KULT magazine N.1/2020

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WE ARE VISIONARIES

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INTERVIEW GILBERT & GEORGE

Protagonists

YOON AHN

RACCONTANO MEZZO SECOLO DI PROVOCAZIONI

JERRY LORENZO

KHALID

TAYLOR SWIFT

BEN GORHAM

E IL SUCCESSO

CHRISTINE & THE QUEENS

DI

GRIMES

“NUMB”

we are

OLAFUR ELIASSON

Talents

E GLI OBIETTIVI DELL’ARTE GREEN

Visionaries

BARBARA FRANCHIN

RACCONTA ITS E LA NUOVA ARCADEMY

CITY

MILANO

HYÈRES FESTIVAL LOEWE CRAFT PRIZE 2020

NEW YORK

PARMA

NAPOLI

MIAMI

fashion

SPERIMENTAZIONE, SOSTENIBILITÀ, FAIR PLAY: LE COLLEZIONI DELL’ESTATE 2020

E € 6 – P € 7 / F, B, L € 7.5 – NL € 8.5 D, A € 9 – CH Chf 7.50 / UK £ 6.5 – S Sek 75

Keep shining

5€ Italia

Unique Media srl – Trimestrale

16/03/2020 marzo/aprile/maggio






A

B



COLOPHON

KULT#01

VANGUARD TALENTS CREATIVITY DESIGN FASHION MUSIC ART EXHIBITION VISIONARY

Editorial Director Enrico Cammarota Editor-at-Large Luisa Micaletti Design Anna Casotti Music Ciro Cacciola Art Alessandro Riva Lifestyle Marco Torcasio Fashion coordinator Alessandro Iacolucci Collaborators Marinella Cammarota, Stefania Cubello, Rebecca Del Vita, Antonella Tereo International Collaborators Anna Casotti – New York Fausto Colombo – Zurigo Alessandra Fanari – Parigi Graphic Design Stefania Di Bello

WE ARE VISIONARIES

Kult Magazine is published quarterly by Unique Media Srl Marzia Ciccola (Editor-in-chief) #01

Registration at Court of Milan n. 412 of 11/06/1998 ©Unique Media Srl. All right are reserved Reproduction in whole or in part without written permission is strictly reserved

INTERVIEW GILBERT & GEORGE

Protagonists

YOON AHN

RACCONTANO MEZZO SECOLO DI PROVOCAZIONI

JERRY LORENZO

KHALID

TAYLOR SWIFT

BEN GORHAM

E IL SUCCESSO

CHRISTINE & THE QUEENS

DI

GRIMES

“NUMB”

OLAFUR ELIASSON

Talents

E GLI OBIETTIVI DELL’ARTE GREEN

BARBARA FRANCHIN

RACCONTA ITS E LA NUOVA ARCADEMY

CITY

Worldwide Distribution: Australia, Belgium, Brazil, South Korea, United Arab Emirates, Finland, Great Britain, Hong Kong, Israel, Lithuania, Malta, Holland, Singapore, Hungary

MILANO

HYÈRES FESTIVAL LOEWE CRAFT PRIZE 2020

NEW YORK

PARMA

NAPOLI

MIAMI

fashion

SPERIMENTAZIONE, SOSTENIBILITÀ, FAIR PLAY: LE COLLEZIONI DELL’ESTATE 2020

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Unique Media Srl Viale Sabotino 19/2 – 20137 Milano ph. +39 0249542850 adv@uniquemedia.it (advertising) segreteria@uniquemedia.it

16/03/2020 marzo/aprile/maggio

000-000-COVER-STEFF.indd 7

12/03/20 16:51

In cover:

Fashion coordinator Alessandro Iacolucci Photography Francesco Anglani Styling Rebecca Del Vita Hair Antonio Navoni Makeup Ilaria Doricchi

Printed by Arti Grafiche Boccia Spa Distribution SO.DI.P. “Angelo Patuzzi Spa” Via Bettola, 18 – 20092 Cinisello Balsamo

Models Woo Sik @BOOM THE AGENCY William Hagg @INDEPENDENT MGMT Simon Kemp @I LOVE MODELS MANAGEMENT Matteo Cremaschi @ELITE MILANO Special Thanks Q CLUB Milano, Via Padova 21

Errata corrige: Si precisa che i pantaloni comparsi sulla cover dello scorso numero di KULT n.4/2019, erano del brand Berwich e non Tagliatore come erroneamente è comparso.

Giacca e pantalone OFF-WHITE X GORE-TEX Sneakers GIUSEPPE ZANOTTI

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CONTENTS

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KULT PROTAGONISTS YOON, JERRY LORENZO, BEN GORHAM, KHALID, TAYLOR SWIFT

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INTERVIEW @GILBERT & GEORGE Il duo artistico piu irriverente degli ultimi cinquant’anni racconta a KULT la nuova esposizione a Zurigo

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CHATTING W/ DOTAN Abbiamo intervistato il cantautore che sta conquistando l’Europa con la sua “Numb”

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CHRISTINE & THE QUEENS Sessualità fluida, erotismo, messaggi pop e teatro. KULT sulle tracce dell’eclettica artista che pubblica a sorpresa un nuovo EP, La vita nuova

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Gaurab Thakali Graphic Designer

Prince Street London SE8 United Kingdom

baracuta.com


CONTENTS

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TREND SPRING SUMMER 2020 Ricerca, sperimentazione, sostenibilità e fair play. Le collezioni e gli stili dell’estate

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FASHION & INCLUSIVITY Tommy x Lewis, Calvin Klein, HUGO. Le collezioni moda dedicate a tutti, senza distinzioni

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ART IN MILAN

Fondazione Prada, Pirelli HangarBicocca e Armani/Silos

104 NEW YORK CITY

Con The Edge lo skyline della città si arricchisce di un nuovo punto d’osservazione. Pace Gallery inaugura un nuovo headquarter

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DES YOUNG UN READY COOL ATZHY SHION FA BLESSED

FASHION

READY PEOPLE 2020 PEOPLE READY EOPLE FASHION GIRLS VISIONARY 14


YA

Gilbert & George ci raccontano mezzo secolo di provocazioni

E E

Dotan ci ha parlato della sua “Numb� I nuovi album di Grimes e Christine & The Queens

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VISIONARIES

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Artisti, performer, creativi. Le storie dei KULT protagonists.


P R OTAG O N I STS

PEOPLE OF TOMORROW

Creativi, esempi positivi e di successo. Storie che catturano l’attenzione del pubblico, dei social e delle aziende che li chiamano nelle loro crew.

YOON BEN GORHAM JERRY LORENZO KHALID TAYLOR SWIFT

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YOON La nuova jewelry designer di Dior Homme è già una star

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so che ha conquistato Kim Jones, il direttore della linea uomo di maison Dior ha infatti deciso di affidare a Yoon la creazione della linea di gioielli di Dior Homme. Come ha dichiarato in un’intervista a MF Fashion “Per me è stato davvero un onore essere scelta per entrare a far parte del team di Dior, che ritengo sia la migliore maison del panorama moda. Soprattutto in un momento storico come questo, in cui insieme al talento di Kim Jones la maison sta scrivendo un nuovo capitolo della sua storia. Non c’è niente di più entusiasmante del vedere le proprie idee e le proprie creazioni realizzate, sfilare insieme alla collezione disegnata da Kim per questo debutto e, soprattutto, poter mostrare tutto ciò a un pubblico sempre più ampio. Ambush è una «idea entity», un’entità rappresentata dall’idea. Vogliamo trasmettere possibilità infinite”.

ominata per due volte consecutive nella Top 500 People influencing the global fashion industry di Business of Fashion Yoon è la designer, blogger, DJ, icona di stile internazionale con le idee ben chiare sul mondo del fashion e degli accessori. Dopo aver collaborato con Shu Uemura, Pharrel Williams, Kitsuné, Colette e Kanye West, solo per citarne alcuni, è entrata a far parte del team creativo di Dior Homme. Coreana d’origine ma cresciuta a Seattle, in America, Yoon Ahn è co-fondatrice del marchio di gioielli giapponese AMBUSH® creato nel 2008 insieme al suo attuale marito, designer e rapper giapponese VERBAL. Quella che era iniziata come una linea di gioielli sperimentale che mirava a catturare un’estetica di Tokyo è ora diventata un marchio di gioielli unisex famoso per il suo stile eclettico, spiritoso e malizio-

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P R OTAG O N I STS

JERRY LORENZO

A sinistra Jerry Lorenzo di Fear Of God, a destra Alessandro Sartori di Ermenegildo Zegna

Il Fondatore di Fear Of God, considerato uno dei massimi esponenti del panorama luxury streetwear mondiale, collabora con Ermenegildo Zegna

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ato il 5 ottobre del 1976 a Sacramento ha vissuto tra Palm Beach e Chicago. Da ragazzo è stato dipendente di Diesel a Los Angeles per mantenersi gli studi universitari alla Loyola Marymount. Ha lavorato nel marketing di alcune aziende sportive tra le più importanti d’America come la L.A. Dodgers e la CSMG. Nel 2008 Jerry raggiunge un successo grandioso grazie a una serie di party da lui organizzati diventati leggendari. Poi nel 2013 decide di dedicarsi a tutt’altro e fonda il suo brand chiamato Fear Of God. L’idea nasce dalla voglia di creare un marchio che sia in qualche modo legato al cristianesimo, traendo ispirazione da uno dei testi devozionali che era solito leggere con i suoi genitori, ovvero Utmos For His Highest di Oswald Chambers. La filosofia e l’approccio al prodotto per Jerry Lorenzo è del tutto personale e si basa sulla necessità di elevare capi semplici con qualche piccolo accorgimento, dando più im-

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portanza al messaggio piuttosto che al prodotto. Il suo stile mixa alcune delle sue passioni come l’hip-hop, il grunge, il basket, la religione e il vintage, ridefinendo la categoria streetwear. Grazie a un’amica di sua moglie è riuscito a lavorare con il rapper Big Sean. Qualche tempo dopo Jerry entra in contatto anche con Kanye West. Viene poi scelto come direttore artistico di alcune delle linee di merchandise tra cui Justin Bieber per il Purpose Tour e lo Stadium Tour, quella di Kendrick Lamar per DAMN e quella di Jay–Z per l’album 4:44. Il suo gran fiuto per lo stile e l’imprenditoria portano oggi Jerry Lorenzo a lavorare a stretto contatto con Alessandro Sartori, Direttore Artistico di Ermenegildo Zegna. Insieme hanno creato una collezione uomo a quattro mani, accessori compresi, risultato della contaminazione tra sartorialità e lusso moderno che ha dato vita a un guarda-


BEN GORHAM Cestista, artista, creatore di fragranze esclusive e speciali capsule collection, collabora con Peak Performance per capi e accessori outdoor e unisex

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a collaborato con Virgil Abloh. Ha realizzato una capsule d’abbigliamento ispirandosi alla Nba ed è fondatore di Byredo uno dei brand tra i big player della profumeria di nicchia, ora Ben Gorham, insieme a Peak Performance dà vita a capi e accessori che hanno l’obiettivo di avvicinare le persone al mondo outdoor. Un globtrotter cresciuto tra Toronto, New York e Stoccolma che ha conquistato prima lo showbiz internazionale con la sua carriera da cestista professionista, passato poi al mondo artistico iscrivendosi all’accademia di Fine Arts della capitale svedese, ma che è riuscito a realizzarsi grazie a un incontro casuale con il profumiere Pierre Wulff dove si convince che avrebbe preferito creare fragranze piuttosto che quadri. Ben Gorham è uno sportivo e amante delle sfide ardue, la collezione realizzata con Peak Performance per la stagione Spring Summer 2020 ha dato vita a Possessions of My Soul, una capsule outdoor di capi unisex e multifunzionali nata grazie a una lunga escursione a Riksgränsen a 200 km a nord del Circolo Polare Artico. I capi sono stati progettati per affrontare questo tipo di ambiente e le condizioni atmosferiche in costante evoluzione che lo caratterizza: “Durante la nostra avventura abbiamo attraversato ogni condizione meteo immaginabile. È nelle nostre pause, di fronte a un paesaggio incontaminato, che abbiamo discusso di ciò che serve e si desidera quando si è là fuori, in mezzo alla natura. È proprio da quest’escursione che è nata l’esigenza di creare capi dotati di funzionalità specifiche.” afferma Ben Gorham. La collezione è pensata per fornire tutti gli elementi che danno alle persone la fiducia e la sicurezza per affrontare le forze incontrollabili della natura. Gli articoli multifunzionali, unisex e curati nei minimi dettagli, sono realizzati con grande abilità utilizzando tessuti tecnici e pura lana merino e i colori e le tonalità proposte riflettono le svariate sfumature di grigio delle montagne di Riksgränsen. Comprimibilità e leggerezza sono aspetti chiave della collezione: tutti i capi possono essere infatti facilmente ripiegabili. La cultura outdoor è diventata una parte importante della vita di Ben negli ultimi 6 anni. “Non sono mai stato veramente esposto alla natura fino a quando non ho iniziato a sciare, arrampicare e surfare in acque fredde. Questo mi ha davvero aperto la mente a uno stile di vita diverso. C’è qualcosa di liberatorio nella natura e nella cultura outdoor che mi riconnette con me stesso. È la cosa più vicina alla meditazione che conosco.” conclude Ben.

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P R OTAG O N I STS

KHALID Arrivato alla ribalta grazie a un video di Kylie Jenner che su Snapchat aveva come sottofondo la canzone che ha fatto scatenare il pubblico alla ricerca dell’artista, firma oggi un importante progetto internazionale con Levi’s®

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HH a aperto il concerto di Lorde al Fabrique di Milano, è stato premiato agli MTV VMA come “Best New Artist” ed è stato scelto da “The Sound Drop”, la piattaforma musicale di Pepsi creata per lanciare i nuovi talenti musicali, Khalid, cantautore americano di 19 anni ha spopolato su Spotify con oltre 298 milioni di stream e su YouTube con più di 110 milioni di visualizzazioni grazie alla hit “Location” che nel video Snapchat di Kylie Jenner ha fatto impazzire il pubblico grazie a un ritornello dal sapore urban-pop. Khalid è diventato presto un idolo dei teenager americani visto che nei suoi testi degli album d’esordio ha raccontato le ansie e le preoccupazioni vissute dai giovani ma non solo,

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anche la fashion industry non è rimasta indifferente alla sua ascesa e oggi lo ritroviamo fotografato da Ro Lexx come protagonista della vibrante campagna realizzata per il lancio dei nuovi Levi’s® XX Chino. “Siamo elettrizzati di collaborare con Khalid nel lancio dei nuovi Levi’s® XX Chino. Lui è la perfetta reincarnazione dello spirito Levi’s® - la sua autenticità, il suo stile personale e il suo ottimismo, il modo in cui usa la sua voce, non solo per la sua musica ma anche per dar voce ai suoi valori. È stato un onore e una gioia dare vita a questa campagna pubblicitaria con un partner così entusiasmante. Speriamo che i nostri fan apprezzino tanto come noi” - commenta Jennifer Say, Chief Marketing Officer Global Brands, Levi Strauss & Co.


TAYLOR SWIFT Sette album all’attivo e dieci Grammy vinti, ora anche icona di stile a cui aspirano le teen di tutto il mondo. Dagli esordi, alla consacrazione di diva country-pop, Taylor è diventata una delle power woman fra le più autorevoli BY S.C.

