Rivista Notizie UPS_N.7 2010

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~ notizieups-editoriale

"Libertà e capacità dl amare i

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Prof. don Carlo Nanni - Rettore

metà dell'anno accademico, l'esperienza degli esami della sessione invernale. e l'inizio del secondo semestre, mi stimolano a nflettere mSleme con voi sul senso del conoscere e dello studiare.

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1. La riuscita e il buon successo negli esami è certamente importante. Ma gli esami si possono" abborracciare", si può, cioè, prepararli in fretta e furia, magari superarli positivamente e brillantemente. Quanto, però, resta a livello formativo? Quale correlazione effettiva c'è tra il voto ottenuto e l'acquisizione della cultura, che tradizionalmente era detta" cultura animi", cioè coltivazione del sé, della propria intelligenza, del proprio spirito, del proprio animo? In senso più largo, ciò vale per lo studio e per il processo di apprendimento giornaliero e dilatato nel semestre, nell'anno, nel ciclo e nei cicli di studio universitari. Il grande poeta italiano Dante Alighieri nella sua Divina commedia afferma: «Non fa scienza, sanza lo ritener, l'avere inteso» (Paradiso V, 41-2). Non c'è modo più interessante e coinvolgente di imparare che trattenere nella memoria ciò che si ama, farlo diventare carne della propria carne, ossa delle proprie ossa. 2. Nel contesto del processo di Bologna, tra il 2004 e il 2005 sono stati pubblicati i cosiddetti "descrittori di Dublino" (Dublzn descriptors). Essi indicano le aspettative di apprendimento e di capacità (learnzng outcomes) che si presume siano conseguiti al termine dell'uno e dell'altro ciclo di studio universitario. Sono stati costruiti in base a cinque elementi sequenziali: conoscenza e capacità di comprensione (knowledge and understanding); capacità di applicare conoscenze e comprensioni (applying knowledge and understanding); autonomia di giudizio (making judgements); abilità comunicative (communication skiUs); capacità di apprendere autonomamente (learning skiUs). Ovviamente tra l'uno e l'altro ciclo di studio viene richiesta una elevazione e arricchimento di qualità dei descrittori, specie per ciò che riguarda il saper coniugare sempre più specializzazione e globalità del conoscere, analisi e sintesi, definizione e interpretazione, dilatazione degli interessi personali, di conoscenza, di azione e di vita, di uso di molteplici approcci conoscitivi al fine di arrivare a apprendimenti di conoscenze sempre più sapientemente e flessibilmente organizzate e umanamente significative, vale a dire tali da diventare fonte di saggezza e di attiva partecipazione alla costruzione del personale e del sociale. 3. Oggi si parla tanto di competenze. Il Parlamento europeo, nella sessione

del consiglio del 23-42008, ha definito competenza la «comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale»; e vi aggiunge: con senso di «responsabilità e I autonomia». Acquisire competenze nella formazione, però, non è tutto. Occorrono le competenze, ma anche le idee. Non basta un agire, un fare, un produrre, valido, efficiente ed efficace, utile e produttivo. C'è da essere, c'è da curare l'interiorità, la gratuità, la coscienza, l'autonomia personale, la responsabilità, la solidarietà. C'è, come ha detto il papa Benedetto XVI a Verona il 19 ottobre 2006, da preoccuparsi della formazione dell'intelligenza, senza trascurare la formazione della libertà e della capacità di amare. Per questo motivo, il Papa afferma che è necessario il ricorso anche all' aiuto della Grazia. E aggiunge che "solo in questo modo si potrà contrastare efficacemente quel rischio per le sorti della famiglia umana che è costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida del nostro potere tecnico e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali". 4. Comprendete allora che c'è, sì, bisogno di istruzione, formazione professionale, ma anche di educazione in senso forte, vale a dire della promozione, strutturazione e consolidamento delle capacità personali fondamentali per vivere la vita in modo cosciente, libero, responsabile e solidale, nel mondo e con gli altri, nel fluire del tempo e delle età, nell'intreccio delle relazioni interpersonali e nella vita sociale storicamente organizzata, nel rispetto della propria interiorità e trascendenza personale anche nel massimo della comunione con gli altri e della condivisione sociale. 5. Vedete quanto diventa importante studiare: non solo per avere una "testa ben fatta" e "buone idee in testa"; non solo per avere" quattro dita di cervello", come si dice dalle mie parti ad indicare una persona, che, grazie al suo "buon cervello", ha occhi per vedere, cuore per sentire, mente per capire, intelligenza per intuire, ragione per riflettere, sapienza per comprendere, saggezza per agire creativamente e costruttivamente, interiorità per aprirsi alla trascendenza. Ma anche per avere una "vita buona"! Lo studio allora non è solo per il conoscere e per il sapere, non è solo per acquisire competenze, ma anche per formare la propria identità personale, culturale, sociale, religiosa, umana! Non è un impegno da poco!

Nella pagina il Rettore dell'UPS, prof. don Carlo Nanni


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notizieups•Università

a cura di Renato Butera

Gruppo di studenti a Piazza San Pietro. Tra loro il Rettore e i proff. Mario Llanos e Emiro Cepeda

L’UPS partecipa all’Inaugurazione dell’Anno Accademico delle Università Pontificie “Un anno accademico è sempre un’avventura!”. Con queste parole, Sua Ecc. Mons. Jean-Luis Brugès, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha aperto lo scorso 19 novembre 2009 in Vaticano, la Solenne Inaugurazione dell’Anno Accademico delle Università e Atenei Pontifici per l’anno 2009/2010. Inaugurazione impreziosita dalla presenza di Benedetto XVI, il quale ha ricordato come “La Rivelazione cristiana è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione”. L’incontro è sono stato animato dai canti del Coro del Pontificio Istituto di Musica Sacra e dal Coro del Collegio Germanico e Ungarico di Roma. L’evento ha visto la partecipazione di rettori, decani, direttori e studenti delle principali realtà accademiche ed educative cattoliche riunite sotto la sigla della FIUC, la Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, di cui fa parte anche l’UPS. La nostra Università, grazie a don Emiro Cepeda - salesiano e docente dell’UPS, coordinatore del Comitato per la pastorale delle Università Pontificie - è stata presente sul palco con due studenti provenienti dalle nostre facoltà. Si tratta di Stefano Mura, neolaureato in Scienze della Comunicazione sociale, che ha presentato la manifestazione, e di Donato Ciro Varuzza, laureando in Psicologia, che insieme a una studentessa dell’Auxilium (la facoltà delle Figlie di Maria Ausiliatrice) hanno svolto il ruolo di lettori. I tre animatori hanno anche avuto modo di salutare il Santo Padre a nome di tutti gli studenti presenti nell’Aula Nervi. L’attenzione agli studenti è stata confermata dalle parole di Mons. Brugès: “L’università è una opportunità straordinaria nella misura in cui permette ai giovani di diventare uomini, di diventare cristiani e, per molti di voi, di prepa-

rarvi a un fantastico ministero di preti. A tutti voi va il mio più sincero incoraggiamento”. Mons. Vincenzo Zani e Mons. Massimo Pepe, rispettivamente sotto-segretario e addetto alla Segreteria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, sono stati gli organizzatori della giornata. Durante l’inaugurazione si è fatta memoria di due importanti documenti ecclesiali sulla formazione universitaria: si tratta della Costituzione Apostolica Sapientia Christiana e della Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae. “Sono lieto di fare memoria insieme con voi di questi significativi anniversari - ha ricordato Benedetto XVI nel suo discorso inaugurale - che mi offrono l’occasione di evidenziare ancora una volta il ruolo insostituibile delle Facoltà ecclesiastiche e delle Università cattoliche nella Chiesa e nella società”. E nel rivolgersi a tutti i presenti ha concluso: “In una cultura che manifesta una mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa - come sottolineato nell’Enciclica Caritas in Veritate - le Università cattoliche, fedeli alla propria identità che fa dell’ispirazione cristiana un punto qualificante, sono chiamate a promuovere una ‘nuova sintesi umanistica’, un sapere che sia ‘sapienza capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi’, un sapere illuminato dalla fede”. La rappresentanza della comunità accademica dell’UPS era significativamente consistente. Accompagnati dal Rettore, prof. Carlo Nanni, gli oltre trecento studenti - di cui un terzo laici - insieme ai decani e a 20 docenti delle sei facoltà, hanno evidenziato la loro presenza “salesiana” con un caloroso e scrosciante applauso al momento in cui il Rettore ha salutato il Santo Padre a nome dell’Università Salesiana.

Simposio per celebrare i 150 anni della Congregazione Salesiana Nel 150° di fondazione della Società di San Francesco di Sales, il Ministero dell’Interno, in collaborazione con l’UPSa, ha organizzato un simposio sui molteplici rapporti intercorsi tra Don Bosco e le istituzioni governative del suo tempo, dal titolo “Don Bosco e le istituzioni governative”. La storia del Fondatore della Congregazione Salesiana è tempestata di momenti ed eventi che lo hanno visto in relazione con varie istituzioni statali e locali. Don Bosco infat-


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notizieups•Università Il Rettore, prof. Nanni, il Sottosegretario M. Davico, il Ministro R. Maroni e il Prefetto G. Procaccini

ti ha conosciuto le più importanti cariche del Regno di Sardegna e della nascente nazione italiana unita e cambiata dagli eventi storici del Risorgimento. Il simposio ha avuto luogo martedì 15 dicembre 2009 presso la Scuola di Perfezionamento di Piazza di Priscilla 6, in Roma. L’incontro è stato aperto dal saluto del Ministro dell’Interno, On. Roberto Maroni il quale ha ricordato la fruttuosa e amichevole collaborazione tra il suo illustre predecessore Rattazzi e Don Bosco. Ha quindi preso la parola il Sen. Michelino Davico, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, che con viva emozione ha ricordato la sua esperienza di ex-allievo salesiano di Torino. Hanno fatto seguito gli interventi del prof. Aldo G. Ricci, già Sovrintendente all’Archivio Centrale dello Stato, su “Don Bosco dalle carte dell’Archivio Centrale dello Stato”; del prof. Bruno Bordignon (UPS) che ha parlato de “Il dialogo tra Don Bosco e il Ministro Urbano Rattazzi nel progettare la Società Salesiana”. La riflessione proposta dal prof. Aldo Giraudo (UPS) ha avuto come titolo “L’opera educativa del primo Don Bosco attraverso le riflessioni degli osservatori e le carte del Governo Sabaudo”. Il prof. Francesco Motto, Direttore dell’Istituto Storico Salesiano, è intervenuto sul tema “Don Bosco in dialogo con le istituzioni governative nell’ambito del suo impegno civile e morale”. Infine il prof. Carlo Nanni, Rettor Magnifico dell’UPS ha chiuso la serie di interventi con una riflessione dal titolo “Cittadini ieri e oggi secondo il sistema educativo preventivo di Don Bosco”. Il simposio è stato coordinato dal Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno,

Prefetto Giuseppe Procaccini. Sono anche intervenuti illustri ex-allievi ed ex-allieve tra cui Giuseppe Bracco, Franco Piccinelli, Gianni Petrucci, Aldo Savoldello (Mago Silvan), Cristina Chiabotto, e altri ancora che hanno intervallato la serie di interventi con la loro personale esperienza di Don Bosco ricevuta durante gli anni della formazione scolastica o della frequentazione oratoriana. L’incontro è stato chiuso dalle parole e dai saluti di don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore dei Salesiani e Gran Cancelliere dell’UPS, che ha ricordato come dall’incontro di Don Bosco e il Ministro Rattazzi nacque un’idea vincente per l’Italia di quel secolo che continua a essere ancora attuale per l’Italia del nostro tempo e del mondo intero dove i salesiani sono presenti in oltre 130 Paesi.

Esposizione e Brochure UPI

La LAS nel gruppo delle UPI Nella primavera del 2009 la volontà di analizzare la situazione dell’editoria accademica italiana e di rispondere al bisogno di aumentarne l’impatto e la visibilità ha spinto undici University Press italiane a dare vita a un coordinamento per realizzare iniziative di promozione condivise. Il gruppo, al quale ha aderito anche la LAS, l’Editrice della Università Pontificia di Roma, valorizzando le diverse competenze e specificità culturali, produttive e organizzative, si è posto l’obiettivo comune della diffusione di pubblicazioni di qualità legate ai risultati della ricerca scientifica italiana nel circuito della comunicazione accademica a livello nazionale e internazionale. Oltre alla LAS, attualmente fanno parte dell’UPI: Bozen-Bolzano University Press; Casa Editrice Università La Sapienza; Centro Editoriale e Librario dell’Università della Calabria; CLUEB Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna; Edizioni dell’Università di Siena; Edizioni PLUS Pisa University Press; EUT Edizioni Università di Trieste; Forum Editrice Universitaria Udinese; Fridericiana Editrice Universitaria; FUP Firenze University Press.

Alcuni membri del Consiglio Generale dei Salesiani, tra cui don A. Bregolin. A destra i proff. A. Giraudo e B. Bordignon


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notizieups•Università gazione per le Cause dei Santi, e dal 1995 al 2000 è stato anche consultore per la Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica. Dal 1967 al 1988 per più anni, a intermittenza, è stato inviato dal Rettor Maggiore don Luigi Ricceri e poi dal successore don Egidio Viganò, in vari Paesi dell’America Latina per corsi di esercizi spirituali e di formazione permanente per i confratelli.

L’UPS solidale con Haiti Don Agostino Favale con Papa Bendetto XVI. Al centro Mons. A. Amato

Auguri a don Agostino Favale Il 2010 è un anno particolarmente significativo per il professore emerito don Agostino Favale: 90 anni di età, 70 di professione religiosa nella Congregazione salesiana, 60 anni di sacerdozio. Dopo un’esperienza missionaria di sette anni, fatta in Brasile, nell’ispettoria del Mato Grosso, ottiene la licenza in teologia presso il Pontificio Ateneo Salesiano di Torino, è ordinato sacerdote nel 1950 e nel 1953 consegue il dottorato in storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal mese di febbraio del 1954 al 1965 insegna storia della Chiesa medievale, moderna e contemporanea nella Facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo Salesiano di Torino. Con il trasferimento a Roma della Facoltà di Teologia (1965) e il riordinamento degli studi, riceve il compito di insegnare storia della Chiesa moderna e contemporanea e altre discipline. I suoi ambiti di ricerca, di studio e di approfondimento sono stati soprattutto quattro: 1. Storia dei concili ecumenici e commento ai documenti del Concilio Vaticano II con il contributo di oltre sessanta esperti italiani e esteri; 2. Crisi della Chiesa postconciliare; 3. Vocazione comune e vocazioni specifiche, con un’attenzione particolare rivolta a: 3.1. Preparazione dei candidati al presbiterato e identità, missione, spiritualità e formazione permanente dei presbiteri; 3.2. Vocazione alla vita consacrata: storia e teologia; 4. Movimenti ecclesiali e comunità nuove nella Chiesa. È riuscito a redigere personalmente 19 libri – alcuni dei quali tradotti anche in altre lingue – e altri 19 in collaborazione, e oltre 140 titoli di contributi in libri e articoli in dizionari e riviste. Per sei anni è stato direttore dell’Istituto di spiritualità vincolato alla Facoltà di Teologia dell’UPS. Dal 1982 al 1994, come professore invitato, ha tenuto due corsi semestrali nella Pontificia Università Gregoriana: il primo, aperto anche agli studenti della Facoltà di Teologia, sulla “spiritualità del ministero presbiterale” nel’Istituto di spiritualità di quella università; il secondo, dal 1984, sulla “vita come vocazione” nell’Istituto di psicologia della stessa università. Dal 1988 ad oggi lavora come consultore della Congre-

La comunità accademica dell’UPS si è fermata un momento per ricordare le vittime del disastro e della tragedia provocati dallo spaventoso sisma che lo scorso 12 gennaio ha devastato persone e strutture nell’isola di Haiti. Lo ha fatto con una celebrazione eucaristica nella quale studenti e docenti hanno voluto esprimere il loro suffragio alle vittime e la loro solidarietà ai sopravvissuti, attraverso la preghiera e la raccolta di offerte in denaro destinate al centro di studi filosofici di Fleuriot-Tabarre che si trova nei sobborghi della capitale Port-au-Prince, e che si stava organizzando per affiliarsi alla facoltà di filosofia dell’UPS. Il direttore, Hyppolite Maurice Helder, è un ex-allievo. Toccante e partecipata l’eucaristia presieduta del Rettore prof. Carlo Nanni. Al suo fianco sul presbiterio il superiore religioso dell’UPS, don Joaquin D’Souza, e il decano della facoltà di filosofia, don Mauro Mantovani. La cappella Gesù Maestro era colma. Molti i concelebranti, studenti e docenti sacerdoti. Moltissimi i partecipanti rimasti in piedi (anche tra i concelebranti), a significare la forte e commossa risposta da parte degli studenti. Nella sua omelia il Rettore si è concentrato sul mistero della sofferenza e della morte con le domande che provocano eventi come questo, intrisi di morte e distruzione, a cui spesso la mente umana non sa rispondere né accettare. “Di fronte a questi fatti ci chiediamo dov’era Dio – ha detto don Nanni –, perché la sofferenza, oltre che ferire la carne e il cuore, ferisce anche la nostra mente e la concezione di uomo moderno che è costruttore del suo destino e che vuole sempre fare il mondo a sua misura”. E ha aggiunto: “Dio ad Haiti era ed è presente come Padre che accoglie fra le sue braccia i piccoli e i grandi defunti, ed è loro vicino; come Cristo che è morto ed è risorto, e ha dato la sua vita per la vita del mondo; e come Spirito Santo che illumina, conforta e dà coraggio a lottare contro il male e a operare per la vita”. Durante l’offertorio due studenti hanno raccolto le offerte dei presenti. Nei cestini sono stati deposti 2916 Euro e 100 dollari. A questa cifra si stanno aggiungendo le altre generose donazioni che stanno nel frattempo arrivando in contante e al conto corrente che l’Università Salesiana ha aperto per la raccolta di fondi a favore di Haiti. A conclusione dell’Eucaristia uno studente haitiano a espresso il suo grazie a nome del suo popolo e dei suoi compagni haitiani studenti presso l’UPS (7 nella sede di Roma e uno nella sede di Torino-Crocetta) per la solidarietà concreta espressa dalla comunità accademica.


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notizieups•Facoltà di Teologia

La Parola di Dio anima dell’insegnamento della Teologia di Giorgio Zevini, decano

l Mahatma Gandhi, padre dell’India moderna e apostolo della non-violenza, ricordando il suo primo incontro con la Bibbia, diceva che molte pagine gli erano andate dritto al cuore, come il “Sermone della Montagna”, e aggiungeva: “È stato grazie a questi testi che ho imparato ad amare Gesù”. Questa testimonianza mostra chiaramente come il contatto con la Bibbia sia decisivo per l’esperienza personale con Gesù di Nazareth. Cercando di sottolineare lo spirito con il quale i docenti della Facoltà di Teologia sono impegnati nel loro insegnamento a comunicare la Parola di Dio agli studenti in formazione e ai giovani presbiteri che frequentano l’UPS, credo opportuno evidenziare alcuni elementi di riferimento con le Sacre Scritture. Le riflessioni seguenti, sembrano realtà scontate, ma vanno sempre riconquistate perché le radici della fede cristiana, nella realtà del quotidiano, tendono a disseccarsi. Ci spingono al confronto il momento storico che viviamo, le crisi e le speranze che nascono nella vita dei giovani studenti. Siamo impegnati noi docenti a Prof. G. Zevini verificare il progetto di Dio attraverso l’esperienza del reale e l’ascolto della Parola e della vita. Inoltre siamo impegnati a trasmettere le nostre ragioni di vita, convinti che l’opera di docenza si qualifica soprattutto nella comunicazione della teologia biblica e della testimonianza. È l’educazione verso gli ideali evangelici che costituisce l’apporto qualificante della nostra presenza all’UPS oggi.

