMPRESE “VIRTUOSE”

BEST PRACTICES: LE IMPRESE “PREMIATE” COME SOCIALMENTE RESPONSABILI

Vi sono aziende che concorrono per il programma Sodalitas Social Award, promosso dalla Fondazione Sodalitas, Fondazione per lo Sviluppo per l’imprenditoria nel sociale, che offre servizi di consulenza, networking, e presentazione di eventi. Si tratta di un vero e proprio “premio”, riconosciuto anche dal Presidente della Repubblica, da attribuire ai migliori progetti di RSI. Nato nel 2002, grazie all’Osservatorio sulla Responsabilità e la Sostenibilità delle Aziende, Sodalitas Social Solution (vedi pagine seguenti), ha la finalità di far crescere l’attenzione e la cultura della RSI in Italia, ricevendo, anno dopo anno, consensi e richieste di partecipazioni sempre più convinte. Il Premio rappresenta un riconoscimento alle imprese, alle associazioni imprenditoriali, ai distretti industriali che sono concretamente impegnati in progetti di responsabilità sociale, coerentemente ai valori dichiarati. Partecipare al Sodalitas Social Award vuol dire entrare a far parte del gruppo di aziende attente alle esigenze dei cittadini, ai trend del mercato, all’innovazione come strumento di sviluppo della società. I progetti candidati di anno in anno vengono pubblicati nel Libro D’oro Della Responsabilità Sociale, il volume che, appunto, raccoglie le candidature al premio. Ai fini della nostra ricerca sulle possibili sinergie che legano le imprese alle ONG segnaliamo alcune best practices concorrenti del Social Solution Award 200953.

53

Dai siti: http:// www.sodalitas.socialsolution.it e http://www.sodalitas.it

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ABB per UNICEF Azienda: ABB - Opera nella fornitura di soluzioni tecnologiche per l'energia e l'automazione. Progetto: Pigotta per Unicef. Descrizione: La collaborazione tra ABB e Unicef è partita nel 2007 in occasione del progetto di volontariato d’impresa “Una Pigotta per una vita” al quale l’azienda ha aderito con la sede di Sesto San Giovanni. Nello specifico i dipendenti sono stati coinvolti nella creazione delle Pigotte poi vendute in azienda attraverso banchetti di raccolta fondi, che Unicef ha utilizzato per l’acquisto di kit salvavita per i bambini e le mamme della Guinea Bissau. Le

dipendenti

impiegate

presso

la

sede

di

Sesto

San Giovanni hanno

partecipato ad un incontro di presentazione dell’iniziativa tenuto da Unicef, che ha illustrato il progetto e le sue finalità; inoltre alcune volontarie dell’organizzazione hanno, sempre in quell’occasione, spiegato come realizzare le Pigotte. Successivamente si è costituito il gruppo delle volontarie-dipendenti ABB disposte a realizzare le bambole per la vendita di Natale. L’azienda ha messo a disposizione una sala dove le volontarie

hanno raccolto il materiale e si sono incontrate

quotidianamente nella pausa pranzo o dopo l’orario di lavoro per realizzare le bambole (ottobre-dicembre 2007). Nel 2008 l’iniziativa è stata replicata; l’azienda inoltre ha deciso di aderire anche al progetto “Per ogni nuovo nato un bambino salvato”, che consiste nel regalare una Pigotta ad ogni figlio di dipendente che nasce. Anche per questa ulteriore iniziativa le volontarie-dipendenti ABB si sono adoperate per la realizzazione delle bambole, il cui valore equivalente viene donato all’Unicef dall’azienda. Risultati: Hanno aderito al progetto di volontariato d’impresa ABB circa 50 volontarie tra il 2007 e il 2008: il loro impegno ha permesso la realizzazione di 200 Pigotte, poi vendute presso la sede aziendale di Sesto San Giovanni, e di altre 80 bambole utilizzate per l’iniziativa “Per ogni nuovo nato un bambino salvato. Unicef ha ricevuto, nel febbraio 2009, circa 5.500 euro da ABB, corrispondenti a circa 270 kit salvavita per i bambini e le madri della Guinea Bissau. L’organizzazione ha inoltre visto aumentare, a seguito di questa partnership, la sua visibilità sul territorio. L’azienda prevede infine di estendere il progetto anche alle sedi (es. Vittuone e Santa Palomba) che già ne hanno fatto richiesta.

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3.2.1.1


GUNA per ACRA (Associazione di Cooperazione Rurale in Africa e in America Latina) Azienda: GUNA - Leader nel settore della medicina biologica. Progetto: Olio essenziale di Neem: fattore di sviluppo eco-compatibile in Ciad e Camerun. Descrizione: Descrizione I programmi in grado di coniugare i bisogni locali di conoscenza tecnica e di sfruttamento eco-compatibile delle risorse naturali con le esigenze di realtà aziendali alla ricerca di nuove soluzioni produttive e di possibili nuovi mercati di rifornimento, sono forse ciò di cui il mondo globalizzato di oggi ha maggiormente bisogno. L’olio essenziale di neem commercializzato da Guna viene prodotto in Ciad e Camerun mediante estrazione con anidride carbonica in fase supercritica. Per fare ciò Guna si è impegnata a formare adeguatamente i tecnici ciadiani e camerunensi ed ha coperto parte del finanziamento del progetto: in particolare l’azienda ha provveduto ad acquistare

tutte le apparecchiature e ad effettuare i

test di

produzione dell’olio essenziale necessari per procedere. L’azienda ha deciso di promuovere questo procedimento sia per valorizzare le risorse naturali dei territori prescelti - a partire dai quali innescare una filiera produttiva trasparente e sostenibile - sia per rispondere a precisi obiettivi commerciali. La gestione in loco del progetto è stata affidata ad ACRA - Associazione di Cooperazione Rurale in Africa, America Latina - che si è relazionata direttamente con

i

partner

periodicamente

locali. Sono poi gli l’andamento

del

stessi

progetto

operatori ACRA

sulla

base

di

che valutano

indicatori

stabiliti

sinergicamente. Le modalità di realizzazione e gestione dell’iniziativa sono state pianificate da Guna con il coinvolgimento costante di tutto il personale tecnico, che ha contribuito all’individuazione delle soluzioni produttive per l’olio essenziale di neem più consone al contesto locale. Risultati: L’applicazione della tecnologia sperimentale di estrazione con anidride carbonica in fase supercritica per la produzione dell’olio essenziale di neem si è rivelata efficace, nonchè adatta alle caratteristiche dei territori ciadiano e camerunense. Guna ha dunque avuto la possibilità, avviando questo progetto, di sondare un nuovo settore commerciale, sperimentale anche per il mercato europeo e di entrare in contatto con nuovi produttori di materie prime a livello locale; l’azienda ha avuto inoltre la possibilità di estendere le potenzialità della tecnologia di estrazione con anidride carbonica in fase supercritica ad ulteriori campi di applicazione. Il progetto ha avuto infine un impatto estremamente positivo anche sulla comunità locale in cui si è concretizzato: esso ha infatti favorito la nascita di una

