Giovanelli lascia l’ateneo Nuovo incarico in diocesi

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L’ECO DI BERGAMO GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE 2016

Giovanelli lascia l’ateneo Nuovo incarico in diocesi Dopo 17 anni. Il direttore generale passa alla Fondazione Angelo Custode Bando on line per il successore. «Università in buona salute e in crescita» CAMILLA BIANCHI

Dopo 17 anni in ateneo il direttore generale Giuseppe Giovanelli lascia l’Università di Bergamo per andare a dirigere la Fondazione Angelo Custode. «Una scelta di vita, oltre che professionale» commenta il direttore, che resterà in Università sino al 31 dicembre, ma non è esclusa una proroga di qualche mese per agevolare l’avvicendamento con il suo successore, che verrà scelto attraverso una selezione pubblica (il bando è da ieri on line sul sito web dell’ateneo). Parla di «decisione condivisa» il rettore Remo Morzenti Pellegrini. «Auguro a Giovanelli buon lavoro, e sento la responsabilità di selezionare e proporre al Cda un nuovo direttore, che riesca a preservare quanto fatto sinora e al tempo stesso ad innovare», dice il rettore. Giovanelli, 57 anni, una laurea in Economia e Commercio all’Università di Bergamo, ha iniziato la sua carriera nella pubblica amministrazione lavorando per i Comuni di Pedrengo, Bergamo e Dalmine come dirigente del servizio finanziario. Di gestione del bilancio si occupa per sette anni anche in Provincia per poi passare agli Ospedali Riuniti come responsabile del settore finanziario. Il primo febbraio del 2000 approda all’Università di Bergamo. «Quando ho preso servizio i nostri uffici erano ancora in via Sant’Alessandro, con il passaggio in Caniana è iniziata la fase di espansione dell’ateneo – ricorda –. Un periodo bello, di costruzione, pur

Giuseppe Giovanelli, direttore generale dell’Università di Bergamo

«Una scelta di vita oltre che professionale, un percorso nuovo e stimolante» Monsignor Nozza: «Fondazione in via di sviluppo, così completiamo il consiglio»

tra le difficoltà. Avevamo 6.500 iscritti, 120 docenti e 90 dipendenti amministrativi, oggi i numeri sono ben altri (oltre 17 mila studenti e più di 300 docenti, ndr). Non si è sviluppata solo l’attività dell’ateneo ma anche le strutture e l’organizzazione sono cresciute». Tre rettori si sono succeduti negli ultimi 17 anni (Castoldi, Paleari e Morzenti Pellegrini). «Ho lavorato bene con tutti loro, il mio ruolo è sempre stato rispettato e ho goduto di una buona dose di autonomia – dice il direttore generale –. Lascio un ateneo in buona salute, che ancora non ha completato il suo sviluppo, pur avendo già raggiunto buona parte degli obiettivi

Papa Giovanni, grazie a Nepios un’altra logopedista per i bimbi Disturbi del linguaggio L’arrivo dell’esperto è frutto della convenzione sottoscritta tra l’ospedale e l’associazione con il contributo dell’Avis Una terapeuta che aiuterà i bambini con disturbi del linguaggio nell’ambito dei percorsi riabilitativi: entra a far parte dell’équipe della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Papa Giovanni XXIII una ulteriore logopedista. L’inserimento di una esperta in più nella riabilitazione del linguaggio e della comunicazione è il risultato della convenzione sottoscritta tra l’ospedale e l’associazione Nepios con il contributo dell’Avis di Bergamo. «Queste figure altamente professionali, insieme alle nuove tecnologie permettono all’ospedale di dare le migliori risposte

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Da sinistra Rivola, Salvoni, Vecchi e Nicora

alle necessità dei pazienti – sottolinea il direttore generale dell’Azienda socio sanitaria territoriale, Carlo Nicora – questi progetti sono resi possibili dalla presenza delle associazioni che sono sempre al fianco del Papa Giovanni». Il contratto della logopedista, di durata iniziale di due anni, sarà finanziato dalla Nepios: «La collaborazione con l’ospedale di Bergamo – sottoli-

nea Tullia Vecchi – prosegue dal 2004, è un grande piacere per noi poter aiutare l’azienda e la città raccogliendo le esigenze e sostenendo i relativi progetti». L’associazione dal 2005, infatti, affianca la Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale di Bergamo e i suoi pazienti: ha finanziato i lavori di ristrutturazione di un intero padiglione del presidio di Borgo Palazzo – in ricordo

che si era prefisso per il 2020. La difficoltà maggiore per il mio successore? Riuscire a supportare lo slancio dell’ateneo con una struttura organizzativa adeguata». Che tradotto significa più docenti e più personale tecnico-amministrativo, storicamente sottodimensionato. «Abbiamo sensibilmente ridotto il livello di indebitamento, i fondi statali sono cresciuti, anche se non quanto dovrebbero, possiamo contare su un piano finanziario ben strutturato che ci consente di portare a termine gli ultimi interventi infrastrutturali programmati, ma restano i vincoli normativi nazionali che penalizzano anche le università più virtuose, limitando le possibilità di assunzione del personale. Mi auguro che questa rigidità normativa vada allentandosi». Giovanelli chiuderà la sua carriera occupandosi dei servizi socio-sanitari della diocesi di Bergamo. «Un percorso nuovo e stimolante», prevede. «La Fondazione Angelo Custode aveva la necessità di completare il suo consiglio in vista di un ulteriore sviluppo – spiega il presidente, monsignor Vittorio Nozza –. Abbiamo bisogno che l’insieme di realtà che fanno riferimento alla Fondazione – che comprende l’istituto di riabilitazione di Predore, il centro per la disabilità adulta “Scala di Giacobbe” di Bergamo e sei consultori familiari sparsi tra città e provincia – diventi un corpo unitario, e per questo abbiamo pensato a Giovanelli come direttore generale».

