1 - Via Vai dei Piccoli - Febbraio 2020

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Supplemento al Settimanale Via Vai n. 7/ 21 febbraio 2020 COPIA OMAGGIO

DEDICATO AI GENITORI E AI BAMBINI DA ZERO A TREDICI

Giulia Boari

f viavaideipiccoli | www.viavaideipiccoli.it

N.1 FEBBRAIO-MARZO 2020


PREVENIRE L’INFLUENZA PARTENDO DALL’IGIENE Prima cosa da fare: lavarsi le mani

FARMACIE A MISURA DI MAMMA E BAMBINO • • • • •

Igiene e dermocosmesi Alimenti gluten free Nutrizione e benessere Prodotti omeopatici Noleggio articoli sanitari ed elettromedicali • Noleggio tiralatte professionale Medela RINNOVATO REPARTO CELIACHIA CON I PIÙ FAMOSI MARCHI Senza glutine E prodotti freSchi

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Sommario

n. 1 - 2020 febbraio /marzo

Direttore:

Flavia Micol Andreasi micolandreasi@gmail.com

Carlotta Ravanello

Elena Montecchio

Caporedattore Carlotta Ravanello carlotta.ravanello@gmail.com

Redazione e Grafica redazione@viavaideipiccoli.it

M.Chiara Ghinato

Natascia Pavani

Flavia Micol Andreasi Mariachiara Ghinato Elena Montecchio Natascia Pavani Carlotta Ravanello Progetto grafico Mariachiara Ghinato

Franco Ravanello

Roberto Samiolo

Il Viavai dei Piccoli supplemento al Settimanale Via Vai Reg. Tribunale di Rovigo n.1/94 del 9/2/94 Direttore Responsabile: dr. Flavia Micol Andreasi Promo Studio Editore Rovigo. Via Sacro Cuore 7 tel. 0425.28282 cell. 329 6816510 info@viavainet.it

Promo Studio Comunicazione grafica e pubblicità

ATTIVIAMOCI 05. 08. 16. 18. 30. 31. 33.

L’aria che respiriamo La differenziata fa la differenza Abbazia della Vangadizza Al cospetto del Pelmo Stelle filanti di carnevale Festoni di carnevale Giochiamo con i profumi

PARLIAMONE 14. Un ponte tra presente e futuro 25. Affrontare il cambiamento 32. Quando abbaia significa che.

chiaraghinato@gmail.com

CULTURA

Stampa Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)

20. Potente come un’Orchestra 22. Il lunario del contadino 34. Teatro Ragazzi

Concessionaria pubblicità PROMO STUDIO snc adv@viavaideipiccoli.it

Franco Ravanello franco.ravanello@gmail.com

Roberto Samiolo

STAR BENE 10. “D” come Sole 12. Conservanti? Senza abusare 24. Visione e sport

samioloroberto@gmail.com

hanno collaborato: Paolo Aguzzoni, Francesca Bovo, Antonio Caserta, Maurizio Fantinato, Claudia Fenzi, Veronica Ferrarese, Erica Finotti, Irene Lissandrin, Emilia Mazzetto, Simone Papuzzi, Raffaele Peretto, Rossella Rizzi, Irene Spagna, Francesco Toso, Marco Trombini, Nicola Zanca, Giulia Ziviani.

LIFE STYLE 28. Tutti i colori della moda

CENTOSTORIE 36. Tutti libri 37. Fata Primulina nel prossimo numero

speciale animazione estiva

copertina di Giulia Boari illustratrice www.giuliaboari.it

si ringraziano: le edicole e le farmacie per la collaborazione

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EDITORIALE

A Marc Chagall Rovigo dedicherà un’importante mostra a Palazzo Roverella dal 4 aprile al 5 luglio 2020

ASPETTANDO CHAGALL Micol Andreasi direttore

«Nelle nostre vite c’è un solo colore che dona senso all’arte e alla vita stessa. Il colore dell’amore.» M.Chagall

Di tante immagini dell’Arte, ce n’è una in particolare di Marc Chagall cui torno di tanto in tanto con la mente. Si tratta de “Il Compleanno”, una delle opere più note del pittore ebreo bielorusso vissuto nel secolo scorso, cui a breve Rovigo dedicherà una mostra importante. La dipinse nel 1915, in occasione del suo ventottesimo compleanno, quando era appena tornato a Vitebsk, la sua città natale, da Parigi, dove aveva avuto modo di apprezzare il Cubismo, i Fauves e la pittura di Matisse. A Vitebsk lo aspettava la sua Bella Rosenfeld, la donna di cui si era follemente innamorato qualche anno prima di partire. I due furono inseparabili fino al giorno in cui un’infezione virale si portò via Bella. Era il 1944. L’opera Il Compleanno, che è conservata al Museum of Modern Art di New York, ritrae la giovane Bella vestita di nero in procinto di sistemare la casa e addobbarla di fiori. La scena è ambientata all’interno di una stanza, di cui il pittore non trascura nessun dettaglio. Persino il paesaggio oltre le finestre è riconoscibile: è la fredda e grigia città di Vitebsk. E’ proprio di fronte alla finestra, che si compie la scena di un bacio dalla tenerezza disarmante, impossibile da scordare. Lui raggiunge la sua amata di sorpresa, dalle spalle, sollevandosi da terra, la bacia sulla bocca, tenendo gli occhi chiusi. Lei corrisponde senza esitazione, con gli occhi sgranati, mentre stringe tra le mani un mazzetto di fiori recisi, simbolo da sempre della fugacità delle cose. Non solo quello di Marc, ma anche il corpo di Bella sembra non appoggiare sul pavimento rosso vivo. I colori densi e luminosi, il disegno semplice, quasi infantile, rendono immediata l’empatia con ciò che accade. Non si tratta, però, di una favola, ma forse del più bel inno all’amore di sempre.

Marc Chagall Passeggiata 1917 State Russian Museum San Pietroburgo. 4

In una pagina del suo diario, Bella, descrivendo l’opera del marito scriveva: “ In quell'attimo di tenerezza lui le sussurra, indicandole la finestra: Fuori il cielo ci chiama. Poi la bacia”.


Marc Chagall il Compleanno 1915 The Museum of Modern Art, New York.

Marc Chagall pittore russo, naturalizzato francese, era di origine ebraica chassidica. Il suo vero nome era Moishe Segal; il suo nome russo Mark Zacharovič abbreviato in Šagall trascritto poi in francese come Chagall Nato a Lëzna, presso Vitebsk il 7 luglio 1887 è morto a Saint-Paul-de-Vence, il 28 marzo 1985 C’è un dentro: la stanza, ovvero lo spazio intimo, caldo e rassicurante della loro relazione d’amore. E c’è uno spazio fuori, oltre la finestra – elemento iconografico ricorrente in Chagall -. È la città di Vitebsk, la città che deve fare i conti con l’odio degli zar contro gli ebrei, la città dalla quale i due devono fuggire. La città sempre rimpianta, amata, in cui l’autore non può tornare a causa della seconda guerra mondiale e della nuova ondata di odio antisemita. Vitebsk è il luogo incomprensibile in cui si compie la Storia. Eppure è lì, oltre quella finestra, che i due amanti guardano. Non per fermarsi nel dolore della Storia, non per arrendersi alla paura che essa incute, ma per attraversarla e raggiungere il destino che li chiama: il cielo. Uno spazio infinito, senza tempo, in cui ogni peso è dimenticato. Esso è raggiungibile solo attraverso la storia, ma possibile solo attraverso la relazione d’amore. La relazione tra i due amanti è allora come il filo che Arianna dona a Teseo per uscire dal labirinto del Minotauro, vincere il buio, affrontare il mostro. Marc Chagall sa che non può vivere senza tenersi ben stretto quel filo, che è il senso profondo di un’esistenza intera.

Marc Chagall nel 1920, foto di Pierre Choumoff

Ripenso a quell’immagine tutte le volte in cui, per un motivo qualunque, il più delle volte per timore di perdere qualcosa, sarei tentata di chiudere le finestre della mia stanza, dove faccio festa al sicuro con le persone che amo. Tutte le volte in cui vorrei fermare il tempo o rimpiango ciò che è andato. Ripenso alla tenerezza del bacio dell’opera di Chagall e sento l’invito che ogni sentimento d’amore vero porta con sé:”Usciamo, fuori il cielo ci aspetta!”.

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ottica

VISIONE E SPORT

STAR BENE

a cura della dottoressa

Francesca Bovo Optometrista

nell'articolo precedente abbiamo parlato dell'importanza che svolge il sistema visivo durante le attività sportive, soprattutto dei più piccoli. per valutare le abilità visive di un bambino è importante che esso sia sottoposto a screening periodici, poiché il suo sistema visivo è in continuo sviluppo. deve essere controllato lo stato refrattivo, la presenza o meno di difetti visivi, la motilità oculare e la visione stereoscopica; quest’ultima è responsabile della percezione della profondità. ogni limitazione a carico del sistema visivo può diventare un motivo di difficoltà anche durante le attività sportive.ogni limitazione a carico del sistema visivo può diventare un motivo di difficoltà anche durante le attività sportive. Vi sono molti modi di suddividere gli sport, in base al tipo d’impegno fisico richiesto, al numero di persone coinvolte e all’ambiente dove viene praticato. ad esempio, uno sport come il rugby, di contatto, avrà esigenze diverse rispetto a un’attività come il tennis, più individuale. entrambi, però, hanno bisogno di libertà di movimento e di un campo visivo ampio. ovviamente l’utilizzo degli occhiali abituali è più difficoltoso durante le attività sportive. per questo motivo, spesso il genitore sceglie di far togliere gli occhiali durante l’esercizio fisico, in modo da evitare ogni rischio. i difetti visivi sono molto diversi tra loro, in alcuni casi le difficoltà sono più elevate rispetto ad altri. Quando manca la giusta compensazione, anche se il difetto visivo è contenuto, il bambino può sentirsi a disagio poiché limitato nella sua attività. Esistono degli occhiali per lo sport? certamente, il nostro centro ottico ha

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selezionato alcune tipologie di montature adatte per le varie esigenze sportive. esse sono realizzate con materiali leggeri e resistenti. il rivestimento interno mantiene l’occhiale aderente al viso e protegge in caso di urto. Sono presenti, inoltre, sistemi di ventilazione nella montatura che eliminano l’appannamento delle lenti. le lenti oftalmiche utilizzate per questi occhiali hanno caratteristiche ben precise che le rendono sicure in caso d’impatto. Per chi pratica sport in acqua? l’occhialino da piscina graduato è stato introdotto per dare la possibilità di vedere nitidamente anche durante queste attività. Sono confortevoli, ergonomici e studiati per garantire una buona visione dentro e fuori l’acqua. La lente a contatto può essere una soluzione? le lenti a contatto morbide sono utilizzate anche in età pediatrica, dopo aver consultato il medico oculista. Questa tipologia di correzione deve avere caratteristiche specifiche per essere utilizzata durante l’attività sportiva. il nostro team di professionisti, attraverso una strumentazione avanzata, seleziona le lenti più adatte per il vostro bambino. nella pallanuoto, ad esempio, per ragioni di sicurezza, l’occhialino da piscina viene sconsigliato. in questo caso la lente a contatto può diventare un’ottima soluzione. noi di ottica toffoli sappiamo quanto è importante seguire il vostro bambino dopo l’acquisto di occhiali o lenti a contatto per cui dedichiamo la massima attenzione al post-vendita e restiamo a vostra disposizione per consigli e informazioni o per un semplice consulto.


ATTIVAMENTE Sostenibilità

a cura di

Nicola Zanca

“Love is in the air, but air is highly polluted” Amit Abraham Media del PM2.5 in Europa

L’ARIA CHE RESPIRIAMO Polveri sottili? Ovvero? L’interesse per l’inquinamento atmosferico non è un problema solo dell’era industriale, ma risale la storia di alcuni secoli. Ci sono segnalazioni nella Roma antica che riguardano l’insoddisfazione per la “sporcizia” nell’aria, mentre nel 1273 a Londra, un grave caso di inquinamento atmosferico da particelle ha portato al divieto di utilizzare il carbone per la combustione. In un periodo molto più remoto, sono state trovate tracce di particolato nei corpi mummificati risalenti al Paleolitico, con una tonalità dei polmoni nere. Le polveri totali sospese o il particolato atmosferico, per abbreviare PM dall’inglese particulate matter, sono rappresentate da particelle disperse in aria con diametro tra 1 nm 100 µm (da pochi miliardesimi di metro ad un decimo di millimetro).

