mendola

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Lo splendido “Salone di caccia” dell’Hotel Penegal attuale Villa Imperiale

In copertina Il balcone e la torretta centrale dell’Hotel Penegal attuale Villa Imperiale ( Foto Faganello – Zotta ) In terza di copertina La piccola statua della Madonna che sorge al centro della piazzetta della Mendola (Foto Faganello – Zotta) In retro copertina Una visione aerea della Mendola, oggi; sullo sfondo il lago di Caldaro e la Valle dell’Adige (Foto Faganello – Zotta)


Premessa Il Passo della Mendola viene spesso citato in Alta Val di Non come una delle residenze estive della Corte imperiale asburgica; sulla base di questa voce popolare è stato scelto il titolo di questo fascicolo. Ma le ricerche storiche eseguite proprio in preparazione di questo fascicolo hanno dimostrato l’assoluta infondatezza di quella voce popolare; non vi sono infatti testimonianze di ripetuti soggiorni dell’Imperatore al passo della Mendola, ma solo di una sua visita nel 1898 insieme all’Imperatrice Elisabet-

ta e di un suo passaggio nel 1905 quando si recò in Valle di Non per ispezionare le truppe impegnate in manovre militari. Abbiamo tuttavia mantenuto inalterato il titolo già scelto, avvertendo però il lettore che l’aggettivo “imperiale” va inteso non come dell’imperatore”, bensì come “degna dell’imperatore”; non v’è dubbio infatti che la Mendola nel periodo a cavallo del secolo raggiunse una tale notorietà internazionale come stazione turistica estiva, da poter essere annoverata fra le migliori di tutto l’Impero.

Il Grand Hotel Penegal in una fotografia dei primi del secolo. (collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)


Le origini Eppure fino a pochi anni addietro la Mendola era un’oscura località di confine fra due regioni dell’immenso impero austro – ungarico, pressoché sconosciuta e difficilmente raggiungibile; collegata con una strada appena carrozzabile, poco più di un sentiero, alla Val di Non da una parte e alla piana di Caldaro dall’altra, era costituita da un maso, adibito anche ad osteria, con la stalla per il cambio dei cavalli e alcuni letti per consentire ai passeggeri di passarvi la notte. Non è difficile intuire che gli ospiti erano tutti gente del posto, che si recava sull’altro versante per motivi di commercio o di affari; il sentiero della Mendola infatti accorciava di molto il tragitto per recarsi dall’Alta Val di Non a Bolzano e viceversa. Il maso-osteria della Mendola era in origine proprietà dei Conti Thun, che per secoli hanno esercitato il potere feudale su grande parte della Val di Non; ne fa fede un interessantissimo documento datato 14 luglio 1814, con il quali i Conti Thun affittarono il maso e l’osteria al curato di Ruffrè don Antonio Gabardi. Il documento è tanto preciso nelle clausole e nelle condizioni d’affitto, che riteniamo opportuno trascriverlo integralmente, come preziosa testimonianza degli usi e costumi dei nostri padri.

La pietra che sovrastava il portale dell’antica osteria; è leggibile in alto la data 1620 ( Foto Faganello – Zotta )

Tirolo meridionale Il giorno di giovedì li 14 del mese di luglio anno milla ottocento e quattordici 1814 – in Castel Brughier Comune di Coredo e Cantone di Denno. 1. In seguito dell’ordine avuto dalli fratelli Conti de Thun di castel Brughier di concedere in locazione temporale per anni – 9 – il loro maso ed osteria alla Mendola al qui presente signore don Antonio Gabardi Curato di Ruffrè colla facoltà di poter costituire uno dei suoi fratelli e nessun altra persona senza espresso permesso della parte locatrice e ciò fu concertato per l’annuo affitto di fiorini cento e quaranta otto F. 148 – pagabili in due rate cioè la prima li ventinove – 29 settembre del corrente anno con F. 78 – e la seconda l’anno venturo 1815 a Sant Giovanni gli 24 del mese di giugno con F. 70 -. Oltre dell’annuo affitto già sopra descritto il sumentovato Sign. Curato si obliga nel termine di due anni di far fabricare quattro camere nella casa della Mendola ove gli verrà indicato e ciò si intende dove la situazione sarà più approposita e a minor spesa, queste camere saranno fabricate a tutto carico della parte conduttrice, solamente la parte locatrice per la fabrica delle predette quattro camere, permetterà e concederà licenza di prendere il necessario legname nella sua montagna e somministrerà tutta la calcina occorrente per tale fabrica

e tutte le rimanenti spese di qualunque sorte sarà tenuto a sostenere il Sign. Curato…. così convenuto anche questa fabrica … d’affitto anticipato le riferite quattro camere dovrà farle stabilire e con buoni usci a seratura e finestre a lastre …. da potersi abitare nel termine prescritto e la parte conduttrice non potrà pretendere in alcun tempo risarcimento alcuno perché così fu stabilito, il Sign. Conduttore si raccomanda alla benignità delli prelodati Signori Conti Locatori, dopo che saranno fabricate le camere che li venghi provveduto un fornello. 2. Questa locazione avrà il suo principio a Sant Giorgio ultimo scorso, avendo in questo anno la parte conduttrice la raccolta del fieno e rispetto a quella dei campi l’anno venturo 1815 – anzi ancora in quest’anno può seminare delle rape e poi dopo la raccolta delli foraggi fatta dal vecchio conduttore seminerà la segala per l’anno venturo. Al possesso dell’osteria anderà al prossimo Santo Michele e per ora deve abitare la stuffa e cuccina ed aderenti camere vecchie. 3. Gli effetti componenti questo maso sono tuti li prati e campi situati a mano destra della strada che da Ruffrè porta a Bolzano come anche gli due prati al Colaré sulla montagna di Cavareno, potrà pure percepire la parte conduttrice le ceste dei fovi dalla Comune


di Cavareno, ma senza garantirlo. Tutta la montagna compresi anche i prati esistenti in questa è riservata per i signori Locatori solamente a piedi della suddetta verrà disegnato un pezzo di pascolo a piacimento delli signori Locatori affinché il Sig. conduttore possa far pascolare dalli otto alli dieci capi di bestie bovine. Le dase di larice dovrà farle fare con regola e lasciarci le dovute corone brocone e legna secca, ed altre dase per uso del maso ed osteria ne potrà fare a piacimento; ma non sarà permesso di tagliare nissuna pianta verde, se poi col andar del tempo venisse a mancare la legna secca si dovrà rifirmare per avere riscritto il luogo, qualità e quantità che potrà tagliare per il bisogno del sudetto maso ed osteria. Per mantenimento delle sieppi necessarie, dopo aver doperate le piante sradicate e scavizze dall’intemperia dei tempi, potrà servirsi a meno danno di piante verdi. La spesa dei canoni per condur l’acqua al maso sarà a tutto carico del sig. conduttore avendo la libertà di servirsi dei necessari pianti della montagna ad uso dei canoni, come pure il coperto del fienile sarà mantenuto in buon ordine dalla parte conduttrice e gli rimanenti coperti sono da mantenersi a spese della parte locatrice.