«

L’amore è prima di tutto equality, eguaglianza, e va celebrato in ogni sua forma. Chi non è d’accordo, beh…si deve dare una calmata, «you need to calm down». Con queste parole pronunciate a sostegno dell’Equality Act, proposta di legge americana per l’uguaglianza e i diritti LGBTQ+, Taylor Swift ha salutato il pubblico dei fortunati fan che, lo scorso autunno, hanno potuto assistere al concerto-evento della popstar statunitense all’Olympia di Parigi per il lancio europeo del suo ultimo album, Lover. Dopo l’appello, Taylor ha coinvolto il teatro in un party arcobaleno sulle note live di You need to calm down, la hit globale con cui la trentenne originaria della Pennsylvania ha chiuso in gloria un anno già denso di successi e riscatti. Il video del singolo (quattrocento milioni di visualizzazioni su YouTube) che vede sfilare un cast stellare di celebrità da Katy Perry a Ellen DeGeneres, da RuPaul a Serena Williams, è stato premiato Video of the Year agli ultimi MTV Video Music Awards. Proprio per le sue battaglie a favore dei diritti della comunità arcobaleno, il 16 aprile 2020 riceverà il Vanguard Award ai GLAAD Media Awards. Proclamata Donna del decennio da parte di Billboard, e confermata artista fra le più potenti e pagate degli ultimi dieci anni, dietro solo a Dr. Dre secondo la rivista americana Forbes, Taylor ha saputo svecchiare la cultura country vestendola di glamour. In Europa non vanta ancora il tifo che ha negli Usa ma, citando il suo precedente album Reputation, quello che contiene il singolo Look what you made me do scritto in risposta agli attacchi subiti da Kanye West, ha registrato 1.6 miliardi di ascolti su Spotify mentre il tour mondiale ha incassato 350 milioni di dollari. A colpire sono soprattutto gli eccentrici look che indossa nei video, dal vivo e sui red carpet, come quello agli ultimi Golden Globes dove era candidata per la migliore canzone originale Beautiful ghosts, scritta con Andrew Lloyd Webber per la colonna sonora del film musicale Cats. Con i suoi look sexy e in technicolor, la cantante di Shake it off è diventata un’icona di stile a cui aspirano le teen di tutto il mondo. Dagli esordi, nel 2006, con l’album Taylor Swift, alla consacrazione di diva country-pop, e poi ancora da star del grande piccolo schermo – ha recitato in New girl e Hannah Montana fra gli altri – a power woman fra le più autorevoli della scena musicale e non solo: la sua straordinaria carriera arriva ora al cinema, raccontata nel film documentario di Netflix Miss Americana (è stato presentato al recente Sundance Film Festival). Insomma, Taylor Swift è più che mai pronta a trionfare ora anche in Europa. Quest’estate debutterà infatti a Glastonbury 2020, il festival rock britannico che proprio in quei giorni (dal 24 al 28 giugno) festeggerà cinquant’anni di storia. La cantautrice si esibirà da headliner insieme a Paul McCartney e alla leggenda della Motown Diana Ross.

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EXHIBITION

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ELOGIO DELL’UMANITÀ Gilbert & George è la coppia più scorretta dell’arte contemporanea. Le loro opere raccontano di morte e speranza, di vita e paura, di sesso e denaro, di razza e religione. Alla Kunsthalle di Zurigo, il duo artisitico ne presenta un’ampia retrospettiva, esponendo mezzo secolo di sfacciate provocazioni parlandoci di Brexit, di uomini barbuti e del divorzio di Harry e Meghan dalla famiglia reale inglese B Y FA U S T O C O L O M B O

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ncontrare Gilbert & George non è solamente un grande onore, è soprattutto uno straordinario viaggio nella storia dell’arte contemporanea. Più di cinquant’anni fa, due tipi garbati e dalle maniere impeccabili s’incontrarono alla St. Martins School of Art di Londra. Si fusero immediatamente in una coppia di artisti, dando così vita a una coesiva “Gesamtkunstwerk” (opera d’arte totale ndr). Per mezzo secolo hanno sfidato i canoni artistici affrontando, in nome dell’umanità, temi religiosi, culturali e provocatori. Infrangendo regole e tabù, è emersa un’arte ferocemente indipendente, conflittuale e stimolante. Dai teppisti agli hipster, dalla polizia agli stranieri, dai titoli dei giornali alla pubblicità, tutto è ritratto in modo gioioso e tragico ma allo stesso tempo coinvolgente e terrificante. Come sentinelle instancabili e impetuose, Gilbert & George continuano a scrivere una cronaca straordinaria di ciò che accade in questo nostro meraviglioso e pericoloso mondo. Un potente panorama visivo costituito da immagini surreali e simboliche con cui i due artisti hanno tappezzato le immense pareti della Kunsthalle Zürich che, con la galleria Luma Westbau, ospita THE GREAT EXHIBITION, 1971-2016, l’esposizione che celebra il loro sodalizio artistico. Qualche ora prima dell’inaugurazione ci hanno concesso un’intervista. Gilbert Proesch, di origine tirolese e dal bizzarro accento italo-tedesco, è il più puntiglioso dei due, mentre George Passmore, nato nel Devon e dal tono suadente, è il più burlesco. Parlano come fossero una sola persona, senza sovrapposizioni o divergenze. A dimostrazione di una straordinaria vita artistica all’unisono.

Gilbert & George, LEAFAGE , 1988 Mit freundlicher Genehmigung Gilbert & George Courtesy Gilbert & George

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Cosa provate guardando esposte le vostre opere, create in quarant’anni d’attività? Soprattutto un senso di orgoglio. Sì, siamo orgogliosi di poter continuare, anno dopo anno, a esplorare il mondo che ci circonda in modo sempre più approfondito. Cerchiamo di affrontare un argomento sempre differente. Dalla cosmologia alla democrazia, dal capro espiatorio alla scatologia, e via discorrendo. Sono tutti soggetti emotivi con cui abbiamo a che fare quotidianamente. E i gruppi di opere a loro dedicati rappresentano l’evoluzione della

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ART

nostra vita. Sono tematiche che sentiamo essere vive e che troviamo interessanti, come la sessualità, la politica o il comportamento. Riteniamo che molti creativi si concentrino nel rappresentare “ciò che il mondo vuole”, noi invece ci concentriamo più su “ciò di cui il mondo ha bisogno”. È un approccio artistico diverso. Le vostre opere sembrano celebrare tutti gli aspetti della nostra umanità, con i loro colori intensi, le loro dimensioni generose e i temi provocatori. Come riuscite a mantenere l’entusiasmo e l’energia per continuare a essere così giocherelloni e gioiosi in quest’epoca di tumulti politici, cambiamenti climatici ed epidemie globali? Innanzitutto potremmo tranquillamente affermare che il mondo ha raggiunto un livello di successo mai eguagliato prima e ciò ci rende particolarmente felici. Da parte nostra abbiamo sempre mantenuto vivo l’interesse verso il futuro, domandandoci continuamente come sarà il domani o il prossimo anno. È un po’ come quando da giovani si è attratti romanticamente o sessualmente da un’altra persona e l’intera esistenza diventa più edificante, il tempo sembra migliorare e il cibo assume un sapore più buono. Ecco, queste sono esattamente le sensazioni che continuiamo a provare nello scattare le nostre fotografie. Quando ci rechiamo nel nostro studio viviamo in uno stato mentale molto particolare e ciò è veramente eccitante. La creazione artistica è qualcosa di magico e noi abbiamo la fortuna di poterla ancora sperimentare. Non vogliamo mai guardare l’arte, vogliamo solo guardare la vita. Il nostro obiettivo è quello di aiutare le persone a capire cosa stiano sperimentando nella propria vita e con i nostri lavori vogliamo offrire loro un nuovo livello di comprensione, un’esistenza ancora più libera. I vostri lavori e performance implicano una sorta di attivismo politico liberale, con il loro sfacciato contenuto gay e la rappresentazione di altri tabù sessuali. Qual è l’obiettivo che intendete raggiungere con queste immagini così provocatorie? Prima di tutto non crediamo nella convenzione tra maschile e femminile: questa definizione è strettamente legata a dove e in quale secolo si vive. Non crediamo nemmeno nelle categorie gay o etero: tutti sono sessuali e tutto è suscettibile d’interpretazione. Noi siamo qui, insieme ad altri artisti, per aiutare le persone a trovare la propria strada, per evitare che possano essere discriminate, picchiate o messe in prigione. Uomo o donna, gay o etero... dimentichiamoci di tutte queste etichette, esistono solo gli esseri umani. Siamo convinti che la rivoluzione sessuale gay abbia cambiato il mondo perché ha sfidato il pensiero conservatore obbligandolo a cambiare idea su come dovrebbe essere la vita. Nel momento in cui una persona eterosessuale smette di discriminare, diventa automaticamente più felice. Come pensate che la vostra arte possa rendere il mondo migliore? Sicuramente vietando la religione, definitivamente. Ha contribuito a distruggere il nostro mondo per due millenni. Potremmo accettare la religione, solamente se la sua gerarchia chiedesse scusa, almeno una volta; ma non l’ha mai fatto. Gli adolescenti si suicidano a causa della religione. Dovremmo inoltre depenalizzare il sesso: i giovani giacciono sui pavimenti delle carceri di tutto il mondo per aver fatto sesso e noi ne siamo complici. Sappiamo ormai che Dio non esiste, ce l’ha insegnato Darwin, il nostro grande eroe. Vogliamo una società più liberale, aperta, che accetti di più, non di meno. Qual è allora la vostra “religione”, in cosa credete? Crediamo nell’umanità, che si possa convivere l’uno con l’altro. E

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Gilbert & George, CITY DROP, 1991 Mit freundlicher Genehmigung Gilbert & George Courtesy Gilbert & George

abbiamo fiducia nell’evoluzione dell’individuo all’interno della società. Pensiamo a 300 anni fa, quando le persone non potevano essere così uniche e individuali come lo sono ora; ma senza andare troppo in là col tempo, pensiamo a solo 50 anni fa. Quando i nostri giovani amici si lamentano del mondo contemporaneo noi li tacciamo come dei mocciosi viziati. Il mondo non ha mai goduto di un tale privilegio come lo conosciamo oggigiorno. Quando abbiamo iniziato a essere artisti, ci hanno detto che commettevamo peccati mortali ogni giorno! Siamo figli dalla seconda guerra mondiale, cresciuti con l’espressione “le cose miglioreranno”; e così è stato. Dovremmo essere molto grati per il successo che il mondo occidentale ha conseguito. Purtroppo è possibile apprezzarlo solo in Nord America, in Europa, in alcuni parti dell’Asia e in remoti avamposti dell’Oceania. Vi sono troppi altri luoghi del pianeta che non sono sicuri e liberi per i cittadini che ci vivono. Questa è la vostra prima mostra dall’entrata in vigore della Brexit. Cosa ne pensate di questa scelta? La Brexit originale risale a centinaia d’anni fa, quando ci staccammo dall’Impero romano, spianando la strada all’attuale Brexit, permettendo la nascita della rivoluzione industriale e la creazione dell’Impero britannico. Anche il Nord America si staccò a sua vol-


bella mascolinità al di là dei nostri sogni sessuali e romantici più sfrenati”? È probabilmente cominciato quando un nostro giovane e barbuto amico musulmano originario del Bangladesh, avendo notato la massiccia presenza di hipster in città, ci ha confidato di essere finalmente a suo agio, di non sentirsi più additato come uno strano musulmano. È stato un momento fantastico. Un’altra circostanza per noi evolutiva è successa quattro o cinque anni fa, nel vedere tutti quei giovani visi barbuti provenire dalla Siria affacciarsi alle reti metalliche erette ai confini delle regioni balcaniche. È iniziata così una “battaglia” religiosa e non religiosa di barbe. È una piacevole sensazione constatare che la barba non è più monopolizzata da figure come Gesù e Babbo Natale.

ta dalla Gran Bretagna, riscuotendo un notevole successo. Siamo convinti che l’Europa stia costruendo un muro attorno a sé stessa. Comunque, nelle interviste che rilasciamo, cerchiamo di evitare di parlare di questi argomenti, limitando il più possibile la tematica TRUMP TRUMP TRUMP, BREXIT BREXIT BREXIT! Vi siete spesso dichiarati “ardenti monarchici”. La partenza di Harry e Meghan ha in qualche modo modificato la vostra considerazione per la famiglia reale in generale? Hanno perso tutto! E Harry, in particolare, ha perso il suo lavoro. Un principe deve essere un principe, non può essere qualcos’altro. Poteva vantare un sostegno enorme dalle forze armate britanniche. Ma crediamo che molto presto si verificherà un divorzio e Harry tornerà al suo lavoro. Noi amiamo il principe Carlo, perché sa parlare con gli alberi quando è chiamato a piantarli durante le visite ufficiali. Purtroppo è molto spiacevole per noi constatare che il modo dell’arte in generale sia così anti monarchico.

Il vostro personale senso della moda sembra strettamente legato alla vostra arte, sia per quanto riguarda il colore che per la precisione. Partecipate entrambi alla creazione del vostro abbigliamento o vi affidate ad altri per creare gli outfit? Non ci affidiamo mai a un fashion designer che ha sempre idee per te, noi non vogliamo queste idee. Preferiamo vestirci con abiti normali al limite della mediocrità. Non ci siamo mai recati da un particolare stilista. Il nostro primo sarto è stato un ebreo vicino di

Prima del vostro più recente gruppo di immagini intitolato “The Beard Pictures”, i visi barbuti non sono mai apparsi nei vostri lavori. Come è nato l’approccio al concetto di barba che definite “simbolo di bigottismo religioso ma anche di

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ART

Gilbert & George, GUARD PLANTS, 1980 Courtesy Gilbert & George Gilbert & George, ONE WORLD, 1988 Courtesy Gilbert & George

casa. Dopo di lui si sono susseguiti altri sarti ebrei, poiché abitavano tutti lungo la nostra stessa via. Ora sono tutti morti, i loro figli sono diventati neurochirurghi, e non abbiamo più sarti ebrei. Siamo grati ai nostri sarti perché i vestiti che ci hanno cucito addosso hanno aiutato le nostre mostre ad avere successo. Se fossimo stati degli artisti dagli abiti trasandati non credo saremmo arrivati fin qui. Ma lo stile non dovrebbe prendere il sopravvento, è sufficiente che rimanga perfetto per il resto del tempo. Non dovendo pensare al nostro abbigliamento che, più o meno, è sempre il medesimo, disponiamo di maggior tempo libero. Soprattutto rispetto ai nostri giovani amici del distretto finanziario, obbligati a seguire la moda e a cambiare i loro abiti ogni 18 mesi. Noi cambiamo solo le cravatte che ci vengono tutt’oggi regalate; è da 50 anni che non ne compriamo una! Qual è il vostro segreto per continuare a lavorare insieme da così tanto tempo? Si riassume in un motto: dobbiamo vincere! Pensiamo di avere un rapporto più paritario rispetto a quello delle tradizionali coppie. Ciò è facilitato dal fatto che non facciamo la spesa, non cuciniamo i nostri pasti e quindi non gettiamo avanzi nella pattumiera. Tutto profuma di pulito ed è semplicemente fantastico. Usciamo di casa alle 7:00, pranziamo alle 11:00 e ceniamo alle 19:00, poi si va a letto. Ogni giorno ripetiamo la stessa routine. E ai menù dei ristoranti preferiamo leggere romanzi e libri di storia.

