VGE / Venezia Giulia Economica - luglio 2022

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Il “cuneo fiscale” non può più attendere

di Antonio Paoletti Il nostro non è un Paese che vive di esportazioni. Sono ben poche le imprese che ricavano dall’export una fetta considerevole del proprio fatturato, perché la quasi totalità delle aziende opera solo grazie al mercato interno.

SISTEMA IRRIGUO FONDAMENTALE PER L’AGRICOLTURA

Fondo Gorizia e Consorzio di bonifica: sono trent’anni di sinergie di Pierluigi Medeot Nulla accade per caso. A volte si pensa che certe situazioni o scelte siano delle coincidenze, ma invece non lo sono affatto. Nella provincia di Gorizia coniugare la necessità di irrigazione dell’agricoltura con il risparmio del consumo dell’acqua, non è stata una coincidenza, bensì la lungimirante volontà del presidente della Camera di commercio, Enzo Bevilacqua, seguita da quella dei suoi successori. Una scelta a quel tempo innovativa e coraggiosa che negli anni si è dimostrata fondamentale nel continuo tentativo di arginare gli effetti del cambiamento climatico in corso. È infatti dal 1991 che il Fondo Gorizia sostiene il progetto di trasformazione del sistema irriguo da scorrimento a pioggia in tutta la provincia di Gorizia, con costanza, fino al 2021, ultimo

intervento del progetto che somma, con i precedenti, oltre 30 milioni di euro e che consente che, praticamente, l’intera provincia di Gorizia venga interessata da una delle maggiori opere di innovazione in ambito agricolo. Un tanto anche grazie alla capacità del presidente del Consorzio di Bonifica della Venezia Giulia, Enzo Lorenzon, che ha consentito di realizzare – praticamente in tempo reale – tutti gli investimenti a tutela del patrimonio idrico. La sinergia tra il Fondo Gorizia e il Consorzio di Bonifica consolidata in quasi trent’anni di collaborazione, ha consentito di trasformare il sistema irriguo da scorrimento a pioggia di tutta la pianura isontina, da Fossalon a Gorizia, raggiungendo sostanzialmente due obiettivi. Il primo di carattere economico a favore delle imprese: la

Le aziende agricole possono produrre nel periodo estivo anche in presenza di criticità atmosferiche trasformazione delle infrastrutture irrigue, infatti, conferisce un vantaggio competitivo alle imprese agricole della zona consentendo loro di continuare a produrre per tutto il periodo estivo anche in condizioni di criticità atmosferiche, oltreché garantire un contenimento di costi in termini produttivi. Il secondo di carattere competitivo: il sistema a pioggia consente di risparmiare il 60 per cento di acqua. Praticamente nell’intera pianura isontina le obsolete canalette in cemento sono state sostituite da un sistema moderno, efficace, utile e meno dispendioso, particolarmente apprezzato in questi mesi in cui il problema della reperibilità di acqua rappresenta la principale fonte di preoccupazione per chi lavora nell’ambito dell’agricoltura, oltre che uno dei costi di funzionamento tra i più gravosi.

Un mercato interno che vive una profonda stagnazione nei consumi, anche a causa della complessità e inefficienza della macchina-Stato, i cui servizi erogati sono ben al di sotto del costo che ogni contribuente deve sostenere. A tutto ciò negli ultimi due anni si sono aggiunti la pandemia da coronavirus che continua a generare contagi e lutti e, da alcuni mesi, il conflitto in Ucraina tra tragicità, dolore e riflessi negativi sulle economie del Vecchio Continente. Un mix di fattori che ha prodotto il progressivo impoverimento della nostra popolazione, che non può permettersi di consumare se non lo stretto indispensabile. I “costi” della pandemia sono stati assorbiti direttamente dagli stessi imprenditori, che personalmente hanno investito nelle aziende e che ora con il ritorno alla vita di questi mesi tornano a respirare convivendo con il coronavirus. Purtroppo i riflessi della guerra in Ucraina stanno incidendo in maniera pesante oltre che sulle imprese, anche su tutte le famiglie, dove l’elevato aumento del costo di beni come la luce, il gas, la benzina, il gasolio e di molti generi alimentari primari sta mettendo in difficoltà milioni di persone, generando un aumento dell’inflazione i cui effetti sono pesanti su tutto il sistema socio-economico nazionale. Il timore è che nei prossimi mesi la situazione peggiorerà ulteriormente, in particolare quando ad autunno inoltrato anche per le famiglie ci saranno le bollette domestiche che schizzeranno alle stelle a causa del riscaldamento. Bollette che, per le imprese, sono un peso enorme da sopportare durante tutto l’anno. Da tutto ciò, al momento, è difficile intravedere una via d’uscita in tempi brevi. Per alleviare il peso dei costi e del galoppo dell’inflazione va definitivamente preso in mano il tema del “cuneo fiscale”. Se ne parla da quasi un decennio - ricordo di aver scritto in tal senso all’allora primo ministro Matteo Renzi ancora nel 2014 - della necessità di porre mano al costo del lavoro nel nostro Paese. Già nella legge di Bilancio 2020 il Governo aveva inserito il tema della riduzione del costo complessivo del lavoro. La somma dei contributi previdenziali e delle imposte dirette e indirette incide in maniera troppo pesante sulle buste paga dei lavoratori e sui bilanci delle imprese. È ormai improrogabile la necessità di diminuire il costo del lavoro alle imprese per consentire anche di aumentare l’occupazione e, contemporaneamente, ridurre la tassazione che grava sugli occupati per consentire loro di avere a fine mese una maggiore disponibilità ormai fondamentale per affrontare i nuovi costi della vita. Con un intervento sul “cuneo fiscale” e a parità di esborso complessivo per le imprese, i dipendenti con retribuzioni ricomprese tra i 1.200 e i 2.200 euro potrebbero ricevere anche 600 euro mensili in più. Gli imprenditori rinuncerebbero ai benefici della riduzione del costo del lavoro a fronte, però, di un incremento di quanto percepiscono i loro dipendenti. Per aumentare nell’immediato il potere d’acquisto delle famiglie si potrebbe pensare di erogare mensilmente la quota corrispondente della tredicesima e quattordicesima, ma al contempo rivedere al ribasso i tetti dei permessi retribuiti e delle ferie ricompresi nei vari contratti collettivi nazionali del lavoro (Ccnl), per consentire un immediato recupero della produttività per le imprese. Solo così potrà ripartire in maniera ancor più decisa e stabile la nostra economia, generando anche nuove e sicure entrate fiscali per lo Stato.


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