Particulate Matter PM Il PM ha origine biogenica e antropica, ovvero sia naturale che per le attività umane ed è formato da una complessa miscela di sostanze, organiche e inorganiche, che a causa delle loro piccole dimensioni, restano sospese in atmosfera per tempi variabili. Tra queste troviamo sostanze diverse come cenere, polveri, fuliggine, sabbia, sostanze vegetali, composti metallici, fibre tessili naturali e artificiali, Sali, elementi come il carbonio o il piombo, ecc. Il PM ha quindi svariate sorgenti e può essere immesso direttamente in atmosfera dalle sorgenti, si parla di particolato primario, o da una serie di reazioni chimiche e fisiche in atmosfera e viene detto secondario. Il PM viene suddiviso in varie categorie in base alle dimensioni: le più comuni sono PM10 (con diametro fino a 10 µm) e PM2.5 (rappresenta circa il 60% del PM10) con un maggior potere penetrativo nel nostro sistema respiratorio. 7


Da cosa dipendono? Le sorgenti? Oltre alle classificazioni precedenti possiamo avere sorgenti naturali o antropiche da cui derivano. Le sorgenti naturali possono essere spray marino, erosioni di rocce, incendi boschivi, emissioni della vegetazione; quelle antropiche derivano da attività di combustione per riscaldamento degli edifici, emissioni da traffico, emissioni agricole e industriali. In generale si può affermare che la composizione del PM è molto variabile e dipende da molti fattori che includono sorgenti, condizioni climatiche, situazione topografica. Seppur a livello globale, le masse di particolato prodotte per cause naturali sono preponderanti, quelle di origine antropiche hanno una maggiore quantità di particelle contenenti sostanze tossicologicamente rilevanti per la salute e per l’ambiente. La maggior parte dei processi chimici che producono particelle sono processi di combustione. Ad esempio gli idrocarburi policiclici aromatici o il carbonio elementare sono prodotti della combustione da traffico o riscaldamento. PossiaMo scEgLiErE cosa MangiarE, cosa bErE, Ma non cosa rEsPirarE.

cosa provocano? L’inquinamento atmosferico è la seconda causa di morte secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ogni anno si contano oltre 7 milioni di morti per qualità dell’aria insalubre, più di tutte le vittime da conflitti, omicidi ed incidenti stradali messi insieme. Nella pianura padana la riduzione dell'aspettativa di vita è pari a tre anni a causa delle polveri sottili. Questo perché il bacino chiuso della pianura padana riduce la dispersione, ed è un territorio densamente antropizzato. Le stime secondo i report dell'Agenzia Europea per l'Ambiente sono di circa 80.000 morti in Italia ogni anno per aria insalubre, ed il Veneto con la Lombardia sono le prime regioni in Italia per il record di polveri sottili. 8

Pianura Padana da satellite

stato dell'arte... La qualità dell'aria è migliorata negli ultimi anni grazie alla legislazione, anche se la percezione può essere di verso opposto. Le concentrazioni più ridotte di PM rispetto ai decenni precedenti esprimono in modo evidente un miglioramento della qualità dell'aria in Italia. Le emissioni del particolato fine si sono ridotte nei Paesi dell'Unione Europea di circa un terzo dal 2000 ad oggi. Nonostante questi dati circa l’85% della popolazione dell’Unione Europea è esposto a concentrazioni di PM2.5 che eccedono le linee guida stringenti dell’OMS. Qualità dell'aria solo outdoor o anche indoor? Un tema emergente sulla qualità dell'aria è relativo agli ambienti indoor, dove trascorriamo in media l'80-90% del nostro tempo quotidiano. Le direttive dell'EU sono ora anche su qualità dell'aria indoor; diventa quindi cruciale la scelta dei materiali per l’interno per evitare l’insorgere di patologie come la sindrome dell’edificio malato. La Francia è stata il primo Paese a normare la qualità dell'aria indoor a livello europeo. Il mercato della sensoristica per valutare il comfort degli ambienti indoor è in forte crescita a livello globale. Basterebbe comunque qualche minuto di finestre aperte degli edifici per abbattere la concentrazione della CO2 e di altri inquinanti. La ventilazione interna permette inoltre di diminuire la proliferazione di batteri e muffe. chi stabilisce il limite massimo di polveri nell'aria? Le soglie di concentrazione in aria del PM10 sono stabilite dal D.Lgs. 155/2010 e calcolate su base temporale giornaliera ed annuale, seguendo le linee guida dell’OMS e le direttive dell’Unione Europea (EU). Il valore Limite giornaliero per la protezione della salute umana di 50 μg/m3 da non superare più di 35 volte/anno. Nel 2019 ad esempio ci sono state 30 procedure d'infrazione aperte per gli stati membri dell'EU per PM10, NO2, SO2 per superamento dei limiti. Quindi l'Italia non rappresenta un caso isolato nel panorama europeo.


come contenerle? basta usare la bici al posto dell'auto? Ridurre il traffico non basta, anche se la qualità dell'aria sarebbe senz'altro migliore con più auto elettriche in circolazione e meno veicoli a combustione, e con velocità più ridotte. La maggior parte del PM10 primario, quindi direttamente immesso in atmosfera, viene prodotto dagli impianti di riscaldamento delle case. Anche il 60% del PM10 ha origine dal riscaldamento civile. Questo a causa in primis dalla combustione delle biomasse, pellet e legna, che nel processo di combustione producono più particolato del metano. Ad esempio gli impianti a legna ad esempio emettono 150 volte più PM rispetto al metano. Modelli di tassazione su edifici scadenti a livello di efficienza energetica e per i sistemi di riscaldamento più inquinanti possono aiutare. Lo scenario per abbattere in modo drammatico queste sorgenti di emissioni di particolato è quello di elettrificare tutti i sistemi di riscaldamento, decarbonizzando la generazione di energia, ed innalzare il livello di efficienza energetica degli edifici. Questo ha un beneficio sia sulla riduzione delle emissioni di particolato che di CO2, che impatta sul cambiamento climatico.

Nicola Zanca Attualmente consulente su qualità dell’aria e cambiamenti climatici per Proambiente - area di ricerca del CNR di Bologna e parte della commissione tecnica nazionale UNI/ISO “Qualità dell’aria”. Dottorato in Chimica con tesi su qualità dell’aria presso l’Università di Bologna – CNR. Già ricercatore presso Università di Helsinki presso il dipartimento di Chimica analitica.

Piantare alberi è il metodo più semplice per assorbire CO2. Ad esempio ogni anno immettiamo in atmosfera circa 7 GT di CO2, mentre 3 GT sono assorbiti dalle piante. Il progetto nato a San Bellino "Ridiamo il sorriso alla Pianura Padana" che incentiva la messa a dimora di piante a livello privato aiuta a ridurre la concentrazione nell’aria della CO2, ma sulla riduzione del PM in aria abbiamo ancora ampi margini di incertezza e molte sono le ricerche in essere. Ad esempio il progetto VEG-GAP dell'ENEA di Bologna, finanziato dall'EU, studia la vegetazione come ostacolo all'inquinamento e come la vegetazione modifica l'inquinamento atmosferico. Quando sono certa che l'aria è pulita? Le giornate di pioggia e ventose sono sintomo di concentrazione in diminuzione del PM. Durante l’inverno la situazione è più critica per la riduzione dello strato limite di mescolamento, ovvero le polveri sono più concentrate per minor scambio di masse d’aria. Per verificare la concentrazione del PM possiamo controllare i dati delle centraline sui siti dell’ARPA. Se siamo pigri per cercare sul web, possiamo affacciarci dal terrazzo di casa, quando ad occhio nudo notiamo le Prealpi abbiamo senz’altro una qualità dell’aria superiore.

Fonti e siti consigliati:www.eea.europa.eu/it, www.who.int/gho/phe/outdoor_air_pollution/en/, www.lifeprepair.eu/, demsoc.org 9


ATTIVAMENTE Sostenibilità

a cura di

Ecoambiente Marco Trombini presidente della società di gestione dei rifiuti dei 50 Comuni del Polesine

a scuola si impara che:

AMBIENTE SCUOLA Progetto didattico per le scuole del territorio servito da Ecoambiente

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LA DIFFERENZIATA FA LA DIFFERENZA

La sensibilità ambientale dei più piccoli è più grande di quella dei “grandi”, anche per una maggiore capacità di comprendere l'importanza delle buone abitudini ed il valore dei piccoli gesti. È per questo che, anche quest'anno, Ecoambiente, la società completamente pubblica, di gestione dei rifiuti dei 50 Comuni polesani, torna a scuola. Il nuovo Consiglio di amministrazione, formato dal presidente Marco Trombini, dall'amministratore delegato Giancarlo Lovisari e dalla consigliera Michela Bacchiega, ha scelto infatti di scommettere nuovamente sul futuro, coinvolgendo gli studenti delle scuole elementari (a Rovigo, da quest’anno, anche delle medie) in un progetto di educazione ambientale, “Ambiente scuola”, incentrato sul valore della raccolta differenziata. Separare i rifiuti, ridurre gli sprechi e l’uso della plastica, sono piccoli gesti, appunto, ma che possono davvero essere preziosi. Per le sorti globali del pianeta in cui viviamo e per la nostra salute, ma anche, in fin dei conti, per le nostre tasche visto che una buona raccolta differenziata permette di ridurre i rifiuti non riciclabili e, quindi, i costi di smaltimento.


a LEZionE Di consaPEVoLEZZa

PLasTic FrEE

Il progetto didattico di Ecoambiente, completamente gratuito, realizzato in collaborazione con Achab Group, rete nazionale composta da società e professionisti, che si occupa di comunicazione ambientale ed ha realizzato centinaia di campagne e progetti specifici, è rivolto in particolare alle scuole primarie, con priorità a quelle che si trovano nei Comuni che non hanno partecipato ai progetti degli scorsi anni o che hanno una percentuale di raccolta differenziata particolarmente bassa: Ariano Polesine, Canda, Castelnovo Bariano, Corbola, Ficarolo, Giacciano con Baruchella, Loreo, Occhiobello, Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina e Villanova Marchesana (che non ha plessi scolastici, motivo per cui gli incontri si svolgeranno nella scuola elementare di Papozze). A questi si aggiungerà poi il capoluogo Rovigo, con un ulteriore apposito progetto. “Ambiente scuola” è un'attività di supporto al lavoro degli insegnanti, attraverso laboratori di circa un'ora ciascuno, organizzati secondo le modalità e negli orari concordati con le scuole, guidati da un educatore, appositamente formato. Gli incontri si articolano in brevi spiegazioni accompagnate da attività e giochi per rafforzare i concetti che verranno illustrati. cos'è un

La plastica, infatti, è un materiate tanto utile quanto estremamente diffuso, ma la cui sovrabbondanza sta producendo un impatto pericoloso anche per la salute, come testimoniano le numerose ricerche scientifiche sulle enormi quantità di microplastiche presenti nei fiumi e nei mari, che poi finiscono per entrare nel ciclo alimentare degli organismi viventi con gravi conseguenze. Solo il Po, come evidenziato da un recente studio, riversa in mare ogni secondo oltre 11mila frammenti di plastica di dimensione media intorno ai 5 millimetri e dal peso medio di 11 milligrammi. Questo significa una quantità di microplastica di 11,16 tonnellate al giorno Per questo, negli incontri verrà approfondita la conoscenza della plastica, il suo potenziale in termini di riciclo e la pericolosità del suo abbandono, saranno stimolate riflessioni sulla quantità prodotta di rifiuti e sarà offerto uno stimolo alla riduzione del consumo dei prodotti in plastica usa e getta, dalle cannucce alle bottigliette, attraverso l’utilizzo di alternative sostenibili. scoPo DEL “gioco”

La finalità del progetto, che prevede anche una parte ludica e la consegna di materiali divulgativi pensati per “ripassare” quello che viene spiegato durante l'incontro e giocare anche a casa, trasmettendo divertendosi quanto imparato, è quella di educare i bambini e, quindi, le famiglie, a vivere in modo più consapevole ed a praticare la sostenibilità con i piccoli gesti quotidiani. Una buona cultura ambientale, infatti, genera comportamenti virtuosi. È quindi essenziale far sì che le giovani generazioni compren-

dano quali sono i problemi legati ai rifiuti, l'importanza di una loro riduzione e il valore di una corretta raccolta differenziata, che richiede rifiuto? Quanti rifiuti produciamo? Dove comportamenti consapevoli e attenti.

vanno a finire? come si possono ridurre gli sprechi? cosa succede se butto in terra un sacchetto vuoto? È a domande come queste

che verrà offerta una risposta, in modo semplice, chiaro e divertente. L'obiettivo è quello di aumentare le conoscenze di bambini e ragazzi e sensibilizzarli, in particolare, su tutte le tematiche legate alla sostenibilità ambientale, al concetto di rifiuto, alle tipologie di raccolta e smaltimento, alla corretta modalità di raccolta differenziata, al ciclo naturale e artificiale, all’importanza della collaborazione di tutti per ottenere buoni risultati. Quest'anno, poi, sarà trattato in modo approfondito anche l'argomento “plastica”.