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microimpresa forestale estremamente avanzata dal punto di vista tecnologico, che ha contribuito allo sviluppo sostenibile della zona. La formazione on-the-job organizzata da Guna offre ai tecnici locali raggiunti sbocchi lavorativi ad alto profilo.

MONDADORI EDUCATION per Save the Children Azienda: MONDADORI - Gruppo editoriale. Progetto: Mondadori Education per Riscriviamo il futuro. Descrizione: Nel 2008, in occasione del cambio di ragione sociale, Mondadori Education ha costruito una partnership con Save the Children a sostegno della campagna “Riscriviamo il Futuro”, portata avanti per fornire istruzione ai milioni di ragazzi e ragazze cui la guerra ha tolto il fondamentale diritto all’educazione. L’impegno di Mondadori Education a favore dell’iniziativa di Save

the Children

ha

previsto:

il

sostegno

economico

all’iniziativa;

la

promozione della campagna con una pagina dedicata sui prodotti editoriali dell’azienda destinati alle scuole primaria e secondaria; l’invio dei biglietti di Natale della campagna a clienti e stakeholders; la costruzione di un’area dedicata al progetto

sul

sito

www.pianetascuola.it;

la

pubblicizzazione

dell’iniziativa

attraverso le riviste di settore e la stampa generalista; la distribuzione di oltre 15.000 copie del volume “Bambine senza parola” (edizione speciale della pubblicazione realizzata da Save the Children, arricchita con schede didattiche contenenti spunti di riflessione per i docenti e attività da svolgere in classe per sensibilizzare gli studenti sui temi della campagna). Risultati: Il progetto è stato utile innanzitutto per legare valori positivi alla nuova ragione sociale “Mondadori Education”, agli occhi sia dei clienti che degli stakeholders di riferimento. La valutazione sull’attività di sensibilizzazione attivata verso la scuola risulta positiva: molti insegnanti delle scuole elementari e medie hanno manifestato agli agenti dell’azienda il proprio apprezzamento rispetto ai laboratori didattici proposti all’interno della pubblicazione ed hanno raccontato di aver ampiamente affrontato in classe i temi legati alla campagna “Riscriviamo il futuro”. Il punto di vista dei dipendenti sul progetto è stato rilevato con un questionario distribuito in occasione dell’ultima convention aziendale (dicembre 2008). Il personale ha dichiarato di aver apprezzato in maniera particolare la coerenza del management nella scelta di un progetto affine alla mission dell’azienda. La collaborazione alla campagna “Riscriviamo il futuro” ha sensibilizzato tutti i livelli

aziendali

rispetto

alle

tematiche

del

diritto

68

all’educazione

ed alla


scolarizzazione nei Paesi in guerra. Mondadori Education e Save the Children hanno deciso di collaborare anche per il 2009, concentrando attenzione e sforzi sul tema del rapporto tra educazione e nuovi media.

NOKIA ITALIA per CESVI Azienda: NOKIA - Azienda di telecomunicazioni. Progetto: CESVIAMO! Descrizione: Nokia

ha

deciso

di

sostenere

Cesvi

nella

creazione

di

una

community di fund raiser giovani, dinamici e protagonisti: il progetto “Cesviamo” è stato infatti avviato allo scopo di creare un social network che riesca a rinnovare la cultura della solidarietà in Italia, che contribuisca a far crescere il numero delle donazioni on line e che avvicini anche i giovani a questa pratica. Attraverso Cesviamo scommessa per scommette raggiungere

chiunque

raccogliere

ovviamente il

sovrappongono,

è

può mettersi fondi

chiamato

risultato desiderato: facendo

coincidere

a

in

gioco

e

lanciare

la

propria

sostegno di quattro progetti Cesvi. Chi ad

impegnarsi

in questo modo la

solidarietà

in

prima

il gioco con

e

persona l’impegno

un’esperienza

per si di

partecipazione, di coinvolgimento emotivo e di raggiungimento condiviso di un traguardo di rilevanza sociale. Nokia e Cesvi si riuniscono periodicamente per monitorare l’avanzamento dei lavori e per valutare insieme nuove strategie per far crescere il progetto. Internamente a Nokia lo stato dell’arte dell’iniziativa è comunicato e condiviso attraverso report semestrali e attraverso i vari canali di comunicazione disponibili. Risultati: Il numero di visitatori al portale Cesviamo - nel periodo di messa on line - è cresciuto costantemente. Le scommesse aperte, a seguito del picco iniziale, hanno continuato ad aumentare, superando le aspettative dell’organizzazione: infatti il numero degli iscritti è stato di 350 persone a fronte di un obiettivo trimestrale di 50, Le scommesse aperte oltre 120 a fronte di un obiettivo di 20, i fondi raccolti hanno superato i 4.000 euro, a fronte di un obiettivo di 1.000. Per quanto riguarda la rilevazione degli accessi, il portale ha registrato nel periodo da fine novembre 2008 a fine gennaio 2009 600.000 accessi (obiettivo 10.000) con circa 1.000.000 di pagine viste (obiettivo 40.000) e 10.000 visitatori unici. L’evento di lancio del progetto è stato ripreso da numerose testate nazionali sia

on-line

che

off-line

(fra

le

principali: Corriere.it; La Repubblica; Il Giorno; Avvenire; Il Sole 24 Ore; Affari e Finanza; Donna Moderna.it; Grazia; Radio 105; Radio Deejay; Radio Capital; Rai Radio due; All Music; Sky Tg

24),

oltre

ad

aver

positivamente decine di blogger.

