To be played. Video, immagine in movimento, videoinstallazione nella generazione Ottanta

To be played Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella “generazione Ottanta” Video, moving image and video installation in the “80s generation”

HELEN DOWLING NINA FIOCCO ANNA FRANCESCHINI ADELITA HUSNI-BEY INVERNOMUTO MICHAL MARTYCHOWIEC ELENA MAZZI JACOPO MAZZONELLI GIULIO SQUILLACCIOTTI LUCA TREVISANI

To be played Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella “generazione Ottanta” Video, moving image and video installation in the “80s generation” a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti curated by Jessica Bianchera and Marta Ferretti 11 ottobre - 22 novembre 2019 Giardino Giusti Verona

/ LA MOSTRA / THE EXHIBITION Un progetto di A project by Associazione Culturale Urbs Picta In collaborazione con In collaboration with Giardino Giusti ArtVerona Careof Con il patrocinio di Under the patronage of Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Provincia di Verona Comune di Verona Accademia di Belle Arti di Verona A cura di Curated by Jessica Bianchera Marta Ferretti Assistente curatoriale Curatorial Assistant Giulia Costa Con il sostegno di With the support of Giardino Giusti Comune di Verona

Consorzio Zai Segreteria Organizzativa e Ufficio Stampa Organizing Secretariat and Press Office 5vie art+design Supporto comunicazione Communication Assistance Sindi Karaj Studio Grafico Graphic Design Studio Studio Fond / EDUCATIONAL Un progetto di A project by Associazione Culturale Urbs Picta Con il sostegno di With the support of Fondazione Cariverona In collaborazione con In collaboration with Accademia di Belle Arti di Verona ArtVerona Careof Centro Studi Carlo Zinelli

ESU Verona Le Fate Onlus Università degli Studi di Verona Veronetta129 Corso storia della videoarte Course in History of Video Art Docenza Teaching Jessica Bianchera Mediazione culturale Cultural mediation Cura e coordinamento Curatorship and coordination Valeria Marchi Mediatori Mediators Purity Johnny, Inga Lomsargaite, Nadia Margued, Alejandro Velasco, Sadaf Sima Mohammed

Direction Giulio Squillacciotti Giuria Committee Sara Benedetti, Marta Cenzi, Alessandro Nassiri, Sotirios Papadopoulos, Giulio Squillacciotti, Simone Zinelli Vincitrice Premio di Formazione Training Award Winner Eleonora Merzi Studenti che hanno partecipato al progetto Students who have participated in the project Cecilia Artioli, Luna Ashour, Isabella Besutti, Sandro Capitanio, Paolo D’Aquino, Paolo D’Amato, Alessia De Rinaldis, Marta Franchini, Edoardo Granzotto, Marco Maimonte, Gianmaria Masia, Eleonora Merzi, Leonardo Perlini, Francesca Pezzo, Cristian Purgato, Alessia Scapini, Arnaldo Sela, Nicolò Turcato

Talks Relatori Speakers Diego Bergamaschi, Jessica Bianchera, Gilberto Cavagna di Gualdana, Francesca Di Giorgio, Marta Ferretti, Mario Gorni, Cristina Masturzo, Jacopo Mazzonelli, Mirko Rizzi, Giulio Squillacciotti Visite guidate Guided tours Coordinamento Coordination Giulia Costa Conduttori ESU Directors from ESU Massimiliano Andronaco, Veronica Atitsogbe, Asia Braida, Carla Ragusa, Francesca Varisco Conduttori Università degli Studi di Verona Directors from the University of Verona Lucia Lerco, Martina Rossi

/ CATALOGO / CATALOGUE

Workshop Coordinamento Coordination Marta Ferretti Conduzione

Stampa Print Scripta edizioni

Cura e coordinamento catalogo Catalogue curatorship and coordination Jessica Bianchera Giulia Costa Marta Ferretti Fotografie Photographs Nicolò Lucchi Progettazione grafica Graphic Design Sindi Karaj Traduzioni Translations Debora Marcucci

ISBN 978-8831933-74-2

Ringraziamenti Acknowledgements AGIVERONA Collection, Galleria Artericambi, Sara Benedetti, Maria Antonietta Bergamasco, Diego Bergamaschi, Mehdi Chouakri, Ex Elettrofonica, Fiorella Carita, Gilberto Cavagna di Gualdana, Marta Cenzi, Alessia Del Corona, Matteo Duccoli, Carlotta Fanti, Giorgio Fasol, Chiara Fogliatti, Galleria Giovanni Bonelli, Daniele Girardi, Nicolò Giusti del Giardino, Livia Imperiali, Laveronica arte contemporanea, Francesco Lasala, Annalisa Lo Porto e laboratorio creativo Flò fiori di Bologna, Simone Marcelli, Maria Marinelli, Manuel Marini, Marco Martini, Jacopo Mazzonelli, Francesco Moro, Alessandro Nassiri, Luigi Paneghini, Paolo Maria Deanesi Gallery, Sotirios Papadopoulos, Dalila Piccoli, Pinksummer, Adriana Polveroni, Mirko Rizzi, Francesco Ronzon, Caterina Rossi, Lorenza Roverato, Marco Sorio, Tegenboschvanvreden, Erica Tessaro, Francesca Trentini, Ivan Vaghi, Luigi Verdari, Vistamare Benedetta Spalletti, Matteo Vesentini, Marta Zambon, Simone Zinelli, Kelly Randall

Un progetto di A project by

In collaborazione con In collaboration with

Con il sostegno di With the support of

Con il patrocinio di Under the patronage of

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Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella “generazione Ottanta”

di Jessica Bianchera e Marta Ferretti

Veronetta dall’antico al contemporaneo, un quartiere di ritrovata vivacità culturale

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di Francesca Briani

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Il Giardino Giusti si apre all’arte contemporanea di Livia Imperiali e Nicolò Giusti del Giardino

Sperimentazione, ricerca e valorizzazione: la sinergia tra Artverona e To be played

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di ArtVerona

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Archivio CAREOF: la memoria storica al tempo dell’evoluzione tecnologica

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Artisti in mostra

di Mario Gorni

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TO BE PLAYED / EDUCATIONAL

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Sostenere il “valore sociale” nella cultura

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MEDIAZIONE CULTURALE

di Fondazione Cariverona

Comunicare significati attraverso la ricchezza della diversità culturale di Valeria Marchi

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TALK

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VISITE GUIDATE E CORSO DI STORIA DELLA VIDEOARTE

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WORKSHOP

di Giulio Squillacciotti

Collezionare, acquisire, conservare opere video

di Cristina Masturzo

Video e immagine in movimento tra produzione e ricerca

di Francesca di Giorgio

Un’occasione di crescita

di Giulia Costa

La trasmissione del sapere e il potenziale narrativo applicato alla pratica video

58 English

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Introdotto tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta per poi diventare nei Settanta linguaggio artistico autonomo, il video è uno di quei media artistici che dimostrano una stretta correlazione tra la ricerca artistica del Novecento e l’innovazione tecnologica. Oggi la sperimentazione sul video si dimostra una tra le principali protagoniste della ricerca di artisti che dopo aver assimilato dagli storici predecessori i tratti salienti delle possibili operatività, ne hanno fatto oggetto di una proliferazione di linguaggi che è caratteristica principale dell’epoca contemporanea.

To be played, in un primo capitolo d’indagine sulla generazione dei nati negli anni Ottanta, presenta il lavoro di una selezione di artisti che operano in maniera trasversale e con differenti approcci alle possibilità espressive, narrative e di display utilizzando linguaggi al confine tra il documentario, il cinema, la finzione e la sperimentazione sull’immagine in movimento.

Così se un’opera come Empire (2017) di Michal Martychowiec si configura come tassello di una ricerca che spazia dall’installazione alla fotografia alla performance al video, in questo caso citando la storia dell’arte (l’omonimo

film di Andy Warhol) per condurre una riflessione sul concetto di libertà, un lavoro come Scala C, Interno 8 (2017) di Giulio Squillacciotti testimonia l’attenzione per un’indagine quasi antropologica condotta con uno sguardo decisamente registico su un ambiente domestico ormai disabitato.

Accostabile a queste riflessioni ma con taglio differente è Agency - giochi di potere (2014) di Adelita Husni-Bey: installazione video ispirata a un esercizio di cittadinanza di classe sviluppato in Inghilterra e attuato nel corso di una simulazione al Museo MAXXI di Roma.

Sulla contaminazione dei linguaggi, invece, Dido’s lament (2017) di Jacopo Mazzonelli lascia trapelare la doppia anima di un artista/musicista e il suo interesse per il “gesto musicale” mentre Le Domestique (2015) di Nina Fiocco esplora la dimensione del linguaggio assunto come una forma di confine.

Particolare attenzione è prestata anche nei confronti dell’utilizzo dei mezzi tecnici come strumenti che concorrono alla definizione del lavoro: ne è un esempio Something for the Ivory (2019) di Helen Dowling, video ipnotico a due canali in cui immagini di una singola figura di donna

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scorrono parallelamente per trasportare lo spettatore in una dimensione dove l’enfasi è posta sul colore, sul ritmo e sul montaggio.

Determinante il dialogo con lo spazio pensato come parte attiva del dispositivo generale della mostra. Nel Salone d’Onore, affiancata al video Wishes of a G (2014), campeggia Wax, Relax (2011) di Invernomuto: una maestosa grotta in cera bianca collocata agli antipodi rispetto alla grotta reale in fondo al viale dei cipressi.

Qui, dove un tempo un complesso sistema di specchi creava suggestivi giochi di luce in base alle ore del giorno e alle stagioni, Pirolisi solare (2017) di Elena Mazzi affronta il tema della ricerca scientifica sulle fonti di energia rinnovabile partendo da un precedente lavoro (Reflecting Venice, 2012-2014) in cui aveva esplorato le possibilità d’intervento sulle problematiche ambientali della città di Venezia.

Infine, la questione generazionale: scegliendo di operare una campionatura sui nati negli Ottanta si intende avviare un affondo critico sullo stato della ricerca attuale procedendo secondo un criterio caro alla storiografia artistica. Anna Franceschini e Luca Trevisani (entrambi

del ‘79) fungono da anello di collegamento con la generazione precedente.

Per la Franceschini è determinante la relazione dell’immagine con il supporto (in mostra alcuni lavori che ragionano sul concetto di “decorazione in movimento” e sulla dimensione cinematografica dello spazio domestico integrandosi nell’ambiente come fossero un unico organismo installativo) mentre in Physical examination (2014) di Trevisani l’attenzione si rivolge al mondo dei rettili e degli animali, e alla relazione dialettica tra opposti: ricerca teorica ed empirica, geometria e natura, organico e inorganico.