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Che prevede sanzioni ai sensi del decreto legislativo152/2006 e sulla base dei regolamenti comunali

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STAR BENE bambini

“D”COME

SOLE

vitamina

La vitamina D è detta la vitamina del sole perché viene prodotta con l’esposizione

a cura del dottor

Antonio Caserta Pediatra di famiglia

L’IMPORTANZA DELLA VITAMINA D PER CRESCERE BENE ricordate l’olio di fegato di merluzzo? Era considerato un toccasana per fortificare i bambini. il merluzzo come il salmone e lo sgombro (pesci grassi) sono ricchi di vitamina D

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della pelle alla luce solare (raggi UVB) attraverso una cascata di attivazione fra cute, fegato e reni. La sua funzione principale è sull’apparato scheletrico cioè fissa il calcio alle ossa e le rende dure e resistenti. Piu’ del 90% della produzione della vitamina D avviene tramite la stimolazione solare e solo il 10 % la si ottiene dall’alimentazione.

Il latte materno, alimento migliore che possiamo fornire ai nostri piccoli, ne è carente, percio’ a tutti i neonati viene raccomandata l’integrazione con 400 U di Vit D. Tale misura di profilassi previene il rachitismo, malattia che ormai non vediamo piu’ da molti anni; anche i neonati allattati con latte artificiale, spero pochissimi, necessitano di tale integrazione perché, anche se i latti adattati sono fortificati con tale vitamina, le quantità non sono sufficienti per raggiungere il fabbisogno ottimale. I ricercatori ci dicono che oltre il 60 % delle neomamme italiane ha quantità insufficienti di vitamina D per cui anche il neonato ne puo’ risentire negativamente perché lo acquisisce dalla gestante, quindi è utile fornire una supplementazione anche alla mamma in gravidanza.


NESSUNA EMERGENZA DA CORONAVIRUS IN POLESINE nessuna ansia da coronavirus, mandate pure i vostri bambini a scuola sereni.

Dopo l’anno di vita chi sottoporre a profilassi ?

Vanno sottoposti a profilassi bambini e adolescenti con fattori di rischio per deficit di Vit D. Si deve valutare lo stile di vita ad esempio il tempo di esposizione solare, sappiamo che nel periodo invernale si trascorre molto tempo indoor, complici i giochi elettronici e lo sport spesso praticato in ambienti chiusi . Solo a Pachino in Sicilia, famosa per i suoi pomodori, i raggi solari funzionano da buon stimolo anche in inverno data la sua latidudine, cosa che non succede nel resto della nostra penisola, perché lo strato di ozono li blocca perché troppo obliqui. Quindi, tenuto anche conto che l’alimentazione mediterranea è scarsa di cibi come i pesci grassi (tipo salmone, sgombro, merluzzo), che sono ricchi di Vit D, è utile una supplementazione da Novembre ad Aprile, che ogni pediatra vi saprà consigliare. Forse avevano ragione i nostri genitori, parlo della mia generazione, a forzarci a bere l’odiato olio di fegato di merluzzo come toccasana per fortificarci. Ci sono poi bambini che necessitano di una profilassi adattata caso per caso, vuoi perché nati pretermine o per il colore della pelle o perché adottati internazionali o perché sovrappeso/obesi o anche perché seguono diete vegetariane /vegane. Particolare attenzione anche per gli adolescenti che raggiungono alla loro età il picco di massa ossea , patrimonio che si porteranno poi per tutta la vita . Per concludere è raccomandata la supplementazione di Vit. D nel primo anno di vita, va considerata nelle età successive in inverno e per prevenzione dell’osteoporosi in età matura. Inoltre non è necessario nei bambini altrimenti sani né negli obesi/sovrappeso, il dosaggio routinario della vitamina prima di iniziare la profilassi, a meno di multipli fattori di rischio di carenza

Sono i pediatri di famiglia a rassicurare mamme e papà, affermando che la situazione è sotto controllo e che il servizio sanitario sta lavorando in stretto collegamento con le scuole. Così tutti i bambini, cinesi e non, che siano stati in Cina negli ultimi mesi, di ritorno dal loro viaggio, sono stati invitati ad osservare un periodo di isolamento fiduciario. Ovvero: 15 giorni di permanenza entro le mura domestiche, tempo utile perché si manifestino eventuali sintomi da virus e, trascorso il quale, si possa riprendere la vita di sempre. Nel caso in cui si fosse di ritorno da un viaggio nelle zone contagiate della Cina e, entro i 15 giorni di osservazione, si manifestassero sintomi come febbre, spossatezza o difficoltà respiratoria – sintomi del tutto simili a quelli di una qualunque influenza – è bene contattare il proprio pediatra o il medico di famiglia che al telefono sarà in grado di dare tutte le indicazioni del caso. Oppure è possibile contattare direttamente il servizio igiene o malattie infettive della propria Aulss. Non ci si deve recare al Pronto Soccorso. non ci sono accortezze particolari da adottare, se non le stesse utili per prevenire l’influenza: lavarsi spesso e bene le mani; starnutire proteggendosi la bocca; se si ha la febbre e si deve frequentare un luogo affollato, come l’ambulatorio del medico, meglio indossare la mascherina, serve a tutelare gli altri dal rischio di prendersi la febbre. Inoltre, per chi non lo avesse fatto, è ancora possibile vaccinarsi contro l’influenza. Questa misura precauzionale, messa a disposizione dal servizio sanitario regionale, è utile per ridurre i casi di influenza e, nell’eventualità di una maggior diffusione del Coronavirus, permette di riconoscere con più facilità i sintomi e di intervenire con rapidità. E’ bene sapere che benché si tratti di un virus, per il momento, molto contagioso, non è ad alto rischio di mortalità.

LAVARSI BENE LE MANI significa usare il sapone e strofinarle sotto l’acqua corrente per almeno 20 secondi. Se il bimbo non sa contare, ditegli di rimanere con le mani ammollo per tutto il tempo utile a cantare per due volte la canzoncina “Tanti auguri a te”! Non se lo dimenticherà più. 13


STAR BENE alimentazione

Negli ultimi decenni le persone hanno modificato il proprio stile di vita, adattandolo ai ritmi di lavoro veloci ed a tempi sempre più stretti. Così anche le abitudini alimentari sono andate modificandosi supportate da un’industria alimentare che offre una ricca varietà di cibo pronto, sicuro dal punto di vista igienico, senza rischio di contaminazione microbica e di ossidazione del cibo stesso.

a cura di

Erica Finotti

CONSERVANTI

Biologa Nutrizionista Segretario Associazione Italiana Nutrizionisti

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consErVanTi? sEnZa abUsarE

additivi alimentari

Per fare tutto questo, l’industria alimentare si serve degli additivi alimentari, sostanze aggiuntive ai prodotti alimentari. Essi devono sempre essere indicati tra gli ingredienti degli alimenti dove sono presenti. Le etichette dei prodotti devono riportare sia la funzione dell’additivo nell’alimento finito (ad esempio colorante, conservante), sia la sostanza specifica usata, utilizzando il riferimento al relativo numero E o alla sua denominazione (ad esempio E 415 o gomma di xantano; si trova soprattutto nei prodotti dolciari, nelle salse, nelle caramelle, confetti e chewing-gum). Gli additivi che figurano più comunemente sulle etichette alimentari sono: - i conservanti e gli antiossidanti per prevenire il deterioramento da ossidazione e aiutano la conservazione del prodotto alimentare. - i coloranti, gli emulsionanti, i dolcificanti, gli esaltatori di sapidità per esaltare le caratteristiche sensoriali di un cibo - gli stabilizzanti, gli agenti gelificanti, gli addensanti, gli antiagglomeranti per facilitare la lavorazione

sono dannosi alla salute?

Da anni l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) in armonia con altre organizzazioni internazionali, tra cui la FAO e l’OMS, detta le regole per quanto riguarda gli additivi consentiti e i loro quantitativi massimi, monitora i loro effetti svolgendo ricerche e valutazioni, tuttora in corso, e interviene, come è già successo, ritirando dal commercio un additivo piuttosto che un altro se valutato dannoso. Tutte queste sostanze vengono aggiunte agli alimenti per creare un beneficio al consumatore, infatti i conservanti esistono per proteggere l'alimento principalmente dall'azione di batteri, funghi e muffe, tutelando la salute dell’uomo dalla presenza di

sostanze velenose che possono essere letali per l'uomo come le tossine. Contro ogni tipo di microrganismo esiste un conservante specifico, ecco spiegato perché nei prodotti alimentari si impiegano simultaneamente più conservanti. Diversamente rispetto agli altri additivi, che devono essere identificati precisamente, per gli aromi alimentari sono sufficienti tre classificazioni generali: - “Aromi” si tratta sempre di aromi artificiali - “Aromi naturali” se di origine naturale - “Aroma naturale di …” significa che almeno il 95% dell’aroma è effettivamente ricavato da quell’alimento (ad esempio fragola). Quindi valutare il grado di nocività degli aromi alimentari è assai più complicato rispetto a quanto avviene per gli altri additivi e anche le etichette dei prodotti dicono ben poco sulle sostanze eventualmente contenute. è la dose a fare il danno.

Il segreto per non danneggiare la salute sta nel non abusare nel consumo di prodotti confezionati…E’ evidente che se facciamo colazione con una merendina ed un succo di frutta in scatola, pranziamo con una cotoletta confezionata e ceniamo con il brodo pronto in brik, stiamo abusando di conservanti nella nostra dieta. Come sempre vale quindi il principio della quantità: è la dose a fare il danno.


attenzione ai coloranti E110-E122-E150d

Un’attenzione in più si dovrebbe riservare per l’alimentazione dei bambini e delle donne incinte o in allattamento. Per i più piccoli, propensi a consumare dolciumi e bibite, contenere l’ingestione di aromi alimentari può non essere facile ma è stato dimostrato da numerosi studi che alcuni coloranti (E110 ed E122 l’azorubina utilizzati negli aperitivi analcolici colorati di giallo e rosso) possono influenzare l’attività e l’attenzione dei bambini. A tale riguardo vi è proprio un regolamento comunitario, il 1333 del 2008, che impone alle aziende di apporre in etichetta un’informativa addizionale consistente nella frase «può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini» Massima attenzione anche all’ E150d o caramello solfito ammoniacale che è il colorante che conferisce il colore tipico marrone caramellato alla bevanda, e alle sue varianti, frizzante più famosa al mondo. Secondo l’EFSA ed altri enti di ricerca, è potenzialmente cancerogena, infatti nel 2008 lo stato della California ha inserito questo prodotto tra le sostanze nocive alla salute perché la dose del colorante superava di 41 volte il limite consentito. L’azienda ha dovuto abbassare il quantitativo di questo colorante grazie alla pressione dell’opinione pubblica che in America, a differenza dell’Italia, è molto forte. Lo stesso colorante si trova nella maggior parte degli aceti balsamici in commercio. i nitrati e i nitriti sono conservanti utilizzati soprattutto nella con-

servazione della carne e degli insaccati e che consentono spesso il classico colore rosa (che la carne invece non ha dopo la cottura), possono subire delle modificazioni chimiche. Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato ad un aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell'esofago, forti emicranie ed allergie. glutammato monosodico (E620-e625)

Esaltatore di sapidità utilizzato al posto del sale comune, è presente in molti cibi salati come le patatine, o alimenti impanati o dadi da cucina; esso è collegato all’insorgenza di disturbi quali mal di testa, squilibri ormonali, obesità. Emulsionanti

Utilizzati per ottenere miscele perfette, si trovano nel latte al cioccolato, nel gelato industriale, nella gelatina e purtroppo anche negli alimenti per la prima infanzia. In grandi quantità sono accusati di diversi effetti collaterali come problemi comportamentali, reazioni cutanee, disturbi digestivi, calcoli alla vescica e ai reni, aumento di peso, infezioni urinarie, cattiva assimilazione del ferro.

