L’ECO DI BERGAMO
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GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017
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«Il macabro esalta l’anima e l’aldilà» Fede & pittura. La medievista Chiara Frugoni domani presenta il suo ultimo libro nell’Aula magna dell’università «L’arte del XII e XIII secolo insisteva sul corpo e finiva per rappresentare sugli edifici sacri una serie di temi profani» Nell’età della spettacolarizzazione estrema, che ha bisogno di stimolazioni sempre più forti per imporsi all’attenzione, gode di florida salute una sorta di moda per il macabro. Risulterà, dunque, attualissimo in questo tempo - affollato da serie tv («Bones», «Crossing Jordan»), filmografia («Il collezionista di ossa»), teatro («Il gioco delle ossa»), e letteratura a tema («Letto di ossa» e intero ciclo di Kay Scarpetta, più imitatori ed epigoni) - un incontro di assai più alto profilo. Domani alle 17 nell’Aula magna dell’Università di Bergamo, ex chiesa di Sant’Agostino, la nota medievista Chiara Frugoni parlerà - introdotta dal rettore, Remo Morzenti Pellegrini - de «Il macabro e le sue ragioni, tra Medioevo ed Età moderna». Tema a cui ha dedicato il libro «Senza misericordia. Il Trionfo della Morte e la Danza macabra a Clusone» (con Simone Facchinetti, Einaudi). È il secondo de «Gli incontri di Sant’Agostino. Le migrazioni della cultura». Che legame c’è fra il Purgatorio e l’irruzione del macabro nell’iconografia religiosa?
«Tutti hanno sempre saputo cosa succedeva a un cadavere sotto terra, ma solo da un certo punto, tra fine Duecento e inizio Trecento, lo si comincia a rappresentare. Nel libro di Jacques Le Goff
nirete”. Il Trionfo della Morte attesta una novità assoluta nell’iconografia del tema: tira infatti con uno schioppetto, rinnovando il suo armamentario tradizionale – arco e frecce, falce. Sotto: la Danza macabra, dove rappresentanti delle varie categorie sociali sono accompagnati dal rispettivo doppio post mortem».
eternità di Inferno e Paradiso. Si comincia a dire che con messe, preghiere, indulgenze si possono abbreviare i tempi di residenza. Ma, conseguenza non prevista dalla Chiesa, il successo del Purgatorio depotenzia la paura dell’Inferno».
VINCENZO GUERCIO
Quindi?
La storica Chiara Frugoni ZANCHI
“La nascita del Purgatorio” si dimostra che è solo da un certo momento, verso la fine del XII e soprattutto del XIII secolo, che il Purgatorio viene immaginato come un “terzo regno” dell’aldilà. Spiegherò perché la società comincia a pensare, sempre più diffusamente, che non esistono solo Inferno e Paradiso, non solo efferati assassini e santi immacolati: il mondo è popolato di persone grigie, fatte di bene e male. La Chiesa incoraggia l’idea di questo “terzo regno”, e nasce un grande rivolgimento. Quello del Purgatorio è un tempo umano, fra le
«Il macabro non è altro che uno strumento con cui la Chiesa svilisce la caduca vita umana, che finisce tra scheletri e cadaveri putrescenti, ed esalta l’anima e l’aldilà. Così, paradossalmente, finisce per insistere su lati corporei, accettando di rappresentare sugli edifici sacri una serie di temi profani. D’altra parte, mette molto in sordina il Paradiso. Nel grandissimo ciclo pisano che rappresenta Trionfo della Morte, Giudizio universale, Inferno, il Paradiso non c’è. E il macabro prolifera. Questo ha una conseguenza anche sulla rappresentazione dei diavoli, che cominciano ad assumere tratti macabri: teschi, segni di putrefazione, diavolesse con seni cascanti e ossa a vista».
Ci sono novità nella lettura dell’affresco?
«Siamo riusciti a identificare ex novo dei personaggi o a correggere precedenti identificazioni. Tra le varie figure che supplicano davanti alla Morte ce ne sono due che dialogano fra loro: un re e un filosofo che fa il gesto del sillogismo. Subito ho pensato: sono una storia a sé. Infatti, dopo varie ricerche, ho realizzato che sono il re Creso e Solone, in un apologo riferito da Erodoto. Il re vuol sentirsi dire dal saggio, dopo avergli fatto mostrare le sue infinite ricchezze, che è l’uomo più felice del mondo. Ma Solone risponde: “No: saprò se lo sei stato solo al momento della tua morte. Di ogni cosa bisogna indagare la fine”. Un ammaestramento sulla morte. Resta la questione se un testo greco poteva essere conosciuto, a fine Quattrocento, a Clusone: lo cita Petrarca in varie sue opere, e ci sono molti commenti petrarcheschi che lo raccontano diffusamente. L’aneddoto circolava ampiamente».