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La creazione della vostra omonima fondazione è fra i vostri progetti. Qual è il suo stato d’avanzamento e cosa immaginate di lasciare in eredità al termine della vostra lunga carriera artistica? Quattro anni fa abbiamo acquistato una piccola ma bellissima proprietà con giardino a pochi passi da dove abitiamo. La nostra casa e l’annesso studio saranno parte integrante della Gilbert & George Foundation. Il prossimo passo sarà quello di ristrutturare l’edificio nel modo più bello possibile. L’obiettivo è di poter offrire uno spazio adeguato a chiunque verrà a Londra e avrà voglia di ammirare le nostre opere. Siamo eccitati da questa idea che darà la meritata visibilità anche ai nostri lavori più provocanti e che nessun museo ha mai voluto il coraggio di appendere alle proprie pareti. Alla fine avremo noi stessi la più vasta collezione di opere realizzate da Gilbert & George. Potremo poi vivere per sempre!

Si ringrazia per la collaborazione: Aoife Rosenmeyer e Christopher Hux Gilbert & George THE GREAT EXHIBITION, 1971-2016 Fino al 10 maggio 2020 Kunsthalle Zürich e Luma Westbau Limmatstrasse 270 8005 Zürich www.kusthallezuerich.ch www.westbau.com Dal 6 giugno al 20 settembre 2020 Reykjavík Art Museum – Hafnarhús Tryggvagata 17 101 Reykjavík artmuseum.is


Gilbert & George, WAS JESUS HETEROSEXUAL?, 2005 Courtesy Gilbert & George and Astrup Fearnley Collection, Oslo, Norway Gilbert & George, DEAD HEAD, 1989 Courtesy Gilbert & George

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LOEWE CRAFT PRIZE 2020 28

Fanglu Lin

CONTEST


La coraggiosa volontà di sperimentare ARRIVANO I NOMI DEI 30 ARTISTI SELEZIONATI PER L’EDIZIONE 2020 DEL LOEWE FOUNDATION CRAFT PRIZE. TUTTI I LAVORI DEI FINALISTI SARANNO ESPOSTI AL MUSÉE DES ARTS DÉCORATIFS DI PARIGI FINO A LUGLIO 2020. EMERGONO OPERE REALIZZATE CON MATERIALI DI SCARTO E RICICLATI Kyeok Kim

Sarà decretato il 19 maggio 2020 il nome del vincitore del LOEWE Craft Prize il premio istituito dalla Maison del lusso spagnola, parte del gruppo LVMH, che verrà scelto tra una rosa di trenta nomi di talenti provenienti da tutto il mondo. Anatxu Zabalbeascoa, Segretario Esecutivo della giuria di esperti del LOEWE FOUNDATION CRAFT PRIZE, ha dichiarato: “Il premio di quest’anno è più internazionale che mai e le opere selezionate mostrano il dialogo esistente tra continenti e generazioni, con artisti giovani e affermati che abbracciano e rinvigoriscono la tradizione in modi sorprendenti e magistrali. Sono tutte opere di altissima ambizione culturale ed estetica, ispirate a temi che riflettono la situazione del mondo. Per questo motivo la pluralità e l’apertura del Premio promette di ospitare proposte di alto valore, oggi e nel futuro”. A scegliere il vincitore sarà una giuria composta da 12 personalità di spicco del mondo del design, dell’architettura, del giornalismo e del mondo museale, tra cui Genta Ishizuka, vincitrice dell’edizione 2019 in occasione dell’inaugurazione della mostra del LOEWE FOUNDATION Craft Prize 2020 al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Colui che trionferà riceverà un premio di 50.000 euro. Lanciato nel 2016 per celebrare l’eccellenza, il merito artistico e l’innovazione nell’artigianato moderno, IL PREMIO ANNUALE DELLA LOEWE FOUNDATION MIRA A VALORIZZARE L’IMPORTANZA DELL’ARTIGIANATO NELLA CULTURA CONTEMPORANEA E A RICONOSCERE IL LAVORO DI QUEGLI ARTISTI CHE CON TALENTO, VISIONE E VOLONTÀ DI INNOVARE CREANO NUOVE PROSPETTIVE PER IL FUTURO DELL’ARTE.

Waqas Khan

Fondata nel 1988 da Enrique Loewe, e guidata oggi dalla figlia Sheila Loewe, la Fondazione continua a promuovere la creatività, organizzare programmi educativi e proteggere il patrimonio culturale nei campi della poesia, danza, fotografia, design e artigianato con profondo impegno, tanto che nel 2002 è stata premiata dal governo spagnolo con la Medaglia d’Oro al merito nelle Belle Arti.

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INTERVIEW

IL FUTURO? È ADESSO! AT TIVARE LE COSC IE NZE E PROMUOVE RE IL RISPET TO. S O N O

P I Ù

G L I

O B I E T T I V I

S P E T TAC O L A R E

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E L I A SS O N

A L L A K U N S T H A U S D I Z U R I G O, D OV E H A P R E S E N TAT O “ S YM B I O T I C S E E I N G ”.

U N ’I M P E R D I B I L E

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M O N D O

C O N U N A S E N S I B I L I TÀ C O M P L E TA M E N T E N U OVA B Y FA U S T O C O L O M B O

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Le sue opere sono affascinanti, commoventi e toccanti. Quando si tratta del lavoro artistico di Olafur Eliasson, le parole non sembrano essere sufficienti. Il solo contatto visivo può rendere visibile l’invisibile. E la sua nuova esposizione, ospitata su oltre 1.000 mq dalla Kunsthaus di Zurigo, è una conferma della sua effervescenza creativa. “Symbiotic Seeing”, sviluppata in stretto dialogo con la curatrice Mirjam Varadinis, esplora la relazione tra le persone, gli animali, le piante e le altre specie che popolano la Terra, con l’approccio olistico che caratterizza da anni la produzione dell’artista danese-islandese. Eliasson ci invita non solo a riflettere sul cambiamento climatico, come conseguenza dell’azione umana, ma anche a comprendere l’essere umano come parte di un sistema più ampio, proponendosi d’interrogare criticamente il rapporto e la gerarchia tra l’uomo e le altre specie, e di creare spazio per altre forme di convivenza. Traducendo con successo queste complesse deliberazioni teoriche in situazioni spaziali, che non solo attraggono razionalmente le persone, ma le toccano anche emotivamente e le muovono fisicamente. Considerato, con Ai Weiwei, come la star più famosa dell’arte contemporanea, Olafur Eliasson è un artista che oltre a saper mobilitare il pubblico, è fermamente convinto che la sua arte possa interpretare un ruolo socialmente rilevante. La solidarietà e la sostenibilità sono temi centrali nella vita di questo artista recentemente nominato Ambasciatore di buona volontà per l’azione a favore del clima dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Un riconoscimen-

NELLA PAGINA A FIANCO, Olafur Eliasson Escaped light landscape, 2020 Spotlight, halogen bulb, LED light, tripod, lenses, colour-effect filter glass (cyan, orange, blue), concave glass mirror, aluminium, brass, plastic, motors, control unit. Dimensions variable Vista dall’esposizione: Symbiotic seeing, Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Alcuin Stevenson / Studio Olafur Eliasson Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

SOTTO, Olafur Eliasson Algae window, 2020 Glass spheres, steel, aluminium, plastic, paint (black) 380 x 350 x 80 cm Vista dall’esposizione: Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Franca Candrian Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

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ART

to destinato a personalità che condividono un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta. Sei globalmente riconosciuto come un artista impegnato nel campo sociale e ambientale, che dialoga con politici e ONG. Intendi comunicare un particolare messaggio scientifico o politico con questa tua più recente esposizione? Non ho una specifica agenda politica, cerco solo di sensibilizzare le persone sulla necessità di essere maggiormente consapevoli. Ovviamente dietro ogni azione c’è sempre una motivazione politica che l’accompagna, e con i miei nuovi lavori esposti qui a Zurigo sto cercando di trasmettere un preciso concetto: se intendiamo continuare lo sfruttamento del pianeta per meri interessi economici, dobbiamo essere consci di quali potranno essere le conseguenze di queste nostre azioni. E per raggiungere questo grado di sensibilizzazione, dobbiamo aprirci al mondo. Sono convinto che l’arte in generale, come la cultura, la lettura, la musica e la danza, possano aiutarci a ritrovare noi stessi. Sono processi importanti per affrontare temi altrettanto fondamentali, ai quali cerco di avvicinarmi con le opere presenti in “Symbiotic Seeing”. Nelle note biografiche pubblicate sul tuo sito internet, affermi che “l’arte sia un mezzo cruciale per trasformare il pensiero in azione, nel mondo che ci circonda”. Quale atteggiamento speri terrà il pubblico dopo aver visitato la tua mostra? Spero che le persone abbiano la sensazione di essere connesse col mondo in cui vivono. Che, nonostante facciano parte di una massa di sette miliardi di persone, come singoli individui siano consci della possibilità di contare e che le loro scelte possano comunque essere importanti. Ai visitatori delle mie esposizioni non detto regole su come comportarsi poiché non spetta a me, come artista, dire cosa sia giusto o cosa sia sbagliato. Attraverso i miei lavori vorrei semplicemente amplificare la comprensione sull’importanza di avere un rapporto fisico con il mondo, che aiuti a rafforzare la propria capacità nel fare cose e scoprire in seguito cosa sia giusto o sbagliato. In ultima analisi: essere consapevoli dell’effetto che le proprie azioni possano avere sul pianeta in cui viviamo. Se si rimane solamente testimoni di ciò che sta accadendo, senza avere la consapevolezza della propria connessione fisica col mondo, non si potrà cambiare proprio nulla! Nel catalogo che accompagna la mostra scrivi di credere “veramente al fatto che noi tutti abbiamo bisogno di speranza, la quale ci permetterà di convivere con la crisi climatica”. Viste le sempre maggiori crisi legate al climate change, come riesci a mantenere vivo questo bisogno di speranza e come possono le tue opere trasmettere questo senso di speranza al visitatore? Per me la speranza è fondamentale per poter ispirare e convincere le persone a partecipare e a collaborare. È importante credere che valga la pena di fare qualcosa, invece di cedere alla paura e alla disperazione o rinunciare all’azione attiva solo perché non si ha speranza. La speranza per me è una forza trainante. Capisco che a volte la minaccia di una narrazione basata sulla paura può essere anche un metodo di comunicazione efficace, ma ritengo che se si voglia essere progressisti e andare avanti, la speranza sia una forza motivante ben più forte della paura e del pensiero conservatore che richiama ai “bei vecchi tempi”, quando le cose erano “migliori”. Per me, la speranza è la fiducia che il domani sarà migliore di ieri e se vogliamo che l’umanità progredisca. Dobbiamo tutti fermamente credere che il futuro sarà migliore del passato, altrimenti le persone tenderanno a regredire.

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Hai anche affermato di cercare “di non parlare di natura e tecnologia in termini di dicotomia, ma piuttosto d’interpretarle in modo più connesso”. Quali sarebbero gli esempi di questo networking simbiotico tra natura e tecnologia? Se guardiamo alla storia possiamo constatare come questo concetto sia già stato affrontato da altri. Nel 1979 lo scienziato inglese James Lovelock, in contrasto con le sue convinzioni politiche meno progressiste, ha formulato per la prima volta l’ipotesi “Gaia” che si basa sull’assunto che gli oceani, i mari, l’atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta Terra si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento e all’azione degli organismi viventi, vegetali e animali. Prima di lui, agli inizi del 19° secolo, il naturalista tedesco Alexander von Humboldt credeva che il mondo dovesse essere visto in termini di una maggiore “inter-connettività” e senza gerarchie. Si potrebbe dire che la società moderna abbia fallito nella sua incapacità di stabilire una contro-narrativa all’idea darwinista, ovvero della sopravvivenza del più forte. Non va certo dimenticato che Darwin fu anche un forte riformista sociale, essendo stato il primo a criticare la schiavitù. Ma come narrazione, la storia naturale ha fallito nell’adattarsi a un approccio più olistico, che avrebbe potuto rispondere con anticipo alle condizioni ecologiche che vediamo ora. Come si possono conciliare gli aspetti ecologici che affronti nel tuo lavoro con l’intenso sforzo tecnologico necessario per produrre le tue opere e con il tuo essere artista dalla carriera globale? Come molti altri, sento la necessità di migliorare la mia impronta ecologica. Sto lavorando con il mio team di studio per trovare il modo per far sì che i nostri valori si riflettano nella pratica. Penso che sia importante che l’arte e la cultura mostrino una leadership su questo fronte, anche se la loro impronta e la loro portata sono meno significative di quella di molti altri campi, come la produzione e il trasporto di alimenti. E le persone si attendono molto dal campo della cultura. Col mio team sono in trattative con musei e istituzioni per trovare mezzi sostenibili per il trasporto delle opere d’arte, per passare all’elettricità proveniente da fonti di energia rinnovabile e altro ancora. Ad esempio la Tate Modern di Londra, che recentemente ha ospitato la mia esposizione “In real life”, dopo la sua inaugurazione ha annunciato il passaggio a una fonte rinnovabile per l’approvvigionamento del suo fabbisogno elettrico. Il mio team sta anche lavorando a un manuale su come è possibile fare arte con le più basse emissioni di CO2; spero di condividerlo e migliorarlo insieme agli studi di altri artisti. La musicista islandese Hildur Guðnadóttir ha sviluppato la componente sonora di “Symbiotic Seeing”. Ho riconosciuto il suo nome come la compositrice, acclamata a livello internazionale, delle colonne sonore del film Joker e della serie TV Chernobyl. Fra i motivi che ti hanno spinto a collaborare con lei c’è forse quello che vi lega all’Islanda? Non proprio. Oltre a essere una mia vecchia amica, come me vive a Berlino da parecchio tempo e abbiamo anche insegnato insieme quando ero professore universitario. Siamo molto uniti a livello professionale. Da anni collaboriamo a molti progetti e condividiamo l’interesse per la ricerca e la scienza contemplativa e meditativa. Abbiamo lavorato per raggiungere la riduzione dello stress attraverso il suono. Lei ha esperienza nella creazione di musica d’ambiente. Io ho interesse nel far risuonare i corpi, basandomi sull’idea che qualunque cosa ha la capacità di risuonare attraverso frequenze armoniche. Lei le ha esplorate da esperta,


sviluppando di fatto nuovi strumenti musicali. Come il violoncello, costruito da un affermato liutaio islandese, suonato in questa mostra da un robot. La pubblicazione che accompagna “Symbiotic Seeing” è molto più di un semplice catalogo. Il brillante progetto presenta entusiasmanti modi visivi per comprendere il tema della simbiosi, oltre a 44 pagine di articoli di personalità riconosciute nel campo della filosofia, della sociologia, della biologia, della storia dell’arte e della letteratura. Quali sono state le dinamiche che hanno permesso queste eterogenee collaborazioni? Quando lavoro nel mio studio, sono in relazione con vari generi di pensiero contemporaneo. I testi raccolti nel catalogo rappresentano i concetti di alcuni autori che sto attualmente contemplando. Con alcuni di loro ho già lavorato in passato, altri sono nuove fonti d’ispirazione. Rappresentano i diversi ambiti scientifici che alimentano le mie attuali e future opere. E il mio lavoro sull’ecologia e sul clima si ispira direttamente a queste persone. Considero Donna J. Haraway una delle scrittrici contemporanee più interessanti, mentre Timothy Morton, diventato un amico e

Olafur Eliasson Weather orb, 2020. Stainless steel, polarisation filters, plastic, paint (black, white), LED system Diameter 120 cm. Vista dall’esposizione: Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Franca Candrian Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

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collaboratore, è un grande attivista ecologico. Da oltre 20 anni conosco il sociologo Bruno Latour, che ha avuto un’immensa influenza sul mio lavoro, così come la straordinaria storica dell’arte e docente del M.I.T. Caroline A. Jones. Sono molto orgoglioso di questo catalogo che già considero come una finestra da aprire sulle opere che andrò a creare in futuro.