Per una corretta e sana alimentazione,

il consiglio è quello di leggere sempre le etichette e di utilizzare prodotti confezionati quando è necessario, preferendo per contro, quando è possibile, i prodotti freschi. come riconoscere gli additivi

Nell’Unione europea tutti gli additivi alimentari vengono identificati con una lettera E, che sta per Europa, seguita da un numero: aDDiTiVi aLiMEnTari

Classificazione

E100 a E199 da E200 a E299 da E300 a E399 da

E400 a E499 E500 a E599 da E600 a E699 da da

E900 a E1999 tra cui da E950 a E968 da

Tipologia

coloranti conservanti antiossidanti acidificanti addensanti additivi esaltatori di sapidità additivi vari edulcoranti

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UN PONTE PARLIAMONE educazione

a cura di

Claudia Fenzi pedagogista

fIDuCIA

TRA PRESENTE E FUTURO

Durante un incontro di formazione per genitori un papà racconta: “Mi ricordo una mattina d’estate immerso nell’acqua del mare con mio padre, che cercava di insegnarmi a nuotare. Stava di fronte a me e mi sosteneva delicatamente con le mani, mentre cercavo di imparare a stare a galla. Ogni tanto le staccava per un secondo e faceva un passo indietro così ero costretto a darmi da fare per ristabilire il contatto. Mi guardava sorridente e sicuro, mentre io oscillavo tra il timore di affondare e l’eccitazione di fronte alla sfida. Piano piano non riuscivo più a capire se a sostenermi fossero le sue mani che andavano e venivano o il suo sguardo che non mi mollava mai. Ebbi la risposta quando si allontanò un po’ di più e riuscii a raggiungerlo. Quel giorno ho imparato due cose: a stare a galla e a fidarmi di mio padre e di me stesso. La più importante è la seconda.”

L.s. Vygotsky chiamava questo ponte “zona di sviluppo prossimale” cioè il potenziale che è presente in ciascuno di noi.

In questo racconto i protagonisti si muovono come in una danza, aggiustandosi l’uno all’altro, facendo esistere qualcosa che prima non c’era e che nessuno dei due era in grado di far esistere da solo. Nel momento in cui un figlio riesce percepire la fiducia del genitore, a portarla dentro e a renderla propria succede la magia. Ed è la magia che, come genitori. vorremmo scattasse ogni volta. Invece sono più le volte in cui un figlio la respinge, è come se dicesse “non sono ancora pronto”.

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La fiducia è un ponte tra il presente e il futuro, tra ciò che siamo adesso e ciò che saremo in grado di essere tra poco, L.S. Vygotsky chiamava questo ponte “zona di sviluppo prossimale”, cioè il potenziale che è presente in ciascuno di noi. La fatica del genitore consiste nel riuscire a cogliere qual è il punto di partenza del figlio e qual è il passo successivo che è in grado di compiere: quando le nostre richieste sono troppo alte, si va incontro al fallimento e alla frustrazione nel figlio e nel genitore. Come ce ne accorgiamo? Quando affiorano in superficie le frasi “Possibile che non capisca che...?” e “Possibile che non riesca a…?” Nella mia esperienza spesso i genitori sono molto competenti in materia di fiducia sul fronte del “fare”: sanno incoraggiare i figli quando sperimentano cose nuove, forniscono molti stimoli, li impegnano in diverse attività. Tuttavia si sentono meno attrezzati sul piano del “sentire”: quando i figli sperimentano emozioni spiacevoli come la rabbia, la paura e la tristezza, si sentono poco adeguati, cominciano a spaventarsi e attivano comportamenti iperprotettivi (“Povero il mio bambino!”), quando prevale la paura, o ipercritici (“Asino il mio bambino!), quando il timore diventa rabbia. In entrambi i casi la svalutazione prende il posto della fiducia, la paura e la rabbia prendono il posto del senso di sicurezza. In quel mare d’estate come sarebbero state le mani del padre o i suoi occhi, se si fosse lasciato contagiare dalla paura del figlio? O se non l’avesse letta come mancanza di coraggio e si fosse innervosito? Riconoscere la presenza di un’emozione spiacevole in nostro figlio e dare il permesso di provarla è alla base di qualsiasi movimento di fiducia nei suoi confronti. Quando pronunciamo le frasi: “Non devi avere paura!” “Non devi arrabbiarti!” “Non essere triste!” e ci convinciamo che rimuovendo quelle emozioni si può raggiungere l’obiettivo, stiamo costruendo un ponte senza base d’appoggio. Si impara a nuotare quando si raggiunge l’equilibrio tra il desiderio di imparare e per la paura di affogare.

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ATTIVIAMOCI itinerario

abbazia di s.M. della Vangadizza a cura di

Paolo Aguzzoni giornalista e storico

Le fonti principali per ricostruire la storia del monastero sono: il manoscritto del monaco don Severo Senesi, nato a Badia Polesine verso il 1550, a cui seguono altri due codici. Il “codice Picinalli” che arriva a descrivere gli avvenimenti dell’abbazia fino al 1702 Il “codice d’Espagnac”, sul cui testo si avvicendano varie mani di monaci fino al 1789, anno della soppressione del monastero.

IN ABBAZIA A RESPIRARE LA STORIA ANTICA Ci si può arrivare da Via Cigno, la via dell’unico cinema di Badia Polesine, oppure da piazzale Carlo Alberto dalla Chiesa, un’ampia zona verde e ben curata. A volerne l’edificazione furono i signori di Ferrara. Arrivarono in questa terra attraverso quello che era considerato l’autostrada del tempo: l’Adige. Come fecero in altre occasioni, gli Estensi donarono la terra su cui sorge ora il complesso abbaziale ai monaci benedettini che si impegnarono in un’intensa opera di bonifica e riqualificazione delle aree intorno. Poi, intorno al 1200 cedettero ai Camaldolesi. Bastano poche informazioni per avere un’idea dell’importanza storica del luogo. Parlare e sentir parlare dell’Abbazia di Santa Maria della Vangadizza di Badia è capitato certamente a tantissime persone, ma chi può dire di conoscerlo bene? Pochi se si escludono gli studiosi che in tanti anni hanno affrontato questa storia. E pochi sanno che dentro le sue mura c’è un cuore che batte. E quel cuore è il Sodalizio Vangadiciense, fondato nel 1970, custodisce una fetta importante dell’archivio della Vangadizza ed è sempre disponibile a raccontare la storia dell’ex monastero. Vi lavorano studiosi, archivisti, storici locali.

Per prenotare una visita guidata: sodaliziovangadizza@libero.it, 3477242810 18


oggi quello che è visitabile è il bel chiostro a pianta trapezoidale, che risale al 1200 a

cui si accede attraverso un portale gotico. Entrati, non si può non ammirare la loggia superiore aggiunta nel 1400 con colonnette in marmo di Verona. Attraverso un elegante portale in marmo rosso di Verona, si accede al refettorio ed al giardino dell’Abate, dove d’estate si tengono gli spettacoli all’aperto. Pochi resti rimangono di quella che un tempo fu la chiesa dell’Abbazia. Intatta è invece la cappella laterale dell’ex chiesa dedicata alla Beata Vergine della Vangadizza costruita nel XV secolo.

Non c’è una data precisa di fondazione del monastero ma sappiamo, dalle prime donazioni, che si può fissare prima dell’anno Mille e che imperatori (tra cui Federico I Barbarossa e Federico II di Svevia), papi (Silvestro II che nel 1001 attribuì all’abate della Vangadizza il titolo di vescovo e quindi diede vita alla diocesi vangadiciense), nobili e signori, l’hanno coperta di privilegi, donazioni, protezioni. Il monastero dipendeva direttamente dal papa perché aveva ottenuto il privilegio Nullius diocesis. Il lavoro dei monaci benedettini fu importantissimo per la bonifica delle terre d’intorno e per restituire forza alle attività economiche. Intorno al 1200 ai monaci benedettini subentrarono i Camaldolesi. nel XV secolo, il periodo di maggior splendore del monastero, l'abbazia aveva giurisdizione su vastissimi territori polesani ed anche bolognesi, veronesi e padovani. il borgo su cui sorgeva assunse il nome di “Terra di badia”, da cui badia e molto più tardi badia Polesine. Era una specie di città fortificata protetta da canali d'acqua tra il grande fiume adige ed il canale artificiale adigetto, e vi si accedeva solamente attraverso tre ponti.

Il monastero allora non fu soltanto un luogo religioso ma anche una grande potenza economica basti pensare che fra il 1500 e il 1600 l’Abbazia della Vangadizza era quella con il maggior potere economico fra quelle della terraferma della Serenissima Repubblica di Venezia. i camaldolesi ressero l'importante abbazia fino alla soppressione, disposta con decreto napoleonico del 1810.

Dal 1985 è di proprietà del Comune di Badia Polesine che da alcuni anni sta portando avanti un importante intervento di riqualificazione degli spazi interni del monastero dove, secondo i programmi, oltre alla sede del Sodalizio vangadicense, sarà ospitata la biblioteca civica con ampio spazio dedicato ai bambini. Bisogna attendere ancora qualche mese… per riscoprire e poter vivere tutti gli spazi dell’antico monastero.

Nell’attesa, si può continuare a godere di un’aria dal sapore antico e potente che si respira in piazza della Vangadizza, antistante a quel che resta della chiesa di Santa maria della Vangadizza. Lo sguardo è catturato da due sarcofaghi. custodiscono le spoglie dei membri della famiglia Estense, fondatori del

monastero di Badia, che qui vollero farsi seppellire. si tratta di azzo ii d’Este e della moglie cunegonda. Forse non lo sapete ma oltre ad essere signori di Ferrara furono i capostipiti degli Hannover, la famiglia dalla quale discendono gli attuali regnanti inglesi. E questo rende ancora più interessante il luogo. Dentro al monastero hanno operato filosofi, musicisti, personaggi di grande cultura. Da questo luogo è uscito pure un Papa: Pietro Ottoboni divenuto Papa nel 1689 con il nome di Alessandro VIII. Vale la pena entrarvi per riappropriarsi di un passato straordinario in cui Badia Polesine era centro importante di potere e prestigio. A due passi dall’ingresso del chiostro una gelateria bar, ben attrezzata, con tavolini all’aperto e immersa nel verde, è un angoletto ideale dove fare una pausa e riflettere un po’. 19


ATTIVIAMOCI Itinerari fuori porta

Simone Papuzzi Club Alpino Italiano sezione di Rovigo

Rifugio Città di fiume m.1918 aperto nei week-end si può pranzare e assaporare i prodotti tipici bellunesi

AL COSPETTO DEL PELMO

a cura di

Chi ha detto che la montagna d’inverno è solo per gli amanti dello sci alpino o nordico che sia? Ormai da molti anni anche l’escursionismo invernale ha preso piede grazie anche all’ausilio delle racchette da neve chiamate comunemente ciaspole o ciaspe. Con questo attrezzo possiamo divertirci e camminare su sentieri innevati consentendoci di progredire anche con neve copiosa regalandoci una sensazione di galleggiamento sul manto bianco. Ovviamente ci sono percorsi per tutti i gusti e per tutte le difficoltà. Se vogliamo provare questa esperienza con i bambini piccoli consigliamo di salire al Rifugio Città di Fiume al cospetto del monolite più famoso delle Dolomiti, il Monte Pelmo. L'itinerario descritto è un ottimo compromesso che consente, anche ai principianti, di godere di uno splendido panorama sulle più famose cime dolomitiche: Monte Pelmo, Marmolada, Croda da Lago, Lastoi del Formin. Il percorso è ben tracciato e consente di percorrerlo anche in scarponcini invernali e con possibilità di scendere con lo slittino, che renderà ancora più divertente e veloce la discesa, una gioia per i bambini.


ITINERARIO L’itinerario consigliato parte dal parcheggio posto nei pressi della strada che dal Passo Staulanza (direzione Zoldo) e scende verso Selva di Cadore in corrispondenza del terzo tornante (attenzione a non saltarlo lungo la strada!). Dall’ampio parcheggio si imbocca il sentiero battuto (d’estate una strada sterrata), la salita non impegnativa ma costante sarà sempre dominata alla destra dal Monte Pelmo, che con i suoi 3168 m sovrasta tutta la zona in totale isolamento. Dopo i primi 30 minuti ci si trova in corrispondenza della Malga Fiorentina (1799m), una malga non più attiva da dove già si cominciano a vedere i primi meravigliosi scorci panoramici. Dalla malga si prosegue tenendo la destra, a poco a poco il bosco si dirada e il panorama si allarga sempre di più e dopo 30 minuti si arriva al Rifugio Città di Fiume. Il Rifugio, aperto nel fine settimana d’inverno offre la possibilità di pranzare assaporando i prodotti tipici bellunesi del suo gentile gestore Mario, in un contesto cordiale ed informale come solo i veri rifugi di montagna sanno dare. Un suggerimento: nelle stagioni poco nevose, soprattutto nella parte iniziale del percorso, è possibile trovare un fondo ghiacciato ed è pertanto consigliabile portarsi con sé i ramponcini da ghiaccio che offrono sicurezza e stabiltà sia in salita che in discesa.