69

interessato

e

coinvolto


PROCTER & GAMBLE per UNICEF Azienda: PROCTER & GAMBLE - Azienda che opera nel settore del largo consumo Progetto: Infasil e Unicef insieme per sconfiggere il tetano neonatale e materno. Descrizione: Secondo le stime dell’Unicef il tetano neonatale ogni anno causa la morte di oltre 140.000 neonati e di circa 30.000 donne. Per prevenirlo, basta un semplice vaccino. Infasil - marchio Procter & Gamble - si impegna insieme ad Unicef a sostenere la lotta contro il tetano neonatale nei Paesi in via di sviluppo e a proteggere in queste zone le mamme e i bambini a più alto rischio di infezione. La campagna, che coinvolge anche il marchio Pampers in Europa, prevede che ogni prodotto Infasil acquistato (da novembre 2008 a giugno 2009) consenta il finanziamento di un vaccino (0,047 €). L'iniziativa è stata veicolata e diffusa attraverso il packaging del prodotto (logo UNICEF sui prodotti a marchio Infasil), attraverso uno spot a doppio marchio andato in onda su tutte le reti nazionali nei mesi di Novembre-Dicembre 2008, attraverso i siti dei due enti promotori e attraverso l’immagine di Valentina Vezzali, campionessa olimpica di scherma scelta come madrina del progetto. P&G collabora da anni e su base continuativa con l’Unicef, supportando le sue iniziative. La campagna a cui Infasil ha aderito fa infatti parte di un più ampio progetto che prevede un impegno triennale di Procter&Gamble nei confronti di Unicef, con l’obiettivo di eliminare il tetano materno e neonatale in 47 Paesi entro il 2012, attraverso la fornitura di 200 milioni di dosi di vaccino antitetano. Risultati: In soli 4 mesi sono state donate 2,5 milioni di dosi di vaccino, corrispondenti ad una raccolta fondi complessiva di circa 118 mila euro. Gli strumenti di direct marketing di P&G messi a disposizione per il progetto hanno consentito ad Unicef di raggiungere e sollecitare l’adesione alla campagna presso 1 milione di famiglie italiane. Grazie all’iniziativa il marchio Infasil ha ottenuto una buona e crescente copertura media: ad oggi le uscite stampa sono state 70, corrispondenti a circa 45 milioni di contatti. La Campagna P&G-Unicef ha inoltre favorito il rafforzamento del posizionamento di Infasil come marchio attento al benessere delle donne ed impegnato in campagne di educazione/prevenzione. Positivo anche l’impatto della campagna sull’opinione pubblica, che ha potuto riflettere sull’importanza della prevenzione del tetano, che nei PVS colpisce ancora moltissime donne e bambini ma che può essere facilmente prevenuta.

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SALMOIRAGHI & VIGANÒ e LOVE THERAPY per CBM (Christian Blind Mission) Azienda: SALMOIRAGHI & VIGANÒ - Azienda leader nel settore dell’ottica. Progetto: “Sud Sudan - Un gesto d'amore, per l'amore di una madre” - “Love is Possible”. Descrizione: Il tracoma è nel mondo la principale causa di cecità: nelle aree dove essa è molto diffusa infatti - Nord Africa, Medio Oriente, India e Sud-Est asiatico, cioè dove manca acqua potabile e ci sono molte mosche - una persona su quattro può diventare cieca. In occasione del suo centenario, CBM Italia ha lanciato il progetto “100 anni x 100 progetti x 100 testimonial”. Attraverso questa campagna l’organizzazione ha stimolato presso enti ed aziende l’adozione di 100 progetti per la lotta alla cecità. Salmoiraghi & Viganò ha deciso di adottare il “Progetto Sud Sudan - Un gesto d'amore, per l'amore di una madre”, che si pone l’obiettivo di debellare il Tracoma, malattia endemica diffusissima in Sud Sudan. L’azienda ha sostenuto l’iniziativa attraverso una campagna di marketing sociale portata avanti insieme con il brand Love Therapy di Elio Fiorucci, che ha invece adottato il progetto “Trachoma control & Prevention of Blindness Programme” in Myanmar, anch’esso finalizzato a debellare la malattia. Il sostegno di Elio Fiorucci all’impegno di S&V e CBM si è concretizzato nell’ideazione della t-shirt con il messaggio ''Love is Possible'', espresso in caratteri Braille; la maglietta è stata distribuita presso i 130 Punti vendita di S&V e presso lo Store Love Therapy di Milano. Tutti i ricavati della t-shirt, acquistabile con una donazione minima di 23 euro, sono stati devoluti ai 2 progetti di CBM Italia legati alla lotta contro il Tracoma in Sud Sudan e in Myanmar. Successivamente al

lancio e alla diffusione della maglietta

- presentata con

conferenza stampa pubblica il 23 aprile 2008 - S&V ha proseguito il suo impegno a favore del progetto CBM in Sud Sudan attraverso l’operazione “Ricicla i tuoi vecchi occhiali: un piccolo gesto dal grande valore”, con la quale l’azienda ha invitato la propria clientela a consegnare i propri occhiali da vista usati, cui è stato attribuito il valore simbolico di 50 euro, di cui 40 a disposizione

di

ciascun

consumatore per l’acquisto di un nuovo paio d’occhiali e 10 destinati al progetto CBM. S&V ha infine contribuito all’organizzazione della Giornata Mondiale della Vista, istituita nel 1989 ed espressione del programma internazionale “Vision 2020 – The Right to Sight” (Il Diritto alla Vista), in cui rientra anche l’impegno di CBM. Risultati: S&V ha inizialmente donato a favore del progetto CBM 30.000 euro. A questi si dono aggiunti 10.000 euro ottenuti dalla vendita della t-shirt “Love Therapy”, 10.000 euro raccolti grazie all’operazione “Ricicla i tuoi vecchi occhiali:

71

e


un piccolo gesto dal grande valore”, e infine 10.000 euro relativi alla promozione della Giornata Mondiale della Vista. Gli

obiettivi

stabiliti

all’inizio

della

collaborazione

sono

stati

ampiamente

raggiunti e superati. Ad oggi S&V può infatti vantare: - un consolidato ruolo di leadership nel settore dell’ottica retail, qualificando sempre di più la propria immagine presso i propri target di riferimento quale azienda socialmente responsabile; - l’accreditamento presso importanti stakeholders come soggetto promotore della GMV in partnership con l’OMS e con Vision 2020; - il raggiungimento di nuovi target grazie all’accostamento del proprio marchio con quello di Elio Fiorucci.