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E d u c a r e a l s i l e n z i o e a l l ’ a s c o l t o d e l l a P a r o la e d e l l a v i t a Per essere segno e scuola di teologia e di vita dei nostri giovani universitari occorre educare al silenzio e ascolto della Parola. Questo significa parlare di atteggiamento interiore e non solo esteriore dell’uomo, perché il silenzio senza ascolto può essere mutismo e solitudine e, viceversa, ascolto senza silenzio è solo udire e percepire suoni e rumore senza interiorizzare alcun messaggio. “Ascolto” vuol dire apertura e attenzione verso altro da noi. Ascolto e silenzio insieme significa entrare in rapporto con un altro che ci parla e ci interpella dal di dentro nel silenzio come, ad esempio, la storia umana con i suoi avvenimenti lieti e tristi e Dio stesso con la sua Parola. Il rapporto tra silenzio e Parola è qualcosa di importante e

va colto attraverso una giusta educazione. Diceva Proco († 485): «È necessario che prima della parola ci sia il silenzio, il quale porta la parola». Il silenzio da cui sgorga la riflessione, dunque, non è semplice assenza di ogni parola. Esiste un silenzio vuoto e sterile, ma esiste anche un silenzio attento, vivo, che è luce e pienezza interiore. Per Sant’Agostino è l’atto in cui l’anima si mette in ascolto del maestro interiore: «Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentro». Le parole di ogni uomo di fede, educato all’ascolto della Parola e della vita, devono scaturire da questa esperienza interiore. E d u c ar e i g i o v a n i a mi s u r a r s i c on i l p r og e t to d i D i o Si tratta di andare nella memoria, al “progetto di Dio”, per accompagnare il giovane non solo a far riemergere il passato, bensì a misurare quanto egli, oggi, coltivi il desiderio che “questo” progetto sia la misura reale e attuale di ogni sua scelta ed espressione. La memoria biblica non è pigro rifugio nel tempo che fu; al contrario, essa tende a far rivivere il passato nell’oggi, è volta al passato ma per riprendere il cammino con impeto nuovo. Qui si scommette sulla capacità di essere credibili come educatori e guide culturali e spirituali dei giovani, oppure di non essere più capaci di trasmettere una teologia, una spiritualità, una vita. Lo scopo del progetto di Dio è raggiungere il cuore dell’uomo. E Dio, nella persona di Gesù, lo ha raggiunto. È stato un cammino lento e graduale, come dimostra l’intera storia del popolo d’Israele; ma la gradualità paziente e amorosa è un tratto squisito della pedagogia di Dio. È a questo progetto di vita che va educato ogni uomo, ogni giovane. L’uomo uscito dalle mani di Dio creatore deve ritornare a lui. Ogni storia umana va letta, di pari passo, con la storia del popolo biblico. L’uomo di ogni tempo può rifiutare o accettare questo cammino di felicità. Compito di ogni educatore è ricondurre il giovane a prendere coscienza della sua identità di «immagine perfetta del Dio invisibile» (Col 1,15), è aiutarlo a scoprire il piano di Dio per lui. E d u c a r e i g i o v a n i a d a p r i r si a l d o n o d e l l o S p i r i t o È solo l’azione dello Spirito che ci rende persone ricche di una autentica umanità e spiritualità. Ciò va inteso


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notizieups•FdT

come partecipazione alla potenza dello Spirito dalla quale procede quella forza di “sintesi personale” tra fede e vita che è possibile a chi coltiva in sé il dono dello Spirito. Come Stefano, siamo tutti un po’ diaconi! Stefano, dicono gli Atti 7,55, sperimentò di avere la luce e la forza di Dio dentro di sé. La sua non era una conoscenza acquisita, una conoscenza “da esami”. Era la conoscenza profetica di Dio e della storia, un dono che lo inseriva nella sfera dell’azione di Dio, così che gli diventava familiare e poteva testimoniarla spinto da una pienezza interiore. La spiritualità biblica porta questo dono: quello di esprimere e proporre la propria fede come credibile. «Il problema della fede dei giovani – sottolinea il Card. Lustiger – è prima di tutto il problema della fede di noi adulti. Ci può essere trasmissione di fede ai giovani solo se gli adulti accettano di ricreare il tessuto di una vita cristiana, di inventare una nuova arte di vivere che sia feconda, produttiva e obblighi a fare di più per fare diversamente». In sostanza oggi occorre un supplemento di energia e di amore per vivere una forza di santità che sia anche pedagogica È l’impegno di noi educatori e formatori. E d u c a r e i g i o v an i a d u n a “ s p ir i t u a li t à p e d a g o g i c a” ba s a ta s u l l a Pa r ol a e l a v i ta L’accesso alla fede nei giovani diventa oggi difficile perché manca la base dell’educazione. La fede, come esperienza personale può iscriversi in ogni terreno psicologico, ma è favorita dall’educazione nel senso più generale del termine. Ci vuole, dunque, una “spiritualità pedagogica”. Conoscenze e metodi sono necessari di una necessità di mezzo. Guai se non ci fossero, ma guai anche se pensassimo che bastano da soli. Gli educatori corrono spesso un rischio specifico: credere che la conoscenza dell’uomo, della pedagogia, della psicologia, di tutte le scienze antropologiche, che pur hanno un valore in se stesse, siano l’essenziale a scapito dell’esperienza di Dio e della sua Parola. Educare i giovani all’ascolto della storia e della vita è per l’educatore credente essere convinto che, impegnandosi per loro, egli fa esperienza della paternità di Dio che previene ogni uomo, l’accompagna con la sua presenza e lo salva donando la vita. Inoltre, che il cammino educativo alla fede inizia col valorizzare il patrimonio che ogni giovane ha in sé e che ogni vero educatore deve saper scoprire e perfezionare con intelligenza e pazienza. Esso si realizza poi nell’ambiente dove si viene generati alla fede. Un modo concreto e assai valido per vivere una “spiritualità pedagogica” è aiutare a sviluppare la vocazione umana e cristiana del giovane con una vita quotidiana progressivamente ispirata e unificata dal Vangelo; è praticare cioè una spiritualità basata sul metodo della “lectio divina”. Tale “spiritualità pedagogica”,

fondata sulla Parola, è “scuola di comunicazione” nella fede e della fede, è capacità di scoprire Dio nella propria vita, è ascolto che conduce all’impegno nella storia. Accompagnare i giovani alla fede, oggi, in un contesto di secolarizzazione, di pluralità culturale e religiosa, di maggior libertà, di bombardamento di messaggi propinati dai mezzi di comunicazione…, significa formare delle persone forti, che sappiano continuamente realizzare l’unità dentro di sé, attraverso la conoscenza e l’accettazione di se stessi e dei propri limiti, attraverso una disciplina mentale (autocritica, il saper distinguere tra mezzi e fini, tra forma e contenuto), e una disciplina personale (ascesi, regola di vita, controllo della paura, dell’emotività, dell’ansia, capacità di saper perdere e di andare contro corrente) e infine, attraverso l’interiorizzazione della teologia, che è fiducia, affidamento a Dio e mediazione ecclesiale in tutte le sue forme (espressione di verità e di vita, comunione con le esigenze della comunità ecclesiale, mediazione a livello della coscienza del giovane e dell’educatore alla fede). Una autentica vocazione cristiana deve favorire questo dialogo. Accompagnamento dei giovani alla fede significa riuscire a dialogare tra di noi e con i giovani in formazione di ciò che sentiamo profondamente vero, significa saper leggere, interpretare insieme la Parola di Dio, e portarla nella vita con una testimonianza evangelica. Il Signore ci ha fatto persone in relazione e in comunicazione e quindi si serve di noi per trasmettere il Vangelo, la fede e la vita: «Quando teniamo in mano il Vangelo, dovremmo pensare che vi abita il Verbo che vuole farsi carne in noi, impossessarsi di noi, affinché, con il suo cuore e il suo Spirito innestati sul nostro cuore e il nostro spirito, noi cominciamo la sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra società umana. Approfondire il Vangelo in questo modo significa rinunciare alla nostra vita per ricevere un destino che ha la sua completezza soltanto in Cristo» (M. Delbrel).

Il prof. G. Zevini e allievi della FdT


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notizieups•Facoltà di Teologia

tra un ricco passato e un futuro promettente di Francis-Vincent Anthony

a ricca storia dell’Istituto di Teologia Pastorale (ITP) compie già 35 anni. Bisognava concretizzare il Capitolo Generale Speciale dei salesiani (1971-1972) con l’attivazione di un curricolo triennale di Teologia pastorale «con indirizzo catechetico» (1975-1976), e di un biennio di specializzazione di Pastorale giovanile con la fondazione ufficiale dell’istituto (1977-1978). Questa prima fase ha dato origine a una seconda di collaborazione organica tra la Facoltà di Teologia e la Facoltà di Scienze dell’Educazione con la configurazione del Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica (DPGC) nel 1981 in modo sperimentale, e dal 1986 in modo stabile. In tale nuova situazione si è potuto realizzare una più stretta collaborazione con l’Istituto di Catechetica. Dalla statistiIl prof. Francis -Vincent Anthony ca fatta dal prof. Mario Midali, fondatore dell’ITP, nei primi venticinque anni (1981-2006) c’è stato un totale di 1744 studenti iscritti al DPGC, così distribuiti: 1261 per la licenza, 214 per il dottorato, 144 per il diploma universitario, e 125 ospiti. E poi 190 dell’Africa, 256 dell’Asia, 413 dell’America latina, 879 dell’Europa, 6 del Nord America. Le 105 nazioni rappresentate sono così distribuite: 30 dell’Africa, 25 dell’Asia, 22 dell’America latina, 27 dell’Europa, 1 del Nord America (Stati Uniti). Il flusso di studenti, con una media di 60 nuovi iscritti all’anno, continua tuttora con una maggiore presenza dell’emisfero sud. È da rilevare che nell’anno accademico 2008-2009 il triennio di Pastorale Giovanile e Catechetica comprendeva 179 studenti, di cui 132 maschi e 47 femmine; 93 religiosi, 66 sacerdoti diocesani e 20 laici. Dopo più di trent’anni di prolifica storia di dialogo interdisciplinare tra le due facoltà e i due istituti si è avviata una nuova fase di ripensamento e di ristrutturazione con la lettera del Gran Cancelliere don Pascual Chávez Villanueva. Facendo tesoro degli orientamenti del Gran Cancelliere, e sostenutoi dalla collaudata tradizione di collaborazione tra i due istituti, l’ITP è attualmente impegnato a stendere un curricolo aggiornato di pastorale giovanile e di catechetica in grado di formare esperti capaci di far fronte alla emergenza educativa nell’ambito religioso e alla complessità della nuova evangelizzazione nei vari contesti continentali. In piena sintonia con tale sforzo di rinnovamento, l’ITP ha in cantiere una serie di seminari interdisciplinari sulla pastorale giovanile interculturale. Il 23 novembre 2009 si è tenuto il seminario di studio su «Pastorale Giovanile ed interculturalità» diretto a tracciare un quadro teorico-pratico dalla prospettiva pedagogico-sociale ed educativoculturale. Continuando tale ricerca interdisciplinare si è

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progettato per il secondo semestre (22 marzo 2010) il seminario su «Pastorale Giovanile interculturale: le risorse africane», che terrà presenti le indicazioni in merito emerse nel secondo sinodo dei vescovi per l’Africa. Negli anni seguenti si spera di continuare in questa linea studiando le risorse per la pastorale giovanile interculturale nel contesto asiatico, latinoamericano, est-europeo ecc, prima di arrivare a una fase progettuale. In questo modo si vogliono correlare le questioni di pastorale giovanile con le acquisizioni dei sinodi e delle conferenze episcopali continentali nella prospettiva interecclesiale e interculturale. Si tratta di un progetto di ricerca che desidera prendere in considerazione anche gli orientamenti del recente Capitolo Generale 26 dei Salesiani di Don Bosco, in modo particolare nella prospettiva interculturale e interreligiosa della pastorale giovanile. Inoltre, nella scia dei seminari su l’uso della metodologia empirica in sede di teologia pratica con la presenza di esperti internazionali, l’ITP organizzerà in collaborazione con la presidenza dell’ISERT (International Society of Empirical Research in Theology) un convegno al Salesianum di Roma, dal 15 al 17 aprile 2010, sul tema: Religious identity and national heritage: empirical-theological perspectives. Il convegno prevede una sessantina di professori provenienti da varie facoltà teologiche del mondo. Nell’ambito del convegno, è programmato anche un keynote address del direttore dell’istituto prof. F. V. Anthony sul tema Christian identity and Indian heritage: integration or disintegration?. Con i seminari avviati attinenti la pastorale giovanile interculturale e la metodologia empirica di ricerca nell’ambito teologico-pratico e soprattutto con l’arrivo del nuovo membro, il prof. Damasio Medeiros e di altri in formazione, l’ITP registrerà un consolidamento che favorirà l’elaborazione e realizzazione non solo del rinnovato curricolo di pastorale giovanile e catechetica ma anche il consolidamento del curricolo di pastorale biblica e liturgica, la seconda specializzazione avviata tre anni fa nell’ambito dell’ITP. A proposito del curricolo di Pastorale Biblica e Liturgica, si nota un discreto aumento di studenti. Con la prospettiva di un rafforzamento si prevede una verifica di tutto il curricolo in collaborazione con il Coordinatore del Gruppo Gestore, prof. Manlio Sodi. I

Alcuni membri dell’Istituto di Teologia Pastorale: R. Tonelli, J.L. Moral, L. Gallo, F.-V. Anthony, D. Medeiros, M. Cimosa e il prof. emerito M. Midali.


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due recenti Sinodi sull’Eucaristia e sulla Parola di Dio hanno offerto ulteriori elementi per sviluppare prospettive che chiamano direttamente in causa le dimensioni specifiche della pastorale biblica e liturgica. È da notare che nell’anno accademico 2008-2009 si sono iscritti ben 24 nuovi dottorandi nell’ambito delle due specializzazioni coordinate dall’ITP. Un terzo impegno dell’ITP coordinato dal prof. José Luís Moral, con il patrocinio della Conferenza Episcopale Italiana, riguarda il Corso per Operatori di Pastorale

Giovanile. Nell’anno accademico 2008-2009 il corso è stato realizzato con successo in Sicilia in collaborazione con l’Istituto Teologico San Tommaso di Messina. La nuova edizione del corso viene promossa dal Servizio Regionale di Pastorale Giovanile della Campania. Con le variegate proposte per la qualificazione degli esperti e degli agenti di pastorale, e con le ricerche e le pubblicazioni dell’istituto e dei singoli membri, l’ITP si trova al crocevia tra un ricco passato e un futuro promettente.

Dalla cattedra: sacerdote e/o docente? mini-ricerca sul sacerdote che insegna n occasione dell’anno sacerdotale, i dottorandi della Facoltà di Teologia (Antosik Marek Slawomir, Bulangunga Kizimba Guillaume, Druszcz Pawel, Kowalski Andrzej, Lee Jin Ok, Lopez Varela Miguel, Manikya Raju Stanislaus, Pace Carlo Maria, Rauti Ivan) hanno presentato lo scorso 13 gennaio un sondaggio svolto da loro tra gli studenti e i docenti dell’UPS dal titolo “Dalla cattedra: sacerdote e/o docente?”. La presentazione è stata divisa in tre momenti più una conclusione fatta dal Decano della Facoltà di Teologia Prof. Giorgio Zevini. Il dottorando Antosik Marek Slawomir ha introdotto le varie parti della presentazione del sondaggio, mentre il dottorando Andrzei Kowalski si è occupato della proiezione dei video. All’inizio sono stati presentati due video: uno con interviste a otto studenti laici e un altro con un’intervista al prof. Zbigniew Formella. Le domande erano state le stesse per tutti e riguardavano il rapporto tra sacerdozio e docenza. La scelta degli studenti è stata casuale. Carlo Maria Pace ha offerto un’analisi sui video e alcune conseguenti considerazioni. Presentando la risposta degli studenti alla prima domanda, e cioè quanto il sacerdozio influisca sulla docenza, sono state evidenziate due tendenze: una minoritaria che afferma che influisce poco o nulla, e un’altra maggioritaria che ne evidenzia la positività soprattutto per le altre competenze che completano la sapienza del docente, e per il lato umano con cui affronta i problemi degli studenti. Rispondendo alla stessa domanda in video, il prof. Formella chiarisce che la “maggiore” competenza dei docenti sacerdoti è dovuta alla loro preparazione teologico-filosofica, mentre la positività del lato umano è dovuta a motivo del loro sacerdozio con i valori, la fede e la visione filosofica che la specificano. Le stesse domande erano state fatte ad altri nove docenti sacerdoti su questionario scritto: i docenti di varie facoltà soprattutto non teologiche sono stati scelti

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I dottorandi della ricerca sui sacerdoti-docenti

di Francis-Vincent Anthony

ipotizzando la loro possibile risposta differenziata. Ivan Rauti ha presentato una breve relazione sulle loro risposte. Alla domanda: “Essere sacerdote e docente, in un mondo sempre più secolarizzato, quali sfide, vantaggi o svantaggi comporta?”, si riscontra una varietà di risposte accomunate dalla la seguente esigenza intellettuale: quella di imparare, sempre meglio, a trasformare i problemi e le contraddizioni del nostro tempo in sfide, poste non solo alla fede in quanto tale, ma anche alla sua ragionevolezza, al suo essere “amica” della scienza, del pensiero, della ragione. Certamente gli svantaggi possono essere diversi, anche a seconda della disciplina insegnata; ma quasi tutte le risposte convergono sul fatto che, invece, i vantaggi provengano da uno stile di vita in consonanza con la fede professata e insegnata. “Il mondo di oggi è una sfida continua all’autenticità della nostra identità”. In tal senso diversi degli intervistati propongono come testimone luminoso don Giuseppe Quadrio, docente di teologia all’UPS, di cui, di recente, il Papa ha riconosciuto l’eroicità delle virtù, proclamandolo Venerabile. Sono stati poi proiettati alcuni brevi video che descrivono il pensiero di Benedetto XVI sul sacerdozio ministeriale (in particolare sui seguenti temi: significato dell’anno sacerdotale, sacerdozio comune e ministeriale, sacerdoti dono a Dio e agli altri, vita spirituale del sacerdote, studio e preghiera nella vita sacerdotale) per confrontarlo con quanto era risaltato dalla sintesi delle interviste. Con questa loro mini-ricerca i dottorandi hanno voluto solo suscitare interesse su questo importante tema sollecitando qualcuno a fare ricerche più approfondite. Per questo motivo hanno preparato una rassegna bibliografica coordinata da Miguel Lopez Varela. Il Prof. Giorgio Zevini ha quindi concluso elogiando la presentazione fatta dai dottorandi e unendosi all’auspicio che qualcuno presto possa proseguire e approfondire la ricerca su questo tema.


uTeologia lontana u

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dalla vita?

