Alcibiade Primo -di Platone

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Alcibiade Primo PLATONE

Alcibiade Primo

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Sommario 1. Prologo 2. Discussione su ciò che è meglio per la Città 2.1. Impreparazione di Alcibiade come consigliere dell'Assemblea 2.2. Il meglio come oggetto della deliberazione dell'Assemblea 3. Discussione sulla giustizia 3.1. Ignoranza di Alcibiade e del popolo riguardo alla giustizia 3.2. Osservazioni sul metodo dialogico 4. Discussione sull'utile 4.1. Ignoranza di Alcibiade riguardo all'utile 4.2. Identità di giusto e utile sulla base della identità di giusto, bello, buono e utile 4.3. La peggiore ignoranza è credere di sapere quello che non si conosce 5. Intermezzo. Necessità della "cura di se stessi" per essere veri uomini politici 5.1. Ignoranza di Pericle 5.2. Errore di Alcibiade, che crede di avere come rivali degli Ateniesi 5.3. I veri rivali di Alcibiade sono i re degli Spartani e dei Persiani 5.4. Nobiltà ed educazione, doti e ricchezze dei re degli Spartani e dei Persiani 6. Indagine sui compiti dell'uomo politico 6.1. Ricerca di ciò che rende migliori e più capaci di comandare nella Città 6.2. La Città viene governata e salvata dall'amicizia e dalla concordia 7. L'uomo è la sua anima 7.1. Chiarificazione del significato del "prendersi cura di sé" 7.2. La "cura di sé" è la conoscenza di se stessi 7.3. L'essenza dell'uomo è l'anima, il corpo è il suo strumento 7.4. Modi errati di "curarsi di se stessi" 7.5. Amare un uomo è amare la sua anima, non il suo corpo 7.6. Per conoscere noi stessi dobbiamo guardare al divino che è in noi 7.7. Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante e può governare la Città 8. Conclusioni 1. Prologo [Steph., 1, p. 103 A] SOCRATE - Caro figlio di Clinia, penso che tu sia stupito: soltanto io, che sono stato il primo ad amarti, non ti abbandono, dopo che gli altri ti hanno lasciato. Per di più, mentre gli altri, per tanti anni, ti hanno importunato con i loro discorsi, io, invece non ti ho nemmeno rivolto la parola. In verità, ciò non è stato provocato da una causa umana, bensì da un divieto divino1, della cui potenza ti accorgerai anche più avanti. Ma ora, poiché [B] tale divieto non mi ostacola più sono venuto da te e spero che anche in futuro esso non me lo impedisca. Dunque, in questo tempo, osservando come ti comportavi con i tuoi amanti, ho fatto le seguenti considerazioni: benché fossero molti e alteri, sono fuggiti tutti via da te, sopraffatti dalla tua superbia. Desidero proprio chiarire il motivo per cui [104 A] sei superbo. Tu sostieni di non aver bisogno di nessuno: le tue risorse, infatti, sono talmente grandi, che non manchi di nulla, a partire dal corpo fino all'anima. Innanzi tutto, tu pensi di essere il più bello e il più grande (e in questo, per il vero, è chiaro a tutti che non ti sbagli); in secondo luogo, ritieni di appartenere alla stirpe più potente della tua Città, che è a sua volta, la maggiore tra quelle elleniche e di avere qui, per parte di padre, [B] amici e parenti, molto numerosi e nobili, che ti Pagina 1


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