Come prepararsi allo studio e agli esami universitari

ESU di Venezia Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario Centro di Orientamento e Consulenza psicologica CUORI

COME PREPARARSI ALLO STUDIO E AGLI ESAMI UNIVERSITARI

INDICE INTRODUZIONE E TEST SUL METODO ............................................................. 4 CAPITOLO 1: Università, un’esperienza nuova ................................................ 6 1.1 Che cosa cambia dalle superiori all’Università? .................................................................... 6 1.2 Dove puoi reperire le informazioni? ..................................................................................... 7

CAPITOLO 2: atteggiamento verso lo studio ................................................... 9 2.1 Che cos’è l’atteggiamento?.................................................................................................. 9 2.2 Il coinvolgimento ................................................................................................................ 9 2.2.1 Ricorda le domande: chi, che cosa, dove, come, quando e perché? .................................. 10 2.3 La motivazione .................................................................................................................. 10 2.4 Comprendere .................................................................................................................... 11 2.5 Frequentare e partecipare ................................................................................................. 12 ESERCITAZIONE: Crearsi una cornice sull’insegnamento, per capire ogni lezione ....................... 13

CAPITOLO 3: ritmo di studio ......................................................................... 16 3.1 Organizzazione e ritmo ...................................................................................................... 16 3.1.1 Gestire Il Tuo Tempo ...................................................................................................... 18 3.2 Quand’è il momento giusto per iniziare a studiare?............................................................ 19 ESERCITAZIONE: mettere in pratica ......................................................................................... 19 3.3 Pillola sui gruppi di lavoro e di studio................................................................................. 22

CAPITOLO 4: la memoria e la concentrazione ............................................... 26 4.1 La concentrazione ............................................................................................................. 26 4.2 Memoria........................................................................................................................... 27

CAPITOLO 5: lo studio efficace ...................................................................... 30 ESERCITAZIONE: Il libro di testo ............................................................................................... 31 5.1 Qualche tecnica per la preparazione all’esame ................................................................... 32

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5.1.1 Mnemotecniche ............................................................................................................. 34 5.2 Ancora su ripetizione e ripasso .......................................................................................... 35

CAPITOLO 6: eccoci arrivati all’esame!.......................................................... 37 6.1 Atteggiamento .................................................................................................................. 37 6.2 Alcune tipologie di esame ................................................................................................. 37 6.3 Aiuto! La tensione e l’ansia................................................................................................ 38

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INTRODUZIONE E TEST SUL METODO Prima di iniziare con la lettura, prova questo test sul metodo di studio: fatti un’idea della tua condizione di partenza. Come puoi migliorare?

TEST sul METODO di STUDIO Le affermazioni descrivono modi comunemente utilizzati per studiare. Rifletti attentamente sui tuoi comportamenti abituali e indica quanto ciascuna affermazione rispecchi il tuo stile e il tuo modo di studiare. Fai, poi, la somma dei punteggi e vedi qual è il profilo relativo alle tue risposte.

I profili sono indicativi e si riferiscono a categorie di persone, piuttosto che a profili

PER NIENTE

POCO

ABBASTANZA

MOLTO

individuali.

1

Cerco di studiare in ambienti comuni (biblioteche, sale studio) per farmi ispirare dall’esempio di altri e per non disperdermi

1

2

3

4

2

Rispetto le scadenze che mi prefiggo

1

2

3

4

3

Mi faccio una tabella di marcia per lo studio: quanto tempo? Distribuito come?

1

2

3

4

4

Mi aiuto con un amico per provarmi nella materia

1

2

3

4

5

Confronto diversi argomenti sulla stessa materia

1

2

3

4

6

Do una prima lettura veloce al testo per averne un quadro generale

1

2

3

4

7

Studiando un argomento nuovo, cerco tutti i collegamenti possibili con quelli già studiati

1

2

3

4

8

Controllo e prendo precauzioni per non distrarmi

1

2

3

4

9

Studio in un luogo isolato dai rumori

1

2

3

4

10 Riesco a portare avanti in parallelo lo studio di diverse materie

1

2

3

4

11 Alterno lo studio di contenuti diversi per facilitare l’apprendimento

1

2

3

4

12 Cerco di non rimandare nel tempo lo studio

1

2

3

4

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Profilo 1: metodo organizzato ed efficace (da 45 a 48) Hai sviluppato delle buone strategie di studio che ti consentono di organizzarti adeguatamente, dedicando la giusta attenzione ai contenuti che devi apprendere.

Profilo 2: metodo abbastanza efficace (da 25 a 44) Il tuo modo di affrontare lo studio è sufficientemente adeguato, anche se, seguendo degli utili accorgimenti, potresti migliorare l’organizzazione dello studio, limitare le distrazioni e mantenere una attenzione più elevata, ottenendo, così, risultati più soddisfacenti.

Profilo 3: metodo approssimativo e disorganizzato (da 12 a 24) Il modo di approcciarsi allo studio lascia troppo spazio alle distrazioni che non consentono di apprendere con costanza e con la giusta attenzione. L’inadeguata programmazione dello studio rende faticoso il ricordo dei contenuti e la possibilità di padroneggiare la materia efficacemente. È importante rivedere il proprio metodo di studio e adottare delle strategie più adeguate

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CAPITOLO 1: Università, un’esperienza nuova

Con l’immatricolazione, ti troverai catapultato in un nuovo contesto, il mondo universitario, spesso sconosciuto, distante dalla realtà della scuola superiore. Entrare nel mondo universitario è come entrare in un nuovo universo, con proprie regole e linguaggi, una condizione di transizione che impone comprensione, adattamento e adeguate strategie, tra le quali anche la flessibilità.

Significa anche diventare più autonomi e consapevoli, sviluppare capacità di organizzazione del proprio tempo e del proprio studio e, non di rado, modificare anche radicalmente il metodo di studio sino ad ora utilizzato.

Per agevolare l’adattamento a questo ambiente ancora inesplorato, è necessario essere pazienti e concedersi del tempo per conoscerlo sempre meglio: parlare con i compagni di corso, gli amici, consultare il sito di ateneo e del corso di laurea, partecipare alle molteplici iniziative proposte dall’Università e dagli organi che ruotano attorno all’Università (associazioni studentesche, ESU, CUS…) favorirà senza dubbio l’inserimento. Con il tempo, imparerai i codici che consentiranno di decifrare i nuovi linguaggi incontrati e pian piano apprenderai anche ad essere uno “studente creativo-attivo”, capace di adottare un atteggiamento positivo verso l’apprendimento.

1.1 Che cosa cambia dalle superiori all’Università?

Una delle novità che come matricola incontrerai sin dal tuo ingresso all’Università è una differente organizzazione dello studio.

Durante la scuola superiore:  Lo studio era regolamentato e controllato costantemente dai professori.  La quantità di materiale da apprendere era ridotta e molto distribuita nel tempo.  I momenti di verifica (interrogazioni e compiti) erano organizzati periodicamente e a breve distanza dalla fase di apprendimento degli stessi argomenti.

Durante l’Università:  I tempi si allungano rendendo indispensabile da parte dello studente un comportamento più responsabile e autodeterminato.

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 Non ci sono più i docenti che quotidianamente controllano se e quanto si è studiato.  L’esame, strumento attraverso cui il docente universitario valuta le conoscenze degli allievi, sarà a settimane o anche a mesi di distanza dalle lezioni.

L’obiettivo sarà darsi un ritmo di studio a medio e a lungo termine, tenendo sempre a mente che uno studio costante e ben distribuito nel tempo consente la tenuta in memoria e sarà meno faticoso.

1.2 Dove puoi reperire le informazioni?

Comprenderai da subito la complessità del mondo universitario. Per tentare di “capirci qualcosa” e potersi di conseguenza orientare meglio sarà opportuno fare affidamento:

- Sul sito del tuo Ateneo: dove troverai tutte le informazioni relative alle opportunità ed ai servizi che l’Università e il sistema per il diritto allo studio ti offrono, e sotto la voce “didattica”, ai percorsi di studio, agli obiettivi formativi, ai docenti ...