di Antonio Escudero

ISTITUTO DI TEOLOGIA DOGMATICA on è raro trovare o sentire espressioni che identificano la teologia con un discorso astratto, risultato di un esercizio speculativo, forse corretto e pure brillante, ma privo di interesse, incapace di emozione e lontano dalla vita. Tali accuse contro la teologia in genere, si concentrano e si aggravano in particolare quando si pensa alla teologia dogmatica. Questa si assimila con troppa facilità alla pura «teoria», che avrebbe l’obiettivo della solidità del ragionamento, per mettersi al livello superiore delle affermazioni inoppugnabili, donde ricavare le conseguenze relative al comportamento, all’impegno, alla preghiera o alla convivenza. Non si può negare che alcuni discorsi corrispondono a questo modello, ma non si tratta delle opere migliori in teologia, e non sono certamente quelle che hanno più significatività nel proprio momento storico e mostrano il vigore maggiore per rinnovare la speranza degli uomini. Il lavoro proprio del teologo si rapporta all’esistenza umana concreta, innanzi tutto nella realtà dell’incontro con Dio e degli spazi nuovi di vita sperimentati. La teologia cristiana è segnata dal riferimento fondamentale a Gesù di Nazareth e all’esperienza da lui proposta e promossa: «Venite e vedrete» (Gv 1,39). Senza questo aggancio alla vicenda originaria della benevolenza di Dio con gli uomini la riflessione deriva, nel migliori dei casi, in pensieri elevati o dottrine suggestive. La teologia – la teologia dogmatica – è legata ancora alla realtà in ragione del terreno sul quale cresce. Il buon teologo è un uomo del proprio tempo, attento alla situazione, con le sue tensioni e le sue possibilità, abile nell’ascoltare le persone e dare espressione e spazio alle loro domande, per entrare in un vero dialogo. Una teologia che non sia proponibile nel presente di chi la esercita, non è sicuramente una buona teologia. La riflessione della teologia dogmatica mira anche all’azione solidale e al futuro per ogni singolo individuo. Non di tratta tuttavia di preparare ricette o produrre norme, ma la teologia non si deve chiudere nel semplice intellettualismo di elaborare concetti o dare definizioni. La comprensione del messaggio cristiano, che la teologia cerca, è proiettata nella condivisione della sollecitudine propria del Vangelo a favore dell’umanità, perché conosca fatti e figure concrete di santità, di giustizia, di amore e di perdono. Nel suo rapporto con la realtà, la teologia dogmatica o sistematica non si propone come «scienza unica», che prescinde, domina o utilizza l’apporto di altre scienze. Sia nell’interpretare che nell’agire i percorsi più umani richiedono il contributo di molti saperi. La teologia non ha la pretesa di annullare ogni

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altro approccio, al contrario lo richiede e lo sollecita. Il vissuto delle persone precede la teologia e la informa, per ricevere in questo modo stimoli, motivi e orizzonti. Il teologo non può ignorare la sua responsabilità storica. Senza presunzione penso di poter dire che la linea fin qui indicata appartiene allo stile di lavoro dell’Istituto di Teologia Dogmatica nell’UPS. La teologia si comprende qui come cammino condiviso e si esercita come servizio. La realtà stessa della facoltà di Teologia e dell’Università offre una situazione idonea per portare avanti simile programma di comprensione del fatto cristiano della salvezza, che la teologia dogmatica assume e presenta. Sul rapporto con la realtà umana e con il nostro mondo è un dato degno di rilievo che gli attuali studenti di teologia dogmatica sono tutti impegnati in situazioni di particolare emergenza: nel lavoro con gli immigranti albanesi, i carcerati, i portatori di handicap, i giovani, le parrocchie di periferia, mentre compiono con responsabilità gli studi e le ricerche. Dai dialoghi e confronti «a scuola» viene fuori il senso della realtà, non come interventi marginali, ma perfettamente aderenti alla riflessione sulla fede in Cristo. Offerte accademiche, corsi, pubblicazioni, temi di licenza e di dottorato, incontri di studio che l’Istituto di Teologia Dogmatica propone, rendono tangibile la convinzione che il discorso teologico deve parlare della vita, perché la vita sia tale.

Gruppo di docenti e dottorandi dell’ITD


uDon Rua e il sacerdozio u

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a cura di Morand Wirth

l 2010 è l’anno in cui la Congregazione dei Salesiani celebra i Cento anni dalla morte del beato Michele Rua, primo successore di Don Bosco. Anche l’Università prende parte alle celebrazioni della ricorrenza con studi e ricerche. In queste pagine in cui la Facoltà di Teologia propone la sua riflessione sulla formazione del sacerdote, ci sembra interessante presentare alcuni aforismi del Beato

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Michele Rua è stato chiamato da Don Bosco a diventare prete: Terminata la scuola nel 1850 presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, Michele pensava di entrare alla manifattura per guadagnarsi da vivere e aiutare la mamma. Ma Don Bosco, che non l’aveva perso di vista, gli domandò se voleva “studiare il latino”. Il ragazzo capì al volo e si dichiarò pronto a fare gli studi necessari per diventare sacerdote. Don Bosco incoraggiò e consigliò il neosacerdote Michele Rua: “Caro figlio, […] molte tribolazioni ti aspettano, ma in mezzo ad esse il Signore nostro Dio ti darà molte consolazioni. Presenta te stesso come esempio di opere buone; sii prudente chiedendo consiglio; fa con costanza ciò che è buono agli occhi del Signore; lotta contro il diavolo; spera in Dio. E per quanto potrò, sarò tutto per te. La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi” (Em I 419). Alcuni sacerdoti non conoscono la dignità del loro sacerdozio: “Il sacerdozio poi è cosa tanto sublime che non bisogna proporre per le sacre ordinazioni se non chi si giudica proprio ben preparato. È una cosa che fa sanguinare il cuore il vedere come alcuni sacerdoti non conoscono l’altezza della loro dignità e si lasciano andare ad azioni indegne del loro carattere” (LC 340). Prima di tutto siamo preti, poi professori: «Non siam noi forse prima preti, poi direttori, maestri, assistenti, ecc.? E come può dirsi prete, se non si procura nel miglior modo possibile, la cognizione di quella che è detta meritatamente la scienza sacra, la scienza-principe per eccellenza del sacerdote?” (LC 113). Per un prete, dopo la pietà c’è il dovere dello studio: “Fra questi doveri, voi lo sapete, vien primo, dopo la pietà, pe’ preti e chierici lo studio della teologia”. “La scienza in un prete, soggiungeva il santo Dottore [Francesco di Sales], è l’ottavo sacramento della gerarchia ecclesiastica” (LC 113). Don Bosco sia il tuo modello di zelo sacerdotale: “Per noi suoi figliuoli pare quasi impossibile rappresentarci Don Bosco se non col volto acceso di santo zelo e colle labbra aperte in atto di ripetere il suo motto prediletto: Da mihi animas, caetera tolle. Credo di non andar errato pensando che anche voi non potete raffigurarvelo altrimenti che quale perfetto modello di sacerdote, immemore di se stesso, intento unicamente a procurare la gloria di Dio ed a guidare un gran numero di anime al cielo” (LC 384-385). Pensa a celebrare bene l’Eucaristia “Permettetemi di ricordarvi che voi, ispettori e direttori, avete […] lo stretto obbligo di correggere i vostri dipendenti che celebrano male e con fretta indecorosa o non

fanno la debita preparazione e ringraziamento” (LC 503-504). “Niuna cosa è piccola quando si compie un’azione così augusta”. (LC 504). Ricordati le parole di San Francesco di Sales sulla Santa Messa: “Ci siano ben impresse nella mente le parole del nostro amabile san Francesco di Sales che scrisse: “Il santo sacrificio della Messa è il centro della religione cristiana, il cuore della divozione, l’anima della pietà, un mistero ineffabile che ci svela l’abisso della carità divina, per cui Iddio si unisce realmente a noi, ci comunica generosamente le sue grazie e favori””. (LC 504). Nel celebrare la S. Messa Don Bosco sia il tuo modello: “Ricordiamo egualmente il contegno così divoto del venerabile Don Bosco durante la santa Messa. Tutti sappiamo che molte persone, pur non sapendo che egli fosse, assistendo alla sua Messa ebbero ad esclamare: “Quel sacerdote deve essere un santo”. Proponiamolo ognora qual modello ai nostri sacerdoti” (LC 504). Il sacramento della Penitenza è una parte essenziale del ministero sacerdotale:“Datosi poscia anima e corpo alla sua mis-sione in pro della gioventù, [Don Bosco] ogni giorno per ore ed ore attendeva a questa che è parte precipua del ministero sacerdotale. Per quante gravi e numerose fossero le sue cure e sollecitudini, nulla mai valse a distoglierlo dall’udire le confessioni de’ suoi cari giovanetti, onde con ragione un illustre scrittore francese non dubitò d’asserire che forse nessun sacerdote udì in confessione cotanti giovani quanti Don Bosco”. (LC 227-228). Nell’educare i giovani pensa ad aumentare il numero dei buoni preti: “Nell’educazione de’ nostri alunni noi dobbiamo mirare ancor più in alto: noi dobbiamo sforzarci di aumentare il numero dei buoni preti e buoni coadiutori, senza di cui la nostra Pia Società non potrebbe compiere la sua missione”. (LC 121). Una delle cose più belle e buone: aiutare un giovane a diventare sacerdote: “Coll’aiutar un giovane a diventar sacerdote si farebbe molto più e meglio che con qualsiasi opera buona, [diceva Don Bosco] ripetendo così le parole di san Vincenzo de’ Paoli, con cui egli aveva tanti tratti di rassomiglianza, che nessuna opera è così bella e così buona quanto l’aiutare a far un prete” (LC 121). Em: G. Bosco, Epistolario. Introduzione, testi critici e note a cura di F. Motto, voll. I-IV, Roma, LAS 1991-2003. LC: Lettere circolari di don Michele Rua ai Salesiani, Torino, Direzione generale Opere salesiane 1965.


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Esterno notte e interni della Biblioteca Don Bosco

Le ricchezze della Biblioteca Don Bosco tante potenzialità, ma con un pizzico di formazione... Il prefetto della Biblioteca Tabarelli: “C’è molto da lavorare ma serve maggiore attenzione all’uso corretto dei servizi bibliografici” “Le potenzialità della nostra biblioteca non vengono sfruttate al meglio dalla nostra comunità accademica. Servirebbe un coinvolgimento e una conoscenza maggiore delle ricchezze in essa contenute e mi permetto quindi, all’inizio di questo 2010, di invitare tutti, dai professori agli studenti, a sfruttare al meglio ciò che essa può offrire. Il mio desiderio è di aprire una finestra sul mondo delle biblioteche nazionali e internazionali”. Questo il caloroso invito che don Giuseppe Tabarelli ha voluto trasmettere attraverso le nostre pagine a quasi un anno dal suo arrivo a Roma come neo-prefetto della biblioteca del’UPS. È stata una piacevole chiacchierata sui desideri, le aspettative e le speranze di un sacerdote salesiano che, dopo 11 anni a Gatchina (San Pietroburgo) come incaricato dell’Editrice Don Bosco e direttore del Bollettino Salesiano in lingua russa, si è improvvisamente trovato a dirigere la biblioteca che 11 anni fa, quando ancora non esisteva il nuovo edificio - i lavori sono stati seguiti dal suo predecessore don Juan Picca - aveva contribuito a rinnovare e informatizzare. Una sfida interessante e stimolante che don Giuseppe vuole affrontare cercando di responsabilizzare l’intera comunità accademica sulle potenzialità della Biblioteca di Don Bosco (BDB).

Stefano Mura

“La nostra Biblioteca ha dei numeri davvero interessanti – afferma don Tabarelli – con 210 posti attrezzati per lo studio nei primi due piani, più altri 100 al terzo piano. La capacità di accoglienza è uno dei punti forza e devo ammettere che ho riscontrato una buona frequenza di visitatori, tra i 90 e i 100 al giorno. Gli ultimi dati estratti dicono che l’offerta cartacea è di 491.644 copie”. Numeri che danno già una prima idea del servizio offerto. Ma per don Tabarelli il problema è che molte persone non hanno una visione completa della biblioteca e non ne intuiscono le potenzialità. “In primo luogo si ricercano i testi presenti, ma è nelle postazioni di studio che si possono conoscere e consultare, attraverso Internet, le numerose risorse telematiche offerte dalle biblioteche con cui l’UPS collabora. È questa la grande forza della nostra Biblioteca”. Cerchiamo di conoscere meglio questa offerta. Accedendo alla homepage della BDB è possibile scegliere tre principali strade. Quella dei “Cataloghi”, quella dei “Periodici” e quella delle “Banche dati”. Scegliendo di partire dai “Cataloghi” è possibile navigare all’interno del catalogo della Biblioteca Centrale Salesiana di via della Pisana a Roma e del Servizio Bibliotecario Nazionale. Allo stesso tempo si può essere reindirizzati al link del repertorio degli OPAC italiani (Cataloghi di biblioteche italiane disponibili via Internet) e accedere così ad altre importanti database bibliografici di tipo pubblico, statale, ecclesiastico, scolastico, universitario o promossi da


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enti di ricerca. Ma le possibilità offerte dal catalogo online consultabile dalle postazioni della BDB è stato pensato anche per rispondere alla multinazionalità che caratterizza il campus universitario dell’UPS. In particolare è possibile accedere al catalogo di una della più grandi biblioteche del mondo, la Library of Congress degli USA, oppure approdare al sito della National Library Websites dove, in ordine alfabetico, dalla A di “Albania” fino alla Z di “Zimbabwe”, si possono visitare centinaia di biblioteche in tutto il mondo. Ultima risorsa, ma solo in ordine di tempo, è quella offerta dal sito dell’ABEI, l’Associazione dei Bibliotecari Ecclesiastici Italiani che, nel corso del suo ventennio di attività, si è fatta promotrice di innumerevoli iniziative tra cui vari corsi di formazione per bibliotecari, redazione di strumenti di lavoro, il “Bollettino di informazione” a cadenza quadrimestrale che pubblica notizie sulle attività e sulla storia delle biblioteche della Chiesa, e la pubblicazione di liste di volumi e riviste doppie per facilitare gli scambi tra le diverse biblioteche sparse nel territorio italiano. Sempre nella sezione “Cataloghi”, sottolinea don Tabarelli, “è presente un rinnovato elenco in formato PDF dei libri doppi che permette alla biblioteca di rendere questa risorsa un bene pubblico consultabile e acquistabile, a prezzi popolari, da un numero considerevole di internauti”. L’altra grande risorsa è invece offerta dalla sezione “Periodici” e come nel caso dei “Cataloghi”, il servizio offerto risponde alla natura multidisciplinare dell’UPS. È possibile infatti consultare riviste e periodici dell’International Journal of Psychoanalysis and Education, oppure accedere alla sezione delle Riviste Teologiche Italiane. Da sottolineare poi la presenza delle banche dati

dell’EBSCO, una azienda internazionale che fornisce all’UPS e ai suoi studenti la possibilità di accedere a riviste online di diversi settori accademici e a un database di più di 300.000 titoli e 78.000 editori di tutto il mondo. Ma se navigare in Internet vuol dire anche poter lavorare comodamente da casa e allontanare così potenziali frequentatori della Biblioteca, è bene ricordare che molte di queste risorse sono accessibili solo attraverso le postazioni interne alla BDB. Questo avviene in particolare nella sezione delle “Banche dati” dove si accede alle risorse di titoli provenienti dai database internazionali più importanti tra i quali quelli dell’ATLA Serials Religion, del Communication and Mass Media, dell’Education Research Complete o del New and Old Testament Abstracts. “Mi accorgo che le potenzialità offerte sono tante e che non è facile muoversi in questo mare di informazioni – prosegue il Prefetto – e sono convinto che le difficoltà dei nostri utenti possano essere affrontate grazie all’istituzione di appositi corsi di formazione. In passato anche il mio predecessore don Picca aveva percepito questa esigenza. Quindi, se è vero che gli studenti svolgono corsi e seminari appositi sulla metodologia delle ricerca, è indispensabile che il corpo docente aiuti e formi le nuove leve anche all’uso corretto dei servizi bibliografici, sia essi cartacei che telematici. Sono disponibile fin d’ora a creare un tavolo di discussione su questo tema con chiunque abbia a cuore la formazione completa dei nostri studenti”. Una richiesta che è anche un monito per tutti gli studenti a conoscere e vivere con più partecipazione il campus universitario e la biblioteca ponendo domande o sollecitando gli stessi docenti nello spirito di interscambio di cui l’Università è sempre stata, in pieno spirito salesiano, una attenta promotrice.


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La “Scuola di comunicazione Don Bosco” compie vent’anni

di Franco Lever

on Bosco, nel raccontare ai suoi figli com’era iniziata la Prof. Franco Lever sua «avventura», ritornava volentieri all’8 dicembre 1841, quando, già pronto per celebrare la messa, sottrasse alle maniere ruvide del sagrestano un ragazzo che aveva il torto di essere povero, solo, senza istruzione, per giunta in sagrestia senza saper servire messa: lo salvò dalle bastonate, lo fece sorridere e guadagnò la sua fiducia. L’episodio rimase nel ricordo di Don Bosco come un evento profetico, una scintilla ispiratrice di tutta la sua missione. Per questo i Salesiani inaugurano le loro iniziative più belle nella festa di Maria Im macolata. Nel 1989 anche l’UPS scelse questa ricorrenza per inaugurare la Facoltà che quest’anno celebra i suoi ven-

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La Madonna della Comunicazione

t’anni. La nuova struttura accademica, eretta ad instar facultatis con il nome di Istituto di Scienze della Comunicazione Sociale (ISCOS), fu anzitutto una risposta positiva alle pressanti insistenze che la Chiesa aveva rivolto alle sue università perché si impegnassero nella comunicazione sociale (dall’Inter Mirifica del 1965, alla Communio et Progressio del 1971, al documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica sulla formazione dei sacerdoti, 1986); ma era anche un frutto autentico del carisma di Don Bosco. Il tema della comunicazione sociale era stato studiato nel 1984 dal Capitolo Generale 22 dei Salesiani, che prese la decisione di avviare nuove forme di presenza in questo campo per essere davvero fedele a Don Bosco: “Vi prego e vi scongiuro di non trascurare questa parte importantissima della nostra missione…”. Così il Rettor Maggiore don Egidio Viganò e il suo Consiglio chiesero all’Università Salesiana di progettare – come iniziativa significativa per celebrare l’anniversario della morte di Don Bosco, il 1988 – una nuova specializzazione rivolta alla formazione di esperti, docenti della comunicazione sociale, con particolare attenzione alla dimensione educativa e pastorale. Il 29 giugno 1988 don Viganò, in qualità di Gran Cancelliere, fece pervenire il progetto elaborato dall’Università al Prefetto della Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, il Card. William Baum: “Le presento, Eminenza, in vista della necessaria approvazione, lo Statuto del nuovo Istituto di Scienze della Comunicazione Sociale, […] che ci piacerebbe anche chiamare “Scuola di Comunicazione Don Bosco”. Il Decreto di approvazione porta la data del 17 dicembre 1988. L’anno accademico 1989-1990 accolse i primi 15 studenti: provenivano da 12 nazioni diverse; metà erano salesiani, l’altra metà sacerdoti diocesani o laici. L’anno successivo divennero 43, poi 58, poi 100. Oggi gli allievi che studiano alla FSC sono oltre 150, di 30 nazioni diverse. In questi vent’anni alcune cose sono cambiate: nel 1998 l’Istituto prese il nome di Facoltà perché completò la sua offerta accademica aggiungendo alla licenza Studenti FSC


Papa Giovanni Paolo II e don Egidio Viganò

e al dottorato il ciclo di baccalaureato; del 2003 è l’adozione del modello universitario europeo con l’adesione al «Processo di Bologna»; nel 2004 la nuova sede, curata in ogni dettaglio per una piena funzionalità didattica. Ciò che dall’8 dicembre 1989 invece non è cambiato è la motivazione profonda che sostiene quanti lavorano nella Facoltà, salesiani e laici, docenti e collaboratori. Alla base c’è la stessa idea forte di Comunicazione, intesa come dimensione che qualifica la vita della persona e della comunità: non solo trasmissione di informazioni, ma promozione di rapporti interpersonali autentici, costruzione della comunità, elaborazione culturale e – di conseguenza – intervento sull’ecosistema in cui viviamo. E la dimensione religiosa ne è l’anima, perché «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio …» (Mt 4,4). Per questa Comunicazione il medium più efficace è la persona: una persona che studia, riflette e pensa (sapere); una persona competente nell’utilizzare gli strumenti e i linguaggi disponibili nel suo ambiente, da quelli tradizionali che conservano la ricchezza di una cultura, a quelli più innovatori (saper fare); una persona cresciuta in autenticità (essere), che contribuisce a rendere il mondo più umano e più giusto. Chi lavora alla FSC è consapevole di trovarsi in una situazione privilegiata. Si incontrano giovani fortemente motivati, provenienti da molte nazioni diverse. Essi, venendo alla «Scuola di Comunicazione Don Bosco», portano con sé progetti e sogni propri, ma anche i progetti delle comunità, delle diocesi, dei gruppi dai quali sono inviati, sostenuti, attesi. E cos’, ogni giorno, si constata che lavorare per loro significa davvero affrontare quella che il Papa Benedetto XVI ha chiamato “emergenza educativa” e che la CEI ha messo al centro del suo Piano pastorale per il prossimo decennio. Perché la comunicazione educa e l’educazione comunica. I primi vent’anni appena passati e la presenza attiva di molti nostri allievi nelle varie nazioni con ruoli significativi (animatori culturali, docenti universitari, direttori di uffici diocesani, di centri di produzione, di radio e di televisioni, di giornali …) attestano che il progetto FSC merita davvero ogni impegno.

