I IL L D DOONNO O
Amelia Cagnin
e volontariato
Santo Bologna
Alessandra Canizza Pag. 4
L’angolo della poesia – A TE - Ivana Ferrazza Pag. 5
Inciampo nella memoria - La Redazione
- Anna Frank Pag. 6
Alla ricerca dei tesori custoditi nelle letture - La Redazione Pag.7
Quaresima - Fernando Sferra Pag. 8
Denaro - Fernando Sferra Pag. 9
Ivan Rabuzin - La Redazione Pag.10
Musica maestro - La Redazione Pag. 11
Aria, acqua, terra e fuoco - Daniela LacchË Pag. 12
Le api - Daniela LacchË - Trilussa Pag. 13
L’angolo del libroIl coraggio di essere liberi

- Fernando Sferra Pag. 14
Il teatro del cielo - Santo Bologna Pag. 15
Appuntamenti e Formazione Pag. 16
Cari Amici, le feste natalizie stanno sfumando, nonostante il mese di gennaio riecheggi gli incontri, le sorprese, la gioia dei bambini e la malinconia di chi ha perso recentemente le persone care.
La pandemia sembra concederci pi˘ tregua, anche se l’animo è sempre in apprensione, pronto a cogliere le novit‡ correlate alla diffusione di nuove varianti di virus gi‡ noti. Il tempo corre da una stagione all’altra, ma la guerra che infuria su un territorio, non cosÏ distante dal nostro, continua ad incendiare, innescando e fomentando scintille di altri conflitti, di disagi sociali e di sofferenze inimmaginabili.
Il volontariato si sta lentamente rimettendo in moto e giungono alla Redazione pensieri, intuizioni, poesie e sensazioni legate alle esperienze; in particolare ricordiamo volentieri Antonietta, che si Ë spesa per anni senza risparmio a favore degli ultimi.
Il primo mese dell’anno ravviva anche la nostra essenza interiore, che ci porta ad onorare la Giornata della Memoria con una riflessione sulle pietre d’inciampo e sulle profonde parole di una ragazzina,
Anna Frank, la cui freschezza di adolescente Ë stata prematuramente spezzata durante la persecuzione e lo sterminio degli Ebrei. La Storia, che dovrebbe essere maestra di vita, non Ë sempre compresa e assimilata dall’uomo, che torna ad accanirsi sui suoi simili, pur con pretesti e sfumature variegati.
Il mese di marzo, legato alle donne, non le riconosce sufficientemente, dal momento che Ë bene sottolineare ancora una volta l’importanza della loro cultura, delle competenze, della dignità, dell’autonomia di pensiero e lavorativa; la tutela di questi aspetti della vita femminile allontana l’isolamento, la violenza e i crimini, che continuano ad essere perpetrati contro queste creature.
Questo stesso mese, aperto alla primavera, Ë utile per meditare il significato simbolico della quaresima e per analizzare il nostro personale rapporto con il denaro. Quanto subiamo il fascino della ricchezza, quanto ci affanniamo per accaparrarla, quanto neghiamo la carit‡?

Una guida autorevole si cela sicuramente nel libro di Vito Mancuso: <il coraggio di essere liberi=, recensito dal nostro amico Ferdinando.
La primavera porta sul suo zefiro, annunciatore della bella stagione e favorevole alla germinazione delle sementi dopo il sonno invernale, colori, fiori profumati e armonia, come quella espressa dall’artista naÔf Ivan Rabuzin nei suoi dipinti.
Anche la musica si spande nell’aria, così come l’affetto e il rispetto dei cittadini conterranei dei musicisti riconoscono con gratitudine la soavit‡ delle loro note.
Sfogliando ancora le pagine del nostro giornale facciamo spazio a un desiderio collettivo: quello di prenderci nuovamente cura del nostro ambiente, anche per lasciare alle giovani generazioni un regalo degno di essere tale. Indicatore spietato e infallibile dello stato di salute dell’ambiente sono in primo luogo il numero di api di ciascun alveare e il numero delle colonie.
Un invito, dunque, a riprodurre il lavoro armonioso e proficuo di questi esseri sociali che ci donano il miele e difendono strenuamente il loro alveare, pur se estremamente sensibili ai pesticidi e per questo fragili..
Come un castello di carte che rovina gi˘ senza un adeguato sostegno, l’ambiente rischia il declino definitivo di questi insetti impollinatori con conseguente perdita di specie vegetali, anche a nostro discapito.
Stiamo per riporre il giornale per una successiva lettura, ma non prima di fare un salto, almeno con la fantasia, in provincia di Siracusa, a Palazzolo Acreide, in un panorama mozzafiato, evocatore di arte, cultura e tradizioni antiche. Lo svago di letture leggere che scavalcano i primi mesi dell’anno ci ha condotto alla Santa Pasqua, che quest’anno cadr‡ il 9 aprile.
Pertanto:
E buona lettura…
Ricordiamo con piacere il Papa

Emerito Benedetto XVI, mancato al nostro affetto il 31/12/2022, e qui ripreso in autentici istanti di profonda umanit‡.
Auguri! Auguri! Auguri!