- Sul sito del corso di laurea: ogni corso di laurea ha una pagina dedicata, ciò ti permetterà di iniziare a conoscere un corso ancora prima di frequentarlo: la struttura del corso, i docenti, il piano di studio e gli insegnamenti attivati; - Sulle pagine dedicate a ciascun insegnamento: dove troverai i programmi dei singoli insegnamenti (con i risultati di apprendimento attesi, gli eventuali prerequisiti, i contenuti e i materiali su Moodle e la bibliografia da preparare per l’esame, nonché le modalità di verifica); - Sul Centro di Orientamento e Consulenza Psicologica ESU (CUORI) che promuove varie attività quali le consulenze individuali o a gruppi sul metodo di studio e sul riorientamento, i laboratori sull’Ansia da esame, il servizio di consulenza psicologica. Inoltre puoi

trovare

alcuni

interessanti

video

sull’orientamento

all’Università:

https://www.youtube.com/watch?v=n4BG5LBGOMg&list=PLR0TCOgM-CbovMnoAITIoTiJuZZ1xR5A - Sui Servizi di Orientamento delle diverse università, Accademie, Conservatori…

- Sugli sportelli di Tutorato informativo e di Tutorato per studenti con disabilità/DSA finalizzati a sostenere le matricole e poi gli studenti assistendole nell’organizzazione e nella pianificazione del loro percorso universitario; - Su altri servizi universitari: le biblioteche presso i dipartimenti, la biblioteca generale, i

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laboratori scientifici, i centri linguistici, i laboratori informatici; - Sugli altri servizi dell’ESU, l’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario: servizio mensa, alloggi universitari per studenti fuori sede e sussidi straordinari, borse di studio per studenti dell’Accademia di BBAA e del Conservatorio di musica.

NOTA BENE! Il cambiamento che ti coinvolgerà riguarda non soltanto lo studio, ma anche la tua vita sociale. Vivere l’Università, infatti, significa incontrare persone, creare nuove relazioni, poter partecipare alle tante attività promosse dalle associazioni studentesche, vivere a stretto contatto con Venezia, città d’arte unica al mondo. Essere iscritto all’Università non significa quindi vivere come un “eremita” sommerso da libri da imparare a memoria, costantemente in ansia per l’imminente esame, senza tempo libero da dedicare alle proprie attività di svago, ma consente di instaurare nuove relazioni di amicizia e immergersi in un ambiente sociale di attività creative e varie. Non a caso l’acquisizione di competenze trasversali (le soft skills) affianca l’acquisizione di saperi specialistici o di settore. In questa guida affrontiamo la competenza ad apprendere e a comprendere: la potrai esercitare proprio imparando a studiare.

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CAPITOLO 2: atteggiamento verso lo studio

Affrontare un esame è una vera e propria esperienza articolata che va ben oltre la lettura e la memorizzazione dei contenuti. Uno dei primi elementi a cui dovrai prestare attenzione quando scegli di frequentare un corso (e quindi di affrontare l’esame finale) è il tuo atteggiamento.

2.1 Che cos’è l’atteggiamento?

L’atteggiamento è il modo di predisporsi e di reagire rispetto ad un determinato evento.

Quando scegli di assistere ad una lezione potresti recarti in aula con il materiale necessario per prendere appunti e segnare i concetti che non ti sono chiari per verificarli in un secondo momento; o anche potresti segnare gli argomenti che ti hanno più incuriosito per approfondirli.

Potresti fare uno sforzo di anticipazione e pensare “che cosa mi aspetto dal prossimo capitolo o dalla prossima lezione?”.

Questi sono tutti atteggiamenti diversi ma che fanno capo ad un’idea di apprendimento non solo legata allo studio e all’acquisizione di contenuti ma anche allo sviluppo di uno spirito critico e curioso. Potremmo riassumere la predisposizione allo studio e all’aumento di competenze con il concetto di “studente-attivo”.

Alla base dell’idea di apprendimento attivo e partecipativo possiamo trovare una serie di ulteriori concetti: il coinvolgimento, la motivazione e la comprensione.

2.2 Il coinvolgimento Essere coinvolti in un esame vuol dire affrontarlo con curiosità e spirito critico: ovvero, c’è qualcosa nella materia che “ti tocca”, ti interessa in qualche modo. Potrebbe succedere che qualche corso non sia “il tuo preferito”, ma disporsi con un atteggiamento di apertura e di ricerca attiva verso il materiale ti farà sentire più coinvolta/o in quello che stai apprendendo e magari potresti scoprire nuovi interessi per aree che non avresti mai considerato. Il focus cambierà, in poche parole, dal “devo studiare” al “come funziona? Cosa mi racconta?”.

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E le cattive abitudini? E le idee sul come si studia? Ecco un elenco di affermazioni che rispecchiano visioni che non aiutano a imparare….ad esempio: meno tempo perdo, meglio è certo che tengo il cellulare acceso, e lo guardo, altrimenti come faccio a stare aggiornato studio quando ne ho voglia, altrimenti non c’ho l’ispirazione e non mi concentro devo devo devo studiare, e basta, altro che perdere tempo con lo sport tutto è importante, tutto è da ricordare, le ore non mi bastano mi butto sui libri e via, giusto per la verifica – è quello che è importante, no?

2.2.1 Ricorda le domande: chi, che cosa, dove, come, quando e perché?

Centrale è ogni volta chiedersi: come funziona? In che cosa consiste? Che cosa mi è richiesto sapere?

Queste domande le puoi applicare ad ogni livello, dalla ricerca di informazioni sul sito, alla presa di appunti, allo studio del materiale, per darti una cornice di pensiero che ti aiuti a comprendere il nuovo contesto e ad inserire le nuove informazioni in modo già organizzato – come avere una base-mappa, in cui la nostra mente sta partecipando attivamente alla comprensione e sarà quindi più propensa a tenere in memoria.

NOTA BENE! Ogni novità porta con sé una fase “confusa”, in cui può sembrare di non capirci un granché, o anche nulla. Il caos è una fase obbligata di ogni “creazione di mondi-sapere” quindi mettiti tranquilla/o e fai un bel respiro: 1) Pensa che è normale, che non sei “colpevole” a non capire (ad esempio “sono io che non ci arrivo/non sono adatta/o …” può essere un’attribuzione autocolpevolizzante) ma che è proprio la novità, o l’insieme ad essere complesso! Bisognerà provare a esplorare e generare attivamente ipotesi accettando di sbagliare!

2) E riprendi il filo: “com’è che funziona l’esame”? Che cosa potrò imparare?”

2.3 La motivazione La motivazione è il motore principale che mette “in moto”. Perché ti sei iscritta/o all’Università? Perché proprio quel corso? Capire la tua motivazione e che cosa ti spinge a compiere un’azione, a portare avanti un impegno significa essere consapevole di quale energia ti

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muove. Al grado di motivazione è infatti strettamente correlato il movimento che porta al desiderio di capire, di apprendere, da cui poi deriva la dedizione allo studio e, più in generale, la buona riuscita all’Università. Quando a sollecitarti è una profonda convinzione personale, mossa da forte interesse e curiosità, la motivazione proviene dalla tua interiorità (intrinseca); è definita invece estrinseca la motivazione che percepisci venire dall’esterno, che ti porta ad agire per spinte esterne come ad esempio ricevere considerazione, premi o evitare punizioni. Hai bisogno dunque, principalmente, di motivazione propria ed interiore, al fine non soltanto di raggiungere risultati soddisfacenti ma soprattutto di trovare ragioni sempre nuove che ti aiutino a superare le difficoltà, presenti in un percorso formativo universitario.

Predisporsi con un atteggiamento motivato rispetto ad un esame potrebbe voler dire anche riflettere sul fatto che quello studio sarà funzionale ad una crescita lavorativa e personale.

L’obiettivo non sarà solo ottenere un bel voto, ma andrà oltre. C’è chi vorrebbe diventare un architetto di interni, chi un ricercatore nel campo della microbiologia, chi uno studioso di reperti storici: quel corso che stai affrontando sarà uno degli strumenti che dovranno esseri acquisiti ed inseriti nella “valigetta” dell’architetto/ricercatore/studioso…cittadino e persona.