Chiavi che sanno di casa di Maria Antonia Chinello ex-allieva ISCOS/FSC

«Ecco le chiavi: c’è da sistemare l’aula espressione». La mia avventura all’ISCOS, ha inizio così: un mazzo di chiavi e l’invito a “fare insieme”. Sono un’ex-allieva delle “prime ore” (1993-1996), quando l’ISCOS era il “misterioso” ISCOS, un oggetto non ben identificato dagli studenti dell’UPS. Le chiavi: penzolavano dalle mani di don Roberto, don Franco, Tone, Emiro; rigonfiavano le tasche di Giacomo; sparivano nei buchi dello sgabuzzino tecnico di Ottavio, venivano depositate nella segreteria di Federica… Ma c’erano sempre, per aprire. Le chiavi sanno di casa. Ed è questo il primo fotogramma, che fa parte della memoria. “Fare insieme”. È legato a un verbo generico il secondo fotogramma della memoria. Ma “fare” all’ISCOS veniva coniugato all’infinito: misurare e moltiplicare gli spazi, arte del convivere e del condividere, stile della reciprocità, ma anche “robustezza e forza” per spostare e sistemare cavi, cubi, luci, mixer, telecamere, proiettori, microfoni e allora la teoria diventava presto pratica. Un aprire e un fare insieme che avvicinava, che mi faceva sentire partecipe di un processo e di un progetto che prendeva forma grazie all’apporto di tutti: professori e studenti, giovani docenti, personale tecnico ausiliario. Apertura e costruire insieme: sono elementi essenziali di ogni comunicazione. Apertura della mente e dello spirito per imparare a fare e ad essere comunicatori di “buone notizie”, per studiare sodo, a volte con il fiato corto e i tempi ristretti per l’incalzare dei programmi (a “quei” tempi gli anni erano “solo” tre). Fare insieme, perché la comunicazione è, allo stesso tempo, contenuto e processo. Gruppi di studio, di laboratorio e di ricerca, ma anche “Cinema ed espressione”, “Settimane dell’esperienza”, “Mediamania!”, Convegno “Mente e Cuore”. Ma dentro il cuore scorre una memoria infinita: dissolvenze di parole, gesti e volti di compagni e professori, amici e amiche. C’è chi è già passato all’altra riva (don William Rabolini, Mario Arosio, Sergio Trasatti, Piero Pratesi, Ugo Ronfani, e poi Giacomo Dominguez, Carlos Stollmeier , Charles, Paul Adrunadra), chi invece è più o meno vicino nello spazio. Montaggi di fatiche e di successi, di mete raggiunte e di valori, idee, convinzioni, di uno stile di “comunicare” nella Chiesa acquisiti. Più di altri, ho la fortuna di tornare ancora non tra le “vecchie” mura, ma tra i cari e vecchi amici. Ed è sempre una festa. Perché l’ISCOS, anche se è diventata la grande ed elegante FSC, è alle origini, come la fragranza di briciole di pane buono, che si tirano fuori dalla bisaccia durante la via.


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l’amarcord degli ex allievi Redazione di Radio Maria Romania

a cura di Renato Butera, ex-allievo ISCOS/FSC

er sei anni ho lavorato in Tanzania per Radio Maria come coordinatrice del network nazionale, costruendo praticamente tutto, dallo studio fino alle torri di trasmissione. Dal 2008 vivo a Würzburg (Germania), dove risiede e lavora mio marito. Ho imparato la lingua e per il momento lavoro come Freelance Journalist in un giornale locale, il Mainpost. Mi occupo della redazione multimediale. Praticamente sto facendo “la giornalista tanzana in Germania”. Sto anche producendo una serie di video: gli “Asumptas Safari” (su www.mainpost.de/asumptas-safari). È un lavoro part-time, ma mi piace molto. Da febbraio sarò a Bonn per collaborare con Radio Deutsche Welle, dipartimento Africa. Ci resto solo per tre mesi, ma spero che mi “trattengano” con un contratto fulltime job. Asumpta Ngonyani (Tanzania)

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n clima di festa, gli ex-allievi della FSC prendono parte alla celebrazione dei 20 della Facoltà con una “foto” della loro esperienza. Balza agli occhi un filo rosso che unisce la varietà dei ricordi e la testimonianza di professionalità realizzate qui raccolte: è il rosso di un aggettivo che esprime appartenenza. Sono testimonianze che hanno la peculiarità della cartolina inviata “da uno di famiglia”. Poche rispetto alla moltitudine degli exallievi e delle ex-allieve di questi primi 20 anni, ma intense e certamente rappresentative di un sentimento che accomuna tutti nella gratitudine.

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Università, lo studio, gli esami sono ricordi lontani e non sempre piacevoli: nessuno degli ex, infatti, vorrebbe rivivere lo stress degli esami o della tesi di licenza. Eppure, ciò nonostante, mi rendo conto che ho lasciato un pezzetto di me stessa all’UPS. Il mio percorso universitario è stato abbastanza difficile. Non avendo una borsa di studio ero costretta a lavorare. Alcuni professori pensavano che mi fossi inventata la scusa del lavoro per non studiare. Dicevano: “Il lavoro impedisce lo studio”. Eppure dovevo pagare tasse e affitto! Mi sono laureata. Anche la gavetta, in Polonia, è stata dura. “È una strada in salita!”, dicono, e adesso capisco perché: per avere una bella vista bisogna arrivare in alto. Tirocinio alla TV Polacca e alla RAI, affascinata dal mestiere di giornalista. Tesi sul presentatore TG, sotto la guida del prof. Preziosi. Pubblicavo qualche articolo. “Bisogna scrivere sempre, - dice Bruno Vespa - pubblicare dovunque, solo così si diventa giornalista”. La strada è difficile, specie per noi laici, ma da qualche parte si arriva. Attualmente collaboro con sette riviste, tra cui l’edizione polacca di “Famiglia Cristiana” e del “Messaggero di Sant’Antonio”. Da cinque anni seguo il processo di canonizzazione del Venerabile Giovanni Paolo II come redattrice di Totus Tuus. Sono innamorata del mio lavoro. Ho pubblicato due libri e ne sta per uscire un terzo. Da poco collaboro con la televisione per la quale ho prodotto alcuni programmi. Un solo consiglio agli attuali laureandi: fate tanta pratica! Aleksandra Zapotoczny (Polonia)

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miei cinque anni all’FSC sono stati anni di crescita culturale e umana e di grandi e importanti cambiamenti. I punti di forza della nostra Facoltà risiedono nella possibilità di un confronto continuo e costruttivo con gli altri e nella condivisione delle proprie esperienze in un ambiente familiare. Non mi sono mai sentito come un “contenitore vuoto” da riempire ma parte di un processo di comunicazione “circolare” in cui il professore mette a disposizione degli studenti la propria esperienza e conoscenza. Ciò è possibile solo se è presente, in chi insegna, una buona capacità di ascolto. Finiti gli studi ho deciso di puntare sulla musica. Avevo compreso in profondità la musica che ho ascoltato, studiato e amato per anni: il jazz. Ora la musica è anche il mio lavoro. Grazie a chi ha contribuito alla fondazione e all’evoluzione della FSC. A loro dico: «Non perdere mai lo spirito che ha caratterizzato la nascita di tutto ciò! Non guardare al passato con nostalgia, ma sii sempre consapevole di quella “spinta iniziale” che ha dato vita a ciò che ora si chiama FSC. Fa’ in modo che quell’entusiasmo sia ancora presente e visibile a chi varca la soglia d’ingresso della Facoltà. E se dovesse sorgere qualche dubbio sulla bontà di quanto stai facendo, pensa a come stavano le cose e al loro sviluppo per i prossimi vent’anni!». Giovanni Candia (Italia)

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o concluso gli studi nella nostra facoltà da 5 anni. Dico “nostra” perché parte di me è rimasta là, e una parte la porto dappertutto, dove vivo, dove lavoro, dove condivido la gioia di essere figlio di Dio insieme agli altri. Arrivato in Romania ho cominciato a insegnare ‘comunicazione e uso dei media’ in un liceo, poi in una facoltà. Ho preso anche la responsabilità di un oratorio e iniziato il progetto Radio Maria in Romania di cui da 4 anni sono direttore responsabile. In radio ho potuto mettere in pratica tutto quello che ho imparato e l’ho fatta diventare un laboratorio educativo e professionalizzante secondo lo spirito di Don Bosco. Vi fanno volontariato molti ragazzi che realizzano da soli programmi radiofonici. Altri poi hanno partecipato a un concorso di cortometraggi organizzato dall’UNICEF… Sono stati premiati. Non c’è gioia più grande che condividere con altri quello che altri hanno condiviso con te. Dorel Popovici (Romania)

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opo la tesi (tre anni fa), insieme al mio vescovo abbiamo pensato di portare avanti la problematica dell’educazione ai media. Andai a Parigi, al Centro di ricerca sull’educazione ai media e all’attualità (Credam) della Sorbonne Nouvelle che ha pubblicato alcuni lavori fatti con il gruppo di ricerca. In questi ultimi giorni ho pubblicato un mio libro in cui riprendo e amplio i risultati della mia tesi di dottorato. Vi cito anche i professori Nanni, Pellerey e Pasqualetti. Adesso mi sto preparando a tornare a casa dove sono stato nominato direttore dell’ISCOM, l’Istituto Superiore di Comunicazione dell’Università Cattolica dell’Africa Occidentale (UCAO) a Abidjan (Costa d’Avorio). Non dimentico ciò che rappresenta per me l’UPS e, soprattutto, la nostra facoltà di comunicazione. Francis Barbey (Costa d’Avorio)

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ono una religiosa delle Suore Francescane dei Poveri. Oggi sono responsabile delle comunicazioni per la nostra Congregazione e per “Francescane con i Poveri Onlus” in Italia. Inoltre mi dedico alla consulenza e alla realizzazione di siti di Congregazioni Religiose. Il dono più grande che ho ricevuto dalla FSC è stato capire che la comunicazione è essenzialmente relazione. Un suggerimento: il nostro compito non è solo “fare” al meglio, ma “essere” promotori di comunicazione, capaci di ascoltare, entrare in relazione e valorizzare coloro con cui condividiamo esperienza e vita. Giannica Selmo (Italia)

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orrei condividere con voi due esperienze. La prima: il clima che si respira all’UPS e in particolare nella nostra facoltà. Arrivando mi sono detto: “Meno male: un’università pontificia dove non si ha l’impressione di essere fuori dal mondo!” Per fortuna non è stata solo un’impressione. La cosa più bella? La “mentalità inclusiva” che si riconosce nelle proposte accademiche e nello stile dei docenti, nelle iniziative extra-scolastiche e nella costante costruzione di rapporti all’insegna della familiarità, dell’amicizia e della partecipazione, al di là delle differenze e delle divergenze. Cose del genere lasciano il segno. La seconda, ha una connotazione più personale e quindi è più difficile da raccontare. In facoltà ho trovato non soltanto professionalità, ma l’occasione di riportare a casa una parte di me che avevo lasciato indietro da anni, una delle esperienze più profonde e liberanti di questo periodo della mia vita... Luigi Gritti (Italia)

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o avviato un programma alla Radio intitolato Mensiyin (I dimenticati) dove uso tutte la tecniche della comunicazione: far veder, far sentire, collegare i fatti concreti con la dimensione religiosa. Invio un messaggio semplice, chiaro, diretto. E tanta musica. Il programma è diventato un ponte tra ricchi e tante persone povere. Ogni venerdì mattina vi mando in onda la voce della gente che vive in condizioni difficili (senza mai fare nomi), racconto i loro problemi. In un anno abbiamo raccolto oltre 500.000 dollari investiti a favore delle famiglie più bisognose. Più di 500 volontari si sono impegnati a pagare ogni mese tra i 20 e i 100 dollari per i poveri. Ho anche avviato un centro di produzione video di impegno sociale e religioso: si chiama Cinechrist e stiamo per aprire anche una webTV: www.tvcharity.org. È una bella sfida da affrontare, ma con il Signore le cose vanno sempre bene! Jean Abou Khalife (Libano)

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inita la licenza sulla canzone d’autore, mi dicevo: “Che c’azzecca questa tesi con la mia vita futura?”. Sarei ritornato a Pomigliano d’Arco forse all’Ufficio diocesano di Comunicazione. L’anno successivo mi iscrivo al corso Anicec per animatori di Pastorale della comunicazione sociale, e mi ritrovo proiettato nel mondo della Media Education. Quindi Master in “Strategie e tecniche di Media Education“ presso la FSC della Sapienza con una tesi finale sulla canzone come mezzo di formazione dei ragazzi. Incomincio a organizzare per “Scuole aperte”, iniziativa della regione Campania, proposte formative sul tema della legalità. All’istituto Tecnico di Marigliano produciamo un Talk Show dal titolo “Forti senza violenza”. Non credevo ai miei occhi: una volta provvisti i ragazzi dei mezzi necessari diventavano educatori di sé stessi. Adesso ho in cantiere un progetto con un gruppo di ragazzi della parrocchia desiderosi di imparare a scrivere canzoni. Tema comune è la legalità. Le canteranno il 18 marzo in ricordo di don Peppino Diana, sacerdote vittima dei casalesi. Domenico Iervolino (Italia)

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ono docente alla Facoltà di Teologia dell’Università Statale a Opole (Polonia), responsabile della Cattedra di Omiletica, media e comunicazione. Insegno anche Introduzione al cinema presso l’Istituto di Scienze Politiche dell’Università. Ritornando in Polonia ho scoperto un terreno poco coltivato: la teologia del cinema. Scrivo e pubblico diversi testi sull’argomento: critiche cinematografiche per riviste, articoli e saggi, libri. Non manca l’impegno formativo con tirocini o corsi per insegnanti e catechisti. Di recente ho partecipato al Festival Internazionale del Cinema di Bratislava, dove ho presieduto i lavori della Giuria ecumenica. Tutto ciò sarebbe impossibile senza l’ISCOS, i suoi docenti, l’esperienza che mi ha aperto a diverse dimensioni della comunicazione! Marek Lis (Polonia)

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ono direttore del Centro Culturale Bocca Della Verità della Chiesa Greco Melkita Cattolica a Roma. Mi rendo conto della responsabilità assunta, ma sono orgoglioso di poter mettere in pratica conoscenze ed esperienze acquisite nel corso degli studi alla FSC. Ricordo il momento in cui sono stato accolto … dopo aver attraversato tutta Roma. Allora abitavo nella zona di Boccea ed ero disperato, non sapevo dove andare. Mi sono sentito dire: “Va bene, porta i tuoi documenti”. Non credevo ai miei occhi, perché finalmente mi sono ritrovato! Man mano che andavo avanti con lo studio, i corsi mi prendevano, ero pieno di entusiasmo e passione, mi accorgevo che non solo era la mia strada, ma mi trovavo nel posto migliore per seguirla.. Avevo la certezza che la mia scelta era stata giusta: la Facoltà era fatta da persone che spendevano la loro vita per questa missione. Naman Tarcha (Siria)

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o concluso gli studi nel 2001. La Facoltà mi ha aperto a un mondo appassionante. Giudico molto positivamente la relazione tra docenti e allievi e tra compagni di corso; e le prospettive aperte dalle materie studiate, i professori, le attività svolte, ecc. Da quando ho finito gli studi ho avuto la fortuna di lavorare a tempo pieno nel campo della comunicazione.Sono il delegato nazionale di comunicazione dei salesiani in Spagna e dirigo il portale-web www.donbosco.es. Inoltre insegno comunicazione ai salesiani in formazione e animo corsi e conferenze per educatori, genitori, animatori, ecc., specialmente in relazione alle nuove tecnologie. Da due anni lavoro anche per TVE (la televisione nazionale), nel programma El Día del Señor (Il giorno del Signore), dove realizzo reportage su temi ecclesiali e organizzo la messa domenicale trasmessa dalla televisione pubblica. Javier Valiente (Spagna)

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opo essermi laureata nel 2006, ho frequentato un corso di “teoria e tecnica della fotografia nello sport” che, in parte, ha gettato le basi al mio futuro. Oggi mi realizzo nella fotografia, sportiva e non. Mi sono approcciata allo studio della comunicazione forse con troppa poca convinzione e non sapevo esattamente cosa aspettarmi. È un caso di quelli in cui non sei tu a scegliere la strada, ma lei a scegliere te. Tra i corsi mi sono ritrovata a seguire “Teoria e tecniche dell’immagine”… È stato subito amore. Vuoi le uscite a Villa Ada, con il prof., vuoi la passione che usciva dal suo modo di fare didattica: sono stata catturata da un mondo nuovo che continuo a fare mio. Del mio percorso non cambierei nulla! Sentirsi seguiti e cercati dopo anni ne è la prova. Il teatro è poi l’altra metà di vita. Oltre a farlo con la mia compagnia che poi è diventata anche un po’ famiglia (ci ho trovato il marito), lo faccio con i bambini a scuola, materna ed elementare. Pamela Lippolis (Italia)

