Alcibiade Primo -di Platone

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Alcibiade Primo Certo non intendi: comandare i cavalli? Senz'altro no. Ti riferisci, invece, agli uomini? Sì. A uomini ammalati? No. A naviganti? No. Allora, a mietitori? Neppure. [C] Sono, però, uomini che non fanno nulla, oppure che agiscono? Parlo di persone che agiscono. Di che cosa si tratta? Cerca di farlo comprendere anche a me. Ebbene, si tratta di uomini che hanno relazioni e affari tra loro, come noi

che viviamo tra concittadini. S. - Parli del comandare a uomini che si servono di altri? A. - Sì. S. - Ti riferisci ai capi dei rematori? A. - Per nulla affatto. S. - Perché questa arte compete al nocchiero? A. - Sì. S. - Oppure ti riferisci al comandare agli auleti, [D] che dirigono il canto e si servono di coreuti? A. - Assolutamente no. S. - Perché, di nuovo, questa arte compete al maestro del coro? A. - Appunto. S. - Ma allora, che cosa intendi con essere in grado di comandare a uomini che si servono di altri? A. - Parlo di uomini che hanno una vita comune nello Stato e sono in rapporto tra loro: a questi si deve comandare nella Città. S. - Di quale arte si tratta? E come se ti chiedessi di nuovo ciò su cui ti ho interrogato poco fa: qual è l'arte che rende capaci di comandare a quelli che compiono una navigazione in comune? A. - L'arte del nocchiero. [E] S. - E quale scienza permette di comandare, come si è detto poco fa, a quelli che cantano insieme? A. - Quella a cui ti riferivi or ora, l'arte del maestro del coro. S. - Ebbene, come chiami la scienza che permette di comandare a quelli che hanno una vita comune nello Stato? A. - Per me, Socrate, si chiama scienza del consigliare bene. S. - Ma allora, quella dei nocchieri ti sembra priva del consigliare bene? A. - Assolutamente no. S. - Ed è, invece, un consigliare bene? [126 A] A. - Mi sembra che sia un consigliare bene per la salvezza di chi naviga. S. - Dici bene. E allora, la scienza del consigliare bene di cui tu parli a che scopo mira? A. - A governare meglio la Città e assicurarle la salvezza. 6.2. La Città viene governata e salvata dall'amicizia e dalla concordia, che si basano su giustizia e conoscenza S. - Ma che cosa, con la sua presenza o assenza, permette che la Città sia governata meglio e salvata? E come se tu mi chiedessi: "Che cosa con la sua presenza o assenza, fa sì che il corpo sia governato meglio e conservato?" ed io ti rispondessi che deve essere presente la salute, assente la malattia. Non pensi anche tu così? [B] A. - Sì. S. - E se tu di nuovo mi chiedessi: "Che cosa deve essere presente, per giovare agli occhi?", allo stesso modo ti direi che deve essere presente la vista, assente la cecità. Riguardo agli orecchi, poi, quando è assente la sordità ed è invece presente l'udito, funzionano meglio e si trovano in una condizione migliore. A. - Esattamente. S. - E allora, in una Città che cosa deve essere presente e che cosa assente, perché diventi migliore e venga meglio curata e governata? [C] A. - Mi sembra, Socrate, che ciò avvenga quando vi sia tra i cittadini un'amicizia reciproca, e siano assenti l'odio e la contesa. S. - E per amicizia intendi la concordia o la discordia? Pagina 17


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