2.4 Comprendere Nell’affrontare lo studio è centrale porsi con un atteggiamento di comprensione: ovvero volere effettivamente capire che cosa ci è richiesto. Dovrai infatti conoscere l’esame, il materiale assegnato, gli obiettivi del corso e del docente. Tale comprensione, nel caso di un libro, parte dal titolo e dall’indice: il lavoro inizia infatti ben prima della lettura dei capitoli assegnati. Il titolo e l’indice sono parte integrante del testo: se dovessi incontrare una persona sconosciuta prima di chiedergli quali sono i suoi gusti musicali o quale sia il suo più grande desiderio, cosa faresti? Gli chiederesti il nome e magari da dove viene. Insomma, gli daresti l’opportunità di presentarsi prima di conoscerlo a fondo. La tua attitudine al libro potrebbe essere un po’ come l’incontro con una persona che può diventare un nuovo amico.

NOTA BENE! Ogni esame che affronterai ha una corrispettiva “scheda dell’insegnamento”, che potrai trovare nella pagina web relativa al tuo corso. All’interno troverai le seguenti, preziosissime informazioni:  Contenuti del corso: “il che cosa dovrai sapere?”

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 Obiettivi formativi del corso/Risultati di apprendimento attesi: “il dove” il/la docente vorrà vederti arrivare e saper dimostrare, al momento dell’esame.  Bibliografia assegnata e suggerita, materiali su piattaforme: da reperire per tempo (e ricorda che anche gli appunti sono parte integrante!).  Modalità d’esame: ti permetterà di simulare i tempi e i modi di verifica.  Informazioni sul docente (pubblicazioni, temi di ricerca, orario di ricevimento): per conoscere il tuo interlocutore.

2.5 Frequentare e partecipare Frequentare le lezioni non è solo l’occasione per comprendere la materia o la linea di pensiero della/del docente rispetto ai temi, ma anche una formidabile occasione di sentirsi parte di un mondo. Gli studi sui rischi di dispersione universitaria dimostrano che essere presenti e partecipare alle lezioni è il miglior antidoto ai rischi di ritardo negli studi o di abbandono1.

E se le lezioni sono online? Creati il più possibile uno spazio/tempo dedicato: quelle ore sono per te, cerca di seguire se puoi sempre in diretta, di usare le chat per fare domande…insomma, per esserci. L’atteggiamento è fondamentale:

 comportati come se fossi in aula: qual è l’argomento? Che cosa devo capire? (chi/che cosa, dove, come quando e perché: creati la “cornice” di senso).

 siediti “in assetto lavorativo”, sulla scrivania o un tavolo (meglio se sempre lo stesso).  evita di rimanere a letto o sdraiato sul divano.  vestiti in modo adeguato, come se dovessi uscire.  fai una prova di carattere: tieni lontane le distrazioni, telefono compreso.

Inoltre, gli appunti presi durante la lezione sono parte integrante del materiale di studio.

Non ti focalizzare sul bisogno di segnare ogni parola, altrimenti perderai il filo del discorso; lascia scorrere, con la mente sul tema: mantieni una visione globale. Rivedere la lezione? Attenta e attento, rischi di perdere molto tempo. Casomai vai a recuperare in un secondo momento esclusivamente ciò che ti serve, che non avevi capito (e che ti sarai segnato sul foglio, che sia

1

Successo e insuccesso negli studi universitari, Bologna, Il Mulino, a cura di G.Zago, A.Giraldo, R.Clerici, 2014

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cartaceo o virtuale, come dubbio).

C’è un modo che sia anche utile, per prendere appunti? Si inizia proprio dal farsi qualche domanda sull’insegnamento, come nell’esercizio qui di seguito:

ESERCITAZIONE: Crearsi una cornice sull’insegnamento, per capire ogni lezione Lo scopo di questa esercitazione sarà predisporti all’acquisizione di nuove competenze attraverso alcune domande chiave che potrai applicare ai diversi corsi che frequenti e anche poi ai diversi libri di testo. Scegli ora uno dei tuoi corsi, trova le informazioni e prova a compilare la tabella.

NOME CORSO E DOCENTE

UNIVERSITÁ

CONOSCERE IL CORSO: L’IDENTIKIT DELL’INSEGNAMENTO

creati una cornice di pensiero

Conoscere il corso- Step 1 a) Quali saranno secondo te gli argomenti trattati?

b) Perché questo insegnamento nell’insieme del corso di laurea? C’è qualcosa che ti ha colpito? Che cosa?

trova la scheda dell’insegnamento

Conoscere il corso- Step 2 a) Quali sono effettivamente gli argomenti che si affronteranno

nel

corso?

Ne

avevi

indovinato

qualcuno? b) Tra questi argomenti quali potrebbero essere i più interessanti e quali i meno interessanti per te?

c) Tra questi argomenti quali potrebbero essere i più facili da capire e quali i più difficili?

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d) Quali sono gli obbiettivi del corso?

e) Come ti saranno utili tali conoscenze nel futuro?

f) Che cosa ti vorrà comunicare questo docente?

g) Come è organizzato il corso?

Organizzare il materiale- Step 3 a) Qual è la gerarchia? Da dove partire come testo base?

Nel prendere appunti: è importante, oltre a prendere nota dei contenuti del discorso, segnare quelli che la/il docente ritiene importanti (segnandosi l’ordine in cui vengono proposti) già da quando si è in aula per iniziare a familiarizzare con la linea di pensiero.

Ad esempio attribuisco un titolo all’argomento della lezione, un po’ come fosse un libro. Se ho sottomano la scheda sull’insegnamento, so anche che cosa posso aspettarmi. Gioco d’anticipo!

Non serve scrivere proprio tutto – e registrare ahimè porta via un mucchio di tempo. Mi conviene utilizzare il più possibile il mio tempo lì, e ora.

Qualche esempio: uso parole chiave o piccole frasi, in modo sintetico e rapido. Mi invento simboli, frecce e abbreviazioni per non rischiare di perdere concetti salienti. Organizzo.

Importantissime sono le definizioni, le formule, le soluzioni dei problemi (con tutti i passaggi necessari) e i vocaboli nuovi.

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Utile può essere lasciare una colonna libera sul margine destro del foglio per eventuali aggiunte successive (anche se scrivi sul tablet, vale lo stesso). Molto spesso è preferibile alla sbobinatura di intere lezioni darsi qualche minuto dopo la lezione per rivedere velocemente gli appunti e segnarsi i punti dubbi o in sospeso.

Se riesco anche, prima della lezione successiva, a fermarmici un po’, chiedendomi: “di che cosa ha parlato?” E provando a dirlo e ridirlo con mie parole, mi sto già aiutando a studiare.

Quindi:  Darsi una cornice di senso.  Organizzare gli appunti.  Annotarsi i dubbi che emergono.  Nel rileggerli, eventualmente integrarli.

Ora proseguiamo, con le tappe per apprendere e ricordare: 

Darsi un ritmo



Comprendere la materia



Saper usare strategie di studio



Dare un giusto tempo al ripasso

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CAPITOLO 3: ritmo di studio

Alla base di un buon metodo di studio efficace vi è senz’altro un’adeguata organizzazione sia del tempo che del materiale. È importante sottolineare che non esiste un metodo di studio universale, indistintamente valido per ciascuno di noi e per ciascuna delle materie che si devono preparare. È necessario, di volta in volta, adattarlo in relazione alle proprie caratteristiche, obiettivi, competenze, nonché all’insegnamento che si deve affrontare. Lo studio efficace è quindi frutto di scelte soggettive oltre che di impegno e costanza: non dovresti studiare allo spasimo ma studiare bene e ogni giorno!!