4. Il prato dirimpetto alla casa della Mendola, a parte sinistra della strada che porta verso Bolzano è pure stato concesso al sig. conduttore coll’obbligo impostogli che ogni qual volta che si porterà alla Mendola o che passerà per-

sona di questo Castello con cavalli debba somministrare il fieno gratis e la biada sarà pagata. Non sarà permesso alla parte conduttrice vendere né fieno, né paglia, né lettame ma il tutto deve essere consumato dal maso. Il vecchio condut-

tore Zadra alla sua partenza deve lasciare trecento benne di lettame inventariato, e poi tutto quello che ci fosse di più; lo stesso dovrà fare il …. sig. conduttore restituire le trecendo benne di lettame e poi lasciare tutto quello vi fosse di più sen-


za nissun risarcimento. La parte conduttrice avendo ora ricevuti li prati con buone sieppi fatte in quest’anno, e i prati curati; perciò alla sua partenza dovrà lasciare tutto in questo stato. 5. Questa locazione s’intende fatta a tutto rischio e pericolo della parte conduttrice, che per qualunque disgrazia non potrà mai pretendere nessun rilascio, neppur per casi estraodinari. Il sig. conduttore sarà tenuto di migliorare e non peggiorare la casa e effetti compresi in questa locazione. Mancando la parte condut-

trice ai patti, e punti convenuti in questa locazione, e specialmente al puntuale pagamento, la presente locazione sarà sciolta e rotta a piacimento della parte locatrice, solamente si raccomanda il sig. conduttore, che se le quattro camere convenute non fossero terminate con tutta l’esatezza nel termine dei due anni e che rimanesse solamente picciol parte a compimento della fabrica, che su di ciò la parte locatrice non andasse con rigore. Succedendo poi la partenza del sig. Curato dalla casa di Ruffrè la parte locatrice

puotrà per questo mottivo rompere a piacimento in qualunque tempo questa locazione. La parte conduttrice si obbliga di mantenere l’osteria in mediocre credito almeno affinché il passeggero non abbia a lagnarsi. 6. Tutte le imposte di qualunque sorta sono a carico della parte locatrice, e tutti gli rimanenti aggravi sono da supplirsi dalla parte conduttrice. Se abbisognasse alla parte locatrice un volto per suo uso la parte conduttrice lo dovrà concedere. Chiedendo gli signori Conti locatori a che tempo a loro piacerà un … sigurtà capace di sostenere i riferiti punti in questa locazione convenuti il signor conduttore dovrà presentarla otto giorni dopo la richiesta, e la sicurtà in forma legale dovrà assumersi tutto il peso di questa locazione. Il registro di questa locazione sarà a tutto carico del sig. conduttore. Tutto ciò seguì alla presenza delli sottoscritti testimoni Giacomo del …. Benedetto dal Ri della frazione di Nano Comune di Tassullo e di Silvestro del … Giovanni Conci di Taio. Nicolò Sparapani d’ordine stipulò la presente locazione scritta in doppio originale cioè questo scritto di mio carattere è stato consegnato al sig. conduttore, e l’altra copia rimasta al Castello. Don Antonio Gabardi curato di Ruffrè aceto questa locazione scritta in duplo cioè la presente di carattere del sig. agente Sparapani e la consimile consegnata al Castello di mio carattere. Giacomo Dalrì testimoni Silvestro Conci testimoni

Una pagina del libro di cassa dell’osteria della Mendola; le date testimoniano il passaggio del fronte napoleonico (dalle truppe austriache alle truppe francesi)


La struttura originale dell’albergo sulla cima del Penegal (Foto del 1908 – Collez. Martin Sölva – Caldaro)

La strada della Mendola agli inizi del secolo. (collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico).


La strada Ma la situazione è improvvisamente cambiata a partire dal 1880, data di inizio dei lavori di costruzione della nuova arditissima strada che sale da Appiano – Caldaro fino al Passo della Mendola; progettata e costruita come strada militare, essa ha assunto in breve tempo un preminente interesse turistico e commerciale e, traendo la Mendola dal secolare isolamento in cui si era sempre trovata, ne ha fatto una località di villeggiatura estiva di primissimo ordine. Molto interessanti sono le testimonianze dell’epoca che riportiamo nelle pagine che seguono (gli articoli del “Tiroler Bote” sono stati tradotti dagli originali giacenti presso la Biblioteca del Tiroler Landesmuseum “Ferdi-

Bella visione degli ultimi tornanti della strada della Mendola Cartolina del 1901 – Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico

nandeum” di Innsbruck) dalle quali risulta in maniera inequivocabile come già più di 110 anni fa il Passo della Mendola fosse meta di turisti provenienti da ogni parte d’Europa; si pensi che nel 1896 vi era un servizio regolare di “omnibus” che collegava Bolzano con il Passo ben quattro volte al giorno! Particolare interesse riveste poi lo scritto di Vigilio Inama, nel quale si dibatte un tema che, a quanto pare, rimane sempre attuale in queste terre di confine: la predominanza di un gruppo etnico sull’altro. Le conclusioni tratte da Inama sono evidentemente rapportate all’epoca sua (1904) e alla situazione politica di allora.


Foto del 1920 (collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

Da “Tiroler Bote” 1881 – pag. 2413 La strada della Mendola: Tre fra le maggiori opere realizzate durante la monarchia, si trovano riunite su un territorio relativamente piccolo nel Sudtirolo. Si tratta della ferrovia Bolzano – Merano appena ultimata e della sistemazione idrogeologica dell’Alveo dell’Adige, eseguite contemporaneamente; inoltre, distinta dalle altre due, della strada per la Mendola. L’importanza di quest’ultima si deduce dal fatto che mentre ha aperto territori delle Valli di Non e di Sole, finora totalmente chiusi verso la Val d’Adige, ha nel contempo assunto un particolare significato strategico quale continuazione della strada del Tonale. Per quest’ultimo motivo se ne interessò molto a suo tempo il conte Radetzky, il grande Felmaresciallo austriaco, mentre per l’ispettore Duile, che già dal 1820 sollecitava l’iniziativa, essa era da realizzare principalmente perché consentiva un congiungimento dell’Alta e media Val d’Adige con la Val di Non, la Val di Sole e la Val Camonica, territori che fino al completamento della strada della Mendola non avevano alcun accesso, all’infuori della strada che da Mezzolombardo risaliva le sponde del Noce. I costi della gigantesca opera fino alla Mendola dovrebbero ammontare a circa 200.000 fiorini, considerato che normalmente le spese di tutte le opere stradali vengono sostenute dall’erario, mentre i comuni sui cui territori vengono eseguiti i lavori che devono cedere i

tratti di terreno interessati, che sono pressoché privi di valore. Il primo progetto, che risale all’inizio degli anni ’50 e prevedeva un congiungimento dell’Alta Val d’Adige con la strada della Val di Non, è valido anche adesso con alcune piccole modifiche. La strada presso Frangarto a 7 km da Bolzano sale da Cornaiano verso i castelli Wartburg ….. (prosegue poi la descrizione del tracciato, dei punti panoramici, dei muri di sostegno, dei terreni impervi) ….. … al Passo ci si accorge veramente di aver attraversato un confine; qui si entra nel cosiddetto Tirolo italiano. Ci se ne accorge in particolare perché ¼ di vino, una minestra, una frittata, caffè, pane e sigaro costano in tutto 57 Kreuser, cosa dalla quale osti dovrebbero trarre esempio!! Nella primavera prossima verrà costruito qui un grande albergo, al quale certamente si aggiungeranno ben presto altre costruzioni, quando sarà iniziato l’ultimo tratto di strada, che congiungerà la Mendola con la rete stradale della Val di Non. Questi lavori verranno appaltati prima dell’inizio dell’anno 1883 e fino ad ora non è ancora stato deciso se la strada del Tonale dovrà passare per Cles o per Fondo. Se dovesse passare per Cles, dovrà essere gettato un ponte sopra la forra di S. Giustina. Una costruzione che comporterebbe costi molto elevati. In ogni caso questo tratto comporterà notevoli difficoltà.


