Rivista Notizie UPS_N.17 2013

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Periodic o quadrim es trale - Poste Italiane S. p. A . - s pediz ione in abb. pos tale - D . L . 353/2003 ( c onv. in L . 27/02/04) - n° 46 art. 1, com ma 2 DC B Rom a - Regis trazione del Tribu nale di Rom a n° 206/85 del 16/4/1985

Bollettino degli “Amici UPS”, degli allievi e degli ex-allievi dell’UPS, dei simpatizzanti dell’Opera di Don Bosco. Università Pontificia Salesiana Piazza Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma. www.unisal.it

ANNO XXX - N°17 - DICEMBRE 2013

Inaugurazione

2013 2014


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notizieups•editoriale

na serie di stimoli (anno della fede, cinquantesimo del Concilio Vaticano II, preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco incentrata sulla sua spiritualità, la recente Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco) ci invitano ad approfondire quella che possiamo dire la spiritualità docente: nei modi e aspetti che le sono propri, cioè quelli universitari; all’interno di una Università “Pontificia” e “Salesiana”.

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1. La spiritualità. Essa non è esclusiva del cristianesimo e neppure in genere delle sole forme religiose di vita. Essa richiama l’idea di un centro di unificazione personale, di integrazione interiore a quello che si fa, si è e si vive. L’idea di spiritualità rimanda all’interiorità e all’intenzionalità profonda dell’essere e dell’agire professionale. È interessante che il termine tedesco “der Geist” è estensivo e comprensivo delle varie forme di vita interiore (sentimento, intellettualità, esteticità, eticità, oltre che di religiosità); ma si può pensare anche al francese “esprit”, specificato come “esprit de géometrie” (cartesiano), “esprit de finesse” (pascaliano) o “esprit scientifique” di G. Bachelard, ecc. La qualificazione cristiana spinge ad andare oltre: con l’incarnazione del Signore, chiede di non separare più, come nelle religioni antiche o in altre religioni, il sacro dal profano, il carnale dall’immateriale, l’agire dall’essere. Invita a vivere e agire nella relazione fondativa e ultimativa di Dio, “praticandola”, nel tempo e nella storia, nelle relazioni con sé, con gli altri, con il mondo. Stimola, cioè, a essere “divini” nel tempo; e a essere, relazionalmente, “divinamente” significativi, propositivi, fattivi, creativi.

2. La professionalità. L’idea della professionalità è tipicamente moderna. Alcuni la collegano all’idea umanistica dell’homo faber, costruttore del suo destino, e alla coscienza cristiana moderna dell’autonomia delle realtà terrestri e dell’impegno storico di umanizzare il mondo, grazie alla capacità individuale e sociale di lavoro e di trasformazione dell’ambiente. Altri la collegano alla religiosità della riforma luterana, calvinista, ma anche cattolica. La professionalità si collegherebbe alla credenza dell’insindacabile giudizio divino circa la salvezza eterna e alla forte ammonizione evangelica della “porta stretta” per entrare nel Regno. Rispetto a ciò, non si vedrebbe altro scampo che confessare la fede e fare strenuamente la volontà di Dio, lavorando metodicamente e producendo beni onestamente, responsabilmente, scrupolosamente. Non per nulla in tedesco “mestiere” si dice “Beruf”, vicino al termine “Ruf” che vuol dire “chiamata”, “vocazione”. Si pensi a quanto dice Max Weber sull’etica protestante e allo spirito del capitalismo, ma si pensi pure al metododicismo di sant’Ignazio di Loyola o di san Carlo Borromeo. L’emergenza storica della imprenditorialità industriale e finanziaria ne avrebbe accelerato la laicizzazione e la secolarizzazione (esaltando, autonomamente, i valori della produttività, dell’efficienza, dell’efficacia, della competenza). Il rischio è che questi valori, che sono valori procedurali e strumentali, possano diventare fini a se stessi o utilizzati per fini che non sono proprio sotto il segno dell’ “umanamente degno”. In più, non vanno esenti dalle ambiguità delle logiche a essi storicamente associate: razionalità tecnologica, prospettiva del “tutto insieme e subito” e

La Spiritualità Docente tra professionalità, deontologia, etica e fede prof. Carlo Nanni, Rettore Magnifico


del “prendi consuma e butta via”, produttività finalizzata alla capitalizzazione del plusvalore, economicizzazione della forza lavoro e dei prodotti, organizzazione aziendale dei processi produttivi, trattamento delle persone, delle norme e delle relazioni su base di contrattazione pubblica e legalizzata, ecc.. Si rischia che nel lavoro “saltino” i rapporti diretti, emotivamente caldi, il senso della misura, i tempi e i ritmi personali e comunitari e, prima di tutto, l’equità e la giustizia sociale (economica, politica, culturale, formativa). 3. Deontologia, etica e fede. La professionalità ha trovato nella deontologia la sua figura etico-comportamentale. Ma anch’essa ha bisogno di un “supplemento di anima” (per dirla con H. Bergson). I comportamenti corretti richiesti nell’esercizio pubblico delle professioni, postulano certamente un adeguato quadro giuridico. E più radicalmente hanno bisogno di un sicuro e adeguato stato socio-economico che ne evidenzi la rilevanza sociale e non induca a comportamenti compensatori per far fronte a insicurezze o ristrettezze finanziarie. Ma a ben vedere i comportamenti deontologici non sono solo comportamenti corretti, ma anche in linea con il bene comune sociale, con il bene personale di coloro cui si presta il servizio, e con il bene degli stessi professionisti. Per questo, in molti casi, si parla di codici etico-deontologici. La dimensione etica mette in continuità, nella condotta, il corretto con il giusto, la condotta esteriore (corretta e giusta) con l’intenzione soggettiva di agire bene, legata, cioè, alla libertà interiore e alla volontà soggettiva buona (la “coscienza”). Si potrebbe, persino, arrivare a dire che sullo sfondo (e al sommo) del comportamento deontologico c’è sempre una “fede”, individuale e sociale: quella del professionista singolo, quella condivisa dal gruppo o ordine professionale di appartenenza, quella della società di riferimento. Non si tratta necessariamente di fede religiosa. In certi casi tale fede può rivestire le forme della filantropia umanitaria o dell’ideale partitico (libertà, giustizia, eguaglianza, democrazia, solidarietà, socialismo, comunismo). Forse ci si può ritrovare persino una certa vena di salvezza storica o ultrastorica. John Dewey, scriveva nel 1924, un saggio intitolato, La fede comune, dove, appunto, le diverse pratiche sociali (tra cui quelle educative) venivano collocate nell’orizzonte dell’ideale democratico e del miglioramento umano sociale.

Antonio Makarenko “credeva” fermamente di educare l’uomo nuovo della rivoluzione comunista e del sol dell’avvenire socialista. 4. La formazione della “personalità di ruolo”. Si comprende come, alla fin fine, si richieda una solida formazione che, nella pratica della docenza, coniughi “virtuosamente” competenza culturale, disciplinare e didattica con autonomia personale, psicologica, intellettuale, spirituale e relazionale. Una buona formazione delle competenze chiede, cioè, di essere congiunta con la formazione di quella che si chiama la “personalità di ruolo”, base e supporto soggettivo di validi comportamenti professionali. Concretamente essa si esprime in quel classico quadro delle “virtù” che da sempre dicono la forza, la dignità e la validità di una esistenza personale e relazionale, grazie a una felice sintesi tra: virtù “dianoetiche” o della mente (intelligenza, senso critico, artisticità, progettualità, imprenditorialità, capacità tecnica-operativa...); virtù “cardinali” o del comportamento (prudenza, fortezza, giustizia, temperanza); virtù della “trascendenza” o della relazione (fede-fiducia in...; speranza-apertura al di più, all’oltre, all’ulteriore…; solidarietà, dedizione, oblatività verso...). Queste ultime trovano cristianamente la loro più alta e profonda qualificazione nel sapersi e nel realizzarsi come “teologali”, cioè pensate, vissute, praticate nel rapporto con Dio e “per grazia” di Dio: venendosi, per questo, a denominare sinteticamente come fede, speranza, carità. Ciò permetterà nell’assolvimento della funzione docente di agire con una intelligenza profonda e saggia e soprattutto con un cuore grande e coraggioso che aiuterà a vivere e operare “alla lunga e alla grande”; a coniugare il volere bene (= dimensione affettiva), al volere il bene (= dimensione finalistica), a volerlo bene (= dimensione relazionale metodologica), facendolo bene (= dimensione operativa). C’è chi, in proposito, indica il valore formativo determinante di “comunità etiche”, in cui sia dato praticare, e prima ancora apprendere, una “vita buona”, virtuosa, secondo valore. La nostra Università ha una simile pretesa formativa per studenti e docenti: nell’orizzonte di un crescere insieme in maniera umanamente degna, cristianamente profonda, professionalmente competente, socialmente ed ecclesialmente rilevante.


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notizieups•segreteria generale

Dati della Segreteria Generale raccolti e ordinati da Renato Butera

a anni ormai questo numero della Rivista, che apre l’anno accademico ma chiude quello solare, ospita i dati provenienti dalla Segreteria Generale che ci offrono una radiografia della vivacità internazionale della nostra Università. Ai numeri è stato sempre affidato un non so che di freddo e di calcolo (tra l’altro questa è la loro principale funzione!), ma non si può nascondere che statisticamente usati ricuperano espressività e vitalità e restituiscono lo stato di salute di un ente o istituzione altrimenti congelato dai calcoli. Non calcoli dunque ma indice di persone che si trovano in questa “casa comune” che è l’Università per condividere con gioia tempo e impegno di formazione professionalizzante come può e deve essere il tempo accademico. Ecco allora cosa ci dicono i numeri quest’anno (i dati, aggiornati al 23 aprile 2013, sono stati messi a disposizione dalla Segreteria Generale e sono stati ripresi dal Rettor Magnifico nella sua relazione introduttiva durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2013-2014). Totale degli studenti UPS: 1859. Provengono da 107 diverse nazioni. Gli studenti italiani sono 1079. Di conseguenza gli studenti provenienti dall’estero risultano essere 780. Le nazioni estere secondo il numero e la provenienza degli studenti sono: 96 - India; 54 - Brasile; 38 – Messico e Polonia; 35 – Repubblica Democratica del Congo; 29 - Colombia; 26 - Nigeria; 22 Croazia; 20 - Romania; 18 - Tanzania; 17 - Ucraina; 16 – Angola e Cina; 15 - Vietnam; 13 - Camerun; 12 - Indonesia, Kenya e Perù; 11 - Burkina Faso, Etiopia e Haiti; 10 - Siria, Slovenia e Spagna; 9 – Ruanda e Slovacchia; 8 - Corea; 7 - Argentina, Benin, Burundi e Madagascar; 6 - Bolivia, Filippine, Malta e Portogallo; 5 - Albania, Ghana, Stati Uniti e Togo; 4 - Belgio, Bosnia-Erzegovina, Germania, Libano, Mozambico, Repubblica Ceca, Russia, Senegal, Uganda, Venezuela e Zimbabwe; 3 - Cile, El Salvador, Myanmar, Paraguay e Timor Est; 2 - Bangladesh, Bielorussia, Botswana, Canada, Costa d’Avorio, Cuba, Ecuador, Egitto, Francia, Guatemala, Honduras, Iraq, Malawi, Nicaragua, Sierra Leone, Sri Lanka, Sudan, Turchia, Uruguay e Zambia; 1 - Australia, Centrafrica, Congo, Costa Rica, Eritrea, Gabon, Georgia, Giappone, Grecia, Guinea, Guinea Bissau, Hong Kong, Inghilterra, Israele, Kosovo, Laos, Lesotho, Lettonia, Liberia, Lituania, Mali, Marocco, Pakistan, Rep. Dominicana, Serbia, Sud Sudan, Svizzera, Thailandia, Tunisia, Turkmenistan e Ungheria. Tale distinzione nazionale consente di dedurre che per continente gli studenti dell’UPS sono: 1256

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europei, 224 africani, 191 americani, 188 asiatici e 1 dell’Oceania Quest’anno più che mai la percentuale riguardo al genere è paritaria: 49,49% di Studenti (920) e 50,51% di Studentesse (939). I Sacerdoti diocesani sono 260 (14%) e provengono da 216 diverse diocesi. Gli Ordini e le Congregazioni religiose di appartenenza sono 180. I Religiosi/e in tutto sono 612 (33%) di cui 255 Salesiani e 33 FMA, 324 provenienti da altre Famiglie religiose. Sono 422 i religiosi e 190 le religiose. Gli studenti laici in tutto sono 987(53%), di cui 238 studenti e 749 studentesse. La percentuale laicale è dunque più alta. Ripartiti per Facoltà i dati ci dicono che la Teologia ha 489 iscritti, di cui 106 appartengono al Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica; gli iscritti a Scienze dell’Educazione sono in tutto 1040 di cui 75 alla Postlaurea Psicologia clinica e 69 al DPGC. Gli studenti di Filosofia sono 142, 8 quelli di Diritto Canonico, 54 gli iscritti a Lettere cristiane e classiche e 126 quelli di Scienze della Comunicazione sociale. La FSE continua a essere la Facoltà con più iscritti che quest’anno hanno superato approssimativamente il 63% dell’insieme dei giovani che hanno scelto di studiare all’UPS. È interessante notare come in questi ultimi 10 anni il dato dell’iscrizione segna un rialzo costante a parte due flessioni nel 2008 e nel 2011, puntualmente riassorbite e recuperate nell’anno successivo. L’UPS ha i seguenti centri collegati: 2 sezioni della Facoltà di Teologia a Torino e a Gerusalemme; 7 Istituti aggregati (Messina, Shillong, Bangalore, Caracas, Nashik, Yaoundé, Venezia) e 17 Istituti affiliati alle Facoltà: di Teologia (9), di Filosofia (5) e di Scienze dell’Educazione (3). Gli studenti si iscrivono in Teologia all’ultimo anno, in Filosofia al primo e al secondo dei due anni di studi. Le iscrizioni sono solo di coloro che intendono conseguire il Baccalaureato (o la Licenza per gli Aggregati). Inoltre sono uniti per sponsorizzazione per il conseguimento dei diplomi di specializzazione o di qualificazione: alla Facoltà di Teologia 2 Istituti (ISCR di Barcelona – Spagna, SSSBS di Messina) e alla Facoltà di Scienze dell’Educazione 1 Istituto (Istituto di Formazione e Ricerca per Educatori e Psicoterapeuti – IFREP ’93). In totale gli Istituti collegati con l’UPS sono 27: Aggregati – 7; Affiliati – 17; Sponsorizzati – 3. I dati degli iscritti in questi centri collegati all’UPS saranno disponibili alla fine di settembre 2013. Nel 2011/2012 gli studenti iscritti nei centri collegati sono stati 2.475.

Studenti premiati dal Gran Cancelliere don P. Chávez


Dissertazioni Dottorali 2012 - 2013 FACOLTÀ DI TEOLOGIA * Specializzazione Catechetica Feroleto Raffaele, La famiglia e la trasmissione della fede. Sfide, esperienze e prospettive della trasmissione della fede nella famiglia della diocesi di Catanzaro-Squillace, Relatore: prof. Anthony Francis Vincent. Hembrom Francis, Catechetical contribution of salesians in the ‘Assam Mission’ 1922-1965. A historical-critical study, Relatore: prof. De Souza Cyril. Kapplikunnel Ouseph Varghese, Catholic retreat centres in Kerala as Loci of catechetical learning for adults. An empirical study from the catholic charismatic renewal perspective, Relatore: prof. Vallabaraj Jerome. Rajendran Samikannu, Towards a dignity-enhancing catechesis of dalit children: An explorative-empirical study in the context of Patna Mission, Relatore: prof. Vallabaraj Jerome. Sciuto Carmelo, Analisi critica di esperienze qualificate di iniziazione cristiana delle nuove generazioni in Italia, Relatore: prof. Montisci Ubaldo. * Specializzazione Pastorale biblica e liturgica Cavagnari Gustavo Fabian, La famiglia come “Chiesa domestica”. Suo significato teologico e sua rilevanza pastorale nel magistero conciliare e postconciliare e nella riflessione teologica posteriore, Relatore: prof. Venturi Gianfranco.

Nuvoli Ruggero, La mistica della “divina presenza” in Divo Barsotti, Relatore: prof. García Jesús Manuel.

* Specializzazione Pastorale giovanile e Catechetica

FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE

Thiruvalil Mathew Jacob, Accompanying youth on their journey towards marriage and family life. A study in the light of “Familiaris Consortio” and later ecclesial documents with particupar reference to catholic youth in Kerala, Relatore: prof. De Souza Cyril.

* Specializzazione Psicologia Kwiatek Piotr, Application of positive psychology to human formation in preparation for the priesthood. Active Positive Program of Human Development - “APPRO”, Relatore: prof. Formella Zbigniew. Loko Fwamba Augustin, Volonté de sens chez Viktor E. Frankl et “volonté vitale” chez les bantous. Une investigation empirique sur un échantillon de jeunes Congolais en quete de sens, Relatore: prof. Del Core Giuseppina. Perez Briceno Evelio Ramón, Relación entre la autorrealización y la identidad vocacional en los llamados al ministerio presbiteral.Análisis teórico-empírico sobre una muestra de candidatos al presbiterado de la Iglesia Catolica en Venezuela a la luz de la psicología de A.Maslow, Relatore: prof. Llanos Mario Oscar. * Specializzazione Pedagogia per la Scuola e la Formazione Professionale Dinneya Eugenia Ugochi, Effective leadership and management in the secondary school administration in Nigeria: problems and prospects, Relatore: prof. Malizia Guglielmo.

Marcal Moreira Anderson, A formaçao da identitade crista pela e na mídia. Analise e proposta ao sistema Cançao Nova para uma nova evangelizaçao, Relatore: prof. Medeiros De Santos Damasio.

Gutiérrez Aguirre Lilia Guillermina, La comunidad educativa en las escuelas de las “Hermanas de los Pobres Siervas del Sagrado Corazón” y el cuadro de la actual organización escolar mexicana. El rol de directivos y maestros, Relatore: prof. Malizia Guglielmo.

Ruppi Giuseppe Antonio, Christum “Per arctam viam imitari”. Contributo alla pastorale liturgico - vocazionale da testi del “Missale Romanum”, Relatore: prof. Sodi Manlio.

Kyara Gasper Mavumilio, School pedagogy and teacher education in Tanzania: Perspectives and challenges from Henry Giroux’s critical pedagogy, Relatore: prof. Desbouts Cristian.

Skora Maciej, L’ordinazione presbiterale secondo il rito romano dal XV al XX secolo (1485-1989). Storia, celebrazione e teologia liturgica, Relatore: prof. Sodi Manlio.

Mwamba Kalemba Titus, La qualité des écoles secondaires et Centres Professionnels (CP) salésiens: cas de la Ville de Lubumbashi, Relatore: prof. Malizia Guglielmo.

* Specializzazione Pastorale giovanile e Catechetica

Tebri Robert Beyuo, En quete d’une pedagogie africaine fondee sur des principes et des methodes de l’education traditionnelle africaine: l’experience de Georges Defour parmi les populations des Grands Lacs d’Afrique Centrale, Relatore: prof. Desbouts Cristian.

Dravecka Maria, Vivere il mistero eucaristico nell’età della preadolescenza. Verso la progettazione di una catechesi eucaristica in Slovacchia a partire dalla ricerca empirica dei sistemi motivazionali, Relatore: prof. Medeiros de Santos Damasio. Kassala Flavian, Church Social Service and Evangelization. A study of the Significance of Church Social Services Based on the Empirical Analysis of the Multi-Religious Situation in the Diocese of Geita, Tanzania, Relatore: prof. Anthony Francis Vincent. Lopez Varela Miguel, Hacia una catequesis transformativa de adultos. Propuesta de algunos elementos epistemológicos y metodológicos a partir de la teoría del aprendizaje transformativo de Jack Mezirow, Relatore: prof. Vallabaraj Jerome.

* Specializzazione Pedagogia e Comunicazione mediale Musine Diogene, La transformation des sujets en milieu scolaire: Oeuvre de l’institution et.ou de l’enseignant charismatique? Analyse des risques, des contrefacteurs et des facteurs dans les films: Le cercle des poètes diparus, Professeur Holland, Etre et avoir, Relatore: prof. Cangià Caterina.

* Specializzazione Spiritualità

Sequeira Dominic Santhosh, A re-reading of the salesian preventive system from the perspective of moral development in the light of recent findings in character education, Relatore: prof. Pellerey Michele.

Miyigbena Enagnon Minakpon Ulrich, L’expérience spirituelle comme présupposé de l’évangelisation des jeunes par les jeunes dans l’enseignement du Pape Jean-Paul II (1978-2005), Relatore: Prof. Wirth Morand.

Vojtas Michal, La metodologia della progettazione educativo-pastorale salesiana. Una proposta di aggiornamento in dialogo con le teorie della leadership di Senge, Covey e Scharmer, Relatore: prof. Casella Francesco.

Kayitana Gaetan, Le catholicisme et l’évolution sociale du Rwanda (1900-1994): influences réciproques et impact pastoral, Relatore: prof. Trenti Zelindo. * Specializzazione Pedagogia per la Formazione delle vocazioni Ligi Maria, Ongoing spiritual formation of consecrated persons in young adulthood: pedagogical proposals with special reference to the Franciscan Clarist Congregation, Relatore: prof. De Souza Cyril. Savarinathan John Britto, Youth mentoring, motivation & religious commitment. A self-determination theory perspective on environments that facilitate internalization of religion among catholics in Tamil Nadu, India, Relatore: prof. Vallabaraj Jerome. Sebastian James, Formazione cristiana e arti visive. Una verifica attraverso l’analisi della chiesa del Santo Volto alla Magliana – Roma, Relatore: prof. Filacchione Penelope.

FACOLTÀ DI FILOSOFIA Pallante Gianna, Herméneutique du dialogue interculturel, Relatore: prof. Freni Cristiana.

FACOLTÀ DI LETTERE CRISTIANE E CLASSICHE Knuffke Peter Thomas, Theologia amicitiae apud Aelredum Rievallensem, Relatore: prof. Conti Marco. Poblano Bata Gregorio, Grammatica. Iuxta historicam atque paedagogicam rationem elaboratam quod attinet graecorum perantiquum classicum sermonem, Relatore: prof. Bracchi Remo. Wierzbicki Jacek, Alexandri Halensis. Quaestiones disputatae quae ad rerum universitatem pertinent. (De aeternitate, aevo et tempore. De duratione mundi seu de materia prima. De duobus principiis. De malo. De oppositione mali. De modo, specie et ordine).Editio critica, Relatore: prof. Pisini Mauro.

FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE Butera Renato, La dimensione etica nei film di Pedro Almodóvar, Relatore: prof. García Fernandez Emilio. Lobo Anthony Clifford, Media Convergence and Digital Ecosystems. A case study of the Italian Church’s Institutional Media Networks: AVVENIRE - SIR TV2000 - RADIO InBlu, Relatore: prof. Pasqualetti Fabio.


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notizieups•le Brevi

a cura di Renato Butera

Il Rettore e il prof. E. Cepeda con alcuni studenti a San Pietro

una molteplicità di elementi” e che rispetta l’unità nella varietà”, poiché una umanità dove sono scomparse sporgenze e differenze non sarebbe umana. Il Papa ha proposto ai giovani una figura di umanità che si è realizzata nella santità: il beato Pier Giorgio Frassati, “universitario come voi”. Piergiorgio ebbe a scrivere un giorno: “Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere”. Vivere e non vivacchiare, un impegno “impegnativo” ma esaltante per il “buon cammino verso Betlemme” affidato dal Papa ai suoi cari universitari. I proff. S. Thututhiyil e L. Gallo (al centro) alla mostra dei Santi Ungheresi

L’impegno affidato agli universitari da Papa Francesco: “Per favore, non guardare la vita dal balcone!” Circa 300 studenti dell’UPS appartenenti alle varie facoltà hanno risposto ieri, sabato 30 novembre, all’ormai tradizionale appuntamento di inizio d’Avvento con il Papa nella Basilica di San Pietro insieme agli studenti delle università romane, statali e pontificie. Il gruppo dell’UPS era guidato dal Rettore insieme ad alcuni altri docenti, tra cui il prof. Mauro Mantovani, il prof. Mario Llanos, il prof. Emiro Cepeda e il prof. Giuseppe Do Duc Dung. Erano presenti anche l’economo dell’Università, don Stanislaw Rafalko, e don Gregorio Jaskot. La Basilica era gremita al punto che molte persone, tra cui alcuni studenti del nostro gruppo, hanno dovuto partecipare alla preghiera in Piazza seguendo il discorso di Papa Francesco attraverso i maxischermo di cui è dotata l’aera interna al Colonnato, segno di una consistente adesione all’invito del Papa e di simpatia per la sua persona. Infatti era convinzione diffusa che non solo studenti universitari fossero presenti, ma anche “nonne e nonni, mamme e papà, sorelle e fratelli” degli universitari, così pure gente delle parrocchie o turisti che venuti a conoscenza dell’appuntamento di preghiera con il Santo Padre hanno approfittato dell’occasione per inserirsi nella grande famiglia accademica romana. Papa Francesco ha rivolto parole speciali ai “cari universitari e universitarie” facendo suo l’auspicio di San Paolo rivolto ai cristiani di Tessalonica per una santificazione perfetta. Quella del Papa è la stessa preoccupazione di San Paolo dato che, oggi più che mai, “la pienezza della vita cristiana” è costantemente tentata dallo “spirito mondano” che attacca i doni spirituali la cui preziosità va custodita con cura per mantenerli integri, combattendo la fragilità della natura umana: “I doni di Dio sono conservati in noi come in vasi di creta”. Papa Francesco ha invitato gli universitari a guardare e a rispondere alle sfide della vita, poiché chi non lo fa non vive. Perciò l’invito pressante è di non restare a “guardare la vita dal balcone”, ma di scendere, ed essere presenti con fortezza e audacia, lì dove le sfide “chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno”. Papa Francesco ha proposto ai giovani universitari di seguire un modello poliedrico della globalizzazione, modello “che include

L’esposizione di quadri di Santi ungheresi del maestro Attila Boros Con una solenne cerimonia, alla presenza di ambasciatori, professori, studenti e illustri ospiti, è stata inaugurata la mostra del maestro Attila Boros che ha presenziato l’evento accompagnato dal figlio adolescente. L’evento è stato voluto e generosamente patrocinato da S. Ecc. l’Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, il Dr. Gábor Gyriványi, come uno dei momenti celebrativi in occasione della recente beatificazione del salesiano coadiutore, il martire Stefano Sándor, avvenuta a Budapest il 19 ottobre. Questi è stato una spiccata figura di educatore dei giovani apprendisti operai ai quali si era consacrato con dedizione totale. Anche se il superiore gli aveva offerto la possibilità di emigrare, dopo un discernimento davanti al Signore, ha deciso di restare con e fra i suoi giovani. Ha subito terribili torture è stato impiccato l’8 giugno del 1953. Nel saluto di benvenuto il vicerettore prof. Gianfranco Coffele, ha ricordato come Paolo VI nel concistoro del 1977 ha accolto la richiesta del card. Laslo Lékai di poter avere una cappella nelle grotte vaticane dedicata alla Magna Domina Hungarorum, in sostituzione del medievale, antico “oratorio” degli Ungheresi, che era stato demolito nel 1776 per esigenze di spazi strutturali. La cappella sarebbe dovuta servire da punto di riferimento per gli Ungheresi pellegrini alla tomba di San Pietro e anche si auspicava che avrebbe dovuto indicare la strada alla costruzione della «Pax Europae», in base alle scene delle vite dei santi ungheresi che ornano le pareti della cappella. Caratteristica della stessa cappella, consacrata nel 1980, sono ap-


punto i venti bassorilievi - che coprono le pareti laterali - che raffigurano venti fra i numerosi santi espressi dalla millenaria ed eroica Chiesa ungherese. Forse sia facile cogliere come “speciale” distintivo di tutti loro, ma specialmente da parte delle “sante” ungheresi, l’aver esercitato la grande carità. Chi troverà il tempo per una visita non resterà deluso, ma piuttosto artisticamente ammirato e spiritualmente stimolato.