Per questa ragione è utile ricordare che non si raggiungono buoni risultati senza un’applicazione continua e una buona programmazione delle varie attività in cui si è impegnati, siano esse universitarie o di altro tipo. Come è stato detto, alla base di tutto ciò, vi è un’organizzazione su misura della vita universitaria di ogni studente in senso lato: dalla frequenza delle lezioni, alla presa degli appunti, allo studio di slide e libri, alla pianificazione degli appelli di esame da sostenere; alla vita extra universitaria: relazioni, amicizie, sport, passioni e interessi.

RITMO è la parola chiave!

Ritmare i propri impegni è un’operazione conveniente per più ragioni: 1. Per guadagnare tempo, così da potersi dedicare ad attività extra-universitarie e allo svago; 2. Per avere ben chiara e possibilmente sotto controllo la situazione: dove sono? Che cosa faccio? Perché lo faccio?; 3. Per distribuire le attività seguendo il principio di non appesantire troppo: la nostra memoria, per funzionare bene, ha bisogno anche di “respirare”; 4. Per evitare di fare zapping tra i vari impegni, con il risultato di deconcentrarmi e demotivarmi.

3.1 Organizzazione e ritmo Come fare a livello pratico, dunque, ad organizzare e vivere al meglio la tua vita universitaria? Ecco alcuni suggerimenti.  Potrebbe rivelarsi utile preparare un calendario (considerando che l’anno accademico prevede due semestri, a loro volta suddivisi in due periodi, ed è possibile sostenere gli

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esami nella sessione estiva, autunnale o invernale) nel quale inserire i vari impegni universitari (quante ore ho di lezione? come sono distribuite tra mattina e pomeriggio? quanto tempo mi rimane per lo studio?) e gli impegni della propria routine quotidiana (a che ora mi sveglio la mattina? quanto tempo dedico allo sport? quanto tempo libero ho?) in modo da poter mano a mano dare un ritmo alla propria giornata, settimana e mese.

NOTA BENE! Attenzione a non far diventare questa pianificazione oggetto di perfezionismo inserendo all’interno del calendario ogni minima attività o impegno!! Il calendario deve, infatti, rappresentare una guida e dare una cadenza alla propria giornata senza sfociare negli eccessi.

 Dare una cadenza e un ritmo alla propria quotidianità è fondamentale per l’organismo umano e per le sue funzionalità fisiologiche. Riposare in modo adeguato, cercando di andare a dormire e alzarsi la mattina più o meno allo stesso orario, fornisce al nostro corpo e organismo una sorta di orario biologico che permette di poter essere più presenti a se stessi e al compito. Dormire bene inoltre facilita la memorizzazione e aiuta a consolidare l’apprendimento.

NOTA BENE! Attenzione a non essere troppo severi con se stessi e troppo ligi (è assolutamente normale nel corso della settimana o del mese non rispettare del tutto la routine a causa di imprevisti, tempo libero o serate con amici e famiglia!!).

 Per poter realizzare al meglio tale calendario sarebbe inoltre opportuno fissare degli obiettivi universitari realistici come per esempio “sostenere due esami alla prossima sessione” frequentando le lezioni, sistemando gli appunti, informandosi sulle modalità di esame, sul docente ecc. o Gli obiettivi realistici sono molto motivanti in quanto richiedono un giusto sforzo da parte della persona nel mettersi in gioco per arrivare alla meta; o Obiettivi non realistici, invece, come per esempio “dare sei esami alla prossima sessione”, potrebbero facilmente provocare frustrazione nella persona che non si sente capace o all’altezza, finendo per abbandonare il metodo e il calendario; o Allo stesso modo anche obiettivi minimi possono divenire demotivanti: se infatti ti

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poni come obiettivo lo studio di pochissime pagine per settimane il risultato sarà che non vedrai i risultati sperati finendo con l’abbandonare la realizzazione del calendario.

NOTA BENE! Le aspettative giocano un ruolo altrettanto importante nell’individuare i tuoi obiettivi realistici: aspettative elevate, non attinenti al senso di realtà, potrebbero portarti a fissare obiettivi difficilmente realizzabili; aspettative molto basse potrebbero condurla a obiettivi demotivanti.

 Darti degli obiettivi realistici diventa un gioco personale di compromessi dove, in base alla tua esperienza, alla mole di studio, ai tuoi impegni, alle tue competenze e aspettative arriverai col tempo a conoscerti come studente e individuerai i tuoi punti di forza e di debolezza (può capitare di doverli ridimensionare: volevo dare 4 esami e ne ho dati 2, la prossima sessione il mio obiettivo potrebbe essere darne 3!).

3.1.1 Gestire Il Tuo Tempo Occorrerà programmare il tempo dedicato allo studio e non, tenendo conto che la giornata dello studente è “lavorativa” (le 8 ore, tra frequenza e studio).  Tieni presente che dopo 45 minuti di forte concentrazione generalmente si verifica un calo dell’attenzione. Inserire quindi pause brevi e frequenti durante lo studio non è solo consigliato, ma necessario. Di norma dopo pranzo è consigliabile prendersi una mezz’ora di tempo di svago e non mettersi subito sui libri. Attenzione però a non esagerare!!;  Lo studio serale dipende dalle tua routine: se rappresenta una costante/normalità va più che bene a patto di non esagerare con gli orari e trovarsi la mattina dopo in modalità zombie!! Viceversa è assolutamente sconsigliabile se per te è un gesto di studio disperato degli ultimi giorni! Trovarsi all’ultimo e passare notti insonni sui libri è deleterio e porta lo studente ad arrivare all’esame svuotato e ancor di più in preda all’ansia!;  Inserire da subito il tempo per la ripetizione e il consolidamento, ad es. a cadenza settimanale;  Programma il tempo dedicato allo svago sapendo che ti aiuta a studiare meglio;

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 Fissa un ritmo e seguilo anche senza scadenze imminenti, non dimenticando peraltro che una certa flessibilità è inevitabile (modificazione di orari, ecc.);  Evita il “cocktail studio/lavoro”: stabilire fermamente e in modo chiaro, tanto l’inizio e la fine dello studio, quanto l’inizio e la fine del lavoro.

NOTA BENE! Per quanto riguarda le lezioni online, le cose non cambiano: ti dovrai dare un ritmo, organizzare il calendario considerando tali lezioni allo stesso modo di quelle in presenza. Non lasciare che si accumulino alla fine del corso (NO al bingewatching!); non farti ingannare dal fatto che siano a tua disposizione anche in differita (abbiamo visto prima l’importanza di seguire le lezioni in diretta).

3.2 Quand’è il momento giusto per iniziare a studiare?

All’inizio l’esame sembra molto lontano: nessuno obbliga a fare nulla, si assapora un piacevole senso di libertà che tende ad alimentare la tentazione di posticipare la fatidica data d’inizio. In realtà, l’appuntamento con l’esame è davvero alle porte. Quasi inevitabile, perciò cominciare ad impegnarsi sin dall’inizio dell’anno accademico, rispettando scadenze che noi stessi ci siamo dati. Ritardare sistematicamente l’inizio dello studio diventa ancor più controproducente in caso di discipline che richiedono un’applicazione lenta e progressiva per essere assimilate. Uno studio concentrato in un breve arco temporale non garantisce un’adeguata comprensione, elaborazione e quindi memorizzazione dei contenuti: semplicemente, svanisce dalla mente.

Sarebbe come aver dato un’istruzione alla tua mente del tipo “non serve sapere queste cose, se non sino alla data dell’esame …” e con i prerequisiti per il prossimo esame, come la mettiamo?

ESERCITAZIONE: mettere in pratica Non sai da che parte cominciare? Proviamo a farlo ora! Ritagliati un momento per te e prendi carta e penna. Prova a porti queste domande e a trovare una risposta avendo in mente la tua specifica situazione universitaria.

“IL MIO CALENDARIO, IL MIO RITMO, LA MIA GIORNATA UNIVERSITARIA” Obiettivi, aspettative- Step 1

definiscili qui

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a) Quali sono i miei obiettivi per il prossimo semestre e sessione d’esame?

b) Le mie aspettative sono realistiche? Sono troppo elevate o troppo basse?

c) Questi obiettivi sono realistici? Sono motivanti o demotivanti? Mi rispecchiano?

