Lavoro minorile in Bangladesh, un diario di viaggio dei donatori UNICEF

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Il Bangladesh è tra i paesi più densamente popolati al mondo, con quasi 143 milioni di abitanti, di cui 68 milioni bambini. Il paese è uno dei più poveri al mondo e le risorse territoriali e marine sono sovra-sfruttate con livelli nutrizionali estremamente bassi. Queste condizioni sono aggravate da disastri naturali periodici come alluvioni e cicloni tropicali. Il Bangladesh è infatti uno dei paesi più colpiti dai cambiamenti climatici mondiali. Le condizioni di povertà e sottosviluppo colpiscono in particolare i bambini. I più vulnerabili sono i bambini di strada: privi di protezione, più facilmente esposti ad abusi e sfruttamento, crescono ai margini della società, sfruttati nel lavoro minorile. è altrettanto diffusa la piaga dei matrimoni precoci: molte bambine si sposano prima dei 18 anni ed in alcuni casi dei 15. In Bangladesh esiste un’ampia tolleranza sociale verso queste pratiche e la legislazione nazionale in materia viene raramente applicata. L’UNICEF lavora con il Governo e con altre Organizzazioni locali perchè avvenga un cambiamento culturale, con l’obiettivo di migliorare le politiche dell’infanzia e dare al paese gli strumenti per continuare da solo in quest’opera.

Primo giorno: 4 Maggio 2014

Arriviamo a Chittagong per visitare Potenga Child Friendly Space (CFS). Ci troviamo in un’area vicino al mare dove, specialmente durante la stagione balneare, i turisti acquistano nei negozi in prossimità della spiaggia. Qui moltissimi bambini vengono impiegati come ambulanti o come camerieri. (Nella foto un bambino trasporta i turisti sul suo asino). Come in questa, in tantissime aree del paese, i bambini hanno bisogno di avere un luogo sicuro dove trovare accoglienza, servizi igienici e dove qualcuno possa occuparsi di loro. Per questo motivo l’UNICEF ha creato i Children Friendly Space, un modello di spazio a misura di bambino dove i piccoli vengono accolti,


registrati e accuditi da personale specializzato (nella foto i bambini e gli insegnanti del Potenga Child Friendly Space). Gli operatori sociali garantiscono una ricerca sulla famiglia del bambino con la quale entrano in contatto, per supportarla, indirizzarla e consigliarla. Una equipe di insegnanti garantisce loro tramite modelli educativi che si definiscono non formali, una preparazione scolastica che faciliti il loro reinserimento nella scuola dell’obbligo. Dal mare torniamo verso la città per vedere il Drop in centre (DIC) per ragazzi. I DIC (distinti per maschi e femmine) sono stati creati per fornire un rifugio notturno e un’accoglienza temporanea ai bambini di strada, soprattutto nelle zone dove è più alta la concentrazione di bambini vulnerabili. Anche qui i bambini ricevono un’educazione non formale, cure mediche e la possibilità di avere momenti ricreativi. Il personale è formato per supportarli a trovare una strada alternativa sulla base delle loro potenzialità. Qui i bambini hanno accesso ai servizi sanitari, a vestiti puliti, hanno armadi per i loro beni personali, ricevono cibo e possono trascorrere la notte in sicurezza. I piccoli ospiti vengono registrati e inseriti nel percorso di crescita. Nelle foto: 1) le cartelle con i dati di ogni bambino che arriva al centro. 2) il numero di bambini che segue giornalmente le attività del centro. 3) un momento ricreativo.

Nella foto Sumon Miah: la sua storia é molto toccante, un piccolo esempio di quanto l’UNICEF sta facendo per questi ragazzi. Sumon ha 18 anni ed é stato accudito fin da piccolo nel Drop in Center dove ha potuto studiare e avere la possibilità di sviluppare le sue capacità artistiche. Il DIC gli ha dato anche un’opportunità lavorativa: oggi Sumon insegna disegno ai ragazzi del centro ed ha avuto la possibilità di partecipare, con i suoi quadri, ad una mostra di artisti (nella figura ci mostra la pubblicazione dei sui lavori). Nella foto a sinistra, i ragazzi del centro seguono una sua lezione di disegno. In foto, le cuoche e la cassetta dei commenti. I ragazzi in forma anonima possono dare suggerimenti. In seguito, il consiglio eletto dai bambini, con il supporto degli insegnanti li analizzerà.