SIGMA TAU per AMREF Azienda: SIGMA TAU - Azienda farmaceutica internazionale Progetto: Insieme per l’Africa. Descrizione: Sigma-tau ha deciso di destinare una parte del budget 2008 del prodotto ACESISTEM, normalmente stanziata per la realizzazione di gadget destinati alla classe medica, a sostegno dell’AMREF. Con i fondi raccolti è stato finanziato un programma sanitario che prevede di vaccinare oltre 3.000 bambini del nord dell’Uganda contro le malattie più diffuse (tubercolosi, difterite, pertosse, tetano, poliomielite, epatite B, haemophilus influenzae B, morbillo) e al tempo stesso formare operatori sanitari locali. L’iniziativa è stata comunicata nel 2008 a circa 30.000 medici attraverso l’invio di coupons informativi e attraverso una campagna di sensibilizzazione condotta dagli Informatori medico-scientifici Sigma-tau. Tutta

la

comunicazione

relativa

al

progetto,

cui

è

dedicato

il

sito

www.insiemeperafrica.it, è stata curata dall’agenzia Protagon. Risultati: Dei 30.000 medici coinvolti, il 10% ha risposto con un feedback positivo, rinviando le cartoline ricevute; AMREF ha così avuto modo di estendere la propria visibilità ad un nuovo

target, mentre PROTAGON ha

incrementato il proprio

impegno di marketing sociale. Sigma-tau ha visto crescere la motivazione ed il senso di appartenenza dei propri dipendenti, che sono stati invitati a divenire parte attiva dell’intera campagna di sensibilizzazione.

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SOFFASS per WWF (World Wide Fund For Nature o World Wildlife Fund) Azienda:

SOFFASS,

Gruppo

Sofidel

-

Azienda

attiva

nel

settore

cartario/cartotecnico. Progetto: Asciugoni Regina a fianco del WWF nella difesa delle biodiversità Descrizione: La biodiversità è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra e che ne garantiscono l’equilibrio. Proteggere e valorizzare la biodiversità, dai più grandi

mammiferi

ai

più

piccoli

insetti,

significa

dunque

garantire

la

sopravvivenza dell’intero pianeta e di tutti gli esseri viventi che lo popolano. Soffass, azienda del Gruppo Sofidel, ha deciso di impegnarsi a fianco del WWF nella difesa della biodiversità. Per

coinvolgere

i

consumatori

e

sensibilizzarli

all’argomento

Soffass

ha

promosso, nel corso del 2008, l’operazione a premi “Le Fantasie di Regina 2008”, legata al prodotto Asciugoni Regina. Sono stati messi in palio – attraverso la raccolta di alcune prove d’acquisto, da applicare sull’apposita cartolina

di

partecipazione distribuita all’interno delle confezioni di prodotto – svariati premi in linea con il tema della sostenibilità ambientale quali grembiuli, canovacci, tovaglie e

porta-sacchetti

realizzati

in

cotone certificato

(certificazione

Oeko

Tex

Standard 100). Sulle confezioni di prodotto sono stati inoltre riportati una presentazione del progetto ed un invito ai consumatori ad aderirvi. L’impegno di Soffass nella difesa delle biodiversità si colloca all’interno di

un

progetto strategico più ampio di responsabilità sociale e ambientale, che vede l’azienda impegnata in iniziative volte ad uno sviluppo industriale sostenibile. Risultati: L’interesse dei consumatori all’iniziativa Soffass è testimoniato dal consistente numero di cartoline di partecipazione alla promozione che l’azienda ha

visto

recapitarsi

(al

momento

comunque

l’operazione

non

è ancora

terminata). È stata pianificata una ricerca sui consumatori partecipanti all’operazione e finalizzata a valutare l’impatto della campagna in termini di valori veicolati: l’obiettivo è cioè quello di capire se effettivamente è avvenuto un cambiamento nella percezione dei significati associati al brand Regina, e di riflesso di Soffass, a seguito dell’iniziativa. Le caratteristiche della partnership che lega Soffass e WWF sono quelle di una collaborazione di lungo periodo, con un conseguente effetto di lungo termine anche sulla collettività.

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4. LA PARTNERSHIP DAL PUNTO DI VISTA DEGLI.. ISTITUTI DI INTERMEDIAZIONE

4.1 QUALCHE DATO SULLE PRINCIPALI ASSOCIAZIONI CHE FAVORISCONO L’INCONTRO

FONDAZIONE PER LA DIFFUSIONE DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE In Italia, la Fondazione per la Diffusione della RSI – Italian Centre for Social Responsibility (ICSR), promossa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’INAIL, da Unioncamere e dall’Università Luigi Bocconi, si propone di supportare il sistema nazionale nel processo di transizione verso nuovi modelli produttivi, di governance e di relazioni tra stakeholder che rendano la sostenibilità, la responsabilità e la conoscenza gli elementi su cui fondare superiori performance in campo economico, sociale ed ambientale. In particolare, la Fondazione nasce con l’obiettivo di: -

Promuovere la diffusione della RSI anche nelle relazioni con i diversi stakeholder; Sviluppare la ricerca di base e applicata sulla responsabilità sociale favorendo il contributo italiano alla comunità scientifica nazionale ed internazionale attive su questo tema; Favorire il dialogo tra le istituzioni pubbliche e private, le imprese, le università e i diversi stakeholder interessati al tema della responsabilità sociale.

Più precisamente, la Fondazione persegue i propri obiettivi sviluppando: -

-

-

Progetti di ricerca: analisi e sviluppo di nuovi modelli di CSR e Sostenibilità all’interno del contesto economico italiano ed internazionale; Partnership pubblico/privato: collaborazione e cooperazione con Istituzioni nazionali ed internazionali volte a costruire un repertorio significativo di riferimento per la realizzazione di avanzate politiche di responsabilità; Iniziative di formazione/informazione/confronto: erogazione di corsi di formazione sulle tematiche della sostenibilità e responsabilità sociale, anche attraverso lo sviluppo di rapporti di partnership con Università, Associazioni ed Imprese. Attività di informazione e confronto su tematiche specifiche tra categorie sensibili di stakeholder; Networking: attivazione di processi di Networking con i principali centri di ricerca, Università e Business School, organismi governativi e non sia italiani che esteri.