La tua situazione universitaria- Step 2

definiscili qui

a) Quanto ti occupano in termini di tempo le lezioni da frequentare per questo semestre?

b) Quanto tempo hai a disposizione tra la fine del semestre e l’inizio degli appelli?

c) Quanto materiale devi preparare per ogni esame?

d) Quanto tempo ci vuole per quell’esame?

e) Ci sono degli esami parziali o dei pre-appelli per gli esami che devi affrontare?

f) Com’è la modalità di ciascun esame: scritto (domande aperte, risposta multipla), orale, entrambe, presentazione di un lavoro/progetto…

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g) Qual è la priorità in termini di tempo/importanza per un esame piuttosto che un altro?

Un esame per volta: procedi tenendo a mente

Definiscili qui

l’esame prioritario in questo momento – Step 3 a)Conosci il/la docente di questa materia? Hai frequentato le sue lezioni? Che impressioni hai?

b) Sei riuscita/o a prendere degli appunti alle lezioni?

c) I testi o libri che devi preparare per questo esame sono stati scritti dal docente? In caso contrario ti sei chiesto chi sia l’autore?

Ora prova a fare la medesima cosa con gli altri esami che ti sei prefissata/o di sostenere, sempre cercando di stabilire una priorità.

Queste sono solo alcune delle domande da cui puoi partire; rispondere a questi quesiti ti permette di avere un quadro più chiaro della tua vita universitaria raccogliendo le informazioni utili per organizzare il tuo tempo per lo studio.

Aiuta ora dare una forma visiva a queste informazioni:

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1. Prendi un’agenda, un quaderno, un foglio bianco o un foglio di scrittura elettronico (Word/Excel); 2. Suddividilo per i giorni della settimana (lun-dom) con le fasce orarie (8.00-9-00…); 3. Inizia riempiendo le ore in cui sarai a lezione; 4. Ora riempi le ore dedicate allo sport o impegni extra universitari che segui in maniera regolare (musica, coro, gruppi associativi, ecc); 5. A questo punto puoi accorgerti a livello visivo di quanto tempo realmente hai da dedicare alle ore per lo studio!! Prova ad inserirle; 6. Cosa rimane? Hai ore libere? Hai inserito troppe ore per lo studio non lasciando spazio per altro? Prova ad inserire momenti di svago, uscite serali ecc;

Questa calendarizzazione ti permette di evitare sovrapposizioni di impegni e ti fornisce una fotografia della tua vita. Ora devi sperimentarla, aggiustarla mano a mano a seconda dei vari periodi, per far si che sia sempre più alla tua portata e in linea con i tuoi obiettivi.

3.3 Pillola sui gruppi di lavoro e di studio Ti è mai capitato di dover svolgere un lavoro in gruppo? O di preparare un esame studiando e confrontandoti con i tuoi compagni? Prova dunque a pensare ad alcune tue esperienze passate…

In questo paragrafo potrai forse trovare alcune risposte su come affrontare questo tipo di approccio allo studio!

Occorre fare una piccola premessa: un gruppo di individui è sempre più della somma delle singole parti. Nell’incontro si sviluppano ruoli, obiettivi, interazioni che portano alla creazione di un “Noi”.

Nei contesti di formazione (alle superiori, all’Università…) o professionali si possono distinguere due tipologie principali di gruppi: quelli finalizzati alla creazione e allo sviluppo di un progetto o quelli di studio. Vediamoli nel dettaglio!

1) Gruppi di lavoro per lo sviluppo di un progetto L’ideazione e lo sviluppo di un progetto implicano una serie di passaggi creativi ed organizzativi che il gruppo deve affrontare. Sia che si tratti di un progetto architettonico (ad es. progettare un’area verde all’interno di uno spazio urbano), della presentazione di un prodotto o dell’ideazione di un progetto di ricerca etc… l’approccio al lavoro di gruppo implica una fase

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organizzativa (chi fa cosa?), una fase ideativa (come lo facciamo?) e una parte esecutiva (mettiamoci al lavoro!). Tali momenti non devono essere visti come step consequenziali ma come parti di un processo dinamico e circolare.

Vediamo di seguito alcuni punti di forza e alcune criticità che potresti incontrare nel progettare in gruppo:

Punti di forza -Più menti insieme che collaborano possono dar vita ad un processo dinamico e creativo: il lavoro in gruppo aiuta anche i singoli membri a sviluppare idee più originali e innovative. Può essere visto come un vero e proprio allenamento alla flessibilità e alla creatività!

- La suddivisione dei compiti per raggiungere l’obiettivo implica il mettere in gioco le singole capacità e talenti ma anche apprendere cose nuove dagli altri, cose che magari non si sapevano ancora fare.

- Lavorare in gruppo mette alla prova dal punto di vista delle capacità assertive, di dialogo ed ascolto. Si può non solo imparare a fare qualcosa di nuovo ma anche a trovare una migliore modalità di comunicazione che permette di “stare” con gli altri.

Criticità -La divisione dei ruoli: La suddivisione in ruoli potrebbe non essere facile o rispettata: il rischio potrebbe essere quello di delegare troppo gli altri non assumendosi la responsabilità del lavoro da svolgere o, al contrario, di tendere ad un pensiero del tipo “faccio tutto io”. Trovare un equilibrio “democratico” e valorizzare allo stesso modo le capacità di ognuno potrebbe essere proprio la fase più importante del progetto: un primo passo potrebbe essere una suddivisione dei compiti flessibile ed equilibrata nella quale si alternino momenti di condivisione a momenti di lavoro individuale.

- Essere d’accordo con gli altri: Può capitare di avere idee diverse sullo sviluppo di un progetto. Come fare per non scontrarsi? Rimanere rigidi nelle proprie convinzioni può rendere veramente duro il lavoro in gruppo. Fondamentale dunque trovare un buon equilibrio tra il saper accogliere le idee dell’altro e sapere esprimere le proprie. Cerca dunque di metterti in discussione: quello che ti sta dicendo il tuo compagno può migliorare la tua idea? In che modo? Come potete trovare un modo per far stare insieme i due concetti? Dall’incontro, più che dallo scontro, possono nascere le idee più originali!

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2) Gruppi di studio Affrontare un momento di studio individuale è sicuramente necessario per consolidare i concetti ma anche un momento in gruppo, qualche giorno prima della prova, potrebbe essere proficuo per arrivare all’esame preparati.

Punti di forza -Ascoltare gli altri ripetere il materiale di studio può essere un modo efficace e divertente per consolidare quello che si è studiato da soli. Prova ad ascoltare in modo attivo: quello che sta dicendo l’altro aggiunge contenuti a quello che sai già? Come comunica l’altro? In alcuni casi potrebbe essere utile anche creare un vero e proprio dialogo sui temi dell’esame: discutere in modo critico aiuta la memorizzazione e la comprensione!

-Esporre agli altri è fondamentale per metterti alla prova sui contenuti appresi, per testare il tuo apprendimento e come comunichi (nota se sei fluente, se ti viene da guardare il libro etc) e ricevere un feedback dall’esterno sulla chiarezza dei concetti. Prima esercitati da solo.

-Il ripasso in gruppo può essere un modo per simulare un esame orale: prova ad immedesimarti nel ruolo del professore che ascolta e viceversa. Fare “delle prove” è necessario per qualsiasi performance!

-Se ci sono argomenti ancora poco chiari il confronto con i compagni può essere proficuo per chiarificare alcuni concetti. Per le materie scientifiche per esempio, molto utile può essere lo svolgimento degli esercizi in gruppo anche in una prima fase di studio o tra una lezione e l’altra.

Criticità -Non sostituisce lo studio individuale: Lo studio in gruppo non deve sostituire al 100% lo studio individuale! Il rischio è quello di arrivare al momento di confronto con i compagni senza “materiale” da poter scambiare.

-Perdere di vista gli obiettivi: Trovarsi con altre persone può portare a sottovalutare gli obiettivi: essere insieme è sicuramente divertente e lo studio può essere alternato con momenti di pausa e di riposo. Attenzione però a non confondere lo studio in gruppo con un incontro tra amici al bar! Potrebbe essere utile concordare da subito orari e obiettivi della giornata, stabilendo pause definite e premiarsi alla fine con un momento di svago.