Il percorso espositivo intercetta poi l’Archivio Video di Careof, costituitosi nel 1987 e diventato, con circa 8500 opere a oggi catalogate, uno dei più esaustivi e interessanti osservatori sulle produzioni artistiche italiane legate all’immagine in movimento. In mostra è data la possibilità di consultarne una parte grazie a un dispositivo che permette di esplorare il materiale per temi, categorie, parole chiave, diventando un’occasione di approfondimento e confronto rispetto ai lavori e alle operatività degli artisti invitati.

Jessica Bianchera Marta Ferretti

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Veronetta dall’antico al contemporaneo, un quartiere di ritrovata vivacità culturale di Francesca Briani Assessore alla Cultura, Comune di Verona

Sono lieta che un evento legato al linguaggio dell’arte contemporanea sia stato ospitato in uno dei luoghi più suggestivi di Verona. La mostra To be played, prodotta da Urbs Picta, ha consentito che l’arte contemporanea dialogasse con la bellezza del giardino rinascimentale, tessendo la trama dello scorrere del tempo attraverso diversi linguaggi storici e artistici. ArtVerona si conferma appuntamento culturale

di rilievo e, come ormai tradizione, esce dal contesto fieristico per essere protagonista anche in città scegliendo per questo Veronetta, luogo autentico di ritrovata vivacità e di particolare interesse per questa Amministrazione che sostiene e favorisce le iniziative culturali che rendono la zona protagonista indiscussa anche ai fini di una rinnovata offerta turistica.

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Il Giardino Giusti si apre all’arte contemporanea di Livia Imperiali e Nicolò Giusti del Giardino Giardino Giusti S.r.l.

In occasione della 15^ edizione di ArtVerona, il Giardino Giusti apre le porte all’arte contemporanea.

Con queste parole è stata annunciata alla stampa e alla cittadinanza la mostra To be

played - Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella “generazione Ottanta” a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti.

Un’apertura metaforica ma anche, e soprattutto, fisica dal momento che l’inaugurazione della mostra diventa l’occasione per presentare ufficialmente al pubblico l’Appartamento 900, una parte del Palazzo che si affaccia su via Giardino Giusti e che introduce il visitatore al più celebre giardino.

I proprietari hanno infatti deciso di aprire in modo permanente quella che è stata la dimora di famiglia fino al 1944, quando i Giusti furono costretti a scappare a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

L’Appartamento 900 è stato restaurato e riallestito con mobilio proveniente da diverse proprietà della famiglia Giusti

e custodisce opere d’arte di altissimo valore, come gli affreschi di Francesco Lorenzi, allievo del Tiepolo, e le “pietre” romane provenienti dalla collezione del celebre collezionista veneziano Molin.

Impreziosisce ulteriormente le stanze l’allestimento del verde a cura del laboratorio Flò Fiori di Annalisa Lo Porto, che ripropone il gusto tipico del primo Novecento per le piante esotiche e crea un dialogo con il giardino cinquecentesco.

Nel percorso della mostra To be played il pubblico si è trovato a confronto con contrasti visivi, sonori, filologici, in cui la presenza delle opere video creava un’interferenza con la dimensione domestica delle stanze, pur nella ricerca di un dialogo tra l’opera e il contesto in cui era collocata. Dopo il successo della precedente collaborazione con ArtVerona, il Giardino Giusti ha deciso così di fare un passo ulteriore offrendo alla città di Verona un nuovo spazio espositivo e inaugurando una nuova fase di sperimentazione.

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Sperimentazione, ricerca e valorizzazione: la sinergia tra Artverona e To be played di ArtVerona Veronafiere S.p.A

La partnership nata grazie al progetto To be played si inserisce perfettamente nel filone di ricerca e sperimentazione che ArtVerona porta avanti da anni: un progetto sulla videoarte di artisti nati negli anni Ottanta, con due giovani curatrici, Jessica Bianchera e Marta Ferretti, che ha coinvolto gli studenti dell’Università, dell’Accademia di Belle Arti e dell’ESU di Verona, attraverso un workshop e un programma educational che si sono rivelati felici e concrete opportunità formative.

In questi 15 anni ArtVerona si è sempre distinta per una connotazione sperimentale, volta a documentare le attività di ricerca nel mondo dell’arte contemporanea, spostando lo sguardo su terreni scoscesi a indagare le emozioni e le sfide cui è chiamato l’uomo contemporaneo. E sono stati, negli

ultimi anni, proprio i progetti di arte contemporanea l’occasione propizia per riaprire spazi inediti e restituirli alla collettività, nel 2018 gli ex spazi della Dogana di Terra, nel 2019 le Gallerie Mercatali e appunto l’Appartamento 900 al Giardino Giusti, sede della mostra To be played, che si inserisce nel progetto di valorizzazione del quartiere di Veronetta.

La stretta collaborazione con la città e le sinergie con le istituzioni del territorio come quella che questo catalogo presenta costituiscono un valore aggiunto imprescindibile sia per il pubblico di ArtVerona che per la programmazione culturale della città, sinergie che intendiamo sviluppare in maniera sempre più feconda anche sotto la nuova direzione artistica della manifestazione.

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Archivio CAREOF: la memoria storica al tempo dell’evoluzione tecnologica di Mario Gorni Fondatore Careof

Bella e coraggiosa la mostra To be played, che ha dato occasione da una parte di visitare per la prima volta un’abitazione storica straordinaria, e dall’altra di vedervi contestualizzata una serie di opere video prodotte da giovani artisti contemporanei.

Ha dato anche occasione di riflettere e discutere sulle problematiche connesse con la videoarte, sugli archivi, sul collezionismo, sulla conservazione del patrimonio, per le quali sono stato invitato a dare un piccolo contributo.

In effetti di questi argomenti mi occupo da circa trenta anni, ed è stato facile dunque entrarvi nel merito. Quando ho cominciato, con l’Associazione non profit Careof, avevo a che fare con i VHS, e poi, un po’ come tutti, abbiamo dovuto seguire le politiche commerciali delle grandi multinazionali correndo a comprare i nastri digitali, poi i DVD, incantati dai miglioramenti qualitativi, dalla maggiore definizione delle immagini e dalla comodità delle nuove macchine, spaventati anche dalle voci di corridoio

che ci raccontavano dell’obsolescenza dei supporti e dei pericoli connessi con la loro durata, il fantasma terribile della smagnetizzazione... In verità i nastri di trent’anni fa funzionano ancora perfettamente e spesso restituiscono caratteristiche audiovisive più interessanti degli standard più moderni. È un po’ come paragonare la fotografia o il film in bianco e nero e quella a colori… Il valore non sta nel contenuto? Nel messaggio?

Indipendentemente dal linguaggio usato?

L’importante è non perderlo. Il problema degli archivi storici è nella responsabilità di conservare in buone condizioni l’esistente e il futuribile e di metterlo con efficienza in consultazione. Per gli artisti il problema vero è quello di convincere il collezionismo che il loro prodotto è sano, duraturo e significativo per il tempo presente.

Ma fatto sta che oggi dobbiamo convertire tutto in uno standard leggibile anche dopodomani… e stiamo aspettando di sapere quale. Sarà forse il 10K?

ARTISTI IN MOSTRA

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La ricerca attuale di Helen Dowling si concentra sulla componente visiva ed esperienziale dell’elaborazione di immagini digitali, riflettendo e mettendo in discussione il loro potenziale come strumento malleabile per la creazione di contenuti stratificati, dalla forte componente riflessiva ed emotiva.

Nel suo lavoro cerca di creare un senso di diffusione, una plasticità estremamente sviluppata tra entità altrimenti distinte o definite: un processo transitorio in cui le immagini si trasformano e si allontanano dalle definizioni predominanti, rinnovando le narrazioni, suscitando risposte emotive e scardinando ciò che comunemente costruisce il senso del luogo e dell’identità.

Helen Dowling (Windsor, 1982)

Something for the Ivory, 2019 still da video, installazione a due canali, 16:9, 14’44’’ courtesy Galleria Artericambi, Verona e Tegenboschvanvreden, Amsterdam

Su uno sfondo verde si staglia una figura di donna, caratterizzata da stereotipi e ideali standardizzati. Le immagini scelte dall’artista sono state rintracciate online scegliendo solo materiale privo di copyright e reperibile gratuitamente per scopi commerciali. Negando ogni tipo

di specificità in termini di luogo, tempo e contesto, l’artista fa eco alle immagini originali e l’attenzione si focalizza sulla figura centrale femminile, come entità costante e immutabile.

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Il lavoro di Nina Fiocco verte sui cortocircuiti che stanno - e agiscono linguisticamente - tra immagine e immaginario.

Artista e curatrice, le sue opere vengono prodotte a partire da storie minime e da ricerche multidisciplinari, e la sua pratica si estende fino alla creazione di distinte forme di condivisione dei saperi.

Con il suo lavoro intende ricercare l’errore e l’abbagliamento nel processo di informazione, nella comunicazione e nella geografia.

Nina Fiocco (Feltre, 1985) Le Domestique, 2015 still da video HD, 45’33’’ courtesy l’Artista Realizzato durante la residenza Piano Alto in Francia, il video esplora la dimensione del linguaggio inteso come una sorta di confine in cui la voce, l’accento e le parole diventano strumenti per appartenere a uno spazio. Attraverso la documentazione delle strategie, dei linguaggi, dei dispositivi e dei metodi di comunicazione che l’uomo inventa per parlare con gli animali, emerge la ricerca dell’artista tesa a indagare la complessa relazione tra “l’abitante” e “lo straniero”.

ARTISTI IN MOSTRA

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Anna Franceschini è un’artista, filmmaker e ricercatrice. La sua opera coniuga cinema e arte, soffermandosi sul potenziale narrativo degli oggetti in relazione ai vissuti delle persone e al linguaggio.

Nella sua ricerca artistica riflette sulla natura para-cinematografica dei display. Il trucco visivo e la produzione artigianale di immagini caratterizzano il linguaggio dell’artista che nella rappresentazione scenica sfuma sempre di più il confine tra bene di consumo e opera d’arte.

Anna Franceschini (Pavia, 1979)

Nothing is more mysterious. A fact that is well explained, 2010 still da video, pellicola 16 mm digitalizzata, colore - muto, 11’45’’ prodotto con il supporto di Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam; Pianola Museum - Amsterdam; Filmmakerfest, Milano courtesy l’Artista e Vistamare | Benedetta Spalletti, Milano - Pescara

Con solo due lunghi movimenti di macchina, la videocamera indaga le superfici di oggetti e ambienti in un interno olandese, sottolineandone i valori pittorici e il modo in cui la luce sagoma e modella ogni cosa. Allo spettatore il compito di interrogarsi sulla natura e sull’identità dello spazio filmato. Il risultato può essere considerato un lungo susseguirsi di memorie visive, un insieme di riferimenti alla storia dell’arte

(come l’attenzione vermeeriana per gli interni, la raffigurazione di dettagli nella natura morta olandese del XVII secolo, il ruolo e l’uso della luce nei dipinti) in cui emergono diverse costanti del lavoro di Franceschini, quali l’utilizzo dell’immagine in movimento e del linguaggio cinematografico per scrutare luoghi specifici e trasformali in metafore della condizione umana.