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FONDAZIONE SODALITAS Sodalitas nasce nel 1995 grazie all’iniziativa di Assolombarda, di un gruppo di imprese, e di alcuni manager, per creare un ponte tra mondo d’impresa e ONP. Due gli assi lungo i quali l’Associazione opera per realizzare la propria mission: la promozione della RSI, da un lato; il trasferimento di cultura manageriale alle organizzazioni senza scopo di lucro dall’altro. Oggi l’Associazione, grazie a un originale mix di volontariato d’impresa e di volontariato individuale, conta sull’apporto di 63 imprese socie e di oltre 80 manager volontari. Dal 1995 a oggi Sodalitas ha realizzato oltre 800 interventi di consulenza manageriale pro-bono, lavorando a fianco di più di 500 fra ONP e imprese, mentre dal 1999 l’Associazione ha esteso la propria attività al mondo della scuola e dell’università, sviluppando percorsi di orientamento al lavoro e al mondo dell’impresa per studenti diplomandi e laureandi.

Sodalitas e le imprese Fin dalla sua costituzione Sodalitas è impegnata a stimolare l’evoluzione dell’impresa, dal suo ruolo esclusivo di attore economico a quello strategico di fattore di coesione sociale. Offrendo servizi di consulenza, l’Associazione supporta le imprese nella realizzazione di iniziative di responsabilità sociale. Sodalitas è poi impegnata a diffondere presso imprese, istituzioni, società civile la conoscenza della RSI e degli strumenti in cui essa si articola. Il Centro per lo Sviluppo della RSI, nato nel 2003, svolge un triplice ruolo di Osservatorio (monitoraggio di best practices), Forum (seminari tematici), Laboratorio (benchmarking). Sodalitas ha attivato partnership consolidate con i network europei più attivi in materia di RSI. In particolare, è rappresentante per l’Italia di CSR Europe, il network di imprese e associazioni che opera con il supporto della Commissione Europea per promuovere la RSI in Europa. Nel 2003 Sodalitas ha organizzato la tappa italiana dell’ “European Business Campaign on CSR”. Nel 2006 Sodalitas si impegna a promuovere in Italia l’Alleanza per un’impresa sostenibile e competitiva, lanciata dalla Commissione europea nella 2° Comunicazione sulla RSI. A livello nazionale, Sodalitas ha partecipato al Forum Multi-stakeholder sulla RSI del Ministero del Welfare.

Sodalitas Network Sodalitas Network è una rete di associazioni di volontariato professionale radicate sul territorio che si rifanno al modello operativo di Sodalitas. Il network è attivo nelle maggiori città del Nord e Centro Italia e opera anche grazie al supporto delle associazioni industriali locali e al coinvolgimento di oltre 250 volontari. Il network si è formalmente costituito in Comitato e si è dato uno statuto unitario che ne esalta la capacità sinergica di intervento nel sociale al di là delle differenze territoriali. Attualmente con 16 realtà operative, il network rappresenta una delle organizzazioni di volontariato professionale più diffuse a livello nazionale, in grado di assicurare una gamma molto vasta di interventi a favore del Terzo settore e di sostegno alle imprese.

Sodalitas Social Award Con l’intento di favorire la crescita di una cultura della responsabilità sociale tra le imprese italiane, Sodalitas promuove un Premio per le aziende che si sono distinte nella realizzazione di programmi di alto contenuto e valore sociale.

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ANIMA Anima, associazione non profit nata nel 2001 e promossa dall’Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma, riunisce un gruppo di manager e aziende che condivide la missione di diffondere tra le imprese del territorio la cultura della responsabilità sociale, basata sui concetti dello sviluppo sostenibile e della cittadinanza d’impresa. Anima realizza la propria missione grazie alla grande capacità di networking tra le imprese e gli interlocutori, che insieme propongono soluzioni creative a beneficio della collettività. In questi anni, l’obiettivo di Anima è stato quello di far diventare la RSI la leva per una nuova cultura imprenditoriale, che sappia coniugare il profitto con la creazione di benessere per la comunità. Tutto ciò attraverso lo sviluppo di fattori intangibili quali stakeholder value, fiducia, conoscenza e reputazione. Il modello operativo di Anima si sviluppa lungo due linee di azione: • Sensibilizzazione, promozione e implementazione della CSR verso le imprese e la società civile; • Triangolazione tra Istituzioni-Imprese-Terzo settore per intervenire su problematiche specifiche del territorio.

Anima, nel sostenere il Progetto CSR-SC, è partner del Forum Italiano Multi-Stakeholder sulla RSI, per promuovere la trasparenza e la convergenza delle prassi e degli strumenti di CSR e favorire la partecipazione attiva delle imprese secondo una moderna politica di integrazione pubblico-privato su iniziativa del Ministero del Welfare. Allo scopo di consolidare le interazioni con i propri associati, l’azione programmatica di Anima si esplica in una logica di studio e di intervento su quattro aree di competenza che corrispondono a: • Istituzioni, Imprese, Terzo Settore, le tre categorie di interlocutori verso cui l’Associazione prioritariamente si rivolge; • Premio Anima, area generale che agisce in modo trasversale su tutti gli interlocutori dell’Associazione per valorizzare e promuovere il contributo apportato da personalità del mondo della cultura e dell’arte nel nostro Paese.

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E NON SOLO.. Ad oggi, tuttavia, esistono anche altri centri di consulenza che, come Sodalitas, favoriscono l’incontro tra mondo profit e mondo non profit, sensibilizzando sulla tematica della RSI, uniti nell’intraprendere percorsi comuni al fine di creare strumenti concreti per proporre una policy complessiva sul tema diritti e imprese, che funga da documento di partenza e di riferimento. Tra le principali realtà in Italia ricordiamo:

ERREPI COMUNICAZIONE KOINÈTICA VALORE SOCIALE VITA CONSULTING, società di consulenza del Gruppo VITA Non Profit

Questi enti specifici nascono come associazioni senza scopo di lucro ed hanno come proprio obiettivo principale quello di contribuire alla definizione, diffusione e implementazione di una nuova cultura della RSI. Tale cultura si fonda su politiche e strumenti di sostenibilità economica, sociale e ambientale, coerenti con i principi ed i valori della società civile italiana ed internazionale e dell'economia etica, sempre sensibile alle conseguenze non economiche delle azioni economiche. OBIETTIVI:

-

-

-

-

Rendere evidente alle imprese e all'opinione pubblica che è possibile esercitare un’attività economica con profitto, senza con questo penalizzare le persone e l’ambiente; Offrire alle imprese, alle ONP e agli enti pubblici, strumenti concreti di verifica e comunicazione del proprio livello di responsabilità sociale e ambientale; Accompagnare le aziende nella fase di progettazione e realizzazione degli “strumenti della responsabilità”proponendo percorsi capaci di coinvolgere i vari stakeholder: • Carta dei Servizi, Carta dei Valori, Codice Etico; • Reporting (Bilancio Ambientale, Sociale, di Sostenibilità, degli Intangibili etc); • Certificazioni ambientali e sociali (consulenza di supporto); • Auditor etico interno/Comitato Etico Aziendale.