Il Gruppo insegnanti del DIC: tutto il personale è formato dall’UNICEF per poter interagire, in maniera corretta, con i bambini e ragazzi ospiti del centro.

In un’altra zona della città, abbiamo visitato il “Drop in Center” per ragazze: Le ragazze hanno recitato e danzato per noi, mostrandoci alcuni dei risultati scolastici conseguiti al centro. Siamo rimasti commossi dal loro affetto, ci hanno ringraziato per essere andati a trovarle. I loro sguardi sono pieni di vita, le loro mani vogliono il contatto con noi, come se volessero tenerci al loro fianco, come se una nostra carezza potesse riempire i loro cuori. Non siamo riuscite a trattenere le lacrime di commozione e alla fine abbiamo danzato una danza liberatoria insieme a loro.

Giorno due: 5 Maggio 2014

Visita alla scuola Aperta nella stazione Chittagong Le scuole aperte sono un altro modo di accogliere i bambini in luoghi strategici della citta, (stazioni ferroviarie, terminal di autobus, parchi, mercati). In questi spazi avviene il primo contatto tra i nostri operatorie i bambini di strada, necessario per creare con loro una relazione di fiducia. Gli operatori sono esperti nel trattare con questi bambini spesso traumatizzati, diffidenti, soli. Cercano le loro famiglie, li indirizzano nei Drop in center se non hanno un luogo dove stare. Inoltre impartiscono lezioni e assistenza cercando di reinserire i ragazzi in un percorso educativo. Le foto mostrano lo spazio donato dal Governo Bengalese all’interno della stazione di Chittagong dove l’UNICEF ha allestito una scuola all’aperto con confini delimitati per dare sicurezza ai bambini. Il progetto dell’UNICEF vuole dare loro la possibilità di ritrovare la strada di casa e, per chi non ce l’ha, di trovare una nuova casa. Il cambiamento parte dai bambini ma, per renderlo efficace, devono essere coinvolti anche i genitori.


Da Chittagong ci spostiamo a Bandarban, all’interno del Chittagong Hill Tract (CHT), per visitare un altro progetto, “Community Based Child Protection Committee (CBCPC)“dove tutta la comunità, genitori in primis, viene coinvoltà nella creazione di “Comitati di protezione dei bambini”. In queste aree rurali estremamente conservative, l’UNICEF lavora con gli adolescenti e i loro genitori dove é riuscita a creare comunità di adolescenti che si riuniscono in Club seguiti dai nostri operatori. I ragazzi ricevono insegnamenti di base non solo scolastici ma anche di vita, in particolare su come affrontare la sessualità (argomento assolutamente tabù). Gli insegnamenti e la possibilità di partecipare a workshop e a incontri formativi, sono stati estesi ai genitori grazie alla formazione di comitati multietnici. Molti sono i temi trattati durante gli incontri. Si spazia dai diritti dei bambini al matrimonio precoce, dal lavoro minorile alla violenza. La foto è stata scattata a Union Parishad, Sualok Union, Bandarban sadar e queste sono alcuni dei genitori che abbiamo incontrato e che ci hanno raccontato la loro personale esperienza di coinvolgimento in questo progetto. Il ruolo della famiglia e della comunità è essenziale: cosa avviene se un operatore sociale scopre che la famiglia del bambino lavoratore é talmente indigente che non potrà mai fare a meno dello stipendio che il piccolo porta a casa? Dopo un accurato monitoraggio da parte dei nostri operatori, la famiglia viene selezionata per ricevere un aiuto dall’UNICEF, una sovvenzione per 6 mesi, (Conditional Cash transfer) che viene erogata dal Governo. La sovvenzione é vincolata al fatto che il bimbo/a torni a scuola, non venga abusato e non venga obbligato a sposarsi. Tutto il processo è svolto sotto il continuo monitoraggio dei nostri operatori. L’obiettivo é di dare alle famiglie il supporto necessario per avviare una nuova attività e per ritornare a giocare un ruolo protettivo nei confronti dei loro figli. Durante la visita ad Army Par abbiamo incontrato alcuni bambini che, con le loro famiglie, hanno avuto l’opportunità di ricevere questa importante sovvenzione.

Eccoci nella zona dove vive Mahmuda con sua mamma. è un’area poverissima con scarso accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici.

