VFR Aviation - Italie - Sabrina et les Mirauds Volants

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in volo con il soundflyer

Un cieco che vola? Si, e anche piuttosto bene Sabrina Papa, Rodolfo Biancorosso

Una delle cose belle del volo è il poter “vedere di sotto” e per un pilota che si riempie gli occhi dall’alto è forse inconcepibile che un cieco possa avere desiderio di volare e che, soprattutto, possa avere il pieno controllo di un aeromobile. Questo articolo dimostra il contrario e scardinerà molte convinzioni radicalmente errate

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ella vita mi sono sempre sentita chiedere “ma come fai se non ci vedi?”. È normale per i normodotati farsi tali domande, anche perché la gente si pone nei propri panni qualora non ci vedesse. Io rispondo loro che se fossero stati ciechi avrebbero ricevuto un tipo di educazione e/o riabilitazione tale da potergli permettere di fare le cose così come le facciamo noi che non vediamo. In fondo, però, questo “come fai” accompagnato spesso da un “non puoi farlo” (perché non ci vedi) hanno segnato la mia vita tanto da stimolarmi da un lato a cercare sempre esperienze nuove, ma frenandomi dall’altro rispetto a cose effettivamente ritenute impossibili.

L’imprinting del volo

Da piccola vivevo in un paese non lontano dall’aeroporto militare di Galatina, a sud di Lecce. Ogni volta che sentivo il rumore di un aeroplano correvo sul tetto con la speranza che mi vedessero da lassù. Io non potevo vederli, ma solo il sentire quella “musica” che mi dava i brividi e mi faceva sentire le farfalle nello stomaco, mi

portava là in alto. Io non avrei mai volato. Non sarei mai potuta essere un pilota. Crescendo, ho cercato di razionalizzare e seppellire quella passione da qualche parte. Ho volato sugli aerei di linea e già quello mi sembrava fantastico, me lo facevo bastare. Anni fa ho volato più volte insieme a un collega di lavoro che doveva mantenere il PPL, volavamo con il Cessna 152 e la sensazione era straordinaria. Mi sembrava di aver realizzato un sogno, ma non era così. C’era ancora qualcosa del volo che mi mancava. Due anni fa lessi un post che parlava di “piloti disabili”. La cosa mi meravigliò e mi incuriosì. Poi pensai che loro comunque vedono. Loro guidano anche la macchina. Un giorno, grazie a uno di questi piloti dell’associazione Baroni Rotti, mi sono ritrovata a volare in una scuola ULM nei pressi di Roma. Ho cominciato a frequentarla come passeggera, ed ecco riaffiorare prepotentemente tutto ciò che avevo cercato, invano, di seppellire. La musica del motore, sentirsi portar su, sentire l’aria che ti sostiene, a volte ti muove, ti schiaffeggia, ti strappa alla terra che cerca di richiamarti a sé, ti spinge giù e ti riprende, come in una danza galleggiante, come acqua, ma più eterea. L’aria, l’elica, il motore, l’aereo, tu. Tutto questo sembrava un sogno bellissimo. E la realtà?

L’incontro con il volo, quello vero

La realtà arriva un giorno, il 5 Giugno del 2016, e si chiama Sergio, un istruttore del club col quale non avevo mai volato, né parlato. Si ostina a volermi proporre di volare con lo Sky Arrow invece del P-96. Lo Sky Arrow mi piace, ma - gli dico - mi tocca star seduta dietro. Sul P-96 almeno, anche se a destra, sto davanti. E invece lui mi dice che va benissimo: se voglio sedere al posto del pilota sullo Sky Arrow basta imparare a memoria la posizione di ciascun pulsante e strumento sul cruscotto, imparare la funzione, così che quando mi dirà di abbassare o alzare quella leva o premere quel pulsante, io saprò dove trovarlo immediatamente e cosa fare. Prendo posto da-