Laurea honoris causa dall’Urbaniana per mons. Menamparampil Il 14 novembre alla Pontificia Università Urbaniana (PUU) è stato insignito della Laurea honoris causa in Missionologia il vescovo salesiano emerito di Gurawati (India), S. Ecc.nza Mons. Thomas Menamparampil. Al conferimento ha presieduto S. Em. il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per la Propagazione della Fede e Gran Cancelliere della PUU. Insieme al Vescovo è stato insignito dello stesso titolo anche il prof. Gerald H. Anderson, pastore metodista, Direttore emerito dell’Overseas Ministry Study Center di New Haven, Connecticut (USA). Per la Congregazione salesiana e per l’UPS erano presenti mons. Savio Hon, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il Superiore della Visitatoria don Joquim D’Souza, il Rettore prof. Carlo Nanni, il prof. Scaria Thuruthiyl e il prof. Peter Gonsalves, e altri confratelli indiani. Mons. Menamparampil, dopo l’ordinazione sacerdotale (1965), dal 1969 al 1970 ha completato il Dottorato in storia e Inglese; dal 1972 al 1974 è stato vice-ispettore dei Salesiani a Guwahati; dal 1975 al 1981 rettore del Don Bosco Technical School di Shillong; nel 1981 è stato ordinato da Giovanni Paolo II vescovo di Dibrugarth. Nel 1992 passa alla diocesi di Guwahati e nel 1995 è nominato arcivescovo e metropolita della stessa. Dal 1986 al 1992 è chairman dell’Office for Evangelization della Federation of Asian Bishop’s Conferences. In questo periodo, mons. Menamparampil approfondisce il rapporto tra il Vangelo e le culture. È nominato inoltre segretario all’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Asia tenutosi a Roma dal 19 aprile al 14 maggio 1998. Nel 2006 è eletto presidente della Conferenza Episcopale Regionale del Nord-Est dell’India. Nel 2008 viene scelto come presidente della Commissione nazionale per l’Educazione e la Cultura della Catholic Bishops’ Conference of India. Nel suo lavoro episcopale si è trovato a operare come mediatore per la stabilità della pace e la riconciliazione in una regione segnata da conflitti territoriali ed etnici e dove la comunità cattolica rappresenta appena l’1% della popolazione. La sua Lectio Magistralis, che ha tracciato in forma molto proMons. Thomas Menamparampil congratulato dalle autorità accademiche della PUU

fonda ed efficace il profilo del missionario in contesti di minoranza cattolica più o meno esigua, aveva come titolo: “I have an Obligation to All People. Rm 1,14”.

Terzo anno di preparazione al Bicentenario. Gli insegnamenti di vita spirituale Don J. D’Souza e la prof. C. Freni

La spiritualità di Don Bosco è il tema centrale del terzo anno di preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco che conclude il triennio di speciale riflessione indetto dal Rettor Maggiore per la congregazione e la Famiglia Salesiana. Le due tematiche precedenti vertevano sulla conoscenza della storia e della pedagogia di Don Bosco. In corrispondenza a ogni anno del triennio e al relativo tema, proposto anche dalla Strenna del Rettor Maggiore, come segno di impegno personale e comunitario, la visitatoria dell’UPS Maria sede della Sapienza ha celebrato un momento di solenne consegna di un volume di scritti di Don Bosco preparato ad hoc per ogni tappa storica, pedagogica e di spiritualità. Ciascuno dei tre volumi, curato dal prof. Aldo Giraudo, docente di spiritualità nella Facoltà di Teologia e pubblicato dalla LAS, è stato introdotto da una particolare presentazione e corredato da un ricco apparato scientifico. La trilogia delle pubblicazioni boschiane vede per questo anno conclusivo gli “Insegnamenti di vita spirituale” di San Giovanni Bosco. Lo avevano preceduto le “Memorie dell’Oratorie” e le “Biografie dei tre giovani Savio Domenico, Besucco Francesco e Magone Michele”. Nel pomeriggio di lunedì 11 novembre la comunità accademica e religiosa dell’UPS, insieme a tanti cooperatori, suore dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, docenti laici e studenti, ha celebrato la consegna del terzo volume in un momento di intensa riflessione grazie ai contributi del curatore del testo, prof. Giraudo, e due speciali letture. La prima delle due letture si articolava su una prospettiva catechetica ed è stata proposta dal prof. Ubaldo Montisci, docente della Facoltà di Scienze dell’Educazione. La seconda si centrava su una prospettiva antropologico-spirituale con la riflessione della prof. Cristiana Freni, docente della Facoltà di Filosofia. Tutti gli interventi hanno a loro modo focalizzato come l’impegno educativo di Don Bosco fosse intriso di una preoccupazione che mirava a quella spiritualità concreta, attiva, che ha dato origine a una scuola di santità giovanile feconda di frutti. A conclusione degli interventi coordinati dal Rettore prof. Carlo Nanni, il superiore della visitatoria, don Joaquim D’Souza, ha dato ai presenti un pensiero di “Buonanotte” sottolineando come la spiritualità di Don Bosco si faceva presente


con la sua stessa persona che non tralasciava mai di ascoltare chiunque gli si presentasse davanti anche in momenti di impegno urgenti. Il Santo fondatore dei salesiani, così come è presentato nell’episodio del volume di don Ceria “Don Bosco con Dio”, scelto dal superiore della visitatoria, era sempre disponibile e accogliente. La celebrazione si è conclusa con la consegna personale del volume a ciascun presente da parte di don D’Souza e don Nanni.

I nuovi significati delle norme comuni per il Terzo Ciclo

richiedono un ulteriore approfondimento. Nell’incontro si è reso evidente l’acquisizione delle nuove norme da parte delle facoltà pur nella prospettiva di una ulteriore e approfondita riflessione. Alla fine delle tre relazioni, l’assemblea ha avuto modo di prendere la parola con domande e riflessioni sul tema proposto. I tre relatori hanno così avuto modo di reintervenire per apportare delucidazioni e ulteriori spiegazioni ai fini di una più chiara comprensione delle norme. L’osservazione che la ricerca venga accompagnata da una buona didattica, risponde all’esigenza di preparare i ricercatori per abilitarli all’insegnamento e agli insegnanti, dal canto loro, ispirare l’apertura alla esigenza fondamentale della ricerca per il loro aggiornamento.

I proff. C. Alvati, M. Pellerey e S. Fernando

Il beato Stefano Sándor, esempio di santità nell’impegno per l’educazione dei giovani

Le nuove norme per il Terzo Ciclo di studi universitari è stato il tema al centro del seminario del Comitato Interfacoltà per la Ricerca (CIR) celebratosi nel pomeriggio di lunedì 4 novembre al quale hanno preso parte circa quaranta tra docenti e dottorandi. Il seminario è stato introdotto dai saluti del direttore del CIR, prof. Francis-Vincent Anthony, e del Rettore, prof. Carlo Nanni. Il prof. Michele Pellerey ha aperto la serie di relazioni incentrando il suo intervento sulla novità delle norme del Terzo Ciclo riguardanti gli studi per il titolo del dottorato di ricerca. Si è soffermato soprattutto sugli articoli 45 e 45bis degli Statuti UPS che vertono su Strutture e ordinamento degli studi e della ricerca. Il prof. Pellerey ha anche percorso l’excursus storico che dal documento Sapientia Christiana, attraverso le convenzioni di Lisbona e della Sorbona, il Processo di Bologna e i Descrittori di Dublino, ha portato all’attuale configurazione delle norme. I lavori del Seminario sono ripresi con l’intervento del secondo relatore, il prof. Sahayadas Fernando (FdT), che ha presentato il regolamento di svolgimento del Terzo Ciclo per la Facoltà di Teologia. Ha concluso la serie di interventi il prof. Cosimo Alvati che ha presentato le stesse norme per la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale mettendo in evidenza alcuni rilievi critici e facendo risaltare alcune questioni ancora aperte che

In primo piano, i proff. D. Medeiros, A. Castellano e S. Fernando

La congregazione dei salesiani di Don Bosco e la Famiglia Salesiana contano su un nuovo beato: Stefano Sándor. La beatificazione del salesiano coadiutore si è tenuta il 19 ottobre 2013 a Budapest. Come segno di continuità, mercoledì 30 ottobre il Rettor Maggiore ha presieduto una messa per rendere grazie a Dio per il dono del nuovo beato. La celebrazione, alla quale erano presenti varie autorità ecclesiastiche e civili, si è celebrata nella Basilica del Sacro Cuore di via Marsala in Roma. Tra i presenti l’Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, S. Ecc. il dr. Gábor Gyriványi, la dr.ssa Cecilia Ivancsics Schmidtné, primo Consigliere d’Ambasciata, mons. Tóth Tamás, Consigliere Ecclesiastico e Rettore del Collegio Ungarico e dell’Accademia d’Ungheria a Roma; e ancora la Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat, e l’Ispettore dell’Ungheria, don Béla Abraham, insieme ad altri salesiani e laici ungheresi. L’Università Salesiana era rappresentata da vari salesiani, studenti e docenti. Fra loro il superiore don Joaquim D’Souza, per tutte le comunità religiose della visitatoria Santa Maria della Sapienza, e il vicerettore don Gianfranco Coffele, per la comunità accademica. Il Rettor Maggiore ha sottolineato nella sua omelia la grandezza della testimonianza intrisa di valori “salesiani” del beato martire Stefano Sándor per l’Ungheria e per la Chiesa intera: “Da vero figlio di Don Bosco oggi brilla nel firmamento salesiano come stella di viva luce che illumina la via e ci esorta a perseverare nel diventare compagni di strada dei giovani del nostro tempo”. Il beato Sándor, ha sottolineato ancora il Rettor Mag-

Il Rettor Maggiore don P. Chávez presiede l’eucaristia per il beato S. Sándor


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giore e Gran Cancelliere dell’UPS, ha manifestato con la sua persona l’importanza dell’educazione dei giovani, e ieri come oggi ci stimola a vivere l’impegno educativo “con passione apostolica, con coerenza di vita e dedizione incondizionata”. Il 19 novembre il beato è stato nuovamente commemorato nell’elegante sede della prestigiosa Accademia d’Ungheria di Via Giulia in Roma. L’evento ha visto tra l’altro la proiezione di un docu-film della durata di 40 minuti dal titolo “Il Servo di Dio, Stefano Sándor”, del regista ungherese András Dér, prodotto su richiesta dei salesiani d’Ungheria. Oltre alle Autorità Civili e Religiose già di stanza a Roma, da parte del Governo ungherese, era presente il Sottosegretario di Stato, responsabile per le relazioni ecclesiastiche e per le minoranze, del Ministero per le Risorse Umane, il dr. György Hölvényi. Il giorno 21 novembre, inoltre, nella Sala delle Esposizioni “Juan Picca” della Biblioteca dell’UPS, è stata inaugurata, sempre in onore del beato Stefano Sándor, una mostra sui santi ungheresi.

(FSE), Angela Bonomi Castelli (MED) e Gianna Cappello (Presidente MED). Una messa in memoria del compianto prof. don Giannatelli, presieduta dal Rettore e celebratasi nella Cappella Gesù maestro, ha preceduto il momento di incontro di studio. Le brevi parole del Rettore hanno messo in rilievo l’instancabile impegno di don Giannatelli per rendere l’UPS sempre più all’altezza del compito di formazione accademica verso gli studenti che l’hanno scelta.

Parole di gratitudine di Papa Francesco per il Cardinale Tarcisio Bertone

Seminario di studio in ricordo del prof. Roberto Giannatelli In collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Educazione ai Media e alla comunicazione (MED), l’UPS ha ricordato a un anno dalla sua scomparsa il prof. Roberto Giannatelli che fu Rettore Magnifico dell’Università Salesiana (1983-1989), docente e preside dell’ISCOS (1989-1995), l’Istituto di Scienze della Comunicazione Sociale che nel 1998 prese il nome attuale di Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale. Il seminario, intitolato “Media Education e prospettive di ricerca”, si è svolto mercoledì 30 ottobre nell’Aula Viganò della Biblioteca Don Bosco. Vi hanno preso parte con i loro contributo il prof. Roberto Farnè, dell’Università di Bologna, che ha proposto il tema: “Roberto Giannatelli e il tempo della Media Education”. Il prof. Peter Gonsalves, docente FSC, ha parlato di “Media Literacy in India”; il prof. Marco Gui, dell’Università di Milano Bicocca ha proposto una riflessione su “Media e adolescenti. Riflessioni su un’indagine a scuola”. Il seminario è stato avviato dai brevi interventi di Carlo Nanni (Rettore Magnifico UPS), Mauro Mantovani (decano FSC), Cesare Bissoli

Il prof. C. Bissoli. In alto don R. Giannatelli

Interpretando il pensiero del suo predecessore Benedetto XVI, Papa Francesco ha reso grazie al Card. Tarcisio Bertone per il suo servizio alla Chiesa come Segretario di Stato e prima ancora come collaboratore del Card. Joseph Ratzinger della Pontificia Congregazione per la Dottrina della Fede. Un lungo servizio iniziato con l’insegnamento proprio nella nostra Università come docente della Facoltà di Diritto Canonico, decano della stessa e Rettor Magnifico, e poi continuato come vescovo di Vercelli prima e arcivescovo di Genova dopo, sino alla Segreteria di Stato. “Vedo in lei anzitutto il figlio di Don Bosco”, ha affermato Papa Francesco nella cerimonia di ringraziamento e congedo svoltasi davanti a un folto gruppo di prelati, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, e di collaboratori della Curia vaticana. “Mi pare che il filo rosso sia costituito proprio dalla vocazione sacerdotale salesiana che l’ha segnata sin dalla tenera infanzia, e che l’ha portata a svolgere tutti gli Nelle foto, Papa Francesco incarichi ricevuti, indie il card. T. Bertone (Foto ANS) stintamente, con profondo amore alla Chiesa, grande generosità, e con quella tipica miscela salesiana che unisce un sincero spirito di obbedienza e una grande libertà di iniziativa e di inventiva personale”. Il grato saluto si è caratterizzato per il costante rife-


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rimento alla tradizione e alla spiritualità salesiana da parte del Papa il quale ha rievocato il Sogno del pergolato di rose che Don Bosco raccontava per spiegare le difficoltà della vita religiosa e le virtù di cui farsi ricchi per affrontarle con esito positivo. A prima vista da un pergolato si notano i fiori, ma più ci si addentra e più “spuntano delle spine acutissime che feriscono e provocano grandi dolori”, ma alla fine si raggiunge il traguardo di poter godere della bellezza di un giardino ricco della varietà di fiori e di profumi. “Mi piace pensare che - ha proseguito il Santo Padre -, seppure vi sono state le spine, la Vergine Ausiliatrice non ha certo fatto mancare il suo aiuto, e non lo farà mancare in futuro: sia sicuro, eh?”. Difficoltà e virtù, come ha sottolineato Papa Francesco, sono state affrontate dal Cardinal Bertone con “atteggiamento di incondizionata fedeltà e di assoluta lealtà a Pietro, caratteristica distintiva del Suo mandato come Segretario di Stato”, manifestatasi attraverso “il coraggio e la pazienza con cui ha vissuto le contrarietà che ha dovuto affrontare. E sono state tante”. Il Cardinale ha risposto con gratitudine al Papa ringraziandolo per le sue parole “che vengono proprio da un cuore permeato di spirito salesiano”. Ha poi ricordato il servizio prestato durante il pontificato di Papa Benedetto XVI, pontificato “percorso da forti progetti pastorali: l’anno paolino, l’anno sacerdotale e quello che sta per concludersi, l’anno della fede”, ha spiegato il Cardinale. “Ciò che ci ha appassionato è stato vedere la Chiesa comprendere se stessa nel profondo come comunione, e nello stesso tempo capace di parlare al mondo, al cuore e all’intelligenza di ognuno con chiarezza di dottrina e con altezza di pensiero”. Sette sono stati i mesi accanto a Papa Francesco come Segretario di Stato di cui il Cardinale Bertone ha fatto risaltare gli elementi di continuità tra i due Papi, in particolare nel dono del consiglio ispirato e della devozione mariana. Bertone ha concluso affidando a Maria, colei che “scioglie i nodi”, il servizio alla Chiesa di Papa Francesco e del suo successore alla Segreteria di Stato, mons. Pietro Parolin.

Il Rettore C. Nanni a Trnava

pedagogia generale, con comunicazioni seguite, a gruppi di tre, da momenti di confronto e approfondimento dialogico. È stato facile sperimentare le particolarità del pensiero mittel-europeo e le sue maggioritarie forme di ricerca a carattere fenomenologico. Ma è apparso molto sentita l’attenzione al carattere “scientifico” delle affermazioni filosofiche, forse collegabile con la temperie post-comunista del contesto est-europeo. Anche se poco tematizzata, è stata ben chiara, sullo sfondo, la coscienza della responsabilità educativa del pensiero filosofico-pedagogico universitario nei confronti dei nuovi modi di vivere sociali e giovanili in particolare. In margine alla conferenza il prof. Nanni, in quanto Rettore, si è incontrato con il Rettore dell’Università di Trnava in vista di arrivare presto a forme di collaborazione istituzionale tra le due Università. Foto sotto e in basso: il gruppo dei professori polacchi

Intervento del Rettore all’Università di Trnava. Presso il Centro di Smolenice-Trnava (Slovacchia), dal 2 al 4 ottobre il Rettore ha preso parte a una conferenza internazionale sulla “Filosofia dell’educazione nei contesti, tempi e prospettive contemporanee”. Il Centro di Smolenice è situato in uno splendido castello di proprietà dell’Accademia Slovacca delle Scienze. L’iniziativa rientrava nel progetto europeo “Vega”, relativo alla ricerca delle basi teoriche ed empiriche del concetto di pro-socialità. La Facoltà dell’Educazione dell’Università di Trnava ne è stata la promotrice. Vi hanno aderito la Facoltà dell’Educazione della “Charles University” di Praga, la nostra Università, la Central European Philosophy of Education Society e l’Association of Philosophy of Education (Polonia). Vi hanno partecipato anche docenti e dottorandi di Bratislava e di altri centri universitari slovacchi, croati e polacchi. La struttura della Conferenza è stata così organizzata: il primo giorno 2 gruppi di tre relazioni di base seguite da approfondimenti e dibattiti di confronto. Tra queste, la relazione del prof. Nanni su: “I modelli della comunicazione educativa, i loro limiti e le loro ulteriorità ultra-comunicative”, specie a fronte del diffuso uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione sociale. Il secondo giorno è stato strutturato in tre sezioni parallele attorno ad ambiti più attenti alle questioni dei rapporti tra filosofia dell’educazione, storia della educazione e

Visita di docenti universitari polacchi Un gruppo di docenti e pedagogisti polacchi appartenenti alla Federazione Europea dei Docenti Universitari, ha visitato l’UPS nella mattinata del 7 novembre, in occasione di un loro viaggio di studi a Roma. Tra i 25 partecipanti c’erano rappresentanti delle diverse università statali (Breslavia, Danzica, Kielce, Lodz) e delle scuole superiori tipo universitario private


e semi-statali. La visita all’UPS è stata organizzata dal prof. Orazio Bologna, docente della Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche. Il Rettor Magnifico ha accolto e salutato gli ospiti sottolineando i valori cristiani della comune missione educativa. L’incontro informativo, svoltosi nell’Aula “Don Quadrio”, è stato invece introdotto dal vice-rettore, prof. Gianfranco Coffele, che ha parlato della missione e della dimensione internazionale dell’Università al servizio della Chiesa universale. Di seguito, il prof. Tadek Lewicki, docente FSC, ha presentato le singole Facoltà dell’UPS, specialmente quelle di Scienze dell’Educazione e Scienze della Comunicazione sociale con i loro profili formativi e di ricerca. Le risposte alle domande degli ospiti hanno ulteriormente approfondito la conoscenza della nostra istituzione accademica da parte del gruppo polacco. La breve ma intensa permanenza dei pedagogisti polacchi è stata conclusa con le visite ai locali della FSE, della FSC e della Biblioteca Don Bosco. Il prof. Gf. Coffele con il gruppo di studenti cinesi

I 21 studenti cinesi dell’UPS Nell’anno accademico iniziato un mese fa, gli studenti cinesi hanno raggiunto il bel numero di 21 presenze. Come risaputo, l’UPS ha degli accordi speciali con tre rinomate università della così detta Main Land China, la Cina Continentale. Si tratta della Zhejiang University di Hangzhou, con la Facoltà di Scienze dell’Educazione; la Fudan University di Shanghai, “agreement” con la nostra Facoltà di Filosofia, e la Beijing Forign Studies Univeristy, con la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche. Il “Progetto” è stato attivato durante il rettorato del prof. Mario Toso. C’è pure un consistente gruppo di sacerdoti diocesani e religiosi, di religiose e membri di istituti di vita consacrata. Giovedì 1 novembre pomeriggio gli studenti cinesi dell’UPS hanno avuto un primo incontro in quanto “gruppo”, per potersi conoscere, eleggere i loro rappresentanti, organizzare un po’ la loro vita a Roma, ecc.; il tutto è finito gioiosamente con un momento conviviale secondo le ricette della migliore tradizione della loro antichissima cucina. Il vino, unico elemento “dissonante” con la stessa, rispecchiava, invece, una delle grandi tradizioni vinicole nostrane. Dopo festosi canti in cinese, italiano e... latino, il gruppo si è congedato allietandosi con un buon “recioto”. L’Ambasciatore di Ungheria Gábor Györiványi in Biblioteca con don G. Tabarelli (al centro)

L’Ambasciatore della Repubblica di Serbia Mirko V. Jelic’ insieme al prof. Gf. Coffele e alcuni studenti

Visite di illustri personalità In tre distinte date il mese di giugno, l’UPS ha ricevuto la visita di generosi benefattori e illustri ospiti. La prima, mercoledì 5, è stata quella dell’Ambasciatore dell’Ungheria, S. Ecc. Dr. Gábor Györiványi. L’Ambasciatore era accompagnato da mons. Tóth Tamás, Rettore del Collegio Ungherese di Via Giulia (Roma), e Consigliere Ecclesiastico presso l’Ambasciata. Due i motivi alla base della visita. L’Ambasciatore, arrivato di recente a Roma, ha voluto subito conoscere l’Università per il contatto che ha con i salesiani della sua patria. Tre dei suoi figli, infatti, hanno frequentato la scuola salesiana. Un secondo, ma non secondario motivo, è stato quello di studiare possibili collaborazioni in occasione della beatificazione del salesiano coadiutore Stefano Sándor, martire a motivo della fede, del mese di ottobre. Il Dr. Györiványi, che parla bene il giapponese, ha visitato la Biblioteca Don Bosco apprezzando in particolare il Fondo Marega, data la sua conoscenza della lingua nipponica. Si è proposto di ritornare con calma, come studioso, per ulteriori approfondimenti. È rimasto, inoltre, particolarmente sorpreso nel trovare fra gli studenti due suoi giovani connazionali che parlano correntemente il latino e il greco classico. La seconda delle visite è stata quella di S. Ecc. l’Ambasciatore Silvano Pedrollo e della sua gentile consorte, Signora Olimpia Pizzolo. Trovandosi a Roma per ricevere il conferimento dell’ambitissimo Cavalierato del Lavoro da parte della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, l’Ambasciatore Pedrollo e la Signora Pizzolo hanno voluto trovare il tempo per una veloce e cordiale visita al Rettor Magnifico nel pomeriggio di giovedì 6. Se l’Ing. Pedrollo aveva già altre volte preso parte a significativi momenti della vita dell’UPS, come per esempio l’inaugurazione degli ultimi anni accademici, per la Signora Olimpia era invece la prima volta. Il Rettore e il suo vice, prof. Gianfranco Coffele, hanno avuto il piacere e l’onore di porgere a nome di tutta la comunità accademica le più cordiali felicitazioni per l’alto e importante riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica Italiana all’Ing. Pedrollo - grande Il Rettore tra S. Ecc. l’Ambasciae generoso benefattore deltore Silvano Pedrollo e la signora l’UPS - per la sua qualificata atOlimpia Pizzolo Pedrollo


tività di imprenditore. La terza e ultima visita al campus è stata quella dell’Ambasciatore della Repubblica di Serbia, S. Ecc. Avv. Mirko V. Jelic’, lunedì 10, durata per due ore circa. Prima dell’incontro con il prof. Nanni presso l’ufficio di rappresentanza, l’Ambasciatore Jelic’ si è amichevolmente trattenuto nella hall dell’Università con due gruppi di studenti reduci dagli esami appartenenti alle Facoltà di Teologia e di Lettere Cristiane e Classiche, provenienti da diverse nazioni del globo. È stato un momento molto piacevole che ha dato un tocco di familiarità alla visita. L’Ambasciatore parla il greco moderno e ha avuto modo di dimostrarlo parlandolo con Kalliope Vatougia, studentessa della Facoltà di Scienze dell’Educazione che ne ha constatato l’eccellente conoscenza. Con i due Ambasciatori che hanno onorato l’UPS della loro visita si è parlato tra l’altro della possibilità di studiare forme di possibile collaborazione e di iniziative culturali per il prossimo futuro.

Congresso nazionale delle IUS brasiliane Il Rettore e il Segretario Generale sono stati, dal 29 maggio al 3 giugno, in Brasile, invitati a partecipare al Congresso Nazionale delle IUS (Istituzioni Universitarie Salesiane) del Brasile, celebrato nel campus dell’Università Cattolica di Brasilia. Al Congresso sono stati vivacemente e attivamente presenti i rappresentanti delle 12 IUS del Brasile. Concretamente il Congresso ha riunito 260 amministratori e dirigenti di università, centri universitari e facoltà di tutto il mondo salesiano brasiliano. A volerlo è stata la consulta degli Ispettori salesiani del Brasile a testimonianza di una precisa volontà educativa-pastorale della Congregazione salesiana nel Paese per il mondo universitario e per i giovani che nel periodo universitario ricercano non solo di formarsi come professionisti competenti, ma anche di arrivare (ed essere aiutati) a essere persone coscienti e libere, cittadini attivi e solidali, cristiani convinti e impegnati in una vita che profumi di Vangelo. Questo del resto è stato il tema del Congresso: Il contributo salesiano per una formazione e una educazione preventiva nel contesto universitario brasiliano. Conferenze di base, dibattiti assembleari, tavole rotonde, lavori di gruppi di settore, sono stati i modi e le forme con cui si è cercato di approfondire il tema. La prima giornata ha riguardato la “Presenza salesiana nel campo dell’istruzione superiore in genere e nel Brasile in particolare, alla luce del bicentenario della nascita di Don Bosco”, moderata da don José Marinoni (Rettore dell’Università di Campo Grande) e da don Nivaldo Luiz Pessinatti (Coordinatore nazionale del movimento e delle iniziative formative salesiane per il Brasile). Nella mattina del secondo giorno si è affrontato il tema delle “Grandi sfide dell’istruzione superiore in Brasile”. Le hanno presentate storicamente e con chiaro senso di criticità per la contemporaneità e di interessante prospettività per il futuro, il prof. Paulo Barone, dell’Università

Federale di Juiz de Fora, e il prof. Fra’ Gilberto García, docente presso l’Università Cattolica di Brasilia e Presidente della Camera di Istruzione Superiore del Consiglio Nazionale per l’Educazione. Il pomeriggio del secondo giorno è stato dedicato all’aspetto più propriamente educativo salesiano. Così il Rettore prof. Carlo Nanni ha presentato il “Contributo specifico salesiano all’educazione Superiore”; e il prof. Mario Olmos, sdb, Coordinatore Generale delle IUS, ha invece approfondito “L‘agire salesiano alla luce dell’identità e delle politiche delle IUS”. Molto vivaci e partecipati sono stati i dibattiti assembleari a dimostrazione di un profondo e vasto interesse dei presenti per le dimensioni educative e organizzative dell’istruzione universitaria. L’incontro ha avuto lo scopo diretto di far integrare tra loro i responsabili delle istituzioni rappresentate e di rafforzare il cammino congiunto tra di esse, allo scopo di sviluppare il lavoro di rete e armonizzare la programmazione delle IUS in tutto il mondo universitario brasiliano (come fin dall’inizio aveva prospettato con insistenza il prof. Pettinati nella sua relazione). Ma il collante è venuto proprio dalla curvatura data alla questione in connessione con il cammino di preparazione al bicentenario di Don Bosco: e cioè la sentita passione per l’educazione e per la vita dei giovani, in quel tempo privilegiato per le scelte di vita che ormai in tutto il mondo è l’esperienza universitaria. È stata, infatti, sempre a un livello alto l’attenzione alla formatività e alla educatività dell’intera istruzione universitaria: da quella più tecnica-tecnologico-informatica, a quella più umanistico-sociale, a quella più ingegneristica o medica o delle scienze della salute, significativamente presenti nelle istituzioni universitarie salesiane del Brasile. La presenza del Rettore dell’UPS è stata richiesta e riconosciuta proprio per questi aspetti trasversali educativo-formativi del diritto di tutti i giovani e di tutte le giovani a una formazione superiore.

