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TERRITORIO BAFF
from VARESEFOCUS 2/2023 - MARZO
by univa0
inizio carriera. Un po’ come successo ai primordi del festival, quando a tenerlo a battesimo fu la giovanissima, dall’animo bustocco, Anita Caprioli. Ma come ha fatto a prendere piede un festival del cinema a Busto Arsizio?

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“La città era un terreno fertile per un tale progetto; già negli anni ‘60 era una realtà importante nel panorama nazionale sotto la lente della macchina da presa, con circa 8 sale tradizionali e 4 circoli tra cineforum e cinema d’essai per quasi 80mila abitanti”. È Gabriele Tosi, tra i soci fondatori del festival, oggi Presidente onorario, a raccontare come ha avuto origine la kermesse: “Quando Alberto Armiraglio, allora Assessore alla Cultura, mi ha chiesto ‘Perché non facciamo un festival del cinema a Busto?’ non ho fatto altro che rispondere ‘E perché no?’”. Effettivamente per Gabriele Tosi mettere in piedi un evento come quello che oggi si chiama BAFF, doveva essere un gioco da ragazzi. “Venivo da due esperienze nel settore – continua a raccontare il Presidente – che avrebbero permesso di mettere a profitto tutta una serie di contatti utili alla sua realizzazione. Una, sempre a Busto Arsizio, tra fine anni ‘70 e inizio anni ‘80, in cui ho rilanciato il cineforum del Cinema Oscar, allora uno di quelli con il maggior numero di iscritti a livello nazionale. L’altra, invece, a Roma, a Cinecittà, in cui ho fondato una scuola di cinema insieme a grandi nomi come quelli dei registi Vittorio Giacci e Carlo Lizzani, direttore anche della Mostra del Cinema di Venezia (dal ‘79 all’82, ndr.)”. È così che tramite questo bagaglio di competenze e la collaborazione degli amici maestri del settore, ha preso forma e colore il BAFF a Busto Arsizio.
Il suo valore era ed è ancora oggi la capacità di attrarre, ogni anno, personaggi celebri. Attori, registi, sceneggiatori, cantanti, giornalisti e conduttori televisivi. Anche di fama internazionale. Dagli appuntamenti del BAFF, infatti, sono passati nomi del calibro di Mario Monicelli, Claudia Cardinale, Pupi Avati, Ornella Muti, ma anche gli statunitensi Roy Scheider e Faye Dunaway, fino alla svizzera Ursula Andress, la prima Bond girl di quel James, meglio conosciuto come 007. Senza dimenticare la partecipazione di Premi Oscar come, ad esempio, Vittorio Storaro, Carlo Rambaldi e Anthony La Molinara o ancora Francis Ford Coppola e Luis Bacalov. Ma primo fra tutti: Michelangelo Antonioni. Regista, scrittore, sceneggiatore, considerato tra i maggiori cineasti della storia. È da lui che prende il nome l’Istituto cinematografico che, tra le mura della storica Villa Calcaterra, forma ogni anno nuovi talenti preparati in regia o in recitazione.

“Tutto è nato da quella volta che ultranovantenne, da Roma, venne a Busto per partecipare ad una serata del BAFF e ricevere l’ultimo dei premi della sua vita – racconta Gabriele Tosi –. A consegnarglielo c’era Francesco Alberoni, giornalista anche de Il Corriere della Sera. Impressionato dall’esperienza, da come è stato acclamato e accolto, ci autorizzò a dedicare a suo nome l’accademia che abbiamo poi costituito nel 2008”.
A motivare tutto questo interesse, forse, la profonda sensibilità cinematografica di Busto Arsizio, che affonda le sue radici nelle storiche sale cinema. Non si poteva proprio dire, infatti, di non sapere dove portare la propria signora a vedere un bel film. Rivoli, Pozzi, Castelli, Oscar, Aurora, Mignon, Fratello Sole, Manzoni, Sociale Delia Cajelli (una volta conosciuta anche come la “piccola Scala”), Lux e San Giovanni Bosco. Questi i nomi delle sale dell’epoca. Vere e proprie culle di film, alcune ancora oggi attive, che, con la loro proiezione, hanno coccolato i pomeriggi di generazioni di bustocchi e non solo. Insomma, in diversi sono cresciuti a pane e pellicole. In modo particolare i ragazzini affezionati al Cinema Oscar, viziati ad entrare gratis da Cesarino Dell’Asta, proprietario di quella sala di Corso Europa, ormai chiusa, che però una volta era una delle più prestigiose della città. “Cesarino era un imprenditore illuminato – ricorda il Presidente Gabriele Tosi –. A noi bambini, fino ad una certa età, non faceva pagare. È da qui che è nata la mia passione per il cinema. Il suo è stato per me un insegnamento che non può andare perso. Bisogna incominciare da piccoli a creare un futuro alle giovani generazioni”. E Busto Arsizio lo sa molto bene. Lo spiega così l’Assessore alla Cultura, Identità e Sviluppo, Manuela Maff ioli: “Il BAFF ha un duplice valore. Da un lato, quello di costituire un momento di approfondimento, dedicato alla settima arte, nella nostra città che da decenni manifesta una particolare sensibilità verso questo linguaggio. Dall’altro, quello di rappresentare una vetrina importante. Attraverso la partecipazione di numerosi personaggi del mondo cinematografico, nazionale e internazionale, Busto ha superato i propri confini e si è posta come grande città di cinema in palcoscenici come quello di Venezia o di Roma, dove più volte è stato presentato il nostro festival. Nel corso degli anni ha visto un rafforzamento degli appuntamenti con gli studenti delle scuole e un coinvolgimento sempre maggiore di diverse fasce della popolazione. Se all’inizio il BAFF era un evento per cinefili, oggi è una grande kermesse per tutti. La sua è stata un’evoluzione in perfetta coerenza con i principi per i quali è nato e questo grazie a una sinergia importante con persone dello star system cinematografico romano, ma anche torinese: i due direttori artistici Steve Della Casa e Paola Poli”.

