UndergroundZine ottobre 2014

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RECENSIONI

PERTEGÒ “Stations”

GENERE: Post rock/ elettronica ETICHETTA: Collapsed Records VOTO: 71/100 RECENSORE: DroB

Epica ed epopea. L’una compenetra nell’altra, in un equilibrato viaggio tra racconti e canti che fondano una storia, o la storia. In questo caso abbiamo la nostra storia, l’interpretazione che i malinconici Pertegò ne fanno, ben consapevoli che l’uomo sta aggredendo la natura. Per questo le arie sono così maledettamente tristi eppure tradiscono sonorità di speranza, un po’ come succede ascoltando band come Mogwai o simili. Sempre in bilico tra la disperazione sovrastrutturata dalla moltitudine di suoni ed un flebile sottotesto ottimista che troviamo in certi accordi, in determinati suoni soltanto. Ed è quello che forse colpisce di più del genere: non sapere cosa, quando e come ci commuove ed emoziona ma essere sicuri del suo arrivo, della sua presenza. Solleticano le corde giuste i Pertegò, sanno scrivere grandi excursus strumentali, costruiti su pattern semplici ma che piano si intersecano e prendono strade sorprendenti mentre le orchestrazioni montano verso un muro sonoro di matrice, appunto, post rock. Esemplificativi in tal senso “Eighth Morning”, con voci sigurrossiane e melodie quasi sacre. “Idiosyncracy” col suo incipit quasi industriale ed una batteria cadenzata e potente, “The Descent” con chitarre in delay che rimandano alla new wave. Non del tutto nuova l’idea di insistere su vocalizzi di una lingua sconosciuta, la titletrack “Stations”, ma pur sempre rafforza l’idea che questi percorsi musicali sono infiniti e possono prendere deviazioni continue che solo l’ascoltatore attento, dotato di bussola, può seguire.

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