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Anna Franceschini (Pavia, 1979)

Splendid is the light in the city of night, 2013 still da video, pellicola Super8 digitalizzata, colore - muto, 4’ 16’’ prodotto con il supporto di Istituto Italiano di Cultura di Parigi courtesy l’ Artista e Vistamare | Benedetta Spalletti, Milano - Pescara

Girato nei preziosi interni dell’Hôtel de Galliffet, il settecentesco hôtel particulier che, a Parigi, ospita l’Istituto Italiano di Cultura, il video ne rianima il decor a bassorilievo grazie a illusioni di montaggio e trucchi scenografici.

Ninfe e semidee riprendono vita per il tempo di una fantasmagoria cinetica, una celebrazione cinematografica che

rimette in scena la festa data dal ministro Talleyrand in onore di Napoleone tornato vincitore dalla Campagna d’Italia nel 1798 nell’Hotel stesso. Franceschini si concentra sulle superfici, sulla “pelle” del luogo, mettendola in relazione con la superficie cinematografica, lo spazio bidimensionale dove ha luogo il gioco di seduzione con lo spettatore.

ARTISTI IN MOSTRA

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Anna Franceschini (Pavia, 1979) Copacabana palace, 2016 still da video, MiniDV Video, colore - muto, 8’40’’ courtesy l’Artista e Vistamare | Benedetta Spalletti, Milano - Pescara

Espositori per gioielli rotanti a forma di palma e un filtro riflettente per luci cinematografiche come fondale compongono un paesaggio tropicale al tramonto, una miniatura video dal

forte potere evocativo. Ancora una volta Franceschini riporta il cinema ai suoi elementi primari e alle sue origini, celebrandone la natura poetica e illusionistica.

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Adelita Husni-Bey è un’artista, ricercatrice e pedagoga, la cui pratica coinvolge l’analisi e la contro-rappresentazione delle ideologie egemoniche nelle società occidentali; è inoltre interessata agli studi anarco-collettivisti e urbani, al teatro e alla legge.

Lavorando con attivisti, architetti, giuristi, scolari, poeti di parole, attori, urbanisti, fisioterapisti, atleti, insegnanti e studenti di diversa estrazione, il lavoro si concentra sul decifrare la complessità della collettività.

Adelita Husni-Bey (Milano, 1985) Agency - giochi di potere, 2014 still da video HD, 40’ courtesy AGIVERONA Collection e Laveronica arte contemporanea, Modica

Ispirato alle metodologie pedagogiche utilizzate in Inghilterra nell’ambito dei “corsi di cittadinanza”, il video documenta un laboratorio di simulazione sociale realizzato al Museo MAXXI. Trentacinque studenti del Liceo Manara di Roma, divisi in cinque categorie, si sono calati nel ruolo di giornalisti, politici, lavoratori, attivisti

e banchieri, riflettendo sulle dinamiche di potere nell’Italia contemporanea. Il laboratorio è stato preceduto da alcuni incontri con esperti dei vari settori, affinché gli studenti potessero avere una migliore percezione delle categorie scelte.

ARTISTI IN MOSTRA

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L’immagine in movimento e il suono sono i mezzi di ricerca privilegiati da Invernomuto, duo fondato nel 2003 da Simone Bertuzzi (Piacenza 1983) e Simone Trabucchi (Piacenza 1982), nel contesto di una pratica altrimenti definita dall’utilizzo tanto disperso quanto preciso di media differenti.

Invernomuto indaga universi sottoculturali muovendosi attraverso pratiche diverse in cui l’idioma vernacolare è parte di un percorso di avvicinamento e affezione alle culture orali e alle mitologie contemporanee, osservate con uno sguardo che non disdegna di esserne contaminato.

Invernomuto (2003) Wax, Relax, 2011 cera, dimensioni variabili courtesy gli Artisti

Ricostruzione rituale e allo stesso tempo paesaggio posticcio, Wax, Relax è una copia in cera della grotta di Lourdes a Vernasca, paese d’origine degli artisti.

Un monumento di cultura popolare che si porta appresso tutto il peso della provincia, di cui costituisce quasi un’icona folkloristica, esteticamente deplorevole e insostenibile dal punto di vista igienico.

Cemento e rocce finte, grotte e ninfei, si trasformano in cera, materiale che tradizionalmente può generare “copie” infinite e che condensa l’immaginario del miracoloso tanto quanto quello cinematografico deviante. Wax, Relax è un lavoro sulla copia: la copia di una copia, di una copia di una copia, di una copia di una grotta di Lourdes.

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All’interno di questo processo svolge un ruolo fondamentale la dichiarata inautenticità dei materiali utilizzati, che sottolinea il carattere fittizio e kitsch delle mistificazioni a cui si ispirano.

Invernomuto (2003) Wishes of a G, 2014 still da video Hi8, 6’ courtesy gli Artisti e Pinksummer, Genova

Concepita come un omaggio all’artista Mike Kelley scomparso nel 2012, l’opera è un ritratto ossessivo del “Seven Star Caverns”, il pozzo dei desideri di Chinatown a Los Angeles. Questo monumento fa riferimento alle montagne Seven Star, in Cina, dove, secondo la tradizione locale, gli dei trovano la loro casa.

Il video è girato con una fotocamera analogica Hi8 e si basa su immagini fisse del pozzo. Un memoriale etereo, sciolto nel grano delle immagini in movimento che diventa, insieme alla linea di synth che fa da colonna sonora, un’analisi di una parte di Los Angeles e del paesaggio californiano.

ARTISTI IN MOSTRA

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La ricerca di Michal Martychowiec è caratterizzata dalla diversità dei supporti e dall’uso di mixed media progettati in serie e sviluppati in modo ermeneutico attorno a un argomento di ampio respiro, esplorando la condizione e le possibilità dell’esistenza umana contemporanea.

Il suo pensiero ruota intorno alla storia, all’invenzione, all’autopoiesi delle narrazioni storiche, e quindi anche all’esplorazione e alla ricomposizione di simboli e archetipi culturali, unendo la pratica artistica a quella curatoriale.

Michal Martychowiec (Lublin, 1987) Empire, 2017 still da video HD, 8h 5’ courtesy l’Artista

Il video, della durata di otto ore, cita il famoso e omonimo film di Andy Warhol, ma qui a essere ripresa è la gabbia aperta del coniglio Josephine, da cui l’animale, nonostante abbia la possibilità di scappare, non esce mai. Metafora della gabbia d’arte, l’opera vuole essere una riflessione sulle caratteristiche della libertà nelle società contemporanee e

più in generale della libera attività umana.

Poiché ogni azione può avvenire solo attraverso la creazione di vincoli, allo stesso modo la pratica di ogni artista, in quanto libera attività, può essere perseguita solo attraverso la visione dei propri vincoli.

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La ricerca di Elena Mazzi riguarda il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, il modo in cui l’essere umano decide di operare in esso, apportando un cambiamento.

Seguendo prevalentemente un approccio antropologico, Mazzi indaga e documenta un’identità sia personale che collettiva, relativa a uno specifico territorio e dà luogo a diverse forme di scambio e trasformazione.

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) Pirolisi solare, 2017 still da video, Super 8 digitalizzata, b/n, 4’ courtesy l’Artista e Ex Elettrofonica, Roma

L’opera nasce da Reflecting Venice (20122014), un lungo progetto di ricerca in cui l’artista ha esplorato le possibilità d’intervento sulle problematiche ambientali della città di Venezia e ha realizzato un’installazione di specchi utile allo sfruttamento dell’energia solare. Nel video la grana materica della pellicola fissa la luce che, riflessa

dall’installazione, va a colpire un cumulo di paglia, trasformandola in biomassa, risorsa energetica del futuro. Un passo in avanti della ricerca scientifica che cita gli esperimenti di Archimede al fine di lavorare con fonti energetiche alla portata di tutti.

ARTISTI IN MOSTRA

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La ricerca di Jacopo Mazzonelli si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline. Lavorando sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora, l’artista si confronta con strumenti che destruttura, trasforma e ricompone.

Al centro del suo interesse ci sono la fisica del suono; le indagini sulla percezione del ritmo e del divenire del tempo; il “gesto musicale” inteso come ciò che sottende l’esecuzione e non il suono prodotto: le opere, infatti, parlano di musica quasi sempre senza crearla.

Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983) Dido’s lament, 2017 still da video, b/n, 1’00’’ courtesy Galleria Giovanni Bonelli, Milano e Paolo Maria Deanesi Gallery, Trento

Due immagini speculari e mute, con una differita di appena un secondo, mostrano il direttore Leopold Stokowski che dirige una sua trascrizione per orchestra del Lamento di Didone di Henry Purcell. Le sue mani si muovono nell’aria tracciando dense traiettorie come si trattasse della lingua dei segni o dei movimenti

di un prestigiatore. Il video condensa poeticamente una serie di temi ricorrenti nella ricerca dell’artista quali la geometria del gesto, la traduzione grafica del suono, l’interesse per le equazioni fisiche legate alle onde sonore e al fenomeno dell’eco.

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Il lavoro di Giulio Squillacciotti si basa sull’esplorazione di narrative possibili, che includono la sofisticazione di eventi reali di matrice storico-antropologica, la rielaborazione degli apici culturali e la maniera in cui le tradizioni assumono nuove forme cambiando contesto.

Usando il film, il documentario, l’audio e la scenografia e attraverso una ricerca di stampo accademico, Squillacciotti produce indagini che rivisitano la storia, costruendo nuove narrative a partire da prospettive soggettive, racconti, reperti, credenze religiose e cultura popolare.

Giulio Squillacciotti (Roma, 1982) Scala C, Interno 8, 2017 still da video, 4:3, 7’10” courtesy l’Artista

Una casa romana, abitata fino a poco prima che l’artista vi entrasse, sta per essere svuotata. Uno dei traslocatori ascolta i messaggi nella segreteria telefonica svelando la storia di Fulvio Pesarini e Livia Bellagamba. Il potenziale di una storia d’amore, evidentemente non consumata, appare nelle parole a senso unico registrate nella segreteria.

Le risposte, sconosciute, sono restituite attraverso il silenzio delle immagini del luogo in cui venivano ascoltati i messaggi.

L’abitazione viene così violata nella sua intimità attraverso lo spostamento degli oggetti e dei loro significati.

ARTISTI IN MOSTRA

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La ricerca di Luca Trevisani spazia dalla scultura al video e attraversa discipline di confine come le arti performative, quelle grafiche, il design, il cinema di ricerca o l’architettura.