Méndola o Méndelpass Era, pochi anni sono, uno dei più disastrosi, ma anche dei più frequentati sentieri, che mettevano in comunicazione, già fino dai tempi più antichi, la valle di Non Alta colla valle dell’Adige. Il sentiero saliva, con lievi pendenze, dai villaggi di Cavareno e di Fondo, serpeggiando fra folti boschi di abeti e pini, fino all’insellatura (m. 1365) che sta fra la cima del monte Rovégn e quella delle Largadàne, o, come ormai comunemente è detta, del Pénegal. Di là non scendeva ma precipitava ripidissimo, dirupato, sassoso, scosceso sopra Caldáro, per congiungersi quivi alla strada che menava a Bolzano. Nella insellatura v’era una povera e piccola casa, antico hospitium, adibita ad uso osteria, dove chi avesse voluto, poteva anche passarvi la notte; giacché l’oste teneva a disposizione dei passeggeri due misere stanzuccie, che non gli erano necessarie per la famiglia. Ma ben pochi ne approfittavano; i più non si fermavano là che quel tanto che fosse appena necessario per riposarsi dalla stanchezza del cammino e rifocillarsi con un buon bicchiere di buon vino e poco cibo. L’osteria era condotta da una famiglia italiana; né passavano di là, di regola che italiani, per recarsi nella sottoposta valle dell’Adige, donde, sbrigati i loro affari, ritornavano per la medesima via alle case loro. Il passo era detto la Méndola, nome certo antichissimo ma di oscura etimologia. Che i tedeschi di Caldáro e di Bolzano al di là del monte, lo dicessero Méndel o Méndelpass appena si sapeva; essi vi passavano di rado, ed al doppio nome, ad ogni modo, nessuno badava. E’naturale che sul confine di due nazionalità diverse ogni luogo o paese porti due nomi; giacché ogni popolo ne usa uno suo proprio. Alle volte i due nomi sono affatto diversi, nati e formati chi sa come e chi sa quando, indipendentemente uno dall’altro,

presso ciascheduna nazione; il più delle volte invece il popolo che giunse dopo adoperò il nome che v’era già prima, adattandolo naturalmente alla pronuncia della propria lingua. Così avvenne di “Méndola”, cui i tedeschi, arrivati ai monti nostri, ridussero a “Méndel” o “Méndelpass”. E vi arrivarono relativamente tardi. Cominciarono essi a scendere dalle pianure della Baviera dal sesto secolo dopo Cristo e mano mano avanzarono nelle valli del Tirolo, sostituendosi lentamente alle popolazioni retiche e reto-etrusche, che prima le occupavano. In qual tempo siano giunti nella valle dell’Adige e ai monti dell’Anaunia, non sappiamo; certo è tuttavia che l’elemento retico, o ladino ed italiano che vogliasi dire, si manteneva ancora abbondante nella Valle Venosta e a Caldáro nel secolo XV. Chi volesse esaminare, senza preconcetti o pregiudizi di nazionalità, i quali troppo spesso annebbiano la serenità dell’indagine, i libri dello stato civile nella parrocchia di Caldáro, che incominciano, dallo scorcio del secolo XVI, troverebbe che ancora in quel tempo, una gran parte della popolazione v’era italiana. Solo durante il secolo successivo l’elemento tedesco prese la prevalenza e soverchiò interamente l’italiano. Ad ogni modo la Méndola fu lembo di territorio schiettamente italiano sino a poco fa. Le cose mutarono affatto da 40-45 anni a questa parte; dopo che venne costruita la bella strada militare carrozzabile, che congiunge Bolzano col passo Tonale, e che passa appunto per la Méndola. Fu allora che una nobile e ricca famiglia della valle di Non vendette il bosco della Méndola al Comune di Caldáro, per troncare si disse, lunghi litigi che vertevano incresciosi su questioni di confine. Presto dopo il Comune di Caldáro, rivendette due grandi appezzamenti di quel bosco a due signori tedeschi, i quali vi fabbricarono, con savio accorgimento, due alberghi per soggiorno estivo alpino. I due alberghi prosperarono rapidamente, si ingrandirono ogni anno di più, attirarono un numero sempre maggiore di forestieri, ai quali offrivano ed offrono ogni migliore comodità di vitto ed alloggio, ogni più squisita attrattiva di buon gusto e di lusso, da gareggiare certamente coi migliori del genere. Ai primi due alberghi grandiosi, altri tre o quattro minori si aggiunsero presto, a questi alcune eleganti ville private; cosicché, costruita anche, da un anno fa, la ferrovia funicolare di Caldáro, la quale riduce a meno di due ore il viaggio da Bolzano alla Méndola, che prima ne richiedeva ben sette, il modesto e solitario passo d’una volta venne in breve tempo trasformato in una della più stupende stazioni alpine che le Alpi nostre possano vantare. Splendido il panorama che vi si gode,

Panorama della Mendola agli inizi del 1900 (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)