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opo venti anni pieni di esperienze professionali (copywriter, direttore creativo e strategic planner) e l’insegnamento svolto all’interno di un ateneo religioso, decido di ritornare agli studi. L’incontro con la Facoltà è stato spiazzante grazie agli spazi e alle attrezzature, ai docenti e ai colleghi, agli insegnamenti e alle continue iniziative di riflessione e approfondimento. Adesso posso dire di essere una persona diversa. Nella FSC ho sperimentato l’accoglienza unita a un rigoroso approccio metodologico, forse inconsueto anche per gli Atenei più rinomati, pubblici o privati. Mi sono sentita accolta e parte integrante di una comunità che si interessa di comunicazione nonostante le differenze anagrafiche, culturali, etniche, scientifiche e professionali. La Facoltà ci ha ascoltati e spronati alla partecipazione, alla cittadinanza attiva, alla co-costruzione di quanto va formandosi all’interno di un gruppo, conscia che è questo a fare la differenza in termini di vita accademica. Tante altre cose sorprendono in questa piccola realtà fatta di eccellenze al riparo dai riflettori: Religion Today Film Festival, i seminari sul giornalismo, gli incontri per i dottorandi, le proiezioni, le presentazioni di libri, i dibattiti. L’immagine è quella di un fermento culturale vivo, intenso e sempre gioioso. Simonetta Blasi (Italia)

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Studenti FSC


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Il Consigliere della Formazione don Fabio Attard tra il direttore di Nave e il prof. Paolo Zini

Centro di Formazione salesiana di Nave

di Paolo Zini, Preside e docente del Centro Paolo VI

La Casa Salesiana - Oggi l’Università Pontificia Salesiana è presente a Nave, in provincia di Brescia, con un Centro di studio affiliato alla Facoltà di Filosofia. Il Centro è istituito presso l’Opera salesiana di Nave, fondata nel 1938 e sede di un Liceo per neo-professi fino al 1974 e di un’accoglienza per aspiranti dal 1971 al 1981. La casa salesiana di Nave ha conosciuto una significativa riqualificazione quando, mantenendo la sua fisionomia di struttura formativa, nel 1981 è divenuta comunità di Postnoviziato. Dal 1983 il Centro di Studio, intitolato a Paolo VI e destinato alla formazione filosofica e pedagogica dei postnovizi, ha ottenuto l’affiliazione all’UPS. A fronte delle esigenze e finalità del biennio universitario di formazione, la comunità di Nave, grazie all’attenta e generosa collaborazione dell’Ispettoria salesiana ILE (Ispettoria Lombardo-Emiliana), ha provveduto all’ammodernamento degli ambienti destinati ai confratelli docenti e studenti e alla Biblioteca; sono state sviluppate le dotazioni accademiche multimediali e informatiche, e incrementato il patrimonio di riviste specializzate e di volumi per la consultazione e lo studio che ora raggiungono il numero di 75.000. Gli Studenti - Il Centro salesiano di studio «Paolo VI» si trova oggi al suo ventinovesimo anno di vita. L’attività accademica ha interessato in questi anni 533 giovani salesiani e di altre congregazioni presenti nella diocesi di Brescia - che hanno potuto consolidare presso il biennio affiliato all’UPS la loro formazione filosofica e pedagogica; di questi, 413 hanno conseguito il titolo accademico di Baccalaureato in filosofia. Il postnoviziato di Nave ha accolto giovani confratelli delle ispettorie d’Italia, della MOR, della Slovacchia, della Delegazione ucraina. Pure la Congregazione dell’Oratorio dei Padri di San Filippo Neri e la Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth di Padre Piamarta hanno iscritto al Centro di studio Paolo VI alcuni dei loro giovani in formazione. Quest’anno gli studenti sono 26: 25 salesiani e 1 giovane della Congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri. Tra i salesiani, 7 sono ucraini, 1 rwandese, 1 rumeno, e 16 italiani.

L’Offerta Formativa L’attività del centro «Paolo VI» è Studenti in regolata anzitutperformance to dal piano di teatrale studi previsto per il ciclo istituzionale di Baccalaureato dalla Facoltà di Filosofia dell’UPS; particolare cura è posta nell’integrazione delle discipline filosofiche con le discipline pedagogiche e le scienze umane. Significativa è pure l’attenzione dell’offerta formativa all’impronta carismatica salesiana, assicurata dalle discipline specifiche opportunamente previste dal piano di studio. La condivisione quotidiana dell’esperienza comunitaria tra gli studenti e la quasi totalità dei docenti ha permesso in questi anni di operare importanti scelte didattiche, maturate in forme di tutorato e di cooperative learning, che assicurano il monitoraggio dei processi di apprendimento e il sostegno personalizzato offerto agli studenti più in difficoltà. L’offerta formativa comprende pure la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio e delle sue iniziative culturali; la programmazione accademica prevede annualmente la visita a una città d’arte italiana secondo un accurato programma attento alle dimensioni culturale, comunitaria e spirituale dell’esperienza. L’Inserimento nel Territorio - Gli studenti salesiani del Postnoviziato sono fortemente inseriti nel tessuto civile ed ecclesiale del territorio; il servizio oratoriano, l’animazione di attività educative, l’offerta di momenti di formazione assicurano uno scambio fecondo che apre l’esperienza formativa alle istanze giovanili e permette ai giovani della zona di beneficiare dell’impegno pastorale dei postnovizi. Investimenti sempre più significativi, in quest’ottica, sono stati riservati dalla comunità all’allestimento di un musical che ogni anno, in occasione della festa di Don Bosco, impegna tutti i giovani salesiani e registra una considerevole partecipazione di pubblico dalle parrocchie e dalle case salesiane del nord Italia. Proprio la robustezza della formazione culturale tipica di un contesto accademico consente a questi musical di nascere come competenti espressioni della passione salesiana per la comunicazione educativa e la testimonianza vocazionale. La comunità salesiana di Nave


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a cura di Renato Butera

Studenti e docenti FdF

FILOSOFIA Giornata dei curricoli Giovedì 19 novembre 2009, studenti e docenti hanno vissuto la giornata di Facoltà. Nella prima mattinata, ci si è recati nell’aula Paolo VI per incontrare il Papa Benedetto XVI insieme agli studenti di tutte le Università Pontificie di Roma. Successivamente il gruppo si è ritrovato presso il ristorante Terminal Gianicolo per il pranzo e un momento di agape fraterna. Nel pomeriggio c’è stato un momento di preghiera presso la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, sede della prima Università di Roma, in cui si sono ricordati i professori defunti della Facoltà. Ha fatto seguito la visita al Senato della Repubblica che ha aiutato a prendere coscienza dell’importanza di un ragionamento rigoroso e intellettualmente onesto per decidere scelte e azioni volte al bene comune. La presenza degli studenti, religiosi che laici, così come la partecipazione informale dei docenti, ha fatto respirare quel clima di fraternità che caratterizza lo stile di vita dei Salesiani di Don Bosco. L’esperienza è risultata molto gradita, in quanto ha aiutato gli studenti a rafforzare il senso di Chiesa, a conoscere aspetti nuovi dei docenti e a sentirsi tra di loro compagni di un medesimo cammino, la ricerca della verità nel dialogo tra fede e ragione. di Giancarlo D’Ercole

Nuovo libro del prof. Abbà Nel pomeriggio di mercoledì 25 novembre 2009, si è svolta la Tavola rotonda dal titolo “Come conoscere in che modo ‘vivere bene’? La costituzione epistemica della filosofia morale”, organizzata dalla Facoltà di Filosofia dell’UPS e dalla Sezione di Roma della Società Internazionale Tommaso d’Aquino (S.I.T.A.) all’interno della “Settimana Culturale della Filosofia”. Nel corso dell’incontro è stato presentato il volume del prof. Giuseppe Abbà (docente della Facoltà), dal titolo Costituzione epistemica della filosofia morale. Ricerche di filosofia morale - 2 (LAS, Roma 2009). Lo stesso autore è intervenuto al dibattito che ha caratterizzato la seconda parte del programma. Dopo l’indirizzo di saluto da parte del Rettor Magnifico prof. Carlo Nanni, sono stati proposti gli interventi del prof. Aldo Vendemiati (Pontificia Università Urbaniana, Facoltà di Filosofia), Il senso dell’interrogativo “Come conoscere in che modo ‘vivere bene’?”; del prof. Martin Rhonheimer (Pontificia Università della Santa Croce, Facoltà di Filosofia), Il rapporto con

le prospettive etiche contemporanee; del prof. Paolo Carlotti (UPS), Il rapporto con la teologia morale; del prof. Armando Savignano (Università di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia), Il rapporto con l’etica applicata, soprattutto la bioetica; del prof. Angelo Campodonico (Università di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia) che ha ripreso lo stesso argomento proponendo la sua visione. La Tavola rotonda si è conclusa con un breve ringraziamento da parte del Decano, prof. Mauro Mantovani, che è seguito al dibattito moderato dal prof. Elvio Fontana, Segretario della Sezione di Roma della Società Internazionale Tommaso d’Aquino.

Ciclo di lezioni su don Demaria Con la lezione introduttiva tenuta da Oliviero Riggi dal titolo Tommaso Demaria: la biografia, si è aperto il ciclo di lezioni organizzato dalla Facoltà di Filosofia e dall’Associazione Culturale “Nuova Costruttività”, ciclo che è stato intitolato: Il pensiero filosofico di Tommaso Demaria, sdb. La metafisica realistico-dinamica strumento per la realizzazione di un nuovo modello sociale. Le lezioni, cui partecipano gli studenti del corso FA0160 (Filosofia della storia) e che sono aperte a tutti gli interessati, intendono presentare gli spunti più interessanti di riflessione emergenti dalla prospettiva “din-ont-organica” nei suoi riflessi educativi, culturali, sociali, economici ed ecclesiologici. Le ultime lezioni sono state tenute dai proff.: Giuseppe Tacconi, Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Verona; Giulia Curri, Centro Ricerche Teologiche e Metafisiche di Verona; Roberto I partecipanti alle Giornate di Studio su don De Maria

Il prof. G. Abbà, Xxxxxx e il prof. M. Mantovani


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Roggero, Centro Ricerche Teologiche e Metafisiche di Verona; Donato Bagnardi, Docente presso il Liceo “Galileo Galilei” di Monopoli; Alessandro Cortese, Associazione “Nuova Costruttività”; Luca Cipriani, Centro Ricerche Teologiche e Metafisiche di Verona; Antonella Mele, Associazione Culturale “Nuova Costruttività”; Lorenzo Leuzzi, Ufficio di Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma; Piergiorgio Roggero, Centro Ricerche Teologiche e Metafisiche di Verona; giovedì 14 gennaio; Mauro Mantovani, Facoltà di Filosofia dell’UPS; Nicola Mele, Associazione Culturale “Nuova Costruttività”; Oliviero Riggi, Facoltà di Filosofia dell’UPS.

Corso su “Economia, Etica e Finanza” Giovedì 18 febbraio 2010, in corrispondenza con i giorni di inizio delle lezioni del II semestre dell’anno accademico 2009/2010, ha preso avvio il primo corso di Economia, Etica e Finanza (FA0333, 5 ECTS) tenuto presso la nostra Istituzione accademica. Le lezioni si svolgono ogni giovedì pomeriggio. A tenere i corsi sono: Mons. Mario Toso (Segretario della Pontificia Commissione Giustizia e Pace); la prof.ssa Alessandra Smerilli (Docente di Economia politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma); il prof. Luigino Bruni (Docente di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, Firenze); il dott. Antonio Fazio (già Governatore della Banca d’Italia e Dottore honoris causa in Teologia morale sociale presso l’UPS). Il corso si propone di fornire agli studenti gli strumenti culturali e teorici per orientarsi nel dibattito attuale su etica ed economia. In particolare, la teoria Il dott. Antonio Fazio sarà affrontata dalla prospettiva nota come “Economia civile”, che si caratterizza per un impianto personalista e relazionale. Le lezioni, oltre che per gli iscritti alla Facoltà di Filosofia, cui il corso è stato regolarmente incluso nel proprio piano di studio, sono aperte a tutti gli interessati.

Visita al Centro studi di Ibadan Dal 27 al 30 gennaio 2010 il Decano della Facoltà, don Mauro Mantovani e il Segretario Generale, don Jaroslaw Rochowiak, hanno visitato il Don Bosco Institute di Ibadan, Nigeria, in vista dell’avvio del processo di affiliazione del Centro studi alla Facoltà di Filosofia. Fondato nel 2005 come Postnoviziato, il Centro studi ha comin-

Gli studenti di Ibadan. Al centro il prof. M. Mantovani e don J. Rochowiak. In basso don R. Castiglione

ciato ad offrire prima un corso biennale di studi filosofici che dal 2007 è diventato triennale e ha assunto sempre più le caratteristiche tipiche richieste per il grado di Baccalaureato in filosofia. L’attuale responsabile degli studi è don Roberto Castiglione, exallievo della Facoltà. Attualmente gli studenti sono circa una sessantina, non solo salesiani ma anche religiosi di altre congregazioni, ed alcuni laici.

SCIENZE DELL’EDUCAZIONE Edizione spagnola del Dizionario di Scienze dell’educazione Nei primi mesi dello scorso anno 2008 è stata pubblicata la seconda edizione del Dizionario di Scienze dell’educazione, promossa dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS per i caratteri della Editrice LAS della stessa Università. L’edizione usciva a 10 anni dalla prima fortunata operazione formativo-editoriale allo scopo di recuperare gli sviluppi che le scienze educative avevano conseguito. Di conseguenza il dizionario veniva aggiornato e arricchito con l’inserimento di nuove voci, la rielaborazione di alcuni testi e soprattutto l’aggiornamento della bibliografia. Il valore dell’opera era ancora assicurato dalla partecipazione di studiosi, specialisti ed esperti dell’UPS e di altre università italiane e straniere. Lo scorso 2 dicembre è stata presentata a Madrid la versione spagnola del Dizionario (Diccionario de Ciencias de la Educación. Edición española coordinada por José Manuel Prellezo García, Madrid, Editorial CCS, 2009, 1231 págs.). Non si tratta della semplice traduzione dell’edizione italiana. Sin dal nascere dell’idea, FSC dell’UPS (rappresentata da José Manuel Prellezo, che ne ha coordinato l’edizione) e l’Editoriale CCS di Madrid scartarono la possibilità della esatta traduzione, “più fattibile ed


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economica – secondo quanto afferma Prellezo – ma certamente meno utile e corrispondente alle esigenze e necessità del pubblico a cui è destinato”. Esce così una edizione non solo in lingua spagnola ma aggiornata e adattata a destinatari di lingua e cultura ispanica (Spagna e America Latina). Destinatari prioritari del Dizionario sono gli studenti di Scienze dell’educazione e della formazione delle facoltà universitarie e delle scuole superiori. Ma è uno strumento utile per docenti, educatori, genitori e, in generale, per quanti sono interessati ai problemi educativi e scolastici – giornalisti, politici, sindacalisti – a diverso livello e in differenti contesti. Inoltre, ricercatori e studiosi dell’educazione e della formazione vi possono trovare suggerimenti e piste feconde di investigazione. Il Dizionario è certamente un’opera documentata e rigorosa dal punto di vista scientifico e allo stesso tempo uno strumento di lavoro e di consultazione serio e scientificamente qualificato. In questo senso, intende informare dello stato attuale degli studi e della ricerca in riferimento all’argomento o al soggetto trattato. Con pieno rispetto alla serietà scientifica, lo stile dei contributi si sforza di essere chiaro, evitando, il più possibile terminologie eccessivamente tecniche che solo gli esperti potranno conoscere. Nel delicato compito di aggiornamento e adattamento, sono stati puntualizzati e seguiti i seguenti criteri: rispetto dei contenuti, della struttura e della focalizzazione generale dell’opera originale, accolti favorevolmente dagli utenti delle due edizioni italiane. L’introduzione di voci nuove autori e temi significativi nell’ambiente di lingua spagnola (tra gli autori Josefa Amar y Borbón, Víctor García Hoz, Pedro Roselló, José Pedro Varela; tra i temi Carácter propio de un centro educativo, Editorial escolar, España: sistema educativo, Institución Libre de Enseñanza, ecc). Completamento di determinate voci tematiche esistenti nell’edizione originale italiana con l’introduzione di informazioni relative alla situazione ispanofona (tra l’altro Asociaciones pedagógicas, Educación y género, Enseñanza de la Religión, Escuela Católica, Medios didácticos, Inspección de enseñanza, ecc.). Sostituzione delle traduzioni italiane citate nel testo e nella bibliografia con le corrispondenti spagnole, e sempre con versioni serie e affidabili. Aggiunta nella bibliografia di ciascuna delle voci del titolo di alcune pubblicazioni significative e recenti in spagnolo. Riduzione e riadattamento delle voci, in accordo con gli autori. Pur trattandosi di un Dizionario e non di una enciclopedia, si è voluto che ciascuna voce fosse essenziale e sintetica. La bibliografia che correda ciascuna voce è però una valida pista per ulteriori approfondimenti. Nella redazione delle voci (circa 1500) hanno collaborato 203 esperti, appartenenti a 60 università o centri superiori di 15 diverse nazioni.

Lectio magistralis del Prof. Cuvo Il 20 novembre 2009 scorso, si è tenuta all’UPS la Lectio Magistralis del prof. Anthony J. Cuvo promossa dall’Istituto di Psicologia della FSE in collaborazione con l’Istituto Walden e la Lega del Filo d’Oro. Il titolo della riflessione proposta dall’illustre professore della Southern Illinois University (USA) è stato: “L’intervento sui disturbi pervasivi dello sviluppo nelle disabilità gravi e pluriminorazioni”. Il direttore dell’Istituto, prof. Zbigniew Formella, ha aperto i lavori con il suo saluto e l’impostazione del pomeriggio di studio. Hanno fatto seguito l’introduzione del prof. Carlo Ricci (direttore dell’Istituto Walden e docente dell’Istituto di Psicologia). Quindi l’intervento del prof. Anthony J. Cuvo che ha illustrato come si possa lavorare e intervenire sul disturbo dell’Autismo. Gli interventi di Luigi Giacco (Lega del Filo d’Oro) su “Implicazioni negli ambienti di vita quotidiana, famiglia e scuola”, e di Chiara Magaudda (Istituto Walden) su “Implicazioni nei programmi di intervento precoce ABA”, hanno infine permesso di avere una panoramica italiana del fenomeno della disabilità e dei relativi interventi. Il tema oggetto della lezione magistrale affronta una tematica di particolare rilievo per coloro che operano quotidianamente a favore delle persone con disabilità gravi e pluriminorazioni. I disturbi pervasivi dello sviluppo si presentano spesso in co-morbilità con tali condizioni, e il loro trattamento rappresenta una delle principali sfide per l’operatore, la famiglia e i contesti di vita quotidiana. Un punto su cui è fondamentale fare attenzione è, secondo il prof. Cuvo, la “motivazione”, aspetto che più volte ha ripetuto durante la sua dissertazione, perché necessaria per ogni intervento efficace. Il Prof. Anthony Cuvo, Ph.D., è dottore in psicologia (Kent State University, 1967), e alla University of Connecticut (Ph.D. Child e Developmental Psychology), è un membro della American Psychological Association (Behavior Analysis, and Mental Retardation and Developmental Disabilities division), l’American Psychological Society, e della American Association of Mental Retardation. È stato presidente della Mid-American Association for Behavior Analysis. Ha lavorato come psicologo clinico nelle scuole pubbliche in Pennsylvania e in Mansfield Training School, nel Connecticut prima di divenire professore alla Southern Illinois University nel 1973. Ha fondato il Centro per l’Autismo in Illinois. L’opportunità di avere ascoltato in persona Anthony Cuvo, uno dei massimi esperti in campo internazionale su questo argomento, ha permesso di avere importanti spunti di riflessione, indicazioni operative ed esemplificazioni di buone pratiche che sono Prof. Anthony Cuvo


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state molto apprezzate dai numerosi (più di 400) partecipanti all’evento, provenienti dalla SISS, da diverse Scuole di Specializzazione (UPS, IFREP, Istituto Walden), e da altre realtà dell’UPS. Al termine dell’incontro è intervenuto il prof. Carlo Ricci che ha offerto interessanti spunti di riflessione, sugli orientamenti futuri.