In questo numero di inizio anno desideriamo ricordare con simpatia e gratitudine i Volontari che nell’ultimo anno:
• hanno iniziato il servizio attivo
• hanno cessato il servizio per raggiunti limiti di et‡,

• sono mancati all’affetto nostro e dei loro cari.
30 settembre 2022
Ciao a tutti, ho ripreso oggi: ogni persona mi ha detto che aveva un piacere enorme a parlare un po’ con qualcuno, anche le pi˘ silenziose. Ringrazio Dio che ci d‡ la salute e la gioia di venire qui.
Annalisa Cagnin Nucleo MI-Niguarda
GRAZIE Antonietta
Sono Sandra Saita, volontaria samaritana del nucleo Niguarda da 37 anni nei reparti di psichiatria.
Mi Ë caro scrivere sul Dono e parlare con voi; una stretta al cuore per come la pandemia, oltre a tanti morti, abbia portato un cambiamento dove noi volontari operiamo.
Si spera in tempi migliori e che i giovani sappiano iniziare un cammino di amore e conforto per gli ammalati, la speranza è l’ultima a morire e noi samaritani guardiamo al 2023 con ottimismo al fine di continuare.
Tutti noi conosciamo Antonietta Maria Carrara, 25 anni di volontariato, quasi tutti trascorsi al guardaroba e al ritiro della biancheria sporca degli ammalati, per poi riportarla lavata e stirata.
Oggi Antonietta, con i suoi 86 anni, si Ë ritirata, ma il mio, il nostro grazie sono infiniti.
Non so se pure voi avete il mio pensiero, ma Antonietta <la vedo= con il carrello strapieno di biancheria nei reparti dove siamo volontari, specialmente nei reparti della psichiatria, dove la biancheria non Ë costituita solo da un pigiama o da un asciugamano, ma si tratta di sacchetti colmi di tutto e di pi˘: tutti i giorni la chiamavano e lei, veloce come un uccellino senza sosta, andava a ritirare fagottini, per poi riportarli puliti e profumati.
Solo lei, unica per abnegazione e amore, non guardava l’orologio.
La sua giornata aveva un fitto programma: al mattino presto una breve corsa nel parco, poi arrivava in associazione con la sua bicicletta intorno alle 9.00, quindi una pausa pranzo verso le 13.00, per poi riprendere il servizio fino alle 17.0. Grazie, Antonietta, per tutte le volte che gli infermieri ti chiamavano per una richiesta di biancheria, di maglioni, di scarpe per i pazienti che non hanno famiglia e per i migranti che non avevano nemmeno un cambio.

Sei e sarai sempre insostituibile.
Sandra Saita Nucleo MI-NiguardaLa grande quercia
Dove spandeva le sue verdi chiome, ora c’è solo desolazione. Eri nata tanti anni fa, cullata dal vento, baciata dal sole. La grande quercia ora non c’è più; la gente passa, guarda e dice: com’era bella, com’era grande! All’ombra si sedeva il viandante; era il rifugio del contadino stanco, era la dimora del passero migrante.

All’imbrunire si sentiva un gran vociare: erano gli uccelli che venivano a cantare. Dove spandeva le sue verdi chiome, ora c’è solo desolazione!
Vivere il nostro tempo
Il tempo corre via come il vento impetuoso, come lo scrosciare dell’acqua nel torrente.
Il tempo fugge come un ladro che ti impoverisce, che ti lascia il suo nulla.
Il tempo Ë come un killer che ti uccide, a poco a poco, senza farsi accorgere. Ma
Il tempo Ë una creatura di DIO, in cui siamo immersi, perchÈ lo sappiamo gestire, con frutto per la nostra eternit‡.
Il tempo Ë un dono invisibile, come l’aria che si respira.
Il tempo Ë un mistero in cui siamo immersi.
Per difendersi da questo ignoto partner, ci dobbiamo fermare a contemplarlo…e poi fare con lui un concordato, avere con lui un’intesa per trasformare l’ignoto in un possesso intelligente e fecondo.
Usare cosÏ il tempo, si ridimensiona la sua alterit‡, perchÈ dobbiamo per forza convivere con lui… e farcelo amico per vivere meno infelici, accettarlo come un dono, come un compito in classe e poi sperare di terminare il tema, in orario, per la sua valutazione positiva.

7 gennaio 2017
Una intuizione di
Ecco la mia giovinezza, e se la incontrate nel vostro cammino, fermatevi, giacchÈ la mia giovinezza ha sempre desiderato conoscervi.
La mia giovinezza, mi fa tacere davanti alla morte, e mi fa impazzire di gioia e mi fa piangere davanti all’amore.
La mia giovinezza mi fa prendere a calci i sassi, perchÈ intralciano il mio cammino, mi fa guardare il cielo e dire che mi appartiene, mi fa prendere la tua mano e stringerla forte, perchÈ vuol dirti che ti vuole bene e che ti Ë vicino.
La mia giovinezza mi fa desiderare un corpo per il mio corpo e il sacrificio per la salvezza.
La mia giovinezza, io la racchiudo in un respiro del mio cuore, e la lancio nell’aria e poi la riprendo.

La mia giovinezza, mi fa guardare negli occhi delle persone per incontrare l’altrui giovinezza, mi fa serrare la mano a pugno, e poi riaprirla lentamente come fiore in boccio.