Presenze e interventi recenti del Rettore Nelle due ultime settimane di novembre, il Rettore ha partecipato insieme agli altri Rettori della CRUPR (Comitato Rettori delle Università Pontificie Romane) e di altre Università cattoliche cittadine ad alcuni eventi e momenti di studio di notevole rilievo. Sabato 16 novembre si è risposto alla convocazione del Cardinal Vicario Agostino Vallini e dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria della diocesi di Roma a conclusione dell’Anno della Fede. “Comunicare la fede a Roma” è stato il titolo di questo primo Forum, svoltosi alla Pontificia Università Lateranense. Presente anche mons. Vincenzo Zani, segretario della CEC (Congregazione per l’Educazione Cattolica). Sono intervenuti tra gli altri il Rettore della Lumsa e della Cattolica del Sacro Cuore. Il Rettore dell’UPS ha insistito su tre punti fondamen-

Nelle due foto il Rettore all’incontro delle IUS brasiliane e al Santo Sepolcro a Gerusalemme


Don C. Nanni con i Rettori della CRUPR insieme al Rabbino capo nazionale a Gerusalemme

tali a cui attendere: la formazione della mente e della mentalità, in cui può essere fecondo il senso della cattolicità e della umanità “romana”; l’approfondimento dei linguaggi per favorire il dialogo, la comprensione intellettuale e morale, la comunicazione interpersonale e sociale; e infine la evidenziazione nella formazione della dimensione della “teologicità”, cioè della relazione personale con il mondo dello spirito e in specie della relazione religiosa con Dio: lavorando, operando professionalmente, facendo pastorale. Da domenica 17 a venerdì 22, il gruppo dei Rettori della CRUPR è stato invitato dal Ministero degli esteri israeliano, su promozione dell’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, a un viaggio-studio in Israele in cui si è contattato e si è dialogato non solo con il Console generale del Ministero per gli Affari Esteri, con il Ministro della Pubblica Istruzione, con il Rabbino capo nazionale, ma si sono avuti vivaci confronti con studiosi, Centri di ricerca e di studio universitari, sia sul tema del dialogo interreligioso, in particolare sui rapporti tra giudaismo e cristianesimo, sia sui temi più generali della formazione universitaria, in vista anche di scambi culturali, di docenza e di studenti, e di convenzioni tra facoltà e tra università. Si è, infatti, visitata la Hebrew University di Monte Scopus a Gerusalemme, l’Istituto Shalom Hartmann, e a Tel Aviv l’Università Bar Ilan, dove oltre a un colloquio con i membri della Facoltà di studi ebraici, si è potuto visitare il Dipartimento di nanotecnologie e quello della Terra e archeologia di Israele, ma anche il vicino Istituto Weizmann e il Centro Shimon Peres per la pace. E se a Gerusalemme si è anche stati condotti al Museo Yad Vashem dell’olocausto e al Museo Nazionale di Israele (dove tra l’altro sono custoditi i manoscritti di Qumram), i rettori hanno avuto anche la possibilità di vedere gli scavi presso il Muro del pianto e un mattino all’alba celebrare l’eucaristia presso il Santo Sepolcro. A Giaffa hanno visitato i Giardini Bahlai e il Santuario-Monastero della Stella Maris sul Monte Carmelo. A Gerusalemme hanno incontrato il Nunzio mons. Giuseppe Lazzarotto e a Nazareth mons. Giacinto Boulos Marcuzzo. A Nazareth il Rettore ha incontrato alcuni ex-allievi dell’UPS, tra cui il nuovo Padre Guardiano della Comunità francescana. Prima e dopo la settimana di studio, i Rettori della CRUPR hanno avuto una cena di preparazione e una di valutazione con l’Ambasciatore israeliano. L’accuratezza dell’insieme e la cura dei particolari sono stati veramente ammirevoli. La settimana, nel suo insieme, merita ulteriorità e considerazione per possibili sviluppi. Giovedì 28 novembre, presso l’Istituto Pontificio San Clemente di via Boccea, il Rettore ha partecipato a una Tavola rotonda dal titolo “L’Università Cattolica Ucraina: come prepararsi alle nuove sfide e alle nuove opportunità di futuro”. Il Rettore ha evidenziato alcune modalità formative universitarie per preparare personalità civili ed ecclesiali adeguate al tempo presente e in particolare agli scenari non facili che si

prospettano per la cristianità ucraina. Ha quindi partecipato all’agape familiare che è seguita, incontrando anche in questo contesto giovani studenti ucraini dell’UPS. Peraltro, già lunedì 25 don Nanni ha fatto parte di una Tavola rotonda realizzata nella sede dell’UPS per la presentazione del volume “La forza degli anziani. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie”, che presenta quaranta anni di azione della Comunità di Sant’Egidio a favore degli anziani (di cui il Rettore ha evidenziato l’essere risorsa educativa di prim’ordine). Il 27 pomeriggio si è, invece, recato all’Università Urbaniana per una lezione all’interno del corso interuniversitario – a cui partecipano anche alcuni studenti dell’UPS – promosso dall’Istituto Jacques Maritain, su “Educare i giovani alla pace”. Egli ha ripreso quanto già scritto in un saggio dallo stesso titolo contenuto nel volume edito dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Il concetto di pace. Attualità della Pacem in terris nel 50° anniversario.

L’accompagnamento della ricerca dottorale. Tavola rotonda CIR Il secondo incontro organizzato dal CIR per il 2013-14 si è focalizzato sul confronto di docenti che hanno raccontato la loro esperienza di accompagnamento in una Tavola rotonda svoltasi presso l’Aula Juan Vecchi nel pomeriggio del 2 dicembre scorso. Circa quaranta i partecipanti tra dottorandi e docenti con la gestione del prof. Tadeusz Lewicki il quale ha introdotto ciascun intervento e presentato i dati del questionario inviato ai docenti in preparazione dell’incontro. Il primo a intervenire è stato il prof. Cesare Bissoli, docente emerito della FSE che ha parlato del triplice obiettivo che si prefigge insieme ai dottorandi da lui guidati per far raggiungere un buon risultato al lavoro: chiarezza dello scopo da raggiungere, fattibilità in base alla documentazione reale, logicità dell’articolazione del tema. Il prof. Fabio Pasqualetti, della FSC, presentando la sua esperienza, ha insistito molto sulla qualità della ricerca attraverso una lettura quanto più fedele degli autori e la chiarezza delle categorie interpretative. Il prof. Francis-Vincent Anthony, della FdT e direttore del CIR, ha condiviso la sua esperienza sottolineando come la competenza sia fortemente legata al metodo di ricerca, lavorando molto e con attenzione all’elaborazione del progetto di ricerca. Il prof. Zbigniew Formella, dell’Istituto di Psicologia della FSE, ha esposto alcune difficoltà che possono emergere nell’esperienza di accompagnamento, dato che non esistono relazioni senza difficoltà legate alla persona e all’istituzione. La carrellata degli interventi si è conclusa con il prof. Mauro Mantovani, decano FSC e docente FdF, che ha sottolineato la necessita di ridimensionare l’ampiezza di certe ricerche attraverso un’opera di restringimento sull’orizzonte del tema. A conclusione, il prof. Lewicki ha presentato un’interessante

I proff. Z. Formella e T. Levicki


lavoro di statistica sui professori dell’UPS, emeriti, ordinari, straordinari, aggiunti e invitati, sul loro accompagnamento di ricerche dottorali, quelli conclusi, quelli in corso, quelli decaduti o abbandonati. Alla lettura dei dati è seguita ancora qualche osservazione riguardo alla possibilità di inserire anche all’UPS l’assistentato. Inoltre è emersa la possibilità di creare, alla fine di un’esperienza dottorale, una valutazione fatta dal professore sull’esperienza e sul candidato e del candidato sul professore. Potrebbe certamente aiutare le esperienze successive.

Il Gran Cancelliere don P. Chávez e don F. Cereda

Incontro del Gran Cancelliere con il Senato Accademico dal sapore del congedo “Questo è il mio ultimo incontro con il Senato in qualità di Gran Cancelliere: un incontro di congedo e di saluto”. Sono parole cariche di commozione e di gratitudine quelle che don Pascual Chávez ha rivolto al Senato Accademico riunito in seduta plenaria lo scorso mercoledì 4 dicembre, insieme ai rappresentanti degli studenti e agli officiali dell’Università. Un momento che ha preso il carattere della celebrazione anche da parte dei senatori che hanno ringraziato il Gran Cancelliere con un caloroso lungo applauso per il suo servizio (finora) lungo 11 anni alla Congregazione e all’Università. La sua ultima presidenza si consuma in un contesto di novità per la Chiesa. Perciò don Chávez ha esordito richiamando all’attenzione di tutti la primavera ecclesiale prodotta dalla scelta di Papa Francesco come successore di Pietro. Cosa che aveva già fatto ponendo al centro della sua omelia di apertura dell’anno accademico 2013-14 la figura del “nuovo” vescovo di Roma. “Ci troviamo davanti a una persona che con la sua unità vitale [messaggi, gesti, vita, N.d.R.] sta determinando una nuova contemplazione del mondo moderno”. Don Chávez è convinto che il Papa ci sta invitando con il suo esempio a guardare con nuovi occhi il mondo attuale. Il Papa ha cancellato ogni “ismo”, suffisso che indica negatività e mancanza di valore, e va incontro all’uomo di oggi senza preclusioni per riflettere insieme con lui sulle domande di senso e sulla contingenza dell’umanità. “Sta cambiando tutto” poiché convinto che le cose così come stanno non possono continuare a stare, a sussistere. “Una nuova visione della Chiesa, una umile barca di pescatore, e non una elegante cappella per gente scelta. Casa aperta a tutti è la Chiesa di Papa Francesco”. Ma ciò che conta è il modo con cui Francesco, a partire dalla sua vita e dal suo esempio, sta mostrando il nuovo modo di concepire e presentare l’autorità. L’entusiasmo con cui don Chávez apprezza il Papa - che ha dichiarato il 2015 anno della Vita consacrata, come ha annunciato il Rettor Maggiore - è stato il la del suo intervento che ha presentato alcuni aspetti del contesto in cui si trova l’UPS, e alcuni orientamenti operativi per il cammino dell’Università e delle singole Facoltà. Il contesto è quello sociale, marcato da una crisi economica senza precedenti; ed etica, in cui si presta scarsa attenzione alle relazioni tra le generazioni e che perciò interpella la nostra Università a pensare a modelli di vita alternativi e coerenti, consoni alla testimonianza evangelica, per formare nuove mentalità e nuove prassi di vita. Il contesto è anche quello ecclesiale, con i profondi cambiamenti prodotti dal Pontificato di Francesco che chiama a un nuovo modo di essere Chiesa, di vivere e testimoniare il Vangelo, di realizzarne l’annuncio in modo nuovo. Perciò il Gran Cancelliere richiama all’impegno la comunità accademica per costruire la comunione degli animi e la convergenza degli intenti ed essere segno efficace. Il modello poliedrico di Papa Francesco spiegato nella Evangelii gaudium può illuminare il ‘pensiero poliedrico’ valido

per tutti. Valido anche per superare il rischio di cadere nella autoreferenzialità: “Una università che si apre e vince le chiusure supera il rischio dell’autosufficienza, dell’orgoglio e della presunzione”. Infine ha richiamato il contesto salesiano, con i tre futuri e importanti avvenimenti: il terzo anno di preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco, il Capitolo Generale 27 e l’inizio del Bicentenario. L’Università prende parte attivamente alle celebrazioni con convegni (uno dell’Istituto di Teologia Spirituale – “Mistici nello spirito e contemporaneità” e il Congresso Pedagogico Internazionale del 19-21 marzo 2015), pubblicazioni (i tre libri di scritti di Don Bosco curati dal prof. Aldo Giraudo e pubblicati dalla LAS) e il pellegrinaggio nei luoghi salesiani da preparare opportunamente per tutta la comunità accademica dell’UPS. Ultima e consistente parte del suo intervento è stata dedicata al cammino dell’Università e delle singole Facoltà. Il Gran Cancelliere ha ricordato ai docenti “la semplicità ed essenzialità di vita, la trasparenza e l’autenticità delle relazioni”, superando chiusure e individualismi, vivendo il servizio e rafforzando lo spirito di famiglia. “Il nostro distintivo salesiano di ‘lavoro e temperanza’ sia vissuto nella dedizione alla missione universitaria e nell’impegno dello studio”. La seduta del Senato Accademico si è conclusa con il dono dell’immagine della Madonna di Guadalupe al Gran Cancelliere e di un quadro con l’immagine di Papa Francesco a don Francesco Cereda, consigliere generale per la formazione dei salesiani, anch’egli presente alla riunione insieme al superiore della visitatoria, don Joaquim D’Souza.


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notizieups•in memoriam

Don U. Prerovsky

Don R. Tonelli

il ricordo del prof. Ulderico Prerovsky e del prof. Riccardo Tonelli di Renato Butera

ra la fine del mese di settembre e l’inizio di ottobre la comunità accademica dell’UPS ha perso due dei suoi più autorevoli docenti, conosciuti per la loro opera di riflessione e di contributo alla Chiesa e alla congregazione salesiana. Don Ulderico Prerovsky e don Riccardo Tonelli hanno rappresentato per l’UPS due modelli di docenza salesiana, cioè capaci di coniugare l’impegno accademico con quello più genuinamente carismatico della accoglienza fraterna dell’altro con un atteggiamento di cordiale apertura e di generosa disponibilità. Rendere giustizia alla loro lunga vita a servizio della Chiesa, della Congregazione e dell’Università Salesiana è difficile nel poco spazio che condividiamo in queste pagine, ma è doveroso ricordarli, adattandosi alle esigenze di sintesi che “mortificano” lo spazio che ciascuno di essi meriterebbe. Ci consola il fatto che a ciò sopperiscono gli strumenti più adeguati preposti dalla comunità a cui appartenevano che ne diffonderanno il valore della singola persona come salesiani, sacerdoti e docenti. Il prof. don Ulderico Prerovsky, già docente della Facoltà di Diritto Canonico della nostra Università, da diverse settimane si trovava presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, dove era stato ricoverato in seguito alla rottura del femore. Il succedersi

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di ulteriori complicazioni fisiche lo ha costretto a una dura degenza presso l’ospedale dove, venerdì 27 settembre, don Ulderico ha terminato il suo percorso terreno. Prima del ricovero, già da qualche anno, don Ulderico era degente presso l’infermeria dell’Università, sollecitamente accudito dalle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Don Prerovsky era nato a Ostrava (ex Cecoslovacchia), il 26 giugno del 1924. Era diventato salesiano nel 1941 e ordinato sacerdote il 2 luglio 1950 a Torino. La sua vita salesiana è stata nettamente e prevalentemente caratterizzata dalla dedizione all’insegnamento e alla ricerca nel campo della Storia della Chiesa. Nella sua giovinezza ebbe in Patria la grazia di essere formato dal venerando don Ignazio Stuchly e dal grande educatore Cardinale Stefano Trochta. Dopo il tirocinio pratico, i responsabili della sua formazione lo destinarono agli studi teologici presso il Pontificio Ateneo Salesiano, a Torino-Crocetta, nel 1946, dove fu sorpreso dal colpo di stato che consegnò la Cecoslovacchia al blocco comunista. Così don Prerovsky, insieme a tanti altri salesiani che si trovavano fuori dai confini, fu privato persino della cittadinanza. Questo avvenimento però facilitò la sua destinazione allo studio della Storia della Chiesa


presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ottenne il dottorato. Nel 1953 diede inizio all’insegnamento, prima nello Studentato di Bollengo, e dal 1956, nella Facoltà di Teologia dell’allora PAS, condividendone la vita e i mutamenti che si sono succeduti finora nella vita della nostra Università. Nel 1984 accettò di passare dalla Facoltà di Teologia a quella di Diritto Canonico, per ricoprire la Cattedra di Storia del Diritto Canonico. Sotto la spinta e la guida dell’Em.mo Cardinale Alfonso Stickler, all’insegnamento affiancò l’attività di ricerca, il cui primo prezioso risultato fu l’edizione di tre poderosi volumi nella serie «Studia Gratiana» usciti nel 1976, riguardanti il Liber Pontificalis nella recensione di Pietro Gugliemo OSB e del Card. Pandolfo, glossato da Pietro BoDon R. Tonelli hier: un’opera che gli valse il riconoscimento degli specialisti. Notevole è stato anche il lavoro compiuto per l’edizione critica della Summa Decretorum di Uguccione da Pisa. In mezzo a tanta attività non dimenticò mai la sua patria, né i Suoi concittadini esuli, prodigandosi con zelo, soprattutto nelle maggiori festività, all’opera di apostolato tra di loro. Il prof. don Riccardo Tonelli, già docente della Facoltà di Teologia, ha chiuso il suo percorso terreno nelle prime ore di martedì 1 ottobre. Don Tonelli era nato a Bologna, il 3 novembre 1936; era diventato salesiano nel 1953 ed era stato ordinato sacerdote l’8 aprile del 1963 a Monteortone. In questa dolorosa circostanza ci preme ricordare la generosa assiduità e il saggio e instancabile impegno che don Tonelli ha posto nell’assolvere il suo servizio di docenza e di ricerca. Numerosi gli incarichi accademici e religiosi che Gli sono stati di volta in volta richiesti e affidati, sempre al servizio della missione salesiana, e ai quali don Tonelli ha risposto con vivace e creativa disponibilità. Come ogni salesiano, don Riccardo ha seguito il percorso della formazione nella Sua ispettoria di origine (Lombardo-Emiliana): il noviziato a Montodine, lo studentato filosofico a Nave, il tirocinio a Castel de’ Britti e a Ferrara, gli studi teologici nello studentato di Monteortone. Inviato alla Pontificia Università Lateranense, vi ha conseguito la licenza in teologia nel 1964. A partire da tale data fino al 1980 ha svolto dapprima il ministero presbiterale e l’incarico di direttore dell’oratorio di Sesto San Giovanni (1964-1967), poi quelli di membro del Centro salesiano di Pastorale giovanile di Torino e di redattore della rivista “Note di Pastorale Giovanile” (1968-1980). Negli anni 1974-1977, mentre stava elaborando il dottorato in Teologia pastorale, è stato invitato dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione a tenere corsi e seminari di animazione culturale e di pastorale giovanile in qualità di assistente. Nel 1977 ha ottenuto il dottorato in Teologia pastorale con la difesa della dissertazione intitolata Per una pastorale giovanile oggi. Ricerca teologica e orientamenti metodologici, che meritò il prestigioso riconoscimento del premio Malipiero. Cooptato in quello stesso anno nella Facoltà di Teologia, vi ha tenuto ininterrottamente corsi, seminari e tirocini attinenti il vasto campo della pastorale giovanile, prima come docente aggiunto (1977-1981), poi come professore straordinario (1981-1986), quindi come ordinario (1986-2006) ed infine come emerito (2006-2013). Assai apprezzato per la sua competenza in pastorale giovanile, don Tonelli ha diretto per due decenni la rivista “Note di PG”

(prima citata) ed è stato invitato a tenere corsi di specializzazione in tale settore in vari centri di studio, sia accademici (Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma, Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, Molfetta-Bari) sia di seria divulgazione scientifica in numerose città italiane. Inoltre, ha partecipato con propri contributi scientifici a congressi, convegni, forum e seminari di studio a raggio regionale, nazionale e internazionale. Negli oltre quarant’anni di docenza universitaria, don Tonelli ha prodotto un’ampia serie di studi: una ventina di libri elaborati personalmente e una decina redatti in collaborazione con altri; una mole considerevole di articoli di alto valore scientifico; numerosi contributi a libri, dizionari, riviste e giornali di seria divulgazione scientifica, che testimoniano un vasto e articolato impegno di ricerca su tematiche riguardanti la pastorale giovanile con particolare riferimento al sistema preventivo, preziosa eredità del nostro santo fondatore, Don Bosco. Stimato dai suoi colleghi e apprezzato dalle autorità accademiche per la sua non comune capacità di dialogo, diretta a creare convergenza tra i colleghi nelle diverse istituzioni accademiche, don Tonelli ha ricoperto nella nostra Università numerosi incarichi di responsabilità: direttore dell’Istituto di teologia pastorale (1983-1998), vicedecano della Facoltà di Teologia (1987-2006), coordinatore del Dipartimento di Pastorale giovanile e catechetica (1998-2006), membro del Senato Accademico (1984-2006), vicerettore dell’UPS (2000-2006). Don Tonelli inoltre era anche il direttore responsabile di NotizieUps, la rivista con cui l’Università è in contatto con i suoi studenti, ex allievi, benefattori e amici. Prima come qualificato esperto del settore e poi come Coordinatore, don Tonelli ha contribuito in modo lodevole ed assai efficace alla progressiva e periodicamente rinnovata configurazione e realizzazione del Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica il quale, secondo il dettato degli Statuti (art. 1 § 2), «per la sua diretta corrispondenza con la missione specifica dei Salesiani di Don Bosco, riveste nell’UPS una particolare importanza». A questo si aggiunge che don Tonelli, godendo della piena fiducia dei Superiori, è stato apprezzato esperto del nostro dicastero per la pastorale giovanile, direttore della comunità di san Domenico Savio della Visitatoria UPS (1989-1995), membro del consiglio della Visitatoria (1993-1995 e 2004-2006), regolatore dei Capitoli della Visitatoria del 1992 e del 1995, e moderatore delle Visite d’insieme del 1994 e del 2006. Partecipò inoltre al Capitolo Generale 26 come delegato della Visitatoria Santa Maria della Speranza. Dal 2009 don Riccardo rivestiva la responsabilità della direzione della comunità Gesù Maestro. Lo scorso luglio la sua salute è precipitata al punto che si è dovuti intervenire con una operazione presso la vicina clinica Villa Salaria. Dopo una considerevole ripresa che faceva ben sperare, l’improvvisa ricaduta ha richiesto la sua degenza presso l’infermeria dell’UPS dove ha ricevuto le sollecite cure delle suore Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Mentre ringraziamo il Signore per il dono di don Prerovsky e don Tonelli all’Università e alla Congregazione Salesiana, la comunità accademica li ricorda con gratitudine per il loro personale contributo che è sotto gli occhi di tutti e che ha prodotto il considerevole numero di ex-allievi che ricordano i nostri due illustri docenti con stima e riconoscenza.


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notizieups•le Facoltà

a cura di Renato Butera

Teologia Confronto con esperienze significative di spiritualità Nell’ambito della Giornata dei Curricoli, il 13 novembre 2013 gli studenti dell’Istituto di Teologia Spirituale, insieme a quelli dell’Istituto di Pedagogia Vocazionale della Studenti UPS in visita FSE, hanno vissuto a Vitorchiano un’esperienza di vita monastica presso il monastero Cistercense della Stretta Osservanza, meglio conosciuto come Ordine Trappista, Nostra Signora di San Giuseppe, a Vitorchiano (VT). Arrivato al monastero, il gruppo ha pregato insieme alle monache l’Ora Terza. Nel monastero la giornata è scandita dalla preghiera comunitaria che inizia alle 3.30 con l’Ufficio di vigilie a cui fanno seguito gli altri uffici fino alla preghiera conclusiva della Compieta alle ore 19.00. Dopo la preghiera il gruppo ha condiviso un momento di conoscenza della vita del convento presentato da suor Gabriella. La monaca ha iniziato il suo intervento raccontando la storia della comunità di Vitorchiano il cui inizio risale al 1875 a opera di un gruppetto di religiose provenienti dalla Francia. Il gruppo si rifaceva alla Regola di San Benedetto, con la tradizione cistercense, ossia di Citeaux (Borgogna). Dopo varie difficoltà, la comunità si trasferì a Grottaferrata (Roma) nel 1898. Ma anche qui, la vita non fu mai facile. In questo monastero visse la Beata Suor Maria Gabriella Sagheddu, morta di tubercolosi nel 1939, dopo una lunga agonia e una consegna totale nelle mani del Signore. Nel 1957 la comunità si spostò nell’attuale sito di Vitorchiano. Grazie al numero crescente di vocazioni, nel 1968 la comunità iniziò a fondare nuovi monasteri in diverse parti del mondo. Attualmente la comunità è composta da una ottantina di monache. Parlando della sua comunità, suor Gabriella ha definito l’esperienza comunitaria come una grazia e che la prima esperienza missionaria è tra di loro stesse. Poi ha descritto la loro giornata tipo, scandita dalla preghiera, dal lavoro (soprattutto in campagna, ma anche immagini, icone, foresteria), dai servizi della casa. Si cerca di fare tutto all’interno della comunità, senza chiamare personale esterno. La caratteristica della loro preghiera è biblico-patristica. Dopo l’intervento di suor Gabriella c’è stata la possibilità di fare delle domande. Tra i temi più interessanti la prosperità vocazionale nell’ambito della vita monastica per cui suor Gabriella ha sottolineato come la vita della trappa non sia più popolare per una società come quella odierna, ma paradossalmente la radicalità attrae. Riguardo alla perseveranza questa nasce dall’unione con Dio ed è favorita dalla vita nella trappa attraverso la preghiera e il lavoro. Si è parlato di quale tipologia di giovani bussano alla porta del convento: è gente che non arriva dalle parrocchie ma da esperienza varie. Sono giovani in-

Studenti UPS in visita a Viterbo

teressati ma spesso con accentuata fragilità di identità che deve essere ben vagliata all’interno di un discernimento spirituale e con il confronto. Sicuramente il giovane che entra è stimolato a rispondere alla domanda: “Dove poni la tua consistenza?”. Riguardo alla questione del sorgere di comunità miste, consacrati e famiglie, con lo sviluppo di una nuova concezione di contemplazione, suor Gabriella non dà limiti alla “fantasia infinita”, purché si arrivi al Signore. Sulla vita consacrata, invece, si sbilancia affermando che è una questione di prudenza. Un consacrato deve avere uno spazio suo di esperienza personale con il Signore. Il binomio comunità-solitudine è fondamentale per la perseveranza nella vocazione, e la sua assenza è un pericolo per la vocazione. Altre due questioni sono state la formazione delle monache e la visione trappista dell’animazione vocazionale. Riguardo a quest’ultima, suor Gabriella ha evidenziato che non si fa nessuna attività di promozione vocazionale alla vita monastica nella trappa. Chi entra nel monastero è perché ha conosciuto la realtà e ne è rimasto colpito e ha cercato e trovato lì la volontà del Signore. Nel pomeriggio il gruppo di studenti e docenti ha visitato la città di Viterbo guidati dal prof. Roggia. Luca Pellicciotta

Giovani, Religione e Conflitto: affrontare le cause e superare i pregiudizi Youth, Religion & Conflict (Giovani, Religione e Conflitto) è stato il tema trattato nel seminario di studio internazionale, le cui relazioni sono state proposte da specialisti dell’ambito in lingua inglese, organizzato dall’Istituto di Teologia Pastorale della Facoltà di Teologia nel pomeriggio di venerdì 25 ottobre 2013. Vi ha preso parte una cinquantina di persone, docenti, dottorandi e studenti. Il seminario, avviato con il gesto dell’accoglienza tipico della cultura Tamil (avvolgere ogni relatore con un “ponnadai”, il mantello dorato), è stato condotto dal prof. Sahayadas Fernando. L’introduzione è stata a cura del Rettore che ha voluto sottolineare la rilevanza della ricerca empirica legata a specifiche aree geografiche per una riflessione educativo-pastorale fondata sull’esperienza con i giovani in I proff. S. Fernando, C. Hermans, F. V. Anthony, C. Sterkens e J. D’Souza


Tavolo dei relatori del Convegno “Mistici nello Spirito”

Il prof. F. V. Anthony

contesti sempre più multiculturali e plurireligiosi. Gli interventi dei relatori erano tutti volti a presentare i risultati e le implicazioni educative di una ricerca empirica svolta tra gli studenti universitari dello stato federale di Tamil Nadu (India) appartenenti a differenti religioni: cristiani, musulmani e induisti. Il primo degli interventi, del prof. Chris Hermans, direttore del Department of Empirical Religious Studies Radboud University Nijmegen, dal titolo Attribution of Religious Conflict: Concept and Measurment, si è soffermato sulle cause del conflitto religioso e ha descritto lo strumento utilizzato per rilevare i dati nelle “interviste” con gli studenti universitari. Ha quindi commentato i risultati emersi attribuendo i motivi del conflitto religioso a due forme di cause: “force-driven” (potenza-diretta), che costringe gli altri, e “strengh-driven” (forza-diretta), che rafforza l’indifeso. Nel secondo intervento, dal titolo Influence of the Religious Meaning System on Conflicts, il prof. Carl Sterkens (Radboud University Nijmegen), ha spiegato il rapporto tra le varie dimensioni del Sistema di significati religiosi e le attribuzioni del conflitto religioso alle cause “force-driven”. Commentando le implicazioni educative dei risultati, infine, il prof. Francis-Vincent Anthony, direttore dell’Istituto di Teologia Pastorale e coordinatore della ricerca, si è soffermato sull’importanza del “pensare critico” su un tipo di cittadinanza da promuovere attraverso un’educazione civica, e sul ruolo che i docenti svolgono, o dovrebbero svolgere, come cittadini modello nell’ambito educativo. Dopo i tre interventi c’è stato il dibattito con i presenti. Sono emerse questioni come la differenza tra le due tipologie di cause di conflitto, la difficoltà nella situazione nella quale i giovani sono formati per scatenare il conflitto, il valore del pensare critico, la necessità di affrontare il pregiudizio contro i cristiani nelle istituzioni educative cristiane. A conclusione il prof. Joaquim D’Souza, docente della FdF e superiore della Visitatoria Maria Sede della Sapienza, ha sottolineato il valore del rigore scientifico della ricerca portata avanti in collaborazione internazionale, e ha sollecitato i partecipanti a non cedere al mito del conflitto tra le religioni, trascurando le cause secolari di natura non-religiosa che ne stanno alla base.