Dinamiche oratoriane “Dalla parte di … Giovani e adulti interpellano il responsabile dell’Oratorio” è il titolo del Seminario che chiude il Master I° livello per responsabili-coordinatori di oratorio. Il Master – nato dalla collaborazione tra l’Istituto di Metodologia pedagogica della Facoltà di Scienze dell’Educazione, il Centro Salesiano di Pastorale Giovanile (CSPG) e la Federazione SCS/CNOS Salesiani per il sociale – ha avuto una durata di 15 mesi (ottobre 2008 – dicembre 2009), per complessive 1500 ore lavorative (60 ECTS), con un incontro mensile di due giorni infrasettimanali e una settimana intensiva nel periodo estivo (luglio 2009). Il Seminario che lo chiude, ha avuto luogo lo scorso 22 febbraio. Ha aperto i lavori il prof. Vito Orlando (direttore del Master), a cui hanno fatto seguito i saluti del Rettore prof. Carlo Nanni, e del Presidente della SCS/CNOS don Domenico Ricca. Quindi don Luigi Perrelli, Presidente del CNOS e Segretario CISI, ha proposto la sua riflessione dal titolo: L’oratorio e il “cuore oratoriano” nell’esperienza educativa salesiana. Di seguito, la prof.ssa Francesca Busnelli ha presieduto l’apertura del Seminario. Tra gli intervenuti il programma ha previsto quello di un “Adulto” dal titolo: Alleanze educative nell’oratorio e nel territorio. Il coinvolgimento degli adulti nell’attività educativa oratoriana, a cui ha fatto seguito la riflessione del dott. Studenti UPS

Giovanni Pizzuti (Incaricato del volontariato della Caritas di Roma) dal titolo “Oratorio aperto alla strada”. Dopo è stato il turno dei giovani animatori che hanno “interpellato” il responsabile dell’Oratorio con una “provocazione” dal titolo: Valorizzare la risorsa giovani e rispondere alle loro attese. Quindi don Guido Lucchiari (Incaricato del CTG - Rovigo), ha proposto la sua “Risposta” a “giovani e adulti per la costruzione di alleanze educative”. Dopo questa fase sono intervenuti i partecipanti al

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Seminario, quindi sono stati presentati i due modelli di Oratorio elaborati dai partecipanti. Il prof. Giancarlo Cursi, coordinatore del Master, infine, ha chiuso i lavori. Al Master hanno preso parte 32 iscritti (salesiani, sacerdoti, suore laici e laiche) provenienti soprattutto dall’Italia centro-meridionale (il nord era rappresentato da 2 salesiani). Tra gli obiettivi proposti e - data la soddisfazione dei partecipanti - raggiunti, il Master ha inteso offrire ai destinatari una formazione specifica e qualificante per rendere l’oratorio/centro giovanile una realtà dinamica, capace di proporre e realizzare un’offerta formativa integrale e adeguata; rendere i responsabili di oratorio capaci di aggregare, operare in staff, responsabilizzare, accogliere il disagio e indurre percorsi personali e di gruppo, proiettati al mondo giovanile e adulto del territorio; rispondere alle esigenze di aggiornamento e di formazione dei responsabili/coordinatori e collaboratori di oratorio e Centri di Aggregazione giovanile perché diventino soggetti attivi delle politiche sociali del territorio.

Scambi culturali con la Cina Vicedecano del College of Education della Zhejiang University di Hangzhou nella R. P. della Cina, il professore Wang Libing insegna Educazione Comparata ed è consulente dell’Unesco per l’Asia. Nel quadro di una convenzione tra l’UPS e la Zhejiang University egli ha passato due mesi presso la nostra Università in qualità di Visiting Professor a fini di ricerca, studio e docenza. Durante questo periodo ha tenuto 12 ore di lezione sulla “Riforma della scuola e dell’istruzione superiore in Cina” e il suo insegnamento è stato particolarmente apprezzato dagli studenti per la chiarezza, la profondità, lo spirito critico e l’aggiornamento dimostrati. Altre lezioni sono state svolte nelle Università degli studi di Verona e di Roma 3 e nella Libera Università Maria SS Assunta. Inoltre ha visitato il Ministero della Pubblica Istruzione, prestigiosi istituti di ricerca come il Censis e l’Isfol e scuole di particolare rilevanza. Sempre all’UPS ha seguito un programma di ricerca sugli interventi a favore dei giovani a rischio sotto la guida dei professori Mion, Cursi e Orlando. Riportiamo, parafrasandola, una valutazione globale da lui più volte espressa riguardo alla permanenza all’UPS. Ciò che lo ha impressionato maggiormente della nostra università è stato il tempo e l’impegno che i docenti dedicano gli studenti. Essi si dimostrano nei loro riguardi gentili, affettuosi e responsabili non solo a livello accademico, ma anche riguardo ai problemi della vita quotidiana. Di fatto, sono riusciti a creare un ambiente familiare in cui gli studenti possono maturare sul piano degli studi, spirituale, psicologico ed emotivo. Il prof. Wang Libing


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notizieups•Le altre Facoltà LETTERE CRISTIANE E CLASSICHE Il cordoglio per don Jacoangeli

Lo scorso 27 dicembre 2009 si è spento don Roberto Jacoangeli, salesiano, apprezzato professore di latino dell’UPS e della LUMSA di Roma. Don Don Roberto Jacoangeli Jacoangeli aveva la veneranda età di 93 anni, 77 vissuti nella congregazione dei Salesiani di Don Bosco e da 66 anni sacerdote. I funerali si sono svolti il 29 dicembre, presso la cappella Gesù Maestro, presieduti dal Rettor Maggiore dei Salesiani e Gran Cancelliere, don Pascual Chávez, che ne ha tracciato l’alta personalità, il tratto squisito, l’eccellente professionalità e soprattutto la larga generosità. Don Jacoangeli, infatti, oltre che docente, è insieme alla sua famiglia uno dei maggiori benefattori dell’Università Salesiana. Folta la presenza di salesiani della comunità accademica, con il Rettore don Carlo Nanni, e della visitatoria, con il visitatore don Joaquin D’Souza. Presente anche Mons. Mario Toso. A conclusione della messa di esequie, il Rettore ha ricordato perché don Jacoangeli è da considerare uno dei massimi benefattori dell’Università per la cospicua eredità lasciata. E ha aggiunto che “quel che è degno di stima è che egli ha donato tutto, l’ha messo generosamente a disposizione, contento di averlo fatto, senza rimpianti, senza voler nulla in contraccambio, senza farlo pesare, senza imporre un uso speciale, con discrezione somma”. Di don Jacoangeli, il Rettore ha anche sottolineato la grande umanità e salesianità: la sua “bella capacità di essere sempre positivo nel giudizio sui confratelli, sulle persone, sugli studenti. Vedeva il bene, il bello di ognuno e il vero delle persone”, sempre sottolineati dalla sua sorridente e serena accoglienza. Di don Roberto sono state evidenziate la dedizione alla professione di docente e la disponibilità per gli allievi. Nella lettera di congedo dalla LUMSA, (vi ha lavorato dal 1968 al 1983), scriveva a proposito al Preside prof. Giorgio Petrocchi: “… delle allieve rimarrà nel mio animo indelebile e particolarmente caro il ricordo: la loro bontà, il loro impegno e interessamento, la loro corrispondenza diligente e sincera., la loro stima e il loro affetto sono stati per me il compenso più ambito e prezioso”. Insieme a don Ugo Gallizia e con il sostegno dell’allora Rettore prof. Alfons Maria Stickler (il futuro cardinale) don Jacoangeli preparò le basi del Pontificium Altioris Latinitatis, ne fu il primo “prefetto” e successivamente decano preside. Don Roberto è morto nella semplicità e nella serenità che aveva caratterizzato tutta la sua esistenza e la sua docenza, insieme rigorosa e piena di quella saggezza che a lui proveniva in particolare dalle humanitates cristiane classiche, oltre che dalle solide tradizioni contadine della sua famiglia.

Studio delle lingue antiche e moderne Come negli anni precedenti, la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche , si è assunta la responsabilità gestionale didattica di corsi di lingue antiche e moderne, per aiutare gli allievi che affrontano gli studi nelle nostre università. Quest’anno, proseguendo i corsi estivi, sono stati attivati dal prof. Calvano corsi di latino specialistico di primo e secondo livello per coloro che vogliono approfondire lo studio del latino in funzione del diritto (per scrivere le sentenze in latino): hanno partecipato un quindicina di persone. Inoltre sono ripresi i corsi di lingua italiana a due livelli (uno iniziale, l’altro superiore) per gli allievi che dovevano abilitarsi alla comprensione della lingua o approfondirne l’uso. Era infatti richiesto il livello B1 (standard europeo) per essere ammessi all’Università. Per gli studenti che desiderano imparare lingue straniere (richieste anche per la laurea specialistica all’interno delle varie facoltà) è offerta la possibilità di scegliere fra le seguenti lingue: inglese (livello elementary e beginners, e inoltre un corso di sola conversazione), francese e spagnolo. Il tedesco non è stato attivato per mancanza di adesioni. In totale sono circa 60 gli studenti che stanno frequentando questi corsi.

Don Miran Sajovic e studenti FLCC

Remo Bracchi membro del Gremium Il Presidente dell’Unione delle Accademie delle Scienze della Germania, prof. Günter Stock, ha cooptato il prof. Remo Bracchi della Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche a far parte del Gremium internazionale di esperti per la valutazione del LEI - Lessico Etimologico Italiano, un’opera monumentale, che conta finora 11 volumi di grande formato, giungendo appena all’inizio della lettera C. Il prof. Bracchi avrà il compito, insieme con altri esperti e studiosi dell’équipe, di vigilare sulla qualità e l’indirizzo scientifico della pubblicazione e sulla sua realizzazione a scadenze periodiche. Tutti i volumi del LEI raccolgono le parole del lessico italiano partendo dai lemmi latini e prelatini, ma anche dai


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notizieups•Le altre Facoltà DIRITTO Don Remo Bracchi

Lectio di M. V. Hernández Rodríguez

greci, germanici, albanesi e di altre minoranze linguistiche esistenti in Italia. Oltre alla lingua italiana, la prestigiosa opera lessico-etimologica si interessa dei dialetti parlati nell’intero territorio nazionale. Remo Bracchi fa già parte degli esegeti di etimologia che si raduna con scadenza triennale per decidere sulle etimologie ignote.

Croce Pro Ecclesia et Pontifice” al prof. Baruffa Il santo Padre Benedetto XVI ha conferito la “Augustae Crucis Insigne Pro Ecclesia et Pontifice” a don Antonio Baruffa, salesiano e docente dell’UPS, per l’egregia opera di studioso e per il suo precipuo apporto di specialista alla Commissione di Archeologia Vaticana. Il motivo di onore è stato reso pubblico lo scorso 22 dicembre 2009. La croce, introdotta da Leone XXIII nel 1888 per commemorare il suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio, viene oggi conferita ai laici e agli ecclesiastici che si distinguono per il loro servizio alla Chiesa. Nel caso di don Baruffa si tratta di un giusto riconoscimento al lavoro svolto, con grande passione e perizia, come guida specializzata presso le catacombe di San Callisto in via Appia antica a Roma per circa 25 anni. Inoltre è un riconoscimento al merito di docente di archeologia cristiana e classica presso la FLCC e per la sua recente riconferma per altri cinque anni come membro della Commissione di Archeologia Sacra del Vaticano, e collaboratore di Mons. Ravasi e Mons. Filoni.

Don Antonio Baruffa tra don Mario Maritano e don Manlio Sodi

Ricerca empirica, storica, filosofico-speculativo-teologica; modelli, risorse e limiti di ciascuna di esse sono questioni sulle quali da più di due anni riflette la nostra Università negli incontri organizzati dal Comitato Interfacoltà per la Ricerca (CIR). Una delle ultime proposte di riflessione rivolta a dottorandi, studenti e docenti, ha riguardato l’ambito giuridico-canonico. Definire l’identità e la specificità della metodologia della ricerca in questa scienza è stato compito affidato alla prof.ssa María Victoria Hernández Rodríguez, docente della Facoltà di Diritto Canonico, che il 18 gennaio a.c., nell’Aula Artemide Zatti, ha trattato l’argomento con l’esposizione di un’indagine relativa ai membri associati agli Istituti secolari (can. 725 CIC). L’indagine interpretativa nell’ambito del diritto canonico proposta è infatti l’applicazione dei criteri metodologici e dei principi generali della scienza giuridico-canonica a una legge concreta, di cui la prof.ssa Hernández Rodríguez ha offerto, nella prima parte dell’indagine, una linea interpretativa. La seconda ha riguardato la situazione giuridico-canonica dei membri associati ad alcuni Istituti secolari. Punto di partenza è stato un questionario inviato a 160 Istituti di diritto pontificio e di diritto diocesano, nel febbraio del 1996, con ulteriori approfondimenti e aggiornamenti a lugliosettembre 1998 e a giugno 2009. La raccolta dei dati è stata eseguita in base a un questionario che tiene conto degli istituti giuridico-canonici Prof. ssa María Victoria Hernández Rodríguez chiave tratti dal (a destra nella foto) canone e esaminati anche nella prima parte, la elaborazione e l’analisi dei dati e, per ultimo, la sintesi e le conclusioni. All’indagine hanno collaborato, fornendo i testi delle costituzioni, degli statuti o di altro materiale appositamente elaborato, il 45,45% degli Istituti di diritto pontificio e il 23,52% di quelli di approvazione diocesana: un totale di 66 Istituti di diciannove Paesi (Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Ecuador, Francia, Germania, India, Inghilterra, Italia, Marocco, Messico, Polonia, Portogallo, Santo Domingo, Spagna, Svizzera) e di sei lingue (francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo, tedesco e polacco). Per maggiori dettagli è possibile consultare il testo nel sito del CIR.


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Il dr. Harald Suermann e il dr. Marco Moerschbacher

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notizieups•Vita all’UPS

La vivacità delle Relazioni pubbliche

L’Ambasciatore Silvano Pedrollo L’Ambasciatore Henriette J.C.M. van Lynden-Leijten

L’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi

L’Ambasciatore Larry Yu-Yuan Wang tra il Rettore e don Coffele. A sinistra il suo segretario Paco Huang

L’Ambasciatore Ali Akbar Naseri e il suo assistente

di Gianfranco Coffele

umerose illustri visite hanno onorato in questi primi mesi dell’Anno Accademico il nostro campus universitario. Com’è risaputo, gli ambasciatori delle nazioni del mondo presso la Santa Sede prestano il loro servizio per un numero di anni più o meno consistente, e a Roma c’è un certo loro avvicendarsi. Di solito le visite dei nuovi ambasciatori si sono svolte secondo queste modalità: dopo il saluto di benvenuto e le foto di circostanza, l’Ospite si incontra con il Magnifico Rettore Prof. Carlo Nanni, e il Vicerettore Prof. Gianfranco Coffele per un incontro di conoscenza reciproca e di presentazione della nostra Università. Per questo è stata preparata un’elegante brosure bilingue che descrive l’Università nelle diverse sue strutture e variegati aspetti. Quindi il Vicerettore accompagna gli ospiti a visitare la Biblioteca Don Bosco e le altre principali strutture accademiche. Nel corso della visita ci si sofferma a dialogare con gli studenti, perché gli Ospiti possano costatare di persona l’incredibile varietà della loro nazionalità di provenienza. Generalmente le visite durano circa due ore. Il Vicerettore Coffele è anche attento a partecipare ai vari ricevimenti e alle attività culturali organizzati dalle Ambasciate in occasione delle loro ricorrenze nazionali. Ci fa piacere condividere la gioia per le seguenti visite che ci hanno onorato in questi mesi: S. Ecc. il Sig. Larry Yu-Yuan Wang, Ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) con il 2° Segretario il Sig. Paco Huang. La visita si è tenuta il 6 novembre. Si stanno prendendo contatti per stabilire relazioni reciprocamente vantaggiose sul piano culturale e accademico con università taiwanesi. S. Ecc. il Sig. Silvano Pedrollo, Ambasciatore del S.M.O.M. L’Ambasciatore ha avuto modo di incontrare anche S. Ecc. Mons. Mario Toso e alcuni studenti dall’Albania, dall’Etiopia e dall’Eritrea, dove l’Ambasciatore ha avuto modo di realizzare parecchie opere a vantaggio della popolazione locale. S. Ecc. Sig. Antonio Zanardi Landi, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. L’Ambasciatore ci ha illustrato tutta una serie di attività culturali che ha intrapreso e alle quali spera che possiamo partecipare. L’incaricato dei Public Affairs Sig. Nathan Bland, la sua assistente Sig.ra Nancy McNally e la stagista Sig.na Meaghan Loebig dell’Ambasciata USA. Dopo l’incontro nel Rettorato il prof. Tadeusz Lewiski ha accompagnato gli ospiti a conoscere il campus. S. Ecc. il Sig. Ali Akbar Naseri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’IRAN. Si stanno avviando i contatti per un eventuale accordo accademico con l’università della città santa sciita di Qom. S. Ecc. l’Ambasciatore dei Paesi Bassi, la Signora Henriette J.C.M. van Lynden-Leijten. Ci hanno anche visitato il dr. Harald Suermann e il dr. Marco Moerschbacher, rispettivamente direttore e responsabile per l’Africa del Missionswissenschatliches Institut Mssio di Aquisgrana. Tre dei nostri dottorandi godono di una loro borsa di studio. Con tutti abbiamo cercato possibilità di collaborazione accademica. Le prospettive sono molteplici.

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Nathan Bland, la sua assistente Sig.ra Nancy McNally e la stagista Meaghan Loebig. A destra il prof. Tadeusz Lewiski


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Don A. Musoni con il Papa Benedetto XVI

di Aimable Musoni, docente salesiano dell’UPS, partecipante al Sinodo

a II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi celebrata a Roma dal 4 al 25 ottobre scorso ha avuto come tema La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13.14). Si tratta di un tema molto attuale che coinvolge tutti i missionari del Vangelo, dai pastori fino all’ultimo dei fedeli. Infatti, nonostante alcuni segni positivi che invitano alla speranza, non poche situazioni tragiche (guerra, rifugiati, povertà estrema, malattie e fame) attanagliano l’Africa che continua a dibattersi fra crisi e caos: molti stanno soffrendo e morendo, non c’è tempo da perdere. Se la I Assemblea Speciale per l’Africa (10 aprile – 6 maggio 1994) fu chiamata “Sinodo della risurrezione e della speranza”, i Padri sinodali hanno considerato la II Assemblea come il “Sinodo di una nuova Pentecoste”.