Questa è Mahmuda (9 anni) con sua madre Beauty, nella sua casa in affitto composta da una sola stanza. Ha un fratello ma ha perso il papà. Mahmuda frequenta la prima elementare e il vestito che indossa é la divisa della scuola che la mamma è riuscita a comprarle grazie agli aiuti dell’UNICEF. Beauty lavora come cameriera ma il suo stipendio non le consentiva di mandare la figlia a scuola. Sono i primi mesi che riceve questo aiuto, l’operatrice sociale che la segue la aiuterà a trovare una soluzione che le consenta di migliorare il suo tenore di vita. Fino ad allora l’UNICEF continuerà ad aiutarle.


Ci spostiamo a piedi (qui sotto la strada che percorriamo) per raggiungere un’altra abitazione.

Incontriamo Arafat (14 anni ) e la sua famiglia che sta ricevendo la sovvenzione dall’UNICEF: Arafat a scuola è uno dei migliori studenti (ci mostra la sua pagella con tutti voti altissimi!).

Ci hanno accompagnate, durante questa visita, la rappresentante del Ministry of Women and Children Affairs, NIVA Haque (la seconda nella foto), la collega dell’UNICEF specializzata Child Protection Shaila Parveen Luna (sulla sinistra) e l’assistente sociale che segue, aiuta e monitora i progressi delle famiglie che abbiamo incontrato.

Il matrimonio precoce è, purtroppo, un fenomeno molto diffuso in Bangladesh. Circa due terzi delle donne che oggi hanno tra i 20 e i 24 anni, si sono sposate prima dei 18 anni. Una delle attività dell’UNICEF é quella di creare gruppi di adolescenti, guidati dai nostri operatori, che possano discutere di questi problemi e possano avere la possibilità di sviluppare le loro potenzialità. Essi stessi saranno gli attori del cambiamento culturale all’interno delle loro comunità. I giovani possono anche presentare un progetto di crescita personale che verrà poi selezionato per riceve un finanziamento che sarà erogato dal Governo grazie ai fondi forniti dall’UNICEF. Nel corso della visita al villaggio di Thalukdar Para, Bandarban Sadar Union, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare alcuni giovani che ci hanno mostrato i loro progetti . Umaynu Marma (15 anni a destra) sta realizzando il suo progetto : ha imparato a tessere. Grazie al finanziamento ricevuto tramite l’UNICEF, ha comprato telaio e fili e realizza coperte che poi venderà. Unayching Marma (14 anni) ha comprato del pollame e ora lo alleverà per vendere galline e uova. Qui sotto, nel villaggio Raisatholi Para, abbiamo incontrato alcuni giovani riuniti per seguire una lezione nello spazio messo a loro a disposizione dall’UNICEF.


Terzo Giorno: 6 maggio 2014, da Bandarban a Ukhiya Upazilla, Cox’s Bazar.

Ci rechiamo a Ukhiya Upazilla, Cox’s Bazar per visitare il PalongKhali Child Friendly space (CFS). Lo spazio, messo a disposizione dal Governo, è situato di fronte ad una scuola. Il distretto di Cox’s Bazar confina con il Myanmar, alla fine del Golfo del Bengala. In questa zona, i bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili a causa dell’analfabetismo e del fanatismo religioso. Violenza, abusi, matrimoni precoci, lavoro minorile e sfruttamento sessuale sono purtroppo fenomeni comuni che coinvolgono bimbi e adolescenti. Qui vivono molti rifugiati provenienti dal Myanmar; i bambini non sono registrati, vivono in campi profughi senza la possibilità di avere uno spazio a loro destinato. Nei CFS, i nostri operatori sociali lavorano con i bambini a rischio e interagiscono regolarmente con le loro famiglie. Nella prima foto, le meravigliose costruzioni realizzate dai bambini del CFS di Palonkhali . La seconda foto ritrae un gruppo di bambini e ragazzi che seguono una lezione. Grazie all’aiuto dell’UNICEF, hanno ricevuto le divise scolastiche e il materiale necessario per frequentare le lezioni e permettere loro di tornare a frequentare la scuola regolarmente. Non distante dal CFS, in un piccolo villaggio, andiamo a trovare due ragazze che hanno ricevuto un aiuto per finanziare un loro progetto.