Nelle sue installazioni le caratteristiche storiche della scultura sono interrogate se non addirittura sovvertite.

Caratteristica delle sue opere è l’instabilità, una condizione evolutiva magnetica e mutante che espande e contrae senza sosta i confini fra ogni singolo elemento dell’opera e l’ambiente, che diventa ora irradiato, ora protagonista indiscusso.

Luca Trevisani

Physical examination, 2014 still da video HD, 16:9, 2’36’’ loop courtesy l’Artista, Pinksummer, Genova e Mehdi Chouakri, Berlino

Al ritmo di una musica gabber rallentata fino alla parodia, alcuni serpenti si muovono su a struttura lignea che è lineare come i loro corpi, danzando sullo sfondo di un chroma key. Il mondo

è tutto da esplorare, i serpenti sono una macchina tattile perfetta, non possono non toccare ciò che incontrano. Non resta che seguire il loro esempio e ballare con loro.

Installation view Salone d’onore a partire da sinistra: - Invernomuto, Wishes of a G, 2014, video Hi8, 6’, courtesy gli Artisti e Pinksummer, Genova - Invernomuto Wax, Relax, 2011, cera, dimensioni variabili courtesy gli Artisti Photo credits Nicolò Lucchi

Installation view Salone d’onore Adelita Husni-Bey, Agency - giochi di potere, 2014 courtesy AGIVERONA Collection e Laveronica arte contemporanea, Modica Photo credits Nicolò Lucchi

Invernomuto Wax, Relax, 2011, cera, dimensioni variabili courtesy gli Artisti Photo credits Nicolò Lucchi

Invernomuto, Wishes of a G, 2014, video Hi8, 6’, courtesy gli Artisti e Pinksummer, Genova Photo credits Nicolò Lucchi

Adelita Husni-Bey, Agency - giochi di potere, 2014 video HD, 40’, courtesy AGIVERONA Collection e Laveronica arte contemporanea, Modica Photo credits Nicolò Lucchi

Elena Mazzi, Pirolisi solare, 2017, Super 8 digitalizzata, b/n, 4’ courtesy l’rtista e Ex Elettrofonica, Roma Photo credits Nicolò Lucchi

Jacopo Mazzonelli, Dido’s lament, 2017, video, b/n, 1’00’’ courtesy Galleria Giovanni Bonelli, Milano e Paolo Maria Deanesi Gallery, Trento Photo credits Nicolò Lucchi

Installation view Salone d’onore: - Elena Mazzi, Pirolisi solare, 2017, Super 8 digitalizzata, b/n, 4’ courtesy l’rtista e Ex Elettrofonica, Roma - Invernomuto, Wishes of a G, 2014, video Hi8, 6’, courtesy gli Artisti e Pinksummer, Genova Photo credits Nicolò Lucchi

Sala del camino: Michal Martychowiec, Empire, 2017, video HD, 8h 5’, courtesy l’Artista Photo credits Nicolò Lucchi

Sala rossa: Anna Franceschini, Copacabana palace, 2016, MiniDV Video, colore - muto, 8’ courtesy l’Artista e Vistamare | Benedetta Spalletti, Milano Pescara Photo credits Nicolò Lucchi

Anna Franceschini, Splendid is the light in the city of night, 2013, pellicola Super8 digitalizzata, colore - muto, 4’ 16’’ prodotto con il supporto di Istituto Italiano di Cultura di Parigi Anna Franceschini, Nothing is more mysterious. A fact that is well explained, 2010, pellicola 16 mm digitalizzata, colore - muto, 11’45’’, prodotto con il supporto di Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam; Pianola Museum - Amsterdam; Filmmakerfest, Milano, courtesy l’Artista e Vistamare | Benedetta Spalletti, Milano - Pescara Photo credits Nicolò Lucchi

Sala dell’aurora: Luca Trevisani Physical examination, 2014 video HD, 16:9, 2’36’’ loop courtesy l’Artista, Pinksummer, Genova e Mehdi Chouakri, Berlino Photo credits Nicolò Lucchi

Sala della caccia: Nina Fiocco, Le Domestique, 2015 video HD, 45’33’’ courtesy l’Artista Photo credits Nicolò Lucchi

Sala da pranzo: Giulio Squillacciotti, Scala C, Interno 8, 2017 video, 4:3, 7’10’’ courtesy l’Artista Photo credits Nicolò Lucchi

Camera da letto: Helen Dowling, Something for the Ivory, 2019, installazione a due canali, 16:9, 14’44’’ courtesy Galleria Artericambi, Verona e Tegenboschvanvreden, Amsterdam Photo credits Nicolò Lucchi

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TO BE PLAYED / EDUCATIONAL

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Sostenere il “valore sociale” nella cultura Fondazione Cariverona

La Fondazione Cariverona indirizza le proprie risorse verso progetti che possano favorire la creazione di contesti innovativi e inclusivi, capaci di valorizzare luoghi, persone e relazioni, con una particolare attenzione alle nuove generazioni.

Siamo convinti dell’importanza del “valore sociale” insito nella cultura e degli effetti che la stessa può generare sul benessere degli individui e sulla crescita della società.

Nell’Associazione Urbs Picta abbiamo riconosciuto questa stessa visione, accompagnata dalla volontà di dialogare con le istituzioni del territorio e di aprirsi alla cittadinanza.

Su questi presupposti è stato naturale stabilire una partnership, indirizzando il sostegno al percorso Educational

che ha accompagnato la mostra To Be

played – Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella “generazione Ottanta”. Una serie di appuntamenti

- visite guidate, azioni di mediazione culturale, corsi, talks e workshop, quest’ultimo dedicato alla valorizzazione dell’artista Zinelli in concomitanza della mostra monografica ospitata presso la nostra sede di Palazzo Treves - che hanno reso l’esposizione al Giardino Giusti un momento partecipato per il quartiere Veronetta che l’ha ospitato e per l’intera Città, creando occasioni di approfondimento, di valorizzazione e di confronto.

Il nostro ringraziamento va quindi ad Urbs Picta e a tutti gli altri partner di progetto, per aver condiviso con noi questo stimolante percorso culturale e non solo.

TO BE PLAYED / EDUCATIONAL

To be played / Educational è un apparato di appuntamenti ideato per sostenere la formazione, la ricerca e l’integrazione che, grazie al sostegno di Fondazione Cariverona, si è svolto durante tutto il periodo della mostra al fine di renderla un momento partecipato e partecipativo per la vita della città, un’occasione di approfondimento e studio, un organismo vivo, capace di dialogare con le istituzioni e di aprirsi alla cittadinanza.

Si è indirizzato a diversi pubblici: dagli addetti ai lavori, agli studenti, da chi già frequenta i circuiti dell’arte contemporanea a chi si avvicina per la prima volta a questo mondo.

Oltre a un programma di talk con gli artisti, i curatori ed esperti del settore, sono state organizzate visite guidate che hanno coinvolto da un lato gli studenti dell’Università degli Studi di Verona, al fine di favorire una maggiore partecipazione da parte dei giovani nel mondo dell’arte contemporanea; dall’altro, appuntamenti di mediazione culturale in collaborazione con associazioni del territorio - Le Fate Onlus e Veronetta 129 - che si occupano di accoglienza e integrazione, per aprire un dialogo con il quartiere di Veronetta - dove si trova Giardino Giusti - e la popolazione multietnica che lo abita.

Sono stati inoltre attivati un corso di storia della videoarte tenuto da Jessica Bianchera per approfondire gli aspetti storici e storico-artistici di questo medium

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e un workshop guidato dall’artista Giulio Squillacciotti, specificatamente destinato agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Verona interessati ad approfondire il linguaggio del video con un premio di formazione finale in collaborazione con Careof nell’ambito del progetto ArteVisione.

Programma / Corso Videoarte: storia e attualità 24 ottobre - 28 novembre 2019 Lino’s & co. Verona Nata tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta, per Videoarte intendiamo tutti i procedimenti e prodotti artistici che hanno come oggetto l’immagine in movimento e come mezzo espressivo processi e apparecchiature televisive, mediatiche e cinematografiche.

La Videoarte può avvalersi di trasmissioni dirette, di registrazioni, con manipolazione o meno dell’immagine, può essere coordinata o integrata da suoni, assemblaggi e installazioni di monitor e oggetti eterogenei, fino a giungere a complesse strutture di serie di monitor regolati da raffinati apparati tecnologici (videoinstallazioni). Il corso si propone di fare un excursus sulla Videoarte in cui il percorso storico si accompagna a una sempre maggiore versatilità del mezzo.

Il corso, accreditato presso l’Accademia di Belle Arti di Verona e l’Università degli Studi di Verona, si è configurato come

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integrazione alla didattica permettendo un affondo tematico su uno dei più importanti e meno indagati media della contemporaneità. Oltre agli studenti il corso ha visto la partecipazione di artisti, docenti di istituti superiori, videomaker, appassionati, offrendo l’occasione per un aggiornamento professionale oltre che personale. / Talk Giardino Giusti, Verona Due appuntamenti pubblici per approfondire il linguaggio del video insieme ai protagonisti della mostra e ai professionisti del settore.

Collezionare, opere video

acquisire,

conservare

9 novembre 2019 ore 11.00 - 13.00 Giardino Giusti Relatori: Avv. Gilberto Cavagna di Gualdana, responsabile dipartimento proprietà intellettuale, Studio Legale Associato Negri-Clementi: “La video arte: l’inquadramento giuridico di un’opera fragile” Diego Bergamaschi, collezionista, membro della Commissione opere d’arte di UBI BANCA POPOLARE DI BERGAMO SPA, vicepresidente del Consiglio di ClubGamec (Associazione Amici Museo Gamec di Bergamo) e fondatore di Seven Gravity Collection:

“Seven Gravity Collection: una collezione privata e collettiva di video” Mario Gorni, fondatore, presidente Onorario e Responsabile dell’Archivio Storico di Careof Milano: “L’Archivio Video di Careof: documentazione, archiviazione e conservazione di video e immagine in movimento” Modera: Cristina Masturzo, docente NABA Accademia delle Belle Arti

Video e immagine in movimento tra produzione e ricerca 16 novembre 2019 ore 11.00 - 13.00 Giardino Giusti Relatori: Mirko Rizzi, Advisory Board ArtVerona Jacopo Mazzonelli e Giulio Squillacciotti, artisti in mostra Jessica Bianchera e Marta Ferretti, curatrici della mostra Modera: Francesca Di Giorgio, redattrice di Espoarte / Visite guidate e mediazione culturale Giardino Giusti, Verona Un doppio programma di visite guidate in mostra rivolte a tutta la cittadinanza. Le visite guidate hanno coinvolto gli studenti dell’Università degli Studi di Verona in un momento di approfondimento e formazione sul campo.