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Dalla I alla II Assemblea Speciale per l’Africa La I Assemblea speciale e l’Esortazione Ecclesia in Africa hanno portato, a quindici anni dalla celebrazione, molto frutto fino ad oggi: crescita notevole del cattolicesimo in Africa, i cui membri sono passati da 102 milioni (pari a 14,6%) a 164 milioni (pari a 17,5% della popolazione africana); aumento esponenziale dei ministri a tutti i livelli (clero, consacrati/e, missionari laici, catechisti, seminaristi, ecc.) e delle strutture ecclesiastiche per l’evangelizzazione; sviluppo della ricerca teologica e dell’inculturazione soprattutto nella liturgia e nella catechesi; ecc. Tuttavia, il dialogo ecumenico e interreligioso, rimane una sfida delicata di fronte alla proliferazione delle sette, al fondamentalismo musulmano e al sincretismo delle religioni tradizionali africane. Alcuni progressi sono notevoli anche nell’ambito socio-politico, economico e culturale, ma molto rimane ancora da fare per la democratizzazione e l’accesso di tutti al bene comune. Pertanto, si è giunto a una “significativa tappa di verifica e di rilancio” (Benedetto XVI). Facendo seguito alle risposte ai Lineamenta, l’Instrumentum laboris ha chiesto di correggere la mancanza di un sistema di follow-up dell’applicazione dei risultati del Sinodo e di porre una maggior attenzione ai settori sociali e ecclesiali concernenti la

LaChiesa in Africa AL SERVIZIO DELLA RICONCILIAZIONE, DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE. Momenti del Sinodo

famiglia, la dignità della donna, la missione profetica della Chiesa, la comunicazione sociale, l’autosufficienza. Sotto la guida di Benedetto XVI, la II Assemblea speciale per l’Africa ha visto la partecipazione di 244 Padri Sinodali (197 provenivano dall’Africa, altri 47 da altri continenti: 34 dall’Europa, 10 dall’America, 2 dall’Asia e 1 dall’Oceania). C’erano poi 29 Esperti (19 uomini e 10 donne) e 49 Uditori (29 uomini e 20 donne). Erano previste 20 Congregazioni Generali e 9 Sessioni dei Circoli minori, divisi in tre lingue ufficiali dell’Assise: inglese, francese e portoghese. I Padri potevano esprimersi anche in italiano. Sin dal suo inizio, il Papa ha ricordato che il Sinodo non è in primo luogo una sessione di studio ma piuttosto “l’iniziativa di Dio, che ci chiama ad ascoltare: ascoltare Dio, ascoltarci a vicenda e ascoltare il mondo che ci sta attorno, in un’atmosfera di preghiera e di riflessione”. Ecco, di seguito, una breve presentazione dei temi salienti trattati, soprattutto a partire dal Messaggio del Sinodo. Il primato di Dio Il Sinodo ha voluto affrontare le sfide della riconciliazione, della giustizia e della pace in Africa alla luce della fede. È Dio, infatti, che mediante Cristo ci ha riconciliati con sé e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.


Siamo quindi ambasciatori di Cristo, primogenito di molti fratelli che vivono nella stessa famiglia di Dio. Gesù Cristo, inoltre, diventato per opera di Dio sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, è la nostra pace. La convinzione dei Padri sinodali è che, solo riconciliati con Dio in Cristo per mezzo dello Spirito Santo Salesiani al Sinodo effuso in noi, possiamo riconciliarci tra di noi e essere testimoni-ministri della riconciliazione nella società, diventando quindi sale della terra e luce del mondo. È stata perciò sottolineata la necessità di una testimonianza personale convinta e convincente da parte di tutti i membri della Chiesa, che si rinnova e si nutre nei sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia. L’azione ecclesiale si dimostra poi tanto più efficace quanto più ognuno, sorretto dalla fedeltà a Cristo, si impegna nella comunione leale e nella solidarietà pastorale organica con la gerarchia locale. La missione profetica della Chiesa, sacramento di riconciliazione, giustizia e pace Riaffermando la necessità di continuare la proclamazione del Vangelo ai popoli dell’Africa, i Padri sinodali hanno ricordato le parole del Papa secondo il quale “la vita in Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”. Se l’impegno a favore dello sviluppo proviene dal cambiamento del cuore che deriva dalla conversione del Vangelo, si capisce l’importanza del forte richiamo a tutti i membri della Chiesa affinché ognuno sia, a suo livello e nel suo ambiente, sale della terra e luce del mondo. Da una parte, occorre denunciare le ingiustizie mortifere che sono spesso frutto della “tragica complicità e cospirazione criminale tra responsabili locali e interessi stranieri”; dall’altra, occorre annunciare il Vangelo della vita e creare le strutture del bene comune che fanno capo ai principi della solidarietà pastorale organica, la collaborazione “Sud-Sud”, le Commissioni Giustizia e Pace, la Dottrina sociale della Chiesa, contribuendo quindi alla manifestazione del Regno di Dio. L’enormità dei problemi del continente non deve né fare credere alla fatalità, né portare alla rassegnazione. L’unione fa la forza. Come dice un proverbio africano: “Un esercito di formiche ben organizzate può abbattere un elefante”. L’unità nelle diversità regionali, razziali e/o etniche, lungi da alimentare i conflitti, diventa piuttosto sorgente di creatività e di ricchezza dei figli della stessa famiglia di Dio. Questa comunione nella diversità riconciliata secondo la fede cristiana e la tradizione africana, permette di fare fronte comune non solo ai flagelli come l’HIV/AIDS, la malaria o la tubercolosi, ma anche alle strutture socio-politiche ingiuste che

opprimono il popolo e causano molti conflitti, guerre, e povertà. Per porre fine alla tragedia che colpisce le vittime di queste situazioni drammatiche, sono auspicabili un ordine mondiale nuovo nel complesso processo della globalizzazione, una migliore integrazione continentale tramite l’Unione Africana (AU) e diversi organi di controllo, senza dimenticare un buon governo nei singoli paesi africani. Non a caso il Sinodo vuole appoggiarsi sui cattolici africani impegnati nella vita pubblica per cambiare la cultura politica: ci vogliono politici e capi di stato santi – come Julius Nyerere (1922-1999) della Tanzania, la cui causa di beatificazione è in corso – per sgomberare il continente dalla corruzione e dedicarsi al servizio del popolo senza preoccuparsi di tutti i pericoli e delle incertezze della politica in Africa. Così la Chiesa, sacramento di riconciliazione, di giustizia e di pace, potrà esercitare la sua missione profetica parlando con autorevolezza nell’arena politica africana. Per una spiritualità africana della riconciliazione Per irradiare la luce di Cristo sul mondo, i cristiani hanno bisogno di essere radicati nella propria cultura, nella Tradizione viva della Chiesa e nei valori evangelici. Lo Spirito Santo è il primo garante di questo processo d’inculturazione del messaggio evangelico che, mediante una vita di conversione permanente, di preghiera e di azione, è un riflesso continuo dell’incarnazione del Verbo. Questa mira a porre l’uomo in condizione di accogliere Gesù Cristo nell’integralità del proprio essere personale, culturale, economico e politico, in vista della piena adesione a Dio Padre e di una vita santa mediante l’azione dello Spirito Santo” (Giovanni Paolo II). La cultura, quando è trasformata e rigenerata dalla Parola di Dio e dai sacramenti, produce dalla sua propria tradizione espressioni originali di vita, di celebrazione e di pensiero cristiani. Tra altri valori della cultura africana, si è parlato del profondo senso religioso che porta a riconoscere l’esistenza del Dio creatore e del senso della famiglia che porta al rispetto della vita. Ci sono pure forme tradizionali di riconciliazione. Tuttavia, questi valori hanno bisogno di essere permeati e purificati dal Vangelo affinché l’Africa sia davvero il “polmone spirituale” dell’umanità di oggi (Benedetto XVI), vista la minaccia del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso. Occorre, inoltre, unire tutte le forze spirituali nel dialogo – ecumenico e interreligioso – per sostenere gli sforzi di riconciliazione, di giustizia e di pace. Tutto questo è stato affidato all’intercessione della Beata Vergine Maria, invocata dai Padri Sinodali come Regina della pace e Nostra Signora d’Africa, e all’impegno di ogni cristiano africano. Gente d’Africa


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Immagini di una nota rete televisiva della Conferenza stampa del Card. “P. Turkson”

Quando l’Africa non fa notizia I MEDIA ITALIANI E IL SECONDO SINODO AFRICANO di Stefano Mura

ggi quando, raramente, si parla di Africa, si tirano in ballo temi quali fame, guerra, carestie, scontri etnici, malaria e Aids e, se tutto va bene, musica, canti e cibo tradizionale. Conosciamo poco o niente di questo continente e quel poco che vediamo ci arriva attraverso documentari che raccontano di savane sterminate, animali in via di estinzione e splendidi territori da visitare grazie a pacchetti vacanze a prezzi non proprio popolari. Quanto poteva, e doveva, essere importante a livello giornalistico per i media nazionali (TG, giornali, radio e internet) un Sinodo che raccogliesse insieme i più importanti vescovi e le personalità di maggior spicco a livello territoriale, per parlare di Africa in maniera concreta, denunciando le situazioni di sfruttamento, carestia e guerra, raccontando ciò che la Chiesa, consacrati e laici realizzano, e quali fossero le responsabilità, in bene e in male, della comunità internazionale in tutto questo? Una domanda retorica dalla risposta altrettanto banale perché è chiaro che, a 15 anni dal primo Sinodo, questo del 2009 doveva essere considerato un eccellente appuntamento per tutti i media nei confronti del popolo africano e non solo per quelli che fanno capo alla stessa Chiesa, vedi il canale televisivo TV2000 e il quotidiano Avvenire, o per giornali e periodici legati ad istituti missionari e ordini religiosi. Quello che in realtà è avvenuto racconta di un finale dall’esito molto differente, come è stato facilmente riscontrabile nei quotidiani e nelle televisioni nostrane durante i lavori dell’assise sinodale e come si può oggi notare nei siti Internet delle principali testate giornalistiche italiane. Si è trattata infatti di una occasione mancata che sostanzialmente non ha dato la possibilità, al cittadino medio come all’addetto ai lavori, di conoscere e di informarsi su ciò che di importante è avvenuto durante il Sinodo. I motivi di questo risultato sono da ricercare, come ha giustamente ricordato lo storico giornalista ed ex direttore della rivista Nigrizia padre Alex Zanotelli, nel ‘provincialismo’ tipico dei media di casa nostra e a ben poco sono servite le dichiarazioni del portavoce della Sala Stampa Vaticana padre Federico Lombardi quando, alla fine dei lavori, dichiarava che “Il Sinodo africano ha invitato i media a farsi più attori di giustizia, pace e riconciliazione nella società, nella Chiesa e fra i credenti”. Come si dice, tra il dire e il fare...

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In realtà il pre-Sinodo era partito con ottime intenzioni: c’erano state conferenze stampa, pubblicazioni, dibattiti. Inoltre Cimi (Conferenza dei Missionari) e Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) avevano organizzato un Osservatorio permanente aperto a tutti e che, grazie alla presenza di padri sinodali e altri ospiti, cercava di portare i temi portanti del Sinodo fuori dalle sale vaticane. Purtroppo, a testimonianza dell’abitudine italiana di considerare la maggior parte delle iniziative vaticane come un ‘affare’ che riguarda solo agenzie e testate cattoliche, gli eventi e gli incontri promossi per il Sinodo sono stati letteralmente ‘snobbati’ dai giornalisti italiani. L’elenco degli operatori della comunicazione citati prima dà infatti un’idea di quali siano stati i soggetti impegnati della promozione dell’evento. Una prassi già vista, e che se da una parte testimonia il nobile intento e la naturale vocazione di quest‘ultimi verso la cronaca vaticana, racconta allo stesso tempo di uno scollamento tra informazione apparentemente cattolico-settoriale e informazione m a ins tr ea m. Eppure, ad uno sguardo attento, è apparso fin da subito strano che i media di maggior spicco non riprendessero certi eventi o dichiarazioni dal forte impatto mediatico a livello internazionale che trasparivano ogni giorno dai comunicati stampa o dalle interviste quotidiane rilasciate dai padri sinodali. Ecco alcuni esempi. Il 5 ottobre è stato il giorno della conferenza stampa ufficiale di apertura del Sinodo. Il cardinale Peter Turkson affronta temi quali il sacerdozio, l’evangelizzazione, il ruolo dei giovani, l’Aids. Alcuni giornalisti hanno però interessi diversi e fanno domande su preservativi, diritti delle comunità gay africane e su un eventuale Papa africano. Turkson risponde a tutto con un po’ di ironia, sorride e cerca di portare la discussione sui binari dei temi sinodali. La conferenza stampa finisce. Dopo pochi minuti ecco le prime notizie di agenzia: Turkson auspica, dopo Obama, un Papa nero; Turkson apre le porte del Vaticano ai preservativi per i sieropositivi; Turkson dice no ai matrimoni gay. Di questo si parla subito in quotidiani quali La Repubblica, il Gente d’Africa


Corriere della Sera o L’Unità, e nei servizi dei tre Tg della Rai e sul Tg5 di Mediaset. In realtà il vescovo aveva denunciato l’importazione di preNella pagina: immagini servativi scadenti in del Sinodo Africa, di coppie sieropositive che andavano sostenute e non ghettizzate, della fedeltà coniugale, della necessità di investire nella ricerca, della democrazia americana come modello di riferimento, dell’importanza di dare voce ai giovani africani e di come il Sinodo avrebbe affrontato di petto queste istanze. Si era creata di fatto una situazione, comune all’interno dei meccanismi della comunicazione, secondo cui la notizia assume forme e percorre binari “a volte” diversi da quelli originali. I riflettori sul Sinodo si erano accesi. Per veicolare i contenuti reali c’era ancora un mese di tempo. Il giorno dopo parte l’Osservatorio sul Sinodo promosso da Cimi e Ucsi Lazio. Il primo incontro vede la partecipazione di suor Elisa Kidanè, premiata giorni prima dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il suo impegno in Africa. La Kidanè chiede a gran voce più spazio per le donne nella Chiesa a livello decisionale e propone delle “scuole politiche” che spazzino via le obsolete democrazie occidentali in Africa. A lei si unisce padre Rocco Puopolo, missionario saveriano di origini italiane e direttore esecutivo di Africa Faith & Justice Network, che denuncia la violenza in atto in Zambia e racconta dei progetti di recupero dei bambini soldato in Africa e Stati Uniti. Nessuna grande testata riprende la notizia, anche perché già in mattinata sono state pubblicate da più parti le parole del vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, che denunciava le drammatiche condizioni degli immigrati in Libia. Il 14 ottobre, l’Osservatorio propone il tema del rapporto tra teologia africana, tradizioni culturali, inculturazione, insegnamento e futuro dei giovani. TV2000 invita alcuni vescovi nei suoi programmi. Il canale televisivo Rai News 24 propone degli approfondimenti in studio. Ma la maggior parte dei giornalisti continua a fare orecchie da mercante. Lo stesso giorno il Corriere della Sera preferisce far sapere ai suoi lettori che è uscito un nuovo taglia castagne o che per fortuna la musica rock ha un nuovo canale radio nato a Milano. La Repubblica non è da meno nel ricordare che l’autunno è il mese migliore per i weekend fuori porta.Il Tg3, che pure ha una sua rubrica sul mondo dell’immigrazione e della multi-culturalità chiamata “Shu-

kran”, si chiede che fine faranno le badanti straniere di tutta Italia. Poi avviene un fatto. Il 16 ottobre, in una intervista a Radio Vaticana, Monsignor Kussala, Hiiboro vescovo della diocesi di Tombura Yambio, nel Sud del Sudan, racconta di rapimenti di fedeli nelle chiese della città e crocefissioni di massa degli stessi sugli alberi e nelle strade da parte dei guerriglieri ribelli locali. Il racconto è crudo, parla di violenza, di morti orribili. Un collaboratore del Monsignore ha scattato alcune foto. Ed ecco che la macchina mediatica si rimette in moto. Ne parlano, tra i tanti, La Repubblica, l’agenzia Asca, Il Sole 24 Ore, addirittura se ne trova notizia nel social network Facebook. Manca solo una settimana e i lavori del Sinodo verranno ufficialmente chiusi. I vescovi affrontano quindi un tema fondamentale non solo in Africa ma in tutto il Mondo: i rapporti tra Chiesa Cattolica e Islam e le conseguenze del fondamentalismo religioso. Il cardinale Théodore-Adrien Sarr, vescovo di Dakar in Senegal, spiega come possa esistere una pacifica convivenza tra islamici e cristiani e come vada sconfitto l’estremismo religioso. Ma ancora una volta, nonostante l’importanza del tema per le ripercussioni in Europa e in Medio Oriente la notizia non riesce a superare i corridoi della Santa Sede. Da qui fino al 25 ottobre, giorno di chiusura del Sinodo, nessuna notizia ha poi riempito le pagine dei giornali o fatto capolino nei Tg nazionali. Anche oggi, a 4 mesi di distanza, sbirciando negli archivi di alcune tra le principali testate nazionali non si trova nessun cenno al messaggio finale che Benedetto XVI ha lanciato durante l’omelia pronunciata per la solenne messa di chiusura. Quel “Coraggio, alzati”, fortemente ripetuto dal Papa voleva essere non solo un richiamo alla speranza ma anche un monito a rendere operativo e libero un continente e un popolo da troppo tempo relegato al ruolo di ruota di scorta dell’Europa. Molte voci prima e dopo il Sinodo hanno chiesto che le prossime assisi sinodali si tengano in terra africana. Speriamo che i media africani facciano meglio di quelli italiani.


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notizieups•Cesit

Nelle pagine: le netwalk dell’UPS.