Incontriamo Rosina (a sinistra, 18 anni) e Koinoor (17 anni). Hanno presentato un progetto per realizzare ricami su commissione. Grazie al finanziamento sono riuscite a comprare fili, perline ed il telaio. Ora i clienti portano a loro le stoffe da ricamare. Una semplice maglietta nelle loro mani diventa un oggetto bellissimo e preziosio! Siamo rimaste ammirate, complimenti!

Ci spostiamo ancora, per visitare Kutupalong CFS, dove incontriamo le madri di diversi bimbi che hanno beneficiato del Conditional Cash transfer. Ogni mamma ha una storia da raccontare: i loro figli sono potuti tornare a scuola e c’è chi, con gli aiuti economici e il supporto degli operatori sociali, ha aperto un piccolo negozio in casa. Addirittura c’è chi é riuscita a comprare un risciò e a ridare un lavoro al marito, permettendo così al figlio, impiegato nella pulizia e nel servizio ai tavoli di un bar, di tornare a scuola.


Nello stesso villaggio, Dalia (15 anni) con il finanziamento ricevuto, ha realizzato il suo progetto: abbandonata dal padre, ha però ottenuto da lui la proprietà di uno stagno che utilizza per allevare pesci.

Nel villaggio di Raja Palong Union, Ukhiya Upazilla, l’UNICEF ha veramente raggiunto un grande successo. Siamo riusciti a creare una squadra di calcio, femminile!

Quarto GIORNO: 7 Maggio, 2014 Ritorno a Chittagong

Sappiamo tutti quanto lo sport sia formativo per la crescita dei ragazzi. Purtroppo però, gli adolescenti del Bangladesh, soprattutto le ragazze, hanno moltissima difficoltà a praticarli. In particolare le ragazze non possono giocare all’aria aperta. L’UNICEF cerca di promuovere lo sport (football, cricket, pallavolo) attraverso la creazione di Club di adolescenti.

Tornati in città, abbiamo visitato il Parco dei Divertimenti. All’ingresso del Parco, molti negozi impiegano bambini, come quello della foto che vende cartocci di frutta secca. Qui l’UNICEF supporta il Faiz lake Child Friendly Space (CFS). L’associazione dei negozianti ha donato lo spazio: le zone urbane sono così densamente popolate che trovare uno spazio da dedicare ai bambini è molto difficile e costoso.


La linea é gratuita per le telefonate anche da cellulare con qualsiasi operatore. Fornisce aiuto ai bambini e ai loro familiari, ma anche a chiunque chiami per aiuto o per un supporto o un consiglio. Il servizio é partito come progetto pilota nel 2011. Da allora ha ricevuto 12000 chiamate e 646 sono stati i casi risolti (abuso di minori, interventi per evitare matrimoni di bambine, rapimenti di bambini). Durante la nostra visita, il telefono continua a squillare per tutto il tempo. Il centro é in contatto con la Polizia e ha cominciato anche un training rivolto alla forze dell’ordine per dare loro gli strumenti di base per rapportarsi con i bambini. Dopo questo incontro ci spostiamo per incontrare i bambini accolti in uno dei 10 CFS sostenuti dall’UNICEF a Dacca. Siamo nel cuore della ‘vecchia DACCA’ e ci muoviamo a fatica nel traffico della città per raggiungere una della zone più povere. Nella foto: bambini mentre seguono una lezione

Quinto Giorno: 8 Maggio 2014 Dhaka.

Prima della partenza, ritorniamo nella Capitale per parlare con gli assistenti della “linea 1098” creata per aiutare i bambini.

Qui moltissimi bambini lavorano per selezionare, tra mucchi di spazzatura, la plastica e altri materiali recuperabili. Inseriscono tutto il materiale trovato in grandi sacchi bianchi, che sono facilmente visibili in tutto il quartiere. Vediamo bambini trasportare mattoni sulla testa per portarli nei cantieri o passare con i vassoi di cibo da vendere come ambulanti.


Nello spazio per bambini si fa lezione stamattina. I piccoli hanno ricevuto quaderni, libri, matite e penne. è uno spazio tutto per loro. I bambini sono il futuro, la speranza di un cambiamento, e insieme a voi vogliamo renderlo possibile. GRAZIE!!!!!


Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus Via Palestro, 68 - 00185 Roma www.unicef.it - donatori@unicef.it Dona ora: causale “Fai la differenza” C/C bancario Banca Popolare Etica IBAN IT55 O 050 1803 2000 00000505010


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