sia sulla valle dell’Adige sia sulla Valle di Non, colle creste bizzarre e biancheggianti del Rosengarten da un lato del gruppo di Brenta dall’altro; folti e ombrosi i boschi di faggi e di abeti che si distendono di qua e di là della strada; morbidi i prati verdeggianti che ci sono sparsi di mezzo, attraverso a’ quali si sale con dolce pendio all’alta cime del Rovègn, donde si spiega dinanzi ampio e imponente tutto il maestoso anfiteatro della catena alpina. A migliaia e migliaia quivi ormai traggono i forestieri nei mesi dell’estate, quali per passarvi una lieta giornata solamente, quali per restarvi più settimane o mesi in dolce riposo, aspirando le fresche e leggere aure imbalsamate dal profumo resinoso dei boschi. Tutta questa numerosa colonia estiva è tedesca. Tedeschi, come si è etto, gli albergatori, tedesche, una sola eccettuata, del barone Salvadori di Trento, le ville, tedeschi tutti i forestieri che, dall’aprile al novembre, d’ora in ora, di giorno in giorno si mutano e rimutano nell’incantevole soggiorno. Pochi o pochissimi i forestieri francesi od inglesi, meno ancora gli italiani. Questi nell’anno passato erano dieci o dodici, né credo ve ne siano mai stati tanti negli anni antecedenti. Che in tali condizioni il nome di Méndel-pass abbia cacciato di posto e sostituito ormai quasi del tutto l’antico e modesto nome di Méndola, non è punto da meravigliarsi. Gli orari della ferrovia, gli uffici postali e telegrafici, le cartoline illustrate, tutto è fattura tedesca, su tutto c’è Mendel, o Mendelpass, o Mendelbahn, o Mendelhof; i giornali tutti, tutti i manifesti, grandi o piccoli, semplici o colorati, ripetono questi nomi. Ed è naturale, ed è giusto anche che così sia. Ognuno ha diritto di usare la propria lingua. Noi del paese possiamo deplorare la cosa; ma pretendere che i tedeschi dicano Méndola è pretesa ingiusta, ed è assurdo il volere che i forestieri francesi o inglesi, o italiani, i quali non vengono a conoscere questo luogo che per mezzo dei tedeschi, sappiano che da noi esso è denominato “la Méndola”. Continuiamo pure noi a ripetere questo nostro nome; ma se volevamo che esso si allargasse nel mondo, e fosse adottato da tutti gli italiani, dovevamo costruire noi lassù i nostri alberghi, far stampare noi le nostre cartoline, farlo mettere sugli orari e sui registri postali, e sui manifesti e diffondere così ovunque la conoscenza colle guide e coi giornali. Se non lo abbiamo fatto colpa nostra; non leviamo ora, per carità, inutili piagnistei, i quali, per quanto generosi e patriottici, non hanno altro effetto che di mettere in maggiore evidenza o l’ignavia o la debolezza nostra. La Méndola è ormai un lembo di suolo italiano che i tedeschi ci hanno tolto. Riconosciamolo rassegnati, e impariamo da questo fatto, che un popolo, non solo colle scuole e cogli asili, ma anche, e forse più, colle strade e cogli alberghi, può conquistare e conservare alla propria nazionalità qualche tratto di suolo. Ma se possiamo deplorare questo fatto, non dobbiamo tuttavia, né rammaricarci né spaventarci di troppo. Le nazionalità né si conquistano né si difendono disputando palmo a palmo il terreno sul confine ultimo che le dividono. Non tutte le fortezze sono poste proprio sul lembo de’ confini: ma nei punti meglio adatti, vicine o anche non del tutto vicine, a questi. E per noi le fortezze sono le città e le grosse borgate delle nostre valli. In queste occorre

tenere vivo il sentimento della italianità, la cultura, la vita intellettuale italiana. Quando ciò si faccia, lasciamo pure che l’eco dei nostri monti ripeta all’intorno, per qualche mese dell’anno, il rauco suono di una favella forestiera. Nulla questo muterà nelle condizioni etnografiche delle valli nostre. Non spaventiamoci. Il carattere etnico di un popolo non può mutarsi con piccini espedienti artificiosi. La stessa Valle di Non, per non allontanarci dalla Méndola, ne offre la prova. In essa esistettero per oltre cinque secoli, intromesse violentemente dalla prepotenza politica, come cunei divisori od acidi disolventi, parecchie giurisdizioni tirolesi o patrimoniali, come erano dette. V’era la giurisdizione di Castelfondo, quella di Flavòn, quella di Sporo, di Mezocorona, altre forse. Le famiglie dei dinasti quivi erano tedesche, o se italiane, assai propense alla nazionalità tedesca; tedeschi sempre o quasi sempre i capitani o governatori (Pfleger) messi a reggerle, tedeschi gli ufficiali subalterni, i servi, di dipendenti d’ogni specie, tedesca la corrispondenza ufficiale con governo del Tirolo. Ebbene, dopo cinque o sei secoli di tale governo, dal XIII al XIX, chi oggidì può accorgersi che in queste parti della valle le condizioni etnografiche della popolazione siano minimamente diverse da quelle delle altre parti che rimasero sempre sotto il governo de’ vescovi? Egli è che la nazionalità nostra è singolarmente vigorosa e robusta, e che non lasciarsi intaccare o alterare da elementi stranieri che v’entrino, questi ella assorbe in se e con se identifica. Una prova sola, fra le molte che potrebbero mettersi innanzi, vogliamo qui addurre. Chi di noi non ha notato, e non ha sentito assai frequentemente notare, non di rado con aria canzonatoria contro la schietta nazionalità nostra, i molti nomi tedeschi di famiglia che vi sono nel Trentino? I Fuchs, i Landstäter, i Tschurtschenthaler, i Thaler, i Perger e cento e cento altri? Or bene, a chi ben guardi, questi nomi appunto sono la prova più evidente della robusta vigorosa e schietta italianità nostra. Queste famiglie vennero certamente fra noi, in tempi quali più quali meno remoti, da terre tedesche, ma esse anziché intaccare la purezza della nazionalità nostra, furono da questa assorbite, e diventarono esse pure italiane; italiano e non solo di lingua, di usi e costumi, ma italiane, ciò assai più vale, di idee, di pensiero, di sentimento, di coltura, di aspirazioni. Percorrete collo sguardo i due Elenchi che il Circolo Trentino di Milano pubblicò recentemente, l’uno dei Trentini che emigrarono, per sottrarsi a un governo che non era loro simpatico, nel Regno d’Italia, dopo che questo fu costituito, l’altro, più significante assai, dei Trentini che dal ’48 in poi presero parte, come volontari, alle campagne combattute per la indipendenza italiana, e vedrete quale e quanta bella mostra di sé vi fanno questi cognomi di forma tedesca portati da persone ormai diventate schiettamente e bellamente italiane. Ferrara, nel dicembre 1904 Vigilio Inama


I due più grandi e celebri alberghi della Mendola: Sopra il “Mendelhof” (Hotel Mendola) nel 1898 e sotto il “Penegal” - Attuale “Villa Imperiale” nel 1899 (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)


Gli alberghi Se la costruzione della nuova strada ha tolto alla Mendola dall’isolamento, il vero lancio turistico della località è però avvenuto con la costruzione dei due grandi alberghi che per anni sono stati annoverati fra i migliori di tutta la regione: l’Hotel Mendola (o”Mendelhof”, come era conosciuto in tutto l’impero austro – ungarico) e l’Hotel Penegal”Villa Imperiale”. La loro costruzione risale ai primissimi anni dopo l’apertura della strada; il “Mendola” venne costruito addirittura insieme alla strada, risultando già famoso e molto frequentato nel 1895; esso è sorto sopra il vecchio maso-osteria che per secoli ha costituito l’unico fabbricato esistente al Passo Mendola (vi sono testimonianze della sua presenza fino dal 1600).

Il “Penegal” venne aperto al pubblico nel 1896. Un altro albergo delle stessa epoca molto conosciuto era l’”Aquila d’oro” (Hotel “Zum goldenen Adler”), che non era sul Passo, ma sovrastava l’abitato di Ruffrè in posizione dominante; forse per questa sue posizione il suo nome venne in seguito trasformato nell’attuale “Albergo Castello”. Autori del lancio turistico della Mendola furono in particolare due persone, i cui nomi ricorrono in tutte le cronache dell’epoca: M. Spreter, proprietario del Mendelhof, e Alois Schrott, proprietario del Penegal.