IL MONTE PELMO Il monte Pelmo è un massiccio imponente che chiude a nord la Val di Zoldo e si erge a cavallo tra la Val Fiorentina e la valle del Boite. È alto 3.168 m (recentemente riquotato 3159 m) ed è affiancato a ovest da un nucleo più basso ma non meno imponente (Pelmetto, 2990 m), separato dai canaloni della Fisura. Il suo aspetto peculiare, rappresentato da due monoliti, è una caratteristica distintiva di questa montagna, conosciuta dai locali come “al caregon del Padreterno”, “il trono di Dio”, per l’ampio avvallamento del circo glaciale visibile dal suo lato orientale, che lo fa assomigliare a una sedia. Molti non sanno che il monte Pelmo è stata la prima cima delle Dolomiti a essere scalata: il 19 settembre 1857 l'inglese John Ball raggiunse la vetta, passando attraverso quella che fu poi chiamata cengia di Ball. Era accompagnato da una guida locale che però non raggiunse la cima. Ball scrisse poi di aver scelto il Pelmo per la sua prima scalata perché gli era sembrato il più bello tra tutti i monti delle Dolomiti che aveva visto. Gruppo Montuoso Difficoltà Dislivello Altitudine Massima Tempo Punto di partenza

Dolomiti – Pelmo Facile per famiglie 250 m circa 1917 m (presso il Rifugio Città di Fiume) 1 ora solo andata 3° tornante del Passo Staulanza, direzione Val di Zoldo. Ampio parcheggio (quota 1663m).

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CULTURA Musica

Simón Bolívar Symphony Orchestra of Venezuela – Askonas Holt

a cura di

Francesco Toso Baritono e docente di canto

il segreto della potenza

Avete presente la colonna sonora del film Titanic, o quella dei Pirati dei Caraibi o ancora de Il Signore degli Anelli? In tutti questi casi, e potrei citarne molti altri, si tratta di musica estremamente coinvolgente e che dà forza alle immagini. Il segreto di questa potenza sonora sta certamente nella bellezza della musica ma anche nella forza di chi la esegue e cioè l’Orchestra Sinfonica.

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POTENTE

COME un’ ORCHEStRA cos’è l’orchestra

gli strumenti

Ma cos’è l’orchestra e perché si utilizza proprio questa parola per indicare un gruppo tanto numeroso di strumenti che suonano assieme? Andiamo per ordine. La parola orchestra deriva dal greco ὀρχήστρα (in latino orchestra), e dal verbo ὀρχέομαι «danzare». Nell'antico teatro greco e romano, la parola orchestra indicava lo spazio semicircolare tra la scena e le gradinate ed era lo spazio destinato appunto alle danze del coro. Nel teatro moderno è invece la parte terminale della platea, sotto il palcoscenico, occupata dai musicisti. Ma la parola orchestra non sta ad indicare solo uno spazio, bensì quel complesso degli strumenti musicali, ad arco, a fiato e a percussione e per estensione con i loro esecutori. La prima orchestra stabile fu formata intorno al 1720 presso il palazzo dell’elettore (cioè il governatore) di Mannheim, in Germania. Da allora molti altri governanti europei fondarono le proprie orchestre. Nei secoli il numero degli strumenti è cresciuto fino alla composizione attuale, che può raggiungere anche i cento elementi.

Gli strumenti sono divisi in famiglie. La più grande e la più importante numericamente è quella degli archi ( violino, viola, violoncello e contrabbasso). Poi la famiglia dei legni (detti anche strumentini): oboe, clarinetto, flauto e fagotto e più recentemente il sassofono. Sempre a fiato, ma costruiti con altro materiale, sono gli ottoni (tromba, trombone, corno, bassotuba). A completare l’orchestra è la famiglia delle percussioni: questa sezione raccoglie gli strumenti più diversi per forma e tipo, ma tutti uniti dal principio che per creare un suono vanno colpiti/ percossi. Altri strumenti che possiamo trovare occasionalmente in orchestra sono: l’arpa, il pianoforte, il clavicembalo, l’organo e, talvolta, le voci umane utilizzate come solisti o come coro. A volte, in ogni famiglia, appaiono degli strumenti speciali, speciali nel senso che sono utilizzati per ottenere particolari effetti (ad esempio il clarinetto basso, il controfagotto, il corno inglese, l’ottavino ecc.)


imparare a riconoscere gli strumenti in un’orchestra

Uno dei più famosi brani ideati per far conoscere a grandi e piccini i vari strumenti dell’orchestra è il racconto musicale Pierino e il Lupo di S. Prokofiev nel quale una voce narrante racconta una storia dove i personaggi sono gli strumenti dell’orchestra. Accanto a questo conosciutissimo brano io vorrei invitarvi ad ascoltare una composizione meno celebre ma altrettanto suggestiva: si tratta di The Young Person's Guide to the Orchestra (La guida del giovane all'orchestra opus 34 ) di Benjamin Britten del 1946. In anni recenti questa meravigliosa musica è stata utilizzata come colonna sonora in un film che consiglio assolutamente di vedere Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore. Lo sapevate che...

il potere educativo dell’orchestra

Il grande poeta portoghese J.Saramago scrive: “La vita è un’orchestra che suona sempre, intonata, stonata”. Paragona la vita dell’uomo ad un’orchestra. Quest’ultima riesce bene quando tutti i suoi strumenti trovano tra loro armonia ed equilibrio. Funziona proprio come dovrebbe funzionare una società umana, dove ogni individuo, oltre ad avere un suo specifico ruolo, è sempre in relazione agli altri. Lo sanno benissimo quelli della Simon Bolivar Orchestra Sinfonica del Venezuela, un vero e proprio esercito di bambini e ragazzi di ogni età. Fu fondata nel 1975 da un'idea visionaria di José Antonio Abreu, nipote del musicista italiano Antonio Anselmi Viberti, con lo scopo di togliere dalla strada i bambini più sfortunati e poveri del Venezuela attraverso la pratica musicale. La sperimentazione ha avuto enorme successo ed è stata adottata come SISTEMA orgoglio dell'intero Paese, e oggi come ieri, serve a motivare, far crescere e dare un'opportunità di riscatto a intere generazioni di giovanissimi. Centinaia le orchestre coinvolte, migliaia i giovani musicisti, illustri le collaborazioni che possono vantare (uno su tutti, il maestro Abbado), incredibile il risultato a livello artistico e sociale:

Ludwig Van Beethoven negli ultimi anni della sua vita, malato e solo, decise di affidare ad una grande orchestra con l’aggiunta delle voci, il suo testamento musicale e spirituale: si tratta della Sinfonia n°9 detta Corale. È una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico ed è considerata uno dei grandi capo- l'arte è diventata cosa di tutti e per tutti e si è rivelata importanlavori della musica occidentale e simbolo uni- tissimo mezzo di diffusione culturale e strumento utile al processo di integrazione nella società. versale di unità e fratellanza tra gli uomini.

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il lunario del contadino CULTURA Storia, Archeologia

LE PrEVisioni DEL TEMPo nELLa TraDiZionE PoPoLarE

singolare era l’usanza di porre un po’ di sale in dodici cucchiai lasciandoli poi sul davanzale della finestra nella notte di san Paolo. Febbraio già mostra i primi timidi segni del ci- (25 gennaio)

clico risveglio della natura, in quanto i rigori del freddo e le ridotte ore di luce giornaliera Ogni cucchiaio corrispondeva a un mese delcedono ai rinnovati e progressivi tepori della l’anno e al mattino, osservando quanto sale in proporzione si era sciolto, si poteva prevedere primavera imminente. In passato questa quali mesi sarebbero stati prevalentemente tanto desiderata stagione dai nostri contapiovosi, sereni o nuvolosi. Al posto dei cucdini era chiamata verta; il termine dialettale rafforza il significato che essa apre (verze) il chiai per lo stesso pronostico si utilizzavano anche 12 squame di cipolla. nuovo anno agricolo. Marzo, tra l’altro, era fino al 1797, il primo mese dell’anno solare (vedi Via Vai dei Piccoli n.2, aprile-maggio 2019, pp.12,13).

a cura di

Raffaele Peretto Nella ripresa delle attività, auspicando sempre Archeologo

le condizioni climatiche più favorevoli per il miglior esito della produttività del suolo, il contadino seguiva le scansioni del calendario (comunemente detto lunario), richiamando spesso non date o specifici periodi, ma quei santi che la liturgia legava al giorno di riferimento.

Sono stati così coniati modi di dire che abbinano il Santo in questione con particolari condizioni ambientali o climatiche per avere previsioni metereologiche o responsi possibilmente favorevoli di provvidenza per la fruttuosa raccolta dei prodotti della terra.

Questa tradizione è sopravvissuta a Costa di Rovigo per merito di Fortunato Sante Pasello, detto Santo Paseo, scomparso nel 2014. a 84 anni. Oggi è riproposta dal Museo Etnografico dello stesso paese.

il giorno della candelora dava un particolare responso: “Con la Canderola da l’inverno semo fora, ma se piove o tira vento de l’inverno semo dentro” (2 febbraio) inoltre Già per San Sebastiano (20 gennaio) si desi- “Se gh’è neve a san Romualdo (7 febbraio) dera aria di primavera: “San Bastian con la l’agosto sarà caldo”. viola in man” e qualcuno nell’orto intorno a Nel calendario popolare, la Candelora cade il quel giorno semina la prima lattuga, coprendo 2 febbraio. In questo giorno si ricorda la Prepoi il terreno con foglie e teli, per giungere or- sentazione di Gesù al tempio e la Purificazione goglioso ad avere le primizie, anticipando il di Maria. Il termine deriva dal fatto che in queraccolto dei vicini proprio con l’inizio della sta ricorrenza si benedicono particolari canprimavera. dele sulle quali è impressa una piccola Si mettono a confronto anche periodi ben di- immagine della Madonna con il Bambino in versi dell’anno: “San Vincenzo (22 gennaio) braccio. gran fredura, San Lorenzo (10 agosto) gran I devoti conservano nelle loro case queste cancalura; l’uno e l’altro poco i dura”. E final- dele, che durante l’anno vengono accese in ocmente: “Per San Paolo (25 gennaio conver- casione di gravi malattie in famiglia e per sione del Santo) el giasso va al diavolo”. scongiurare i pericoli legati ai temporali.

In certi casi lo stesso modo di dire esamina due possibilità che si antepongono reciprocamente come nel caso di Sant’ Antonio abate (17 gennaio): “Sant’Antonio, se non gh’è el giazzo el lo fa, se el gh’è el lo desfa”.

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La pioggerellina di marzo Che dice la pioggerellina di marzo, che picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto, sui bruscoli secchi dell’orto, sul fico e sul moro ornati di gemmule d’oro? …………………………… Angiolo Silvio Novaro modi di dire Marzo marzon, marzo sventolon Da marzo un piè calzà e uno descalzo A marzo ogni mato va descalzo Se te gà un bel zoco (grosso pezzo di legno), tienilo par marzo (per riscaldarti) La neve marzolina la dura da la sera a la mattina

il mese di marzo vede l’arrivo della primavera, ed ecco: “San Benedetto con la rondine sotto il tetto”. Purtroppo sono sempre meno questi eleganti e vivaci uccelletti che garrendo volteggiavano tutta l’estate intorno ai casolari indaffarati ad allevare i loro piccoli in nidi di fango e pagliuzze, ancorati nei cornicioni o nelle travi di stalle e cantine. Anche San Benedetto ha perso il suo 21 marzo, in quanto la nuova riforma liturgica ha spostato la sua commemorazione al giorno 11 luglio. Marzo riserva qualche sorpresa nelle condizioni climatiche. Si dice sia pazzerello perchè spesso “cambia di umore”: dal piacevole tepore all’inquietudine di venti anche pungenti, da pioggerelline ad acquazzoni, fino a qualche nevicata. Per il resto dell’anno ricordiamo alcuni modi

alle date fondamentali nell’alternarsi delle stagioni. Si diceva che: “Le giornate non le fa un salto se non te va da un San Giovanni all’altro”. I due Giovanni in questione sono il Battista (23 giugno) e l’Evangelista (27 dicembre) che richiamano i due giorni corrispondenti, indicativamente, ai solstizi d’estate e d’inverno. Per quest’ultimo fa riferimento anche: “Santa Lucia la notte più lunga che ci sia”, detto legato al fatto che il 13 dicembre era il giorno del solstizio invernale prima della riforma del calendario voluta da papa Gregorio XIII nel 1582. D’estate è essenziale la pioggia per il buon esito dei raccolti, tanto che: “A Sant’Anna (26 luglio) la piova l’è na mana e da la Madonna (15 agosto, Maria Assunta) l’è ancora bona”; importante però è che non piova il 29 settembre in quanto: “Se l’angelo Michele se bagna le ale piove fin a Nadale”.