Nella raccolta fondi e nella ricerca volontari, questi enti aiutano la ONP nelle varie fasi, a partire dall’elaborazione del “Documento di Buona Causa”; quindi forniscono assistenza nella ricerca di potenziali imprese o enti partner sviluppando i progetti da sostenere; Affiancano l’organizzazione, nella fase di definizione del progetto di comunicazione, dall’impostazione della strategia per arrivare sino alla sua realizzazione: • Definizione degli obiettivi di comunicazione; • Definizione della mappa degli stakeholder e degli influenti; • Individuazione dei temi guida della strategia di comunicazione; • Individuazione degli strumenti da realizzare e dei mezzi da utilizzare; • Realizzazione della strategia/affiancamento all’agenzia del Cliente.

Quando l’impresa, la ONP o l’ente pubblico vogliono realizzare una partnership, individuano il partner più adatto, contribuendo a definire in modo chiaro e trasparente i termini del rapporto: • Definizione dell’azione di partnership da effettuare; • Scelta del partner strategicamente più opportuno; • Definizione con il partner dei criteri che devono presidiare il rapporto; • Individuazione della strategia di comunicazione a supporto della partnership;

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-

Realizzazione delle azioni previste.

Approfondire attraverso la ricerca scientifica, grazie ad uno staff di professionisti, docenti universitari, tecnici della comunicazione e della formazione, esperti di iniziative territoriali, studi, progetti e servizi a disposizione di enti non profit e for profit che operano nel campo dell’health care, della ricerca, della cultura e del sociale.

4.2 UNA REALTÀ INTERNAZIONALE

BUSINESS IN THE COMMUNITY Business in the Community (BITC) è una organizzazione di consulenza per le imprese dedita al Social Business e alla promozione della CSR, istituita nel 1982 e ora ha oltre 800 soci circa. Membro del Prince’s Charities54 mira ad avviare e sostenere le aziende partner della confederazione a migliorare il loro impatto positivo sulla società. BITC lavora in quattro aree di impatto: -

Luogo di lavoro: BITC sostiene e coinvolge i suoi membri a sviluppare lo start-up delle pratiche di lavoro responsabile e solidale e di incontro.

-

Mercato: Sostiene e coinvolge i suoi soci e i suoi stakeholder esterni al fine di garantire una produttività ed una profittabilità seguendo il valore dell’integrità professionale e personale.

-

Ambiente: Si coinvolgono tutti i membri a sostenere campagne di riduzione delle emissioni di carbonio in linea con il Prince's May Day Network55 sui cambiamenti climatici.

-

Comunità: BITC collabora per affrontare questioni socioeconomici e bisogni delle loro comunità locali in materia di istruzione, occupazione ed economia territoriale.

Le sue priorità sono da sempre fronteggiare i cambiamenti climatici e investire sulle competenze delle risorse umane attuali e future. I membri appartenenti alla Community riconoscono il rapporto tra i valori aziendali e le pratiche di imprenditorialità responsabile ed il preziosissimo ruolo che questo svolge nella creazione di produttività, di fiducia e di bisogno sociale reale. Tuttavia, BITC è impegnata anche sul fronte internazionale e considera la necessità di affrontare le questioni economiche, ambientali e sociali in tutti i mercati e le comunità in cui i suoi membri operano. A sostegno di questo, BITC permette la conoscenza approfondita dei mercati globali e delle comunità locali attraverso la CSR360 Global Partners Network56 54

Letteralmente: Le Organizzazioni di beneficenza del Principe. Si tratta di una confederazione di ONP e multienterprises britanniche di cui il Principe di Galles è Presidente: 18 dei 20 enti di beneficenza sono state fondate personalmente dal Principe. Le organizzazioni sono attive in un'ampia gamma di settori, tra le quali lo sviluppo delle imprese, la responsabilità negli affari, la salvaguardia dell’ambiente l'istruzione e la sanità. Inoltre, alcune di esse apportano un contributo significativo alla raccolta di fondi per beneficenza. 55 The Prince's May Day Network è un gruppo di aziende impegnate ad agire sul cambiamento climatico ed è stata fondata dal Principe di Galles nel 2007. La rete, convocata dal BITC, conta circa 1400 aziende. Una curiosità: Il nome “May Day” deriva dal noto segnale di soccorso “Giorno di Maggio”, ed è stato scelto deliberatamente per comunicare l'urgenza del messaggio di cambiamento climatico. 56 CSR360 Global Partner Network è una rete di organizzazioni indipendenti che operano nel campo della CSR. BITC presiede questa rete, che attualmente comprende 100 organizzazioni partner provenienti da tutto il mondo.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Le possibili forme di rapporto e collaborazione tra For Profit e Non Profit sono sempre state e sono considerate con un certo distacco culturale (anche se la realtà ha spesso superato questo atteggiamento) quasi come se si verificasse una sorta di inquinamento reciproco rispetto alla convinzione che le due mission dovessero essere distinte e non integrarsi in modo profondo e funzionale, rispetto al sistema di contesto. Da un lato abbiamo l’impresa for profit, finalizzata al profitto che è visto anche come contributo all’assetto economico-sociale della società. Dall’altro, l’azienda non profit (sempre più identificabile come Impresa sociale57), finalizzata in primis al sociale e condizionata anch’essa dall’andamento aziendale, ovvero il perseguimento dell’equilibrio economico-finanziario indispensabile per il dinamismo attivo e prospettico nella logica economico-aziendale della continuità, per durabilità, efficienza ed efficacia dell’organizzazione stessa. I rapporti tra imprese for profit ed imprese sociali possono essere, di fatto, alla base di circoli virtuosi di creazione del Valore, inteso non solo come valore economico, ma come reale accrescimento della ricchezza sociale dell’intera collettività, le quali in integrazione, formano una filiera sociale privata che si connota per una base di imprenditorialità sintonica/simmetrica e per una osmosi sociale che genera risultati di valore e valorialità (qualità e quantità in definitiva) per il sistema socioeconomico58.