L’albergo Caldaro (Cartolina del 1909 – Collez. Siegfried Sölva – Caldaro)


Da “Tiroler Bote 1895” – pag. 1561 L’Hotel Penegal sulla Mendola, fatto costruire dal dott. Alois Schrott, proprietario di Castel Forst, promette di diventare uno dei più belli e grandiosi alberghi di tutta la regione. Esso contiene più di 120 locali, fra camere e saloni, oltre ad uno spazioso ristorante, una sala da biliardo, un salone per signore, sala da musica e da pranzo alta 5 metri capace di contenere 200 persone. La distribuzione interna è tale, che i locali nei quali si svolgono attività rumorose, come da cucina, l’office, la lavanderia, ecc., sono stati sistemati tutti su uno stesso piano all’esterno della casa, legato però al corpo principale con un apposito passaggio. Il fabbricato dell’albergo ha una lunghezza di 104 metri ed ha verso occidente una terrazza, sulla quale la mattina si può far colazione godendosi il panorama e la verde frescura del bosco. Dall’albergo si affacciano 24 balconi e sull’ala verso levante s’innalza una torre alta

Foto del 1908 (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

10 metri con un orologio che supera il 5° piano del fabbricato. Dai balconi si gode una vista circolare dal Rosengarten fino all’Ortles. Il fabbricato è circondato da 26 ettari di bosco. La direzione dell’Hotel verrà affidata al cognato del proprietario, Ladislao Spitkò, proprietario dell’albergo “Aquila d’oro”.

Visione dell-Hotel Penegal a fine ‘800 - Attuale “Villa Imperiale” (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)


Antica stampa dell’Hotel Regina del Bosco a Ronzone, della stessa epoca dei grandi alberghi della Mendola (Collez. Arch fabio Bartolini – Sarnonico)

Da “Tiroler Bote 1896” – pag. 1128 ALPENHOTEL PENEGAL Questo albergo di prima categoria al Passo della Mendola presso Bolzano a 1362 metri sul livello del mare lungo la bella strada della Mendola ricca di vedute panoramiche, che costituisce già di per sé una grossa curiosità, è raggiungibile in 5 ore con un servizio di omnibus in partenza 4 volte al giorno dall’hotel Grifone e dall’hotel Europa di Bolzano, disimpegnato con carrozze aperte panoramiche attrezzate per trasporto bagagli, che passano per i territori di Appiano e Caldaro ricchi di castelli. Per il ritorno bastano 3 ore. La posizione dell’albergo è privilegiata ed offre una meravigliosa vista prospettica dai suoi numerosi balconi e terrazze; sugli altri tre lati la costruzione è circondata dal bosco. Soprattutto il clima sulla Mendola merita di essere ricordato. Nonostante la considerevole altitudine della località, esso è asciutto e senza vento. Per questo motivo un soggiorno al Passo della Mendola è quanto mai raccomandabile dalla primavera fino all’inverno. Per conseguenza si registra quassù la più lunga stagione turistica fra le località di villeggiatura dell’arco alpino. Per le persone sofferenti di nervi e di ane-

mia, così come per le diverse forme di disturbi cardiaci, la Mendola ha fami di aver procurato grandi vantaggi. Ciò in virtù dell’aria mite ricca di ozono, delle passeggiate nel bosco con moderati dislivelli, della buona acqua di sorgente e di altri grandi qualità. Questa località merita quindi di essere tenuta in grande considerazione per un soggiorno estivo. Per l’anno 1897 verrà aperto dal proprietario dell’Hotel Penegal uno stabilimento idroterapico, affidato all’abile direzione di un medico esperto. Come è noto, la Mendola offre affascinanti attrattive naturali con i famosi punti panoramici del Penegal e del Roen, che presentano un quadro grandioso ed incomparabile, tanto che il Penegal è chiamato a buon diritto il “Monte Righi” del Tirolo. Le persone che amano la tranquillità, trovano al Passo stesso meravigliosi, incantevoli punti panoramici sia sulla Val d’Adige che sulla Val di Non e sulle meravigliose catene di monti tutt’ intorno, le Dolomiti, il Brenta, la Presanella, l’Adamello, il Gruppo dell’Ortles; gli stupendi effetti di luce al tramonto del sole rimangono impressi per sempre, come ricordi incancellabili del nostro ambiente alpino per coloro che anche una sola volta li abbiano ammirati.



Riproduzione della cartina originale allegata alla Relazione Tecnico-Finanziaria elaborata nel 1905 dalla “Commissione Tranviaria per la Tramvia dell’Alta Anaunia


Da “Tiroler Bote 1895” - pag. 2132-2186 “…. raggiunta l’altezza del Passo, ci si presenta davanti, ombreggiata dai boschi di larici, la bella casa di campagna chiamata “Villa Camilla” e più avanti s’intravede l’Hotel Mendola, la Mecca ospitale di tutti i visitatori della Mendola. Di fronte sorge la signorile dependance, che ospitò ultimamente la famiglia dell’arciduca. In alto a destra sopra la strada si margini del bosco si vede la maestosa mole dell’Hotel Penegal, fatto costruire dal dott. Alois Schrott, proprietario di Castel Forst. Intorno ad esso ferve un’attività febbrile, perché i lavori devono essere ultimati per l’anno prossimo. Dappertutto risuona il martellio degli scalpelli, lo stridio delle seghe, il rumoroso ardore lavorativo dei muratori e dei carpentieri italiani. Ho dato l’addio all’Hotel Mendola, davanti al quale regna un vivace andirivieni e, nonostante la stagione ormai molto avanzata, un brulichio di forestieri provenienti da tutti i Paesi d’Europa. L’albergo del signor Spreter ha questo di bello, che offre tutte le comodità di un al-

bergo alpino, senza che venga a mancare la cordialità, nonostante il sussiego dei camerieri in frack e l’atmosfera un po’ snob che ne deriva. Qui ci si sente non come in un hotel, ma come a casa propria. Uno sguardo all’intorno e alle svariate ville ed al movimento di persone festanti che di qui transitano, dimostra nel modo migliore quale trasformazione abbia provocato la nuova strada. Essa non ha solo un’enorme importanza strategica, in quanto collega l’Alta e la Bassa Valle dell’Adige con la Val di Non, la Val di Sole e la Val Camonica, come ebbe a dichiarare a suo tempo “Papà” Radetsky, ma ha una uguale importanza commerciale e turistica, come dimostra il grande traffico che la vivacizza per tutto l’arco dell’anno e specialmente durante la stagione di villeggiatura. E dire che lo sviluppo turistico è ancora alla fase iniziale e finora è limitato al delizioso refrigerante pianoro del Passo della Mendola. Per quanto ancora, prima che il flusso turistico si estenda all’altopiano della Val di Non ricco di bellezze naturali, per tendere, attraverso la val di Sole, a Madonna di Campiglio, e qui soffermarsi riverente di fronte alla mae-

Panorama della Mendola nel 1905 – Si vede a sinistra la Villa Maria, in primo piano la Villa Ambach e in fondo l’Hotel Mendola e le torrette dell’ Hotel Penegal – Si noti al centro tra gli alberi il campo arato (Collez. Siegfried Sölva – Caldaro).


