UICI/011 - anno 2013 - numero 3

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L’esperienza, sott’acqua, di un sub non vedente Mi chiamo Ambrogio Riili, sono un ragazzo non vedente di Torino di 27 anni. Sono una persona curiosa e interessata a provare diverse attività. Sono uno sportivo (uno dei miei sport preferiti è il nuoto) e, per questo motivo, ho partecipato, lo scorso mese di settembre, al corso di sub per non vedenti organizzato dal Gruppo Subacqueo Paolano a Paola, in Calabria. L’ambiente si è rivelato ottimo: persone gentilissime, istruttori preparati, ma al tempo stesso sensibili. Una volta cominciate le lezioni mi sono reso conto che per ognuno era stato preparato un percorso individualizzato, in base alla propria acquaticità. Ognuno di noi, poi, era seguito da almeno 2 istruttori, di cui uno non vedente che, durante le immersioni, viene però sempre accompagnato da un istruttore vedente. Dopo una fase teorica - in cui sono stati spiegati i primi rudimenti, come lo svuotamento della maschera, è stata presa confidenza con l’attrezzatura e sono stati analizzati tutti gli aspetti inerenti la sicurezza (dal consumo di aria che incrementa con l’aumentare della profondità alla compensazione, dalla tecnica per una corretta risalita ai segnali tattili indispensabili per comunicare sott’acqua) - siamo passati alla pratica con le immersioni in mare. All’isola di Dino, a Praia a Mare, a una profondità di circa 7 metri, abbiamo affrontato un’immersione piuttosto impegnativa per i neofiti. Ero un po’ intimorito, teso e curioso, ma l’esperienza si preannunciava entusiasmante. Avremmo, infatti, esplorato la caldaia di una nave naufragata nel 1917. Il mio timore, soprattutto, era legato al problema della compensazione, quello che è considerato il tallone d’Achille di ogni sub. Una volta arrivato il gommone a destinazione, ci siamo tutti catapultati in acqua. A turno siamo scesi in profondità seguendo una corda. Con Letizia, l’istruttrice vedente che mi ha affiancato nell’immersione, sono sceso piano perché volevo essere certo di compensare bene e di potermi gustare una bellissima

... sott’acqua la forza fisica e la gravità vengono annullate e viene esaltata la tridimensionalità esperienza. Una volta in profondità abbiamo preso per mano la nostra guida ed esplorato l’ambiente, toccando con le mani ciò che poteva essere interessante. Sulla caldaia, che al tatto sembrava un pezzo grande di ferro ricoperto da uno strato simile al muschio, ho toccato varie spugne di diverse dimensioni e le poseidonie, dei fili d’erba semplicemente più larghi. L’aspetto importante dell’immersione è, però, nelle emozioni provate: un grande senso di tranquillità e di calma, supportato dal fatto che non si sentiva quasi nessun rumore. Sono rimasto sotto circa 16 minuti, e tramite i segnali tattili ho chiesto a Letizia tutte le informazioni sulla profondità, il tempo di immersione e la quantità di aria rimasta. Contrariamente ai minuti di orologio, il tempo è volato molto in fretta e, senza neanche accorgermene, era già arrivato il momento di risalire. Dopo questa esperienza, bella anche se breve e in un ambiente familiare ed amichevole, ho capito quanto l’attività subacquea possa essere appassionante, naturalmente dopo un primo periodo di introduzione a questa nuova disciplina. Il contatto con l’acqua, che a me piace, viene molto attenuato, a causa dell’attrezzatura, ma dal punto di vista mentale ed emotivo è una bellissima pratica, che sovverte radicalmente le leggi del mondo fisico in cui ci troviamo. Sott’acqua, infatti, la forza fisica e la gravità vengono annullate, e viene esaltata la tridimensionalità, con la possibilità di muoversi per lunghi tratti in obliquo.

Ambrogio Riili

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numero 3 - Dicembre 2013

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