Tutte le immagini: Courtesy Kunsthaus Zürich Si ringrazia per la collaborazione: Björn Quellenberg, Kristin Steiner e Christopher Hux

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E M E R G I N G TA L E N TS

FREE CREATIVITY Alain Winters - Giuliano Koren ITS 2019

ABBIAMO RAGGIUNTO BARBARA FRANCHIN, FONDATRICE E SUPERVISORE DELL’INTERNATIONAL TALENT SUPPORT CHE SI PREPARA A UNA NUOVA GRANDE EDIZIONE DEL CELEBRE ITS E AL LANCIO DELLA NUOVISSIMA ARCADEMY B Y E N R I C O C A M M A R O TA

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Archivio, Arca e Accademia nasce ITS Arcademy uno spazio vivo e dinamico, dove gli ex finalisti (tra cui Demna Gvasalia oggi direttore artistico di Balenciaga), i giurati e il resto del network internazionale di ITS avranno un ruolo attivo. Uno spazio di confronto ed evoluzione per innovatori, esponenti del fashion business, accademici e creativi visionari, che potranno ragionare sul futuro del design e contribuire a realizzarlo. Scopriamola... N . #01

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E M E R G I N G TA L E N TS

MANCANO SEDICI MESI ALL’APERTURA DELLE PORTE DELL’ARCADEMY LANCIATA DA ITS, INTERNATIONAL TALENT SUPPORT, FONDATO DICIANNOVE ANNI FA DA BARBARA FRANCHIN CHE TUTT’OGGI NE È SUPERVISORE

The Jewelry Jury at Work ITS 2019

ITS - uno dei contest tra i più famosi e importanti a livello internazionale - inaugurerà tra pochi mesi un grande e ambizioso polo creativo: l’Arcademy. Abbiamo raggiunto l’ideatrice Barbara Franchin, cuore pulsante di ITS, che ci ha raccontato questa nuova avventura dedicata al talento, alle esplorazioni e alla ricerca globale della creatività. Non una scuola ma un archivio che avvicinerà la dimensione espositiva a quella didattica grazie alle diciottomila referenze che ogni anno aumentano di 600 preziosi portfolio dei talenti invitati da tutto il mondo a partecipare alle selezioni del progetto di scouting e formazione continua.

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Barbara Franchin, Fondatrice e Supervisore di ITS - Giuliano Koren ITS 2019

ITS ha portato a Trieste i migliori talenti nel campo del fashion e del design di accessori e gioielli. Molti di loro hanno ottenuto importanti opportunità nei marchi di moda tra i più famosi al mondo come per esempio Demna Gvasalia e Peter Pilotto. Tanti semi piantati negli anni che arrivano a germogliare oggi con la nascita di ITS Arcademy. Anche quest’anno ITS accenderà i suoi propulsori per dare opportunità concrete a chi ha voglia e merita di emergere. L’edizione 2020 è impostata sul concetto di Responsible Creativity, espressione di una esplicita presa di coscienza, un passaggio culturale consapevole e necessario in tutti gli aspetti della vita quotidiana e nelle diverse forme della creatività. Le iscrizioni rimarranno aperte fino al 15 marzo, mentre i finalisti saranno comunicati ai primi di maggio. ITS 2020, che culminerà nell’evento finale in programma a Trieste il 17 luglio negli spazi del Magazzino 42, mette in palio per i vincitori delle competizioni molti premi in denaro e importantissime opportunità di avvio alla carriera all’interno delle aziende partner. Qual è la particolarità del territorio triestino rispetto alle città già note nel mondo della moda e del design? Trieste rispetto a tutto quello che è il mondo della moda è decentrata e questo ci consente di osservare tutto ciò che accade nei vari hub internazionali con un punto di vista neutro, per noi quello che accade a Taiwan ha la stessa importanza di ciò che accade in una scuola di Londra. Questo ci permette di non coinvolgerci in maniera personale, ma di mantenere uno sguardo molto aperto a 360 gradi. “Here we belong” è il claim di questa nuova edizione. Su cosa dovranno concentrarsi i partecipanti di ITS 2020? Il messaggio implica l’avere cura di un luogo dove ci si senti bene, come magari la propria casa. Un luogo che conferisce sicurezza e protezione ma verso cui noi stessi siamo protettivi. Questo è un concetto ponte che ci permette di soffermarci a pensare sul fatto che tutti noi apparteniamo alla Terra. Abbiamo deciso di legarci al tema della responsabilità, per cui invitiamo i ragazzi a iniziare a pensare il prodotto finito dal punto di vista intellettuale e pratico, ragionando sulla fase di produzione e di consumo. Si tratta di guardare al prodotto in maniera intelligente, durevole, equa e rispettosa del lavoro delle persone e dell’ambiente, che ormai è saturo.

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ITS, da contest internazionale che ha dato l’opportunità a tantissimi talenti di emergere, diventa un’istituzione ancora più grande: nasce l’Arcademy. Cos’è e come è strutturata? L’Academy è un archivio che rappresenta le radici di ITS. In 19 anni abbiamo custodito un patrimonio di 18 mila portfolio che arrivano da tutto il mondo e nelle maniere più creative possibili. Per la prima volta, a livello mondiale, esisterà un luogo che li racchiuderà tutti insieme. Questi portfolio raccontano lo sviluppo della storia della moda, contengono elementi che oggi sono parte del mercato e che ci indicano le tendenze e i cambiamenti del futuro. L’Arcademy è un osservatorio davvero privilegiato, sociologico e creativo, che racconta il cambiamento del mondo. Siamo convinti che la materia crei memoria e la conservazione dei portfolio rappresenta il fermo immagine di un determinato periodo e di un’idea, di un messaggio che cercheremo di trasmettere raccontando il valore dell’abito, cioè l’unica cosa che ci accompagna in tutta la nostra vita. L’Arcademy sarà dunque anche un polo espositivo e didattico, le persone potranno venire alle mostre, indossare alcuni abiti ed entrare nelle gallery multisensoriali dove potranno toccare oggetti e tessuti senza però vederli. Tramite l’uso delle mani avranno modo di riattivare il senso del tatto imparando a riconoscere i materiali. I visitatori potranno poi apprendere i processi di produzione di un capo di abbigliamento, per esempio potranno capire come vengono realizzati i jeans e potranno iniziare a pensare che sarebbe meglio acquistarne un paio duraturo nel tempo piuttosto che molti a poco prezzo, impareranno dunque a prendere coscienza di ciò che indossano e di come consumano. Potranno magari iniziare a correggere qualche abitudine poco sana per sé e per l’ambiente. Ci tengo a sottolineare che la parte didattica è aperta a livello internazionale e punterà a due diverse tipologie di pubblico: uno popolare, con corsi e workshop per le scuole elementari, medie e superiori di tutta Italia, per i turisti e per tutto il territorio; uno professionale per gli addetti ai lavori, in cui ex-finalisti di ITS torneranno a Trieste per trasmettere le loro conoscenze e dove le aziende avranno modo di strutturare workshop e progetti speciali. Con quali istituzioni state collaborando? La Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste ci ha fornito la location, un bellissimo spazio di 1.000 metri quadri su due piani. Al nostro fianco c’è la Regione Friuli Venezia Giulia e i partner con cui attiviamo le attività di Fundraising come OTB o Ferragamo per citarne un paio. Inviteremo le aziende del territorio a poter intervenire con delle donazioni di abiti e tessuti dismessi o inutilizzati, in modo da non mandarli al macero ma poterli impiegare per i workshop sul reuse e il recycling. Che tipo di geografia della moda ha individuato in questi anni? Quando venti anni fa ho inziato a occuparmi di moda la fecevano da padrone due hub che sono quelli di Londra e di Anversa, entrambe le città richiamavano talenti da tutto il mondo, parliamo ovviamente della Central Saint Martins, della Royal College of Art e dell’Accademia di Anversa. Tutt’oggi ancora estremamente importanti, sono però state affiancate da nazioni diverse, spicca per esempio dagli Stati Uniti d’America la Parsons che negli ultimi 5 anni è cresciuta in modo esponenziale. In Finlandia c’è la Aalto. Hanno poi iniziato ad imporsi sulla scena anche le scuole del Sud-est asiatico come il Tokyo Fashion College Coconogacco, fondato proprio dagli ex finalisti di ITS Yoshikazu Yamagata e Miko Sakabe.

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ART

La storica Villa Noailles, capolavoro dell’architettura moderna e razionalista fondata nei primi anni del Novecento, nel sudest della Francia, dal 23 al 27 aprile 2020 sarà protagonista della 35a edizione del Festival Internazionale di Moda, Fotografia e Accessori di Moda di Hyères

Always support talent Ph Thierry Dustin, finalista nella sezione fotografia al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival

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Ph Aline Boubert, finalista nella sezione moda al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode Courtesy of Hyères Festival

Ph Xavier Brisoux, finalista nella sezione moda al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival

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Ph Maximilian Rittler, finalista nella sezione moda al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival

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Ph Emma Bruschi, finalista nella sezione moda al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival

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ART

AL VIA LA 35ESIMA EDIZIONE DI HYÈRES FESTIVAL, LA PIÙ ANTICA COMPETIZIONE AL MONDO DEDICATA AI GIOVANI PROFESSIONISTI DELLA FOTOGRAFIA E DELLA MODA VEDRÀ QUEST’ANNO IN GIURIA JONATHAN ANDERSON, PAOLO ROVERSI, HUBERT BARRÈRE E KAIA GERBER Il Festival fondato e diretto da Jean-Pierre Blanc e presieduto da Pascale Mussard dal 1986 promuove e sostiene da sempre la creatività dei giovani talenti internazionali grazie a una serie di competizioni divise per categoria come Fotografia, Moda e Accessori di Moda. Grazie alle dotazioni messe a disposizione dai partner del Festival (tra cui maison Chanel che per la sua collaborazione ha istituito lo speciale premio Des Métiers D’Art de Chanel), intende fornire un aiuto pratico e duraturo nel tempo a questi giovani artisti, infatti, una volta che i candidati saranno selezionati, riceveranno per un periodo di due anni supporti finanziari, produttivi, editoriali, legali e molte altre possibilità per emergere.

Ph Marvin M’Toumo, finalista nella sezione moda al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival

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Ph Thierry Dustin, finalista nella sezione fotografia al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival

ART

Quest’anno la presidenza della giuria della sezione Moda della 35esima edizione di Hyères International Festival of Fashion, Photography and Fashion Accessories 2020 è affidata a Jonathan Anderson, il direttore creativo di Loewe e dell’omonimo brand JW Anderson, dove tra gli altri nomi al suo fianco spicca quello della giovane top model Kaia Gerber. Mentre, per quanto riguarda la categoria Fotografia, la giuria è capitanata da Paolo Roversi e quella degli Accessori di moda da Hubert Barrère, il direttore artistico di Maison Lesage. Per chi avesse intenzione di iscriversi tra le varie categorie del Festival di Hyères può visitare il sito (villanoailles-hyeres.com) e inviare la sua candidatura a partire dal 1 aprile 2020.

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Ph Tom Van Der Borght, finalista nella sezione moda al 35e Hyères festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode - Courtesy of Hyères Festival


Silent voices to a distant crowd I’m still singing but there’s no one around Dotan.

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BY ALESSANDRO IACOLUCCI

INTERVIEW

KULT MEETS DOTAN. L’ARTISTA DI ORIGINI ISRAELIANE CHE STA CONQUISTANDO L’EUROPA CON “NUMB”


Without Feeling

UNA CANZONE DA COMBATTIMENTO

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“NUMB

RAPPRESENTA

UN PAIO D’ANNI DELLA MIA VITA A IN CUI MI SONO SENTITO

DISCONNESSO46 DA TUTTO”


“Numb” è il brano che Dotan ha scritto dopo essersi scontrato con la sua nemesi. Un periodo buio dove si è disconnesso da tutto e da tutti e che oggi è riuscito a lasciarsi alle spalle grazie a un duro lavoro su se stesso. Un momento di consapevolezza che ha coinciso anche con una nuova produzione musicale che sta conquistando l’Europa intera

Miglior artista e songwriter dell’anno, miglior artista maschile per 3 anni consecutivi in Olanda. Il suo album di debutto è stato disco di platino tra i 10 Migliori Album olandesi di sempre. Vanta 4 singoli e 10 dischi d’oro. La sua voce ha raggiunto oltre 100 milioni di streaming globali. Classe 1986, origini israeliane ma di base ad Amsterdam dove si è trasferito sin da piccolo, Dotan è il cantautore polistrumentista e produttore che sta conquistato l’Europa e l’Italia grazie a “Numb” il nuovo singolo che racconta la sua rinascita. Un testo profondo e sincero scritto da Dotan a Los Angeles, oggi la sua seconda casa, con la collaborazione di Neil Ormandy e Tim Randolph (degli Imagine Dragons) e mixato dal batterista John Hanes che ha lavorato per esempio con Ariana Grande, Lorde e Beck. Oltre ad essere un bravo musicista, Dotan ha avuto anche il lungimirante intuito di ideare una piattaforma concepita per promuovere l’attività live di artisti in erba lanciando per esempio Lewis Capaldi, Vance Joy e Tom Walker.

camente il mio primo disco in studio. Ho lavorato su quell’album per molti anni e ho finito per registrarlo nel mio salotto. L’album parlava della mia vita fino a quel momento, quasi come un diario. La grande differenza con la mia nuova musica è che liricamente è molto più grezza. Nelle canzoni precedenti ero spesso molto poetico e mantenevo le cose piuttosto vaghe, ma sento che ora è il momento di esprimermi davvero, dicendo le cose senza filtri. Pensi che le persone reprimano i loro sentimenti per sentirsi più sicuri? Oh sì, certo. Questo è quello che ero solito fare anch’io! Ho sempre pensato a tenere tutto per me stesso ... se tengo tutto chiuso, nessuno o niente può farmi del male. Ma la vita non deve essere vissuta in questo modo. Sperimentare alti e bassi è utile ed è sicuramente qualcosa a cui mi sto ancora abituando. Per te la musica è stata anche il mezzo tramite cui hai fatto coming out, dichiarando la tua omosessualità e cantando amore verso il tuo partner. Quale messaggio daresti a coloro che si sentono in gabbia e hanno ancora paura di esprimere i loro sentimenti? È molto difficile poter dare un consiglio, bisogna sentirsi pronti per questo passo. Quando mi guardo indietro vorrei averlo fatto prima, ma avevo davvero bisogno di trovare la forza e soprattutto di accettarmi veramente per quello che sono. La vita è decisamente migliore quando si è aperti alle diversità e quando si vive autenticamente.