Prima dell’arrivo dell’inverno ecco:

“L’estate di San Martin (11 novenbre) che dura un dì e un fiatenin” e ben presto giunge il nostro “San Bellin (26 novembre) con la neve sul camin” che porta inevitabilmente verso il freddo. Ma c’è anche “Sant’Adrea (30 novembre) che ciapa el porco par la sèa (setola)”. L’uccisione del maiale garantiva un po’ di tranquillità nel sostentamento in questa ultima fase dell’anno e oltre, fino alla Quaresima, quando iniziava a riprender vita l’atteso sentore della primavera. gLi aLManacchi Si consultavano anche almanacchi per conoscere in anteprima le condizioni atmosferiche che avrebbero caratterizzato l’anno in corso, le informazioni e i consigli per il buon esito della produttività dei campi e degli orti, questi ultimi non secondari, assieme agli animali da cortile, per il sostentamento quotidiano. Ancor oggi alcuni almanacchi, che hanno convissuto per decenni con le famiglie contadine e sui quali le stesse hanno regolato il ritmo della loro esistenza, sopravvivono e sono editi annualmente. Tra questi dal 1838 si pubblica il Vero ed Autentico Almanacco Meteorognostico Vicentino, più noto come El Pojana, e dal 1762 arriva da Perugia il Barbanera, il più antico almanacco italiano che l’Unesco ha elevato a Patrimonio dell’Umanità; dal 1946, infine, ancora presente in molte famiglie è il calendario-almanacco Frate Indovino. Si riportano alcune annotazioni, tratte dall’edizione di quest’anno de El Pojana, riferite ai mesi di febbraio e marzo. Per la seconda metà di febbraio è riportato: “Vento burrascoso apre la fase con pioggia e neve; vario poi con tempo che va rimettendosi al bello” ed anche “Giorni sereni con freddo acuto…che persiste con vento diaccio…”; per la fine di marzo si legge: “Si mantiene il buono all’inizio della fase; cambiamento di tempo in senso piovoso con vento freddo in seguito...”. Al tempo debito si potrà verificare se queste previsioni corrisponderanno a qualche verità! 25


PARLIAMONE Economia

a cura di

Damiano Sette Consulente finanziario

IL VALORE DEI SOLDI SPIEGATO AI BAMBINI

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Lo voglio, lo voglio, lo voglio. Me lo devi comprare. Ce l’hanno tutti, perché io no? Devo assolutamente averlo. Quante volte i genitori si trovano a dover fare i conti con il bisogno irrefrenabile di acquistare dei figli, come se dal possesso di questo o quell’altro oggetto dipendesse tutto. E soprattutto come se i soldi, necessari all’acquisto, crescessero in abbondanza sugli alberi del giardino di casa. Se è vero che accondiscendere ad ogni loro capriccio è diseducativo e altamente rischioso per le finanze di casa, dire sempre no senza motivare rischia di insinuare in loro un forte senso di frustrazione. Meglio sarebbe, allora, cominciare presto ad insegnare ai bambini il valore del denaro. Serve a restituire valore alle cose, a non sprecare.

come si fa

Il primo messaggio importante è sempre l’esempio di mamma e papà. Ma esistono giochi divertenti da poter fare insieme ai nostri bambini che li aiutano a comprendere il valore del denaro e delle cose. Uno fra tutti è il gioco della torta.

Me lo hanno insegnato quando ero bambino a scuola. Avevo da poco imparato a leggere, a scrivere, a riconoscere i numeri. Un giorno la maestra ci portò una torta di mele comprata in un panificio e ci mostrò lo scontrino con il prezzo evidenziato. Dopo averci fatto assaggiato la torta, consegnò ad ogni bambino una copia con l’elenco degli ingredienti utili per fare la stessa torta. Come compito per casa ci assegnò di controllare il costo di ogni singolo ingrediente e poi di provare a rifare la stessa torta, spendendo meno. Fu un lavorone. Mi feci accompagnare al supermercato diverse volte per verificare il prezzo dei singoli ingredienti e per cercarne altri meno costosi. Non ricordo chi tra noi compagni di classe riuscì a spendere meno, ma ricordo bene che per la prima volta compresi il significato del RISPARMIO, pur non avendo letto la definizione sul vocabolario. in pratica...

Qualche tempo dopo, durante una discussione con i miei genitori in casa, ricordo di essermi fortemente impuntato su un gioco. Volevo me lo comprassero. Mi risposero che costava molto e che per il momento non ce lo potevamo permettere. Io compresi benissimo quel “per il momento”. Non mi negavono la possibilità di comprarlo, ma mi invitavano a rinunciare a qualcos’altro, a risparmiare per arrivare, con un po’ di pazienza a poter realizzare il mio desiderio. non mi sentii frustrato, ma responsabilizzato. Avevo un obiettivo chiaro. Si trattava di mettere in gioco una strategia utile a raggiungerlo. Esattamente come avevo fatto per l’esercizio della TORTA. Cominciai a guardarmi attorno e a vedere a cosa di superfluo potevo rinunciare, così da ingrossare il mio salvadanaio. Dopo circa tre mesi e mezzo, nel mio salvadanaio c’era tutto ciò che mi serviva. Quando tornai a casa dal negozio con il mio gioco nuovo in mano ero felice! Non era solo un oggetto, ma una conquista di cui conoscevo bene il VALORE in termini economici e di IMPEGNO.


PARLIAMONE famiglia

a cura di

Giulia Ziviani

Affron tare il Cambia mento i gruppi di Parola per figli di genitori separati Se è vero che sempre più bambini si trovano costretti a vivere il disagio della separazione dei genitori, è anche vero che in molte città crescono gli strumenti a supporto di questi ragazzini, per sostenerli ed aiutarli ad elaborare e ad accogliere la nuova situazione. I gruppi di parola ne sono un esempio. Ora anche il Polesine è attrezzato per far partire l’esperienza dei gruppi di parola. A volerli fortemente è il Consultorio socio educativo di Rovigo e don Cristian Malanchin, referente della Diocesi per le famiglie. i numeri per accedere :

348 7556918 per Rovigo 346 3556704 per Trecenta 333 4751654 per Adria 340 7309191 per Occhiobello

Cos’è un gruppo di Parola? Un Gruppo di Parola è uno strumento ed insieme un’opportunità che, senza alcun fine terapeutico, ha lo scopo di accompagnare e sostenere i bambini che stanno affrontando la separazione dei loro genitori. I Gruppi di Parola non sono una novità nel panorama italiano: esperienze di città come Torino e Milano sono validi esempi nella loro realizzazione e nella formazione dei conduttori, ossia dei coordinatori delle attività e del dialogo all’interno del gruppo. Di quali strumenti si avvale.

Come si può già capire dal nome, all’interno di questi gruppi vengono coinvolte due risorse importanti: il gruppo e la parola. Incontrarsi in piccoli gruppi di coetanei genera nei bambini fiducia, sicurezza, senso di appartenenza e la consapevolezza di non essere soli, di non essere gli unici ad affrontare determinate situazioni e ad avere qualche incertezza. La parola, a sua volta, diventa la risorsa a cui attingere per dare una forma concreta a sentimenti, emozioni, esperienze, riflessioni e dubbi. Così parlare in gruppo permette di: • acquisire una maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e bisogni, • migliorare la propria autostima e le capacità relazionali, • ascoltare ed essere ascoltati, avendo così uno spazio ed un tempo protetto dove potersi esprimere liberamente ed essere se stessi,

• imparare dalle esperienze degli altri e scoprire nuovi modi per dialogare con i propri genitori. come si svolge?

• Le attività del gruppo sono coordinate da un conduttore che, attraverso il gioco, il disegno, la lettura e attività ricreative, crea uno spazio sereno per il dialogo tra i bambini. • Gli incontri sono quattro, di due ore ciascuno e una parte dell’ultimo incontro è dedicata anche ai genitori, per un momento di condivisione. • È importante che entrambi i genitori decidano, di comune accordo, di iscrivere il bambino al Gruppo di Parola e, se possibile, partecipino insieme all’ultimo incontro. • Il Gruppo di Parola è dedicato a bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni e sarà formato da un numero minimo di 4 bambini, fino ad un massimo di 8. come si accede?

Al servizio si accede chiamando ad uno dei numeri di telefono della zona (Rovigo, Trecenta, Adria, Occhiobello) più vicino. Chi risponde sarà a disposizione del genitore nell’illustrare dettagliatamente in cosa consiste l’esperienza. Per fare partire un gruppo serve l’adesione di un numero minimo di iscrizioni (4 o 5). Il gruppo dei bambini iscritti sarà guidato da una o due conduttrici che, attraverso il gioco, il disegno e la lettura, creeranno uno spazio sereno per il dialogo tra i bambini. 27


Moda Fashion

TUTTI I COLORI MODA

2020

LIFE STYLE

coLori PasTELLo e nuance tenue in

a cura di

Rossella Rizzi consulente d’immagine ed event planner

Care mamme se avete già lo sguardo proiettato verso la primavera e avete voglia di rinnovare il guardaroba dei vostri piccoli, ecco una carrellata di tendenze alle quali quest'anno non potete rinunciare.

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primis. Parliamo del rosa tenue, l'azzurro cielo, il magnolia e il glicine, tonalità fresche e delicate adatte ai primi giorni di sole. Per le bimbe più romantiche sarà bellissimo in total look con fascia tra i capelli e ballerine con i fiocchi, ma saranno colori speciali anche abbinati a piccoli tocchi puntando su accessori come cinturine o cappelli alla pescatora. Nuances che sembrano rubate da un quadro acquerellato e che portano una sferzata di leggerezza, ideali da utilizzare nelle occasioni più importanti come le cerimonie.

bLU cLassico che, insieme a tutte le

sfumature degli azzurri, farà da padrone agli outfit sia da maschietto che da femminuccia. Una scossa energetica sarà data dal color TangErinE, un arancio caldo che riempirà di energia anche gli outfit più semplici.

Tra le fantasie più in voga troviamo i POIS: white, black, ma anche multicolor da abbinare tra di loro in un mix&match divertente su gonne, vestiti, t-shirt e pantaloni. Mini o maxi anche mixate insieme, i pois riempiranno abiti, t-shirt e pantaloni.


i caPi PiU' cooL

Se volete dare un tocco fashion all'outfit dei vostri piccoli non dimenticate di acquistare una saLoPETTE in DEniM: dall'aspetto vintage e un po' retrò, la salopette in jeans ritorna nei guardaroba abbinata a t-shirt loggate o a camicie dello stesso tessuto, chunky shoes per un total look degno di una sfilata di moda. Per le bambine di tutte le età è il minidress il vero protagonista con maniche a palloncino, maxi bottoni e grandi colletti dal sapore bon ton ricchi di balze e ruches con qualche tocco vintage. Per i maschietti invece sarà l'anno degli accessori: cappellini, occhiali da sole e grandi cuffie per la musica, da indossare come accessorio concedendosi il piacere della canzone preferita andando a scuola. Anche per loro non mancheranno però le fantasie, come il TroPicaL con foglie e paesaggi esotici per farci respirare subito il profumo dell'estate.

La sfilata di Knot per la primavera estate 2020 al Pitti Immagine Bimbo 89.Gennaio 2020 Foto di Giovanni Giannoni (da www.donnamoderna.com/)

Ora non vi rimane che dare un'occhiata ai nuovi arrivi e divertirvi con abbinamenti e nuovi look, senza dimenticare la comodità dei tessuti naturali come il cotone durante la settimana e del tulle, l'organza, il denim e il lino per il weekend. Infondo in un giorno di festa possiamo concedere anche a loro un outfit stiloso come i grandi!