Lo stesso panorama 3 anni dopo nel 1908 – Nel campo arato si vede chiaramente il terrapieno costruito per la ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola ( Collez. Siegfried Sölva – Caldaro )

stà delle Dolomiti di Brenta, al giardino delle Giudicarie, alla Val Rendena! Questo giro che offre una grande varietà di bellezze naturali e paesaggistiche e porta il turista in pochi giorni da Bolzano a Trento attraverso la Val di Non, la Val di Sole e le Giudicarie, non è l’unico che la strada della Mendola consente. Dopo l’interessante viaggio attraverso la Val di Non a mezza costa, con la gola della Rochetta ricca di storia e di attrattive naturali, conviene proseguire la marcia verso la ridente borgata di Fondo e di qui su alle Palade e poi giù a mezza montagna per Tesimo e Foiana ricche di castelli, fino a Merano o Bolzano; un’occasione da non perdere! Questo è anche il mio odierno programma. Ho avuto la fortuna di trovare ancora ospitalità per la notte all’Hotel Mendola. ……………………………………… subito dopo l’Hotel Mendola vi è una graziosa cappella e poco distante, sulla destra della strada, una villa restaurata, di proprietà della signora Maria von Bonell di Hall, sulla cui facciata una tabella avverte che l’anno prossimo essa sarà completamente arredata ed abita-

bile. Il posto ai margini del bosco è quanto mai favorevole, tanto più che non molto distante, vi è il rinomato albergo “All’aquila”. Questo si trova a poco meno di mezz’ora dalla Mendola sulla strada verso Fondo. Un asilo molto ben accetto a coloro che non trovano più posto all’Hotel Mendola. Dove la strada piega ancora a ovest verso Fondo, si ha una bella vista panoramica sul poderoso dorso del Roen e, sotto, sul paese di Ruffrè, serenamente disteso nella pace del tramonto. Mentre le dorate nubi della sera coprono lentamente le guglie del Brenta e i ghiacciai dell’Adamello, un tintinnante gregge di capre sgambetta belando sulla strada verso il paesino. ………………………………… Si deve notare che nessuna tabella commemorativa è stata posata a ricordo di un’opera tanto grandiosa, qual è la strada della Mendola. Essa è stata iniziata il 18 agosto 1880, compleanno dell’imperatore, ed ultimata nel 1885. Il maggior merito per aver voluto ed energicamente condotto a termine l’opera va all’allora consigliere superiore cavalier von Felder, ora in pensione.


Le ferrovie Lo sviluppo turistico della Mendola aveva tanto aumentato l’importanza della località, che la strada divenne in breve insufficiente a sopportare il transito delle persone che vi si recavano. Si stava affermando un po’ dappertutto proprio a fine ‘800 il nuovo mezzo di trasporto pubblico rappresentato dalla ferrovia, per cui parve a molti logico che anche la Mendola venisse collegata con il fondo valle per mezzo di una strada ferrata.

La funicolare e sullo sfondo i tornanti della strada (Foto del 1905 – Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

29.07.1898

l’iniziativa viene prospettata al Ministero imperiale dei trasporti a Vienna 16.12.1898 inizio della progettazione (studio dei tracciati, individuazione delle stazioni a monte e a valle, ecc) 14.09.1900 approvazione del progetto di massima agosto 1901 presentazione del progetto definitivo 27.11.1901 appalto dei lavori 03.02.1902 sopralluogo di verifica 10.10.1903 inaugurazione dell’opera

Il lungo viadotto della funicolare (Collez. Arch. Fabio Bartolini – Sarnonico)

Versante tedesco: funicolare Caldaro – Mendola L’iniziativa partì da Caldaro nel 1898 ed è veramente stupefacente come un’opera tanto ardita e tecnicamente avanzata come la funicolare Caldaro – Mendola si sia potuta condurre a ternine in così poco tempo; questa è infatti la progressione delle tappe più importanti nella realizzazione dell’opera:

Dall’idea iniziale all’inaugurazione sono passati quindi 5 anni e 4 mesi! La funicolare Caldaro – Mendola fu progettata dall’ingegnere svizzero Emil Straub (1858 – 1909), un vero specialista nel settore degli impianti a fune. Il tratto terminale della ferrovia, quello che scorre su rotaie a ruote dentate, ha una lunghezza di 2.133 metri con un dislivello di 854: la pendenza media è quindi del 40%, ma nell’ultimo tratto raggiunge una punta del 64%. Sono state costruite due gallerie lunghe rispettivamente 70 e 69 metri e due viadotti di 110 e 25 metri. Originariamente la funicolare impiegava 32 minuti a compiere il tragitto da S.Antonio al Passo; ora ne impiega 12.


Versante italiano: ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola Anche dalla Val di Non si cominciò a guardare alla Mendola con maggiore interesse che in passato; la località aveva assunto un ruolo guida nel panorama turistico della regione e i positivi riflessi si facevano sentire anche nei vicini paesi dell’Alta Anaunia, specialmente Cavareno, Ronzone, Malosco, Sarnonico e, naturalmente, Ruffrè. Anche dal versante italiano venne avanzata l’ipotesi di un collegamento ferroviario con la Mendola e si costituì un apposito organismo, che assunse il nome di “Commissione tranviaria per la tramvia dell’Alta Anaunia Taio – Fondo – Mendola”. Un’altra visione della funicolare e della strada (foto del 1905 – Collez. Arch.Fabio Bartolini – Sarnonico)

La stazione della ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola e il tratto terminale delle rotaie (Cartolina del 1911 – Collez. del “Verein für Kultur und Heimatpflege – Kaltern”).


Motivazione e scopo * * pagine riprodotte integralmente dalla Relazione della “Commissione Tranviaria per la Tramvia dell’Alta Anaunia” elaborata nel 1905. Nella seduta del Consiglio Comunale di Trento del 17 ottobre 1891 si deliberava di procedere alla costruzione di ferrovie elettriche locali, che avessero a congiungere Trento colle valli. Il Municipio di Trento perciò domandò e ottenne la concessione per una ferrovia locale a trazione elettrica da Trento a Malè, ferrovia che deve percorrere la valle dell’Adige parallelamente alla ferrovia Meridionale (linea Kufstein - Ala) fino alla stazione di S. Michele a/A, per quindi scostarsi dalla Ferrovia Meridionale e attraversare la Valle di Non e parte della Valle di Sole, fino a Malè. La lunghezza totale importa km 61,5 circa. La Valle di Non però è molto estesa e assai frastagliata. La parte più florida e pittoresca, l’alta Valle di Non, dalla predetta linea tranviaria non otterrebbe una diretta comunicazione con la ferrovia e colla città di Trento. La ferrovia locale Trento – Malè non viene che ad avvicinare la Valle di Non alta alla ferrovia ed alla città. Ed è precisamente alla stazione di Dermulo – S. Giustina, nel mezzo della valle, al km 3957, che l’Alta Anaunia avrebbe uno scalo ed una stazione vicina. Già fin dal programma generale delle tramvie trentine, si prevedeva come necessità futura un allacciamento dell’Alta Anaunia e del suo capoluogo Fondo, con la linea principale, alla stazione di Dermulo, e per accondiscendere ai desideri dei numerosi e floridi paesi di questa parte della valle, si prometteva di studiare anche questo allacciamento. Anzi qualora l’esito finanziario della tramvia principale fosse assicurato, sotto certe riserve, si dava per sicura la costruzione di una linea completamente anauniese. Di fatto i paesi adiacenti e circostanti alle rive del Novella e quelli dell’altipiano di Romeno se concorrevano finanziariamente ad