-Ansia da confronto: Per qualcuno ascoltare gli altri e notare ciò che non si sa può essere fonte di ansia e confusione (ti manca qualche argomento? sei semplicemente spaventato?).

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Potrebbe essere utile, in questo caso, cambiare prospettiva: non è importante quello che non sai in questo momento ma quello che stai apprendendo di nuovo grazie al confronto!.

N.B. è perciò importante fare questo lavoro qualche giorno prima in modo da integrare e sedimentare le nozioni in cui non ti senti preparato.

Studiare e creare insieme può essere dunque una grande arma a tuo vantaggio se usata sapientemente!.

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CAPITOLO 4: la memoria e la concentrazione

4.1 La concentrazione Prima di dare qualche utile tecnica per lo studio efficace, è importante premettere che “il cervello impara bene solo se è attento, concentrato e nel pieno della generazione di modelli mentali”2 altrimenti, senza un aver dato un senso proprio, la lezione svanirà. La concentrazione viene mantenuta grazie alla volontà, che consente di prolungare l’attenzione evitando di confidare troppo negli automatismi e alla costanza: non è quindi un’ispirazione, che occorre aspettare per iniziare lo studio, ma un effetto dell’allenamento.

Sono nemici della concentrazione:  Le ripetute interruzioni  I continui rinvii, così come la fatica, lo stress  La cattiva salute  Il sovraccarico di impegni e di pensieri interferenti  Una scarsa motivazione  La bassa tolleranza alla frustrazione  L’abitudine alla disattenzione

Sono alleati della concentrazione:  Una ragionata pianificazione delle proprie attività  La costante applicazione  La convinzione rispetto alle proprie scelte  Il procedere per obiettivi chiari e oggettivamente realizzabili  Il sostituire a motivi di distrazione comportamenti adeguati

Sentiamo cosa ci ha detto Viktor Frankl (neurologo): “Ciò di cui l'uomo necessita davvero non

è

uno

stato

di mancanza di

tensione

ma

piuttosto

il lottare e sforzarsi per

qualche obiettivo degno di lui. Ciò di cui ha bisogno non è alleviare la tensione a tutti i costi, ma la chiamata di un significato potenziale che attende di essere soddisfatto da lui.”

2

Libro Imparare, il talento del cervello, la sfida delle macchine, Stanislas Dehaene ecc.

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La selezione di informazioni rilevanti è insomma fondamentale per l’apprendimento altrimenti la quantità di dati a cui prestare attenzione renderebbe impossibile apprendere. Ciò a cui non si presta attenzione, o che si considera “non utile” per noi, viene infatti scartato: di un libro che devi leggere ti ricorderai il titolo e l’autore ma magari non il colore della copertina… o viceversa, pur avendola vista più volte.

Focalizzarsi sui vantaggi dello studio (ne troverete senz’altro più di uno, anche nei momenti peggiori), cercando di valorizzare anche le materie più ostiche o per noi poco interessanti, ha effetti positivi non solo sulla concentrazione, ma anche sulla motivazione. Un atteggiamento adeguato e strategico, costruito giorno per giorno, a piccoli passi, aiuta ad allontanarsi dai pensieri negativi che deviano l’attenzione e consolida il senso di autoefficacia necessario per garantire un buon apprendimento.

Dobbiamo inoltre specificare che la letteratura evidenzia tre elementi che compongono l’attenzione: l’allerta, che indica il nostro stato di vigilanza; la direzione dell’attenzione, ovvero verso cosa viene diretta l’attenzione; il controllo esecutivo, che monitora gli step necessari per un determinato compito.

Tre sono dunque le caratteristiche che deve avere la nostra attenzione allo studio. Dovrebbe essere:  Consapevole  Diretta  Specifica

4.2 Memoria Di fronte alla mole di libri da studiare sarebbe senz’altro utile la memoria di Pico Della Mirandola capace di registrare, già alla prima lettura e con il minimo sforzo, una ragguardevole quantità di informazioni. Non essendo così fortunato, allo studente non rimane altro che applicarsi con impegno e costanza. Tuttavia, conoscere meglio la memoria e il suo funzionamento favorisce uno studio responsabile e consapevole.

Diremo da subito che leggere non è sufficiente: studiare è memorizzare. Non si pensi però ad una statica fotografia: occorre rendere la materia propria e personale, facendo sì che sia per noi importante, occorre scomporre e ricomporre, creando legami e associazioni, rendendola viva come in un racconto o una vignetta…

Potremmo definire la memoria come un sistema atto ad immagazzinare e recuperare

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l’informazione che viene acquisita attraverso i sensi. Ha le caratteristiche di un processo dinamico che può essere allenato e, di conseguenza, migliorato.

Le ricerche condotte hanno permesso di distinguere diversi tipi di memoria, una per ciascuno dei nostri sensi. Avremo perciò una memoria visiva, legata agli stimoli visivi; una uditiva, propria della stimolazione sonora; una olfattiva, relativa al ricordo di odori; una gustativa, per i sapori ed infine una tattile, per la rievocazione di tutte quelle informazioni che acquisiamo attraverso il tatto.

Un’ulteriore distinzione va fatta all’interno della memoria esplicita (la sensazione di “stare ricordando”): tra quella che viene chiamata memoria episodica, che contiene informazioni di episodi o eventi autobiografici e le loro relazioni spazio-temporali, e la memoria semantica che riguarda essenzialmente la conoscenza di date, parole, simboli. Per ciò che concerne il funzionamento della memoria, ricordare non è semplicemente richiamare alla mente la registrazione originaria di un’informazione, ma risente anche dello stato della mente in cui ci troviamo nel presente, del contesto, nonché di elementi di memoria derivati da altre esperienze.

L’impatto iniziale che un’esperienza ha sul cervello porta con sé un corredo di sensazioni, emozioni, legami. Ad esempio, vedere per la prima volta piazza San Marco a Venezia: un’esperienza che sarà ricordata diversamente da ogni persona, collegata a rappresentazioni emozionali (il vostro umore), di comportamento (cosa stavate facendo), percettive (rumori, odori particolari…), somatiche/endopercettive (le sensazioni del corpo in quel momento), assieme ad altri tipi di rappresentazioni, semantiche (cosa significa per voi la basilica, con riferimenti artistici o di altro tipo), e autobiografiche (nella fase della vostra vita).

La registrazione necessita invece di un’attenzione conscia, diretta e specifica: gli stimoli vengono prima registrati come “ricordi sensoriali”, ritenuti per circa 0,5 secondi; da tale massa di informazioni, solo alcune vengono selezionate dalla “memoria di lavoro” che però trattiene il materiale solo per un breve periodo di tempo (non oltre i 30 sec). In assenza di ripassi successivi, l’informazione viene perduta. Diversamente, il segnale viene trasferito nella memoria a lungo termine (MLT), sistema che permette di memorizzare una quantità praticamente illimitata di informazioni e per un tempo assai più lungo rispetto alla MBT. Perché queste rimangano per sempre occorre un passo ulteriore, il consolidamento: qui entrano in gioco processi associativi inconsci, ed anche il sonno – in particolare nelle fasi dei sogni - gioca un ruolo importante (per questo dormire bene e per un numero di ore adeguato fa bene allo studio!).

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NOTA BENE! Linee guida per una buona memorizzazione: 1. Distribuisci il materiale da apprendere: la preparazione all’esame comincia fin dall’inizio dell’anno accademico; 2. Ripeti più e più volte: non meccanicamente ma mantenendo una visione d’insieme e organizzando il materiale in modo personale, ovvero associando!; 3. Attribuisci una valenza emozionale: cerca di provare interesse per ciò che stai studiando, l’indifferenza così come l’eccesso di preoccupazione infatti diminuiscono la nostra capacità di ricordo; 4. Racconta e condividi quel che ricordi.

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CAPITOLO 5: lo studio efficace

Dopo aver esplorato l’atteggiamento funzionale ad un apprendimento solido e dopo aver trattato il concetto di ritmo, vediamo qualche tecnica pratica per memorizzare il materiale.