Come sta andando il tuo nuovo tour? Molto bene. Sono contento perché sto testando per la prima volta tante nuove canzoni. Ammetto che all’inizio ero decisamente nervoso all’idea di far sentire la mia nuova produzione musicale ai miei fan che invece stanno rispondendo entusiasti. In Olanda il pubblico che mi segue è sempre molto grande e dedicato, alcuni di loro vengono ai miei spettacoli da 10 anni ormai, è pazzesco! “Nessun essere umano nasce insensibile, ma il sapore noioso della vita, oggi ci conduce a questa disaffezione” ... Qual è la storia che racconti in “Numb”, il tuo ultimo singolo? Numb rappresenta un paio d’anni della mia vita in cui mi sono sentito disconnesso da tutto. È stato un periodo molto buio e sembrava che nessuno potesse davvero raggiungermi. Ho lavorato molto per uscirne e Numb è stata la prima canzone che ho scritto quando mi stavo lasciando alle spalle quello strano periodo. La definirei una canzone combattiva, dove racconto la mia rinascita.

Se dovessi descriverti attraverso la canzone di qualcun altro, quale canzone saresti? Ottima domanda! Penso a: “Stack” di Bon Iver, ma più per il suono che per i testi. Quella canzone mi calma e descrive sonoramente il mio umore. Come definisci la musica prodotta nel periodo storico in cui viviamo? Penso che la musica dei giorni nostri sia super fluida. Non ci sono più rigidi generi o regole. Tutto è contaminazione. Ognuno attinge a generi diversi. A volte penso anche che produciamo più musica

“7 Layers” è il tuo album più importante, ma la tua nuova musica è un po’ diversa da allora. Raccontaci 7 Layers è un album che ho pubblicato 6 anni fa ed è stato prati-

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DOTAN

INTERVIEW

Hai lanciato la tua piattaforma per far emergere il talento, raccontacela. È stato molto importante per me condividere il palco con artisti in cui credo. È così difficile venire in un paese in cui nessuno ti conosce e trovare il pubblico affiatato. L’idea iniziale era quella di mettere in vendita spettacoli senza una line-up e la persone avrebbe scoperto chi avrebbe suonato solo la sera stessa! In questo modo ho portato in Olanda per la prima volta Lewis Capaldi, Dean Lewis, Freya Ridings, Mahalia e Tamino. Un vero lancio, ora stanno andando tutti benissimo.

che mai e questo mi fa riflettere sul concetto di album che credo stia un po’ svanendo. Allo stesso tempo penso anche che ci sia qualcosa di bello nelle persone che ascoltano e comprano un sacco di cose diverse. Hai sempre sognato di voler diventare un artista? Che tipo eri da bambino? Affatto. Ero davvero un ragazzo introverso, amavo il songwriting ma non avrei mai pensato di essere personalmente un artista. L’idea è nata solo quando avevo 22 anni. Mi ci è voluto molto tempo per trovarmi a mio agio sul palco e a farmi guardare da così tante persone. Chi apprezzi particolarmente in termini di musica e con chi ti piacerebbe lavorare? Mi piacerebbe lavorare con Sufjan Stevens. Da “Call Me By Your Name” il mio rispetto per lui è raddoppiato. Mi piacerebbe lavorare anche con James Taylor o Paul McCartney, il mio eroe. Di sicuro non direi di no a scrivere una canzone con Chris Martin (Coldplay) o cantare una canzone con Adele. Cosa consiglieresti a un giovane artista che vuole sfondare nella musica? Di trovare la propria unicità! Molti artisti emergenti passeranno così tanto tempo a fare cover di altri artisti o a provare a suonare come qualcun altro, che potrebbero perdere di vista l’obiettivo. Vi assicuro che la strada inizia a prendere forma solo quando si trova la propria voce, anche per me è stato così. Consiglierei anche di impegnarsi a lungo termine, credendoci sempre e fortemente. Cosa ne pensi dei programmi di talent scouting in TV? Li trovo molto divertenti e interessanti da guardare. Penso che essere un buon cantante non ti renda un buon artista, quindi spesso i concorrenti possono uscire molto delusi rispetto alle aspettative di carriera che si sono prospettati dopo uno show televisivo. Gli show sono comunque un’ottima piattaforma e se la usi correttamente e sai chi sei come artista potrebbero sicuramente darti una grande spinta.

Parlaci delle tue passioni. Viaggio molto per lavoro tra Amsterdam e Los Angeles. I miei posti preferiti dove andare sono il Messico, Israele (il suo paese d’origine, ndr) e molti posti in Europa come l’Italia. Vorrei poter viaggiare di più per piacere. Accanto alla musica una mia grandissima passione è la fotografia. Te ed Amsterdam. Sono cresciuto ad Amsterdam, quindi conosco ogni singolo angolo della città. Di recente ho avuto una vita piuttosto “monotona” passando da uno spettacolo all’altro e stando a casa scrivendo musica nel mio studio o cucinando cene da condividere con gli amici. Il momento in cui amo di più Amsterdam è in estate, quando prende vita davvero e io vado a piedi ovunque per cena, negozi e spettacoli dal vivo. Vivresti mai in un altro posto? Sì! Sono aperto a tutto ciò che la vita mi pone davanti. Amsterdam sarà sempre la mia casa, ma credo che in ogni luogo ci si possa sentire accolti. Per esempio Los Angeles è diventata la mia seconda patria e pian piano sto imparando ad ambientarmi. Hai dei “rituali” che ti aiutano a scrivere le tue canzoni? Provo solo a svuotare la testa prima di scrivere facendo magari una grande camminata o restando solo per qualche ora, in questo modo posso concentrarmi davvero. Spesso mi capita di avere una grande idea nel cuore della notte, quindi salto fuori dal letto e inizio a scrivere finché non mi sembra di aver esaurito i pensieri. Quali sono due obiettivi che vorresti raggiungere? Sul fronte personale mi auguro di rimanere openminded, vulnerabile e sempre fedele a me stesso. Per quanto riguarda il lavoro mi piacerebbe scrivere una colonna sonora per un bellissimo film e fare un grande tour mondiale! Qual è stato il palcoscenico su cui ti sei esibito che ti ha dato più soddisfazione? Penso che suonare per il mio primo spettacolo allo stadio Ziggo Dome di Amsterdam difronte a 18.000 persone sia stato un grande successo. Quando avremo il piacere di sentirti live in Italia? Spero molto presto, ci sto sicuramente lavorando! Sono stato in Italia parecchie volte e ho persino suonato in uno spettacolo a Roma tre anni fa in un minuscolo teatro per 100 persone. Il supporto è stato così travolgente che non vedo davvero l’ora di venire e condividere la mia musica con voi più profondamente .

PH. JOSIEN VAN OOSTVEEN

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MUSIC

Una francese che canta in italiano. Un’eretica praticamente. “La Vita Nuova” è l’ultimo EP della cantautrice parigina che va oltre gli schemi linguistici per demolire stereotipi culturali e di genere. Et voilà Christine and the Queens BY MARCO TORCASIO

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«Voglio che tu mi tocchi con la tua rabbia, voglio che tu mi tocchi con il tuo furore»

DANS UNE PIÈCE DE THÉÂTRE

© ph. Camille Vivier

IL TEATRO POP DI CHRISTINE

N . #01

Sessualità fluida, erotismo, messaggi pop e teatro. Christine and the Queens pubblica a sorpresa un nuovo EP, “La vita nuova”, accompagnato da un omonimo cortometraggio di 14 minuti. Il film è un viaggio interiore che l’artista compie nel famosissimo teatro parigino Opéra Garnier, che riempie con storie di fantasmi e creature mistiche. Attraverso l’obiettivo del collaboratore di lunga data Colin Solal Cardo (Robyn, Charli XCX) e con le coreografie di Ryan Heffington (nominato ai Grammy Awards e vincitore di VMA Award nel 2014 per “Chandelier” di Sia), Christine e i suoi ballerini si ritrovano a danzare sul tetto, sul palco e negli angoli più remoti del teatro, e tutto termina con un febbricitante momento con Caroline Polachek, che ha preso parte anche alla title track dell’EP. “La vita nuova” arriva dopo un tour durato 18 mesi dopo la pubblicazione del secondo album di Christine and the Queens “Chris”, entrato al #3 nella classifica ufficiale degli album nel Regno Unito, dove è stato certificato argento. “Chris” è stato il seguito del suo acclamato album d’esordio Chaleur Humaine, pubblicato in Francia nel 2014 (nel 2016 anche nel Regno Unito) e che ha venduto oltre 1.4 milioni di copie in tutto il mondo. Prodotto da Christine and the Queens e Ash Workman, l’EP è disponibile su tutte le piattaforme digitali, su Because Music e in CD e vinile a partire dal 10 aprile.

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IL GENERE SESSUALE COME PERFORMANCE “La vita nuova” trae forza dall’estrema vulnerabilità, quella che Christine ha più volte raccontato di aver sperimentato sulla propria pelle. Il suo nome d’arte deriva infatti da un momento particolarmente difficile della sua vita, quando, appena ventenne, fuggì da Parigi a Londra per via di quello che lei stessa ha definito “the worst f*cking heartbreak I ever had”. A darle rifugio fu una community locale di drag queens, la troupe del Madame Jojo, club simbolo della nightlife di Soho (oggi chiuso). Dopo alcune settimane quelle queens sono diventate la sua armatura e Chris ha voluto portarle con se per sempre includendole nel suo nom de plume. E sarà lei stessa a trasformarsi in draq queen in un divertente video in compagnia di Milk, star di RuPaul Drag Race. Tra una battuta e l’altra, nel video Christine rivela di essersi appassionata già da adolescente alle letture di Judith Butler, filosofa post-strutturalista statunitense che si occupa di filosofia politica, etica, teoria letteraria, femminismo e teoria queer. A proposito della sua sessualità, Christine ha dichiarato infatti di essere “pansessuale”, di avere cioè un orientamento fluido, evidente valore aggiunto della sua cifra stilistica.

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MUSIC

L’APOCALISSE IL MONDO PER COME LO CONOSCEVAMO È FINITO, L’ERA POST-DIGITALE È GIÀ INIZIATA E NESSUNO POTRÀ SALVARSI. MISS ANTHROPOCENE, QUINTO ALBUM DI GRIMES, È UN GRIDO DI PROTESTA MORENTE, OPPURE UNA GROTTESCA RISATA SARCASTICA SULLE CENERI DI UN MONDO CHE NON C’È PIÙ? FORSE, ENTRAMBE LE COSE INSIEME… BY MARCO TORCASIO

LA COLONNA SONORA PER LA FINE DEL MONDO Per Claire Boucher, in arte Grimes, il cambiamento climatico di cui molto si dibatte è personificato da una dea maligna che dà il nome al suo quinto album, Miss Anthropocene. Il titolo del progetto è un gioco tra le parole misantropo e Antropocene, cioè l’era geologica in cui le azioni umane generano un effetto sull’esistenza. Si tratta di un concept in cui l’artista e performer si immagina nelle vesti di un personaggio fantascientifico e fatato, tra pianeti distopici, intelligenze artificiali, personaggi surreali, creature dai poteri paranormali e spazi inesplorati. È una dimensione da fumetto dark, ma ancorato, sul fronte sonoro, al pop e alle sue contaminazioni. L’album affoga in quest’atmosfera da apocalisse imminente, poi cerca di accettarla e infine di diventare un tutt’uno con essa. I testi sono ridotti all’osso e quel poco di scritto che troviamo, a dire il vero,

SECONDO non brilla per profondità. Musicalmente parlando risulta difficile godere appieno del disco che stanca e confonde l’ascoltatore con il suo flusso poco coerente. Altra grande pecca riscontrabile è l’inspiegabile omissione dalla tracklist di “We Appreciate Power”, brano stupendo che aveva anticipato di un anno l’uscita del disco. Ma quello che conta, in Miss Anthropocene, sono le atmosfere: alcune sono inquietanti, angosciate, cupe, come in “Violence”; alcune sono più introspettive, arrendevoli, ciniche, come in “So Heavy I Fell Through the Earth”. Grazie a questi scenari Grimes è entrata di diritto nella colonna sonora del videogame “Cyperpunk 2077” con il brano “4AEM”.

GRIMES 52


LO STILE TECHNO-RAVER A proposito del brano “Violence”, nel video Grimes indossa un abito “Suminagashi” della designer olandese Iris van Herpen. L’abito fa parte della collezione Couture autunno-inverno 19/20 “Ipnosi”, presentata durante la settimana della Haute Couture di Parigi lo scorso luglio. Per la sua creazione la designer ha usato il suminagashi, un’antica tecnica giapponese di decorazione della carta con l’inchiostro, come “l’inchiostro fluttuante sull’acqua”. Poi con la tecnica lasercut ha realizzato linee di tessuto changeant argento e mylar, legate termicamente a strati di tulle trasparente.

UNA FAMIGLIA DISTOPICA

© Grimes CE Press-Photo

A partire da Art Angels del 2015, il suo disco più bello e accessibile, Claire Boucher è diventata famosa per la presenza online e le dichiarazioni controverse. Twitter è impazzito quando nel 2018 lei ed Elon Musk hanno confermato la loro relazione. Quando la Boucher ha annunciato di essere incinta l’ha fatto con una foto mezza nuda e iper-reale su Instagram in cui appariva con un feto nella pancia. Sotto al tutorial in cui condivide su YouTube la sua “Pregnancy Skincare & Psychedelic Makeup Routine” è tutto un commentare di haters tra lo sconvolto e l’incredulo. Da fenomeno elitario - quando, ormai diversi anni fa, le sue canzoni oltre che nei vari festival musicali in giro per il mondo risuonavano durante le sfilate - alla ragazza strana nota come la “madre del figlio di Elon Musk”, il passo è stato breve: è bastato presentarsi tenendo per mano l’eccentrico imprenditore al Met Gala del 2018. La coppia è molto chiacchierata sia per il successo planetario di lui (fondatore di Tesla e riconosciuto come uno tra i 34 uomini più ricchi al mondo), sia per la produzione musicale avanguardista di lei, ma soprattutto per le scelte legate alla gestione sui generis della maternità. Grimes ha utilizzato le immagini del suo bambino per creare un personaggio virtuale, WarNymph, e ha dichiarato alla stampa che “lascerà il suo bambino libero di decidere il proprio sesso”. Non è chiaro se già al momento della nascita o se nella più avanzata età della consapevolezza sessuale. Ma interrogarsi sul sesso degli angeli (anche quelli dell’apocalisse) non era roba da stolti?