Sullo Sky Arrow con Sergio Pizzichini agosto 2017 - 901


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olosa insieme a Jacques, l’istruttore, per fare conoscenza al simulatore con il ndflyer

breve si diventa autonomi controllando l’assetto solo con le indicazioni sonore

vanti, Sergio mi posa le mani sulle spalle e ci accordiamo su un metodo di comunicazione istantanea attraverso il quale lui potrà dirmi cosa devo fare e io, con i comandi finalmente interamente nelle mie mani, comincerò la mia danza con l’aria e la mia avventura. Ecco la realtà. Quella che non è più un sogno. Da allora non ricordo di essermi Il Soundflyer è dotato di un completo manuale in Braille, oltre che dei CD sonori per regolare tutte le funzioni 902 - vfr Aviation


più seduta al posto del passeggero. E in volo? Sergio mi guida con le mani sulle spalle, quando devo correggere l’assetto o effettuare una virata, e a seconda dell’intensità del movimento, io lo trasmetto uguale e immediato ai comandi. Con la voce mi dice di dare o togliere potenza o aggiunge ulteriori informazioni al comando “fisico”. Il decollo e il volo rettilineo e livellato ormai vanno da sé. Le virate migliorano. Gli stalli, le variazioni di potenza e velocità. Finalmente l’aria, la musica del motore, l’aereo che fa tutto quello che vuoi tu (purché tu glielo sappia chie-

dere). E in volo quell’aereo è tutto mio. Io lo piloto. Dopo un anno, e circa 20 ore di volo, abbiamo perfezionato il metodo e la coordinazione. L’affiatamento è perfetto ed è necessario per agire all’unisono. L’emozione di entrambi è giunta al top quando, sempre attraverso i movimenti sulle mie spalle e la voce, sono riuscita a mettere l’aereo a terra... dopo ripetuti touch & go, l’atterraggio è stato un’emozione indescrivibile, sia per me sia per il mio “angelo” istruttore. Ora sento l’aereo come un prolungamento di me stessa. Le istruzioni si limitano a pochissime

Dopo 20 ore di volo il controllo in volo è perfetto e grazie alle indicazioni di Sergio Sabrina riesce ad atterrare perfettamente

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Cuore del sistema è questa scatolina che contiene gli accelerometri a stato solido

correzioni e all’atterraggio. Per il resto vado alla grande. Mi aiuta un pochino il fatto di percepire da un occhio la luce e, a volte, a seconda dell’illuminazione del sole, riesco a percepire un po’ la linea dell’orizzonte e questo è anche un piccolo aiuto. E tanti anni di sogni repressi mi stanno regalando ancora grandi sorprese.

L’esperienza in Francia: Les Mirauds Volants

L’istruttore tramite il tastierino può richiamare i dati di volo negli auricolari

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Sempre attraverso amici dell’Associazione dei Baroni Rotti, sono venuta a conoscenza dell’esistenza in Francia di un’associazione di piloti non vedenti: Les Mirauds Volants. Sono riuscita a prendere contatto con il presidente, Patrice Radiguet, che mi ha spiegato che lui vola da almeno 20 anni e che l’associazione esiste da più di 10. In Francia i piloti non vedenti sono già una quarantina (5 di loro hanno sostenuto e superato l’esame di teoria del PPL) e l’Associazione ha come partners nomi come Thales, SyNext, Airbus, Dassault, SIA DGAC, Aeroclub de France, FFA, associazioni e ministeri vari. Il presidente e fondatore Patrice Radiguet, persona eccezionale, ha ricevuto diversi riconoscimenti anche dall’Aeronautica Militare francese per il suo impegno nell’aiutare i ciechi a realizzare il loro sogno impossibile. Gli allievi piloti ciechi hanno a disposizione manuali e libri trascritti in Braille o audio, mappe in rilievo, disegni tattili e modellini (giusto per capire: io, in Italia, i manuali me li devo scansionare e trasformare in testo, perché le case editrici non cedo-