Ci sono ancora i Mistici? A proposito del convegno “Mistici nello Spirito” In un mondo dominato dalla tecnica e dalla razionalità, come recuperare la dimensione del mistero nascosto eppure sempre presente? Come vivere la propria laicità in una società secolarizzata che erode, per certi versi, la prospettiva della trascendenza e sembra succube di una mentalità pragmatica, mentre misura tutto sul rapporto causa-effetto e si rende quindi estranea al messaggio evangelico? Come essere radicati nel mondo mantenendo un alto punto di riferimento? Come ritrovare il

senso della propria vocazione, il senso della sequela, in una cultura che dà tanta importanza all’autorealizzazione dell’uomo? Per rispondere a questi interrogativi, più che di teorie c’è bisogno di uomini e donne che incarnino i valori in cui credono; che vadano controcorrente; persone trasgressive, alternative, che non cedano facilmente alla tentazione di adeguarsi all’establishment imposto dal sistema o alle mode del mercato; persone appassionate di Dio, “ex-centriche”, dal momento che da un altro è guidata la loro esistenza; uomini e donne che dimostrino, con la vita, che le cose possono essere contemplate, capite e trasformate secondo lo Spirito di Dio. Sono “i mistici nello Spirito”, uomini e donne che riescono a tradurre e a incarnare, in modo eccellente, la dimensione escatologica della spiritualità nelle diverse circostanze della vita quotidiana: lavoro, educazione, corporeità, politica, cultura virtuale… Esistono ancora i mistici? È stata la domanda che ha accompagnato il convegno organizzato dall’Istituto di Teologia Spirituale della Facoltà di Teologia dell’UPS svoltosi il 6 e 7 dicembre 2013 presso l’Aula «Paolo VI» dell’UPS. Il convegno, a cui è stato dato il titolo “Mistici nello Spirito e Contemporaneità”, mentre rispondeva da una parte al dovere sentito dall’Istituto di Teologia Spirituale di offrire un contributo alla Congregazione salesiana nell’approfondimento del tema della radicalità evangelica nel prossimo Capitolo Generale 27, dall’altra ha voluto continuare la riflessione avviata nel precedente Simposio sull’esperienza spirituale cristiana. A differenza dei precedenti lavori, che si concentravano sulla teologia spirituale “pensata”, in questa occasione è prevalsa la teologia “vissuta”. Si è delineata infatti un’idea abbastanza chiara e condivisa della “vita mistica”, ma soprattutto si è calata l’esperienza mistica nella vita di ogni giorno. Nella seconda parte del Convegno, e senza negare l’importanza e la necessità di alcuni “luoghi tradizionali” come la Preghiera, i Sacramenti, la Parola, la Liturgia, sono stati esplorate altre zone dove lo spirito aleggia e dona vita: bellezza, natura, pellegrinaggio, musica: potrebbe succedere che i luoghi tradizionali si siano logorati e che sia necessario percorrere una strada un po’ più lunga per recuperare in maniera adatta al nostro tempo “i luoghi di sempre”. Al Convegno, diviso in due sessioni i cui rispettivi titoli sono stati “Profili” (venerdì 6 dicembre), e “Percorsi” (7 dicembre), sono intervenuti con i loro contributi e la loro riflessione: Franco Garelli (Università di Torino), Francesco Asti (Facoltà Teologica dell’Italia meridionale), Massimo Palombella (Maestro Direttore della C.M.P. «Sistina»); i docenti della Pontificia Università Gregoriana di Roma: Rossano Zas Friz De Col, Yvonne Zu Dohna e Bruno Secondin; e i docenti dell’UPS: Paola Bignardi, Paolo Carlotti, Amedeo Cencini, Jesús Manuel García, José Luis Moral. Al Rettore è toccato il compito di avviare i lavori con un intervento di saluto e benvenuto


In memoria del Venerabile don Giuseppe Quadrio Nella ricorrenza del 50° anniversario della scomparsa del Venerabile don Giuseppe Quadrio, mercoledì 23 ottobre la comunità universitaria ha avuto modo di rinnovare la memoria, con ammirazione e gratitudine, del professore e decano della Facoltà di Teologia a Torino-Crocetta che svolse con piena dedizione e con perfetta consapevolezza il servizio della docenza, insieme alla costante testimonianza di vita e alla presenza saggia e cordiale. Alla commemorazione erano presenti vari salesiani e studenti di Teologia e di altre facoltà. La commemorazione accademica è stata tenuta dai professori Remo Bracchi, Sabino Palumbieri, José Luis Plascencia e Cessare Bissoli, i cui interventi hanno richiamato alcuni aspetti della figura del venerabile don Quadrio come maestro, sacerdote, guida e fratello. Ne è risultata una figura e un modello di salesiano la cui spiritualità personale è un chiaro esempio di vita salesiana donata alla missione per la Chiesa, la congregazione e i giovani, nello specifico dei giovani in formazione accademica, teologica e sacerdotale.

Sulle orme dei Ragazzi di Don Bosco Da domenica 8 a sabato 14 settembre, 25 salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice hanno partecipato alla Settimana di studio sulle Vite di Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, scritte da Don Bosco tra il 1859 e il 1864. L’iniziativa è stata promossa dall’UPS per tramite dell’Istituto di Teologia Spirituale della Facoltà di Teologia, nel contesto delle proposte formative pianificate per l’anno accademico 2012-2013, secondo anno di preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015). Il luogo-base è stato il Colle Don Bosco, vale a dire il centro di spiritualità nato accanto alla casa dove nacque e abitò Don Bosco, nel comune di Castelnuovo Don Bosco, nelle cui vicinanze si trova Buttigliera, altro luogo frequentato dal giovane Giovanni Bosco. Di lì ci si è portati sui luoghi di Domenico Savio (San Giovanni di Riva presso Chieri, Riva presso Chieri, la frazione di Murialdo e quella di Mondonio del comune di Castelnuovo Don Bosco), di Michele Magone (Carmagnola) e di Francesco Besucco (Argentiera, sotto il Colle della Maddalena, al confine con la Francia: Don Bosco nella Vita lo dice per questo “il pastorello delle Alpi”); e, ovviamente, per tutti e tre i giovani (che vi vissero gli ultimi

anni della loro esistenza) e per il loro grande educatore, il gruppo di preti e suore è stato a Torino, all’Oratorio di Valdocco, la prima grande opera realizzata dal fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice (che per tal motivo la riconoscono come loro “Casa Madre”). La ricognizione dei luoghi ha permesso una lettura “in contesto” degli scritti, grazie alla guida competente del prof. Aldo Giraudo, docente di Spiritualità e curatore del volume edito dalla LAS che riunisce i tre scritti di Don Bosco sui tre Giovani in una edizione critica da lui opportunamente introdotta e organizzata. Sulla base di questa doppia chiave di lettura, geografica e letteraria, il corso ha inteso cogliere – come recita il titolo – “la pedagogia spirituale di Don Bosco tra storia e attualità”. Ogni giorno, alla riflessione storico-spirituale del prof. Giraudo, ha fatto seguito l’approfondimento pedagogico e attualizzante, guidato dal prof. Carlo Nanni, docente di filosofia dell’educazione e Rettore dell’UPS. L’ultimo giorno è stato dedicato all’inquadramento delle tre Vite nell’insieme del Sistema Preventivo di Don Bosco e in vista del contributo che esse possono dare alla formazione degli educatori/educatrici che intendono seguirlo nel concreto dell’oggi e delle sue sfide.

“Lo studio della teologia è esigente”. Visita del Rettore all’Istituto Teologico Ratisbonne Durante la visita ufficiale in Israele dei Rettori del CRUPR, su invito del Ministro degli Esteri israeliano, il Rettor Magnifico don Carlo Nanni ha avuto modo e tempo di visitare la comunità dell’Istituto Teologico Salesiano Ratisbone di Gerusalemme, sezione della Facoltà di Teologia dell’UPS, lo scorso 19 novembre 2013. Nelle parole che ha rivolto ai docenti e agli studenti riuniti per accoglierlo come si fa con spirito di famiglia, don Nanni ha esortato tutti a coltivare un atteggiamento teologico, oltre che lo stesso studio della teologia. Cosa che non è affatto tautologica poiché l’atteggiamento che scaturisce dallo studio garantisce la serietà della acquisizione del sapere teologico al centro della fase formativa di cui si è protagonisti. Un atteggiamento teologico è espressione dell’interiorità spirituale e ministeriale. Si deve essere in grado di leggere e di vedere Dio e la sua presenza attiva nelle vicende quotidiane della vita, soprattutto nella società pluralista che è in Gerusalemme, da sempre crogiolo e laboratorio di popoli, di razze e religioni. Il Rettor Magnifico ha anche sottolineato la necessità di uno studio della teologia che si concentri su: il plenario sviluppo della persona umana – a livello che ha raggiunto nel Cristo risorto, come dice san Paolo agli Efesini (4, 13); l’educazione dei giovani secondo il sistema preventivo di Don Bosco; studio che coinvolga l’intelletto (testa), le emozioni (cuore) e le passioni (gli impulsi) da persone coscienti e libere, professionalmente e culturalmente competenti, da cittadini attivi e corresponsa-

Il Rettore C. Nanni e il prof. G. Caputa


20 bili, da credenti ferventi e impegnati, individualmente e comunitariamente. Don Nanni ha concluso affermando che lo studio della Teologia è esigente: ma, lo si sa, ciò che vale costa… e, in genere, ciò che costa vale la pena! Don Nanni ha concluso la sua visita condividendo con la comunità salesiana il momento della cena.

vizio vocazionale ai giovani. L’ultimo contributo contenuto nel volume, infine, fa emergere le esigenze proposte dal documento all’impegno di religiosi e consacrati, e in generale a livello ecclesiale, perché si coltivi con maggiore consapevolezza la specifica promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale negli ordini, nelle congregazioni e negli istituti.

Educazione La promozione delle vocazioni sacerdotali, libro curato dal prof. Llanos per la LEV “La promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale” è il titolo dell’ultima pubblicazione in ordine di tempo a cura del prof. Mario Llanos, direttore dell’Istituto di Pedagogia Vocazionale della Facoltà di Scienze dell’Educazione. Il volume che ha il seguente sottotitolo esplicativo “Approfondimento degli Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni sacerdotali della Pontificia Opera per le Vocazioni” – è edito con i caratteri della Libreria Editrice Vaticana (LEV). Il libro raccoglie gli interventi del convegno organizzato congiuntamente dall’Istituto di Pedagogia Vocazionale della FSE in coordinamento con la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali (=POVS) e celebratosi il 29 novembre 2012. In esso vari esperti del settore intervenivano, per approfondirli, sui temi proposti dal documento “Orientamenti Pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale” pubblicato il 25 marzo 2012, documento lungamente preparato dalla stessa POVS. In esso - come poi è stato del resto reso evidente negli interventi succedutisi durante il convegno al quale ha preso parte S. Ecc. mons. Angelo Vincenzo Zani, al suo primo atto pubblico nella veste di Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica - è stato sottolineato come l’annuncio e la cura della vocazione sacerdotale in tempo di crisi e di conseguente critica ad extra e ad intra della Chiesa, richiede l’urgenza di rivitalizzare l’impegno di suggerire linee guida e riferimenti per i responsabili della cura delle vocazioni al sacerdozio. “Consegnare delle tracce illuminanti per l’azione pastorale corrispondente a tale vocazione”, recita la quarta di copertina del volume, “risulta oggi un’azione veramente profetica”. Tanti i contributi di importanti personalità del settore e di studiosi ripresi dal volume, tra cui uno studio sull’identità e la funzione della POVS, e le indicazioni di alcune importanti linee per il suo futuro proposta da mons. Zani. È presentata anche la sintesi delle risposte all’inchiesta che la POVS ha proposto ai direttori dei Servizi Nazionali Vocazionali della Chiesa. Nel volume si analizza attraverso gli interventi del Convegno dello scorso novembre 2012 il fondamento teologico pastorale che sta alla base dell’elaborazione degli Orientamenti e le sfide lanciate dal documento all’animazione nazionale della pastorale vocazionale. In un altro contributo si reagisce al documento dalla prospettiva dell’impegno della pastorale giovanile nel ser-

Il prof. A. Dellagiulia con la prof. Eugenia Scabini

Famiglia e adolescenti: trattare con cura “La famiglia attuale: risorsa o vincolo per gli adolescenti?” è stato il titolo del convegno organizzato dall’Istituto di Psicologia, la Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS e l’Istituto di Formazione e Ricerca per Educatori e Psicoterapeuti, che ha avuto luogo il 23 novembre 2013 con una massiccia partecipazione di studenti universitari dell’UPS e di altre università, specializzandi delle scuole di psicoterapia, soci IRPIR, docenti e specialisti in ambito educativo, sociale, psicologico, clinico, pastorale, giuridico, del volontariato, ecc. È stato pienamente colto l’obiettivo prefissato dal Comitato Scientifico composto dai proff. Paolo Gambini, Susanna Bianchini, Carla de Nitto, Antonio Dellagiulia e Cinzia Messana, cioè quello di approfondire quanto la famiglia attuale, particolarmente coesa, intenta a garantire il benessere dei propri membri e poco incline a trasmettere valori e dare regole, rappresenta una risorsa o un vincolo nella crescita degli adolescenti. Gli interventi degli specialisti e studiosi del campo hanno fatto risaltare come e quanto questo modello familiare favorisca gli adolescenti nell’inserimento nella comunità sociale, dinamismo così importante nella costruzione dell’identità adulta. L’idea sottesa è che la famiglia pur essendo il punto di riferimento più importante per gli adolescenti di oggi non li sproni a essere autonomi, a sperimentarsi all’esterno cercando fuori casa possibilità di realizzazione e d’individuazione. Piuttosto, vista l’attuale complessità sociale, tende a essere particolarmente protettiva nei riguardi dei figli e ad arroccarsi su se stessa. Questa chiusura è d’altronde rinforzata dal fatto che di là dalle mura domestiche e della


stretta parentela non esistono adulti disposti a prendersi cura dei figli altrui. In questo modo viene a realizzarsi un rallentamento nel percorso evolutivo degli adolescenti, una sorta di stallo intergenerazionale, che non favorisce il passaggio di responsabilità, all’interno della famiglia e della società: nella prima, i figli non sono spronati dai genitori a emanciparsi emotivamente così da definire un progetto di vita autonomo; nella seconda, invece, la generazione adulta non è disposta a far spazio a quella giovane coinvolgendola nella costruzione della comunità sociale. Il Convegno è stato ufficialmente aperto dai saluti di un entusiasta Rettore, prof. Carlo Nanni, che ha sottolineato la valenza accademica di convegni di questa portata, e del direttore dell’Istituto di Psicologia, prof. Zbigniew Formella, a cui ha fatto seguito la serie di interventi specialistici avviati dal contributo del prof. Paolo Gambini (decano FSE) intervenuto su “La difficile emancipazione degli adolescenti dalla famiglia affettiva”. Questa la successione degli altri relatori: la prof. Eugenia Scabini (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) è intervenuta su “La famiglia tra le generazioni”; il prof. Augusto Palmonari (Università di Bologna) si è soffermato su “Gli adulti significativi nella vita degli adolescenti: quale presenza?”; la prof. Elena Marta (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) ha offerto una riflessione su “La famiglia prosociale”. Questa serie di interventi della prima parte della giornata di lavoro è stata moderata dal prof. Antonio Dellagiulia, docente FSE. La seconda serie di contributi, ripresa dopo la pausa pranzo e guidata dalla prof. Cinzia Messana, coordinatrice della SSSCP-UPS, è stata aperta dalla prof. Emanuela Confalonieri (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) con una riflessione dal titolo “Famiglia e scuola”. Di seguito la prof. Margherita Lanz (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) ha parlato di “Famiglia e web”. Terzo e ultimo contributo del pomeriggio è stato a cura delle proff. Susanna Bianchini e Carla de Nitto (docenti UPS), le quali si sono soffermate sul tema “Famiglia e comportamenti di rischio”. Il decano FSE prof. Paolo Gambini è tornato a intervenire a conclusione per indicare le “Questioni aperte e le prospettive di ricerca e intervento”. L’originalità del convegno è stata nell’aver condiviso i risultati della ricerca elaborata dal prof. Gambini e pubblicata nel volume “Adolescenti e famiglia affettiva” della Franco Angeli (2011), con autorevoli studiosi dell’adolescenza e della famiglia di altre università (La Cattolica di Milano e la Statale di Bologna). “Dalle relazioni della giornata – ha affermato il decano – è emersa la necessità che la famiglia, oltre a sostenere i figli, sia più propositiva, capace di spingerli in avanti e di lasciarli andare. Ma perché tutto ciò si possa realizzare occorre anche una società più accogliente e intenzionata a far spazio alle giovani generazioni, anche grazie ad adulti disposti a prenIn primo piano, il prof. P. Gambini dersi cura dei figli altrui”.

Partecipanti al Forum

Ragione - ragionevolezza al centro della riflessione del Forum Salesiano Dal 27 al 30 agosto, a Valdocco, casa madre dei salesiani e della Famiglia Salesiana, ha avuto luogo l’incontro del Forum Salesiano. Erano presenti 22 tra salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, laici e laiche appartenenti alla Famiglia Salesiana, provenienti da Belgio, Germania, Slovenia, Ungheria, Spagna, Polonia, Italia e dagli USA. Ha partecipato attivamente il sig. Jean Paul Müller, economo generale della Congregazione Salesiana. Dopo la precedente edizione, svoltasi a Berlino, e che aveva come tema l’amorevolezza nella relazione educativa secondo il Sistema Preventivo di Don Bosco, quest’anno si è messo a tema la ragione-ragionevolezza, altro pilastro del Sistema Preventivo della tradizione e dell’attualità dell’agire educativo (“Con Don Bosco e con i tempi”) oggi. Il tema non è soltanto rilevante per conoscere e comprendere meglio Don Bosco. Nella cultura Europea attuale, infatti, il tema si collega con la non facile ricerca delle motivazioni (delle “ragioni”) dell’agire; con il problema della autorità in genere e quella educativa in particolare, che chiede di essere motivata e fondata (“ragione e ragionevolezza” come fonte, fondamento e modalità metodologica della autorevolezza); e con la relazione dialogica con le nuove generazioni e con il contesto sempre più multiculturale (che chiede il “ragionamento” e il saper “ragionare” nella differenza per l’intercultura in genere e in specie con i giovani): pena la contestazione e ancor prima la possibilità stessa dell’avverarsi della relazione e dell’incontro educativo interpersonale, intergenerazionale, comunitario. Libertà e razionalità (oggi in specie quella tecnologico-informatica) diventano la conditio sine qua non perché sia possibile e succeda l’evento educativo. Il Forum Salesiano (in precedenza chiamato “Colloqui Salesiani”) ha come obiettivo la formazione salesiana dei partecipanti, promuovendo il dialogo e la collaborazione tra educatori ed educatrici che in Europa cercano di riflettere sulla tradizione e sull’attualità educativa salesiana; stimolare la riflessione sistematica tra studiosi accademici e persone che lavorano sul campo, specie nell’ambito degli aspetti più comuni della tradizione salesiana (pedagogia, pastorale, spiritualità, ma come si è notato anche negli aspetti psicologici e storici); contribuire a un aggiornamento coerente del sistema pastorale - pedagogico salesiano; diffondere, tramite i molteplici strumenti della comunicazione sociale e della diffusione culturale, i risultati della riflessione e degli studi in materia; promuovere il dialogo tra la tradizione e la riflessione salesiana maschile e femminile, nella comune/differenziata ricerca (che coinvolge nell’impresa i giovani quali protagonisti e attori corresponsabili della crescita comune), secondo la tradizione salesiana dello spirito di


22 famiglia e dell’appello educativo al protagonismo giovanile; contribuire alla riuscita del “Progetto Europa”, voluto dalla Famiglia Salesiana in questi ultimi e prossimi anni. Il Comitato di coordinamento (formato da Carlo Loots, Colette Schaumont, Dariusz Grzadziel, sr. Mara Borsi) da oltre un anno ha stimolato alcuni relatori a introdurre i diversi aspetti “sistemici” del problema (che poi si è dilatato e arricchito nella discussione assembleare e nei momenti di riflessione in gruppo): J. Biesmans (Belgio): Il problema dei “castighi” e della...loro ragionevolezza; C. Nanni (Italia): Ragione, ragionevolezza, ragionare in Don Bosco e oggi; M. Pellerey (Italia): Educare alla ragione e con la ragione; E. Rosanna (Italia): Autorità e autorevolezza di fronte alla prevalenza femminile nella professione educativa e nel corpo insegnante; R. Burggraeve (Belgio): La pedagogica ed estetica saggezza dell’educare. Fondazioni e orientamenti etici; J. Boenzi (USA): “Storytelling”, la “Pop-Culture” e il rilancio del messaggio evangelico con Don Bosco e con la nuova generazione. L’ultima mattinata è stata dedicata a una prima valutazione e alle prospettive di una prossima edizione a Benediktbeuern (Baviera-Germania) tra il 2015 e 2016 sul tema della religione (nelle sue molteplici e complesse articolazioni) ed educazione.

Il prof. M. Llanos (secondo da sinistra)

Il prof. Llanos consulente della trasmissione RAI “Cristianità” alla beatificazione di P. Brochero Lo scorso 14 settembre, nel paese che oggi porta il suo nome, Villa Cura Brochero, si è celebrata la solenne beatificazione del sacerdote José Gabriel Del Rosario Brochero, presieduta dal delegato papale, S.Em. il Card. Angelo Amato, salesiano, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, già pro Rettore emerito e docente dell’UPS, alla presenza di circa 300.000 persone. Numerosi Vescovi e 1200 sacerdoti si sono recati sul posto per accompagnare il trionfo celeste del grande pastore delle Sierras cordobesas. Mons. Santiago Olivera, Vescovo della Diocesi di Cruz del Eje, ultimamente forte promotore della Causa e autore di una bella sintesi agiografica del Beato - che oggi contiene il territorio brocheriano - con il sostegno economico del Governo della Provincia di Córdoba ha coinvolto il programma Cristianità della Rai per la trasmissione della celebrazione di Beatificazione e l’elaborazione di un documentario sul nuovo Beato. A questo scopo è stata richiesta da Cristianità la presenza e consulenza del prof. Mario Oscar Llanos come esperto della vita e dell’azione di Padre Brochero, essendo autore di una delle principali ricerche su questa nobile figura, il libro “Corazón de tierra, latido de cielo. Testamento pastoral del Cura Brochero” (Rosario, Didascalia, 2011). Il prof. Llanos

ha tenuto diversi interventi nelle città di Córdoba e di San Luis; in quest’ultima ha proposto ai Docenti del Consiglio di Educazione Cattolica della Diocesi una dissertazione sul tema “Brochero educatore”. Il gruppo al servizio di Cristianità, sotto la conduzione di Suor Miriam Castelli, direttrice dello stesso programma, si è recato a girare le immagini necessarie nei luoghi Il ragazzo miracolato del Beato: Santa Rosa di da Padre Brochero Río Primero, luogo della nascita e la vocazione; Córdoba, luogo della formazione e del primo slancio pastorale; Villa Cura Brochero e dintorni, luogo del suo servizio di civilizzatore ed evangelizzatore. Cristianità ha intervistato le principali autorità ecclesiastiche e civili dei medesimi luoghi trovando grande accoglienza e disponibilità. Il Governatore della Provincia di Córdoba, Dott. José Manuel De la Sota, ha segnalato che la beatificazione del “Cura Gaucho” è un grande orgoglio per i tre milioni di cordobesi in questo particolare momento della Chiesa Cattolica in Argentina. Di rilievo risulta anche il fatto, che l’attuale Vescovo della diocesi di Córdoba, Mons. Carlos José Ñañez, sia tra i numerosi discendenti sacerdoti o religiosi della famiglia del Beato. Grande commozione, gioia e festa da parte di tutti i partecipanti hanno accompagnato le parole del Delegato di Papa Francesco, alla lettura del decreto della beatificazione: “Concediamo che il venerabile servo José Gabriel del Rosario Brochero, sacerdote diocesano, pastore secondo il cuore di Cristo, fedele ministro del Vangelo, testimone dell’amore di Cristo ai poveri, sia chiamato beato d’ora in avanti. Francesco, Papa”. Vissuto nella provincia di Córdoba, Argentina tra il 1840 e il 1914, ordinato sacerdote nel 1866, dopo aver compiuto le funzioni di Cappellano di Coro della Cattedrale e di Prefetto degli Studi del Seminario di Córdoba, il nuovo Beato, nel 1869, fu inviato all’estesa parrocchia di San Alberto (più di 200 km quadrati) nella aspra Valle di Traslasierra. Grazie alla sua grande fede e alla sua spiccata capacità di coinvolgimento dei fedeli, dei professionisti e dei politici, fu fondatore di varie località e artefice di numerose grandi imprese al servizio del territorio fino alla fine della sua vita. In quel deserto di pietra, centinaia di chilometri di strade e canali, scuole, chiese, piazze, posta a cavallo, abitazioni, la Casa di Esercizi Spirituali, e perfino l’approvazione di una linea ferroviaria di quasi 300 km, costituiscono la sua immensa opera sociale. A essa egli ha profuso un impari sforzo per l’evangelizzazione di ogni abitante del territorio attraverso originali forme di vicinanza ai singoli parrocchiani e di annuncio evangelico tramite gli esercizi spirituali, la distribuzione della responsabilità laicale della catechesi, la pia celebrazione dei sacramenti, e varie forme di educazione cristiana in sinergia con le Ancelle del Cuore di Gesù, consacrate di fondazione cordobesa. Per questo suo generoso servizio, per la trasformazione morale operata nel territorio, questo vero “pastore coll’odore delle pecore” ha potuto intravedere che sarebbe “vissuto per sempre nel cuore dei suoi paesani”.