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HBY TALENTS XY READY FASHION MHTSX STYLING EXHIBITION

FASHION

READY MASS ICONS COLLECT READY FASHION YOUNG CRITICAL 54


FASHION

Ricerca, sperimentazione, sostenibilità e fair play. Le collezioni e gli stili dell’estate

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FASHION

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CHASING LIGHTS WOO INDOSSA: CAMICIA CON FIAMME, FELPA E PANTALONI CON LOGO PALM ANGELS WILLIAM INDOSSA: CAMICIA CON STAMPA E PANTALONI PALM ANGELS

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WOO INDOSSA: PULLOVER CON SCARABEO, CAMICIA BIANCA E PANTALONE FRANKIE MORELLO SANDALI NERI IN PELLE BIRKENSTOCK SIMON INDOSSA: CAMICIA E SHORTS FRANKIE MORELLO SNEAKERS GIUSEPPE ZANOTTI

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GIACCA CON RICAMI E PANTALONE LA MARTINA OCCHIALI MYKITA

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WILLIAM INDOSSA: BLUSONE E BERMUDA LACOSTE WOO INDOSSA: GIACCA, FELPA E PANTALONE LACOSTE MATTEO INDOSSA: TRENCH E PANTALONE LACOSTE

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GILET NERO IMBOTTITO E T SHIRT LETASCA PANTALONE CON STAMPA ESOTICA PT PANTALONI

CAMICIA GRAFFITI BENETTON

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GIACCA,K-WAY E SHORTS IN NYLON LES HOMMES STIVALETTO ARGENTO GIUSEPPE ZANOTTI

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WILLIAM INDOSSA: JUMPER MARRONE MMK WOO INDOSSA: BLAZER E JUMPER BIANCO MMK

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GIACCA SLAM CAMICIA ALESSANDRO GHERARDI PANTALONE BERWICH

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MAGLIA CON STAMPE MULTICOLOR ICEBERG

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CAPPOTTO LAVENHAM T-SHIRT FRED PERRY X RAF SIMONS TRACK PANTS FRED PERRY

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GIACCA BARACUTA, DOPPIO PETTO IN NYLON GIMO’S, T-SHIRT CON STAMPE SWORD 6.6.44, PANTALONI E SNEAKERS BOGGI

GIACCA CAMOUFLAGE ASPESI FELPA CON CAPPUCCIO PAUL & SHARK PANTALONI BOGGI

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GILET IN NYLON CON CAPPUCCIO E OCCHIALI E T-SHIRT C.P. COMPANY

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FASHION COORDINATOR ALESSANDRO IACOLUCCI PHOTOGRAPHY FRANCESCO ANGLANI STYLING REBECCA DEL VITA HAIR ANTONIO NAVONI MAKEUP ILARIA DORICCHI MODELS WOO SIK @BOOM THE AGENCY WILLIAM HAGG @INDEPENDENT MGMT SIMON KEMP @I LOVE MODELS MANAGEMENT MATTEO CREMASCHI @ELITE MILANO SPECIAL THANKS Q CLUB MILANO, VIA PADOVA 21

TRENCH, POLO T-SHIRT E PANTALONE TAGLIATORE STIVALETTO GIUSEPPE ZANOTTI

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TREND SPRING SUMMER 2020

FORWARD

I LINGUAGGI DELLA MODA NELL’ESTATE 2020

TANTI I LEITMOTIV DA SCOPRIRE PER UNA STAGIONE CHE TRA SPERIMENTAZIONI E MANIPOLAZIONI DEI TESSUTI, SI FOCALIZZANO ANCHE SULLA SOSTENIBILITÀ E SULLO SPORT REGALANDO DAVVERO TANTE SORPRESE. LE ISPIRAZIONI PROVENGONO DA UN UNIVERSO CHE RACCONTA I VALORI DELLA COLLABORAZIONE DI SQUADRA UTILE A RAGGIUNGERE IL SUCCESSO, AIUTANDOCI A RISCOPRIRE I VALORI DEL GIOCO. PROTAGONISTI: ADIDAS ORIGINALS, COS, FRED PERRY, LOTTO X PRIMARK, STONE ISLAND, HORO, WOOLRICH, VEJA X RICK OWENS, C.P. COMPANY, PAURA X DIADORA E DUA LIPA X PEPE JEANS LONDON. AL CENTRO DI TUTTO C’È SEMPRE LA PERSONA BY ALESSANDRO IACOLUCCI

LOTTO X PRIMARK

L’apparel che piace

FERMENTO.

Tra i palazzi e i campetti ai bordi delle città si gioca la partita più importante, la vita. Un gruppo di ragazzi di ogni genere ed etnia, ognuno diverso e unico nella propria (im)perfezione diventa protagonista della collezione di abbigliamento e accessori composta da 24 pezzi realizzata in colaborazione tra Lotto e Primark. Spiccano le tute ispirate al “Kit” sportivo. L’iconico logo Lotto è stampato, cucito e ripetuto più volte come omaggio al marchio storico. Rosa shocking e verde fluo caratterizzano tutta la linea e conferiscono alla collezione un tocco di colore retrò. Il nero, il bianco e il grigio rafforzano le tonalità più forti e creano un classico look sportivo che può essere indossato da tutti, ogni giorno.

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TREND SPRING SUMMER 2020

FRED PERRY

Revolutionary road Un nuovo rivoluzionario capitolo per raccontare la Black Champagne Champagne, evoluzione dell’iconica M12, ovvero la polo di Fred Perry che dal 1952 ha unito generazioni di ribelli, musicisti, artisti e star dello sport e che oggi, tramite un cast di giovani ragazzi e ragazze, creativi e artisti provenienti da tutto il mondo, ripercorre in qualche modo le tappe del nero e del suo valore culturale. Un colore che veniva associato agli outsider, indossarlo significava distinguersi dalla massa e fare una dichiarazione fuori dagli schemi. Negli anni 70 Fred Perry aggiunse il nero ai codici stilistici dei movimenti subculturali grazie alla sovversiva mossa di produrre la polo Black Champagne Champagne, come alternativa alla classica polo bianca da tennis.

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TREND SPRING SUMMER 2020

HORO

La nuova frontiera del tessuto

Lo street style luxury ha un nuovo membro: HORO il giovane marchio nato nel 2016 dall’idea di Stefano Maccagnani, l’ingegnere che ha pensato di fondere l’oro al tessuto. Con il suo laboratorio creativo e atelier a Roma, HORO è un brand dall’approccio rivoluzionario che applica alla creazione e alla realizzazione della collezione materiali e discipline mai convenzionali, secondo una logica interdisciplinare per esempio alla macchina per cucire sostituisce gli ultrasuoni.

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C.P. COMPANY

Napoli rules

Palazzo dello Spagnuolo e la Casa del Portuale progettata da Aldo Loris Rossi. Esattamente come Napoli, C.P. Company ha due anime che vivono al suo interno: tradizione e innovazione. Sin dalla sua fondazione, e nel corso dei decenni, il brand ha continuato a essere pioniere di uno stile che combina la funzionalitĂ militare vintage, work e sportswear con un’intensa ricerca e innovazione sui tessuti. Per la stagione estiva 2020 il colore, realizzato con la particolare lavorazione tipica del brand della tintura in capo, diventa la forza trainante che determina le sensazioni e il sapore della collezione. In particolare, il design team è tornato a esplorare i due colori rappresentativi del brand: Olive Drab e Navy Blue, entrambi riferimenti espliciti alle radici di C.P. Company.

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TREND SPRING SUMMER 2020

PAURA X DIADORA

A new collaboration Diadora e l’icona del mondo streetwear Danilo Paura lanciano una nuova speciale capsule che richiama l’energia e lo spirito di affrontare le sfide. Con un chiaro omaggio al DNA di Diadora, Danilo Paura gioca con il tema dello sport, creando una collezione che combina ispirazioni provenienti dal mondo del tennis e da quello del baseball in modo contemporaneo e d’avanguardia. La collezione propone una sneaker, la Diadora Duratech Elite, realizzata in 3 varianti colore ed una piccola selezione di abbigliamento ready to wear dove sono protagonisti le lavorazioni in denim, la sartorialità e il patchwork in particolar modo quello a forma di palla sorridente che diventa il simbolo della collezione e porta anche un rimando al sapore esotico delle bandiere dei pirati.

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COS

Il lato intimo delle cose

tramite l’obiettivo della fotografa newyorkese Zoë Ghertner, famosa per il suo stile realistico e per i meravigliosi ritratti femminili, presenta l’ultima campagna realizzata per la nuova stagione estiva svelando un intimo studio relativo all’interazione tra abiti e corpo. Della nuova collezione di COS risalta un guardaroba di capi classici e funzionali dove tutto sa di tecnicità e innovazione manifestate da texture e forme rivisitate per creare accenti distintivi come per esempio i dettagli intrecciati.

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STONE ISLAND

Experimental

Il marchio italiano tra i più famosi e attivi nella sperimentazione e manipolazione dei tessuti non smette mai di stupire e proporre continuamente nuovi trend.

Tra le ultime novità del marchio arriva a colpirci dritti al cuore la Desert Camo la collezione composta da capispalla e borse realizzati in un resistente reps di cotone in mischia con filati in Cordura® ultra ritorti. Mentre pantaloni, bermuda e accessori vengono realizzati in una tela di cotone smerigliata. Poteva mancare innovazione cromatica? Ovviamente no… Entrambi i tessuti sono stampati a pigmento a 3 colori con l’aggiunta di una stampa poliuretanica nera, spessa e lucida, con effetto catrame in versione all over.

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TREND SPRING SUMMER 2020

adidas Originals

Successful team

Le celebri sneakers diventano le protagoniste di un nuovo progetto che ha l’obiettivo di valorizzare il successo e la collaborazione tra le persone insieme a un cast internazionale dove c’è anche l’italiano Sfera Ebbasta che a sua volta diventa protagonista di un progetto unico realizzato tra adidas, Indie Pride e Cross Radio: tutti insieme daranno vita a uno studio di registrazione a Cinisello Balsamo per offrire ai giovani la possibilità di guardare il proprio futuro da una nuova prospettiva. “Non esiste conoscenza senza la generazione precedente che l’ha creata per prima. E non c’è cambiamento o avanzamento senza la nuova generazione. Se queste due generazioni si uniscono, si crea la carica atomica per un’arte e una creatività eccezionali.” Il regista Jonah

Hill racconta in questo modo il pensiero dietro il mini film realizzato per celebrare i cinquant’anni di un prodotto capace di creare cultura, abbattere confini e superare limiti sui campi da gioco e nella vita quotidiana dove la cooperazione è fondamentale per realizzare sogni e ispirare un cambiamento positivo nelle comunità di tutto il mondo. Per realizzare “Change Is a Team Sport”, Adidas chiama a raccolta un cast davvero stellare tra cui Pharrell Williams, Pogba, NinjaKerwin Frost, Blackpink, Yara Shahidi, Anitta, Jenn Soto, Mariah Duran, Mark Gonzales, Blondey, Tyshawn Jones, Liz Cambage, Nigo, Jackson Wang, Chris Severn, Mette Towley, Tracy McGrady e Anna Isoniemi.

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TREND SPRING SUMMER 2020

SUPER DUA LIPA

La seconda collaborazione con Pepe Jeans London L’ispirazione della nuova collaborazione tra la pop star internazionale e il brand made in London è Los Angeles. I look realizzati in collaborazione con Dua Lipa prendono spunto dalla sua esperienza nella città degli angeli e tutta la loro energia è evocata negli scatti di Charlotte Wales che cattura l’essenza della performer durante le esibizioni sul palco. Lo sfondo color pastello ricrea una sorta di spettacolo televisivo retrò richiamando molto anche l’allure del nuovo album di Dua Lipa “Future Nostalgia”, reinventando con un tocco moderno i look più iconici di fine anni ‘80 e inizio anni ’90, proponendo blazer oversize, maglie cropped, abiti aderenti e minigonne metalliche. La palette è composta da colori effervescenti, quali il blu pastello, il giallo e il viola che si mixano perfettamente con la brillantezza del fucsia e dell’elettric lime.

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TREND SPRING SUMMER 2020

VEJA X RICK OWENS

Ricerca, innovazione e sostenibilità

Una ricerca di forme e materiali innovativi, declinata in ispirazioni, temi e direzioni differenti che per VEJA ha significato l’opportunità di lavorare con una visione precisa nell’universo assoluto di Rick Owens. Lo studio in materia di sostenibilità ambientale, portato avanti da Sébastien Kopp e François-Ghislain Morillion, i co-fondatori del brand francese Veja, si è unito ai tratti di un’estetica costellata da dimensioni distopiche e minimaliste di Rick Owens. Ecco allora spiccare il modello trekking vegano. In alternativa all’utilizzo della pelle, la tomaia è costituita da scarti derivati dalla lavorazione del mais, riducendo l’utilizzo di elementi a base di petrolio mentre l’inter-suola e la suola sono realizzate con materiali a base naturale e di riuso, bottiglie di plastica riciclate e gomma estratta con metodi tradizionali dalla foresta Amazzonica.

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WOOLRICH

Performance ed estetica “Garment with a purpose” è il concetto che da sempre guida Woolrich nello sviluppo creativo delle sue collezioni, nel perfetto binomio tra funzionalità ed estetica. La collezione PE 2020 trae ispirazione dall’iconico claim “Woolrich. We Keep America Warm” ideato nel 1972 che ora si arricchisce e acquista un’accezione poliedrica: “Keep you Warm, Keep you Dry, Keep you Protected” esaltando le qualità performanti dei capi. Archivio diviene la parola chiave della collezione. Il passato è rielaborato con un tocco moderno e autentico. Cambiamento climatico, natura e attività open-air danno invece l’impulso a un approccio sostenibile attraverso l’uso di tessuti eco-friendly ricavati da plastica riciclata e nylon ottenuto dagli scarti dell’industria tessile, senza l’uso di prodotti chimici nocivi con cui per esempio viene rieditata l’iconica giacca antivento Windbraker.

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I N S P I R AT I O N S

BORN TO BE INCLUSIVE

Il campione della Formula Uno™ Lewis Hamilton e Tommy Hilfiger impostano la loro quarta collaborazione secondo la convinzione che il grande stile cancelli tutti i confini di genere, età, etnia e tipo di corpo. L’ultima campagna ideata da Calvin Klein per presentare le nuove collezioni di moda e fragranze è un tributo all’individualità e alla libertà di espressione personale. La capsule uomo e donna “HUGO loves Bowie” di Hugo Boss rende omaggio all’iconico artista al suo spirito ribelle, alla sua influenza Punk e alla miriade di generazioni che ne stimano l’essenza, come Achille Lauro che al Festival delle sorprese lo ha imitato.

Inclusività. Una parola di cui nell’ultimo periodo sentiamo spesso l’eco. Dalla televisione, l’ultimo Festival di Sanremo ne ha fatto il suo claim. Dai media online e dai social di quei profili impegnati a diffondere messaggi positivi e tanto dal mondo fashion. Sono molti i nomi della moda che veicolano la loro idea di comunità inclusiva che non taglia fuori nessuno ma che della diversità fa motivo di originalità. Sia le più grandi maison dell’haute couture - come per esempio Valentino che, in occasione del lancio della fragranza Born in Roma, ha reso protagonista di uno spot multiculturale dal mood aristo-punk la modella d’origine sud sudanese Aduth Akech facendola diventare il medium di un messaggio positivo dedicato alle giovani generazioni da Pierpaolo Piccioli, il direttore creativo del marchio - sia i brand di prêt-à-porter come per esempio Tommy Hilfiger, Calvin Klein e HUGO...

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© HUGO loves Bowie Capsule

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Calvin Klein I N S P I R AT I O N S

© Ck Everyone Ad Visual

Riscrivere la storia di una sigla iconica abbattendo ogni tipo di restrizione tramite visioni energiche ed enigmatiche per una campagna che esplora, e invita a farlo, i molti aspetti del sé, abbracciando con coraggio e con orgoglio una individualità collettiva che frantuma lo status quo.