Gli studenti che hanno aderito al programma hanno usufruito di una giornata di formazione con i curatori

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e sono poi stati impiegati come guide in mostra in occasione di giornate dedicate. Nel periodo di ArtVerona, dal 11 al 13 ottobre, le visite hanno previsto la compresenza di tutti gli studenti, successivamente sono state selezionate 2 studentesse meritevoli di Beni Culturali, Lucia Lerco e Martina Rossi, per condurre le visite guidate nei fine settimana. Le visite, gratuite per tutti i partecipanti, hanno inoltre permesso alle studentesse coinvolte di ottenere crediti formativi per il proprio percorso di studi.

Il programma di mediazione culturale, invece, ha previsto il coinvolgimento di cittadini di comunità straniere residenti o ospitati nella Provincia di Verona grazie alla collaborazione con le Associazioni Le Fate Onlus e Veronetta 129. Il progetto aveva come finalità quella di consentire ai cittadini stranieri (migrati in Italia o di seconda generazione) di mettere la ricchezza della propria diversità culturale al servizio di un diritto fondamentale per l’uomo: il diritto a godere dei beni culturali e dell’arte, spesso vanificato da difficoltà economiche, linguistiche e culturali. In questa prospettiva, il concetto di patrimonio culturale - per sua natura relativo, necessariamente condiviso e simbolico - viene scelto come spazio di confronto privilegiato per sondarne il valore e le potenzialità immaginative, trasformandolo in frontiera per l’integrazione. L’obiettivo finale della

mediazione culturale riguardava da un lato l’esplorazione di linguaggi, la costruzione di competenze e le pratiche interculturali; dall’altro, l’approfondimento di conoscenze e saperi di diverse culture del mondo. Sull’esempio di virtuose esperienze nazionali e internazionali, attraverso un’iniziativa qualificante e qualificata come culturale e non solo sociale, è stato possibile in questo modo far conoscere a tutti i cittadini, anche a quelli provenienti da altri Paesi, il diritto ai beni culturali; raggiungere con una comunicazione efficace cittadini di altri Paesi per i quali i musei e le mostre sono luoghi di esclusione, o luoghi “invisibili”; creare un ponte tra la nostra cultura e le comunità di differenti culture residenti sul territorio attraverso l’arte.

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/ Workshop con Giulio Squillacciotti 11 - 15 novembre 2019 Accademia di Belle Arti di Verona Ideato per sostenere e incentivare la produzione artistica di giovani autori del territorio, il workshop, della durata di cinque giorni, è stato guidato da Giulio Squillacciotti, uno degli artisti presenti in mostra, e destinato agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Verona interessati ad approfondire sul campo il linguaggio del video. Il tema del workshop era incentrato sul potenziale narrativo applicato alla pratica video e installata con video. L’oggetto e il soggetto su cui gli studenti sono stati chiamati a lavorare era l’Archivio Zinelli. Attraverso alcuni esercizi individuali e collettivi i 20 partecipanti sono stati guidati nell’esplorazione dei materiali d’archivio, per rielaborarli attraverso l’uso delle immagini video approfondendo metodi e progettualità alla base della costruzione dell’immagine filmica. Al termine del workshop ogni partecipante ammesso all’esposizione finale (18 studenti provenienti dalle scuole di Nuove Tecnologie per l’Arte e Design) ha presentato gli esiti del proprio lavoro a una commissione composta da Giulio Squillacciotti, Simone Zinelli, Sara Benedetti (ArtVerona), Marta Cenzi (Fondazione Cariverona), Alessandro Nassiri (Associazione Careof), Sotirios Papadopoulos (Scuola di Design Accademia di Belle Arti di Verona),

che ha infine selezionato Eleonora Merzi come destinataria del premio di formazione finale. La studentessa ha potuto così seguire il dietro le quinte dell’edizione di ArteVisione: un premio formativo promosso da Careof in collaborazione con Sky Arte (dal 2 al 6 dicembre 2019) tenuto a Milano, di cui Giulio Squillacciotti è stato vincitore nel 2018 e Luca Trevisani nel 2014. Nato nel 2013, Artevisione ha una storia ormai consolidata nella produzione legata al video d’artista, selezionando ogni anno attraverso un workshop un progetto filmico in fase di ideazione o di prima realizzazione da finalizzare, produrre e poi trasmettere su Sky Arte. In linea con esperienze già attivate da Careof con Sae Institute e NABA di Milano, l’artista/ videomaker selezionata dal laboratorio a Verona ha avuto l’opportunità di seguire tutte le fasi del progetto da uditore, soggiornando presso le residenze di Careof alla Fabbrica del Vapore in cambio della documentazione fotografica del progetto.

MEDIAZIONE CULTURALE

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Comunicare significati attraverso la ricchezza della diversità culturale di Valeria Marchi

Il progetto di mediazione culturale all’interno della mostra To be played.

Video, immagine in movimento e videoinstallazione nella “generazione Ottanta” ha portato il coinvolgimento di

sei mediatori stranieri nella preparazione e nello svolgimento di visite guidate al pubblico.

Le attività di formazione per i mediatori hanno avuto l’obiettivo di far conoscere il palazzo e il progetto espositivo ai partecipanti, lavorando su un’idea di mediazione culturale dialogica e coinvolgente, dove l’approccio interculturale fosse il fil rouge della conduzione dei percorsi guidati.

Si è partiti da un’esplorazione delle sale, per poter “giocare” tra gli spazi dell’appartamento e far diventare questi luoghi familiari; si sono poi raccolte impressioni e idee sulle opere viste e sulla loro reciproca relazione. Il primo incontro si è concluso con un lavoro sulle parole chiave della mostra, focalizzandosi sull’allestimento.

Nel secondo e nel terzo incontro ci si è concentrati sull’interpretazione dei lavori video e sui possibili modi di comunicare il progetto espositivo, immaginando dialoghi e contatti tra le opere, il luogo

e il pubblico. In questo contesto, sono emerse molte domande: come possiamo mettere in relazione i visitatori con le opere? Che cosa possiamo portare delle nostre conoscenze, della nostra cultura e delle nostre passioni, in questa mostra?

Rispondere a questi interrogativi ha significato cimentarsi in un’esperienza di interpretazione e mediazione attraverso tre strumenti: la parola, gli oggetti e il corpo.

Ogni mediatore ha messo in relazione con la propria cultura d’origine un aspetto delle opere in mostra: attraverso un oggetto religioso, un racconto di famiglia, un gesto tipico e una narrazione culturale, intorno a un pasto o una ricetta tipici del proprio paese di provenienza.

Alcune opere, invece, sono state raccontate in maniera esperienziale, coinvolgendo il pubblico in una serie di piccoli laboratori: una votazione sul tema della responsabilità civile, per rivivere il contenuto del video di Adelita HusniBey; un gioco tattile, per sperimentare sinestesie e stimolare la sensorialità nella sala dedicata a Luca Trevisani e un gioco di scrittura, un messaggio nella bottiglia per rispondere alle sollecitazioni dell’opera di Giulio Squillacciotti.

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TALK

Collezionare, acquisire, conservare opere video di Cristina Masturzo

Nonostante la presenza costante di immagini in movimento del nostro presente, l’opera d’arte video appare ancora in affanno nella battaglia per il riconoscimento del mondo dell’arte e del collezionismo in particolare. Una certa perplessità permane nel mercato dell’arte e nei collezionisti, per il grado effimero di materialità dell’opera video, per il rischio di obsolescenza dei supporti, per la difficoltà, in alcuni casi, di allestimento e fruibilità di opere di natura installativa, nonché per la riproducibilità dell’opera stessa, che incrina l’idea di unicum che da sempre accompagna il gesto collezionistico, insieme alla ricerca di certezza e permanenza dell’opera come oggetto.

Con gli ospiti che hanno condiviso con me una delle giornate di approfondimento del progetto Educational di To be played, abbiamo provato a tracciare alcuni aspetti nodali nel “Collezionare, acquisire, conservare opere video”, per comprendere più da vicino le traiettorie del video nel sistema dell’arte.

Dalla complessità del suo inquadramento

giuridico, con Gilberto Cavagna di Gualdana, responsabile del Dipartimento di Proprietà Intellettuale per lo studio legale Negri-Clementi, alla sua acquisizione, insieme a Diego Bergamaschi, collezionista e fondatore, con altri sei collezionisti, di Seven Gravity Collection, una collezione speciale, privata e collettiva, attiva nell’acquisizione di opere video e nella promozione degli artisti che lavorano con questo medium, per arrivare alla rilevanza centrale che assumono le pratiche di documentazione e conservazione di video e film, evidenziata grazie alla presenza di Mario Gorni, fondatore dell’Archivio Video di Careof, di cui oggi è Presidente Onorario e Responsabile.

L’obiettivo, che speriamo di aver almeno in parte raggiunto, era individuare e condividere punti di vista situati e spunti di riflessione, ma anche far emergere fattori di criticità e di resistenze anacronistiche, che il sistema dell’arte potrebbe iniziare a correggere, per ripensare un mondo espressivo ancora da valorizzare.

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Video e immagine in movimento tra produzione e ricerca di Francesca Di Giorgio

Un discorso aggiornato attorno al video e ai suoi “derivati” si rende possibile attraversando di volta in volta parametri differenti basati su un dato di fatto: la natura del mezzo si presta ad essere considerata a partire dalla sua stessa mutevolezza e dimensione in progress.

Tra le pieghe dei concetti, “produzione” e “ricerca”, citati in uno dei tanti momenti di incontro del programma Educational di To be played, si celano le peculiarità del lavoro degli artisti invitati a raccontarsi. La “materia” del video e le sue declinazioni più prossime si possono delineare solo nella specificità che riflette le posizioni, per certi versi antitetiche ma paradigmatiche, degli artisti Jacopo Mazzonelli e Giulio Squillacciotti.

Per Mazzonelli parliamo di un approccio volutamente “spurio” nei confronti del

mezzo video in cui tecniche e metodologie sono mutuate da discipline differenti.

Il video è una presenza oggettuale, scultorea, una suggestione che rinsalda un legame concettuale con le prime ricerche e sperimentazioni che hanno a che fare con la frammentazione del gesto e del tempo. Nella ricerca di Squillacciotti il video assume una centralità anomala rispetto a un percorso che non ha battuto la strada di una formazione pratica da cineasta o da artista nell’accezione più classica del termine. L’incontro con il video è assecondato, prima, da necessità narrative diventate, poi, scelte imprescindibili e funzionali a racconti sempre diversi, a storie poco conosciute spesso “riformulate” a partire da materiali d’archivio.