La mia giovinezza, mi fa correre con il vento per giungere da te.
La mia giovinezza, voglio che duri tutta la mia vita e che sia la mia VITA.
Ivana FerrazzaLe pietre d’inciampo sono brandelli di memoria diffusa immersi nel tessuto urbano dell’intera Europa, nelle vie e nelle piazze di tante citt‡, anche italiane, ad onorare uomini, donne e bambini vittime della persecuzione, della deportazione e della furia nazista.
Ebrei, zingari, omosessuali, disabili e dissidenti con i loro familiari sono ricordati ognuno con un blocchetto di pietra, un sampietrino, ricoperto da una sottile lastrina di ottone che reca l’incisione del nome e cognome, dell’indicazione di dove abitava, della data di nascita, della deportazione e della tragica morte nel campo di sterminio.
Queste pietre d’inciampo vengono incassate nel lastricato davanti all’ultima abitazione della sventurata vittima, lasciando visibile solo la faccia con l’ottone recante l’iscrizione.
Questa iniziativa realizzata dall’artista tedesco
Gunter Demnig fin dal 1992 continua incessantemente facendo sÏ che ciascuna pietra costituisca un inciampo psicologico in cui imbattersi e su cui riflettere, affinché l’orrenda pagina della storia relativa all’Olocausto non si ripeta pi˘.
Purtroppo, nonostante siano state posate pi˘ di 80.000 pietre d’inciampo, occorre registrare che questo progetto talvolta Ë stato ostacolato da istituzioni, associazioni e dalle stesse comunit‡ ebraiche, che hanno visto nel calpestio della lamina un’offesa alla memoria dei morti o hanno ravvisato una straziante relazione con le lapidi degli ebrei che in tempo di nazismo venivano utilizzate per pavimentare le strade.
Alcune pietre sono state, pertanto, divelte, vandalizzate o rubate poco dopo la loro posa, forse per il valore dell’ottone o forse per ideologia politica.
C’è da dire che il costo di ogni pietra Ë di circa 100€ e che l’artista le incide personalmente sulla base dell’intima convinzione tratta dal Talmud che una persona viene dimenticata
quando se ne dimentica il nome
Questo imperativo Ë stato raccolto anche dal memoriale dello Yad Vashem di Gerusalemme che onora ogni vittima della brutalit‡ nazista ricordandone il nome e cognome e non riducendola all’impersonale riconoscimento col suo numero di identificazione negli albi nazisti.

Aprile
Prova anche tu, una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo Ë cosÏ bello. Non le case o i tetti, ma il cielo. FinchÈ potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro e tornerai ad essere Felice.
Anna Frank (Francoforte 1929 –Bergen-Belsen, 1945)

Quest’anno ci piace riflettere, nella Giornata Internazionale delle Donne, sulle forme di discriminazione femminile nelle case, sui luoghi di lavoro e ovunque nel mondo, a partire dal diritto negato alla cultura. Questi ritratti colgono, grazie alla sensibilit‡ degli autori, la grazia, l’interesse e la determinazione di alcune giovani creature nella formazione del loro pensiero critico, quale componente essenziale della loro personalit‡.



La Redazione

Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai= sono le parole della Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden, lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte. Questa frase viene recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote impone le ceneri – ottenute bruciando i rami dell’ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno precedente- ai fedeli.
Pratiche tipiche della quaresima sono poi il digiuno, la preghiera più intensa, l’astinenza e la pratica della carit‡.
Il digiuno esprime l’umiltà davanti a Dio: digiunare equivale ad <umiliare la propria anima=. Il Digiuno, al MercoledÏ delle Ceneri, oppure al primo venerdÏ di quaresima nel rito Ambrosiano, e al VenerdÏ Santo, in entrambi i riti, esprime la partecipazione del corpo nel cammino della conversione e propizia l’astensione dal peccato.
La Quaresima Ë il periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua: secondo il Rito Romano inizia con il MercoledÏ delle Ceneri e si conclude il GiovedÏ Santo; secondo il Rito Ambrosiano, invece, inizia con la domenica successiva al MercoledÏ delle Ceneri e si conclude ancora con il GiovedÏ Santo, quando inizia il Triduo Pasquale.
Il numero quaranta Ë carico di significato simbolico e designa principalmente gli anni di una generazione. Nella Storia della Salvezza, quaranta Ë un numero ricorrente:
• Quaranta giorni e quaranta notti durÚ il diluvio universale;
• Quaranta giorni e quaranta notti rimase MosË sul monte Sinai, senza mangiare pane e senza bere acqua, quando scrisse sulle tavole di pietra i Dieci Comandamenti;

• Quaranta giorni e quaranta notti MosË rimase prostrato sul monte Sinai davanti a Dio, dopo che Israele aveva adorato il vitello d’oro, intercedendo per il popolo;
• Quaranta giorni durò l’esplorazione della Terra Promessa da parte degli israeliti;
• Quaranta giorni e quaranta notti Elia camminÚ fino al monte di Dio, l’Oreb;
• Per quaranta giorni Giona percorse Ninive annunciandone la distruzione;
• Quaranta giorni durÚ il digiuno di Ges˘ nel deserto;
Per quaranta giorni, dopo la risurrezione, Ges˘ si mostrÚ vivo ai suoi discepoli;
La Conferenza Episcopale Italiana in data 9 ottobre 1994 ha decretato che la legge del digiuno obbliga a fare un unico pasto durate la giornata alle persone maggiorenni fino al sessantesimo anno di età e alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il quattordicesimo anno di et‡. In tutti i venerdÏ di quaresima Ë raccomandata l’astinenza dalla carne oppure il compimento di qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità. L’astinenza dalla carne al venerdì era al principio segno di povertà, essendo nell’antichità il pesce pi˘ economico della carne. Un segno, dunque, dell’abbandono del lusso per vivere una vita essenziale.
Il digiuno Ë importante per tutte le religioni: i musulmani celebrano il mese di Ramadam, gli ebrei il Kippur e i cristiani la Quaresima.