Sullo sfondo: immagine dal film “Matrix”

Consigliere (Haman): Hai mai fatto due passi nei sottolivelli logistici? Mi piace passeggiare di notte, è molto affascinante, vuoi dargli un’occhiata? Neo: Sì! Consigliere: Quasi nessuno viene qua sotto, a meno che, ovvio, non ci sia un problema. La gente ragiona così. A nessuno interessa come funziona una cosa finché funziona. A me questo posto piace, e mi piace ricordare che la città riesce a sopravvivere grazie a queste macchine. Queste macchine ci tengono tutti in vita, mentre altre macchine vengono a distruggerci. È singolare non trovi? Il potere di dare la vita e il potere di toglierla. Neo: Noi abbiamo lo stesso potere. Consigliere: Sì ce l’abbiamo, ma ... quassù talvolta ripenso a tutti quelli collegati a Matrix e quando guardo queste macchine io ... non posso non considerare che in un certo senso noi siamo collegati a loro. Neo: Ma noi le controlliamo queste macchine; non avviene il contrario. Consigliere: Beh certo che no! E come potrebbero! L’idea stessa è una pura assurdità, ma ti spinge tuttavia a chiederti che cosa è il controllo? Neo: È la facoltà di spegnere quelle macchine, volendo. Consigliere: Giusto! È così! Hai fatto centro. Quello è avere il controllo. Se volessimo potremmo farle in mille pezzi. Prima però converrebbe valutare cosa accadrebbe alle nostre luci, al calore, alla nostra aria. Neo: Noi dipendiamo dalle macchine e loro da noi, è questo il concetto Consigliere? Consigliere: No nessun concetto. Ai vecchi come me non importa imporre il punto di vista. Non serve a niente. Neo: È per questo che non ci sono giovani nel consiglio? Consigliere: Osservazione acuta. Neo: Perché non mi dice che cosa ha in mente? Consigliere: Di questo nostro mondo tante sono le cose che non capisco. Vedi quella macchina? ha qualcosa a che fare con il riciclaggio della nostra scorta d’acqua, e ti assicuro non ho idea di come funzioni; il perché debba funzionare invece lo comprendo bene. Non ho la più pallida idea di come tu abbia potuto fare alcune delle cose che hai fatto e fai, ma credo che esiste un preciso perché anche per quelle. Il mio augurio è che noi possiamo conoscerlo prima che sia troppo tardi.

uesto dialogo, tratto da “Matrix Reloaded”, tra il Consigliere Haman e Neo, presenta una problematica vitale nel rapporto tra uomo e macchina. Storicamente non è da molto che il computer ha fatto capolino nella vita quotidiana di una discreta parte della popolazione dell’occidente, eppure già ci sembra impensabile vivere senza. Questo stesso articolo non esisterebbe fatto in questo modo senza l’esistenza del computer e della rete. Non è la sede questa per fare un ragionamento approfondito sul rapporto uomo-macchina, ma chi vi lavora assiduamente a contatto si rende conto di quanto questa relazione non sia semplicemente un rapporto strumentale, ma a poco a poco diventa un modo di pensare, di relazionarsi con la realtà e con le persone. Questa coscienza, che dovrebbe accompagnare ogni nostro atto di conoscenza e di lavoro, purtroppo svanisce nell’abitudine e le macchine, anziché rimanere una possibilità tra le tante, diventano spesso l’unica scelta per pensare noi stessi e la realtà che ci circonda. Così oggi è più facile pensarci come social network anziché come comunità di persone; stabilire che la connessione è più importante della relazione; desiderare un computer più potente perché sinonimo di potenz a personale e ritenere che l’accesso sia più vitale della comprensione di se stessi e di ciò che facciamo. Che c’entra questo discorso con il CeSIT? Come dice il Consigliere, anche se non si capisce come funzionano le macchine si comprende il perché sono importanti nella nostra vita. Non abbiamo la pretesa di spiegare cosa implica gestire un Centro di Servi zi Informatici e Telematici, ma semmai di far capire che c’è una realtà fatta di persone che si mettono a servizio di un progetto universitario e che si impegnano affinché la loro parte sia un contributo di qualità. Nel settembre del 2004 nasceva il CeSIT come organo di servizio all’interno dell’UPS per lo sviluppo, la gestione e il mantenimento della rete e dei suoi servizi. Si comprendeva allora che era necessario un team di esperti che gestisse il funzionamento della rete e dei computer presenti nel campus, in costante espansione. Il volontariato non poteva più sostenere il rapido cambiamento e la necessità di dare una impostazione logica alla rete e ai servizi. Nell’ottica di servizio universitario il CeSIT si è proposto come centro di sviluppo di soluzioni tecniche

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per esigenze istituzionali, didattiche e di ricerca che nascono all’interno del progetto educativo e culturale dell’UPS. Non è facile riassumere il lavoro fatto in questi sei anni, ma si può tentare sommariamente di dividerlo in due periodi. Nei primi tre anni si può dire che l’attività del CeSIT si sia concentrata sul rinnovo e consolidamento della struttura di rete dell’Università. Questo ha comportato, dal punto di vista hardware, l’ottimizzazione della rete nei vari settori, la riqualificazione dei rack dipartimentali e la strutturazione delle Virtual Local Area Network. Sul versante dei servizi si sono sviluppati quello di posta per la comunità salesiana, il webmail, l’antivirus e l’antispam centralizzati, l’ottimizzazione della banda verso l’Internet e la messa in esercizio delle netwalk (aule con computer) a disposizione degli studenti e docenti dell’Università. Parallelamente a questi due versanti di lavoro, buona parte dell’impegno è stato investito nello sviluppo dei servizi di autenticazione funz ion ali a servi zi pi ù ge ner ali, co me l’acce sso alla Biblioteca, la possibilità di lavorare sui computer del campus ritrovando sempre il proprio profilo e i propri documenti, e ulteriori servizi che si stanno sviluppando ultimamente. Al quarto anno di vita del CeSIT, dicembre 2008, c’è stato un cambio di responsabilità nella conduzione tra Fabio Pasqualetti e Giorgio Bonardi che ne assumeva la responsabilità. Il CeSIT si è così potenziato permettendo una ulteriore espansione dello sviluppo dei servizi rivolti all’utenza del campus. Quindi, insieme a una qualificata competenza nell’ambito dei sistemi e dell’internetworking, si sono potuti espandere e consolidare due preziosi servizi: l’help desk per docenti e studenti, e lo sviluppo di servizi online, esigenze per le attività accademiche. In questi ultimi due anni Il CeSIT ha lavorato su vari fronti. Un notevole impegno è stato profuso per la Biblioteca, con il progetto di sviluppo del software di controllo dei varchi e la gestione delle varie tipologie di utenti che la frequentano. Sempre per la Biblioteca il CeSIT ha sviluppato il servizio per l’ordinazione di libri, destinato ai docenti delle facoltà; la messa a punto dei vari servizi di rete, come “Tatoo” (applicazione on-line di servizi di biblioteca multimediali) e gli altri servizi che si trovano all’indirizzo http://biblioteca.unisal.it A favore del settore Amministrazione, il CeSIT ha preso

in consegna i server, per il mantenimento e la salvaguardia dei dati. Tuttavia, nonostante un buon avvio che faceva sperare uno sviluppo di servizi amministrativi sempre più integrati con la struttura logica della rete UPS, per ora siamo in una situazione di stallo. Una delle novità di quest’anno è il progetto “Servizi Automatici di Segreteria”, disponibile all’indirizzo http://sas.unisal.it, pensato e sviluppato in collaborazione con la Segreteria Generale. Il progetto è un work-in-progress in quanto, seguendo una metodologia tipica del CeSIT, si preferisce lavorare su progetti modulari che rispondano in modo puntuale e concreto a reali bisogni dell’utenza e della missione istituzionale. I servizi SAS permettono accessi diversificati in funzione del proprio ruolo: così, per esempio, a uno studente è permesso di aggiornare il proprio profilo, di controllare l’orario delle lezioni, di verificare le date degli esami, di controllare il proprio piano di studio, di potersi immatricolare. Altri servizi sono già in cantiere, come quello di prenotazione degli esami. Il CeSIT svolge un ruolo fondamentale per il mantenimento e lo sviluppo della struttura di rete: pertanto si auspica che in futuro si possano superare alcuni problemi e ritrosie che impediscono alla rete di funzionare come insieme integrato di servizi. Si spera quindi, ad esempio: che tutte le facoltà entrino a far parte della struttura di dominio; che si comprenda che i computer che svolgono funzioni pubbliche e istituzionali devono essere regolamentati da policy di sicurezza maggiore e non possono essere concepiti come oggetti personali da parte di chi li usa; che l’accesso concesso ad altre realtà istituzionali con fini diversi dall’Istituzione Pontificio Ateneo Salesiano venga preso in seria considerazione, per non cadere in contenziosi non facili da risolvere; che l’ospitalità sia regolata con procedure che garantiscano la certezza univoca di chi si autentica sulla nostra rete. Infine, ci auguriamo che il CeSIT sia coinvolto sin dall’inizio nei progetti di ristrutturazione o di innovazione per poter offrire il servizio migliore agli utenti e all’istituzione. Il CeSIT attualmente è composto da Giorgio Bonardi re spon sabi le, sv ilup pato re e He lp de sk , Otta vio Prandini, network manager e Fabio Pasqualetti, economo e segretario. di Giorgio Bonardi e Fabio Pasqualetti


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notizieups•Studenti

Nelle pagine: studenti UPS

Volontari dell’UPS di Giuliano Vettorato

grandi disastri non portano solo lutti e danni, ma suscitano anche tanta generosità e gesti di solidarietà. Lo abbiamo visto per il terremoto di Haiti, così pure lo scorso anno per quello dell’Aquila. Questo ci permette di scoprire il senso di solidarietà di tanti nostri allievi. Per anni si era cercato di promuovere il volontariato nella nostra Università. Ma, tolto l’impegno per aiutare nell’italiano i compagni stranieri, non si riusciva a far decollare una qualche forma di volontariato organizzato. Poi di colpo, per iniziativa propria, gli studenti si sono organizzati per prestare soccorso ai bambini dell’Aquila. Ogni settimana alcuni volontari si davano il cambio per fare animazione nelle tendopoli, aiutando i bambini a riprendersi dallo shock del terremoto e a ritrovare un clima di serenità attraverso il gioco. Niente di speciale, direte voi, è il nostro carisma. Ma provate a farlo con continuità e impegno per mesi, con i corsi da finire e gli esami da dare. Noi salesiani e docenti non abbiamo potuto che ammirare stupefatti questo prodigio, ringraziare il Signore e dare il nostro supporto: per pubblicizzare la cosa, per aiutare a raccogliere fondi, giocattoli e oggetti di cancelleria, per mettere a disposizione i nostri locali ai fini dell’organizzazione del servizio e di qualche serata di beneficienza. Riflettendoci, ci siamo accorti che c’era un potenziale tra i nostri studenti poco sfruttato: la loro carica di generosità e la voglia di rendersi utili ad altri. È vero che molti di loro fanno servizio nelle parrocchie, negli oratori, nelle associazioni di cui fanno parte. Ma altri, soprattutto chi viene da lontano o non ha un particolare radicamento nel territorio, non trova l’occasione per mettere a frutto tale sua aspirazione. Per agevolare il desiderio di questo tipo

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di popolazione universitaria si è deciso di avviare da quest’anno un servizio di promozione e sostegno al volontariato. Infatti, tra gli obiettivi della Pastorale Universitaria c’è anche quello di “incrementare il volontariato (in varie forme, interne ed esterne all’UPS)”. Questo come forma concreta di “promozione di una mentalità solidale” e di incremento del “protagonismo e della responsabilità” tra gli studenti, come previsto dal “Profilo dello Studente dell’UPS” approvato l’anno scorso. Di tale servizio è stato incaricato lo scrivente, cooptato da quest’anno nell’équipe di pastorale universitaria (EPU). Il servizio si è fatto conoscere tra gli studenti con un “incontro di riflessione sul volontariato” il 21 ottobre scorso. In tale circostanza sono state presentate delle proposte concrete per il volontariato. Quello offerto dalle istituzioni salesiane: il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), che offre la possibilità di un periodo di volontariato all’estero (2 mesi, 1-2anni, servizio


civile volontario), previa preparazione in loco e attività di animazione missionaria; i Servizi Civili e Sociali (SCS/CNOS), che offre l’opportunità di partecipare ai bandi del Servizio Civile Nazionale. Opportunità attualmente sfruttata anche all’UPS da alcuni che partecipano al progetto di servizio in Biblioteca, che si rinnova ogni anno; se ne potranno aggiungere dei nuovi in seguito. Altri invece partecipano a progetti in diverse opere salesiane, in Italia o in Europa. Ulteriori possibilità di servizio volontario sono state segnalate nel territorio di Roma: dalla nostra parrocchia (Santa Maria della Speranza) per organizzare dei doposcuola per i ragazzi con problemi scolastici; dal Borgo Ragazzi Don Bosco (Centocelle-Prenestino) per un servizio educativo nella “Casa-Famiglia” o nel “Centro Diurno per minori in difficoltà” con un’ottantina di adolescenti (www.borgodonbosco.it/); dalla “Casa di accoglienza Mamre”, inaugurata il 25 ottobre 2009 accanto alla Parrocchia di San Frumenzio ai Prati Fiscali (via Cavriglia 8/bis), che offre un servizio variegato: consulenza familiare, centro di ascolto con persone con problemi occupazionali o altro, centro diurno e assistenza telefonica agli anziani, accoglienza per mamme con bambino, centro diurno per bambini da 0 a 3 anni, spazio polivalente per giovani ( h t t p : / / w w w. s a n f r u m e n zio.org/mamre/ ). Sono state illustrate anche le proposte di servizio interno all’Università, in particolare il “sostegno scolastico stranieri”, un servizio molto richiesto dagli studenti per essere aiutati nel ripassare le lezioni, a comprenderle meglio, a scrivere i lavori in un italiano più comprensibile, ecc. Infine sono state presentate delle testimonianze di mobilitazioni particolari: il volontariato per emergenze (terremoti, calamità, come ad esempio L’Aquila, Messina, ecc.); le Proposte dell’Associazione “Alma Salus”, collegata con l’Unità di Psicologia Oncologica dell’Università “La Sapienza” (dott.sa Sofia Tavella); la testimonianza di un membro della “Comunità Papa Giovanni XXIII”, che ha illu-

strato i loro servizi per i barboni, le prostitute straniere vittime di tratta, i ragazzi in difficoltà, ecc. Tante proposte, che hanno trovato una favorevole accoglienza da parte degli intervenuti, anche se non è stato facile metterle in esecuzione. Il questionario distribuito nell’occasione ha avuto meno di 50 risposte. Di queste una trentina ha dato la disponibilità a collaborare. Ma solo il servizio interno agli studenti stranieri è riuscito a decollare, e con molta difficoltà. Infatti la domanda supera di gran lunga l’offerta. Per di più non è facile far incontrare domanda e offerta (tempi, esigenze personali e diverse modalità di intendere il servizio). Comunque riprenderà col nuovo semestre (referente: Veronica Battistelli). Il servizio richiesto dalla nostra parrocchia per i doposcuola ha avuto solo una disponibilità, per cui non è partito. Per gli altri c’è stata una mobilitazione individuale, di cui abbiamo una conoscenza solo parziale. Per esempio sappiamo che c’è stata una certa risposta all’invito della “Comunità Papa Giovanni XXIII” per aiutare i barboni della Stazione Tiburtina. Ma dopo un po’ sono rimasti in pochi. Così pure riceviamo a volte richieste per la “Casafamiglia Mamre” o per il “Borgo Don Bosco”. Noi cerchiamo di dare più informazioni possibili, però non sappiamo se a tali indicazioni seguono poi degli impegni precisi. In realtà il “servizio per il volontariato” della Pastorale Universitaria intende essere solo questo: un aiuto per chi ha voglia di fare un’esperienza di volontariato. Per offrire questo servizio si è formato un gruppo di dieci persone che sta studiando delle forme di sensibilizzazione al volontariato e di aiuto alla sua organizzazione. Ma già solo vedere o sapere che tanti nostri studenti fanno attività di volontariato e di animazione ci riempie di gioia, anche se non passano per i nostri canali. Noi tentiamo di seminare qualcosa, e siamo contenti di veder nascere iniziative anche là dove non avevamo mai pensato che potesse capitare. Di questo siamo felici, perché, come dicevano gli scolastici, “Bonum diffusivum sui”.


Il manto

bianco fotografie di Renato Butera

on nevica tutti gli inverni N a Roma, per cui i fiocchi sono un evento. Peccato che non era un giorno di regolare lezione altrimenti chissà che festa! Restano però le immagini di una data da ricordare: venerdì 12 febbraio 2010, giorno in cui anche l’UPS è stata ricoperta da un candido manto di neve.



notizieups editrice a cura di Carmen Barbieri

Giuseppe Giovanni GAMBA: Dal Vangelo ai Vangeli. Una proposta di cammino Il volume presenta i risultati dell’esperienza dell’Autore nel corso di oltre cinquant’anni di studio e di ricerca. Vi si affronta un argomento che è centrale nella vita di ogni credente. L’indice degli argomenti affrontati presenta il testo come un tradizionale manuale d’introduzione allo studio della letteratura evangelica canonica neotestamentaria. Ciò che però è nuovo e originale, è il modo con cui le singole questioni vengono affrontate: più che richiamare le tante e diversificate posizioni degli studiosi in materia, vi si suggerisce con linearità e concisione la soluzione ritenuta più convincente, soprattutto fondandosi sui dati offerti dalla Tradizione antica, più vicina ai tempi evangelici. Il lettore trova così felicemente congiunti in unità l’antico e il nuovo, proprio come suggerito da Gesù: “Ogni scriba, fatto discepolo del Regno dei Cieli, è simile a un uomo padrone di casa, che trae fuori dal tesoro suo cose nuove e cose vecchie” (Mt 13,52).

Pio SCILLIGO: La Ricerca scientifica tra analisi ed ermeneutica Il libro affronta il tema della ricerca scientifica applicata allo studio della persona umana evidenziando la necessità di integrare il metodo scientifico tradizionale che studia prevalentemente ciò che si vede o che comunque si può “analizzare, con l’arte dell’ermeneutica che permette di considerare e studiare l’esperienza del singolo soggetto nella sua complessità, con la sua volontà, libertà e intenzionalità, cogliendone l’unicità e l’individualità. Punto di partenza del libro è la distinzione tra due diversi approcci allo studio dell’uomo: il nomotetico e l’idiografico. Il primo studia gruppi di persone per coglierne tratti comuni; il secondo si occupa invece della persona singola, ne esplora l’unicità e cerca il senso dei suoi comportamenti. La distinzione presentata nel testo tra metodo ed epistemologia permette di integrare il nomotetico e l’idiografico, contemplando la possibilità di un approccio misto per attingere alla ricchezza di ciascuno. Il libro nel suo insieme sostiene la necessità e la ricchezza del dialogo costante tra ricerca, teoria e clinica affinché possano supportarsi e integrarsi vicendevolmente.

Morand WIRTH: La Bibbia con Don Bosco. Una lectio divina salesiana. I. L’Antico Testamento Don Bosco amava la Bibbia, quale parola di Dio e «fondamento della nostra santa religione». Secondo lui, la predicazione doveva «poggiarsi sulla Sacra Scrittura». Nell’abbondante letteratura uscita dalla sua penna e nelle parole trasmesse dai suoi biografi, sono state rilevate circa 6.000 citazioni o allusioni bibliche, di cui 2.000 per l’AT, 2.000 per i Vangeli, e 2.000 per il NT. Percorrendo tutti i libri dell’AT con gli occhi e la mente di Don Bosco, l’Autore di questo studio apre nuovi orizzonti sulla spiritualità pedagogica del santo Educatore. Don Bosco ci offre una vera e propria lectio divina salesiana. La sua lettura, infatti, è continuamente attenta alle suggestioni spirituali e educative del Testo sacro, alla liturgia e alla preghiera, alla presenza di Maria attraverso figure e simboli, e alle prefigurazioni della vita religiosa nell’AT. Figlio del suo tempo, Don Bosco non ha avuto i mezzi oggi disponibili per l’approfondimento delle Scritture, ma è bello scoprire che Don Bosco fu un «uomo della Bibbia». Fatti i dovuti adattamenti e a volte anche le necessarie correzioni, possiamo ancora oggi fruire delle sue lezioni di vita.

Pio SCILLIGO: Analisi transazionale socio-cognitiva Il libro presenta per la prima volta in modo organico l’approccio dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva (ATSC) elaborato da Pio Scilligo e dai suoi collaboratori, particolarmente dal gruppo di ricerca LARSI (Laboratorio di Ricerca su Sé e sull’Identità). Decenni di lavoro svolto in questa direzione hanno portato all’elaborazione dell’Analisi Transazionale SocioCognitiva intesa come una rifondazione dell’Analisi Transazionale tradizionale sulla base dei modelli della mente e delle relazioni interpersonali che contribuiscono a costruirla, in linea con i dati della ricerca scientifica contemporanea. Il libro è strutturato in modo tale da chiarire accuratamente le basi teoriche contemporanee sulle quali è stato fondato il concetto di Stato dell’Io dell’ATSC e di mostrarne in modo ampio le rilevanti conseguenze in termini di ricerca scientifica; molti capitoli sono dedicati alle ricerche condotte sulla base del modello e ai ricchi risvolti nell’applicazione clinica che esso consente.




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