no, neanche pagandolo, un brutale file word che posso passare in OCR e quindi “leggere”). Studiano la teoria e la pratica come tutti, seppur con materiale adeguato. Il loro metodo in volo è differente dal mio: fino a pochi anni fa era l’istruttore a dare voce ai valori di tutti gli strumenti. L’istruttore leggeva (ossia dava la situazione di volo reale) e l’allievo doveva sapere cosa fare di conseguenza. La differenza è notevole e di fondamentale importanza: nel metodo che io e il mio istruttore abbiamo messo a punto, è lui a dire a me cosa devo fare (l’aereo è storto, raddrizzalo ecc.), nel metodo dei piloti francesi, invece, l’istruttore dice al pilota che l’aereo, secondo il variometro, piuttosto che la bussola, o lo sbandometro, è in una determinata condizione e il pilota sa quello che deve fare: sollevare/abbassare il muso, correggere la rotta, pestare la pallina, ecc. ecc. In definitiva è il pilota che pilota e non l’istruttore attraverso di lui, come invece accade per me. Ma l’essere umano quando vuole è grandioso: un gruppo di 8 ingegneri di Thales in Francia, con la collaborazione del presidente dei Mirauds Volants, hanno messo a punto un sistema elettronico che sostituisce in parte l’istruttore: si tratta del Soundflyer, un mini computer le cui parti fondamentali sono costituite da un giroscopio e un GPS. Una piccola scatola viene posta e assicurata nella corretta posizione sotto il sedile o su una parte piana, il più possibile vicina al baricentro dell’aereo. Questa scatolina è collegata a un’altra più piccola dotata di antenna che viene assicurata sul cruscotto. Mediante un tastierino sul cosciale e degli auricolari, il pilota riceve


L’unità secondaria con il GPS con antenna incorporata è posta sul pannello

stesse indicazioni ascoltate dall’allievo senza dover indossare anche lui gli auricolari. Gli aggiornamenti si possono scaricare attraverso la connessione usb al PC. La batteria ha una durata di 10 ore e può essere ricaricata dall’attacco dell’accendisigari o tramite usb, anche sullo stesso aereo. Gli auricolari (se ne possono connettere due contemporaneamente) sono quelli classici e servono solo per ascoltare il Soundflyer, quindi sopra di essi bisogna indossare le normali cuffie aeronautiche, possibilmente abbastanza isolanti se si vola con ultraleggero. È superfluo dire che sono volata a Tolosa per provare il Soundflyer, e dopo un primo approccio al simulatore ho fatto due bei voli su un Robin DR400 160 cv e su un ultraleggero Tetras. A parte un leggero ritardo nella trasmissione delle informazioni (si tratta di frazioni di secondo) l’ho trovato grandioso. La versione definitiva, con la possibilità di installare la lingua inglese (o altra), dovrebbe essere pronta in autunno e ha un costo leggermente inferiore ai 2.000 Euro. È prodotto da una start-up che si appoggia alla SyNext di Saint-Rémi-deProvence. Ci sono diverse richieste anche da altri paesi e per averne uno bisogna mettersi in fila! Pensandoci, credo che il Soundflyer sia sicuramente una splendida soluzione per me e per un cieco in generale, ma perché non anche per chi vola a vista e si sposta frequentemente con il proprio aereo? Potrebbe trarne vantaggio, per esempio, in nube. Certo, non segnala gli ostacoli, ma non è detto che non venga perfezionato anche per quello. In fondo siamo al secondo prototipo e la versione definitiva avrà degli aggiornamenti. in cuffia dei suoni che cambiano di tono (dal più basso al più acuto) fino a 30° a picchiare e 30° a cabrare; una combinazione di due suoni che cambiano di durata e tono e che si spostano dal canale destro al sinistro, fino a 50° di bank a destra o a sinistra (un “la” centrale indica l’assetto corretto). Premendo i corrispondenti tasti sul tastierino, una voce pronuncia i valori del variometro, della bussola, della prua, dell’altezza (in metri o in feet), della velocità (in km o kt), del GPS con le coordinate dell’aeroporto più vicino precedentemente impostate, ecc. C’è la possibilità di inserire l’automatismo che ripete in sequenza tutte le informazioni, oppure su richiesta con il relativo tastino. All’istruttore non resta che (oltre a fare l’istruttore) leggere, all’occorrenza, le indicazioni relative agli strumenti quali pressione dell’olio, benzina, temperature, eventualmente giri del motore (che con la pratica si riconoscono a orecchio sul medesimo aereo) ecc., insomma quegli strumenti propri dell’aereo che il Soundflyer non può leggere in quanto non direttamente collegato alla macchina; una scelta che consente di utilizzare il Soundflyer su qualsiasi aereo senza necessità di modifiche: basta posizionarlo correttamente, fare la verifica di funzionamento, la sincronia dei dati e.... “via dall’elica”!