di Armando Forcella, figlio della presidente Tullia Vecchi prematuramente scomparso – che oggi è diventato un moderno laboratorio con giochi, attrezzature, computer, software didattici e tavoli hi-tech, a disposizione dei bambini disabili inseriti in percorsi di riabilitazione. Ed è proprio nello spazio multifunzionale «Le parole leggére – Informatica e disabilità» che opererà la logopedista: «Si tratta di una figura molto importante nei percorsi riabilitativi – sottolinea Laura Salvoni, direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza – che può intervenire anche in fase molto precoce, anche quando il bambino non ha ancora sviluppato il linguaggio, dando consigli ai genitori». Il progetto ha il sostegno anche della sezione di Bergamo dell’Avis: «Ancora una volta collaboriamo con Nepios, un’occasione in più per celebrare la memoria del nostro storico presidente Gianni Civera, recentemente scomparso, e al quale sono intitolate due borse di studio» conclude il vicepresidente Mario Rivola. E. Ri.

VARIE

Ultras e scontri Il testimone in aula «Galimberti è il capo» Bonafini in tribunale «Dalle intercettazioni abbiamo avuto riscontri sull’assoluta leadership di Galimberti, gli scontri sono pianificati e programmati da lui in anticipo e non sono frutto di un incontro-scontro casuale tra tifoserie». Parla con voce pacata Gianpaolo Bonafini, ex capo della Squadra mobile di Bergamo, mentre siede nel banco dei testimoni durante il processo per associazione a delinquere a carico di Claudio Galimberti, Davide Pasini, Giuliano Cotenni, Andrea Piconese, Luca Valota, e Andrea Quadri. Ripercorre i fatti emersi durante l’attività investigativa svolta sul gruppo, da cui emerge anche l’attenzione del «capitano» verso la nuova generazione di tifosi, come riporta Bonafini citando un dialogo (dopo il daspo, poi dichiarato illegittimo, a uno dei giovani) tra Galimberti e il capo ultras di un’altra squadra: «Conferma che ogni domenica è una guerra a Bergamo, e dice che sta curando una nuova generazione di giovani con indo-

le violenta». Nel gruppo di tifosi, insieme all’attività di organizzazione del tifo allo stadio, c’è chi avrebbe avuto una «duplicità di ruoli». Ma se Galimberti è il «capo del gruppo», capace «di trascinare centinaia di suoi fedelissimi», dalle intercettazioni emergerebbero anche altre figure con «un ruolo nell’organizzazione degli scontri». E c’è chi ha il compito di «osservazione, perlustrazione del territorio, per verificare la consistenza della tifoseria avversaria, come arrivano allo stadio, e dove sono le forze dell’ordine». Il «controllo» svolto dal capo ultras atalantino ai «suoi» non si limiterebbe ai confini bergamaschi: in occasione delle trasferte, come per Palermo-Atalanta (10 gennaio 2010) «è sempre informato – ha proseguito Bonafini – consegna i suoi fedelissimi a Pasini indicando anche le tifoserie da evitare». E quando si consuma lo scontro sulle rotaie «Pasini dice a Galimberti: il gruppo si è comportato bene, a dimostrazione che in trasferta se c’è scontro questo genera onore».

Sequestro di persona Fabio Bertola a giudizio La decisione del gup Èstatorinviatoagiudizio per sequestro di persona Fabio Bertola, 45 anni di Verdellino, attualmente agli arresti domiciliari e già condannato all’ergastolo in primo grado perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Roberto Puppo, operaio di Osio Sotto ucciso in Brasile nel 2010; lo smistamento sarà il 25 maggio. Lo ha deciso il gup Ilaria Sanesi ieri, dichiarando invece il non luogo a procedere nei confronti di Bertola per l’accusa di calunnia. Per l’accusa il fatto sarebbe

avvenuto a maggio 2010, pochi mesi prima dell’omicidio: Bertola avrebbe trattenuto Giuseppina Ghislanzoni, che gestiva l’Hemingway Cafè di via Borfuro, nella propria agenzia immobiliare, per farle firmare un documento con la minaccia. La calunnia sarebbe stata nei confronti di Vanubia Soares Da Silva, ex di Bertola: lei lo aveva denunciato per l’omicidio e lui, saputa la notizia dai giornali, l’aveva denunciata a sua volta per calunnia, accusa poi archiviata. Lui, assistito dall’avvocato Anna Marinelli, ha sempre respinto le accuse.

Si farà interrogare il primario indagato In aula il 10 ottobre Ha scelto di farsi interrogare davanti al giudice dell’udienza preliminare Ilaria Sanesi e poi di discutere il rinvio a giudizio (e nel caso affrontare il dibattimento) Antonino Cassisi, primario e chirurgo maxillofacciale dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, accusato di vari reati tra cui peculato, abuso d’ufficio e falso. La sua segretaria, pure indagata dal pm Giancarlo Mancusi, titolare dell’indagine, ha invece scelto il rito abbreviato, condizionato però a sentire 2 testi-

moni. Cassisi (che ha sempre respinto ogni contestazione) e queste 2 persone verranno sentiti in aula il 10 ottobre, mentre il 17 ci sarà la discussione finale. Secondo l’accusa il primario avrebbe omesso di indicare medici esterni all’ospedale presenti a interventi in alcuni verbali di sala operatoria, e alterato le liste d’attesa, favorendo alcuni pazienti. Infine avrebbe effettuato una serie di visite in regime di intra moenia allargata senza segnalarle all’azienda ospedaliera (che avrebbe dovuto incassare una parte della parcella).


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