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ATTIVIAMOCI in cucina

StELLE fILAntI di carnevale e per ogni occasione

Cercate un piatto simpatico e colorato da fare insieme ai vostri bambini adatto ad ogni occasione, ma adattissimo al Carnevale? Eccovi accontentati. Le “chiacchiere” sono ciò che fa per voi. Attrezzatevi di una macchina per la pasta e dei cilindri per i cannoli, procuratevi anche dei coloranti naturali (il verde ricavato dalla menta o dalla spirulina, giallo dallo zafferano, l’arancione dalla curcuma, blu dai mirtilli, il rosso dalla barbabietola) daranno anche un sapore del tutto inaspettato e fresco alla vostra preparazione.

a cura dello chef

Maurizio Fantinato docente di Enogastronomia presso l’Istituto Alberghiero “G.Cipriani” Adria (Ro)

ingredienti:

Procedimento

- 500 gr di farina - 80 gr di zucchero - 20 gr di burro (si può sostituire con olio extra vergine di oliva) - 3 uova fresche - 30 ml di latte - un pizzico di sale - la scorza di 1 limone biologico - il succo di un’arancia non trattata - coloranti alimentari - 1 baccello di vaniglia - 1 lt olio per friggere - 50 zucchero a velo

Disponete la farina a fontana in una ciotola. Aggiungetevi lo zucchero, la scorza grattugiata del limone, la vanillina ed il sale. A parte sbattete il burro ammorbidito con le uova e il succo dell’arancia. Dopo aver mescolato bene con una forchetta, aggiungete poco alla volta il latte e impastate con le mani fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. Coprite la palla che avete formato con della pellicola e lasciatela riposare per 30 minuti a temperatura ambiente. Mi raccomando, non mettetela in frigo, il burro si rapprenderebbe rompendo successivamente la pasta. Dividete l’impasto in tante parti quanti sono i colori diversi che intendete usare. Aggiungete il colorante alimentare su ciascun pezzo per poter lavorare la pasta. Stendete la pasta e con l’aiuto di una rotella per pasta formate tante lunghe striscioline. Avvolgetele attorno ai cilindri per i cannoli, facendo una piccola pressione all’inizio ed alla fine per saldare la pasta al cilindro. Ripetete l’operazione con il resto della pasta di vario colore. Friggeteli in olio bollente a 175C° per pochissimo tempo così i colori rimangono naturali. Potete cuocerli anche in forno, aumentando di 20g la quantità del burro. Basteranno 10 minuti con una temperatura di 180°C. Dopo la cottura, ricordatevi di spolverare le vostre chiacchiere o stelle filanti con dello zucchero a velo! Saranno squisite!

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a carnevale ogni scherzo vale

FESTONE DI CAR− NEVALE a cura di

mamma Carlotta

Preparare la festa di carnevale può essere piuttosto dispendioso, soprattutto per le decorazioni, gli abiti e il buffet. invece di acquistare proprio tutto perché non preparare alcune decorazioni con l’aiuto dei nostri bambini?

occorrente

carta colorata leggera spago - Matita Forbice - colla

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Prendiamo la carta colorata e su di essa tracciamo un cerchio che poi ritaglieremo. Pieghiamo il nostro cerchio prima in due e poi altre due volte fino a creare un piccolo cono. Partendo dal basso, con la forbice, facciamo un taglio parallelo alla base che arrivi fino a 1 cm. dal lato opposto. Ripetiamo l’operazione, ma dal lato opposto, e continuiamo fino ad arrivare in cima

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Procedimento allo stesso modo con un altro cerchio di carta dello stesso colore. Apriamo i due coni dello stesso colore e otteniamo due cerchi. Sulla circonferenza del primo cerchio mettiamo 4 punti di colla equidistanti su cui appoggiamo il secondo cerchio I due cerchi risulteranno sovrapposti e incollati come fossero uno solo. Ora afferriamo rispettivamente i due centri dei due cerchi e tiriamoli verso l’esterno. Avremo realizzato il primo festone (foto 4)

4

Realizziamo festoni di colore diverso e incolliamoli tra loro al centro da dove con un piccolo foro faremo passare lo spago. Più colorato e più lungo diventerà il nostro festone più bella sarà la festa. 31


PARLIAMONE educazione

a cura di

Veronica Ferrarese educatrice cinofila

quan do

AB BAIA

SIGNI FICA CHE.. …

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Come faccio ad insegnare al mio cane a non abbaiare mentre siamo a passeggio? Che cosa devo fare perché il mio cane impari a non saltarmi addosso? Come faccio per insegnare al mio cane a smettere di mordermi le mani? Queste e molte altre sono le domande che spesso mi vengono fatte dai proprietari di cani che si trovano in difficoltà nel gestire determinate situazioni con il proprio fedele compagno. La mia risposta esordisce sempre con la stessa parola: “dipende”. Una cosa di cui spesso il proprietario non si rende conto o che comunque sottovaluta è il fatto che ogni cane è un individuo con determinate caratteristiche ed esigenze, dipendenti non solo da fattori genetici ma anche dalle esperienze che ha vissuto, dalla sua storia e dalle sue attitudini. Partendo da questo presupposto ogni cane deve essere valutato come singolo individuo e solo attraverso la sua comprensione possiamo arrivare a risolvere quei comportamenti che creano disagio o problemi nella sua gestione quotidiana. Partendo da un esempio pratico, se il cane abbaia fa ciò che è presente nel suo etogramma ovvero mette in atto un comportamento tipico della sua specie per comunicare qualcosa. Se l’abbaio è eccessivo e/o prolungato nel tempo è fondamentale capire che cosa il cane ci vuole comunicare per poter risolvere o diminuire quello che può diventare un problema comportamentale del cane e un problema per i proprietari. Spesso infatti alcuni comportamenti indesiderati dal proprietario vengono da quest’ultimo erroneamente rinforzati o trascurati con la conseguenza che possono diventare comportamenti appresi dal cane cioè “abitu-

dinari” perciò difficili da estinguere nel tempo, o addirittura possono sfociare in comportamenti ossessivi diventando una vera e propria patologia. Uno dei motivi per cui il cane può abbaiare è per attirare la nostra attenzione e spesso la soluzione è proprio quella di ignorarlo senza cedere alle sue richieste; altre volte però, l’abbaio può essere l’esternazione di un disagio, in questo caso il proprietario dovrà invece approfondire la problematica cercando di aiutare il cane a superare le sue paure o cercando di appagare alcuni suoi bisogni naturali rimasti insoddisfatti. Sono comunque tantissimi i significati che può avere l’abbaio così come sono altrettanto numerosi i tipi di abbaio derivanti dallo stesso cane. A seconda del loro significato si distinguono anche dalla frequenza ed intervallo delle vocalizzazioni, dal tono delle stesse, dalla durata e così via. Il tono della voce, ad esempio, diretto ad avvisarci che è entrato un estraneo nel nostro giardino è diverso da quello che il cane utilizza per salutarci al nostro arrivo a casa. Osservare e cercare di capire il nostro cane diventa dunque indispensabile per prevenire o diminuire una serie di problematiche ed è il primo passo da fare; a volte però questo può non bastare ed è consigliabile appoggiarsi e farsi guidare da professionisti qualificati del settore affinché la convivenza con il fedele amico diventi gioiosa e gratificante per lui e per il proprietario.


ATTIVAMENTE Facciamo insieme

PROfuMI

Mmm... che profumo! E' quello che direte dopo aver realizzato il vostro, speciale, delicatissimo profumo spray! Sarà decisamente un'esperienza molto profumata! Come prima cosa, pensate a quale essenza adorate, se agrumata, floreale o dolce. Scegliete solamente essenze naturali e, mi raccomando, fidatevi del vostro naso! Non a caso, vi è un detto che dice “avere un buon naso”: il naso difficilmente si sbaglia è la porta attraverso cui passano odori e profumi e noi impariamo a conoscere e apprezzare il mondo con l’olfatto. Certi profumi sono in grado di regalarci buonumore, altri di rilassarci o di stuzzicarci. Creiamo insieme il nostro profumo. Prima di tutto, procuratevi qualche Olio Essenziale (chiedete ad un adulto di mettersi subito a cura di alla ricerca!). L'Olio Essenziale è l'anima della pianta, viene ricavato da foglie e fiori, ne contiene Irene Spagna tutte le proprietà ed è racchiuso in una boccetta di vetro scuro. Gli Oli Essenziali si trovano specializzata in autopro- nelle migliori erboristerie. Alcuni di essi sono adatti ai più piccoli e altri ai più grandi. Vi conduzione di saponi, siglio di scegliere tra questi: Lavanda camomilla Mandarino Vaniglia Limone

cosmetici e detergenti

GIOCHIAMO CON I PROFUMI le fragranze da creare con i nostri piccoli (a partire dai 4 anni)

Procedimento • Versate in una ciotola cinque cucchiai di Olio di Mandorle, che è un olio vegetale molto idratante che troverete in molti negozi di prodotti naturali. • Poi scegliete la combinazione di Oli Essenziali che più vi piace! Potete usare anche un solo Olio Essenziale, se preferite. - Per capire quali Oli Essenziali desiderate, annusate i tappini delle boccettine, facendoli oscillare insieme sotto il vostro naso e... fidatevi di lui! Saprà scegliere quali essenze usare.

Raccomandazione: se decidete di usare il Limone o il Mandarino, non usateli se poi starete sotto il sole, perché questi Oli possono macchiare la pelle, se stimolati dalla luce solare. • Unite dieci gocce in totale all'Olio di Mandorle e mescolate in senso orario. • Con l'aiuto di un imbuto, versate tutto in un contenitore di vetro, possibilmente scuro perché ai profumi piace rimanere al buio, chiudete bene, agitate e lasciate il contenitore in un luogo lontano dalla luce per una settimana.

Dovrete ricordarvi di mescolare il tutto una volta al giorno. • Trascorso il giusto tempo, aprite il contenitore, aggiungete due cucchiai di acqua distillata (quella dell'asciugatrice o del deumidificatore andrà benissimo) e agitate per bene un'ultima volta. Applicate una bella etichetta al contenitore e il vostro profumo è pronto! Mmm... che buono! Lo sento da qui!

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CULTURA TEATRO

a cura di

Irene Lissandrin

teatroragazzi

giornalista e critico teatrale

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Teatro per ragazzi del Polesine Andare a teatro è bellissimo, è come andare al cinema ma è più vivo. Appena entri e ti siedi nelle poltroncine la magia la si avverte subito, le emozioni passano dagli attori agli spettatori e viceversa in un reciproco scambio di energia ed è per questo che i bambini l’apprezzano istintivamente, loro vivono senza tanti filtri e sentono le emozioni prima dei grandi. Dai Greci in poi il teatro è stato un momento educativo e non solo di catarsi dei sentimenti, perché attraverso le commedie e le tragedie si tramandavano i valori di un popolo. Il teatro quindi è come una scuola: s’imparano tante cose, si vivono sentimenti diversi, si impara a “parlare” un linguaggio che non è solo verbale, si apprezzano talenti non usuali. A teatro si ride, si piange e si riflette. Oltre a tutto questo, portare i bambini a teatro è un’opportunità in più per apprezzare la bellezza perché le compagnie teatrali che si dedicano ai bambini le inventano proprio tutte per incantare i piccoletti. Ecco tutti gli appuntamenti di qualità del teatroragazzi di Rovigo e della provincia da non perdere. E se deciderete di vedere insieme tutti gli spettacoli sappiate che avrete preso un’ottima decisione.

domenica 16 febbraio ore 16:00 Sala eracle porto Viro (ro)

C'ERA CENERENTOLA compagnia Teatro delle arance Spettacolo per tutti

risate a non finire per tutti con lieto fine imprevedibile. uno spettacolo coinvolgente con incontri ravvicinati con il pubblico che si sentirà parte della storia grazie alla rivisitazione della fiaba per bambini dei fratelli grimm, con la sceneggiatura e la regia di giovanna digito. ci sono dei personaggi strani che racconteranno la storia di cenerentola in modo comico, con coreografie divertenti montate su musiche note. insomma una cenerentola mai vista. domenica 1 marzo ore 16.30 teatro Ballarin lendinara (rovigo)

CLOWN IN LIBERTA’ compagnia Teatro necessario

di e con leonardo adorni, Jacopo Maria Bianchini, alessandro Mori Spettacolo di teatro d’attore con musica per tutta la famiglia

clown in libertà è un momento di euforia, ricreazione e ritualità catartica per tre buffi, simpatici e “talentuosi” clown che vogliono allestire uno spettacolo per divertire, stupire ed infine conquistare, abbracciare, baciare il pubblico di passanti. uno spettacolo un po’ anomalo in cui i tre clown faranno di tutto per divertire gli spettatori, per stupirli anche a costo di prevaricarsi gli uni con gli altri, facendosi vicendevoli dispetti.