Numerosissimi gli interventi prodigiosi del Beato in questi lunghi anni di attesa popolare di una dichiarazione autorevole che confermasse la certezza del paese riguardo alla sua santità. Tra questi, spicca il miracolo riconosciuto dalla Congregazione per la Causa dei Santi, operato per intercessione del Beato, nei confronti di Nicolás Flores, un ragazzo di Córdoba, che in un incidente perse l’emisfero sinistro del cervello, e che, nonostante la prognosi di sola vita vegetativa, oggi conduce un’esistenza praticamente normale con solo qualche difficoltà motoria.

DPGC Giornata dei curricoli con un ospite d’eccezione È stata una giornata intensa quella vissuta dal gruppo di un centinaio di studenti del Dipartimento guidato dal prof. Ubaldo Montisci. Le difficoltà della giornata, con i rigori dell’iniziale inverno e le impreviste fatalità dello sciopero dei trasporti a Roma, non ha fatto desistere il gruppo che si è dato appuntamento presso l’Istituto Pio Brasiliano nei pressi della sede CEI in via Aurelia. La mattina è iniziata con l’accoglienza culminata nella fraterna preghiera che ha dato la tonalità giusta alle riflessioni successive. “L’ospite atteso” era mons. Marcello Semeraro che ha affascinato l’uditorio adoperando, da “buon catechista”, un linguaggio comprensibile anche ai meno provetti nella lingua italiana. I contenuti della conferenza di mons. Semeraro hanno introdotto molto bene i lavori della giornata, scandendo i punti centrali del tema: “Uscire dalle grotte e aprirsi al mondo. Le ricadute catechetico-pastorali dello stile del pensiero di Papa Francesco”. Le declinazioni del tema hanno aperto orizzonti poco frequentati dagli uditori che hanno apprezzato tantissimo l’entusiasmo equilibrato di mons. Semeraro, ma ancor più la profondità dello studioso nella documentazione del tema e la sua sottile penetrazione del messaggio “pastorale” del nuovo Papa. Secondo mons. Semeraro, l’ecclesiologia dinamica di Papa Francesco guida e sorregge l’intento ardito e tenace di “riforma della Chiesa” nelle sue dimensioni essenziali. L’esperienza pastorale di Bergoglio come Pastore della Chiesa argentina è il vero segreto di questa irruzione del nuovo ma sempre antico ecclesia semper reformanda sulla ribalta della comunicazione attuale. Papa Francesco è in continuità non solo con la sua esperienza pastorale precedente, incarnata nel carisma gesuitico di Ignazio di Loyola, ma ancor di più nella sua feconda meditazione dei testi magisteriali del Concilio Vaticano II. Proprio questa comunione di intenti con l’ecclesiologia del VaStudenti del DPGC alla giornata dei curricoli guidato dal prof. C. Pastore

Mons. M. Semeraro e il prof. U. Montisci

ticano II sembra avere colpito i diversi gruppi di studio che hanno alacremente riflettuto sul tema, con uno stile che non ha nulla da invidiare ai workshop dei seminari di alta ricerca. Gli studenti hanno vissuto con intensità i momenti dei lavori di gruppo, intramezzati da un veloce pranzo in stile “salesiano”, e nel successivo momento di conclusione dei lavori in assemblea. I diversi ambiti visitati hanno connesso la statura pastorale mirabilis di Papa Francesco all’interesse per il “futuro possibile” della Catechesi e della Pastorale giovanile. La celebrazione eucaristica ha concluso la bella giornata che ha visto il gruppo sciogliersi in modo entusiasta, portando nei propri ambienti la freschezza di una giornata colma di segni ottimistici “pratici”: simpatia, fraternità, profondità culturale e desiderio di accrescere sempre di più la competenza “bergogliana” del saper comunicare empaticamente la gioia di essere annunciatori del Vangelo. In conclusione, non c’è spazio per il pessimistico (e antievangelico, sic) O Tempora, o mores! Il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica, l’Una Acies degli studenti-docenti, rilancia un messaggio di esuberante e giovanile vitalità e grande “voglia” di rinascita sulla scia del glorioso passato che illumina non solo il presente, ma il futuro prossimo che ci attende.

Presentazione del cortometraggio “Credo”: film d’arte e di nuova evangelizzazione Venerdì 4 dicembre 2013 è stato presentato il film d’arte e di nuova evangelizzazione “CREDO”, evento organizzato dall’Equipe di Pastorale Universitaria insieme alla Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale, il Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica e la Formazione dei formatori e animatori vocazionali, in collaborazione con l’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI. Erano presenti il regista del cortometraggio Mauro Camattari, lo sceneggiatore Marco Tibaldi, il direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale don Guido Benzi, e il prof. Renato Butera, docente FSC. L’incontro si è svolto in due


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notizieups•le Facoltà

sessioni guidate rispettivamente dal prof. Mauro Mantovani (decano FSC) e dal prof. Ubaldo Montisci (Coordinatore del Dipartimento PGC dell’UPS). Nella sessione mattutina è stato presentato e commentato il film dal regista, dallo sceneggiatore e dal direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale. La sessione pomeridiana invece è stata pensata e vissuta come una esperienza di approfondimento e dibattito tra i presenti. “Credo” è un cortometraggio della durata di 18 minuti che vuole presentare in modo nuovo i contenuti essenziali del simbolo apostolico per poter risvegliare l’attenzione sia dei vicini, sia di quanti si sentono lontani. Il linguaggio utilizzato è quello della riproposizione in chiave moderna della grande tradizione simbolica cristiana, a cominciare dalla barca a vela, set principale del docufilm e simbolo biblico-patristico della Chiesa. Il cortometraggio si costruisce in tre capitoli: La fede come risposta alla Rivelazione di Dio creatore e salvatore; La fede come navigazione; La fede come approdo.

Il gruppo di pellegrini al Santo Sepolcro. Tra loro i proff. F. Casella, M. Cimosa, L. Gallo e C. Pastore

XXIV Viaggio di Studio in Terra Santa Anche quest’anno il Dipartimento ha organizzato, dal 1 al 13 settembre - con successo e piena soddisfazione di tutti i partecipanti, studenti e amici - il tradizionale viaggio di studio “Alle sorgenti della fede” in Terra Santa (Giordania, Palestina e Israele). Si è trattato della 24° edizione del Viaggio. La vita cristiana si nutre di un contatto reale, permanente e competente con quella testimonianza originale e insostituibile della Parola di Dio che è la Bibbia quale codice autorevole del senso cristiano dei luoghi, dei tempi e degli avvenimenti che costituiscono la cosiddetta Terra Santa. Obiettivi del viaggio: innanzitutto un aggiornamento biblico, storico, esegetico, archeologico; quindi un approfondimento e un’ulteriore qualifica della propria formazione teologica, pastorale e catechetica, a contatto con i luoghi della storia della salvezza; e infine un arricchimento della propria vita personale di fede. Obiettivi questi che sono stati, al dire dei partecipanti - un gruppo particolarmente qualificato e pieno di entusiasmo e di attese - ottimamente raggiunti. 47 le persone guidate da tre professori-animatori del Viaggio, don Corrado Pastore (leader del gruppo), don Mario Cimosa (guida biblica) e don Luis Gallo (guida spirituale). I partecipanti si possono così suddividere per paese di provenienza: Messico (22); Italia (5); Brasile (4); India (3); Corea del Sud e Colombia (2); Argentina, Paraguay, Perù, Honduras, Indonesia, Congo, Etiopia, Nigeria e Madagascar (1). Un bel gruppo dei partecipanti, studenti dell’UPS, specie del DPGC o del curricolo di Pastorale Biblica e Liturgica. Altri invece provenivano da alcune Università Pontificie Romane (Gregoriana, Lateranense, Urbaniana, Antonianum, Anselmianum, Teresianum… ). Inoltre qualche amico laico, impegnato nello studio e nell’uso per la vita spirituale della Parola di Dio, una coppia, Francesca e Ugo, due signore coreane, amiche di uno studente messicano. La presenza di questi ultimi è stata molto positiva per la loro testimonianza cristiana e perciò veramente motivati per partecipare al Viaggio di studio. Tra le novità di quest’anno: a Cana, Francesca e Ugo hanno rinnovato le loro promesse matrimoniali; al Cenacolo don Gallo, festeggiato da tutti, ha celebrato il suo 50° anno di sacerdozio e la maggior parte dei presenti le loro promesse sacerdotali; ad Ain Karem, un gruppo consistente di religiose hanno rinnovato le loro promesse di vita consacrata. E poi l’in-

contro con un professore domenicano, archeologo e grande studioso di Qumran, E. Puech, dell’École Biblique dei Domenicani a Gerusalemme, che in francese ha offerto una interessante lezione su Qumran. Purtroppo quest’anno il gruppo dei pellegrini non si è potuto recare al Sinai per i gravi problemi a tutti noti che agitano l’Egitto e il Sinai. In compenso ci sono state due interessanti novità in Giordania: una “scorribanda” nel suggestivo deserto di Wadi Rum (il deserto di Lawrence d’Arabia!) e la visita di Bethany (Tell Al Kharrar), il vero luogo del Battesimo di Gesù al Giordano, in questi ultimi anni localizzato e inaugurato già nella Visita di Giovanni Paolo II qualche anno fa, dove i partecipanti al Viaggio di studio hanno rinnovato le promesse battesimali. Nonostante tanta diversità di provenienze, carismi e in taluni casi anche di età, è stata facile la conoscenza e l’accoglienza, il rispetto e la condivisione. Tutti si sono sforzati di osservarsi e valorizzarsi come persone chiamate a vivere un’esperienza comune. È significativo il fatto che questa ricchezza abbia prodotto e non spento i contributi personali, espressi nelle omelie, nelle preghiere e nelle varie riflessioni svolte; persino le domande che hanno accompagnato gli incontri e le conferenze sono risultate come delle espressioni di sensibilità mai contrapposte. Qualche piccolo disagio, dovuto a disguidi dell’Agenzia o a difficoltà nel passaggio di frontiere, non ha turbato la gioia dell’insieme e di tutti. La formula che mette insieme visite ai luoghi e lettura della Bibbia, celebrazioni e conferenze, momenti comuni e spazi individuali è risultata ancora quella vincente, non soffocando il legittimo desiderio di riflessione personale. Ottimi anche i sussidi a disposizione, tra cui la guida pratica apprezzata da molti, “Alle Sorgenti della Fede” preparata dai proff. Cimosa e Gallo e aggiornata in una nuova edizione. Certamente l’impressione generale è stata quella di un gruppo di lavoro e di studio fortemente impegnato. Chi scrive questa breve relazione ha goduto molto notando l’attenzione che gli veniva prestata nell’ascolto delle spiegazioni e vedendo parecchi sempre con la Bibbia tra le mani. Le conferenze di al-


M. Kalamera registra la voce per il film “La croce alla fine del mondo”. Di spalle il prof. C. Alvati

Il gruppo di pellegrini al Giordano

cuni professori dell’UPS o dei Paesi visitati, su temi biblici: cristiani, ebraici e mussulmani hanno costituito un’ottima integrazione all’esperienza di studio e di spiritualità “alle sorgenti della nostra fede”: il ritorno alle Origini, sulle orme di Gesù di Nazareth, nella città Santa di Gerusalemme e in Giudea. “Come avevamo udito, così abbiamo visto” (Sal 48, 9) (don Mario Cimosa).

Comunicazione Studenti FSC. Al centro don G. Costa e P. G. Merola. A destra il prof. T. Levicki

Giornata dei curricoli FSC: visita ad alcuni centri di produzione dell’informazione dell’Urbe Accompagnati da vari docenti della Facoltà, in occasione della Giornata dei curricoli di mercoledì 13 novembre, un numero considerevole di studenti FSC suddivisi in gruppi più piccoli, ha visitato alcuni tra i più significativi centri di produzione e gestione delle informazioni presenti a Roma. I gruppi erano così composti: 32 studenti hanno visitato il Centro radiotelevisivo di produzione della RAI di Saxa Rubra; 29 studenti sono stati accolti presso gli studi di Radio Vaticana; a un gruppo di 15 studenti il prof. Giuseppe Costa e i suoi collaboratori hanno presentato l’attività della Editrice LEV (Libreria Editrice Vaticana); 13 studenti hanno visitato nel pomeriggio gli studi di TV 2000 e di Radio InBlu; infine, 10 studenti sono stati accolti da mons. Dario Viganò e collaboratori presso il Centro Televisivo Vaticano. Per tutti un’esperienza preziosa a integrazione della propria formazione culturale e professionale, a contatto con la variegata realtà e con le sfide del mondo della comunicazione radiofonica e televisiva, del giornalismo e dell’editoria.

“La croce alla fine del mondo”, il film sull’inizio delle missioni salesiane in Patagonia Il Laboratorio di linguaggio radiofonico della FSC è stato, nel mese di ottobre, il luogo della registrazione della voce del noto attore e doppiatore Michele Kalamera, voce narrante del lungometraggio “La croce alla fine del mondo”, la cui post-pro-

duzione è ormai giunta a conclusione. Si tratta di un docu-film prodotto dalla Naif Film e Missioni Don Bosco, dedicato all’inizio delle missioni salesiane in America Latina, le cui principali scene sono state girate in Patagonia australe, Terra del Fuoco, canale di Magellano e canale di Beagle. Regista del film è Salvatore Metastasio. La sceneggiatura è stata scritta da Nicola Bottiglieri. Le musiche sono state composte da Francesco Perri. I protagonisti principali del film sono gli attori Alessandro Vantini e Diego Bottiglieri. Organizzatore e consulente storico è il prof. don Francesco Motto. Il prof. Cosimo Alvati della FSC ha invece collaborato alle fasi della registrazione della voce del dott. Kalamera. Il film è stato presentato al gruppo di docenti della FSC (proff. Enrico Cassanelli, Renato Butera e Donato Lacedonio) impegnati nell’ambito del cinema e dell’immagine i quali, su richiesta dello stesso don Motto e dei produttori del film, hanno presentato le loro osservazioni e i loro suggerimenti; pochi, data la buona qualità della produzione. La proiezione del film è prevista per i primi mesi del 2014. Michele Kalamera, la voce narrante della storia che si svolge in Patagonia, è il doppiatore che lo stesso Clint Eastwood ha scelto come sua voce italiana ufficiale. Tra gli altri riconoscimenti ricevuti per la qualità del suo lavoro, voce di moltissimi importanti attori del panorama mondiale e per film di successo popolare, ha vinto il Gran premio internazionale del doppiaggio dell’edizione del 2009 come Miglior doppiatore protagonista nel ruolo di Walt Kowalski in Gran Torino (Clint Eastwood, USA 2008).

“Assaggi di Comunicazione” Accompagnate dal prof. Mauro Gemelli, le studentesse della classe IV superiore dell’Istituto Maria Immacolata di Tor de’ Schiavi (Roma) hanno partecipato il 4 novembre agli Assaggi di Comunicazione proposti dalla FSC a studenti delle scuole superiori in vista delle loro scelte universitarie. L’incontro si è focalizzato sulla musica e la prof. Matelda Viola (FSC) ha proposto ai visitatori un Magical Musical Tour, un viaggio intorno alla canzone. Grazie alla disponibilità di numerosi docenti FSC, Assaggi di Comunicazione è continuata nel mese di novembre e di dicembre, per offrire questi momenti di formazione sul mondo della comunicazione. Gli incontri sono a titolo gratuito, si rivolgono alle classi IV e V delle Scuole secondarie superiori di Roma e dintorni, e si svolgono o nella sede della Facoltà o direttamente nelle sedi degli istituti richiedenti. Presso l’Istituto Maria Immacolata la prof. Simonetta Blasi ha


Ermanno e Iolanda insieme ai proff. D. Grzadziel e M. Mantovani

Gli studenti dell’Istituto Maria Immacolata di Tor de’ Schiavi (Roma). Con loro i proff. M. Mantovani e C. Alvati (a destra), M. Viola (al centro), e F. Tapia (a sinistra)

tenuto il 5 novembre il modulo su “Pubblicità e minori, un rapporto difficile”, mentre l’8 novembre si è tenuto il modulo su “Il linguaggio nascosto dell’abbigliamento”, sul significato di vestiti e accessori proposta dalla prof. Emanuela Coscia. All’Istituto Margherita di Savoia di Roma il prof. Eno Iacoella ha proposto il 6 novembre il modulo dal titolo “The google challenge: la sfida della ricerca sul web”, e nei giorni 11 e 15 novembre il prof. Vittorio Sammarco ha tenuto i due moduli “Il giornalismo e il mondo dell’informazione” e “Come funziona la macchina dell’informazione” presso l’Highlands Institute di Roma. Nel mese di dicembre nella sede della Facoltà si sono tenuti gli Assaggi per alcune classi del Liceo Ennio Quirino Visconti di Roma: “Il giornalismo e il mondo dell’informazione” (prof. Sammarco, 2 dicembre); “È solo una fotografia! Il potere dell’immagine nell’esperienza quotidiana” (prof. Tommaso Sardelli, 5 dicembre); “Il linguaggio nascosto dell’abbigliamento” (prof. Coscia). Il 20 gennaio 2014 la FSC accoglierà una classe di studenti del Liceo Visconti e due classi del Liceo di Scienze Umane Gassman di Roma per il modulo “Parlare in pubblico: talento innato o coltivato?”, proposto dalla prof. Giusi Saija e dalla prof. Blasi.

FSC e FIDAS per “la cultura del dono” Durante l’estate, nel mese di luglio, si è svolta la I edizione del FIDAS Coast to Coast, atteso evento dell’estate FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue), cui ha collaborato la FSC attraverso il servizio informativo sull’evento assicurato da due studenti di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS, Iolanda Squillace ed Ermanno Giuca. Due barche a vela, partite contemporaneamente da Imperia e da Trieste il 7 luglio, hanno abbracciato l’Italia attraverso percorsi paralleli incontrandosi a Reggio Calabria il 27 luglio in occasione della VII edizione della Traversata della Solidarietà. FIDAS Coast to Coast ha toccato 41 porti in 14 regioni italiane, con l’obiettivo di attirare l’attenzione sulla donazione del sangue, in particolare nel periodo estivo caratterizzato da momenti di

criticità, diffondendo la “cultura del dono” volontario, anonimo, gratuito e associato. I due “inviati” della FSC hanno ripreso e informato sulle principali iniziative svoltesi lungo lo stivale, e che si sono potute seguire in tempo reale attraverso i social network. La partnership tra FSC e FIDAS, avviata ormai da diversi anni attraverso l’impegno della prof. Blasi e del dott. Cristiano Lena (FIDAS, exallievo UPS), ha già dato come frutto la promozione di varie iniziative di coinvolgimento della popolazione e in particolare delle nuove generazioni all’impegno sociale ed alla solidarietà, aprendo anche la possibilità ad ulteriori collaborazioni che stanno coinvolgendo diversi exallievi FSC nel campo della progettazione e realizzazione di campagne di informazione e di specifiche App.

Docente FSC presidente della Fondazione Ente per lo Spettacolo Durante l’estate 2013, precisamente il 21 giugno, don Ivan Maffeis, Docente di Etica e deontologia dei media presso la FSC e Vicedirettore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, è stato nominato Presidente della Fondazione Ente per lo Spettacolo, organismo che dal 1946 opera per la diffusione, promozione e valorizzazione del cinema e della cultura cinematografica in Italia. La FSC ha voluto subito esprimere a don Ivan le più vive felicitazioni e i

Gli studenti Iolanda Squillace e Ermanno Giuca

Don Ivan Maffeis e mons. Dario Viganò


propri auguri di buon lavoro. Egli è subentrato a mons. Dario Edoardo Viganò, illustre exallievo della FSC e ora Direttore del Centro Televisivo Vaticano, che ha accolto con tanta cordialità il gruppo di studenti che lo hanno visitato il 13 novembre in occasione della Giornata dei curricoli. La Fondazione Ente dello Spettacolo ha organizzato a Roma dal 3 all’8 dicembre, in collaborazione con i Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali, il Centro Sperimentale di Cinematografia e il contributo della Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni Artistici e Culturali, la XIII edizione del Tertio Millennio Film Fest dal titolo Innocents in the Storm. Cinema against the Globalization of Indifference, con un nutrito programma di proposte e attività. La FSC ha partecipato con una propria rappresentanza all’Evento Speciale di apertura del Film Fest, svoltosi presso il Cinema Farnese Persol.

Religion Today Filmfestival: il Seminario internazionale alla FSC “Visioni. Realtà e utopia”, è stato il titolo del XVI Religion Today Filmfestival, il Festival internazionale di cinema delle religioni. Visioni che richiamano il cinema e la sua funzione proiettiva e spettacolare. Realtà che ci immette nello stato delle cose, il dialogo e i conflitti. L’utopia che richiama l’impegno per la realizzazione della pace, attraverso le religioni. E il cinema che fa da strumento o filo rosso per questo desiderio di pace rappresentando la realtà nella varietà delle concrete situazioni di pace. La Religione oggi può e deve svolgere questo compito e il cinema può diventare una componente strumentale efficace. Arrivato alla sua XVI edizione, il Religion Today Filmfestival continua la sua collaborazione con la FSC con il Seminario internazionale che si è celebrato il 21 ottobre 2013. Variegata la partecipazione internazionale e religiosa, caratteristica che si riverbera non solo nel programma dei film e degli audiovisivi selezionati per il concorso, ma anche nelle iniziative parallele che accompagnano l’importante evento culturale divenuto da qualche anno un appuntamento fisso per la nostra Facoltà. Quest’anno hanno partecipato ai panel previsti dal programma Oren Tirosh (Israele), che ha proposto una riflessione su “Jewish, Muslim and Christian fly together in a plane…”. Umorismo e surrealismo in Terra Santa attraverso i documentari. Di seguito Sanjoy Ghosh (India) ha proposto una visione interreligiosa a partire dal cinema indiano classico con “Visions. Reality and Utopia. The Indian context”. Quindi Isabella Draghici (Romania) è intervenuta su “The Sacred and the Cinema. Some Considerations”, considerazioni su un cinema che ripropone il bisogno del sacro in una visione filosofica. Infine Renato Butera (Italia) ha concluso la serie degli interventi dando una panoramica dei film che hanno preso parte alla 70 Mostra del Cinema di Venezia con tema religioso o di dialogo religioso e interculturale. “Religione al cinema: il caso Venezia 2013”, il titolo dell’intervento proposto. I contributi sono stati introdotti da Foto in alto: un fotogramma del film vincitore del RTFf

Sanjoy Ghosh, Isabella Draghici, Oren Tirosh e il prof. M. Mantovani

Katia Malatesta (Direttrice del Religion Today Filmfestival) e da Franco Lever (docente emerito ed ex-decano FSC) che hanno moderato le domande del pubblico in sala alla fine di ciascun intervento. Nel pomeriggio il prof. Sergio Botta, del Dipartimento Storia, Culture, Religioni dell’Università La Sapienza di Roma, ha introdotto la proiezione del film vincitore della XVI edizione del RTFf. Si è trattato di “One Day after Peace” di Erez Laufer e Miri Laufer, un docufilm coprodotto da Israele e Sudafrica che ha ricevuto anche il Premio Signis assegnato dalla World Catholic Association for Communication. Uno splendido e realista documentario che parte dall’ipotetica possibilità di applicare i mezzi utilizzati per risolvere il conflitto in Sudafrica al conflitto israelo-palestinese. Narra di Robi, nata nella nazione africana all’epoca dell’apartheid. Suo figlio è ucciso durante il servizio militare nell’esercito israeliano. Mentre cerca di avviare un dialogo con il palestinese che lo ha ucciso, Robi torna in Sudafrica per approfondire l’esperienza della Commissione per la Verità e la Riconciliazione. Un viaggio da un profondo dolore personale alla convinzione che un futuro migliore è possibile. Il prof. Botta faceva parte della Giuria che a Trento ha assegnato i premi nelle varie sezioni del programma del Religion Today Filmfestival insieme a Abeer Haddad, Oren Tirosh e Marian Tutui.

Lettere Leone Magno, attualità di un pontificato. Simposio FLCC e FdT A seguito del simposio su Gregorio Magno realizzato lo scorso anno, la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche ha organizzato un nuovo simposio insieme alla Facoltà di Teologia (in particolare l’Istituto di Dogmatica e la specializzazione in Pastorale Biblica e Liturgica). I comuni interessi tra le due Facoltà sono emersi dall’insieme dei lavori. Il simposio ha avuto luogo il 12 novembre in prossimità della festa liturgica del santo pontefice. Il prof. Mario Maritano ha presentato l’orizzonte storico, sociale e culturale del tempo di Leone Magno. Il prof. Antonio Escudero ha toccato un tema specifico della teologia leonina. Il prof. Mauro Pisini e il dottorando Micciarelli hanno offerto


I proff. C. Nanni, R. Bracchi e M. Sodi

un’interessante panoramica sulla latinitas del grande pontefice. La seconda parte del simposio ha visto i partecipanti seguire due diversi indirizzi, secondo lo specifico delle proprie attese e competenze. Nella sezione linguistica, dedicata agli aspetti linguistico-didattici, oltre trenta studenti della FLCC hanno ascoltato una lezione del professor Luigi Miraglia, tenuta in latino. Commentando alcuni passaggi di omelie liturgiche di Leone Magno, il professor Miraglia ha indicato come la lingua usata dal Pontefice mostri alcune caratteristiche tipiche del V secolo, quali un uso più rilevante di termini astratti rispetto alla concretezza dell’epoca classica, variazioni dell’area semantica di alcuni vocaboli e una maggiore flessibilità delle strutture sintattiche, anche per l’influenza della lingua biblica. Il professor Roberto Spataro ha successivamente illustrato una commedia composta in lingua latina al principio del secolo XX, il cui argomento è costituito dall’incontro di Leone Magno con Attila. L’autore, l’insigne latinista Giovan Battista Francesia, salesiano, è stato capace di far rivivere l’antica palliata latina, ispirandosi al modello plautino. La commedia, con evidenti finalità pedagogiche, è un bell’esempio di uso attivo della lingua latina, di grande efficacia didattica, e un’opera cospicua nella storia della letteratura neolatina. Nella sezione teologico-pastorale è stato posto in evidenza il ruolo di Leone Magno compositore di testi liturgici (prof. Franciszek Krason) e il significato della Concordanza verbale del Sacramentario Veronese o leoniano appena edita dalla LAS (prof. Damasio Medeiros). Interessante è stato constatare che numerosi testi oggi presenti nel Missale siano di origine leoniana; e questo costituisce una ulteriore certificazione del rapporto tra l’oggi e la traditio. E per conoscere meglio la traditio, anche la Concordantia costituisce un elemento importante offerto agli studiosi per cogliere lo specifico della terminologia del Sacramentario Veronese e per attivare quelle riflessioni di ordine linguistico e teologico che un tale accostamento comporta. L’ultima parte della mattinata ha riservato una duplice felice occasione: proclamare il titolo di “professore emerito” per Remo Bracchi e cogliere lo specifico di alcune recenti pubblicazioni apparse nelle due collane della Facoltà di Lettere. Alla presenza del Rettore, prof. Carlo Nanni, è stata letta la lettera del Gran Cancelliere con cui si proclama il prof. Bracchi professore “emerito”. Il documento è stato accompagnato dalla consegna della medaglia dell’Università. Nella parte conclusiva sono state proposte presentazioni giornalistiche delle opere principali apparse nelle due collane della Facoltà di Lettere: Veterum et Coaevorum Sapientia e Flumina ex Fontibus, edite dalla LAS. Gli Autori presenti hanno avuto l’opportunità di condividere con i colleghi e con gli studenti il frutto delle loro fatiche.