Quali i vantaggi? Le forme di partnership tra profit e non profit sono anche opportunità: -

Per le Imprese For Profit di dare prova di responsabilità sociale, reciprocità ed interesse nei confronti della collettività. Oggi, infatti, in tempi in cui i mercati di riferimento dell’impresa stanno diventando sempre più globali, può accadere che produrre profitto non equivale, necessariamente, a produrre benessere diffuso.

-

Per le Aziende Non Profit (ANP) di reperire risorse economiche in modo continuativo, permettendo la realizzazione di progetti di ampio raggio, mantenendo il finalismo sociale e gestendo, in modo altrettanto necessario, l’assetto aziendale ed imprenditoriale.

57

L’Impresa sociale in Italia, sancita giuridicamente dalla L.118/05 e dal D.Lgs. 155/06, ha come presupposto il concetto di Impresa sociale non profit (vedi Libro I del Codice Civile: associazioni, fondazioni, comitati) e di Impresa sociale (vedi gli enti del Libro V del Codice Civile: le società – di persone e di capitali – le cooperative, i consorzi) di cui la traduzione operativa, gestionale ed economico aziendale è l’azienda come concetto unificante. Entrambe convergono, oltre che nella normativa di riferimento già citata, per una tradizione economico aziendale che ha preconizzato l’integrazione fra gli aspetti economici e sociali (il Soocial Commitment). Il termine impresa sociale, come radice dell’impresa sociale italiana, annovera “ad evidenza istituzionale” l’associazione di volontariato, l’associazione di promozione sociale, l’azienda di fondazione (d’impresa, d’origine bancaria, di partecipazione ecc), la cooperativa sociale, l’organizzazione non governativa, il comitato, il patronato, la cooperativa costituzionalmente riconosciuta, l’IPAB (Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza) ed altre istituzioni. Essa ha come obiettivo la massimizzazione dell’equilibrio economico finanziario e non la massimizzazione del profitto, che opera ai fini sociali con il vincolo della non distribuzione degli utili. Per approfondire: FIORENTINI Giorgio, Impresa sociale e sussidiarietà, Dalle Fondazioni alle S.p.a, management e casi, Franco Angeli editore, Milano, 2006. 58 Ibidem.

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Quali le ragioni che rendono una partnership di” valore”? 1. Un elemento che certamente ha favorito la filiera fra impresa for profit ed impresa sociale è l’innovativo ed attuale approccio conseguente alla teoria degli Stakeholder, quindi il tema delle relazioni inter-aziendali che compongono l’ambiente d’impresa. L’impresa for profit a sua volta, essendo “istituto” proteso alla vita economica duratura ed allo sviluppo, ha precisi interessi nei confronti di ciascun stakeholder ed opera per ottenere i consensi necessari al soddisfacimento di ognuno di essi. Rientrano nel novero dei portatori di interessi segmenti di popolazioni ed istituzioni: secondo la definizione classica di Freeman “gli stakeholder primari, ovvero gli stakeholder in senso stretto, sono tutti gli individui ed i gruppi ben identificabili da cui l’impresa dipende per la sua sopravvivenza: soci, azionisti, dipendenti, fornitori ed agenzie governative chiave”59. In senso più ampio, tuttavia, stakeholder è ogni individuo ben identificabile che può influenzare o essere influenzato dall’attività dell’organizzazione in termini di prodotti, politiche e processi lavorativi. In questo ampio significato, i gruppi di interesse pubblico, le associazioni imprenditoriali, i concorrenti, i sindacati, la stampa, sono tutti da considerare, nel loro insieme, stakeholder, altrimenti la tradizionale logica di legittimazione dell’impresa, secondo la quale la generazione di profitto era, ipso facto, fonte di benefici sociali, cessa di essere credibile e dunque creduta. Di qui la richiesta implicita, che emerge con insistenza dalla società, che le imprese rivelino all’esterno, avvalendosi dei tanti strumenti a loro disposizione, il modo specifico in cui si esprime la loro responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholder e non solamente degli shareholder. In un libro, divenuto in breve celebre negli USA, Albert Dunlap ha scritto: “L’impresa appartiene alle persone che investono in essa; non ai dipendenti, ai fornitori e neppure al luogo in cui è situata”60. Si osservi la profonda asimmetria tra i soggetti indicati nel passaggio riportato, ovvero tra gli stakeholder dell’impresa e gli shareholder, cioè gli azionisti, non legati allo spazio – costoro possono comprare e vendere ovunque senza vincolo alcuno in questa epoca di globalizzazione. Tutti gli altri portatori di interessi non possono invece liberarsi dai vincoli imposti dai processi di localizzazione. È la mobilità acquisita dagli investitori a generare una netta divaricazione tra potere economico e obblighi sociali, una separazione senza precedenti nella storia, quando in passato anche “ricchi” non potevano sottrarsi ai condizionamenti territoriali. È come se il capitale, oggi, avesse acquisito una nuova libertà: quella di non ritenersi responsabile nei confronti dei luoghi in cui è presente, né di preoccuparsi delle conseguenze associate al suo modo di funzionare. Un’ulteriore analisi, in stretta correlazione alla precedente, riguarda l’interesse crescente verso una vera e propria novità emergente di questa epoca di sviluppo: la responsabilità sociale del ConsumatoreCittadino, ovvero la formazione di una figura sul mercato non trascurabile. Un soggetto attivo che vuole consumare, ma in modo critico, che influenza, con le sue decisioni di acquisto e, più in generale, con i suoi comportamenti, l’offerta di quei beni e servizi di cui fa domanda sul mercato. Non gli basta più il celebrato rapporto qualità-prezzo; vuole essere a conoscenza dei processi di produzione del prodotto. Non gli basta più il celebrato rapporto qualità-prezzo; vuole sapere come quel certo bene è stato prodotto e se nel corso della sua produzione l’impresa ha violato, poniamo, i diritti fondamentali della persona che lavora oppure ha inquinato l’ambiente in modo inaccettabile, e così via. 2. Consideriamo di pari importanza, l’Equità, come tratto dominante della cultura d’impresa cioè basato sui principi della reciprocità e dunque dello scambio sociale. Ciò di cui si ha urgente bisogno concerne il livello di eticità civile, cioè il modo in cui vengono fissate le regole del gioco economico. Si tratta di sviscerare i rapporti fra le imprese che competono tra loro sul mercato. In un contesto di globalizzazione e in assenza di uno Stato mondiale capace di imporre regole 59

FREEMAN Edward Robert, RUSCONI Gianfranco, DORIGATTI M. (a cura di), Teoria degli stakeholder, Franco Angeli editore, Milano, 2006. 60 DUNLAP J. Albert, Mean Business: How I Save Bad Companies and Make Good Companies Great, New York: Times Business, 1996, p.199.