Un omaggio all’individualità e alla libertà di espressione, così la campagna di CK Everyone, la prima fragranza “pulita”, attenta all’ambiente, formulata da Calvin Klein con ingredienti di derivazione naturale, vegani e riciclabili si ispira all’autentica e giovane mentalità che ignora i tradizionali significati di genere rieditando l’iconico heritage di CK One. Nelle immagini scattate da Glen Luchford un collettivo di modelli, artisti, musicisti e creativi di ogni genere mostrano le loro molteplici sfaccettature, ridefinendo i confini per dire a tutti: “I am one, I am many. I love everyone of me”. Il messaggio è potente e invita a varcare i confini a tutti coloro che sono vincolati da norme di genere e definizioni. Insomma una nuova presa di posizione del brand.

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Lewis Hamilton indossa i capi della capsule collection Tommy x Lewis. Courtesy of Tommy Hilfiger

Tommy X Lewis N . #01

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Il quarto capitolo della collaborazione tra il sei volte campione del mondo di Formula Uno™ Lewis Hamilton e Tommy Hilfiger approccia al sostenibile e abbraccia il concetto di “Style For All”: senza distinzioni. Dedicata alla stagione primavera estate 2020, la collezione TommyXLewis fonde due mondi: il forte heritage di Tommy Hilfiger nell’abbigliamento e lo stile streetwear amato dal pilota Lewis Hamilton. Fedeltà è la parola chiave della collezione, e si riflette in capi che fanno riferimento ai classici look d’archivio mescolati a dettagli inaspettati come la reversibilità. Una capsule che tra le sue caratteristiche vede oltre il 75% dell’abbigliamento caratterizzato da elementi sostenibili, tra cui il 100% di cotone biologico o l’imbottitura Sorona®, realizzata in fibra vegetale, utilizzata come alternativa sostenibile alla piuma. La collezione inoltre fa uso di lavaggi a basso impatto ambientale e tessuti riciclati su pantaloni e short in denim, sui top in maglia e la giacca trucker scolorita. Non solo: Lewis Hamilton ha inoltre collaborato con la cantante r’n’b H.E.R. a una capsule speciale ispirata alla lealtà.

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© HUGO loves Bowie Capsule

I N S P I R AT I O N S

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Hugo Loves Bowie © HUGO loves Bowie Capsule

Il cantautore, attore e musicista britannico, iconica influenza del panorama pop rock mondiale ispira la speciale collezione di HUGO by Hugo Boss combinando T-shirt e accessori che raffigurano le copertine dei suoi album e gli slogan che hanno fatto la storia della musica e non solo.

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“David Bowie era uno spirito ribelle che viveva la vita a modo suo”, afferma Bart de Backer, Head of Design di HUGO Menswear. «Questa capsule è un’opportunità per celebrare l’influenza che ha avuto e i valori che condividiamo». La Berlin Trilogy, ossia i tre album ispirati alla capitale tedesca, composta dagli album “Low”, “Heroes” e “Lodger”, è citata in tutta la collezione. La felpa, creata per omaggiare l’album del 1977 Heroes, presenta le fotografie di Bowie scattate per la copertina dell’album da Masayoshi Sukita. Lo slogan “Tomorrow belongs to those who can hear it coming”, utilizzato per promuovere l’album, è stampato su accessori e maglie.

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SPORT

GETTING FORMATION

SLAM TRA MODA, SOSTENIBILITÀ E COMPETIZIONI SPORTIVE

Preparazione mentale, fisica e accademica, sono questi i cardini della Monaco Sport Academy la scuola di preparazione alla vela fondata nel 2017 allo Yacht Club de Monaco e supportata da Slam che, in occasione della Primo Cup 2020, ci ha svelato in anteprima la nuovissima cerata oceanica che diventa la nuova tenuta della sezione sportiva dello Yacht Club: la Ocean Win-D Dry Top

Avveniristico, moderno e sensazionale lo Yacht Club de Monaco è sicuramente una tra le più antiche e prestigiose istituzioni mondiali legate alla vela che dal 2017 apre ai giovani monegaschi le porte della sua Monaco Sport Academy, la scuola di preparazione alla vela la cui sezione sportiva, da poco più di un anno, è diretta da un ex atleta iridato con un grande sogno: portare una rappresentanza del Principato alle future Olimpiadi, lui è Paolo Ghione. Fiore all’occhiello dell’Accademia è la Monaco Optimist Team Race, riservata ai ragazzi di età compresa tra i 10 e i 15 anni, una competizione a squadre che raggruppa 16 team di 16 paesi diversi. L’accademia vede tra i suoi sponsor più attivi Slam, il brand d’abbigliamento made in Genova, fortemente impegnato nel sostenere i futuri velisti. In occasione della Primo Cup 2020 (l’appuntamento dedicato ai velisti delle classi monotipo che si svolge dal 1985), Slam ci ha mostrato in anteprima la Ocean Win-D Dry Top una giacca moderna e altamente performante, frutto della costante ricerca, strutturata per il confort e la protezione dei navigatori grazie anche

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al contributo del navigatore in solitaria Matteo Sericano. Una giacca davvero speciale che da ora è indossata dalla sezione sportiva dello Yacht Club de Monaco. Progettata per far fronte alle condizioni metereologiche più estreme, la Ocean Win-D Dry Top, ha patch fotoluminescenti su spalle e polsi in modo da favorire l’alta visibilità in mare e in condizioni di poca luce. Presenta tagli minimali e cuciture termonastrate insieme a collo e polsi in lattice per poter garantire la massima tenuta all’acqua e una protezione totale. I fori di drenaggio per lo scolo dell’acqua sono invisibili e il Canvas garantisce maggior rinforzo sugli avanbracci. Grazie alla tecnologia Toray 3L membrana ibrida (coating microporoso e lamina non porosa) e ad un trattamento idrorepellente finale, il capo garantisce ancora più impermeabilità nel tempo. Ph Copyright @YCM/Borlenghi. Le cerata è stata indossata da Tommaso Paleari responsabile eventi sportivi dello Yacht Club de Monaco e da Tiziano Massa responsabile educazione alla vela della Sezione Sportiva YCM

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ON

FASHION

BEST MOVING WAY READY COOL MHTSX DIFFEREN EXHIBITION READY WILD CITIES CITIES READY READY FASHION PLACE

EXTRAVAG 94


N

Milano arte. Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. Con The Edge lo skyline di New York si arricchisce di un nuovo punto d’osservazione. Pace Gallery inaugura un nuovo headquarter . Napoli e gli indirizzi da scoprire. A Miami il Condo Diesel.

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CITY

X N

A C U R A D I E N R I C O C A M M A R O TA

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EXHIBITION

ART IN MILAN

Fondazione Prada - Storytelling

Fondazione Prada, Pirelli HangarBicocca e Armani Silos. KULT sulle tracce dell’attività umana e del suo pensiero. Una serie di esposizioni che, dalla pittura alla produzione video e fotografica, indagano GLI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE gli aspetti dell’individuo

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LO SGUARDO TRA ORIENTE E OCCIDENTE

Alla Fondazione Prada di Milano in scena i linguaggi dell’arte secondo Liu Ye “Sebbene non sia mai diventato un artista astratto, ciò che mi interessa è rendere essenziale il carattere narrativo e tendere alla semplificazione”, Liu Ye, l’artista cinese presentato alla Fondazione Prada di Milano con l’esposizione “Storytelling”, curata da Udo Kittelmann, definisce il suo immaginario come un mondo che non evolve secondo un sistema lineare o logico, ma che si basa invece sul contrasto. Come un collage di forme e linguaggi diversi le sue opere, esposte fino al 28 settembre 2020 presso la Galleria Nord della Fondazione Prada di Milano, raccontano le molteplici fonti di ispirazione dell’artista che risiedono nella letteratura, nella storia dell’arte e nella cultura popolare del mondo occidentale e orientale, dando vita ad atmosfere che evocano introspezione, purezza e sospensione. Nella sua pratica artistica coesistono racconto fiabesco e ironia percorsi da una vena parodistica. Per Liu Ye l’arte è un mezzo per investigare e scoprire se stesso, in un contesto fondato sullo scambio reciproco tra produzione artistica e vita quotidiana. “Storytelling”, inaugurata per la prima volta a Prada Rong Zhai a Shanghai nel 2018, include nell’esposizione a Milano una selezione di 35 dipinti realizzati a partire dal 1992. Opere che generano contrasto cromatico e materico con le pareti di cemento e l’architettura industriale della struttura milanese, attivando una nuova sequenza narrativa e un enigmatico contrasto con gli ampi spazi espositivi dove si evincono i motivi dell’arte moderna, combinati a citazioni dei grandi maestri, e riferimenti alla cultura occidentale, associati a icone della tradizione cinese. STORYTELLING Fino al 28 settembre 2020 Fondazione Prada Largo Isarco 2, Milano

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Alessandra Carlsson, Beri Smither, Harue Miyamoto, Beauduc 1989 � Peter Lindbergh, Emporio Armani Magazine

EXHIBITION

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LA BELLEZZA COME ATTO D’AMORE

Una conversazione fotografica tra Giorgio Armani e Peter Lindbergh “Ho sempre ammirato Peter per la coerenza e l’intensità del suo lavoro. Essere senza tempo è una qualità a cui aspiro personalmente, e che Peter sicuramente possedeva. Con questa mostra all’Armani/Silos voglio rendere omaggio a un compagno di lavoro meraviglioso il cui amore per la bellezza rappresenta un contributo indelebile per la nostra cultura, non soltanto per la moda”, afferma Giorgio Armani introducendo “Heimat. A Sense of Belonging”. L’esposizione, curata personalmente da Re Giorgio in collaborazione con la Fondazione Peter Lindbergh, evidenzia le affinità tra due figure visionarie, il cui originale senso di identità ha definito standard molto personali e molto alti, tanto nell’arte quanto nella vita. “Heimat. A Sense of Belonging” si sviluppa come un movimento in tre sezioni: il punto di vista unico del fotografo, la sua idea di spazio e di bellezza, la sua estetica inconfondibile e le sue fonti di ispirazione si svelano in un viaggio che va oltre l’idea della fotografia di moda. Si parte dai ritratti di The Naked Truth che scavano l’intima verità dei protagonisti, si prosegue con le possenti atmosfere di Heimat che tradotto dal tedesco rappresenta un luogo del cuore, il luogo a cui si appartiene e che per Lindbergh sono il background industriale di Duisburg la città dove si è trasferito da piccolo e l’estetica della Berlino degli anni ’20. Si conclude con la sorprendente schiettezza delle immagini di The Modern Heroine che mostrano la sua idea di eroina moderna, colei che con orgoglio mostra i segni dell’età e del tempo.

ARMANI/SILOS Heimat. A sense of belonging Fino al 2 agosto 2020 Via Bergognone 40, Milano

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EXHIBITION

Trisha Baga 1620, 2020 (foto di scena) Video, colore, suono Co-produzione Pirelli HangarBicocca, Milano con la partecipazione aggiuntiva di Giò Marconi, Milano e SOCIÉTÉ, Berlino. Courtesy l’artista - Foto: Oto Gillen

Trisha Baga Madonna y el Niño, 2010-2020 Video monocanale, sfera specchiata; 25:14 min, colore, souno Veduta dell’installazione, World Peace, Kunstverein Munich, 2012 Courtesy dell’artista

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Con un allestimento tipico dei musei di storia naturale, Pirelli HangarBicocca mostra lo sguardo ironico e umoristico di Trisha Baga sull’eccessivo affidamento e sulle speranze che riponiamo nella tecnologia, rivelandone così gli aspetti più fragili e fallimentari

Trisha Baga Mollusca & The Pelvic Floor, 2018 Proiezione a due canali: video 2D e 3D, ceramiche e materiali vari, 37 min 18 sec Veduta dell’installazione, Greene Naftali, New York, 2018 Courtesy dell’artista e Greene Naftali, New York

ALLE PRESE CON LA TECNOLOGIA Istallazioni video e sculture in ceramica costituiscono l’inusuale e sorprende narrazione dell’esposizione “the eye, the eye and the ear” dell’artista Trisha Baga che fino al 19 luglio 2020 sarà presente con le sue opere negli spazi di Pirelli HangarBicocca. Un grande lavoro che mescola fantascienza ed elementi delle culture pop e digitale. Trisha Baga, americana di origini filippine, è tra le video maker e artiste più innovative e attive della sua generazione. Combina linguaggi e media differenti, attingendo dall’immaginario televisivo, da quello cinematografico e da filmati amatoriali per trattare temi come l’identità di genere, il rapporto tra mondo reale e digitale e l’evoluzione tecnologica, facendo emergere una diversa prospettiva della contemporaneità. Trisha Baga decostruisce ironicamente schemi ed elementi consolidati della cultura di massa e li mixa in un corpus eterogeneo di lavori. Il focus della metodologia artistica di Baga risiede nella frammentazione figurativa del corpo che l’artista utilizza per esplorare il concetto di identità di genere e il rapporto tra individuo e collettività,

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portando avanti un’indagine sull’immaginario delle società post-coloniali e su tematiche legate agli effetti psicologici della globalizzazione. “the eye, the eye and the ear”, curata da Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, è la prima esposizione istituzionale in Italia di Trisha Baga e riunisce cinque installazioni video che indagano la relazione tra il corpo e l’evoluzione della tecnologia visiva, ripercorrendo la produzione dell’artista. La mostra è un percorso lungo i media che hanno scandito la pratica di Baga, passando dal VHS, al DVD per arrivare al 3D, e affonda le radici nella sua pratica performativa. Gli stessi spettatori sono chiamati ad attraversarla con le lenti stereoscopiche degli occhiali 3D. L’artista presenta inoltre una ricca selezione di ceramiche realizzate dal 2015 e sei lavori della serie Seed Paintings (2017), composti da semi di sesami e da tavole di legno di diverse dimensioni. Pirelli HangarBicocca “the eye, the eye and the ear” Fino al 19 luglio 2020 Via Chiese 2, Milano

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EXHIBITION

PARMA

Capitale Italiana della Cultura 2020

UNA MOSTRA PENSATA COME FOSSE UN TRATTATO SULLA PERCEZIONE DEL TEMPO, INAUGURA LA NUOVA STAGIONE DELLA CITTÀ “Costruiremo spazi e tempi di incontro e di dialogo, riconoscendo la ricchezza multiculturale della nostra storia trasformando con essa il nostro sguardo sull’oggi. Avremo il compito di suscitare cultura nei quartieri, di creare pensiero e benessere insieme a tutte le istituzioni e le associazioni della città, arrivando, con ogni sforzo, a coinvolgere ogni singolo cittadino. Lo faremo senza dimenticare che stiamo parlando all’Italia, che dobbiamo guardare sempre fuori dai nostri confini, perché Italia significa Europa e, di nuovo, il grande Tempo che ci ha portati fino a questo traguardo”. Con questi stimoli Federico Pizzarotti, il Sindaco di Parma e Michele Guerra, Assessore Cultura del Comune di Parma, inaugurano l’anno della cultura italiana con la speciale mostra “Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo” che fino al 3 maggio 2020 sarà protagonista nelle sale del Palazzo del Governatore (Piazza Garibaldi 19, Parma).