Corso intensivo di latino a Pechino Anche quest’anno si è svolto il corso intensivo di lingua latina

Il prof. M. Sajovic (di spalle) a Pechino

a Pechino promosso dall’Associazione Latinitas Sinica, diretta dal prof. Michele Ferrero. Latinitas Sinica è il Centro per gli Studi Latini del Centro Nazionale di Sinologia (National Research Centre of Overseas Sinology) che lavora in contatto con la Facoltà. Il corso ha avuto luogo dal 24 giugno al 6 luglio 2013 presso la Beijing Foreign Studies University, con corsi pomeridiani e serali per tre classi, due per principianti e una per il secondo livello. Più di 180 studenti cinesi si sono iscritti con il desiderio di ricevere una prima conoscenza della lingua di Cicerone e Tommaso d’Aquino o per approfondirla. Le due classi per principianti, con circa 70 studenti l’una, e quella di secondo livello, con circa 40 studenti, hanno seguito con attenzione e diligenza le lezioni impartite da cinque professori provenienti dalla Cina e dall’estero: il prof. Michele Ferrero, della Beijing Foreign Studies University; il prof. Miran Sajovic, dalla FLCC; il prof. Quentin Dauthier, dall’Accademia di Scienze Sociali di Pechino; il prof. Anthony Wesolowsi, dalla Benedictine Military School of Savannah, Georgia (USA); il prof. Zhang Mingming, della Beijing Foreign Studies University, exallievo dell’UPS. Durante le prime lezioni, la prof. Li Jingjing, del Dipartimento di Italiano della Beijing Foreign Studies University, ha dato un’introduzione alla pronuncia del Latino. L’identificazione della pronuncia latina con quella italiana ha provocato un interessante dibattito con i due insegnanti americani che seguono la pronuncia “restituta”. Come per l’inglese, anche per il latino gli Americani dimostrano che una stessa lingua può avere due o più pronunce. Ci auguriamo che nel futuro tali iniziative si allarghino oltre il confine di Pechino e che la lingua degli antichi Romani e del canto gregoriano diventi un mezzo di migliore conoscenza delle radici europee.

Visita della Ave Maria Catholic University Tre ore di lezione in latino sul tema dell’amicizia, presso gli antichi scrittori, pagani e cristiani. Ad assistere a questa attività un gruppo di studenti del Department of Classics dell’Ave Maria Catholic University in Florida, in visita presso la nostra FLCC il 6 giugno scorso. Gli studenti e i loro professori sono stati accolti dal prof. Roberto Spataro con il quale si sono intrattenuti in conversazione sull’importanza dello studio delle lingue classiche. I proff. Sajovic, Bologna e Pisini hanno presentato il tema trattato. L’incontro, molto gradito, è stato concluso da una visita in Biblioteca e dal saluto del Rettore, prof. Carlo Nanni. Di seguito la lettera di ringraziamento inviata dal prof. Andrew Dinan: “Andreas clarissimo reverendo Roberto Spataro s.p.d. Tam pergratum fuit nobis nuper Romae convenire ad te et collegas tuos


in Athenaeo Salesiano ut memoria ex animis nostris numquam casura sit. Plurimas gratias ago propter benevolentiam eximiam et sermones utilissimos nobiscum communicatos. Praeterea orationes de amicitia a collegis tuis habitae nos valde delectabant. Certo scio hunc conventum et in discipulorum nostrorum vitis et in Universitatis nostrae studiis Latinis magnum fructum laturum esse. Mea sententia, lingua Latina ante omnia utilis est ad investigandam veterum sapientiam, ut beatus Ioannes XXIII in motu proprio explicabat. Qua de causa, benigne excepi verba tua. Tua spe magna sum confirmatus. Valeas optime”.

Filosofia I proff. M. Mantovani, G. Perillo, M. Marin, V. Sinsin

Sapienza e saggezza per aprirsi al divino Il titolo della Tavola rotonda che si è svolta nella mattinata del 6 novembre, richiama le possibilità umane che ritornano utili a rendere più umana la vita stessa dell’uomo e più vicina a Dio, quando essa si lascia incuriosire dall’infinito, affascinare dal trascendente, attrarre dal divino che riconosce come origine e termine. Gli interventi della Tavola rotonda hanno certamente aiutato i presenti a entrare in pieno in questa prospettiva. “Sapienza, Saggezza e Filosofia. Teoria e pratica come vertice umano aperto al divino”, questo il titolo della Tavola rotonda organizzata e presieduta dal prof. Maurizio Marin, docente FDF, a cui hanno aderito molti studenti e docenti delle due Facoltà specificamente interessate al tema: oltre alla Filosofia erano presenti nell’aula “Juan Vecchi” dell’UPS anche studenti di Teologia. Il Rettore Magnifico, prof. Carlo Nanni, ha introdotto i lavori col suo benvenuto. Il programma degli interventi era suddiviso in tre susseguenti sessioni, la prima delle quali, dal titolo Sapienza divina: religioni e teologia cristiana, ha visto i contributi del prof. Rafael Vicent (FdT) su La sapienza dei profeti ebraici, e del prof. Mario Cimosa (FdT), su La Sapienza del Siracide. Entrambi hanno evidenziato l’universalità del messaggio biblico, identificando la ricerca della verità con la ricerca del bene. Per la seconda sessione, Sapienza umana: filosofie, sono intervenuti il prof. Mauro Mantovani (decano FSC e docente FdF) sul tema de La conoscenza analogica di Dio come vertice della sapienza umana; la riflessione ha evidenziato il rapporto complementare tra concetto e metafora. Secondo intervento in programma è stato quello del prof. Graziano Perillo (FdF) che si è soffermato su La sapienza secondo Alberto Magno. Perillo ha evidenziato le differenze tra contemplazione teologica e “contemplazione” filosofica, ma ha affermato la loro necessaria complementarietà. I contributi della terza sessione, dal titolo Saggezza: etica e antropologia, si sono ancora incentrati nella prospettiva filosofica. L’intervento del prof. Giuseppe Abbà (FdF) ha centrato l’attenzione sull’Ordo rationis, virtù e prudenza nella vita morale di San Tommaso d’Aquino, mentre la

prof.ssa Cristiana Freni (FdF), con la sua riflessione su La bellezza come superamento delle chiusure, ha richiamato l’importanza del ritorno al Bello per superare ogni tipo di preclusione al divino, procedendo da Agostino sino ad arrivare a Pareyson.

L’educazione nella tradizione indiana “Principles and Values of Education in the Indian Tradition” è il titolo dell’ultimo lavoro del prof. Scaria Thuruthiyil, docente della Facoltà di Filosofia dell’UPS. Nel suo volume, edito dalla Don Bosco Publications DBCIC, di Shillong (2013), l’autore offre alcuni dei più importanti principi su cui si basano i tradizionali sistemi educativi dell’Induismo e del Buddismo, e le proposte educative di alcuni dei più importanti educatori dell’India moderna: Shri Aurobindo Ghosh, Rabindranath Tagore, Mahatma Gandhi e Jiddu Krishnmurti. L’intenzione è portare alla conoscenza degli educatori alcuni di questi valori - diritti umani, pace, cultura, dialogo interreligioso e interculturale - fondamentali per una formazione integrale degli studenti. Le scuole cattoliche, impegnate attivamente nella missione educativa, possono essere proposte come modelli da seguire in questo campo. Il libro si rivolge innanzitutto agli educatori e perciò direttamente responsabili per la promozione dell’educazione, ma anche a tutti coloro che sono interessati in questo ambito, tenendo presente che l’educazione è uno dei diritti umani fondamentali. L’educazione è un processo continuo in cui sono coinvolte molte persone, in modo particolare e speciale genitori e insegnanti, ma soprattutto il giovane studente stesso il quale è il principale protagonista. Una versione in lingua italiana è stata pubblicata nel 2010 a cura delle Edizioni Progetto Cultura, Roma. Scaria Thuruthiyil è ordinario di storia della filosofia contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’UPS di Roma. Ha conseguito il dottorato in filosofia presso la stessa Università dove insegna Storia della filosofia contemporanea, Fenomenologia e Storia delle religioni. Insegna anche Storia della filosofia moderna e Antropologia filosofica presso il Pontificio Collegio di San Beda, in Roma ed è spesso invitato in altri centri di studi specialmente in India, da dove proviene. È anche autore di molti volumi e articoli.

I proff. J. Kureethadam, L. Rosón e S. Thuruthiyil


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notizieups•l’Evento

cronaca di Renato Butera

all’insegna della bellezza

15 ottobre è stata la data che il calendario ha offerto come giornata per la solenne inaugurazione dell’anno accademico 2013-2014 della nostra Università, evento che, come ormai da tradizione, riunisce la comunità accademica tutta insieme a illustri ospiti amici dell’Università di Don Bosco per i giovani. In questa occasione la chiesa Parrocchiale Santa Maria della Speranza nella prima parte della mattinata, l’Aula Paolo VI dell’Università nella seconda parte, e la chiesa dell’Università in serata, erano stracolme di presenze. Anche l’Aula II, resasi indispensabile per rendere più comoda la assistenza dei presenti all’Atto Accademico, era piena oltre la metà dei suoi posti disponibili. Quella di quest’anno è stata una edizione speciale all’insegna della bellezza artistica: iconografica, musicale, e perché no, teologica e liturgica, vista la prolusione dello specialissimo ospite.

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Da destra, il Rettor Maggiore don P. Chávez, don C. Nanni, don F. Cereda e don S. Ardito (a sinistra)

Giornata caratterizzata dalla “bellezza”, dunque, l’elemento che più di ogni altro qualifica l’arte. Nei tre momenti celebrativi, infatti, ciascuno nella sua forma più peculiare, i partecipanti all’evento ne hanno potuto apprezzare le specifiche espressioni. Al mattino nella celebrazione eucaristica, con la liturgia curata nelle sue parti dall’Equipe di Pastorale Universitaria e dal Coro degli studenti diretto dal prof. Cosimo Alvati; e nella prolusione di un teologo “artista” di rinomata eccellenza, il gesuita padre Marko Rupnik, con la sua lezione sul valore teologico dell’Arte. E alla sera con il Coro della Cappella Pontificia Sistina, diretta dal maestro mons. Massimo Palombella, SDB. La giornata d’inaugurazione ha preso il via con la celebrazione eucaristica presieduta da don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore dei Salesiani e Gran Cancelliere dell’UPS. Con lui sul presbiterio varie autorità ecclesiastiche, tra cui mons. Alberto Tricarico (della Segreteria di Stato) e dell’Università, tra cui il vicerettore della Gregoriana, Padre Vincenzo D’Amato, il rettore del Pontificio Collegio Messicano accompagnato dal suo vice, e i decani delle Facoltà dell’UPS. Concelebrava anche don Francesco Cereda, consigliere generale per la formazione dei salesiani. Il Rettor Maggiore, prendendo spunto dalle letture bibliche proclamate nella liturgia, ha centrato la sua riflessione omiletica su alcuni aspetti del pontificato di Papa Francesco che “con i suoi gesti, i suoi atteggiamenti e i suoi interventi sta già rinnovando profondamente la Chiesa”.


Don Chávez si è detto convinto che Papa Francesco può aiutarci a discernere cosa lo Spirito si attende oggi da ciascuno di noi “come persone, nella diversità delle nostre vocazioni e compiti, e come istituzione UPS, nella varietà delle sue proposte”. Subito dopo la messa il Rettor Maggiore ha presenziato anche l’Atto Accademico officiatosi nell’Aula Paolo VI dell’UPS. La parte accademica della giornata è stata introdotta dalla Relazione del Rettor Magnifico, prof. Carlo Nanni, che ha fotografato la situazione dell’UPS nel suo quadro valutativo dell’anno accademico scorso e tracciando alcune linee di prospettiva per il prossimo futuro. Il Rettore, basandosi sul lessico pedagogico assimilato da alcuni documenti fra cui il “Framework di Salamanca” dell’Unesco del 1994, ha sottolineato come il concetto di inclusione a livello educativo “si lega al diritto all’educazione per tutti” e alla “grande intenzione umanistica di una educazione di qualità” da offrire a tutti. I principi della pedagogia inclusiva da tenere presenti sono: “accettazione e utilizzazione” della “differenza”, e “valorizzazione della persona e del gruppo-classe”, da considerare come “diversamente protagonisti del processo di apprendimento proprio e comune”. Atteso e accolto con grande calore il momento in cui Padre Rupnik ha preso parola proponendo una sua riflessione su “Arte, simbolo e spiritualità”. Il gesuita, conosciuto ormai in tutto il mondo per le sue opere a mosaico, tra cui la Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, il Santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo (FG) e la facciata del Santuario di Lourdes, è partito dalla affermazione che la redenzione consiste nella liberazione dall’individuocentrismo per realizzare la persona comu-

nionale. La vita spirituale del cristiano abbandona la visione metafisica della religione e si realizza come esistenza relazionale, cioè ecclesialità, mirando all’escathon, cioè a ciò che della storia sarà compiuto: la comunione eterna. E l’arte, quella vera e perfetta, può venire incontro alla comunità dei credenti e al mondo intero. Arte intesa come simbolo, che non rappresenta ma evoca, e rende presente poiché coglie la luce dell’escathon. Alla prolusione ha fatto seguito il momento in cui è stato consegnato il diploma a cinque professori che, compiuti i 70 anni di età, hanno raggiunto il grado di docente emerito. È stato il Gran Cancelliere don Chávez a consegnare loro i titolo. Questi i cinque docenti emeriti: prof. Remo Bracchi (FLCC), prof. Mario Comoglio (FSE), prof. Franco Lever (FSC), prof. Mario Maritano (FdT), e prof. Natale Zanni (FSE). Quindi don Chávez ha consegnato la medaglia agli studenti che hanno raggiunto livelli meritevoli di menzione, e ha solennemente proclamato aperto l’anno accademico 2013-2014. Eccezionale è stato infine il concerto del Coro della Pontificia Cappella Sistina diretto da mons. Massimo Palombella che ha concluso la giornata di celebrazione. Eccezionale perché è la prima volta che si aggiunge una manifestazione di tale spessore all’atto di inaugurazione accademica, ma anche per il consistente pubblico presente e soprattutto la qualità eccellente della perfomance. Sono stati eseguiti brani scelti dal repertorio di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Gregorio Allegri e Lorenzo Perosi, collezione a cui è stato dato il titolo: “Credo, Domine, Audage nobis fidem”. Il concerto del Coro della Cappella Sistina è stato anche un segno di adesione alle celebrazioni dell’Anno della Fede, che ormai si avviava alla sua conclusione, da parte dell’UPS.


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notizieups•l’Evento ome leggere la vita di una comunità universitaria come quella dell’UPS attraverso le attualissime categorie di crisi, ripresa, innovazione e promozione della qualità? È la domanda che ha introdotto la prima parte dell’intervento del Rettor Magnifico, prof. Carlo Nanni, nella relazione introduttiva per l’inaugurazione dell’anno accademico in corso. Non si tratta di una preoccupazione, quanto di un modo di verificare lo stato della nostra Università, e per indicare alcune linee programmatiche per l’anno che si apre. E verifica e valutazione si chiamano reciprocamente! La valutazione della qualità dell’apprendimento, dell’istituzione nella globalità dei suoi servizi, e della docenza, è uno degli impegni che da qualche anno sta occupando tutte le istituzioni formative. Spesso tale operazione viene portata avanti da molte università con il concorso dell’opinione degli studenti, in un gioco non sempre chiaro tra “merito” e “soddisfazione del cliente”. Oggi, comunque, la valutazione è imprescindibile sia per una istituzione che per la singola persona impegnata nella formazione universitaria. È una cultura da promuovere, un bisogno da convertire in “habitus e stile di azione”. L’agire e il fare contenuti nella valutazione, non devono far perdere però consistenza all’essere, lo stare, il permanere. Se così fosse, ci si lascerebbe “coinvolgere” dal meccanismo dell’update, l’esigenza di aggiornamento che può produrre “potenziali marginalizzazioni o esclusioni sociali storiche e culturali”. Quella dell’update è una tendenza tipica del nostro tempo, espressione della “società della prestazione”, economicista, ossessionata dalla conquista dell’esito positivo, dove rallentamenti, inefficienze, improduttività, inutilità, inattualità, sono al contrario indici di insuccesso. Tale società non dà tempo né spazio alla contemplazione, allo stare estatico, al gratuito, al “donato” senza contraccambio.

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La Buona qualità, traguardo del nostro impegno di educazione Relazione introduttiva del Rettore di Renato Butera

Il Rettore prof. C. Nanni


Persino il cosiddetto “Processo di Bologna” sembra puntare, in modo ambivalente, più all’efficacia e alla produttività sociale e solo in seconda istanza alla “formatività” personale e comunitaria. Il rischio è che in nome delle esigenze del mondo economicoproduttivo, che seleziona, subordina e condiziona la ricerca secondo i suoi interessi, si riduca l’attenzione ai processi formativi personali, culturali e professionali, cioè a quelle istanze umanistico-culturali da sempre richieste dalla istruzione/formazione accademica. Istanze sacrosante, come sottolinea il prof. Nanni, che si convertono in azioni “di formazione globale della personalità, di rielaborazione critica della cultura, di compartecipazione attiva, responsabile e solidale, allo sviluppo culturale e sociale comunitario, storico e umano”. Fuori dall’orizzonte di tali istanze, la formazione universitaria delle élite sociali è asservita al mercato, e peggio ancora alla creazione di esperti “yes-men” dell’“apparato”, distanti dalle esigenze dei nuovi “mondi vitali” sempre più plurali, differenziati, multiculturali. La prospettiva è quella di una Università che ha perso il suo carattere “comunitario” del convergere e vivere insieme (auspicato anche da Benedetto XVI), che si riduce a un “apparato amministrativo” guidato da macchinose regolamentazioni burocratiche. L’orizzonte verso cui deve muovere l’azione della valutazione è “la buona qualità” che sa “valutare il valore” sul metro della personale dignità umana e non dell’efficientismo economicistico. Ciò è un importante stimolo, secondo il Rettore, per una università pontificia che non può esimersi da istanze di civiltà profonde relazionate alla vita di fede comunitaria. A tal proposito, don Nanni evoca il concetto di inclusione sociale da cui fa derivare quello di “educazione inclusiva”. Si tratta di un termine - sviluppatosi in Francia nell’ambito delle politiche sociali connesse alle condizioni di povertà ed emarginazione e ai problemi posti dalla migrazione - che rappresenta la “prospettiva specifica dell’Europa sociale”, impegnata nella promozione dell’integrazione e della “buona qualità della vita di tutti”, specie di chi vive ai margini della società. In ambito di inclusione educativa (o di “educazione inclusiva”, che dir si voglia), si richiama il diritto all’educazione per tutti, una “educazione di qualità per tutti”, dove la “diversità”, o “differenza”, è accettata e valorizzata, e dove la persona e il gruppo-classe sono trattati positivamente. Un altro stimolo preso in considerazione dal Rettore è quello che proviene dalla cultura cristiana del nostro tempo in cui certamente l’Enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII rappresenta un fermo punto di riferimento. In essa si cominciò a intravedere “una Chiesa finalmente aperta al mondo, alle speranze e alle attese dell’umanità contemporanea”, istanze riprese dal Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes, e la pace assunse una importanza fondamentale al punto che ad essa, fin dalla chiusura del Concilio, si decretò l’istituzione di una giornata speciale posta in una data dai significati di importanza inequivocabili: l’1 gennaio, primo giorno del-

l’anno solare. L’appello alla Pace da allora non cessa di impegnare ogni anno tutti i fedeli. Nel 2012, Papa Benedetto XVI - ricorda don Nanni - scelse come slogan “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” come espressione del bisogno di trasmettere ai giovani “il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione”, in un mondo “diventato più piccolo” dove i contatti con le differenze sono sempre più costanti. Impegno di educazione che “parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative”. E Papa Francesco rammenta che la lumen fidei si “pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace […], diventando un servizio al bene comune” (LF, 51). L’ultima suggestione richiamata dal Rettore è quella che proviene dal mondo salesiano che si prepara a vivere il Bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015). Il 2014 è l’anno in cui il Rettor Maggiore propone come “strenna” per tutta la Famiglia Salesiana (e in essa per l’Università Pontificia Salesiana) l’impegno di attingere all’esperienza spirituale di Don Bosco attualizzando la passione educativa come via di “santificazione”. Nell’arte di educare, per il prof. Nanni, c’è del mistico, “qualcosa di profondamente umano da risultare sempre in qualche modo indicibile, ineffabile, del tutto o almeno parzialmente, rispetto ai codici (e agli alfabeti) culturali della comunicazione a nostra disposizione”. L’educazione affonda le radici del suo essere e fare “nel mistero della vita”. Nell’educare cristiano, afferma il Rettore, “c’è più di una semplice ispirazione, poiché è una azione che si radica nel mistero di salvezza voluto da Dio per l’uomo. L’educazione è lo strumento per realizzare la comune figliolanza degli uomini in Dio. Diventa “mistero della educazione”, cioè “relazione di aiuto” reciproco per costruire l’edificio spirituale fatto di “pietre vive” che è la Chiesa, nella misura alta della “pienezza di umanità che compete al Cristo risorto” (Ef 4. 1-13). “L’universitas magistrorum et scholarium cristiana ne diventa una forma esistenziale specifica”, afferma il Rettore, poiché “ne riceve e ne ricava la sua suprema qualità”. La prospettiva è quella del “Progetto 4 C”, che sta a cuore al Rettor Magnifico dell’UPS: “Camminare insieme; Costruire città dal volto umano-evangelico; Custodire noi stessi, il mondo, gli altri; Confessando la misericordia di Dio e l’amore di Cristo per il mondo, per tutti e per tutte, per ciascuno e per ciascuna!”. Auspici che sono un programma di vita di tutto riguardo.


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notizieups•l’Evento

L’arte e il simbolo per rivitalizzare la spiritualità comunionale di Renato Butera

tempo non si assisteva a un evento capace di coniugare la solenne ufficialità di un atto di inaugurazione accademica, con la presenza consistente di partecipanti e parole di prolusione decisamente intense. La cronaca, riportata in questo stesso numero della rivista, coglie il dato di una partecipazione eccezionale di pubblico come non si era vista in questi ultimi anni. Il prof. P. Marko Ivan Rupnik ha proposto una riflessione dai toni teologici originali, seppure sempre legati alla tradizione della depositum fidei. Probabilmente è il genio dell’artista che sa usare le parole come pennellate rappresentando quel prezioso scrigno della parabola evangelica che contiene “cose antiche e cose nuove”. “Arte, simbolo e spiritualità” è il focus della “meditazione” di padre Rupnik il quale ha esordito affermando che la “vita divina ci costituisce Corpo di Cristo” con il battesimo, la prima pennellata dell’artista teologo. Con la redenzione di Cristo (a Lui il battesimo innesta ogni credente) ha compiuto la “liberazione dell’uomo dall’io individuocentrico”, realizzando un passaggio “dall’io individuale” alla “persona comunionale”. Nasce la nuova creatura che è relazionale, che partecipa alla vita divina, una ipostasi ecclesiale che scaturisce dai “gesti d’amore e di comunione che in Cristo cominciamo a compiere, da uomini, gli uni verso gli altri”. La vita spirituale è dunque accogliere un’esistenza relazio-

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Padre Marko Ivan Rupnik

nale, seconda pennellata del teologo gesuita. È Cristo a rivelarlo, afferma P. Rupnik, non come una proposta metafisica o di qualche filosofia religiosa il cui obiettivo è quello di migliorare la vita dell’uomo. Conoscere e accogliere Cristo è inserirsi nella relazione comunionale con il Padre e lo Spirito Santo, una “esistenza triipostatica di amore” che pone forti dubbi su un “radicale cristocentrismo”. L’amore non è mai individuale, ma esige intrinsecamente “relazionalità assoluta, indissolubile”. Cristo ha realizzato “nell’umanità questa esistenza relazionale di Dio”. Facendo a meno di Dio, l’uomo si rende protagonista di tragedie. La storia lo dimostra: l’uomo si realizza integralmente e liberamente quando qualifica la sua umanità con la conoscenza del divino. L’eucaristia compie la relazione comunionale ed dà significato alla vita spirituale, terza pennellata dell’artista teologo che afferma: “La vita spirituale è dunque questo innesto nel Corpo di Cristo morto, risorto e asceso al Padre. La vita del generato assomiglia a chi lo genera”. Perciò la vita ecclesiale è relazione, perché è immagine della comunione trinitaria da cui il credente proviene. L’eucaristia le dà origine, la nutre, la trasfigura. E unisce il credente con le generazioni di ogni tempo e luogo. “L’eucaristia è quel principio che agisce nella storia come realizzazione di ciò che si contempla nell’escathon”, afferma P. Rupnik, è il “principio creativo della storia”. L’escathon scaglia verso il futuro e libera “la forza creatrice della memoria” che fa compiere agli esseri umani gesti di relazione. E quando la memoria viene narcotizzata si producono gli orrori più brutali (la Seconda Guerra Mondiale ne è il segno più evidente!). Padre Rupnik è convinto che “l’assenza dell’esperienza escatologica”, ha distratto la possibilità della “piena realizzazione dell’uomo come persona comunionale” perché si rimane inchiodati nell’aldiquà. Sostituita dall’idea di un mondo ideale concettuale, l’esperienza escatologica ha perso l’occasione di dare nervo e vitalità al-


P. M. Rupnik intervistato per RadioRai

l’educazione: “Abbiamo cominciato a credere più alle teorie pedagogiche che alla sapienza della vita”. L’arte è certamente un valido aiuto per riconquistare la prospettiva escatologica della vita comunionale e renderle la novità della fede in Cristo, quarta pennellata dell’artista. Con Vladimir Solov’ëv, P. Rupnik asserisce che “la vera arte è quella la cui opera fa vedere gli oggetti, le cose, gli eventi, i fenomeni nel loro stato definitivo, cioè nella luce dell’escathon”, li fa cogliere nella verità irreversibile della redenzione di Cristo. “Non avendo più esperienza dell’escatologia, ci siamo soddisfatti e accontentati con la sostituzione di una impalcatura concettuale e idealista, romantica”, dice il teologo gesuita. L’ideale può allontanare dalla vita: la “perfezione del mondo e dell’umanità non consiste in forme perfette, in forme elaborate da un’estetica filosofica, ma dall’amore”. La fede non può essere sostituita con l’impalcatura idealista della religione, “un ideale, un insieme di valori secondo i quali l’individuo cercherà di salvare se stesso e di assicurarsi un’esistenza eterna”, che non sempre lo rende felice perché “non lo trapianta a un livello superiore di qualità della vita, ma solo glielo presenta”. Le parole di P. Rupnik assumono i forti toni della critica quando afferma che corriamo il rischio di essere cristiani perché individualmente crediamo ai dogmi del cristianesimo e alle sue norme morali e non per effetto della partecipazione all’evento comunionale della Chiesa. Il cristiano devoto è un osservante che cerca di essere coerente con le sue convinzioni, con gli insegnamenti che riceve e con i principi etici che ne scaturiscono, prendendo parte al culto ma per viverlo come individuo, spesso senza entrare veramente in comunione con chi gli sta accanto, senza condividere con loro l’esistenza e la vita. Si vive così una fratellanza a livello sentimentale e simbolico. Ci si comunica al calice e all’eucaristia comune ma senza entrare in comunione. La religiosità si trasforma in una serie di doveri da soddisfare come debiti, o comportamenti da investire per acquistare la felicità eterna. “Abbiamo sviluppato in questo modo una conoscenza e una teologia non più attestate da un’esperienza dell’esistenza relazionale ricevuta da Dio in Cristo per mezzo dello Spirito Santo, ma abbiamo optato per una teologia attestata da un retto ragionare, della ragione naturale e sostenuta da metodologie prestate dalle scienze ausiliarie”. La vera teologia è invece quella “che verifica il proprio conoscere nell’esperienza dell’esistenza rela-

zionale ricevuta da Dio in Cristo, cioè nella Chiesa, nella liturgia”. Perciò il gesuita presenta la bellezza “come ambito della vera conoscenza”. E ancora con Solov’ëv sostiene che “la bellezza è la carne del vero e del bene”, aggiungendo che “la verità si comunica, si fa conoscere e si realizza nella storia come bellezza, altrimenti è un’ideologia devastante per l’uomo”. Il bene che non si realizza come bellezza “è un fanatismo moralista che prosciuga e distrugge la persona umana”. La Chiesa è bella perché vi si concretizza l’amore insegnato e realizzato da Cristo. Il bello affascina e innamora: “La bellezza non è cosmetica, non è idealismo né romanticismo, ma il Corpo di Cristo pasquale”. L’arte si converte così nel linguaggio più “integro e completo” per comunicare la fede, e il simbolo è la sua espressione più efficace. Il simbolo non è da intendere nella sua accezione semiotica (“Dire che il simbolo significa vuol dire distruggerlo”), ma nel senso usato dai Padri dei primissimi secoli della Chiesa: il simbolo dalla forza trasfigurante che “rende presente, rivela e comunica coinvolgendo”, che “realizza la conoscenza come stile di vita”, che “unisce a colui che lo comunica e rivela”, e che lascia spazio alla libera adesione. Il Pane eucaristico è l’esempio più efficace. P. Rupnik conclude citando Berdiaev: “Se fossimo stati immersi in questa vita e imbevuti di una conoscenza simbolica, se avessimo mantenuto il simbolo come nostro modo di esprimerci, non saremmo caduti nella trappola che ci è stata posta innanzi, di un antagonismo totalmente fasullo tra fede e ragione, datato esattamente al tempo in cui la fede è elaborata come una religione”.


