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A cura di Ineri Copat

A settembre si è svolta la quattordicesima edizione dei RAIzES DE SANTO ANTÃO, che non si svolgeva da due anni a causa della pandemia di Covid 19. Questo evento è autofinanziato in quanto promuoviamo una cena con piatti tipici della cucina dei nostri immigrati che sono arrivati qui a partire dal 1875 e che fino ad oggi abbiamo mantenuto le loro abitudini e i loro costumi con grande stima. Tuttavia, la cena è solo un’attrazione; il vero significato dei “Raízes de Santo Antão” è quello di rendere un giusto e meritato tributo ai nostri antenati che arrivarono dal Trentino e gli altri immigrati italiani che arrivarono qui in seguito, e che con il loro lavoro, la loro perseveranza e molti sacrifici trasformarono le colonie ricevute in una fiorente produzione e sviluppo, lasciando in dono ai nostri discendenti una città pro mettente e sviluppata, con immense possibi lità di una vita molto più confortevole di quella che potrebbero avere loro.

Prima della cena, il presidente della Famiglia Trentina di Santo Antão Ineri Copat ha reso

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Gilmar Marchesini, il parroco locale, seguita da una cena e da una grande amicizia tra i

Questo evento è autofinanziato in quanto

Prima Famiglia Copat immigrati. Gilmar seguita amicizia

In Cammino In Trentino Con Gio

a cura di Giordana Detassis

Questa rubrica ha lo scopo di proporre nuovi itinerari trekking all’interno dell’Trentino Alto Adige unendo alle informazioni più tecniche della gita quali altitudine, lunghezza, dislivello, tipo di sentiero alcune informazioni sul territorio, storiche, gastronomiche etc. E’ realizzata in collaborazione con la pagina Facebook “In cammino in Trentino con Gio”

GIRO AD ANELLO ARcO – LAGhEL – VARIGNANO chIARANO – ARcO

Lunghezza 12,5 km Dislivello 350 mt

In parte su strada asfaltata senza traffico, in parte su strada sterrata, un brevissimo tratto su sentiero un po’ scomodo.

Bellissimo giro ad anello in mezzo agli ulivi con bellissimi scorci sul castello di Arco, sul lago di Garda, su Arco e Riva, sul monte Sti vo.

Il parcheggio si trova vicino alla palestra arti ficiale di roccia, poco oltre il grande parcheg gio a pagamento c’è un piccolo parcheggio gratuito. Lungo il tragitto si può sostare e gustare un pranzo a base di carne salata, giardiniera, affettati vari e lardo al ristorante Belvedere di Varignano.

Nel paesaggio di Arco, ora disteso, ora arroccato, unico nella sua variegata complessità, entra, quasi prepotentemente, la rupe con il Castello. Qualsiasi orizzonte prospettico si voglia inquadrare ecco che la torre merlata (o la torre sommitale) attirano il nostro sguardo come una calamita. A quello che resta dell’antico maniero dei conti d’Arco va quin- di d’obbligo il posto d’onore nell’illustrazione dei tanti monumenti di interesse storico ed artistico che Arco offre ai suoi abitanti e a chi la visita.

Scriveva il notaio Ambrogio Franco (vissuto nel Seicento ad Arco) che ai tempi di Tiberio e Druso, i Romani avevano stabilito nel Trentino, in rapporto al diffondersi del brigantaggio, fortilizi un po’ ovunque, soprattutto sui monti e nelle chiuse delle valli. E poi aggiunge: “Ho sentito che dicono che nell’anno 512 d.C. Teodorico pose vicino al Benaco una torre sopra un’altissima rupe, sovrastante il Sarca”. Pur premettendo che la storia non può basarsi sul” ho sentito che dicono”, le due notizie forniteci dallo storico non sono prive di fondamento. Reperti archeologici, trovati in tempi diversi sulla rupe, attestano presenze più antiche rispetto all’epoca medioevale. Il nome stesso di Arco deriva da “arx” che significa fortezza. Nel 1879 il geometra Giuseppe Caproni, padre del pioniere dell’aeronautica Gianni Caproni, stese un progetto per interventi minimali di restauro al Castello per renderlo visitabile da parte degli ospiti del Curort. Altri lavori furono svolti ad inizio secolo per evitare soprattutto cadute di sassi sulle case sottostanti. Dopo il Primo Conflitto Mondiale la parte del Castello appartenente al ramo germanico dei conti d’Arco venne incame- rata dal demanio italiano che la assegnò inizialmente all’Opera Nazionale Combattenti. Nel 1927 la contessa Giovanna d’Arco, marchesa di Bagno, lo acquistò diventando l’unica proprietaria. Nel 1982 l’atto finale: il Comune di Arco decide l’acquisto del Castello e di altri beni dalla Fondazione d’Arco in Mantova, erede della contessa Giovanna d’Arco. Il Castello tornava, dopo otto secoli, agli “uomini liberi” della Pieve di Arco. Percorrendo la via Capitelli (la Via delle Ville, durante il Kurort), si arriva a Chiarano, la prima delle frazioni che compongono, ormai quasi senza soluzione di continuità urbanistica, il “trittico” del romarzollese. Chiarano, come Vigne e Varignano, è adagiata ai piedi dell’olivaia che chiude a NordOvest la valle; più sopra incombono i liscioni con le antiche cave in pietra del M.Baone. In queste strade è possibile ammirare alcuni splendidi portali, curati nella loro struttura, segno probabile di distinzione per il proprietario della casa. Queste vie sono intersecate da vicoli che ancora ci offrono scorci di bor-

go medioevale.

L’evoluzione urbanistica portata dall’avvento del Kurort ha creato l’importante direttrice verso Ovest (la via delle Ville, ora via Capitelli), i giardini pubblici a Sud del borgo con l’Hotel delle Palme (ora Ospedale Armani), il Casinò Municipale con la veranda, la Villa Igea (sede della Cassa Rurale di Arco). La pianura che si distende lungo il corso del fiume Sarca e poi si apre fino a morire sulle rive del lago di Garda è coltivata in modo ordinato e razionale. La coltura più diffusa è quella della vite.