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del gioco coerenti e sanzionabili, chi si deve far carico di giungere ad una nuova lex mercatoria se non le imprese stesse? È necessario far calare l’esigenza dell’equità e della conseguente reciprocità all’interno della realtà aziendale stessa come un vero e proprio codice di condotta. Laddove il dipendente è persuaso di essere trattato equamente tenderà a reciprocare. Ma sappiamo anche che, alla lunga, chi pratica la reciprocità finirà, con il considerare questo suo comportamento come un tratto caratteristico della propria identità. Viceversa se i collaboratori percepiscono che c’è incoerenza tra principi conclamati dall’autorità di impresa e ordini impartiti, si arriva al caos organizzativo. Il punto che merita una sottolineatura è che la cifra dell’etica delle virtù è nella sua capacità di risolvere, superandola, la contrapposizione tra interesse proprio ed interesse per gli altri, tra egoismo ed altruismo. La vita virtuosa, suggerisce Zamagni, è la vita migliore non solo per gli altri ma anche per se stessi61. É in ciò il significato proprio della nozione di bene comune, il quale non è riconducibile alla mera sommatoria dei beni individuali. Piuttosto il bene comune è il bene dello stesso essere in comune. Cioè il bene dell’essere inseriti in una struttura di azione comune, quale appunto l’impresa. L’impresa socialmente responsabile nell’epoca della globalizzazione è dunque quella che concorre a definire un’etica civile capace di dare vita a forme di condensazione organizzativa adeguate alle nuove sfide di una società ormai post-industriale. L’implementazione etica all’interno dell’azienda consiste dunque in un orientamento a rispondere in modo qualificato ai bisogni sociali della popolazione, non esclusivamente solo per fasce o settori deboli. Infatti raggiungere i risultati istituzionali significa innalzare il livello di welfare globale integrato dei territori, adottando una logica di sussidiarietà che ha come destinatari dell’attività tutta la società e quindi tutta la popolazione composta da persone che si esprimono istituzionalmente come cittadini. 3. Tra l’altro, vi è da considerare il ruolo del Welfare State. Nella stagione della globalizzazione la logica dei “due tempi” (prima le imprese producono, e poi lo Stato si occupa del sociale), non funziona più, perché è venuto meno l’elemento base di quella logica, e cioè il nesso stretto tra ricchezza e territorio, su cui il sistema del welfare era stato pensato in Occidente, e in Europa in modo particolare. Oggi questo meccanismo si è incrinato, sotto l’incedere della globalizzazione dei mercati. In altro modo, mentre durante la fase storica del fordismo il punto di vista “nazionale” era capace di conciliare gli interessi dello Stato, delle imprese e dei cittadini, oggi tale coincidenza di obiettivi va scomparendo. L’interesse dello Stato a conservare la sua quota di sovranità sul territorio non coincide necessariamente con l’interesse delle imprese a muoversi liberamente nei mercati internazionali alla ricerca di migliori opportunità di profitto, né con l’interesse dei cittadini ad ottenere qualità migliori dei prodotti che domandano e ad ottenere più ampi spazi di autogoverno del territorio. Ecco perché se ci ostiniamo a pensare che la redistribuzione debba essere compito esclusivo dello Stato e che essa debba intervenire post-factum, assisteremo inerti, e ipocritamente sconsolati, all’aumento dell’ineguaglianza. C’è bisogno di privato! Per questo le ANP, per loro formula imprenditoriale ed aziendale e per il livello di solidarietà “inter-aziendale” e di cooperazione come modello non solo culturale ma anche aziendale e gestionale, possono garantire i livelli di qualità prefissati, anche all’aumentare delle loro dimensioni, creando meccanismi operativi di gestione collegati fortemente alla motivazione, all’appartenenza e ad una selezione che contempera la professionalità tecnica con la cultura solidale e la sussidiarietà interna sviluppata tramite una concordata di principi “a monte” e solitamente correlata alla qualità dell’ “equazione personale” dei dipendenti. Tutto questo ovviamente ha bisogno di iniziative di gestione ad hoc e finalizzate ad una professionalizzazione del management delle imprese sociali per raccogliere questa sfida costante che è realtà e non più ipotesi di lavoro e di scenario. 61

ZAMAGNI S, L’ancoraggio etico della responsabilità sociale d’impresa e la critica alla RSI, Università di Bologna - AICCON Working Paper n.1, Bologna, Ottobre 2004, p.9.

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SITOGRAFIA

SITOGRAFIA AGENZIE ITALIA

SITOGRAFIA ONG/ONLUS

www.bilanciarsi.it www.bilanciosociale.it www.csrcultura.it www.csrmanagernetwork.it www.doxa.it www.errepicomunicazione.it www.eccellere.com www.equonomia.it www.eurisko.it www.internazionaleleliobasso.it www.ispesl.it www.lavoro.gov.it www.mi.camcom.it www.pcnitalia.it www.qres.it www.sodalitas.socialsolution.it www.sodalitas.it www.swg.it www.valoresociale.it www.vita.it www.vitaconsulting www.wikipedia.org

www.actionaid.it www.amref.it www.cesvi.org www.coopi.org www.coopi.wordpress.com www.emergency.it www.intermonoxfam.org www.oxfam.org www.manitese.it www.msf.org www.savethechildren.net www.terredeshommes.it www.unicef.org

SITOGRAFIA AGENZIE ESTERO

www.bsdglobal.com www.circa.europa.eu www.csreurope.org www.ec.europa.eu www.etuc.org www.fairlabor.org www.gfk.com www.globalcompactnetwork.org www.i-csr.org www.ilo.org www.oecd.org

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BIBLIOGRAFIA

MONOGRAFIE e APPROFONDIMENTI

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TESTI CONSULTATI

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