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llery di Fabrizio Emigli

Il Rettor Maggiore tra i docenti emeriti N. Zanni, M. Maritano, M. Comoglio e F. Lever. Nelle due pagine, istantanee della giornata di inaugurazione


uLa Spiritualità “educativa”

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notizieups•Bicentenario

valida a tutt’oggi La riflessione del Catecheta Ma qual è l’originalità dell’apporto di Don Bosco alla catechesi? Don Bosco non fornisce un apporto originale per quanto riguarda l’elaborazione di nuovi sussidi. Egli si serve, infatti, del catechismo tradizionale in uso nelle diocesi piemontesi: un libro che, accanto alla Parola di Dio, è “nutrimento dell’anima” (p. 24); al cui studio, da fare insieme salesiani e cooperatori (p. 120), “va data molta importanza” (p. 35); i cui consigli su confessore e confessione vanno seguiti (pp. 33-34; 113); che va promosso nella diffusione (pp. 115; 118); a cui vanno avviati i ragazzi (p. 123); che deve essere presente nell’attività dei missionari (p. 183). Invece, ciò che rende “unica” e in qualche modo profetica la sua azione, è l’applicazione concreta al catechismo degli elementi della sua spiritualità, del suo “stile” educativo.

di Ubaldo Montisci

i è stato chiesto di “reagire” in prospettiva catechistica alle pagine del libro che raccoglie alcuni “Insegnamenti di vita spirituale” di Don Bosco, curato dal prof. Giraudo e che oggi [11 novembre 2013. N.r.] ci viene consegnato come segno di impegno di riflessione e preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco. Il mio intervento, per forza di cose schematico, vuole essere un contributo alla lettura catechetica dell’attività educativa di Don Bosco, rilevando nel contempo quegli elementi della spiritualità di Don Bosco validi a tutt’oggi per la catechesi.

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La Catechesi nella vita di Don Bosco La dimensione catechistica è parte integrante, direi essenziale, della spiritualità boschiana: questa sembrerebbe un’affermazione azzardata se ci si limitasse a constatare che la parola “catechismo” è presente solo 13 volte in un testo di oltre 200 pagine, ma che è persino scontata per chi conosce la vita di Don Bosco. Egli, infatti, aveva la chiara coscienza di essere un evangelizzatore: “Questa società nel suo principio era un semplice catechismo che il Sac. Bosco Giovanni […] cominciava in apposito locale annesso alla Chiesa di S. Francesco d’Assisi”. Sono parole – che tutti conosciamo – del sacerdote piemontese rivolte, nel 1868, ai vescovi da cui si attendeva raccomandazioni per l’approvazione pontificia della nascente Congregazione. Quella pagina storica è ripresa nell’antologia alle pp. 122-128, dal titolo “Volete fare cosa divina? Educate la gioventù” (Lettera del 16 maggio 1878 rivolta ai Cooperatori salesiani). Queste parole non solo si riferiscono a un fatto puntuale, il catechismo impartito ad un giovane l’8 dicembre 1841 che aveva dato avvio a tutta la sua opera; ma sono molto di più: stando al pensiero degli storici Biancardi e Giraudo, rappresentano anche “la preoccupazione continua e la componente fondamentale di ogni attività messa in atto da Don Bosco per tutta la sua vita”.

Attualità del messaggio di Don Bosco per l’educazione religiosa Vorrei mettere, innanzitutto, l’accento sulla convergenza di fini tra tutta l’azione educativa di Don Bosco e la catechesi, rettamente intesa: “Lo scopo definitivo della catechesi è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo” (DGC, 80). È quello che ha cercato di fare Don Bosco lungo la sua vita; tutta l’antologia riporta questo intento prioritario della sua esistenza. Le pagine del testo consentono pure di intravvedere la coincidenza di alcuni pilastri della spiritualità di Don Bosco con le scelte basilari della chiesa italiana contemporanea, che si possono riassumere così: il primato di Dio nella vita e nella pastorale della Chiesa; la testimonianza, personale e comunitaria, come forma dell’esistenza cristiana; una pastorale che converge sull’unità della persona (Documento finale di Verona, 2006, n. 4). L’azione educativa di Don Bosco è globale: non si esaurisce in pura assistenza sociale e neppure nella sola evangelizzazione; l’attività catechistica assume invece l’aspetto di una


iniziazione umana e cristiana integrale. Il punto di partenza è il giovane concreto, di cui cura la promozione umana attraverso la ricerca di un posto di lavoro, di un salario equo, di una continua qualificazione professionale, e la formazione cristiana attraverso l’annuncio evangelico, sostenuto da una catechesi appropriata, dalla personale testimonianza di vita sacerdotale e dalla amicizia profondamente umana di Don Bosco. Il giovane è educato alla libertà e all’autenticità ed è reso capace di rendere ragione della propria fede negli ambienti di vita. Nell’antologia tutto ciò è particolarmente presente nella prima sezione. Don Bosco valorizza il quotidiano per mezzo di esperienze ordinarie ma qualitativamente significative in vista della maturazione di personalità umanamente armoniose e adulte nella fede. Egli sembra intuire l’importanza e, allo stesso tempo, l’insufficienza della sola istruzione catechistica, che pure non manca mai nei suoi ambienti. Don Bosco guida i giovani a una esistenza cristiana che si apprende attraverso l’esercizio del vivere “cristianamente” la vita di ogni giorno, attuato tramite proposte esigenti ma adeguate ai diversi livelli di maturità degli interlocutori. Questa scelta – ricondotta all’oggi – in riferimento alla Chiesa e alla sua appartenenza, sembra suggerire una finalità “trasformativa” dell’iniziazione cristiana: i giovani, più che a una semplice inserzione nelle comunità cristiane, vanno abilitati a vivere responsabilmente da protagonisti il loro cristianesimo. Il fatto, poi, che questa “religione” sia fondata sulla ragione e proposta in un clima di amorevolezza tiene conto di due elementi fondamentali del credere oggi: da un lato, il fondamento razionale del cristianesimo (utile non solo a fronteggiare certe derive fideistiche o ingenuamente spiritualistiche, ma atto a favorire il dialogo anche con coloro che non credono, in quanto si ispira a valori religiosi di fondo – costituendo quasi una “praeparatio evangelica” – facilmente condivisibili da tutti i cercatori di Dio) e, dall’altro, la dimensione affettivo/relazionale il cui valore è oggi fortemente rivalutato e apprezzato soprattutto dalle giovani generazioni. La prevalenza, sopra ogni altro contenuto o metodo, della relazione umana e cristiana con l’educatore, in un clima di gioiosa e fiduciosa accoglienza. Il giovane “povero e abbandonato” fa esperienze semplici ma significative: incontra qualcuno che si interessa di lui, che gli vuole bene, che lo accetta com’è; trova strutture minime in cui può fare ciò che gli piace (gioco, musica, teatro …) ma può anche studiare e qualificarsi professionalmente. Vive in un ambiente in cui è curato il rapporto personale, una relazione primariamente umana, di conoscenza personale e di rapporti amichevoli, in cui la fede cristiana è trasmessa “per osmosi” nel contatto stretto con adulti credenti. Il giovane è poi inserito in un ambiente (gruppo, scuola, struttura oratoriana …) di persone che credono nei valori cristiani, ne sono convinti e li testimoniano ritenendo che hanno un reale futuro e sono fondamentali per la trasformazione qualitativa

dell’umanità. Quella della comunità educativa, capace di coinvolgere in “clima di famiglia” il maggior numero possibile di persone, tipica della nostra tradizione, è pure una delle principali acquisizioni pastorali per l’efficacia dell’azione evangelizzatrice. Per educare bisogna essere in tanti: è ciò che ci viene detto nella terza parte dell’antologia. All’educatore (il salesiano o l’appartenente alla Famiglia Salesiana) Don Bosco propone un dinamismo spirituale che si fonda su due momenti essenziali, strettamente collegati tra loro: l’essere discepoli autentici costituisce la premessa indispensabile per diventare apostoli appassionati. Diventa quindi determinante l’acquisizione e il consolidamento di un ritmo spirituale, fatto di ascolto, preghiera, vita sacramentale intensa, discernimento dei fatti alla luce della fede, riferimento al magistero ecclesiale. A fondamento di una esistenza dal “respiro spirituale” si colloca l’ascolto della Parola: l’educatore cristiano trova nella comunione con Cristo la fonte della conoscenza del Signore che lo mette in condizione di parlare di lui; egli non diventa maestro perché ripete nozioni acquisite, ma perché cammina nel discepolato, dove la lunga esperienza di ascolto lo abilita ad accogliere la Parola nell’oggi della Chiesa e dell’uomo, assieme ai propri fratelli, per favorirne la comprensione e la fecondità.

Conclusione Noi oggi siamo chiamati a una fedeltà creativa perché, come Famiglia Salesiana, possiamo proporre in stile “salesiano” il Vangelo ai giovani poveri e abbandonati che la Provvidenza ci farà incontrare nelle nostre giornate. Auguro che anche noi, come Don Bosco e i salesiani della prima ora e lungo la storia, sappiamo vedere nel giovane educato all’umanità e formato alla religione di Cristo la più sicura speranza per il domani!


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notizieups•Profili

L’entusiasmo “evergreen” di Fr Arthur Lenti

Intervista raccolta, tradotta e commentata da Renato Butera he Arthur Lenti abbia un legame a doppio nodo con la Congregazione di Don Bosco, lo si può dedurre anche dalla sua data di nascita: Arturo Giuseppe Lenti, salesiano presbitero, nato a Bassignana (Alessandria, Piemonte) il 31 gennaio 1923. Non è questo un dato irrilevante, visto che don Arthur, oltre che prete salesiano, è uno degli studiosi più prestigiosi di San Giovanni Bosco e della congregazione da lui fondata. Con i suoi 91 anni, don Arthur è ancora attivissimo e con lungimiranza lavora ancora con disponibilità per l’approfondimento degli studi su Don Bosco. Anzi, è questo il farmaco dell’eterna giovinezza da lui usato, oltre che una cura attenta e precisa di se stesso e della sua salute, e dell’aiuto affettuoso che riceve dai confratelli della sua comunità. Don Lenti è il fondatore dell’Institute of Salesian Studies - Don Bosco Hall di Berkeley (California). Ho avuto modo di conoscerlo, condividere l’esemplare stile di vita salesiano, la forza trascinante e la disponibilità generosa ad appoggiare chi ha bisogno di sostegno nello studio. Cosa che ho sperimentato personalmente questa estate, durante una vacanzastudio della lingua inglese: don Arthur non si è tirato indietro alla richiesta di aiuto. Anzi, ha fatto diventare quella esperienza linguistica una occasione per dialogare piacevolmente con lui di storia salesiana e di progetti futuri. Ne è nata una curiosità affascinata, scaturita però anche dalla freschezza con cui questo “patriarca” riesce a comunicare il suo entusiasmo per i Salesian Studies. La conseguenza è stata quella di intervistarlo per farlo conoscere, più di quanto non lo sia, direttamente dalla sua viva voce, attraverso l’intervista che vi propongo.

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Chi è Father Lenti? Mi chiamo Arthur Joseph Lenti. Sono nato il 31 gennaio 1923 a Bassignana, in Italia. Sono venuto in contatto con i salesiani iscrivendomi per i miei studi ginnasiali presso l’aspirantato salesiano di Penango Monferrato dove ho vissuto per quattro anni dal 1935 al 1939. Quando Hitler decise di invadere la Polonia nel 1939, dando origine alla Seconda Guerra mondiale, prima della chiusura delle rotte marittime, ero tra il gruppo degli aspiranti che lasciavano l’Italia per gli Stati Uniti, per entrare nel noviziato salesiano di Newton, New Jersey. Fecero seguito tre anni di liceo a Newton e tre di tirocinio in California. Alla fine della Guerra, nel 1946, insieme ad altri seminaristi salesiani, ritornai in Italia per gli studi di Teologia presso il Pontificio Ateneo Salesiano di Torino, coronati dalla ordinazione sacerdotale il 2 luglio del 1950. Dopo l’ordinazione, seguendo i consigli dei miei professori di Scrittura e con l’appoggio di don Renato Ziggiotti (allora Prefetto generale degli studi), mi iscrissi al Pontificio Istituto Biblico di Roma dove ho conseguii il Master nel 1953, una felice esperienza. Mi fu consigliato di proseguire con il dottorato, ma fui richiamato urgentemente dall’ispettore in California, dove veniva aperto uno studentato di Teologia a Aptos, nelle vicinanze di Santa Cruz. Vi ho insegnato Sacra Scrittura, Vecchio e Nuovo Testamento, sino alla

Immagini della casa e della comunità del Don Bosco Hall di Berkeley

chiusura nel 1960. Nel frattempo ero stato coinvolto nella formazione e nell’aspirantato dell’ispettoria di San Francisco al St. Francis High School di Watsonville (California). Durante il tempo estivo di quegli anni presi parte a progetti di aggiornamento per laici in varie scuole cattoliche, con delle conferenze sulla Sacra Scrittura. Nel 1967, quando gli studentati teologici delle due ispettorie salesiane degli Stati Uniti furono trasferiti al Pontifical College Josephinum (Columbus, Ohio) sono entrato a far parte del collegio dei docenti come professore di Antico Testamento. Nel I974 l’ispettoria di San Francisco aprì una casa a Berkeley (Don Bosco Hall) per i suoi studenti di teologia che avrebbero studiato presso il Graduate Thological Union della città californiana. Il mio impegno alla Don Bosco Hall era quello di catechista e consigliere degli studenti. Pensavo di essere ritornato definitivamente agli studi biblici al Graduate Theological Union, quando nel 1980 ricevemmo la visita straordinaria dalla Casa Generalizia di Roma. Il visitatore (don Williams) trovò il nostro curricolo “deficiente” in studi salesiani e predispose per alcuni di noi di frequentare l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Su raccomandazione di don Pietro Stella e don Cosimo Semeraro, mi fu permesso di fare ricerca presso gli archivi della Casa Generalizia. Questo alla fine ha portato all’acquisizione di materiale utile per lo studio del tempo del rettorato di Don Bosco e di Don Rua, non appena questo fu disponibile.

Fr Arthur Lenti


Da quando ha cominciato a coltivare interesse per gli Studi Salesiani? Durante gli anni dell’università (dal 1942). Successivamente ho cominciato, e completato, la lettura sistematica delle Memorie Biografiche (prima in italiano e dopo in inglese). Recentemente, ho tenuto il passo della ricerca scientifica e delle pubblicazioni di alcuni studi di storia salesiana e di spiritualità di vari centri in Europa, America, e Australia. Sono particolarmente in debito con i tanti studiosi dell’Istituto Storico Salesiano per le loro magistrali ricerche e pubblicazioni (soprattutto attraverso Ricerche Storiche Salesiane); con don Eugenio Ceria (di felice memoria) e don Francesco Motto per le loro edizioni critiche dell’Epistolario di Don Bosco; con don Pietro Stella e don Francis Desramaut per le loro eccellenti biografie di Don Bosco; e con i molti contributi di un gruppo di salesiani ricercatori dell’ambito storico, educativo e spirituale. Quando nasce e con quali scopi il “Journal of Salesian Studies“? Ha cominciato le sue pubblicazioni nella primavera del 1990 sotto la direzione di don Michael Ribotta (di felice memoria), con la collaborazione di una redazione variegata. Fu pensato come una pubblicazione biennale in lingua inglese con articoli relativi alla vita e al lavoro di Don Bosco, alla crescita e sviluppo della Società Salesiana, al metodo salesiano di educare i giovani, e altro ancora. La pubblicazione continuò fino al 2001 e, dopo una pausa, fu ripresa con numeri singoli nel 2006 e 2007. Vi contribuivo con un articolo per ogni numero su un tema diverso fin dal suo inizio. Gli articoli della rivista sono stati digitalizzati e indicizzati da Mr Sean Bryan, un nostro tecnico residente alla Don Bosco Hall. La nostra ragguardevole biblioteca è in processo di ristrutturazione sulla base di un moderno sistema di catalogazione. Perché è importante continuare a studiare Don Bosco? Prima di tutto è importante acquisire una conoscenza accurata di Don Bosco nel suo contesto storico, sociale, politico e religioso. Deve essere compreso così come ha vissuto e lavorato nella Chiesa e nella società, da sacerdote totalmente impegnato nel particolare apostolato chiamato per quel suo tempo e luogo. In secondo luogo, è importante che la congregazione salesiana, la sua leadership e il movimento di persone che aderisce alla sua missione continui a “organizzare” la rilevanza di Don Bosco per una evangelizzazione in continua espansione in un mondo moderno e post-moderno, come quello attuale. A tal fine, gli ultimi capitoli generali, più recentemente il CG26 e il prossimo CG27, offrono la opportunità, come “dono di Dio”, di riflettere e approfondire più chiaramente lo spirito salesiano.

Qual è il suo contributo per far conoscere ancora oggi Don Bosco? Può essere il fatto che, anno dopo anno, stagione dopo stagione, gruppi di salesiani (della Famiglia Salesiana e di altri gruppi) scelgono di seguire le mie lezioni del “Corso su Don Bosco”. Continua a essere proposto, e penso a questi anni con orgoglio e gioia. I volumi della mia ricerca biografica, “Don Bosco: History and Spirit”, prima pubblicati in inglese sotto la direzione di don Aldo Giraudo (docente dell’UPS), sono adesso apparsi nelle edizioni in lingua spagnola, portoghese, italiana, coreana e vietnamita. Spero che il lettore, che con pazienza si avventura nella lettura del testo, arrivi a scoprire che Don Bosco continua a essere vivo. Inoltre, per molti anni, nel mese di gennaio, collaboro con il team che programma l’offerta di seminari settimanali di formazione salesiana per insegnanti e il personale proveniente dalle nostre scuole e parrocchie. Il programma continua a essere offerto con un format diverso ma con gli stessi risultati: formare cristiani impegnati e cittadini coscienziosi. Celebrare il Bicentenario della nascita di Don Bosco: quale significato può avere per il nostro tempo? Ogni tappa è destinata a concentrarsi su un aspetto del carisma di Don Bosco. La prima fase si concentra sulla conoscenza di Don Bosco come persona nella sua storia e nel suo contesto, condizione essenziale per comunicare il carisma di Don Bosco e proporre la sua attualità. Il secondo passo contempla la conoscenza profonda del sistema educativo salesiano come bisogno di studiare e applicare un sistema preventivo aggiornato così come era desiderio di don Egidio Viganò; sviluppare i suoi grandi principi, gli orientamenti e le interpretazioni. Con la terza tappa, infine, dobbiamo avere una conoscenza della spiritualità di Don Bosco e vivere di essa. Raggiungere questi obiettivi e personalizzarli ha senso comunitario, e qui sta il senso della celebrazione; e personale, e qui invece sta il senso del cammino di santità conquistata con l’adesione alla missione in modo coerente e testimoniante. È questo il modo di celebrare Don Bosco e renderlo vivo ancora oggi perché ancora tanto ha da dire con la sua spiritualità e la sua missione educativa di cui noi salesiani siamo continuità vivente. E lei, come vorrebbe contribuire alla conoscenza della storia e della spiritualità salesiana? Salute permettendo, sono disponibile a parlare, e partecipare a progetti, sulla storia e la spiritualità salesiana, specialmente quando la mia partecipazione è richiesta per eventi a beneficio delle scuole e delle parrocchie. Su un piano più personale, ho lavorato su una biografia del beato Michele Rua. Sono arrivato al momento in cui è stato ufficialmente designato come successore di Don Bosco. Mi sono domandato perché il processo canonico sembri stagnare su un punto morto, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Ho tra le mani un secondo progetto a proposito di “Don Bosco e lo Straordinario”. Vi sto lavorando con materiale d’archivio, biografie e studi sul tema (sogni, visioni, profezie, miracoli, ecc.). Non so se sarò in grado di portare a termine questo progetto, ma farò del mio meglio. Come si fa a non augurare tanta salute per corrispondere all’entusiastico lavoro da giovinetto che caratterizza l’impegno di studio di questo patriarca salesiano e benefattore, nel senso del “bene facere”, della diffusione della conoscenza della missione di Don Bosco, della sua spiritualità e della sua santità? Glielo consenta la salute e glielo regali il buon Dio, come segno di benevolenza e benedizione al suo lavoro di ricercatore nelle miniere della spiritualità salesiana.


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notizieups•il Punto

la buona novità di Francesco una riflessione di don Cesare Bissoli Mai un Papa così vicino come questo Papa “venuto da lontano” Chi ha vissuto la GMG di Rio de Janeiro si è reso conto di quale attrazione Papa Francesco si è reso capace per quell’immenso serpentone di giovani attendati a Copacabana (si è parlato di oltre due milioni!), di cui Lui, pur posto in alto, non vedeva la fine. C’è chi parlato di un entusiasmo mitizzante, paragonandolo a un happening musicale tipo Woodstock, finito il quale, è finito tutto. Non credo che regga il paragone. In una indagine scientifica condotta dall’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica di Milano in prossimità di Rio, appare che il 71,6% dei giovani ha ‘fiducia’ nel Papa Francesco (molta fiducia per il 43%); il 91,5% lo trova simpatico’; il 91% lo apprezza per la capacità comunicativa; l’ 85% perché è “vicino alla gente”, si prende cura dei poveri, si mostra a favore della pace; circa il 60% apprezza il suo interesse per la vita di preghiera e per il rispetto dell’ambiente (da Avvenire 20 luglio). Questo atteggiamento dei giovani possiamo estenderlo tranquillamente a vastissimi strati della popolazione in Italia (e altrove). Alla inevitabile domanda: “chi è veramente Papa Francesco, che cosa ha di nuovo ?”, la risposta va ben oltre la semplice constatazione di una persona gradevole, giacché verso di lui si prova quel sentimento che si ha verso una persona di cui sentivamo il bisogno, noi credenti per primi, ma stupisce felicemente che analogo sentimento lo provano tanti che si sentono lontano dalla Chiesa e si riavvicinano a essa. Ne è segno singolare il dialogo scritto e parlato con Eugenio Scalfari, un guru del giornalismo laico italiano, dichiaratamente ateo, eppure non così felice di esserlo, felice invece di aver incontrato Papa Francesco!