Il digiuno Ë praticato anche per altri motivi:
• Per implorare perdono di una colpa;
• Per sollecitare una guarigione;
• Per prepararsi all’incontro con Dio;
Infine la carit‡: la quaresima Ë tempo di pi˘ forte impegno di carità verso i fratelli. Non c’è vera conversione a Dio senza conversione all’amore fraterno.
Fernando SferraChe cosa Ë il denaro? Aristotele diceva che con esso non si puÚ costruire una ricchezza, perchÈ il denaro non Ë un bene, ma il simbolo di un bene. Tuttavia, attualmente, il denaro Ë divenuto la condizione universale per soddisfare qualsiasi bisogno.

Fin da bambini ci convinciamo che il denaro sia il bene pi˘ prezioso e impariamo presto a giudicare gli altri in base a questo parametro.
CosÏ come il successo, anche il denaro puÚ avere un ruolo molto importante nella nostra vita. Spendere puÚ darci un sentimento di potere e autorit‡.
Durante la sua storia, il denaro Ë stato anche uno strumento di liberazione perchÈ nel regime feudale, dove il servo doveva consegnare l’intero suo tempo e l’intera sua esistenza al signore, l’introduzione del denaro ha reso possibile oggettivare i rapporti personali: il servo non doveva pi˘ mettere a disposizione del signore l’intera sua vita, ma solo la prestazione in cambio di una remunerazione.
Noi uomini moderni siamo abituati a vivere in un mondo in cui sono gli economisti a dettare le regole, e mercato e finanza spesso determinano le politiche degli stati, mentre il conto in banca e i guadagni definiscono le gerarchie sociali e in qualche modo l’individualità di ciascuno di noi. Il denaro Ë un metro con il quale misuriamo ciÚ che stiamo facendo.
Siamo talmente abituati a valutare tutto con il denaro che facciamo fatica a pensare che in epoche passate gli uomini potessero agire in base a criteri generali diversi da quelli attuali.
Un esempio significativo ci viene dato dal mondo medievale. L’epoca medievale, per quasi la sua millenaria durata, viene considerata da tutti un’epoca di regressione, però in quest’epoca il denaro non era importante e neppure diffuso.
IL denaro nel Medioevo si identificava quasi totalmente con le monete metalliche, che erano comunque poco utilizzate a causa del loro peso e della cronica mancanza di metalli preziosi nel continente.
Anche nel mondo medievale il ruolo predominante di una persona all’interno della societ‡ era determinato dalla ricchezza, ma questa dipendeva dal possesso di grandi propriet‡ terriere e dal numero di contadini, servi e guerrieri al proprio servizio. Dunque sul potere esercitato su uomini e terre: i grandi feudatari.
Pure nel Medioevo erano presenti gli <uomini di denaro= – mercanti, banchieri – ma, erano costretti ad acquistare terre e titoli nobiliari per trasformare la loro ricchezza in potere effettivo.
La mentalità dell’occidente medievale non era dominata dal pensiero economico, ma dal Cristianesimo e dai suoi valori. La Chiesa guardava con sospetto al denaro: <lo sterco del diavolo=. Un tipo di ricchezza iniquo la cui condanna si trova nei brani dei Vangeli. Questi testi ebbero una risonanza enorme all’interno di una societ‡ nella quale era impensabile non rispettare norme sociali unanimemente accettate.
Una societ‡ conformista, in cui la trasgressione portava all’esclusione, quando non all’accusa di eresia; perciÚ, questi testi scritturali esprimono appieno il contesto economico religioso in cui si inquadra il denaro nel Medioevo. Un contesto caratterizzato anche dalla condanna dell’avarizia e dell’usura
Parallelamente, il Medioevo elogiÚ la carit‡ (intesa come atto di compiere il bene) ed esaltÚ la povert‡, nella prospettiva della salvezza, come un ideale incarnato da Cristo. L’avversione all’accumulo di denaro derivava anch’essa dai valori ispirati dalla religione cristiana.

Accumulare denaro significava venire meno all’unico uso della ricchezza monetaria ritenuta accettabile da parte delle norme religiose: l’elemosina nei confronti del povero.
Come afferma lo storico francese Jacques le Goff, l’economia del medioevo è basata sul dono e sull’elemosina. Sono solo questi gli atti che giustificano l’impiego del denaro.
Fernando SferraIvan Rabuzin (1921 – 2008) Ë stato un importante e apprezzato pittore croato naÔf del XX secolo, le cui opere sono esposte in parecchi musei d’arte nel mondo intero.