Studiare è un’attività complessa, che si compone di più fasi e che richiede del tempo; non basta semplicemente leggere per imparare il contenuto di un libro. Le informazioni vanno necessariamente lette, comprese, estrapolate, manipolate e acquisite: per imparare occorre in qualche modo “digerire” attivamente, riformulando di continuo le cose da imparare, trasformandole in cose, parole, pensieri che abbiano per noi senso…e accettare di non capire tutto subito.

Questi importanti passaggi sono ben argomentati nel metodo“PQ4R”: 1. P (preview): ricognizione preliminare, si inizia a leggere il libro fin dalla copertina e dall’indice, per contestualizzare al meglio il materiale di studio (domande che aiutano a creare una cornice di senso: di che cosa parla? Come lo tratta?). Allo stesso modo si inizierà un capitolo così come un paragrafo facendo mente locale sul tema.

2. Q (questions): affrontare con atteggiamento interrogativo il testo, così come ogni sezione, senza censurare nessun perché. Questo aiuta a tenere una posizione attiva rispetto al materiale, e a contrastare la noia e il calo di attenzione. Formulare domande ha effetto anche sulla memorizzazione, in quanto supporta il processo di organizzazione del materiale.

3. R (read): lettura analitica, leggere in modo silenzioso e intenso, con la mente diretta alle domande precedentemente formulate. In questa fase è utile sottolineare le parole chiave, identificare i concetti e tutto ciò che si ritiene rilevante. Cercare proprio le risposte agli interrogativi, segnarsi qualche elemento poco chiaro; fare attenzione al lessico di settore, guardare i significati e tradurli in parole proprie.

4. R (reflect): per fissare nella memoria occorre riformulare ciò che è stato letto con l’obiettivo di personalizzarlo: riflettere sul testo, cercare degli esempi “vivi”, anche usando inizialmente un linguaggio quotidiano, porlo in relazione con quanto già di nostra conoscenza. Preparare degli schemi, con funzione di sintesi e di organizzazione.

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5. R (recite): ripetere per assimilare al meglio i concetti, per consolidare l’apprendimento, senza guardare il testo e ponendo attenzione al lessico di settore (e mai in superficie, a pappagallo!) - è importante ripetere durante il percorso di studio, non esclusivamente prima dell’esame. L’ideale è ritagliarsi del tempo alla fine di ogni sezione, cercando di ricordarne i contenuti principali.

6. R (review): il ripasso generale prevede la rilettura delle parti sottolineate, la revisione degli appunti presi a lezione, degli schemi e degli esercizi svolti, ad alta voce e senza guardare il testo: così si capirà la raggiunta padronanza della materia e permetterà inoltre di simulare l’esame orale. Ci si eserciterà a rispondere alle domande materia di esame.

ESERCITAZIONE: Il libro di testo CONOSCERE IL MATERIALE: IL LIBRO DI TESTO Conoscere il testo- Step1

Leggi il titolo del testo

a) Quali pensi siano i concetti chiave del libro?

b) Verifica le tue “prime impressioni dal titolo”: fai delle ipotesi sul tema, anche se ti sembrano strampalate Conoscere il testo- Step 2 Leggi l’indice a) Leggi accuratamente i titoli dei capitoli e dei paragrafi. Quali saranno i contenuti? C’è qualche associazione con qualcosa che già conosci? b) L’indice del libro corrisponde al materiale delle lezioni? Come puoi integrarli?

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5.1 Qualche tecnica per la preparazione all’esame 

Leggere e sottolineare: la lettura di un testo da apprendere deve essere finalizzata

alla comprensione e alla creazione di collegamenti con concetti già presenti nel nostro patrimonio di conoscenze; si parla infatti di lettura critica (attiva), che inizia da una prima lettura veloce per farsi un’idea globale dell’argomento, a cui segue la sottolineatura dei concetti cardine e la scrittura di qualche parola-chiave a margine del libro. Attenzione a non sottolineare vocaboli superflui e a dare un significato chiaro e immediato ai colori (preferibilmente uno o due) e ai tratti grafici scelti.



Schematizzare: una volta letto e sottolineato il testo, sistemati gli appunti, si

possono integrare e sintetizzare tutte queste le informazioni all’interno di mappe di diversa tipologia:

o Linee cronologiche: utile per argomenti storici o elenchi di avvenimenti;

o Diagramma a forma di sole (schema a raggiera): utile quando si ha un tema centrale e una serie di temi secondari immediatamente collegati senza un ordinamento tra i nodi;

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o Diagramma ad albero: utile quando vi è un nodo principale e una serie di altri concetti di diverso livello, che si sviluppano con rami a più livelli di complessità;

o Diagramma a grappolo: utile per scomporre un’idea principale

o Mappa mentale: permette di inserire contenuti personalizzati in una rete di informazioni organizzate in modo gerarchico attorno ad un concetto fondamentale sfruttando le proprie capacità di associazione e creatività.

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È importante, prima di creare una qualsiasi mappa, aver definito quali concetti inserire e come collegarli tra di loro, sfruttando lo spazio del foglio in modo uniforme e omogeneo.

Per alcune materie può essere utile creare delle tabelle terminologiche (vocabolario del lessico), in cui raccogliere parole nuove, concetti, comandi importanti con il loro specifico significato da tenere in fondo al quaderno o in uno dedicato (utili per materie sia come storia dell’arte che informatica o chimica).

5.1.1 Mnemotecniche Di seguito, verranno elencate alcune utili strategie di memorizzazione atte a potenziare la propria capacità di ricordo: tutto ciò che può servire per rendere la materia a noi viva. In primo luogo, aspettarsi di ricordare e voler ricordare, e poi:



creare sinestesie: per ricordare parole od eventi particolari concentrarsi su di essi facendo ricorso a tutte le sensazioni possibili (visive, olfattive, tattili, gustative…). C’è chi trova utile ricordare una formula ad esempio “vedendo” una vignetta dove i numeri o gli elementi chimici sono dei personaggi che possiedono un certo carattere, che si incontrano e così via;



creare associazioni, ovvero collegamenti tra l’evento da ricordare (poco familiare) ed eventi a noi molto noti, ad esempio nostre conoscenze precedenti: rendere un legame personale;



ricorrere allo humour, perché permette di cogliere i lati umoristici di ogni situazione e aiuta a non demordere: scoprire l’aspetto paradossale delle cose;



usare l’immaginazione che consente di collegare l’informazione da memorizzare ad immagini facilmente recuperabili: è più semplice immaginare Dante che cammina per il girone ed è circondato da un paesaggio di colori, volti e suoni, piuttosto che ricordare astrattamente i nomi e i personaggi che incontra;



creare una narrazione che leghi i diversi argomenti in un affresco, come un film.

Diversa cosa è dover ricordare una lista di nomi o valori. Se c’è una sequenza da immagazzinare, più probabilmente ricorderò meglio le prime o le ultime parole (effetto primacy, effetto recency), d’altra parte ciò che spicca rispetto ad un testo, perché inusuale, inaspettato, è

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più facilmente memorizzabile (effetto Von Restorff). Più in generale, è comunque proprio l’aver agito sul materiale, organizzandolo in qualche modo, che consente di poterlo recuperare più agevolmente (effetto Bousfield: ad es. suddividere in blocchi la lista).

Ecco alcune delle mnemotecniche, ben note e che dal passato sono giunte a noi:  Metodo dei loci: immaginare un percorso che si compie abitualmente, suddividerlo in tanti luoghi e mettere poi in relazione ciascun luogo con un determinato concetto/nome/data etc. da imparare;  Filastrocche, versi in rima: crearle per ricordare parole secondo un ordine specifico;  Acronimi: per esempio, “MAGICO”: MA= lago Maggiore; G= lago di Garda; I= lago di Iseo; CO= lago di Como;  Dita della mano: associare ad ogni dito una parola chiave, un argomento, che rimandi al tema da ricordare.