appoggiare l’attuazione del grande progetto trentino, era appunto nella ferma fiducia di avere in un non lontano avvenire una linea tranviaria che toccasse le case loro e facesse il loro comodo. D’altra parte, nel mentre l’esecuzione del programma tranviario trentino veniva tirata per le lunghe, l’altipiano della Mendola e Ruffrè, che pur fa parte del territorio anauniese, veniva messo in relazione con una ardita costruzione ferroviaria, la Funicolare della Mendola, con la parte tedesca della Valle dell’Adige e con Bolzano. La costruzione della ferrovia della Mendola ha portato un potente sviluppo all’industria dei forestieri e ha fatto dell’Alta Anaunia un centro assai grande di tale industria. Per facilitare le comunicazione dell’Alta Anaunia verso la città di Trento e mettere la valle in diretta congiunzione colla linea Trento – Malè e colla ferrovia della Mendola venne studiata, progettata e finanziata l’impresa della ferrovia Taio – Fondo – Mendola.

Modelli dei carrozzoni che saranno usati sulla linea Taio-Fondo-Mendola


Piano finanziario della tramvia Taio – Mendola * 1. Entrata per il movimento passageri. a) Forestieri provenienti dalla Mendola, annualmente 20.000 per 26 km b) Forestieri dalla stazione di Taio 5000 per 26 km c) Movimento locale della Mendola e Alta Anaunia nel periodo estivo 10.000 x 2 x 8 km d) Movimento locale generale compreso in tutto l’anno viaggi 90.000 x 13 km Totale persone – km

520.000 per km 130.000 per km 160.000 per km 1.170.000 per km 1.980.000 persone-km

Di questi viaggi il 30% può mettersi di Ia classe e il 70% di IIIa classe, che danno 594.000 persone – km di Ia classe, e 1.386.000 persone – km di IIIa classe, ciò che equivale per la Ia classe a . ..................................................................................................................................Cor. 59.400 e per la IIIa classe a ............................................................................................................................... “ 69.300 assieme ................................................................................................................................................. ” 128.700 2. Entrata del Movimento merci. 300.000 tonnellate – km di merci eguali alle tariffe medie di 2 ct. per ogni q-km ......................................................................................................................... “

60.000

3. Bagagli e Posta. Per trasporto bagagli merci celeri e servizio postale............................................................................ “ 10.000 Totale dei punti 1,2 e 3 . ........................................................................................................................ Cor. 198.700 In cifra tonda 198 mila corone. N.B. E’ da notarsi per confronto che la Funicolare della Mendola nella sola stagione estiva e nel primo anno di esercizio ha incassato dai forestieri un importo di C. 135.000 Le entrate totali non sono certo preventivate esageratamente se si considera il movimento per le altre linee e pella Mori – Arco – Riva che incassa sur un tratto di minore lunghezza (km. 24.402) Cor. 310.000 annue. Dati statistici delle ferrovie locali della Provincia.

1904

Bolzano – Merano

1903 Entr. per km anno

Lunghezza

Persone

Entrata Cor.

Entrata Cor.

km. 31.600

405.077

1.011.944.-

935.007.-

31.623.-

Insbruck - Hall

km. 12.-

234.295

230.698.-

220.248.-

19.250.-

Mori-Arco-Riva

km. 24.500

148.079

310.666.-

284.748.-

12.882.-

Ferr. dello Stubai 1)

km. 18.-

53.712

79.409.-

-

8.800.-

km. 6.300

41.698

86.582.-

80.966.-

13.700.-

dell’Achensee

Transatesina (Bolzano – Caldaro)

km. 10.800

174.047

256.881.-

210.592.-

23.353.-

della Mendola 2)

km. 4.583

55.017

135.529.-

-

-

Mittelgebirge (Innsbruck – Igls)

km. 8.360

124.549

88.397.-

80.568.-

10.500.-

della Valsugana

km. 64.800

346.500

489.100.-

470.344.-

7.525.-

dello Ziller

km. 32.-

122.448

197.435.-

190.305.-

6.170.-

1) la ferrovia dello Stubai fu aperta col 1 agosto 1904 2) la ferrovia della Mendola segna il primo anno di esercizio con un funzionamento dal 1 aprile al 31 ottobre. I dati preventivati per la ferrovia dell’Alta Anaunia da aggiungersi a questa statistica sarebbero, secondo il calcolo della vendibilità esposto di sopra, i seguenti:

Ferrovia dell’Alta Anaunia

Lunghezza

Entrata

Entrata per km anno

km. 26.-

cor.198.000.-

cor. 7600.-

Si potrebbero ancora prendere in considerazione i dati di altre ferrovie alpine e la statistica pubblicata dallo stato ce ne fornirebbe in abbondanza; ma, crediamo, per convincersi della attendibilità della riuscita dell’impresa, siano sufficienti quelli di già esposti. Non si può ragionevolmente ammettere che una linea che unisce due ferrovie di tanta importanza e con un movimento così forte come quella transatesina e della Mendola da una parte e quella Trento – Malè dall’altra, sia inferiore alle linee meno importanti delle nostre alpi.


L’ingresso alla Mendola salendo da Fondo; nella foto sopra (1903) non vi è traccia della ferrovia, in quella sotto (1910) si vedono chiaramente le rotaie (Collez. arch. Fabio Bartolini – Sarnonico).


Conclusione Qui finisce la nostra breve ricostruzione storica della Mendola, residenza imperiale. Potremmo continuare con altre testimonianze, ma nulla aggiungeremmo al quadro delineato con le poche, ma significative pennellate già tracciate. Ai due primi grandi alberghi altre se ne aggiunsero negli anni seguenti (l’Hotel Golf, il Kaltererhof, il Toval, il Dolomiti, il Garnì Petra, il Roen, il Gran Baita) e numerose ville private, ma l’apice della fama internazionale della località era già stato raggiunto e il declino è stato rapido come rapida era stata l’ascesa. I tempi cambiano e il progresso avanza inesorabile; quelli che solo pochi anni prima erano stati mezzi di comunicazione all’avanguardia, presto sono diventati pezzi da museo. L’accesso alla Mendola è divenuto disagevole, in rapporto ai mezzi di trasporto sempre più veloci e più comodi che si andavano affermando.

La splendida veranda in legno dell’albergo Golf (Foto Faganello – Zotta)

Particolare dei balconi in legno dell’albergo Golf (Foto Faganello – Zotta)

La funicolare Caldaro – Mendola ha tenacemente resistito all’usura del tempo ed ancora può svolgere una funzione importantissima nell’economia della zona; la ferrovia Dermulo – Fondo – Mendola invece ha avuto una vita molto più breve, di poco superiore ai 30 anni; nel 1936 infatti è stata abbandonata per essere sostituita da servizi di linea su strada. La Mendola è tornata ad essere una località isolata, tagliata fuori dal grande flusso del turismo internazionale. Poi nel 1955 è arrivata l’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha acquistato tre degli alberghi più grandi (il Mendola, il Golf e il Toval) ed ha assunto in gestione anche il Penegal; una tale concentrazione di complessi alberghieri in un’unica mano ha fatto sperare in un improvviso rilancio della località. Ma gli scopi dell’Università non sono turistici, bensì scientifici; e sotto questo profilo il rilancio c’è stato, eccome! Sotto l’egida della “Cattolica” di Milano si sono tenuti sulla Mendola convegni di assoluto valore mondiale; eccelse personalità sono convenute sul Passo, per mettere a confronto i risultati dei loro studi. Ora i tre alberghi sono rimasti di proprietà dell’università Cattolica, dal 1990 gestiti dalla Cooperativa 13 maggio.