» noto anche per aver prestato il suo disegno e la sua grafica a prestigiosi servizi in porcellana Rosenthal.
Lo stile Ë ingenuo, inondato di luce e privo di ombre, riproduce paesaggi agresti e piccoli centri abitati carichi di fiori, di prati erbosi e di campi ordinati e romantici.
Le nuvolette che adornano le colline sono vaporose e bianche o rosate, le linee arrotondate. Tutti i quadri esprimono armonia e gusto per il bello.




La pandemia vissuta, quelle che si affacciano timidamente sul palcoscenico della vita e il recente riacutizzarsi di sopiti conflitti dalle conseguenze inimmaginabili, quanto a potenziale catastrofico, pongono alla nostra attenzione situazioni climatiche inedite e scenari preoccupanti dalle fosche tinte apocalittiche.


I gas serra e inquinanti e le polveri sottili sono tra i principali responsabili dell’innalzamento del calore globale, ma la questione non Ë cosÏ semplice, in quanto connessa con la direzione e la velocit‡ dei venti e con altre variabili meteorologiche, ormai abbastanza monitorabili, onde evitare o almeno ridurre l’impatto idrogeologico.

Questa prima osservazione ci fa pensare non solo a un problema complesso, ma anche globale, soprattutto se si aggiungono i rischi nucleari connessi ai conflitti in atto.
su se stessi quando l’agricoltura e la pastorizia soffrono della mancanza d’acqua e quando interi paesi necessitano di autobotti che possano portare l’acqua potabile alle popolazioni; di conseguenza anche al turismo, nostra risorsa per eccellenza, viene inflitto un colpo mortale. Il surriscaldamento degli oceani si riversa in atmosfera e favorisce la riproduzione di specie di predatori, nemici della biodiversit‡.
CosÏ come per i parametri relativi alla qualità dell’aria, gli innumerevoli satelliti europei, americani, cinesi e giapponesi continuano a raccogliere dati annotati dallo spazio e ci informano circa la variabilit‡ delle quantit‡ di acqua superficiale e profonda. In tal modo veniamo a sapere, a causa dello scioglimento dei ghiacci ai poli, dell’innalzamento dei mari che reca con sÈ un futuro di terre che saranno sommerse e al tempo stesso, a causa del surriscaldamento globale e di stagioni particolarmente siccitose, vediamo con i nostri occhi la maestosit‡ delle nevi perenni dei nostri monti sciogliersi al sole e la grandezza dei nostri bacini di acqua dolce sfiorire, mostrando alle nostre coscienze colpevoli rifiuti ingombranti e residuati bellici un tempo ben custoditi nelle profondit‡ lacustri e fluviali.
Le sentinelle che vigilano nelle altezze celesti ci riportano puntualmente anche la sofferenza della terra, come se non bastassero le foreste azzerate dall’avidità dell’uomo, dai fenomeni naturali e dagli incendi dolosi. Essi immettono nuovamente gas in atmosfera e calore, richiedendo grandi quantit‡ di acqua, distruggendo campi coltivati, macchia mediterranea, case e armenti.

Anche le falde acquifere si prosciugano e noi assistiamo passivi a questi disastri epocali che sembrano avvitarsi
» chiaro che serva una profonda riflessione dei grandi della terra, affinchÈ affrontino globalmente il problema, analizzandolo su vari piani. D’altra parte le cospicue migrazioni, ci insegna la storia, avvengono a causa delle guerre e a causa di eventi climatici calamitosi che innestano stagioni siccitose, carestie e altri flagelli come l’invasione di cavallette o di altri animali che, poi si sa, si spostano come l’uomo alla ricerca di cibo e di condizioni di vita migliori.
Anche noi piccoli non siamo esenti da un esame di coscienza; intanto possiamo innescare comportamenti virtuosi nella routine giornaliera che diano un senso armonico ai quattro elementi di Empedocle: aria, acqua, terra e fuoco.
Ovvero valorizzino il respiro del mondo, l’acqua - sorgente di vita, il luogo dove si mettono le proprie radici e l’energia propulsiva del fuoco.
Questa riflessione e questo ripensamento lo dobbiamo alle nuove generazioni che si trovano ad abitare una terra gi‡ fin troppo depredata.
Daniela LacchËNegli ultimi anni il degrado e la frammentazione degli habitat, l’inquinamento, la diffusione dei parassiti, l’uso dei pesticidi e i cambiamenti climatici hanno provocato la diminuzione delle colonie di api, che ha destato un certo allarme.
Al fine di evitare il declino delle specie degli insetti impollinatori, gli ambientalisti stanno sottolineando l’efficacia della salvaguardia di queste creature in un’ottica di prevenzione.


