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VN OFF – Nadia Panato

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Notiziario

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Nadia Panato abita a Vicenza, è entrata a Villa a settembre 2003 come studentessa non residente del Gruppo Nord. Ha studiato Scienze dell’Architettura a Venezia, specializzandosi poi in Interior Design al Politecnico di Milano. Dopo qualche anno speso girando il mondo come project manager per realizzare interni di navi da crociera e negozi per il lusso, ora lavora con aziende e marchi di design, architettura e arredo come consulente di comunicazione e content marketing.

1. Il tuo profilo professionale nasce dall'incrocio di due diverse discipline: interior design e comunicazione. Com'è nata questa intuizione?

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Ho scoperto la mia passione e naturale propensione per la comunicazione mentre mi stavo laureando in Interior Design al Politecnico di Milano. Poi la vita mi ha portata a iniziare una carriera da project manager per la realizzazione di interni di navi da crociera prima, e negozi di lusso poi. Questa esperienza di qualche anno mi ha fatto girare il mondo e conoscere il mondo dell’arredo da dentro. Nel frattempo passavo le mie sere a studiare comunicazione e a scrivere nel mio blog di interior design. L’intuizione è arrivata applicando gli strumenti del design thinking alle mie competenze. Sapevo di voler fare della comunicazione il mio mestiere, ma dovevo e volevo differenziarmi. È bastato unire passioni e competenze - design, comunicazione e cultura del progetto - per far nascere l’intuizione di Spazi di Comunicazione.

2. Di fatto sei un'imprenditrice che ha deciso di cimentarsi con l'innovazione. Quali gli ostacoli e quali le opportunità?

Sono libera professionista da poco più di un anno, prima sono sempre stata dipendente in azienda. Questo mi ha permesso di avere un grande vantaggio rispetto a tanti consulenti: conoscere molto bene i processi aziendali e il modo di pensare di imprenditori e manager. L’approccio progettuale molto pragmatico degli studi di design e del lavoro da project manager ha fatto il resto nel guadagnare in fretta la fiducia dei primi clienti, ma anche nel ponderare bene ogni mia proposta. L’Italia non è di sicuro un paese per partite iva e imprenditori. Serve tenacia, competenza e affidarsi a dei buoni commercialisti! Poi, però, la differenza la fanno la professionalità e lo spirito. Io credo che mi abbia aiutata molto circondarmi di persone positive, sempre pronte a una parola di sostegno e a darmi una visione lucida delle cose. Capitano momenti di stanchezza, dove l’autostima è sotto le scarpe ed è facile mollare. In quei momenti è essenziale avere a fianco persone obiettive, che stiano dalla nostra parte e che ci aiutino a ritrovare la strada. Per quello che ho potuto sperimentare e vivere, l’unico ostacolo siamo noi stessi e i limiti che ci diamo.

3. C’è spazio per portare nel mondo imprenditoriale, sottoposto alle leggi del mercato, le istanze della solidarietà e della coesione sociale?

Nell’agosto del 2019, 181 amministratori delegati della Business Roundtable (che include tutte le aziende della Corporate America), hanno pubblicato un comunicato con cui si impegnano a “investire nei dipendenti, a proteggere l’ambiente, a comportarsi correttamente ed eticamente con i fornitori, a concentrarsi sulla qualità dei prodotti e dei servizi offerti e a creare valore di lungo termine per gli azionisti”. Una roadmap ambiziosa e molto orientata al futuro e alla sostenibilità. Uno studio Accenture del 2018 su 40000 consumatori ha dimostrato come ormai anche i consumatori (67%) vogliono acquistare prodotti di aziende che abbiano un brand “etico”. E il principio di sostenibilità vale anche per gli imprenditori e per tutte le aziende a prescindere dalle loro dimensioni. •