L’atrio e la scala dell’Hotel Mendola.

L’università Cattolica del Sacro Cuore In molte località turistiche durante l’ultimo conflitto mondiale le autorità militari requisirono grandi complessi alberghieri, per destinarli a luoghi di riposo e di convalescenza per soldati feriti. Sulla Mendola questa sorte toccò ai più grandi alberghi (Penegal, Golf, Mendola e Toval), che dopo il 1945, ridotti in uno stato disastroso, passarono all’Ente Tre Venezie,

istituito con lo scopo di amministrare e liquidare tutti i beni abbandonati dalle truppe di occupazione. Per alcuni anni l’Ente Tre Venezie affittò gli edifici a Parrocchie od istituti religiosi, che li utilizzarono come colonie estive; nel 1955 infine, su sollecitazione di due illustri trentini, il dott. Guido Rossi, primo segretario accademico (al quale oggi è dedicata la piazzetta della Mendola) e il prof. Ezio


Franceschini, collaboratore di Padre Gemelli, fondatore nel 1921 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’ateneo milanese acquistò tre dei grandi alberghi. Il quarto, Il Penegal, venne invece acquistato dalla Provincia Autonoma di Trento, che lo cedette in affitto novennale rinnovabile alla stessa Università al canone non proprio simbolico, per quei tempi, di due milioni all’anno. La “Cattolica” si trovò così a disporre di un complesso alberghiero enorme (oltre 400 posti letto), ma quasi totalmente fuori uso. Dopo alcuni anni di assestamento, venne costituito il “Centro di cultura Maria Immacolata” ed ebbero inizio i corsi e i convegni, che tutt’ora fanno della Mendola una località molto conosciuta ed apprezzata nell’ambiente scientifico. Ovviamente, il preciso indirizzo religioso dell’Università Cattolica, rappresenta un limite alle tematiche dei corsi da lei organizzati; si tratta tuttavia pur sempre di incontri ad alto livello, al quale partecipano eminenti personalità della cultura, della scienza e della politica.

Hotel Mendola (Collezione signor Ivo Calliari - Romeno)

Possono essere annoverati fra gli altri il prof. Menichella, governatore della Banca d’Italia, che ha presieduto un corso sulla cooperazione, promosso dalla Federazione Nazionale delle Casse Rurali, i rettori dell’Università, prof. Francesco Vito, economista, prof. Ezio Franceschini, prof. Lazzati, prof. Adriano Bausola, i ministri Paolo Bonomi e Attilio Ruffini, gli onorevoli Aldo Moro, Flaminio Piccoli, Oscar Luigi Scalfaro, Raniero La Valle. Anche tre Papi, prima di salire al soglio ponteficio, sono stati ospiti del Centro di Cultura della Mendola: Giovanni XXIII quando era Patriarca di Venezia, Paolo VI come arcivescovo di Milano e Giovanni Paolo I, anch’egli Patriarca di Venezia. Secondo una notizia, peraltro non documentata (dr. Arnaldo Disertori – “Die Mendel”), anche il Mahatma Gandhi avrebbe soggiornato brevemente in uno dei grandi alberghi della Mendola, ovviamente prima che questi venissero acquistati dall’Università.


Il Grand’ Hotel Penegal oggi “Villa Imperiale” Il Grand’Hotel Penegal, quell’albergo che più di un secolo fa, come abbiamo visto, veniva annoverato fra i migliori di tutto l’Impero, ha subito poi un deplorevole degrado. Trasformato durante la guerra in casa di riposo per soldati feriti in convalescenza, passò poi all’Ente Tre Venezie, che lo cedette negli anni ’50 alla Provincia Autonoma di Trento; questa lo affittò nel 1955 all’Università Cattolica di Milano, che ne fece il nucleo centrale del Centro di Cultura Maria Immacolata. Ma nel 1973, del tutto inopinatamente, la Provincia disdettò il contratto e l’Università dovette restituire l’immobile; venne redatto un verbale di consegna, dal quale risulta che il grande albergo veniva ceduto completamente arredato con i mobili originali fine ‘800, con arazzi Gobelin fine ‘700, con grandi tappeti, dei quali uno lungo 120 m. ricopriva tutto il corridoio del primo piano, specchi, stucchi, posaterie argentate, letti veneziani laccati forniti di lenzuola e coperte, soprammobili, ecc. Dal 1973 al 1978 tutto ciò è sparito, così come sono spariti lavabi di porcellana,

rivestimenti in legno di alcune sale, stufe a olle; un albergo come il Penegal, con tutta la sua storia e i suoi tesori, non meritava la spesa di un custode! E così è rimasto per circa cinque anni in uno stato di totale abbandono, vittima illustre dell’incuria e dell’insipienza dell’ente pubblico. Ora dal Grand’Hotel Penegal (Villa Imperiale) sono stati ricavati degli appartamenti; l’esterno del fabbricato è rimasto come un tempo.

Hotel Penegal - attuale Villa Imperiale (Collez. signor Ivo Calliari - Romeno)


L’ex bar dell’Hotel Mendola – (Foto Faganello – Zotta)

Hotel Mendola (in basso) - Hotel Penegal (in alto) (Collez. signor Ivo Calliari - Romeno)


Primo timbro del Comune di Ruffré - Anno 1838 - Capo Comune - Seppi Giuseppe

La Mendola, residenza imperiale Pubblicazione edita dall’Azienda per il Turismo Valle di Non su gentile concessione della Cassa Rurale di Cavareno. Testi originali italiani: Benito Cavini Traduzione testi originali tedeschi: Hedy Schrott Fotografie: Flavio Faganello e Gianni Zotta Coordinamento progetto grafico: Benito Cavini Impaginazione: Prima pubblicità - Trento Edizione 2007 Si ringraziano particolarmente: - Eleonore Tasch di Vomp/Tirol (Austria), per la certosina ricerca e trascrizione di documenti originali presso il Landesmuseum “Ferdinandeum” di Innsbruck - Arturo Seppi di Ruffré/Mendola, per la disponibilità di preziosi documenti antichi tratti dal suo archivio personale - arch. Fabio Bartolini di Sarnonico, per le numerose cartoline antiche tratte dalla sua bella collezione e prestate per la stampa. - dott. Martin Sölva di Caldaro, per la preziosa collaborazione offerta attraverso la consegna di documenti e antiche cartoline della Mendola - signorina Anna Maria Zanoni, direttrice del Centro di Cultura “Maria Immacolata”, per la chiarezza delle informazioni offerte con estrema disponibilità - signor Ivo Calliari di Romeno, per le cartoline antiche tratte dalla sua bella collezione messe a disposizione per la stampa.

su gentile concessione:




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