La perdita di alcune specie o gruppi di specie non Ë marginale, in quanto tutti gli esseri viventi vivono svolgendo il loro ruolo in un equilibrio biologico che, se turbato, innesca una serie di crisi che debordano in vere emergenze.
Le api con il loro incessante ma discreto lavorio di impollinazione dei fiori favoriscono la riproduzione e lo sviluppo di una miriade di piante selvatiche, ma intervengono analogamente anche nelle colture agricole.
In poche parole sono le instancabili sentinelle della biodiversit‡, della sostenibilit‡ agricola e, di conseguenza, della sicurezza alimentare. Inoltre, producono il miele, che Ë considerato un superfood per le sue qualit‡ nutrizionali, terapeutiche, antiossidanti e antinfiammatorie ed Ë anche un ottimo cosmetico.
Per contrastare il rischio che potrebbero correre le colture di frutta e di ortaggi che ogni giorno adornano e arricchiscono le nostre tavole, sono nate iniziative concrete, sostenute da tecnologie innovative, che mirano all’incremento e al benessere di nuove floride colonie di api.
L’idea si sviluppa a partire dalla proposta alle scuole e ai cittadini di adottare uno o pi˘ alveari da monitorare, ma le cui api saranno curate e accudite da apicoltori in carne e ossa sul luogo di residenza di questi laboriosi insetti.
Come ogni progetto che si rispetti, ci sono dei costi, minimi, che vengono ripagati direttamente dall’ape regina con il suo dolce miele.
Altre piccole attenzioni amichevoli nei confronti degli insetti impollinatori possono essere realizzate con una scelta ragionata di fiori e di erbe da piantare nel proprio giardino o nei vasi sul balcone: agrumi, trifogli, rose, primule, giacinti, tulipani, rosmarino, salvia, lavanda, basilico e tante altre.
Insegniamo ai nostri bambini il prezioso dono di creature indispensabili alla nostra sopravvivenza e capaci, col loro comportamento sociale, di arrecarci innumerevoli benefici.
Sosteniamo la passione e l’entusiasmo dei bambini coinvolgendoli in un’ottica di prevenzione e salvaguardia della biodiversit‡.
Daniela LacchËFelicit‡
C’è un’Ape che se posa su un bottone de rosa: lo succhia e se ne va… Tutto sommato, la felicit‡ Ë una piccola cosa. Trilussa
L’ape
Pur’io vorrei la pace:
– diceva l’Ape a un Grillo –ch’er lavoro tranquillo me soddisfa e me piace. Ma finchÈ su la terra parleranno de guerra terrÚ sempre, a bon conto, un pungijone pronto: er pungijone mio che m’ha arrotato Iddio. Trilussa
Questo libro di Vito Mancuso, noto teologo e docente di <Storia delle Dottrine Teologiche= presso l’Universit‡ degli Studi di Padova, Ë un saggio sulla libert‡ che Ë il dono più grande che l’uomo abbia mai ricevuto. Non Ë un libro di facile lettura, si tratta, in ultima analisi, di un libro di teologia, ma l’autore ti prende per mano e ti accompagna a conoscere il suo pensiero. » un libro per coloro che ragionano con la loro testa, per quelli che vogliono informarsi prima di decidere. Il saggio Ë composto da quattro capitoli.
Nel primo capitolo (Natura, articolazione e posta in gioco dell’essere liberi).
L’autore sostiene che il mondo Ë uno sterminato palcoscenico nel quale ognuno si esibisce indossando le diverse maschere imposte dall’esistenza. Ogni condizione ha le sue regole e prescrive il suo copione.
Delicato Ë il percorso di libert‡, che richiede un coraggioso lavoro di liberazione da ogni costrizione, cioË: la liberta da (si tratta di liberarsi dalle strutture e dalle persone che ci hanno nutrito), condizione indispensabile ma non sufficiente, ci vuole infatti un livello superiore, la libert‡ per (dedizione a una realt‡ pi˘ grande di sÈ, una passione, un’idea, un’esperienza), il vivere un ideale, infine la libert‡ da (emancipazione da sÈ e liberazione dall’egoismo del sé per toccare una profondit‡ che rimanda al di l‡ di se stessi scoprendo il dono dell’esperienza spirituale).
Nel secondo capitolo (Sulla possibilit‡ di essere liberi).
Mancuso riflette sul concetto del libero arbitrio dal quale si prospettano le principali obiezioni:
1) la dittatura del desiderio (l’amore soggioga le nostre vite: si Ë sempre sottomessi a ciÚ che si ama);
2 la storia sanguinosa della libert‡ (nella Bibbia si dice: <l’istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza= - Genesi 1,27 – l’epoca moderna apertasi con la consacrazione della libert‡ ha finito per generare mostruosit‡, dal bagno di sangue della rivoluzione francese alle due guerre mondiali del Novecento -;
3) la paura degli uomini di essere liberi, analizzando con disincanto la storia dell’umanità si osserva la sua condizione di schiavit˘, ma si intuisce l’amara verit‡ che gli esseri umani desiderano essere dominati perchÈ essere liberi impone un’ incessante fatica della mente: <nulla mai è stato per l’uomo e per la società pi˘ intollerabile della libertà=- Il Grande Inquisitore (Fedor Dostoevskij) -.
Nel terzo capitolo (Definizione ed educazione della libert‡)
Lo scrittore sostiene che un essere umano Ë veramente libero solo se lo Ë anzitutto da se stesso e dal suo personaggio, o addirittura dai vari personaggi che la vita gli fa recitare. Se l’uomo giunge a pensarsi con lo stesso distacco critico con cui considera una nuvola in cielo, in questo modo entra in una condizione mentale che assopisce la voracit‡ e la cecit‡ del desiderio.
L’essere umano ha bisogno di sapienza che lo conduca a pensare con il cuore.
Nel quarto capitolo (Nel teatro del mondo: questioni di stile).
L’autore asserisce che l’essere umano fa di tutto per divertirsi pensando, in questo modo, di raggiungere la felicit‡, ma la ricerca della felicit‡ si trasforma spesso in insoddisfazione, mancanza di serenit‡, ansia.
Mancuso sostiene che la comicit‡, che nasce dal risentimento, Ë il caposaldo del divertimento psichico, mentre l’umorismo, che nasce dal sentimento, Ë il caposaldo della profonda felicit‡.