Nella mostra, nata da un’idea di Michele Guerra e curata da Antonio Somaini con Eline Grignard e Marie Rebecchi, in collaborazione con la Cinémathèque française, il cinema e i media sono lo strumento con cui si è voluto legare il mood al doppio filo del claim di Parma2020: la cultura batte il tempo. Cinema, video e videoinstallazioni vengono proposte come vere e proprie “macchine del tempo”, secondo tre diverse accezioni: come media capaci di registrare, archiviare e ripresentare fenomeni visivi e audiovisivi; come media che rendono possibili diverse forme di viaggio nel tempo; infine, come media che operano diverse forme di manipolazione temporale. Tante le immagini in movimento che hanno trasformato nel corso degli ultimi 125 anni la nostra percezione del tempo, vengono presentate attraverso una serie di tecniche di manipolazione temporale: dall’accelerazione al ralenti; dal fermo immagine al time-lapse; dalla proiezione a ritroso, al loop e alle infinite varianti di quella operazione cinematografica fondamentale che è il montaggio. Lungo le 25 sale del Palazzo del Governatore si articola un percorso immersivo tra immagini, proiezioni ed estratti filmici provenienti dal cinema delle origini e dal cinema sperimentale, dal cinema classico e da quello contemporaneo, dal cinema scientifico e da quello documentario, dalle videoinstallazioni e da alcuni momenti scelti della storia della fotografia. I visitatori potranno sperimentare un viaggio temporale attraverso immagini in movimento concepite come modi di vedere e sperimentare il tempo.

James Benning, Casting a Glance, Time Machine Parma2020

Per info visita: parma2020.it

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Time Machine allestimento, ph Edoardo Fornaciari Parma2020

Douglas Gordon, 24 Hour Psycho, Time Machine Parma2020

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Etienne-Jules Marey, FumĂŠes, Time Machine Parma2020


NYC.

The Edge e Pace Gallery, due grandi inaugurazioni rendono lo skyline della cittĂ che non dorme mai ancora piĂš irresistibile. Due nuovi luoghi di culto nella Metropoli che non stanca mai di dettare le regole di un lifestyle unico nel suo genere. Due opening che subito diventano meta di designer, artisti e selfie addicted BY A.C.

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The Edge New York THE EDGE E IL SUO OBSERVATORY DECK FLUTTUANTE: LA MECCA DEI SELFIE ADDICTED DI TUTTO IL MONDO

THE EDGE 30 Hudson Yards New York City edgenyc.com

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Il più alto osservatorio dell’emisfero occidentale di New York che grazie al suo The Edge, sospeso nel cielo avvolto dalla trasparenza delle pareti e da una vertiginosa pavimentazione vetrata, offre un orizzonte che si volge a 360°. Situato a 345 metri di altezza, nell’innovativo complesso di Hudson Yards, a Manhattan, il The Edge è un autentico capolavoro ingegneristico progettato da William Pedersen e Kohn Pedersen Fox Associates (KPF), realizzato in Germania e rifinito in Italia: profondo oltre 25 metri, visibile da ogni punto della città, con la sua imponenza architettonica e la sua leggerezza estetica ha già trasformato lo skyline newyorkese, inaugurando la sua inedita “view experience”. «Non si è mai percepita New York in questo modo», ha dichiarato Jason Horkin, direttore esecutivo di Hudson Yards Experiences. «Salire su Edge è come uscire letteralmente nel cielo. L’intera esperienza è progettata per ispirare i visitatori e “accendere” una nuova passione per New York City. Un autentico brivido che in breve tempo diventerà un’attrazione locale da non perdere, al primo posto nella lista dei desideri dei viaggiatori».

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CITY

L’innovativa destinazione per l’arte contemporanea inaugurata da Pace nel cuore di Chelsea reinventa l’esposizione del futuro unendo i ruoli poliedrici della galleria in un unico edificio: aree espositive, una biblioteca con oltre diecimila volumi, uno spazio dedicato alla conservazione delle opere, terrazze open air e una zona per le collaborazioni interdisciplinari e i new media

Pace Gallery New York SALENDO AL SECONDO PIANO CI SI TROVA IN UNO SPAZIO BIANCO, IMMERSO NELLA LUCE CRISTALLINA DI NEW YORK GRAZIE A UNA PARETE VETRATA DA CUI SI ACCEDE A UNA SUGGESTIVA TERRAZZA ALL’APERTO. PIÙ INTIME E RACCOLTE LE GALLERIE CHE SI ESTENDONO AL TERZO PIANO CARATTERIZZATE DA PAVIMENTAZIONE IN ROVERE BIANCO E FINESTRE A TUTTA ALTEZZA.

PACE GALLERY 540 West 25th Street New York City President and CEO: Marc Glimcher Architect: Enrico Bonetti e Dominique Kozerski Lighting Design: Arnold Chan di Isometrix Lighting Design

La galleria di contemporary art che rappresenta i più importanti artisti internazionali del XX e XXI secolo come Richard Avedon, Yto Barrada, Christo, Willem de Kooning, Nathalie du Pasquier, Robert Frank, David Hockney, Isamu Noguchi, Picasso, Fred Wilson, sin dalla sua nascita nel 1960 per opera di Arne Glimcher, si è sempre distinta per le esposizioni ambiziose, le installazioni pubbliche, i progetti site specific, le collaborazioni istituzionali. Un nome acclamato nell’universo creativo, oggi presente con sette sedi nel mondo tra cui il nuovo headquarter: al piano terra si apre la più grande galleria concepita all’interno del nuovo edificio di Manhattan, collegata alla biblioteca aperta al pubblico in cui è possibile immergersi nel ricco archivio di Pace. Salendo al secondo piano ci si trova in uno spazio bianco, immerso nella luce cristallina di New York grazie a una parete vetrata da cui si accede a una suggestiva terrazza all’aperto. Più intime e raccolte le gallerie che si estendono al terzo piano caratterizzate da pavimentazione in rovere bianco e finestre a tutta altezza. E per chi vuole immergersi nello skyline di Manhattan, al sesto piano un’intera area open air di 500 mq ospita installazioni scultoree, mentre al settimo livello, concepito con un particolare isolamento acustico, si apre il luogo dedicato alle performances e ai new media. Nel segno di una visione interdisciplinare della creatività.

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MIAMI

UNCONVENTIONAL LIVING

Nel cuore di Wynwood, il distretto artistico di Miami, Diesel Condominium reinventa l’abitare, tra natura e architettura BY ANNA CASOTTI

“La T-Shirt più cara al mondo? $5.500.000, ma l’appartamento è gratis...” Con una campagna decisamente ironica ed eccentrica Diesel presenta la sua ultima sfida: l’esclusivo Condo nel distretto della creatività di Miami, tra opere street e il fascino dell’archeologia industriale. Un distretto che traspone la magnificenza della città affacciata sull’Oceano, scandito da imponenti murales, locali eclettici e capannoni abbandonati lì: Wynwood, a Miami, è oggi la hipster destination per eccellenza, caratterizzata da musei e fondazioni che si fanno interpreti dell’irrefrenabile fermento artistico. In un susseguirsi di opere street che “vestono” gli edifici dismessi e trasformano il quartiere in un vivace museo open air, Diesel ha scelto di inaugurare il suo più ambizioso progetto residenziale:

un condominio di 143 unità abitative tra design d’avanguardia e natura. Insieme a un tocco ironico e un-conventional, espresso da una particolare e alternativa mise en scène: la Condo T-shirt. “Compra la T-Shirt “F1-L6” per 1.599.000$ e ottieni un appartamento gratis!” si legge nella campagna pubblicitaria creata dall’agenzia SMALL, diretta e fotografata da Hernan Corera. 143 t-shirt-residences che imprimono, ognuna, una diversa planimetria degli appartamenti del Diesel Wynwood Condominium. «Sono le T-shirt piú care al mondo» afferma l’azienda, con la sua inconfondibile ironia. «La T-shirt “D6-L7”, ad esempio, arriva a costare $1.049.000, mentre la “F2-L7” ha un prezzo di $5.500.000, ma se ne acquistate una, otterrete anche una nuova casa... gratuitamente, nel nuovissimo condominio di DIESEL a Wynwood». Reinterpretando la vision dei nuovi

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“nomadi” metropolitani, l’eclettico edificio progettato da Zyschovich Architects e sviluppato da Bel Invest Group si immerge in un giardino tropicale, un’autentica giungla privata dedicata ai residenti. La vivace cultura cosmopolita di Miami, la sua lussureggiante natura, la magnificenza della sua luce, il ritmo dell’Oceano e l’atmosfera industriale si svelano nel concept delle unità abitative. L’interior design curato da Diesel Living è caratterizzato da lussuosi spazi luminosi in cui comfort e benessere si trasformano nei diktat del vivere contemporaneo, tra una piscina moderna, un fitness centre, una sala meditazione e un’imponente lobby open-space in cui è concepita un’art gallery. Ogni dettaglio si fa interprete dell’unicità di Miami, dove la natura diviene protagonista all’interno delle residenze inondate di luce, decuplicata - come in un caleidoscopio luminoso - da pareti sfumate e superfici riflettenti. In un grandioso dialogo tra indoor e outdoor, tra la mano dell’uomo e gli elementi naturali, le carte da parati proiettano la lussureggiante vegetazione che a sua volta si combina in modo quasi simbiotico ai materiali industriali come il cemento, i metalli, le tubature, le maglie dorate, senza soluzione di continuità. Come se l’uno fosse la diretta conseguenza dell’altro, in una compenetrazione inedita e impercettibile. Una nuova idea del living tradotta anche nei tredici attici duplex e nelle ville con terrazze private che si immergono in rivestimenti di marmi liquidi, spirali vibranti e vertiginose dagli effetti surreali. Tra specchi e installazioni di luci riflettenti, Diesel Wynwood Condominium trasforma l’abitare in un’inedita esperienza sensoriale: rivestita in mattoni neri con ampie vetrate e finiture sfumate, la facciata dell’edificio evoca la storia industriale del quartiere con quel tocco avant-garde che si fa interprete della filosofia del marchio. Stravolgendo i canoni del post-moderno con l’idea di creare una nuova estetica. Visionaria, moderna, dinamica e audace, in cui l’atmosfera industriale si trasforma in armonia creativa. DIESEL WYNWOOD CONDOMINIUM 115-167 NW, 28th st Miami (Florida) Prezzi: da $370.000 a $5.500.000 Private Residences: da 36 mq a 280 mq diesel.com

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NAPLES

THROUGH NAPOLI

HOMEATING

Indirizzi, itinerari, location da scoprire B Y M A R I N E L L A C A M M A R O TA

Un’impresa tutta al femminile homeating.com Fondata da Carolina Pignata e Marcella Buccino, Homeating ruota attorno al concetto di esperienza extra-ordinaria: si tratta di cene in spazi esclusivi, case d’autore e dimore storiche di Napoli, della Costa d’Amalfi, di Posillipo. La cena diventa occasione per entrare in luoghi carichi di fascino e difficilmente accessibili. Un’esperienza gastronomica, artistica e di condivisione.

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WINE&THECITY

Ebbrezza creativa wineandthecity.it Wine&Thecity torna a colorare Napoli, dal 15 al 24 maggio la città celebra la creatività con dieci giorni di degustazioni e appuntamenti diffusi in luoghi noti ma non solo, talvolta del tutto sconosciuti e aperti per la prima volta al grande pubblico. Si comincia con il Museo Filangieri e si prosegue nella storica vigna metropolitana di San martino.

MAME OSTRICHINA

L’estetica giapponese incontra il design contemporaneo mameostrichina.it Il nuovo indirizzo nel cuore di Napoli dove si va per una cucina sana e rispettosa dell’ambiente, ma anche per incontrare e condividere valori e conoscenze. Nei vicoli stretti della Napoli viscereale, a pochi passi dal Teatro di San Carlo e dal Palazzo Reale, Mame Ostrichina è uno spazio costruito mixando l’estetica giapponese al design contemporaneo: una manciata di tavoli e una cucina a vista in una scatola di cristallo, colori tenui, riposanti, fiori freschi. Da poco aperto a pranzo con una carta che è una combinazione di pokè e segni zodiacali: ad ogni pokè in carta è infatti abbinato un profilo astrologico. Un divertissement che gioca con ingredienti e inclinazioni caratteriali. Da segnalare anche il Mame time, un early dinner da scoprire.

ANDAR PER CANTINE

Viticoltura ischitana

prolocopanzaischia.it Dal 25 maggio al 2 giugno, Andar per Cantine invita a scoprire, attraverso una serie di itinerari guidati, i luoghi, le storie e i protagonisti della viticoltura ischitana. Venti le cantine che apriranno al pubblico i propri spazi. L’iniziativa propone itinerari in simultanea – a piedi o in bicicletta - che combinano scoperta del territorio, escursionismo e degustazioni: ogni itinerario offre tre tappe enogastronomiche in altrettante cantine.

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NAPLES

GAY-ODIN

Il cioccolato partenopeo gay-odin.it Qualità, ricerca e creatività sono le linee guida della storica Fabbrica del Cioccolato Gay-Odin. Ogni cioccolatino nasce dalla perfetta combinazione delle migliori materie prime in commercio, a cominciare proprio dal cacao: il criollo, varietà rara e particolarmente aromatica, e fave di provenienza centro americana lavorate ad arte per diventare nudi 100% naturali e dal gusto autentico. La “Foresta” il vero fiore all’occhiello e prodotto leggendario dell’azienda.

GEORGE

La novità è la stella grandhotelparkers.it All’ultimo piano del Grand Hotel Parker’s, con vista mozzafiato, si trova il George il nuovo ristorante gourmet aperto a luglio 2018 completamente nuovo nel concept, nella cucina e negli spazi dopo il radicale restyling firmato dallo Studio Pisani Morace di Napoli. Il George ha ricevuto a novembre 2019 con Domenico Candela l’ambito riconoscimento della Stella nella Guida Michelin 2020.

ARCHIVIO STORICO

Il miglior cocktail bar di Napoli secondo il New York Times archiviostorico.com L’Archivio Storico è stato il primo speakeasy in città - con tanto di passaggio segreto – aperto nel 2013 da Luca Iannuzzi, imprenditore partenopeo. L’offerta drink è tra le più contemporanee e aggiornate che la città propone: sperimentazione, altissima qualità degli spirits e tecnologia all’avanguardia - è l’unico locale in Campania a vantare il Rotavapor, innovativo apparato di distillazione che consente di distillare a bassissime temperature. Per il ristorante, la cucina è affidata alla consulenza di Pasquale Palamaro (chef 1 stella michelin).

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WE ARE VISIONARIES

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INTERVIEW GILBERT & GEORGE

Protagonists

YOON AHN

RACCONTANO MEZZO SECOLO DI PROVOCAZIONI

JERRY LORENZO

KHALID

TAYLOR SWIFT

BEN GORHAM

E IL SUCCESSO

CHRISTINE & THE QUEENS

DI

GRIMES

“NUMB”

we are

OLAFUR ELIASSON

Talents

E GLI OBIETTIVI DELL’ARTE GREEN

Visionaries

BARBARA FRANCHIN

RACCONTA ITS E LA NUOVA ARCADEMY

CITY

MILANO

HYÈRES FESTIVAL LOEWE CRAFT PRIZE 2020

NEW YORK

PARMA

NAPOLI

MIAMI

fashion

SPERIMENTAZIONE, SOSTENIBILITÀ, FAIR PLAY: LE COLLEZIONI DELL’ESTATE 2020

E € 6 – P € 7 / F, B, L € 7.5 – NL € 8.5 D, A € 9 – CH Chf 7.50 / UK £ 6.5 – S Sek 75

Keep shining

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Unique Media srl – Trimestrale

16/03/2020 marzo/aprile/maggio


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