Le ‘novità’ di Papa Francesco Quali sono dunque le caratteristiche di questo Papa che lo fanno sentire ‘nuovo’? È difficile enumerarle, perché ognuno che lo ascolta e magari lo incontra di persona ha la sua impressione da dire. È vero però che, nella collana della sua vita, alcune perle sono vistose, rompono gli abituali, tradizionali schemi cui ci ha abituato il Papa in Vaticano. Quello che conta è saper distinguere l’ordine dei valori, sfuggendo all’insidia del gossip che fa la fortuna dei settimanali e delle chiacchere di salotto, per arrivare al ‘segreto’ di questo Papa rinnovatore, anzi riformatore, generatore della svolta in atto. Ecco una sequenza di perle evangeliche (cf Mt 13, 45-46) che mi pare ben fondata. Ne enumero tre: Come prima perla distintiva, mi sento di mettere la cordialità e la semplicità di accostare le persone e di comunicare con loro. Egli non solo le incontra, anzi si fa loro incontro, ma le accoglie con un sorriso genuino che ti fa dire: “Allora io gli piaccio. Il Papa sorride proprio a me”. E Francesco si fa capire grazie alla chiarezza dei suoi pensieri e parole. Le sue prediche, come a Santa Marta, ogni mattina, sono brevi, divise in tre punti (da buon gesuita). Con un timbro tanto scopertamente religioso quanto naturalmente laico, proprio di chi vive la vita quotidiana, di chi va al lavoro, è in tram, va al mercato, o allo stadio e purtroppo anche all’ospedale. È stato detto che quel “buona sera” nella loggia centrale della basilica di San Petro nel suo primo contatto con la gente era il modo di tradurre il consueto e un po’ stereotipato “Sia lodato Gesù Cristo” in un modo che lo capissero tutti come vero saluto di un papà fatto Papa a suoi figli. Qui raggiungiamo la seconda perla che rende ragione della prima. È la concezione che Papa Francesco ha dell’uomo, la sua antropologia. Per lui una persona vale e va rispettata per il


solo fatto che è una persona che Dio ha voluto che ci sia. “Tu sei veramente un ‘tu’ per lui”, non una pedina di una lunga fila. Realisticamente, Egli vede che nel mondo che lo circonda, di fatto tale dignità non è proprio riconosciuta, anzi addirittura calpestata, strumentalizzata. A ciò si oppone fermamente: in nome di Gesù uomo, con la dignità di figlio di Dio, vuole che ogni creatura umana ne porti l’immagine. Ecco allora le scelte che ne contraddistinguono l’agire. Mostra netta e inflessibile la preferenza per quanti vivono nella ‘periferia’ (parola preferita!) della città dell’ uomo con il rischio di essere dimenticati (è quanto ha visto nella sua diocesi di Buenos Aires, nelle favelas di Rio …). La preferenza perciò è per i poveri, i bambini, i disabili, i prigionieri, gli emigranti, i vecchi, i malati, i sofferenti di ogni tipo. La visita che ha fatto l’8 luglio a Lampedusa rimane l’icona indimenticabile! Nominare queste categorie significa evocare una serie impressionanti di esperienze commoventi, fatte di ‘tenerezza’ (altra parola-chiave della sua visione). Come dimenticare che la sua prima vista ad Assisi, il 4 ottobre, alle 7.15 del mattino è stata per i disabili, sì, proprio con tenerezza commovente! Aggiungiamo quella chicca che sta creando stupore e gioia: le sue telefonate in diretta a chi gli aveva inviato dolorose notizie di sé. Non è dunque il percorso su una passerella filantropica il suo, ma una convinzione profonda che ci rimanda al suo segreto: Dio ama l’uomo perché l’uomo, ogni uomo e donna, è sempre un po’ di Lui ,il suo migliore specchio, e ha bisogno di Lui. Gesù è il grande testimone di questa incredibile prossimità, umanamente inimmaginabile, eppure vera! Ma prima di passare al ‘segreto’ di Papa Francesco, dobbiamo segnalare, come terza perla, una qualità che permette di capire il motivo del rapporto così profondo che la gente tiene con lui: la sua credibilità. Essa si nutre di trasparenza, coerenza, condivisione. Egli fa per primo ciò che dice agli altri. Nascono così i fioretti di Papa Francesco a tutti ben noti. Si pensi allo stile di povertà, nelle stesse calzature, il rifiuto di un status onorifico quale è abitare all’ultimo piano di un palazzo prestigioso, come è il Palazzo Apostolico, abituale residenza dei Papi, e dunque la scelta di abitare a Santa Marta, assieme agli altri vescovi e preti, anche per non restare isolato; il rifiuto di paludamenti e di poltrone elevate che lo possono far apparire un re. Ricordo

un particolare minuscolo a Rio, ma significativo. Sul palco elevato dove egli stava, la sera della veglia misero una poltrona da solo. Ebbene, il giorno dopo, al mattino della solenne Messa conclusiva, volle che fosse una semplice sedia più in basso all’altezza dei suoi fratelli vescovi. Gli stessi abbassamenti a livello esteriore li ha voluti in Vaticano, a partire dalla macchina che lo trasporta, quella di un cittadino comune, per cui paradossalmente, ma significativamente quando egli va in qualche parte, l’auto che lo trasporta non è - come ci si aspetta - quella più bella, ma quella, non dirò brutta, ma la più modesta e usale, una utilitaria. È a tutti noto che la sua credibilità si gioca sul compito che i cardinali in Conclave gli hanno affidato: la riforma della Curia come avvio alla nuova evangelizzazione della Chiesa. Ha messo mano con serietà a quella fortezza che pare inespugnabile che è lo IOR, chiamata comunemente Banca Vaticana. Sta ponendo persone nuove nei dicasteri di governo, a partire dal Segretario di Stato che è meglio chiamare Segretario del Papa. A noi estranei un tale impegno forse ci sfugge nella sua gravità. È un compito difficile, ma decisivo per il suo servizio di Papa. Se non altro aprirà la strada. Papa Francesco è credibile perché è un coraggioso e autentico testimone, fa quello che dice e dice quello che egli stesso fa.

Il ‘segreto’ di Papa Francesco Chiaramente salta fuori la domanda: ma da dove trae la forza quest’uomo, che non si ferma mai? Egli che ci tratta come persone, ha diritto di essere trattato come persona, secondo il suo progetto di vita, il che vuol dire, in particolare per noi suoi fratelli e sorelle cristiani, cercare di cogliere il segreto che ha nel cuore, che fa nascere i suoi pensieri, suscita le sue parole e stimola le sue azioni. Insomma quale coscienza opera in Papa Francesco? La risposta traspare nettamente da ciò che è e fa, è la filigrana che non si vede, ma assicura il valore alla moneta. In altre parole, la sua credibilità, che ha generato una sconfinata popolarità, e che costituisce la qualità più importante per chi compie una missione in nome di Gesù, non spunta dal niente, la simpatia che gli riconosciamo deve fare un passo avanti e scoprire che Francesco si comporta così perché così ha fatto Gesù ieri e vuole continuare a farlo oggi, cioè far risuonare il suo Vangelo, la sua bella notizia per tutti gli uomini. Come è stato osservato, “più Francesco è nuovo, più affonda nell’antico del Vangelo”. Papa Francesco sente in coscienza che il suo compito di Papa è di continuare ad annunciare la bella notizia di Gesù che “passa per fare del bene a tutti” ( come predicava il primo Papa S. Pietro a Gerusalemme, Atti 10,38). Lo faremmo triste se, applaudendolo, dimenticassimo che la causa di tutto è Gesù di Nazareth, il Signore che è Risorto, perciò vivente e contemporaneo. Gesù è il suo segreto. Un Gesù che è bella notizia perché fa conoscere a tutto il mondo che Dio è un Padre che vuol bene a ciascuna persona, ha misericordia, cioè ci “mette il cuore nelle miserie dell’uomo” perché ritorni a casa, come nella parabola del Figlio prodigo (cf Lc 15,11ss).

Diciamolo con alcune sue espressioni “Cristo è il centro, Cristo è il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di lui Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere” (16 marzo 2013). “Esprimo la mia volontà di servire il Vangelo con rinnovato amore, aiutando la Chiesa a diventare sempre più, in Cristo e con Cristo, la vite feconda del Signore” (15 marzo 2013). “A voi giovani ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza” (25 luglio 2013).


u Gli “occhi” e le “orecchie per i

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notizieups•Studenti

giovani italiani della GMG di Rio di Giuseppe Natale

egli ultimi anni alcuni studenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale hanno avuto l’opportunità di collaborare con l’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana durante lo svolgimento della Giornata Mondiale della Gioventù. Lo scorso luglio, il sottoscritto e la mia collega Claudia, abbiamo messo a disposizione del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile le nostre conoscenze ed esperienze maturate negli anni di studio accademico per garantire l’informazione sugli appuntamenti della GMG. Insieme all’equipe dell’ufficio stampa della CEI, composta da due competenti giornalisti, il caporedattore Stefano e Stefania, da altri due appassionati studenti della Pontificia Università della Santa Croce, Cecilia e Daniele, e sotto la guida del prof. don Ivan Maffeis, abbiamo dato il nostro contributo all’aggiornamento del portale web della Chiesa Cattolica tramite la redazione di articoli e la realizzazione di video riguardanti gli appuntamenti, classici e non, della GMG: in altre parole, siamo stati gli “occhi” e le “orecchie” per tutti quei giovani italiani che non hanno potuto prendere parte in prima persona a questo grande evento e alle attività connesse, ponendoci come considerevole obiettivo quello di riuscire a trasmettere le emozioni di questa grande avventura. Un grande training lavorativo che ci ha permesso di approfondire le nostre conoscenze e migliorare le nostre abilità, coniugando questa esperienza altamente formativa a una altrettanta straordinaria quale sa essere soltanto una GMG.

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La sede operativa, situata nei locali della parrocchia di San Paolo dei Padri Barnabiti, a poca distanza dalla spiaggia di Copacabana, è stata Casa Italia, luogo di approdo per tutti i pellegrini italiani, i quali potevano usufruire di vari servizi come la colazione e una connessione Internet per contattare i propri familiari, sempre con il costante supporto di molti volontari, tra cui anche due nostri colleghi dell’UPS, don Gero e don Luis. Grande è stata l’accoglienza dei cariocas, i quali sono stati ben lieti di poter ospitare gli italiani: le comunità locali hanno partecipato attivamente affinché gli italiani, e non solo, potessero sentirsi come a casa, presidiando le parrocchie ospitanti e mettendosi a completa disposizione dei pellegrini. Come non ricordare l’ultima notte, quando le chiese sono state lasciate aperte ai pellegrini affinché potessero offrire un riparo e un luogo in cui pregare e riposare prima di dover raccogliere le proprie cose e tornare ognuno nella propria terra di provenienza. Questa GMG è stata un dono anche per i brasiliani: per gli abitanti di Rio de Janeiro e non solo, ha rappresentato l’unica occasione di poter vedere il Papa direttamente con i loro occhi. Il “loro” Papa, dalle stesse origini sudamericane, che li può comprendere come nessun altro. Come dimenticare la commozione di una anziana signora che piangeva di gioia dopo aver visto per la prima volta con i propri occhi un Papa, in questo caso Francesco, ripetendomi “Ho visto il Papa! Ho visto il Papa!”.

Giuseppe Natale e Claudia Frittelloni


Sono state giornate molto intense, non solamente a livello lavorativo, ma soprattutto da un punto di vista esperienziale, nelle quali ho potuto fare la conoscenza di tantissime persone provenienti da diverse realtà. Le emozioni provate in quei giorni sono uniche e irripetibili: basti pensare ai tre milioni di persone presenti alla messa finale della GMG, svoltasi sulle rive dell’oceano. Tre milioni di persone venute da ogni angolo del mondo che per ascoltare le parole di Francesco, avevano invaso i 4 km della spiaggia di Copacabana e i quali hanno cantato, hanno partecipato, hanno condiviso questa esperienza di fede, tra migliaia di bandiere, striscioni, magliette e cappelli coloratissimi. Un oceano di colori che rappresentano il nostro futuro. Una GMG unica nel suo genere, perché svoltasi interamente all’interno della città, facendo risparmiare ai giovani fedeli improbabili “pellegrinaggi” fuori città e allo stesso tempo invitando a condividere questa maravilhosa emozione con tutti i cittadini, che gentilmente ci hanno accolti.

Ci resta la testimonianza di fede ricevuta da tanti giovani che a loro modo portavano la ricchezza della loro diversità di tradizioni e cultura ma resi uniti, in comunione, sotto l’unica speranza e l’unica professione di fede: il Cristo risorto e vivo, motivo e spinta alla carità per ciascuno di quei tre milioni di giovani pellegrini. Sempre pronti ai momenti di formazione con le catechesi dei vescovi e di celebrazione sacramentale culminate nella veglia e nell’eucaristia con Papa Francesco. Un Papa che tutti già sentivano come il loro Papa! Credo di aver vissuto insieme a Claudia una esperienza di servizio professionalizzante: occhi e orecchi per i nostri giovani coetanei che non hanno avuto la possibilità di essere presenti a un evento di fede unico nella vita. Credo anche di aver sperimentato l’esaltante esperienza della fede vissuta con gioia e condivisa con orgoglio: la fede di chi trova in Cristo un motivo per voler il bene dell’uomo, da qualunque latitudine esso provenga. Arrivederci a Cracovia 2016!


recensioni a cura di Renato Butera

Giuseppe CREA - Ri-umanizzare la psicoterapia. Analisi Transazionale e Logoterapia a confronto nel processo terapeutico inteso come ricerca di senso Ogni individuo è destinato a un benessere che dia senso alla sua esistenza, anche quando vive condizioni di disagio. Pur di crescere si coinvolge in strategie di adattamento a volte faticose e contraddittorie, ma con l’intento di scoprire una prospettiva esistenziale che imprima una svolta al suo processo di crescita. Il punto di forza che spinge la persona in questa ricerca di benessere è il suo desiderio essenzialmente congenito di essere OK nel rapporto con gli altri. È quella fiducia di base presente sin dall’inizio dell’esistenza che si rafforza e si consolida nel processo di interdipendenza col mondo circostante. Le storie di vita raccontate in questo volume mostrano come tale processo sia non solo auspicabile ma soprattutto possibile. Sono storie di pazienti che spiegano con la loro esperienza come le componenti esistenziali della pratica clinica, nonché gli aspetti evolutivi delle dinamiche relazionali, siano importanti per un cambiamento reale.

Fabio ATTARD - Ripensare la pastorale giovanile Il volume raccoglie alcuni articoli e conferenze che riflettono il cammino vissuto negli ultimi anni dal Consigliere Generale per la Pastorale giovanile della Congregazione Salesiana. I primi due capitoli riportano due interviste su come è stato proposto e vissuto il processo di ripensamento della pastorale nelle sue varie fasi. Vi si affrontano temi come il dialogo con la cultura e la storia dei giovani oggi; l’impegno di evangelizzazione della PG salesiana; la capacità di proporre processi coordinati e sistematici, con obiettivi chiari. I capitoli che seguono trattano le sfide che la PG deve affrontare oggi e le proposte profetiche che deve offrire. Gli ultimi articoli trattano della famiglia e dell’università. Quello della famiglia sta diventando un ministero al quale dare un’attenzione sempre più privilegiata, mentre l’impegno di una pastorale universitaria diventa una presenza che sa coniugare ragione e verità, verità e bellezza.

Giovanni BOSCO - Insegnamenti di vita spirituale. Un’antologia (a cura di A. Giraudo) San Giovanni Bosco iniziò il suo ministero nelle periferie torinesi tra giovani bisognosi di tutto. Non si limitò a dar loro pane e istruzione. Propose fin dal principio un metodo “ facile, ma sufficiente” per diventare “la consolazione dei parenti, l’onore della patria, buoni cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati abitatori del cielo”. Nacque una scuola di santità giovanile feconda di frutti. Con la fondazione della Congregazione Salesiana, i suoi orizzonti si ampliarono; il suo magistero spirituale si approfondì e divenne più radicale, totalizzante: vi si accentua il primato di Dio e le esigenze della sequela. Il nocciolo è lo stesso, ed è espresso con la semplicità di un linguaggio disadorno e quotidiano. Questo volume non è una presentazione organica della spiritualità di Don Bosco, ma una raccolta di “insegnamenti” su come vivere da buoni cristiani e da buoni Salesiani in modo integrale.

Ambito per la pastorale giovanile FMA - Oratorio cantiere aperto L’oratorio salesiano è più che un’istituzione, un’opera, una struttura: è uno spazio mentale, un cuore che vibra e ama, un atteggiamento pastorale che deve ispirare tutta la Pastorale giovanile delle FMA e dei tanti educatori ed educatrici che vivono per e con le giovani e i giovani, cercando di cogliere nel quotidiano i segni della presenza di Dio, vivendo autenticamente la comune identità umana e la vocazione educativa e, nei contesti cristiani, la vocazione battesimale nello stile e secondo le caratteristiche del carisma salesiano. Ogni ambiente e istituzione educativa FMA è casa e, per essere pienamente tale, deve poter offrire la stessa esperienza pastorale di don Bosco e di Maria Domenica Mazzarello e presentarsi come realizzazione attuale di quel riferimento ideale che è stato fin dagli inizi l’oratorio.

Dariusz GRZADZIEL (Ed.) - La ricerca a servizio dell’educazione. Il contributo dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e di alcuni centri associati italiani Il volume riporta gli Atti della Giornata dell’Università, celebrata il 13 marzo 2013, sul tema: “La ricerca a servizio dell’educazione. Il contributo della Università Pontificia Salesiana e dei Centri Associati”. Oltre ai docenti e agli studenti, vi hanno partecipato anche i Centri associati dell’Italia. Nella tradizione universitaria dell’UPS, da sempre la Giornata dell’Università è di primaria importanza nel corso dell’anno perché stimola il senso dell’appartenenza istituzionale, mostra la modalità comunitaria dell’apprendimento, indica la prospettiva finalistica del processo di apprendimento tipico dell’istruzione e formazione superiore. La ricerca scientifica porta a un insegnamento, a una formazione e a uno studio solidi e validi, perché sostenuti previamente e sostanziati di ricerca. Gli interventi hanno riguardato le seguenti aree di ricerca: educazione-evangelizzazione, educazione interculturale, educazione-sviluppo, adolescenza e relazioni interpersonali, adolescenti e famiglia, pedagogia sociale.


notizieups editrice Jesús Manuel GARCÍA - Teologia spirituale. Epistemologia e interdisciplinarità Il volume, dal carattere didattico e introduttivo, è il frutto di anni di insegnamento e condivisione con studenti e colleghi. Accenna a questioni ancora discusse nell’ambito dell’epistemologia della teologia spirituale, ma si preoccupa di offrire al lettore una articolazione logica e coerente circa l’intero impianto della disciplina, basandosi sulle convergenze ormai acquisite dai cultori dell’ambito. Il lettore è aiutato ad approfondire singole questioni come la natura, il metodo, le fonti e il carattere intra e interdisciplinare della teologia spirituale. A questo mirano gli abbondanti suggerimenti bibliografici, l’indicazione degli obiettivi all’inizio di ciascun capitolo e la proposta di lettura ragionata di alcuni testi fondamentali. Nell’elaborazione di questo studio, portando a modello San Giovanni della Croce, l’autore vuole assomigliare al viaggiatore che si reca in terre nuove, lasciandosi guidare dalle proprie conoscenze, sia pure avvolto nell’incertezza, ma anche dalle informazioni degli altri, nel tentativo di superare conoscenze precedenti (cf. 2N 16,8).

Méthode GAHUNGU - Programmare e valutare nella formazione presbiterale e religiosa Il testo offre una riflessione ed elementi sui concetti fondamentali di progetto formativo, tinerario formativo, programmazione, realizzazione dell’itinerario formativo, valutazione dell’azione formativa. E anche indicazioni su come programmare: determinare l’ideale d’uomo da formare; individuare gli obiettivi intermedi formulandoli correttamente; analizzare la situazione di partenza; selezionare contenuti e attività, metodi, strumenti e strategie da impiegare. Il terreno dove applicare i suddetti concetti è la comunità formativa del seminario o di una casa religiosa. L’intenzione è di fornire alle case uno strumento pratico per l’elaborazione di progetti e la programmazione d’itinerari formativi realistici ed efficaci. La proposta rimane valida per tutti i cammini possibili nel campo della formazione grazie a una presentazione semplice degli argomenti e alla chiarezza di uno schema pratico delle proposte.

Riccardo TONELLI - Vivere di fede in una stagione come è la nostra “Attraverso queste pagine desidero condividere con amici che conosco e con molti che ancora non conosco la mia esperienza personale a proposito della fede in Gesù di Nazaret che riconosco il Signore di ogni vita e di tutta la storia. Lo faccio con la pretesa – certo non piccola – di sollecitare altre persone verso questa stessa esperienza. Spero che risulti subito evidente l’urgenza di fare tutto questo in un gioco, forte e impegnativo, di libertà: una esperienza di libertà che vuole suscitare nuove esperienze di libertà e di responsabilità. Non mi convince l’idea, che invece convince altre persone, di avere il diritto di dire certe cose solo perché sono vere… La convinzione può valere per le formule di matematica e per le leggi fisiche; ho qualche dubbio, invece, sulla possibilità di estenderla alla vita e al suo senso. Questo piccolo libro è dedicato, dunque, alla fede in Gesù il Signore: al suo contenuto, al suo significato, alle esigenze che suscita e alle parole che la possono raccontare” (Riccardo Tonelli).

Mario Oscar LLANOS - La Vocazione nel gruppo. Contributo del Counselling alla pedagogia vocazionale comunitaria Può la vocazione nascere e crescere senza un punto di riferimento comunitario? La risposta è scontata, data l’importanza della relazione interpersonale. Oggi poi, nel lavoro di animazione e formazione vocazionale, si scopre l’importanza di approfondire le leggi che regolano l’aggregazione, l’accoglienza, la crescita, la condivisione e l’interscambio. Il gruppo diventa così una palestra vocazionale. Il testo si propone come un valido strumento per la formazione e l’accompagnamento vocazionale. Studia la natura e le forme di vita del gruppo e della loro evoluzione; riconosce i lineamenti teorici del Counselling Vocazionale di gruppo; conclude con un’applicazione pedagogica al campo del Counselling nei gruppi vocazionali. In appendice, l’autore propone una serie di tecniche di animazione facilitatrici del dialogo, della conoscenza reciproca e della maturazione personale e di gruppo. Il testo, in questo modo, rende esplicite e operative le ragioni che stanno a monte della sapienza popolare quando afferma: “L’unione fa la forza”.

Hans Urs VON BALTHASAR - I compiti della filosofia cattolica nel tempo Questa breve ma preziosa operetta, presentata per la prima volta in traduzione italiana, scritta tra il 1946 e il 1947, cerca di fare il punto sul difficile rapporto tra modernità e cristianesimo. Il titolo del libro appare programmatico, come lo sviluppo dell’intero scritto, il quale evidenzia con chiarezza le solide acquisizioni balthasariane dopo un paziente, profondo e intenso ascolto della filosofia moderna. P. Henrici afferma che questo libro “è il vero e proprio ‘Discours de la méthode’ […]. Questo saggio può valere come implicita risposta al rimprovero di ostilità nei confronti della Scolastica. Balthasar intende la filosofia cristiana come un filosofare nella fede e con lo sguardo rivolto alla teologia”. L’autore traccia le linee fondamentali per un incontro fecondo tra la filosofia moderna e il pensiero cristiano: la prima dal punto di vista formale e la seconda dal punto di vista contenutistico, un equilibrio dinamico e dialogico tra filosofia e teologia.


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notizieups•amici UPS

Cari amici e Benefattori dell’UPS,

quante notizie, quanti eventi degni di essere ricordati e commentati in queste ultime settimane. Dal momento che ci stiamo avvicinando alle feste natalizie, la scelta mi sembra obbligata. Focalizziamone tre, che ci servano da stimolo e provocazione personale a essere noi stessi, cioè “migliori”. 1.- La trasmissione inglese della Radio Vaticana del sabato sera 30 novembre u.s., ha avuto ospite mons. Philip Whitmore, Rettore del Collegio Scozzese di Roma. Questi, a partire dalla sua cultura e sensibilità musicale, invitava gli uditori a entrare nel clima di Avvento e del Santo Natale, lasciandoci aiutare dalla possente Cantata - ben nota non solo nelle chiese luterane - ‘Wachet auf, ruft uns die Stimme’ [Svegliatevi, una voce ci chiama (BWV 645)]. La Cantata risuona come una solenne e coinvolgente “sveglia!”, perché la voce del Signore ci invita alle nozze! Il contesto della composizione [per la prima volta (1599) scritta e musicata da Philipp Nicolai e oltre 130 anni più tardi dallo stesso J.S.Bach, la cui partitura è quella che si è soliti sentire ai giorni nostri] logicamente è quello delle dieci vergini che attendono l’arrivo dello Sposo (cfr. S. Matteo, 25, 1-13); ma è valido anche per noi in ogni momento della vita e dell’anno liturgico, sebbene in modo speciale in questo “Avvento”, che è il misterioso “Evento” di incredibile umiltà e amore del nostro Dio, fatto bambino. Numerosi assai sono i passi del Nuovo Testamento che danno concretezza al nostro essere discepoli di Gesù e all’invito a essere desti e attivi in attesa del Signore che viene. Quasi tutti coinvolgono l’impegno “caritativo”. 2.- Fra i mille gesti di Papa Francesco, ha scioccato l’opinione pubblica dei media l’abbraccio e il bacio che ha offerto a un signore gravemente deformato dalla malattia. Fra i molti commenti che ho potuto leggere mi sembra di cogliere sia espressioni della più grande ammirazione, lode a Dio per averci dato un Papa veramente “francescano”, sia l’augurio che lo Spirito Santo ci abbia a sospingere a imitarlo. Mentre scorrono i mesi del suo pontificato sempre più siamo presi dall’ammirazione per questa incredibile sorpresa che lo Spirito Santo ci ha P.S.: Una borsa di studio annuale ha un costo offerto nella persona di Papa Francesco. Urge, però, per noi passare dalla semplice di circa 10.000 €. Si può partecipare anche ammirazione all’imitazione. Il passaggio/passo sarà possibile solo se lo Spirito Santo con sussidi parziali: accende in noi “quella carità di Cristo” che sospinse i grandi “santi della carità” tasse accademiche: 1500 € della storia della Chiesa, i quali sono stati capaci di significare una svolta nel perun mese di alloggio: 300 € libri e dispense accademiche: 500 € corso della stessa e sono stati “benedizione di Dio” per la loro e le successive getessera mensile: 25 € nerazioni. Non solo tutta la Chiesa, ma anche i “laici” che con ostentazione amano malattie: 200 € chiamarsi “non credenti”, ricordano con venerazione i loro nomi. Con Papa FranLe offerte possono essere effettuate tramite: cesco, anche noi vorremmo essere ricordati come coloro che, secondo l’auspicio CONTO CORRENTE POSTALE ccp 95427936 del beato Charles de Foucault, “gridano il Vangelo solo con la vita (=vivendolo)”. 3. Mercoledì 6 novembre è stato pubblicato lo studio annuale dello stato dell’Italia da parte del CENSIS. È stato bello “scoprire” che, nonostante la grave crisi economica in cui ci troviamo, gli italiani continuiamo a essere “altruisti e motivati” (Avvenire, 7 novembre 2013). Ernesto Olivero, il cristiano laico fondatore del famoso SERMIG (=Servizio Missionario Giovani) e dell’annesso “Arsenale della Pace”, afferma che “prima di cercare nel portafoglio, bisogna cercare nel cuore”. E lo hanno fatto milioni e milioni di uomini e donne, e specialmente di “giovani”, realizzando - in ogni settore della carità - cifre da capogiro, cose e missioni “credute impossibili”, specie in tempi di crisi! Il 93% degli aiuti distribuiti provengono dai giovani e dalla gente, specie del ceto “popolare”. “Il mondo si può cambiare con i giovani”: e noi vorremmo aiutarli a “crescere” raggiungendo la pienezza del loro potenziale umano e cristiano. “La chiave per incontrare l’uomo è stata per noi l’incontro con Dio”, afferma l’Olivero. L’incontro con Dio ci spinge e obbliga ad andare incontro agli altri che ci sono “fratelli”. Sappiamo, cari amici e benefattori dell’UPS, che in questi giorni Vi stanno arrivando richieste di aiuto da ogni dove. Fatalità, anche le calamità ambientali si sono scatenate quasi contemporaneamente nelle Filippine e in Sardegna. Vorremmo, comunque, segnalare alla Vostra grande sensibilità pure le urgenze, tanto stringenti!, di molti nostri studenti. Non solo il Natale, ma ogni momento dell’anno sarà più bello per tutti! BUON NATALE, allora, e le più elette benedizioni sul Vostro 2014, da tutti dell’UPS. Roma, 3 dicembre 2013 Sac. Gianfranco Coffele Vicerettore

intestato a: Associazione Pro Universitate Don Bosco Onlus - P.zza dell’Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma. Cod. Fisc. per il 5X1000: 97536950583

BONIFICO BANCARIO dall’Italia C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 BONIFICO BANCARIO dall’Estero C/c presso Banca Popolare di Sondrio, Ag. n°19 di Roma IBAN IT 79 Q056 9603 2190 0000 3622 X21 SWIFT POSOIT22 PER ULTERIORI INFORMAZIONI Rev.do Prof. Gianfranco Coffele Direttore Ufficio Sviluppo e Relazioni Pubbliche dell’UPS, P. zza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma, Tel. 06 872 903 32; Fax 06 872 906 82; Mail: coffele@unisal.it

NOTIZIE UPS DICEMBRE 2013 Direttore di Edizione: Renato Butera Redazione: Carmen Barbieri, Fabrizio Emigli, Stefano Mura Foto: Renato Butera, Emiro Cepeda, Fabrizio Emigli, Giuseppe Natale, Giuliano Vettorato Hanno collaborato: Cesare Bissoli, Gianfranco Coffele, Ubaldo Montisci, Giuseppe Natale. Progetto grafico, impaginazione: Fabrizio Emigli Per ricevere la rivista: UPS - Piazza Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma - ufficiostampaups@unisal.it - www.unisal.it Tel: 06.872901


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