È vero, un cieco non può “guardare di sotto”, ma se pensate che il volo sia principalmente quello, non sapete cosa vi perdete Anche il pilota ha un tastierino con cui, una volta memorizzata la posizione dei comandi, può controllare i dati aria e la prua

In volo con il Soundflyer

Il Soundflyer può essere collegato a un PC e utilizzato attraverso il simulatore Xplane e un joystick sensibile come una cloche. Inoltre, può essere connesso a un iPad o tablet per dare all’istruttore la possibilità di seguire le agosto 2017 - 905


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Conclusione

A bordo del Tetras motorizzato con il 912 e dotato del Soundflyer

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Ora il mio unico desiderio è quello di continuare a volare. Una volta in possesso del Soundflyer non mi dispiacerebbe passare all’AG che, purtroppo, è un po’ più costosa dell’ULM e al momento non me lo posso permettere, ma sarebbe un bel traguardo. Del resto in Francia i costi sia per l’ULM che per l’AG sono la metà rispetto ai nostri. Mi piacerebbe che in futuro anche in Italia i ciechi che volessero provare a volare, o che già amano il volo, possano farlo con il supporto di istruttori appositamente preparati e materiale ad hoc, come in Francia, e magari, perché no, con l’autorizzazione, mediante regolamenti specifici e ben studiati, da parte delle autorità competenti. L’esperienza di Tolosa mi ha

dato tanta carica, speranza e, soprattutto, per l’ennesima volta ho avuto la conferma che niente è impossibile. Neanche per un cieco pilotare un aereo. Sia pure con l’obbligo di istruttore o safety pilot a bordo (più che ovvio), sia pure con il libretto di allievo pilota, ma anche il pilota cieco è un pilota a tutti gli effetti. Per rendere onore al mio istruttore, Sergio Pizzichini, e al lavoro fatto insieme (e solo per questo), mi preme dire che ho ricevuto dal presidente Radiguet le congratulazioni perché, nonostante il mio metodo fosse diverso dal loro, lui stesso si è meravigliato e ha molto apprezzato la mia ottima percezione dell’aereo e la mia prontezza nel correggere l’assetto a volte prima ancora di ricevere il feedback dal Soundflyer, anche con le mie poche ore di


volo. Questo, oltre ovviamente a gratificarmi, lo devo alla persona che ha voluto crederci prima e quasi più di me, e senza la quale forse sarei ancora a fare la passeggera o, chissà, magari alla fine mi sarei anche annoiata. Sono grata prima di tutti a lui, Sergio, e poi all’amico e maestro Fabio Lenci, designer e progettista dell’ULM anfibio presentato anche su questa rivista, che ha sempre la pazienza di scarrozzarmi fino al club. Già, perché può sembrare un paradosso: un cieco ora può pilotare un aeroplano, ma non può muoversi quando e dove vuole sulla terra. Spero e auguro un futuro aeronautico pieno di cieli azzurri per tutti. Les Mirauds Volants: http://mirauds.volants.free.fr/

Da sinistra: Jacques, Sabrina e Patrice, presidente dell’associazione Les Mirauds Volants

Caro Robin, ti voglio bene!

Sabrina, Sergio e lo Sky Arrow agosto 2017 - 907


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