Lo scrittore si interroga sul dolore e lo distingue tra il male fisico (prodotto da malattie e catastrofi) e il male morale (prodotto da guerre e delitti).
Dverse teorie sono sorte per spiegare il dolore: il fatalismo (si accetta supinamente ogni cosa), il razionalismo (si accetta il dolore colpevole) e il nichilismo (si giunge a rifiutare la vita stessa).
Mancuso sostiene che gli esseri umani sono sedotti dalla forza e che fanno volutamente il male per risultare pi˘ forti o semplicemente sentirsi tali. L’autore si interroga sulla morte e sostiene che essa non Ë intervenuta a seguito del peccato umano, ma Ë piuttosto iscritta da sempre nella logica della vita umana, non c’è la vita da una parte e la morte dall’altra, c’è un unico processo integrale. Infine l’autore afferma che la libertà è un’arte, Ë una particolare manifestazione artistica: quella dell’arte di vivere.
Tutto ciò che vive è impastato di dolore: ma l’arte è celebrazione anche di questo dolore. L’arte è l’indice della nostra libert‡ perchÈ essa, prima che nelle menti degli artisti, abita le nostre anime. Per questo, incontrandola, ne godiamo: siamo figli della stessa madre: l’armonia.
Fernando SferraTornato dalle vacanze, vorrei raccontare ai gentili lettori del Dono la storia di un paesino, chiamato Palazzolo Acreide.
Se Taormina Ë la perla dello Jonio, Palazzolo Acreide Ë la perla dei monti Iblei nonchÈ custode di molti tesori, tutti da ammirare.
Il primo di questi tesori Ë il teatro greco, da dove si domina tutta l’alta valle dell’Anapo: il teatro del cielo.
Lo hanno chiamato cosÏ alcuni studiosi che si sono succeduti, volendo testimoniare il fascino di questo piccolo gioiello arroccato in cima al colle Acrai, quasi tra le nuvole vaganti.
Un altro tesoro di Palazzolo Acreide Ë il poggio medioevale che si erge dalla basilica di san Paolo, patrono del paese: camminando tra le stradine, i cortili, gli orti, le scalinate, i ruderi del castello antico, si odono i propri passi in un silenzio irreale.
In lontananza, l’orologio incastonato nel barocco della basilica di san Sebastiano in cima alla scenografica scalinata e scenario naturale di tanti set cinematografici, scandisce le ore, notte e giorno.
Altre chiese ricche di antiche suggestioni, la lunghissima balconata in stile barocco, la lussureggiante villa comunale con il suo maestoso pino secolare, rimangono indelebili nella mia mente.

In questa piccola localit‡, fascino dei monti Iblei, sono passati greci, romani ed altri invasori.
Tutti hanno lasciato un segno: secondo l’indicazione di Tucidide, Akrai fu fondata intorno al 664 a.C., ma ci sono testimonianze che fosse gi‡ abitata in epoca preistorica. Ne sono testimoni i numerosi reperti rinvenuti nella necropoli, in piccole grotte scavate nella roccia, databili intorno alla tarda et‡ del bronzo (XII secolo avanti Cristo).
Oggi Akrai, si chiama Palazzolo Acreide ed Ë Patrimonio dell’Umanit‡ barocca: paesaggio, clima, tradizioni popolari, gastronomia, cordialit‡ ed ospitalit‡ fanno di questo borgo una meta da non perdere, non solo per visitarla, ma viverla!
Nucleo MI - Redaelli
CC C///C CC
COME A TUTTI NOTO, LE VICENDE LEGATE AL COVID-19 CI HANNO COSTRETTO ALLA SOSPENSIONE DI OGNI ATTIVIT¿, MA VI SEGNALIAMO CHE » IN ATTO UNA LENTA RIPRESA NEI DIVERSI NOSTRI NUCLEI
CONFIDIAMO PERCI“ DI POTER RIPRENDERE APPIENO CON LA CONSUETA GENEROSIT¿ LA NOSTRAATTIVIT¿.
VV VUU UOO OII I AA AII IUU UTTTA AARR RCC CII I ?? ?
TI SUGGERIAMO COME FARE
FF FAA AII I UU UNN NAA A DD DOO ONN NAA AZZ ZII IOO ONN NEE E:: :
BONIFICO BANCARIO: BANCAINTESA– S. PAOLO
C. IBAN: IT85B 03069 09606 100000011008