VISITE GUIDATE E CORSO DI STORIA DELLA VIDEOARTE

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Un’occasione di crescita di Giulia Costa

Il progetto Educational, cuore dell’esposizione, basato sul costante dialogo tra la le opere, gli spazi e la pratica artistica aveva la volontà di trasmettere i contenuti e avvicinare non solo un pubblico specializzato, dagli addetti ai lavori, a chi già frequenta i circuiti dell’arte contemporanea, ma anche coinvolgere la cittadinanza, i giovani, gli studenti dell’Università e dell’Accademia. È stato un momento performativo a doppio senso: da un lato, in veste di tirocinante e assistente curatoriale, ho avuto un confronto ravvicinato e inedito con l’arte contemporanea, con le opere e con gli artisti, acquisendo abilità e competenze; dall’altro sono stati coinvolti studenti, provenienti dal corso di Beni Culturali e da altri dipartimenti dell’Università di Verona, chiamati a svolgere l’attività di mediazione culturale per tutta la durata della fiera ArtVerona, e come guide ogni sabato fino al chiudersi

della mostra. Grazie alla formazione sul campo, ai momenti di approfondimento tenuti dalle curatrici e allo studio del contesto storico, linguistico e concettuale della storia della videoarte, gli studenti hanno accompagnato i visitatori lungo il percorso espositivo nell’Appartamento ‘900 con bravura e sensibilità e con un approccio aperto e creativo. Una preziosa e apprezzata apertura alla città. È stato inoltre attivato un corso di storia della videoarte, tenuto da Jessica Bianchera, che si proponeva di fare un excursus sul tema in cui il percorso storico si accompagnava a una sempre maggiore versatilità del mezzo. Il corso, accreditato presso l’Accademia di Belle Arti di Verona e l’Università degli Studi di Verona, si è configurato come integrazione alla didattica permettendo un affondo tematico su uno dei più importanti e meno indagati media della contemporaneità.

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WORKSHOP

La trasmissione del sapere e il potenziale narrativo applicato alla pratica video di Giulio Squillacciotti

Nel 2008 partecipai a Venezia alla 92ma Mostra Collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa con uno dei miei primi esperimenti video. Montai insieme, in una narrativa unica, una serie di foto raccolte per caso tra Spagna e Turchia gli anni precedenti. Corredai tutto con un voice over in inglese che, scritto nell’arco di una notte, raccontava la storia di una famiglia inventata, le loro dinamiche relazionali, gli affetti e gli odi sottintesi, il rapporto tra due sorelle e il loro conflitto con la figura paterna. Le foto ritraevano persone diverse, luoghi geograficamente distanti, contesti differenti ed epoche lontane tra loro. Nonostante questo, il potenziale della storia narrata dalla voce fuori campo conferiva ai volti sempre differenti delle foto una credibilità tale da trasmettere la fiducia della veridicità allo spettatore. I protagonisti, pur cambiando volto di foto in foto, rimanevano gli stessi.

Questo, più o meno, mi disse uscendo dalla proiezione Lewis Baltz. Aggiunse poi “se non hai mai letto Sebald, fallo! E inizia da Vertigini”. Lo stesso anno all’Università di Architettura di Venezia, a un corso che al tempo si chiamava “Laboratorio di Arti Visive”, Benjamin Weil mostrò

a noi studenti il lavoro di Mark Lewis.

Weil non aveva mai insegnato prima, o tenuto un workshop diretto a studenti, e disse che quello che poteva fare era “solo” condividere le sue conoscenze con noialtri. Quelle conoscenze “solo” condivise con noi, furono per me, come la lettura di Sebald grazie a Baltz, una chiave di apertura mentale verso il potenziale dell’arte, della narrazione, cui non ero abituato. Era una questione di possibilità che, con quei tasselli di conoscenza in più, diventavano infinite.

Ora, tralasciando la parola “maestro” o “insegnamento”, credo che quello che possa fare una persona con delle competenze acquisite nel tempo, se chiamata a confrontarsi con la “trasmissione del sapere”, sia solo mettere in pratica la generosità, rifuggendo il “peccato di conoscenza”. Non sono un professore, un maestro o un educatore, racconto solo storie e questo è quello che ho cercato di fare con gli studenti del workshop all’Accademia di Belle Arti Verona, con generosità, la stessa che ho ricevuto da loro in cambio.

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/ ENGLISH

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Introduced in the 1960s as a recording of performance art pieces and then become an independent artistic language, video is one of those artistic media that represent a close correlation between the 20th-century artistic exploration and technological innovation. At present, the experimentation with video is one of the principal activities in the research of artists, who, after having assimilated the important features of potential functionality from precursors, have developed a proliferation of languages that define the contemporary age.

To be played, the opening chapter of

an investigation on the generation born in the 1980s, presents a selection of artists who work in a transversal way and with different approaches to the potentialities of expression, narration and presentation, using languages on the borderline among documentary, cinema, fiction and experimentation with the moving image.

An artwork as Empire (2017) by Michal Martychowiec becomes a key element of the research which range from the editing, to the photography, to the performance, to the video, in this case with a reference to the history of art (the homonymous film

by Andy Warhol) to encourage reflection on the concept of freedom, whereas an artwork as Scala C, Interno 8 (2017) by Giulio Squillacciotti proves the attention to an almost anthropological enquiry conducted with a definitely directorial approach on a nearly uninhabited

domestic environment. Agency - giochi di potere (2014) by Adelita Husni-Bey is comparable to these reflections, but with a different style: this video installation is inspired by an exercise of class citizenship developed in England and performed during a simulation at the MAXXI Museum in Rome.

In relation to the combination of languages, Dido’s lament (2017) by Jacopo Mazzonelli reveals the double soul of an artist/musician and his interest for the “musical gesture� and Le Domestique (2015) by Nina Fiocco explores the dimension of language, understood as a boundary.

Particular attention is paid also to the use of technical devices as instruments that contribute to the realization of the work: an example is Something for the Ivory (2019) by Helen Dowling, hypnotic two-channel video in which images of a sole female figure passes parallel to each other to drive the spectator in a dimension where the emphasis is on colour, rhythm and editing.

Decisive element has been the dialogue with the space, conceived as an active part of the general device of the exhibition. Next to the video Wishes of a G (2014), Wax, Relax (2011) by Invernomuto dominates the main hall: a majestic grotto made of white wax and situated diametrically opposite to the real grotto at the end of the cypress-line path.

In this place, where a complex system of mirrors once created evocative tricks of the light depending on the time of the day and seasons, Pirolisi solare (2017) by

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Elena Mazzi deals with the theme of the scientific research on renewable energy sources starting from a previous work (Reflecting Venice, 2012-2014) in which she explored the possible interventions on environmental issues of the city of Venice.

Finally, the generational question: by choosing to take a sample of artists born in the 80s, the curators hope to develop a critical analysis of the current state of research, proceeding according to an important criterion to artistic historiography. Anna Franceschini and Luca Trevisani (both born in 1979) are the linking ring with the preceding generation.

For Franceschini, the relation between the image and support is determinant (the exhibition presents some works that discuss on the concept of “moving decoration� and on the cinematographic dimension of the domestic space, integrated with the environment as if they were a single installation entity),

whereas in Physical examination (2014)

by Trevisani, the attention is drawn to the world of reptiles and animals and to the dialectal relation between opposites: theoretical and empirical research, geometry and nature, organic and inorganic.

The exhibition also avails itself of the Video Archive of Careof, established in 1987 and become one of the most exhaustive and interesting observatories of the Italian artistic production relative to the moving image, with about 8.500 catalogued works to date.

In the exhibition, it is possible to consult a part of this archive thanks to a device that permits to explore the material by themes, categories, keywords; it is an occasion for in-depth analysis of and comparison with the works and practices of the invited artists.

Jessica Bianchera Marta Ferretti

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Veronetta from the antique to the contemporary, a neighbourhood of rediscovered cultural liveliness

by Francesca Briani

I am glad that an event linked to the language of Contemporary Art had been hosted in one of the most evocative places in Verona. The exhibition To be played, produced by Urbs Picta, has permitted Contemporary Art to communicate with the beauty of the Renaissance garden, by developing the plot of the passage of time through different historic and artistic languages. ArtVerona is demonstrated to be a significant cultural appointment and,

as has become the tradition, it leaves the fair areas in order to be the protagonist also in the city, being transferred to Veronetta, an authentic place of rediscovered liveliness and of particular interest for this local government, which support and enhance cultural initiatives that give the involved area an undoubted value also in terms of a reinvigorated tourism supply.

Giardino Giusti opens its doors to Contemporary Art

by Livia Imperiali and Nicolò Giusti, Giardino Giusti Giardino Giusti S.r.l.

On the occasion of the 15th edition of ArtVerona, Giardino Giusti opens its doors to Contemporary Art. These words announced to the press and citizens the exhibition To be played - Video, moving

image and video installation in the “80s generation”, curated by Jessica Bianchera

and Marta Ferretti. A metaphorical opening but also, and especially, physical, since the inauguration of the exhibition has become the occasion to officially present to the public the 20th-century Apartment, a part of the Palazzo that

overlooks the Giardino Giusti Road and leads the visitor into the wellknown garden. The owners decided to permanently open the building that had been the family’s dwelling since 1944, when the Giusti were constrained to flee from shelling during World War II. The 20th-century Apartment has been restored and refurbished with furniture coming from different properties of the Giusti family and includes artworks of great value, such as frescoes by Francesco Lorenzi, a pupil of Tiepolo, and roman

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“stones” coming from the art collection of the famous Venetian collector Molin.

The rooms are further embellished by the botanical arrangement curated by the studio Flò Fiori of Annalisa Lo Porto, which reproduces the typical taste of the early 20th century for exotic plants and creates a dialogue with the 16th-century garden.

In the path of the exhibition To be played, the visitors have faced visual, sound, philological contrasts, in which

the presence of video works caused interference with the domestic dimension of the rooms, though in the research of a dialogue between the artwork and the context in which it had been placed. After the success of the previous collaboration with ArtVerona, Giardino Giusti decided to make a step further by offering the city of Verona a new exhibition space and by inaugurating a new phase of experimentation.

Experimentation, research and enhancement: the synergy between ArtVerona and To be played

by ArtVerona Veronafiere S.p.A.

The partnership, created thanks to the project To be played, perfectly fits in the research and experimentation programme that ArtVerona has been carrying on for years: a project on Video Art of the artists born in the 80s, with two young curators, Jessica Bianchera and Marta Ferretti, which involved students of the University, the Academy of Fine Arts and the ESU of Verona through a workshop and an educational programme, which proved to be joyful and concrete training opportunities.

In these fifteen years, ArtVerona has been always characterised by an experimental connotation, whose purpose is to document the research

activities in the reality of Contemporary Art focusing the gaze on steep lands in order to investigate the emotions and challenges that the contemporary human is called to face. And in the last few years, exactly the projects of Contemporary Art have been the propitious moment for reopening unknown spaces and returning them to the community, in 2018 the former place of the land customs, in 2019 the Gallerie Mercatali and the 20thcentury Apartment at Giardino Giusti, location of the exhibition To be played, which has become part of the project of enhancement of the neighbourhood of Veronetta.