Gabriele Buonasorte

Siracusano, classe 1980, non residente a Villa Nazareh, inizia a suonare il sassofono nel 1988. Si diploma nel 2002 al Conservatorio Arcangelo Corelli di Messina. Nel 2006 consegue la Laurea specialistica di secondo livello in Sassofono presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Ha studiato e si è perfezionato con maestri come Iwan Roth, Mauro Negri, Federico Mondelci. Ha suonato e collabora con John B. Arnold, Greg Burk, Leo Garcia, Gabriel Rivano, Stelvio Cipriani, Carlos Rojas e tanti altri. Vanta una lunga esperienza concertistica su vari fronti classico e moderno. Nel 2002 fonda il “Duo Kainesis” con il pianista cileno Carlos Rojas. Nel 2005 ha partecipato al Festival del Sassofono tenutosi all’Auditorium Santa Cecilia in Roma. Ha costituito il gruppo “Astor Trio” con la pianista Lee Ki Yuen ed il violoncellista Dario De Pol, eseguendo musiche di Astor Piazzolla, ed il “Gershwin Trio”, con il pianista Mattia Zanatta e le cantanti Sandra Laville e Costanza Alegiani, con il quale ha esplorato tutto il repertorio Gershwiniano del primo novecento. Nel Luglio 2008 fonda il Gabriel Rivano Tango Mediterraneo Quartet con il noto bandoneonista argentino Gabriel Rivano, formazione con il quale fonde il Tango originale della tradizione argentina, con una sua più moderna e improvvisativa rivisitazione, propria della scuola musicale mediterranea. Ideatore, direttore artistico e sassofonista solista della Italian History X Ochestra diretta dal M° Stelvio Cipriani, formazione che propone un concerto multimediale con ausilio di immagini originali con un repertorio di celebri colonne sonore italiane del primo novecento. Dal Dicembre 2013 è entrato nell'entourage degli Osanna, storica Band Prog Rock, in qualità di Sassofonista sostituto di David Jackson. Collabora con i Jalisse come sassofonista ospite. Leader dei Time Lapse e autore del nuovo progetto discografico uscito nel Maggio 2019 "The Taste of A Second Life" con il Pianista Americano Greg Burk, il batterista John B. Arnold ed il bassista Gabriele Lazzarotti. Lavora come arrangiatore e compositore di colonne sonore. È docente della Scuola di Musica SoundVille, della Scuola Popolare di Musica del Tiburtino e dell'Accademia di Musica Praeneste di Roma. È titolare della cattedra di Sassofono classico e jazz presso l'Accademia musicale romana e vice direttore dei corsi preaccademici della stessa Accademia. È inoltre titolare della Cattedra di Sassofono presso la World Music School di Helsinki. Direttore artistico dell’Accademia Festival in Jazz di Saracinesco, del Jazz Festival "Boogie Jazz Season”, della rassegna "Music Visions" di Roma e del Summer Jazz Festival del Lian Club a Roma. Titolare della GJ Sound Music Agency Organizzazione Eventi e Management, azienda che opera nell’organizzazione di eventi musicali in Italia e all’estero.

1. Come e dove nasce il tuo amore per la musica? Quando hai capito che ne avresti fatto la tua professione?

Il mio amore per la musica si è manifestato sin da piccolissimo. A 7 anni dissi a mia madre che volevo imparare il sassofono e le comunicai la mia scelta impugnando un annaffiatoio giallo di plastica, fortuna che mi prese sul serio e non mi mandò in terapia. La prima cosa mi colpì di questo strumento fu la sua bellezza estetica. Con mio fratello giocavamo ad imitare le chitarre dei musicisti che vedevamo in televisione con delle racchette da tennis, poi apparve lui, in tutta la sua scintillante bellezza e fu amore a prima vista.

2. Hai scelto uno strumento, un genere e un percorso piuttosto di nicchia. Un po' una sfida. Che spazi ci sono per questo tipo di musica in Italia?

Non considererei il sassofono uno strumento di nicchia, anzi. Il sax è uno degli strumenti a fiato maggiormente presenti nella musica moderna. La musica è costituita da tantissimi generi, ma i due insiemi maggiori sono appunto classica e jazz. Lo strumento che ho scelto, essendo uno strumento recente (1840), recita la sua parte soprattutto in tutti i generi musicali che discendono dal jazz e dal concetto di musica improvvisata.

3. L'Italia ha un mercato attualmente dominato dalla musica pop, per cui sembrerebbe che la musica strumentale sia totalmente in secondo piano, o almeno questo è quello che i media ci fanno vedere.

La musica Jazz ha un suo mercato, anche importante. Un fattore da non trascurare, poi, è l’esistenza del mercato estero. Chi decide di fare il musicista non può circoscrivere il suo raggio d’azione ad un solo paese. La musica è un linguaggio universale. La mie produzioni sono molto apprezzate fuori dai confini nostrani, ho viaggiato e viaggio molto spesso in Europa, Asia e Sud America, ed ogni volta è una grandissima scoperta.

4. Le scelte artistiche e soprattutto musicali, per chi come te lavora molto dal vivo, comportano una vita raminga. Come la concili con la vita familiare?

Scegliere questa professione comporta l'accettazione di questo aspetto ramingo, d'altronde lo scopo di un artista è quello di fare conoscere la sua opera a più pubblico possibile, quindi non avrebbe senso scegliere di essere musicista e non considerare l'ipotesi di viaggiare, anzi è una delle cose più eccitanti di questo lavoro. I tour live, però, non sono l'unica componente di questo mestiere. Esistono anche altri aspetti, come la didattica, la composizione, la produzione e la direzione artistica, l'organizzazione di eventi. La varietà del mio lavoro è una delle cose che amo di più: non è mai statico, alterna momenti di stabilità a lunghi viaggi, sfide nuove in continuazione, non puoi mai fermarti, perché "uscire dal giro" è un attimo. Conciliare tutto questo con una vita familiare non è semplice, ci vuole un partner che capisca tutti questi aspetti. Di contro cerco di essere concretamente partecipe della vita familiare. Ho due figlie e ritengo di essere un padre molto presente. Cerco di coinvolgere le mie bimbe in quello che faccio e loro amano questo papà musicista. Certo, non dormo mai, ma finisco le mie giornate sempre col sorriso. •

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