L’affresco di Clusone?
n n Nell’affresco
di Clusone io e Facchinetti abbiamo identificato il re Creso e Solone»
«È un’antologia di tutti i temi macabri: l’incontro dei tre vivi e dei tre morti, la danza macabra, il Trionfo della Morte. Il primo viene da poemetti francesi in cui si racconta di tre cavalieri che incontrano tre scheletri. Questi dicono loro: “Guardate come fi-
Un particolare della «Danza macabra» di Clusone
Morzenti: è missione dell’ateneo anche divulgare la nuova cultura Porte aperte Gli «Incontri di Sant’Agostino» sono un’occasione di dialogo fra Università e territorio «Non una torre d’avorio, ma un osservatorio permanente della società». Così il rettore, Remo Morzenti Pellegrini, sintetizza il ruolo che l’Università degli Studi di Bergamo deve assumere nei confronti della città e del territorio, l’accezione in cui si deve intendersi la «terza missione» dell’ateneo. Non altèra rocca di saperi esclusivi, orgogliosamente autocentrata nelle sole funzioni di ricerca e alta formazione, ma centro studi desideroso di legarsi a pubblici più vasti. «Le università -
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spiega Morzenti - si occupano di didattica e ricerca. Ma, anche a livello internazionale, sempre più si sta imponendo l’idea di una terza missione: divulgare l’impatto della ricerca, della didattica, degli studi nella società in cui l’ateneo vive. Se non ne siamo capaci, non facciamo appieno il nostro mestiere». Ecco perché nascono «Gli incontri di Sant’Agostino», sottotitolo «Le migrazioni della cultura», ciclo aperto a tutti, occasione di dialogo tra l’Università, la città e il territorio di Bergamo. «La terza missione - continua Morzenti - è sempre stata vista, negli atenei, come brevettazione, specie nei dipartimenti ad essa vocati, quali Ingegneria: valorizzazione dei brevetti industriali prodotti all’inter-
no dell’università. Anche noi, a Bergamo, uscivamo da questa interpretazione “industriale” della terza missione. La nuova logica, che sto pervicacemente portando avanti, ruota invece attorno alla necessità che l’ateneo si apra al territorio. Non solo invitando il pubblico nella ex chiesa di Sant’Agostino, un’aula magna che tutti ci invidiano; ma, all’interno di questo luogo simbolo di eccellenza culturale, avviando una serie di occasioni di incontro, auspici esperti di levatura internazionale». Dopo l’incontro inaugurale, il 16 dicembre scorso, con Ivano Dionigi, ex rettore dell’Alma Mater di Bologna, sull’attualità/formatività del latino, e quello di domani con la medievista Chiara Frugo-
Remo Morzenti Pellegrini BEDOLIS
ni, «abbiamo già in programma, per il 13 febbraio, sempre dalle ore 17, Massimo Livi Bacci, il più importante demografo italiano; e, il 27 marzo, la sociologa Chiara Saraceno, che ci parlerà di fragilità, famiglia, immigrazione. La demografia oggi governa le più importanti scelte politiche, economiche, sociali. Chiederemo al professore fiorentino come i fenomeni demografici stiano condizionando situazioni e tendenze politiche, economiche, industriali a livello planetario. E a Chiara Saraceno chiederemo come il fenomeno migratorio stia condizionando e modificando, nelle fondamenta, la nostra società». Sant’Agostino è «culla» di una cultura bergamasca capace poi di espandersi universalmente: «Non è un caso» che lì nasca e lavori, come studioso, umanista, lessicografo, il Calepino, tuttora considerato sinonimo di «vocabolario», grazie al suo «Dictionarium» destinato a diffusione europea. «Faremmo un grave errore
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- ammonisce Morzenti - se aprissimo questo luogo solo a manifestazioni e incontri strettamente accademici. L’invito è esteso a tutti i cittadini; lo abbiamo diffuso, in particolare, agli insegnanti e alle scuole». Paradossalmente, il filo conduttore di questi incontri in Sant’Agostino è proprio la varietà/multidisciplinarietà degli approcci. Un latinista, una medievista, un demografo, una sociologa: «Quattro emergenze assolute che, da quattro punti di vista diversi, ci accompagnano in queste “migrazioni della cultura”. Qualcuno, come Dionigi e Frugoni, ha da poco pubblicato un libro. Ma non sarà una passerella per presentarlo. Dialogherò con ciascuno di loro, chiederò conto di un percorso più ampio, dei risultati più aggiornati e a più ampio raggio dei loro studi. E venerdì, introducendo - dice il rettore - chiarirò anche ai presenti il senso di questa iniziativa». V. G. ©RIPRODUZIONE RISERVATA