LADONAZIONEAUNAODV/ONLUS CONSENTE AGEVOLAZIONIFISCALI (LG.80 DEL 14/5/05)
55 5 pp pee err r MM MII ILL LLL LEE E
» POSSIBILE PER IL CONTRIBUENTE ASSEGNARE DIRETTAMENTE QUESTA QUOTA A
UNIONE SAMARITANAODV
C.F.: 970 474 601 55
GG
LII ITTTA AA’’ ’
NESSUNO » AUTORIZZATO A RISCUOTERE CONTRIBUTI IN NOME E PER CONTO DELL’UNIONE SAMARITANA
V Viissiitta a iil l S Siitto o R Riicceevveerraai i ttuutttte e lle e iinnffoorrmmaazziioonni i s suulllla a n noossttrra a O Orrggaanniizzzzaazziioonne e
ww www www w. ..uu unn nii ioo onn nee ess saa amm maa arr rii itt taa ann naa a.. .oo orr rgg g
"I ILLDDOONNO O" Notiziario dell’UNIONE SAMARITANA ODV
Sede dell’Associazione e Redazione:
C/o ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda
P. za Ospedale Maggiore,3 - 20162 – Milano MI – Tel 02 6444 2249 – Fax 02 6444 4503
E-mail: unionesamaritana@gmail.com ed unsam.ildono@gmail.com
Autorizzazione Tribunale di Monza n 188 dell’11.11 1951
Poste Italiane S.p.A. - Sped. I.A.P.-D.L.353/2003(Conv.L.46/2004) Art.1-Commi 2e3 LO/MI
Direttore responsabile: Lanfranco Zanalda
Responsabile editoriale: Daniela LacchË
Componenti la Redazione: Daniela LacchË – Mario Doneda. – Fernando Sferra
Hanno collaborato a questo numero:
Amelia Cagnin – Sandra Saita – Santo Bologna – Alessandra Canizza –
Ivana Ferrazza – Anna Frank – Fernando Sferra – Daniela LacchË– Trilussa.
Stampato da: Fabbrica dei Segni Cooperativa Sociale – Novate Milanese - MI
Segreterie dei nuclei

02 26 51 00 00
Casa dell’Anziano San Camillo – Carugate (MI) – Tel. 02 9254 771
Casa Famiglia Mons. CarloTesta – Cologno Monzese (MI) –Tel. 02 25 39 70 60
Fondazione Ricovero Martinelli – Cinisello B. (MI) – Tel. 02 66 05 41 int. 303
R.S.A. Don Cuni – Magenta (MI) – Tel. 02 9700 711
AL LETTORE – Ai sensi dell’Art. 13 Regolamento UE 679/2016 GDPR, Unione Samaritana ODV, Titolare del trattamento, desidera informarLa che tratta i dati personali forniti al momento della donazione, o ottenuti da informazioni o elenchi pubblici e/o acquisti in occasione dei precedenti incontri, in ragione della carica istituzionale da Lei rivestita, per inviarLe il periodico <Il Dono=, in cui sono descritte attivit‡ e riflessioni dei Volontari della Associazione. Base giuridica del trattamento Ë il legittimo interesse di Unione Samaritana ODV, ai sensi dell’art. 6, comma 1, lett. f) GDPR, in considerazione dell’interesse che ha manifestato nei nostri confronti e della rilevanza sociale dei temi affrontati nel periodico. Il trattamento sar‡ svolto da soggetti autorizzati all’assolvimento di tali compiti debitamente nominati responsabili o soggetti autorizzati del trattamento, dotati di misure di sicurezza atte a garantire la riservatezza dei soggetti interessati cui i dati si riferiscono e ad evitare l’indebito accesso a soggetti terzi o a personale non autorizzato. In particolare, i Suoi dati potranno essere comunicati, nei limiti strettamente necessari per le finalit‡ perseguite, a dipendenti, collaboratori, professionisti e societ‡ eventualmente incaricate di specifici trattamenti, oltre che a enti pubblici anche a soggetti di ispezioni o verifiche e a soggetti che possono accedere ai Suoi dati in forza di disposizioni di legge. Il Titolare si impegna ad effettuare il trattamento dei Suoi dati nell’osservanza di quanto previsto dal GDPR, nonchÈ dalla normativa nazionale vigente in materia di privacy, con l’unica finalit‡ di dare allo scopo sopra descritto. Il Titolare si impegna altresÏ a trattare i Suoi dati in modo lecito e secondo correttezza, raccogliendo e registrando gli stessi per scopi determinati, espliciti e legittimi, avendo cura di verificare che i Suoi dati siano pertinenti completi e non eccedenti rispetto alla finalit‡ per cui sono stati raccolti o successivamente trattati. La conservazione verr‡ effettuata per il tempo strettamente necessario a conseguire la finalit‡ sopra descritta. Il In base all’art. 15 e ss del GDPR, Lei ha il diritto, in qualsiasi momento e gratuitamente, di richiedere informazioni in merito all’esistenza del trattamento dei Suoi dati, del periodo di conservazione degli stessi, di ottenerne una copia, di rettificarli, di integrarli o di aggiornarli e/o cancellarli. Lei ha altresÏ il diritto di ottenere la limitazione del trattamento dei Suoi dati, il blocco degli stessi e di riceverne copia su un formato di uso comune e leggibile da dispositivo automatico. Per far valere i Suoi diritti o se non desidera ricevere pi˘ il periodico <il Dono=, invii una richiesta scritta al Titolare, indicando in oggetto <Privacy – esercizio dei diritti= all’indirizzo e-mail unionesamaritana@gmail.com. Qualora ritenga siano stati violati i diritti a Lei conferiti dalla Legge, da parte del Titolare e/o di un terzo, ha il diritto di proporre reclamo al Garante per la protezione dei Dati Personali e/o al altra autorit‡ di controllo competente