2021-03-05 Agenzia Nova lancio del libro "Croce Rossa Amore mio" biografia di Massimo Barra

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Roma: Massimo Barra racconta la Croce rossa e Villa Maraini, "i miei due amori" Roma, 05 mar 13:46 - (Agenzia Nova) - Villa Maraini è stata fondata nel 1976 da Massimo Barra e rappresenta per la città di Roma un punto di approdo, un'isola dove chi ha problemi di tossicomania è sempre accolto. Ma la storia del suo fondatore comincia da lontano, da quando aveva 8 anni, da quando ha capito che quella di aiutare le persone era la strada da inseguire e perseguire. Partendo dalla biografia di Massimo Barra, "Croce rossa amore mio", si tessono le fila del suo percorso. Il titolo del libro appena pubblicato è indicativo perché Barra ha avuto due priorità, due passioni che si legano tra di loro: la Croce rossa e la cura dei tossicomani. Nasce a Roma nel 1947 e si laurea in medicina nel 1972. All'interno di Croce rossa ha occupato diversi ruoli fino a diventare in Italia presidente Nazionale e, a livello internazionale, presidente della Commissione permanente della Croce rossa e della Mezza Luna rossa. Durante il suo servizio ha partecipato ad azioni di soccorso in emergenze di pace e di guerra, sia in Italia che all'estero tra cui alluvione di Firenze, terremoti del Belice, del Friuli, dell'Irpinia e di Umbria e Marche, e i conflitti in Afghanistan, Iraq, Libano e Palestina. "Sono diventato medico perché stavo in Croce rossa e non viceversa, come accade normalmente. Frequentavo i pronto soccorso da ragazzino, da studente delle medie, avevo questa passione. Secondo le indicazioni della famiglia avrei dovuto fare il giornalista, studiare legge per poi diventare giornalista perché a scuola ero bravo in italiano. Ma poi sono entrato in Croce rossa, ho iniziato a frequentare i posti di pronto soccorso, ed è nata una passione che non aveva nessun radicale e obbligo familiare, era proprio una passione, mi piaceva", racconta Massimo Barra ad "Agenzia Nova". La sua storia continua, da quando si è iscritto all'Università e dopo sei anni si è laureato "e nel frattempo continuavo a stare in Croce rossa. Poi ci fu un grande presidente della Croce rossa, l'ambasciatore Quaroni, che in tempi non sospetti, quando io facevo il liceo, mi disse ‘in America i ragazzi stanno iniziando a consumare droga. Secondo me questa storia arriverà nel nostro paese perché ci sono tutte le condizioni perché anche i ragazzi italiani comincino a drogarsi. Ti lascio un paio di articoli americani, traducili e comincia a pensare'. Questo è stato l'inizio, io di droga non ne sapevo nulla - prosegue il racconto del fondatore di Villa Maraini -. Così è cominciato e poi pian piano mi è capitato di lavorare al primo centro anti droga italiano all'Ufficio di igiene di Roma".

Da qui nasce l'idea di fondare Villa Maraini "sempre perché stavo in questo posto che era molto degradato, perché le strutture pubbliche quando si parla di tossicomani sono associate a strutture squallide. L'acqua non era nemmeno potabile e per preparare il metadone andavamo a prendere l'acqua della fontanella tra via Merulana e via Galilei. Ed è così che mi è venuta un'idea. La Croce Rossa aveva dei locali abbandonati a Villa Maraini e io ipotizzai che il centro di via Merulana, l'Ufficio di igiene, si potesse trasferire in questi locali abbandonati e convinsi la Croce rossa e il Comune a fare un accordo per cui la Croce rossa ristrutturava e ci anticipava 80 milioni di lire per i locali - spiega Barra -. La Croce rossa ha fatto i lavori, ma al momento del trasferimento il Comune ha cambiato amministrazione e il nuovo assessore prese decisioni diverse su quegli spazi. Così la Croce rossa rimase con questi locali ristrutturati e vuoti. Io chiesi di prenderne una piccola fetta per provare a curare 5 tossicomani, ed è così che è cominciato tutto. È questo il collegamento tra un amore e l'altro", sottolinea Massimo Barra.

Villa Maraini, racconta Barra, ha un progetto innovativo. "Siamo l'unico centro al mondo che non ha un suo progetto a cui il tossicomane si deve adeguare. Se si pensa ai centri antidroga nel mondo, e anche in Italia, ci sono quelli farmacologici che danno il metadone e poi ci sono le comunità terapeutiche aggiunge Barra -. Ogni comunità terapeutica ha il suo metodo con delle regole. Noi invece ci vogliamo occupare anche di quelli che sono così patologici da non adeguarsi alle regole, anzi le regole le facciamo in funzione del soggetto. Quindi facciamo interventi che abbiamo distinto in alta soglia, media soglia,


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