The close collaboration with the city and

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the synergies with the institutions of the territory, as the one that this catalogue presents, constitute an added value which is essential both for the audience of ArtVerona and for the cultural planning

of the city, cooperation we intend to develop in an increasingly more fruitful way also under the new artistic direction of the event.

Archive CAREOF: historical memory at the time of the technological revolution Mario Gorni Founder of Careof

The appealing and audacious exhibition To be played has permitted, on the one hand, to visit a stunning historic dwelling for the first time and, on the other hand, to enjoy a contextualized series of video works produced by contemporary artists.

Furthermore, it has been an occasion to discuss and reflect on some problems related to Video Art, archives, collecting, heritage conservation, with which I have been invited to assist. In fact, I had been dealing with these issues for about thirty years and then it was easy to get into it.

When I started my work with the nonprofit organization Careof, I handled VHS cassettes and then, as almost everyone, we had to follow the commercial policies of big multinational companies and buy digital tapes, then DVDs; we were awed by the improvement of quality, the higher definition of images and the handiness of the new machinery, but also frightened by rumours about the obsolescence of devices and the dangers linked to their

lifetime, the terrible ghost of degaussing…

In actual fact, the tapes used thirty years ago properly function also at present and often give back more interesting audiovisual characteristics than the standards of the modern ones. It is as if we compare the black-and-white photography or film with the colour ones… Isn’t the value in the content? In the message? Independently to the used language? The important thing is not to lose it. The problem of the historical archives can be found in the responsibility to preserve in good conditions the existent and the feasible and to make them efficiently available for consultation. For the artists, the actual problem is to convince the collecting that their outcome is flourishing, long-lasting and significant for the present time.

But the fact is that we have to convert everything into a legible format also for the day after tomorrow… and we are waiting to know which one it is. Will it be the 10K?

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/ Artists

Helen Dowling

Anna Franceschini

Helen Dowling’s current research focuses on the visual and experiential component of digital image processing, by reflecting and questioning their potential as a malleable tool for creating layered, reflective and emotional content. In her work, she tries to create a sense of diffusion, a highly developed plasticity between otherwise distinct or defined entities: a transitory process in which images transform and move away from the predominant definitions, renewing narratives, arising emotional responses and unhinging what commonly constructs the sense of place and identity.

Anna Franceschini is an artist, filmmaker and researcher. Her work combines cinema and art, focusing on the narrative potential of objects in relation to the experiences of people and to language. In her artistic research, she reflects on the para-cinematographic nature of displays.

The visual trick and artisanal production of images characterise the language of the artist, which increasingly blurs the boundary between a consumer good and artwork in her scenic representation.

Nina Fiocco Nina Fiocco’s work focuses on the short circuits that are - and linguistically act - between image and imaginary. Being an artist and a curator, her works are produced from minimal stories and multidisciplinary research, and her practice extends to the creation of distinct forms of knowledge sharing. With her work she aims to search for error and glare in the process of information, communication and geography.

Adelita Husni-Bey Adelita Husni-Bey is an artist, researcher and pedagogue, whose practice involves the analysis and counter-representation of hegemonic ideologies of the Western societies; she is also interested in anarcho-collectivist and urban studies, theatre and law. Working with activists, architects, jurists, schoolchildren, spoken-word poets, actors, urbanists, physiotherapists, athletes, teachers and students with different backgrounds, the work focuses on unpacking the complexity of collectivity.

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Invernomuto Elena Mazzi The moving image and sound are the privileged means of research by Invernomuto, a duo founded in 2003 by Simone Bertuzzi (Piacenza 1983) and Simone Trabucchi (Piacenza 1982), in the context of a practice otherwise defined by the dispersed and precise use of different media. Invernomuto explores subcultural universes by moving through different practices in which the vernacular idiom is part of an approaching and affectionate path to oral cultures and to contemporary mythologies, which are observed through unashamedly affected eyes. Within this process, a fundamental role is played by the declared inauthenticity of the materials, which highlights the fictitious and kitsch character of mystification, from which they draw inspiration.

Michal Martychowiec Michal Martychowiec’s quest consists of a mixed-media practice designed in larger series, hermeneutically developed around a wide-ranging topic, exploring the condition and the possibilities of contemporary human existence.

His thinking revolves around history, invention and autopoiesis of historical narratives and thus also exploration and occasionally comical re-composition of cultural symbols and archetypes, merging artistic and curatorial practices through a twofold arrangement of his oeuvre.

Elena Mazzi’s research deals with the relationship between human beings and the environment in which they live, the way in which individuals decide to operate in it causing a change. Mostly following an anthropological approach, this analysis investigates and documents a both personal and collective identity, which is related to a specific territory and gives rise to different forms of exchange and transformation.

Jacopo Mazzonelli Jacopo Mazzonelli’s research makes use of techniques and methodologies borrowed from different disciplines.

Working on the interpretation and visualization of the sound dimension, the artist confronts himself with instruments that he deconstructs, transforms and reassembles. At the centre of his interest are the physics of sound; any investigations into the perception of rhythm and the becoming of time; the “musical gesture” understood as that which underlies the performance and not the sound produced: in fact, his artworks are almost always about music, without creating it.

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Giulio Squillacciotti Giulio Squillacciotti’s work is based on the exploration of possible narratives, which include the sophistication of real events of historical anthropological origin, the reworking of cultural apexes and the way in which traditions assume new shapes by changing context. Using film, documentary, sound and scenography and through an academic research study, Squillacciotti produces enquiries that reinterpret history, constructing new narratives from subjective perspectives, stories, finds, religious beliefs and popular culture.

Luca Trevisani Luca Trevisani’s research ranges between sculpture and video, and crosses interdisciplinary studies such as performing arts, graphics, design, experimental cinema or architecture. In his installations, the historical features of the sculpture are questioned and even subverted. A characteristic of his work is instability, a magnetic and mutable developmental status which incessantly expands and contracts the boundaries among the elements of the work and the environment, which is now radiated, now undisputed protagonist.

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TO BE PLAYED / EDUCATIONAL

Supporting the “social value” in culture Fondazione Cariverona

Fondazione Cariverona devotes its resources to projects that encourage the creation of innovative and inclusive contexts, able to enhance places, people and relations, with particular attention to new generations. We are certain of the importance of the “social value” as integral part of culture and the effects that culture has on the wellbeing of individuals and the development of the society.

In the Association Urbs Picta, we have recognized this vision, combined with the will to dialogue with the institutions of the territory and to open itself to the citizens.

On these bases, it has been natural to build a partnership, by supporting the Educational programme that has occurred alongside the exhibition To Be

Played – Video, moving image and video installation in the “80s generation ”. A series of events – guided tours, actions of cultural mediation, courses, talks and a workshop, the latter has been dedicated to the enhancement of the artist Zinelli in conjunction with the monographic exhibition organized in our seat in Palazzo Treves – made the exhibition at Giardino Giusti a lively moment for the neighbourhood Veronetta, which hosted it, and for the whole city, creating occasions for furtherance, enhancement and discussion.

We would like to thank Urbs Picta and all the partners of the project for having shared with us this stimulating cultural path and much more.

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To be played / Educational

To be played / Educational is a set of meetings organized to support training, research and integration. Thanks to Fondazione Cariverona, it took place during the whole period of the exhibition in order to make it a participated and participatory moment for the life of the city, an occasion of in-depth analysis and study, an alive entity, able to hold a dialogue with institutions and open up to citizens.

It addressed different audiences: from insiders to students, from those who already attend the environment of Contemporary Art to those who approach this world for the first time.

Besides a programme of talks with the artists, curators and experts of this sector, guided tours were organized and involved the students of the University of Verona to further enhance the participation of the youth in the world

of Contemporary Art. On the other hand, they also entailed meetings of cultural mediation in collaboration with the territorial associations – Le Fate Onlus and Veronetta 129 – that manage hospitality and integration in order to encourage a dialogue with the neighbourhood of Veronetta – where Giardino Giusti is situated – and with the resident multi-ethnic population.

Furthermore, the project offered a course of Video Art held by Jessica Bianchera to deeply examine the historical and artistic aspects of this medium and a workshop directed by the artist Giulio Squillacciotti, which was specifically offered to students of the Academy of Fine Arts of Verona interested to deepen the language of video and introduced a final training award in collaboration with Careof within the project ArteVisione.

Programme / Course Video Art: history and the contemporary period 24th October – 28th November 2019 Lino’s & co. Verona

Emerged between the late 1950s and the 1960s, Video Art encompasses all those artistic procedures and products whose subject is the moving image and whose expressive means are televisual, media and cinematographic processes

and tools. Video Art can use direct transmissions, recordings, with or without manipulation of images, can be coordinated or integrated with sounds, editing and installation of monitors and heterogenous objects, even creating

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complex structures of series of monitors set by sophisticated technological equipment (video installations). The course presented an overview on Video Art in which the historical perspective was combined with an increasingly greater versatility of the instrument.

Accredited by the Academy of Fine Arts and the University of Verona, the course was structured as a supplement to teaching and presented a thematic

in-depth analysis on one of the most important and least explored media of the contemporary age. Besides students, the course was attended by artists, professors of institutions of secondary and higher education, video makers, amateurs, and offered the opportunity for professional and personal development.

/ Talk Giardino Giusti, Verona Two public meetings to deepen the language of video together with the protagonists of the exhibition and the experts of this sector.

Collecting, acquiring, preserving video artworks Saturday 9th November 2019 – 11.00 13.00 Giardino Giusti, Verona Speakers: Avv. Gilberto Cavagna di Gualdana, manager of the Department of Intellectual Property, law firm Negri-Clementi: “Video Art: the juridical framework of a fragile artwork” Diego Bergamaschi, collector, member of the Committee on works of art of UBI BANCA POPOLARE DI BERGAMO SPA, vice-president of the Council of ClubGamec (Amici Museo Gamec Association of Bergamo) and founder of Seven Gravity Collection: “Seven Gravity Collection: a private and collective collection of videos” Mario Gorni, founder, Honorary President

and manager of the historical archive of Careof Milan: “The Video Archive of Careof: documentation, storage and preservation of video and moving image” Moderator: Cristina Masturzo, professor at NABA Academy of Fine Arts

Video and moving image between production and research Saturday 16th November 2019 – 11.00 13.00 Giardino Giusti, Verona Speakers: Mirko Rizzi, Advisory Board ArtVerona Jacopo Mazzonelli and Giulio Squillacciotti, artists of the exhibition Jessica Bianchera and Marta Ferretti, curators of the exhibition Moderator: Francesca Di Giorgio, editor of Espoarte

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/ Guided tours and cultural mediation Giardino Giusti, Verona

A double programme of guided tours of the exhibition addressed to all citizens.