un posto d’onore è riservato alla musica, vera colonna portante dell’azione e dello sviluppo narrativo; accompagna, scandisce e ritma ogni segmento e ogni azione.


appuntaMenti 2020

domenica 15 marzo ore 16.30 teatro Ballarin lendinara (ro)

Fondazione onlus Teatro ragazzi e giovani

IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI

regia e drammaturgia: luigina dagostino interpreti: claudio dughera, daniel lascar, claudia Martore liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Jules Verne - teatro d’attore, dai 5 anni

Spettacolo dinamico, ricco di suggestioni gestuali e musicali, provenienti da vari continenti. gli spettatori verranno coinvolti in una grande favola moderna: phileas fogg e passepartout, i due protagonisti del viaggio in 80 giorni attorno al globo, accompagneranno grandi e piccini attraverso terre lontane e luoghi misteriosi. Ma non sarà un viaggio tranquillo... i trabocchetti dell’ispettore fix renderanno difficoltosa l’impresa. fondazione teatro ragazzi e giovani è la compagnia del centro di produzione teatrale per l’infanzia e la gioventù riconosciuto dal Mibact ed ha sede a torino.

domenica 29 marzo ore 16.30 teatro Ballarin lendinara (ro)

IL GIGANTE SOFFIASOGNI

compagnia La Piccionaia

di carlo presotto e titino carrara regia di carlo presotto con Valentina dal Mas, Matteo Balbo e carlo presotto Dai 5 ai 10 anni e famiglia un lavoro creato per i bambini da carlo presotto, attore e regista creativo della compagnia la piccionaia, è, come crea la sceneggiatura la compagnia, ispirato liberamente a grandi testi, in questo caso al ggg di roahl dahl e alla letteratura sul rapporto millenario tra uomini e giganti. uno spettacolo di sogni, desideri e sulla forza dell’amicizia. una storia di feroci giganti mangiabambini che si trasforma in un esilarante viaggio nel mondo della fantasia.

tecniche miste: assieme alla poesia, ombre vere e immagini digitali a cui sarà difficile resistere. assolutamente da vedere.

domenica 29 marzo ore 16.30 teatro Sociale Balzan Badia polesine (rovigo)

UCCI! UCCI! POLLICINO E ALTRE FIABE

compagnia stivalaccio teatro

di: Sara allevi e Michele Mori con eleonora Marchiori e leonardo tosini regia Michele Mori Dai 4 ai 10 anni due fratellini stanno per andare a letto. entrambi, ma nessuno lo vuole ammettere, hanno paura. S’inventano, per scacciare l’orco di pollicino, fiaba che hanno appena ascoltato, di rimanere svegli e per farlo i due si raccontano, creano e mimano storie incredibili di paura. Momenti esilaranti e di esplosione di creatività. tutta la storia si sviluppa attorno ad un letto a castello e nella camera da letto dei due bambini. gli spettacoli della compagnia Stivalaccio teatro, di Scorzè di Venezia, meritano sempre di essere visti quando sono nei paraggi.

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tuttI LIbRI

NELLA PAURA SI TROVA IL CORAGGIO

Storie di coraggio, audacia, amicizia, diversità e natura dove si trova la forza di usare il coraggio. proposte di lettura della libreria Ubik LE MaschErE Di Pocacosa di claudio Morandini. ed. Salani 1918 - dai 9 anni

A Remigio, anche se ha dodici anni, le maschere fanno paura. C’è un motivo, però: quando arrivano i giorni di Carnevale, a Pocacosa tutti sembrano impazzire, e nascosti dentro mascheroni spaventosi minacciano, inseguono, distruggono, infieriscono, e sembrano avercela soprattutto con lui, che a scuola è il più bravo. Per proteggersi, Remigio scappa, su per il bosco, verso le cime. Lassù, tra le montagne, troverà il modo di rifarsi, ma non subito: perché per tornare preparato deve imparare ad ascoltare i suoni della natura, percepire ogni odore, capire ogni verso degli animali e saper rispondere a tono, rimanere immobile fino a smettere di respirare e diventare invisibile. Ma non si tratta di vendetta, perché Remigio detesta le vendette, soprattutto da quando ha capito quanto sono infantili. La paura non è un'arma da usare contro gli altri, ma un’emozione che tutti prima o poi proviamo e affrontiamo. Una storia che profuma di boschi e libertà, che tratta con sensibilità anche il tema del bullismo. Un romanzo estroso, ricco e spericolato, che diverte e inquieta, trascina e meraviglia. Questo romanzo, scritto con bello stile avvincente e pubblicato sotto l’egida del Club Alpino Italiano, ci conduce sui monti, non solo per ammirarne i panorami e per conoscerne boschi, pascoli, rocce e nevi, ma anche per vivere un’avventura esemplare.

Piazza Vittorio Emanuele II Rovigo Centro

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sToria Di boy di catherine Murdock ed.giunti 2019 - dai 10 anni

Una storia di coraggio, audacia, amicizia, identità, diversità e pregiudizio, in un'avvincente avventura attraverso il mondo medievale, con le sue credenze, superstizioni e fascino. Siamo nel 1350, l'anno dopo la peste nera, e Ragazzo, il protagonista, è un orfano che lavora come guardiano di capre nella tenuta di Sir Jacques. Da sempre relegato in un piccolo villaggio, Ragazzo ha un passato misterioso, la capacità di parlare con gli animali e una grande gobba sulla schiena, spesso causa di esclusione e maltrattamenti da parte degli altri ragazzi del paese. FiabE isLanDEsi ed iperborea 2016 - dai 10 anni

Terra di miti e leggende l'Islanda ha dato voce alla sua creatività anche in un originale patrimonio di fiabe, qui raccolte in un'antologia inedita. Un mondo di castelli stregati, lotte in sella ai draghi e viaggi per mare con le barche di pietra dei troll, popolato da bellissime regine che si rivelano orchesse, elfi dispettosi che è bene farsi amici, giganti a tre teste che escono dalle grotte di lava, e una natura "vivente" piena di misteri, dove ogni roccia, animale o corso d'acqua può nascondere un'insidia o una presenza fatata.

Centro Commerciale La Fattoria


CENTOSTORIE FAVOLA

favola di

Giulia Ziviani

fata

PRI MU LINA

La vera storia Tutti quanti sanno che al mondo esistono moltissimi tipi di fate. Ci sono le Fate Madrine, le Fatine dei Dentini, le Fate dell’Isola Che Non C’è. Alcune di loro sono anche molto famose e non c’è bambino al mondo che non sappia chi sia la Fata Smemorina, Campanellino o Flora, Fauna e Serena. Altre fate però sono meno conosciute e il loro incessante lavoro non viene notato da nessuno. Tra queste ci sono le fate delle stagioni: Primulina, soleggiata, Fogliolina e albina.

illustrazioni di

Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati” Rovigo

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albina durante l’inverno tiene al sicuro sotto la neve semi e boccioli perché possano nascere in primavera. soleggiata controlla che i caldi raggi del sole estivo cadano nel punto giusto, fa risplendere le foglie degli alberi e guida le radici delle piante, sotto terra, alla ricerca d’acqua fresca. Fogliolina deve assicurarsi che, in autunno, ogni foglia abbia la giusta sfumatura di rosso ed arancio e deve controllare che ognuna di loro cada a terra dolcemente, tenendo al caldo i funghetti che lei stessa ha fatto nascere nel bosco. Primulina fata della primavera, a cui spetta il compito di risvegliare la natura dopo l’inverno e non è certo facile: richiede pazienza e precisione. Se un bocciolo spuntasse troppo presto, si congelerebbe subito e, se arrivasse troppo tardi, lascerebbe un ramo vuoto quando tutti gli altri sono ormai colorati dai fiori; senza dimenticare che Primulina deve anche risvegliare tutti gli animali dal letargo. Insomma, un lavoraccio!

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Primulina infatti era convinta di essere la fata delle stagioni a cui toccava lavorare più duramente e senza ricevere alcun ringraziamento. Così un anno, sul finire dell’inverno, proprio quando fata Albina stava per andare a riposare ed era pronta a lasciare spazio alla primavera, Primulina decise di essere stufa. Era stufa di lavorare senza essere mai ringraziata, stufa di faticare a rendere belli i suoi fiori per poi vederli raccolti dagli uomini, tristi, grigi e appassiti in vasi di vetro. Basta! Fata Primulina decise che non avrebbe più lavorato e, dopo aver riempito la sua valigia trapunta di margherite, partì. Primulina iniziò a viaggiare in lungo e in largo. Visitò gli oceani, salì sulle montagne e attraversò grandi città, dove i palazzi erano così tanti e così alti che, a volte, non si riusciva nemmeno a vedere il cielo. Però più viaggiava e più Primulina si sentiva triste: tutto era freddo, grigio e bagnato e le persone non facevano altro che ripetere: “Ma dove sarà finita la primavera? Quest’anno non ha proprio voglia di arrivare!” oppure “Guarda come se la prende comoda la primavera!”. Persino gli animaletti del bosco erano un po’ arrabbiati con lei e sussurravano tra loro che la primavera era proprio maleducata a farsi tanto aspettare. Primulina sconsolata andò a sedersi sulla riva di un fiume e lì rimase, arrabbiata e pensierosa, finché dall’acqua non sbucò il grande e saggio Drago Po: “Primulina, cosa fai seduta qui, vicino al mio fiume, tutta sola? Dovresti già essere al lavoro per portare la primavera nel mondo”. Primulina raccontò al Drago ciò che aveva fatto e gli parlò di quanto si sentisse trascurata e dimenticata. Il Drago Po ascoltò tutto il racconto della fata poi sorrise, paziente, e dolcemente le rispose:“Primulina, mia giovane fatina, non lo sai che la parola “grazie” va cercata nei cuori delle persone? Non sempre la puoi sentire, come avviene per le altre parole. Spesso si nasconde, timida, in un sorriso, in un gesto, in un bacio. Devi sapere, fatina, che esistono tanti modi per dire grazie e mostrare affetto ma come puoi riconoscerli se te ne stai qui sola e arrabbiata? Vai! Porta la primavera e osserva con attenzione, vedrai come tutti ti ringrazieranno”. Primulina decise di seguire il consiglio del Drago Po e cominciò così a dipingere il cielo di azzurro e a scacciare la pioggia.


La terra da grigia tornò ed essere di un caldo marrone e i prati si tinsero di verde. Sugli alberi spuntarono grandi foglie e piccoli fiori colorarono ogni angolo del mondo, mentre il canto degli uccellini riempiva le montagne. Il profumo della primavera cancellò ben presto quello delle città e tutti iniziarono ad uscire per scaldarsi al sole e a correre per i prati. Gli innamorati si scambiavano sorridenti i fiori che Primulina faceva sbocciare e si portavano a casa un pezzetto del suo lavoro mentre i bambini suonavano canzoni per la primavera soffiando sui fili d’erba che lei aveva fatto crescere. Anche le api la aiutavano impollinando altri fiori e il vento fu così felice di vederla, da accorrere in suo aiuto spargendo i semi in giro per il mondo. Tutto era vivo e luminoso, pieno di bellezza e di gioia. Primulina si accorse che la primavera era ovunque attorno lei, nel paesaggio così come nel cuore delle persone. Allora capì quello che il Drago aveva voluto dirle: nessuno si era dimenticato di lei o l’aveva data per scontata, tutti la stavano aspettando con gioia ed ognuno la ringraziava ogni giorno, a modo proprio, come sapeva e poteva fare. Primulina allora tornò a casa, felice e soddisfatta di quanto aveva fatto. Festeggiò la fine dell’inverno e l’inizio della primavera insieme alle altre fate e non pensò mai più di abbandonare le fate delle stagioni e il suo lavoro. Ogni tanto però, si allontana ancora e si concede una piccola vacanza per andare a trovare il saggio Drago Po che era stato così gentile con lei e che l’aveva ascoltata.


insieme si fa squadra Fare parte di un gruppo, con cui condividere gli allenamenti e le gare, nonché le gioie per le prime vittorie e i momenti di sconforto legati ai primi insuccessi, è un'opportunità unica. E’ intessere belle amicizie che potranno durare tutta la vita. Lo sport prepara alla vita, tappa dopo tappa si cresce!

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