The guided tours offered the students of the University of Verona a moment of field training and in-depth experience.

The students involved in the programme benefited from a training meeting with the curators and acted as guides of the exhibition in specific days. During the period of ArtVerona, from 11th to 13th October, visits entailed the presence of all students and, at a later time, two students of Cultural Heritage, Lucia Lerco and Martina Rossi, were commendably selected to conduct the guided tours during the weekends. Free for all participants, tours permitted the involved students to earn credits for their course of study. The programme of cultural mediation involved members of foreign community, dwelling or hosted in the Province of Verona, thanks to the collaboration with the associations Le Fate Onlus and Veronetta 129. The aim of the project was to allow foreigner inhabitants (both first-generation and second-generation) to add the richness of their own cultural diversity to a fundamental human right; the right to

enjoy cultural and artistic heritage, often prevented by financial, linguistic and cultural difficulties. In this perspective, the concept of cultural heritage – intrinsically relative, shared and symbolic – is chosen as a privileged space of comparison to assess the value and imaginative potential and to make it a door to integration. The final purpose of cultural mediation was about, on the one hand, the exploration of languages, the construction of skills and intercultural practices, and, on the other, the in-depth analysis of knowledge and awareness of different cultures of the world. On the basis of successful national and international examples, through a qualifying and qualified initiative both at cultural and social level, it was possible to raise awareness among all citizen, even the one coming from other countries, of the right to cultural heritage; to approach with an effective communication citizens of other countries, for whom museums and exhibitions have always been places of exclusion , or “invisible” places; to build a bridge between our culture and culturally different communities of our territory through art.

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/ Workshop with Giulio Squillacciotti 11th - 15th November 2019 Academy of Fine Arts of Verona

Created to support and enhance the artistic production among young artists of the territory, the five-day workshop was directed by Giulio Squillacciotti, one of the artists of the exhibition, and was addressed to students of the Academy of Fine Arts of Verona interested to practically deepen the language of video. The theme of the workshop focused on the narrative potential related to video practice and installation.

The object and the subject on which students were asked to work were the Archive Zinelli. Through individual and collective exercises, twenty participants were carried through the exploration of archival materials, to re-elaborate them through the use of video images and through the deeper knowledge of methods and planning processes being the basis of the construction of filmic image. At the end of the workshop, every participant admitted to the final exhibition (18 students of the schools of New Technologies for Art and Design) presented the outcome of their work to a committee, which was composed of Giulio Squillacciotti, Simone Zinelli,

Sara Benedetti (ArtVerona), Marta Cenzi (Fondazione Cariverona), Alessandro Nassiri (Careof), Sotirios Papadopoulos (School of Design, Academy of Fine Arts of Verona), and which selected Eleonora Merzi as the Training Award Winner. The student could participate in the edition of ArteVisione behind the scenes: a training award supported by Careof in collaboration with Sky Arte (from 2nd to 6th December 2019), which took place in Milan, which went to Giulio Squillacciotti in 2018 and Luca Trevisani in 2014. Established in 2013, ArteVisione deals with the production linked to video art pieces and yearly select through a workshop a filmic project in its ideation or pre-production phase to realize, produce and then broadcast on Sky Arte. Similarly to other activities organized by Careof with Sae Institute and NABA in Milan, the artist/video maker selected at the workshop in Verona had the opportunity to follow all the steps of the project as observer, stayed in the residency of Careof at Fabbrica del Vapore and in turn took photos of the project.

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Communicating meanings through cultural richness and diversity

by Valeria Marchi

The project of cultural mediation within the exhibition To be played. Video,

moving image and video installation in the “80s generation” involved six

foreigner mediators in the preparation and conduction of guided tours for the visitors.

The purpose of the training activities for the mediators was to give the participants the opportunity to fully experience the Palazzo and the exhibition project, by working on the idea of dialogic and engaging cultural mediation, where the intercultural approach is the golden thread of the conduction of the guided tours.

The programme started with the exploration of the halls in order to “play” among the spaces of the Apartment and to make these places familiar; then, impressions and ideas on the artworks and their mutual relations were gathered.

The first meeting ended with the work on the keywords of the exhibition, concentrating on the layout.

In the second and third meetings, the focus was on the interpretation of the video works and on the possible ways to communicate the exhibition project,

by imagining dialogues and contacts among the artworks, the place and the public. In this context, many questions arose: how can we establish a relation between visitors and artworks? Which pieces of our knowledge, our culture and our passions can we bring in this exhibition? Answering to these questions meant to undertake the experience of interpretation and mediation through three instruments: the word, the object and the body.

All the mediators related one aspect of the displayed artworks to their own culture: through a religious object, a family tale, a typical gesture and a cultural narration, around a traditional meal or receipt of their own mother country.

In addition, some works were narrated in an experiential way and by involving the visitors in a series of workshops: voting on the issue of civil responsibility to experience again the content of the video by Adelita Husni-Bey; a tactile play to experiment synaesthesia and to stimulate the sensory perception in the room dedicated to Luca Trevisani and a writing game, a message in the bottle, to respond to the stimuli of the artwork by Giulio Squillacciotti.

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Weaknesses and reflections on Video Art: acquisition and preservation

by Cristina Masturzo

Despite the constant presence of moving images at the present time, the video artwork is continuously struggling to be recognized in the world of art and, in particular, of collecting. A certain perplexity persists in the art industry and in collectors because of the ephemeral grade of the materiality of the video artwork, the risk of obsolescence of devices, the sporadic difficulty of displaying and enjoying artworks, as well as the reproducible quality of the artwork itself, which affects the idea of uniqueness linked to art collecting from time immemorial, along with the research of certainty and persistence of the artwork as an object.

The guests of the in-depth sessions of the Educational project of To Be Played and I tried to outline some pivotal points in “Colleting, acquiring, preserving video artworks�, to better comprehend the trajectories of the video in the art system.

From the complexity of its juridical

framework with Gilberto Cavagna di Gualdana, the manager of the Department of Intellectual Property at the law firm Negri-Clementi, to its purchasing with Diego Bergamaschi, collector and one of the six founders of Seven Gravity Collection, which is a special, private and collective collection and which actively carries on the acquisition of video artworks and the promotion of video artists, and finally to the crucial importance of the documentation and preservation practices of videos and films thanks to the presence of Mario Gorni, founder of the Video Archive of Careof, of which he is now Honorary President and Manager.

The aim, which we hope to have at least partially achieved, was to identify and share viewpoints and food for thought, but also to bring weaknesses and anachronistic opposition out, which the art system could begin to correct in order to rethink and enhance a new expressive world.

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Video and moving image between production and research

by Francesca Di Giorgio

An updated presentation on video and its “by-products” is possible by going through different parameters based on a fact from time to time: the nature of the middle lends itself to be considered starting from its own changeability and ongoing dimension.

Among the folds of the concepts, “production” and “research”, recalled in one of the many meetings of the Educational programme of To Be Played, the particularities of the work of the artists invited to narrate themselves are hidden. The “substance” of the video and its nearest variations can be outlined only through the specificity that reflects the positions, which are in some respects antithetical but exemplary, of the artists Jacopo Mazzonelli and Giulio Squillacciotti.

In relation to Mazzonelli, we are talking

about a deliberately “spurious” approach toward the video device, in which techniques and methodologies have been changed by different disciplines.

The video is an object, a sculptural entity, a suggestion that reinforces a conceptual link with the first research and experimentation studies, which are about the fragmentation of gesture and time. In Squillacciotti’s research, the video assumes an unusual centrality in relation to a path that has not undergone the practical training as cinematographer or as artist, considering its most classical acceptation. The encounter with the video developed firstly thanks to narrative necessities, later become unavoidable choices, which were also functional to always different tales, minor stories often “reformulated” from archive materials.

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An opportunity for growth

by Giulia Costa

The Educational project, the heart of the exhibition, was based on the continuous dialogue between artworks and spaces; the artistic practice had the aim to transmit contents and not only to engage a specialized audience, from the insiders to those who already attend the environment of Contemporary Art, but also to enchant citizens, the youth, the students of the University and the Academy. It was a two-way performing process: on the one hand, as trainee and curatorial assistant, I was in close and unprecedented contact with Contemporary Art, artworks and artists and, consequently, I acquired new knowledge and skills; on the other hand, students from the course in Cultural Heritage and other Departments of the University of Verona were called to conduct the activity of cultural mediation during the fair ArtVerona and to act as guides every Saturday till the end of the exhibition. Thanks to the field training

experience, to in-depth lessons provided by the curators and to the study of the historical, linguistic and conceptual context of the history of Video Art, the students guided the visitors around the exhibition in the 20th-century Apartment with competence and sensibility and an open and creative approach. A precious and appreciated window of opportunity for the city.

In addition, it was organised a course on History of Video Art, held by Jessica Bianchera, which presented an overview on the topic in which the historical perspective merged with an increasingly greater versatility of the instrument. The course, accredited by the Academy of Fine Arts and the University of Verona, was structured as a supplement to teaching and offered a thematic in-depth analysis on one of the most important and least examined media of the contemporary age.

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The transmission of knowledge and the narrative potential attached to the video practice

by Giulio Squillacciotti

In 2008, I attended the 92nd group exhibition at the Bevilacqua La Masa Foundation in Venice with one of my first video experiments. I edited in a single narrative a series of photos taken by chance in Spain and Turkey the previous years. I added a voice-over in English, which was written over a night and which narrated the story of an invented family, their relational dynamics, the love and the implied hate, the relationship between two sisters and their conflict with the father figure. The photos depicted different people, geographically remote places, dissimilar contexts and distant periods from each other.

Notwithstanding, the potential of the story narrated by the voice-over gave to the always different faces of the photos such credibility that the faith in veracity was transmitted to the spectator. Even if they changed face from photo to photo, protagonists remained the same. This is what Lewis Baltz approximately told me at the end of the screening. He added then: “If you have never read Sebald, do it!

And start with Vertigo”. The same year at the University of Architecture of Venice,

in a course at the time called “Laboratory of Visual Arts”, Benjamin Weil showed me and the other students an artwork

by Mark Lewis. Weil had never taught or held a workshop for students before, and he said that he could “only” share his knowledge with us. Similarly to the reading of Sebald suggested by Baltz, that “only” shared knowledge was for me a key to open my mind towards the potential of art, of the narration, to which I was not used. It was a matter of possibilities which became endless thanks to those added pieces of knowledge.

Now, omitting the word “teacher” or “teaching”, I believe that what a person can do with the knowledge acquired over time in facing the “transmission of knowledge” is to put generosity into practice, by rejecting the “sin of knowledge”. I am not a professor, a teacher or an educator, I only narrate stories and this is what I tried to do with the students of the workshop at the Academy of Fine Arts of Verona, with generosity, the same one I received in turn from them.

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