È ancora comunque un valido alleato la motivazione: nell’agire sia in fase di ricezione (mi interessa sapere) che di recupero delle informazioni (desidero ricordare), stimola l’utilizzo di varie strategie (mnemotecniche) e supporta nel contempo a non desistere di fronte alle difficoltà.

5.2 Ancora su ripetizione e ripasso Una volta letti, studiati e schematizzati i contenuti è fondamentale ripeterli. È un riprendere, sempre dando senso e significato a quello che stiamo dicendo. Se diamo significato, se lo sentiamo utile per noi, che ci appartiene, che vogliamo capire e tenere in mente, aiutiamo la nostra mente appunto a trattenere in memoria: fissiamo. In una parola, impariamo e sapremo raccontare quello che abbiamo imparato.

Quando ripetere? Spesso si pensa di tenere il ripasso solo all’ultimo, prima dell’esame. Ma così non ci si è dati il tempo di consolidare le nozioni, né di creare delle associazioni stabili in memoria, o dei nessi che ci aiutino a recuperare il materiale.

La ripresa quindi va fatta alla fine di ogni unità prima di procedere con la successiva, ad esempio finito il capitolo, o anche al termine di ogni giornata, al termine di ogni settimana.

Prova a fermarti e ripetere, quanto ti ricordi di quello che hai letto? E meglio a voce alta, se l’esame sarà orale, e meglio pensando di dover spiegare i concetti a chi ne sia totalmente digiuno.

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Quindi, passare dall’usare “in parole povere” quello che abbiamo capito, al ridirlo e riformularlo con il lessico di settore. È fondamentale acquisire il vocabolario del campo di studi, e saperlo utilizzare all’esame.

E se non si ricorda? Succede, la memoria va allenata. Rimettersi con calma, riguardare il materiale, e riprovare. Qualche mnemotecnica può essere anche utile.

Arrivati a metà percorso, prendersi un momento per ricapitolare e recuperare eventuali lacune e alla fine, per fondere e collegare le nozioni apprese prima dell’esame.

Nella fase finale, nel pre-esame, seguirà il ripasso generale.

 Questa fase, a volte sbrigata troppo velocemente, invece è molto importante perché permette di simulare l’esame (specialmente se orale), di monitorare il proprio apprendimento e il lessico specifico appreso purché venga fatto ad alta voce. Tutto ciò che si comprende e apprende si riesce poi spiegare in modo chiaro e congruente.

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CAPITOLO 6: eccoci arrivati all’esame!

6.1 Atteggiamento L’esame universitario rappresenta il momento di verifica e valutazione delle tue conoscenze: è l’occasione, inevitabile, del confronto diretto con il docente. Opportuno è tenere a mente alcuni accorgimenti che potranno favorire la buona riuscita della prova.

Per affrontare un esame, fondamentale è sapere in che modalità sarà tenuto: scritto, orale; quiz vero/falso, questionario a risposta multipla, elaborato, serie di domande aperte. La preparazione dovrà quindi tenere conto della tipologia di esame. Altrettanto necessarie altre informazioni:  Come/entro quando iscriversi all’esame;  La sede e la durata della prova, sia essa in presenza o online;  Come vengono valutate le risposte di un esame scritto (quanti punti a domanda);  Di quali ausili potersi servire durante la prova (consultare dizionari, appunti, calcolatrici o palmari etc..);  Se e quando poter riprovare l’esame in caso di risultato negativo.

NOTA BENE! Se possiedi una certificazione per disabilità o per DSA sai che prima dell’esame, e per tempo, potresti rivolgerti ai servizi universitari dedicati, per ottenere i supporti e gli ausili utili.

Risulterà inoltre utile assistere agli esami per capire come si comporta il docente durante la prova: quali sono le domande più frequenti o gli argomenti che predilige; se interroga da solo o se con lui sono presenti anche degli assistenti; quanto tempo dedica a ciascuno studente, e così via.

6.2 Alcune tipologie di esame  Test oggettivi: costituiti prevalentemente da prove a scelta multipla o test vero/falso. E’ conveniente scorrere velocemente tutto il compito, per farti un’idea generale della prova, e poi cominciare a rispondere alle domande per te più facili, affrontando in un secondo momento quelle più complesse facendo sempre attenzione a rispettare il tempo a disposizione. o Nella Prova a scelta multipla: scorse le domande, prima di rispondere, leggi

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attentamente tutte le risposte date e poi segna quella che ritieni corretta.

Capita di trovare spesso un’affermazione “quasi giusta”, che può trarti in inganno.  Elaborati o domande a risposta aperta: sarà compito tuo costruire la risposta, non più riconoscere quella corretta tra le tante date – utile un breve schema per punti. Inoltre, è basilare attenerti alle indicazioni riportate dal docente (ad esempio relative alla lunghezza della risposta). In questi casi essere sintetici ma esaustivi, adottare un italiano corretto e scorrevole, rimanere legati al quesito senza pensare di dover strafare, utilizzare una grafia chiara e leggibile, favorirà l’esito positivo della prova.  Esame orale: va considerato come una vera e propria relazione, un incontro che vede protagonisti tu e il docente: due attori con differenti ruoli, finalità, caratteristiche, che condivideranno uno stesso scenario, vissuto spesso con preoccupazione e timore dallo studente. A rendere più fluida l’interazione può essere utile essere consapevoli che entrambi, prof. e studente, sono lì per un lavoro, il che può essere faticoso anche per l’altro, e che ogni docente desidera incontrare studenti preparati, motivati e, perché no, anche interessati alla materia e allo scambio.

6.3 Aiuto! La tensione e l’ansia Un mese prima, qualche giorno prima, il giorno prima e lo stesso giorno, ti capiterà di provare diversi stati emotivi (disinteresse, preoccupazione, ansia) pensando all’esame. Può essere comune sentire l’esame distante e procrastinare lo studio a un mese di distanza e sentire maggiormente preoccupazione al suo avvicinarsi. Prova a farci caso e per i prossimi esami scrivi qualche riflessione relativa ai tuoi pensieri, alle emozioni ed ai tuoi comportamenti ad un mese di distanza, ad una settimana e il giorno precedente all’esame. Noti differenze? Sai spiegartele? È un esercizio che potrà esserti utile nella gestione di questi stati d’animo.

Ecco alcuni suggerimenti pratici per la gestione dell’ansia da esame:  Trovare il giusto atteggiamento e raccogliere le informazioni necessarie per ciascun esame  Interiorizzare un proprio ritmo  Avere un buon metodo di studio  Non sottovalutare le simulazioni  Evitare le full immersion e le “nottate” nei giorni precedenti

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 Non ripassare poco prima della prova  Se soffriamo l’incontro di persona, all’orale: aiutarsi tenendo una penna in mano, scrivendo la domanda - tenere il busto rivolto al docente, senza per forza doverne sostenere lo sguardo  Scoprire e praticare quello che ci fa sentire bene, le proprie tecniche di rilassamento (che sia ascoltare musica, meditare o praticare esercizi fisici).

L’esito della prova d’esame dipenderà senza dubbio dalla preparazione dello studente, dalle sue abilità nel trasmettere le sue conoscenze, ma anche dalla qualità dell’interazione che si sviluppa tra i due, nel caso della prova orale. In questo senso potremmo dire che la prova orale non è mai del tutto obiettiva e che, in questi casi, il valore dei contenuti espressi è imprescindibile dalla modalità con cui i medesimi contenuti vengono trasmessi: non è rilevante solo ciò che si espone, ma anche come lo si espone! Lo sguardo, i gesti, la postura, il look (vai ad un esame o a una pizza tra amici?), le espressioni del volto e il paralinguaggio (il tono della voce, le pause...) influenzano il giudizio che il docente si costruisce rispetto a ciascuno studente, incidendo in varia percentuale, sia in senso positivo che negativo, sul risultato finale della prova orale. Allo stesso modo, in una prova scritta sarà importante saper trascrivere in modo chiaro e coinciso i concetti richiesti, rispondendo in modo congruente ai quesiti.

Conoscere quindi le proprie caratteristiche, il proprio modo di reagire alla tensione emotiva dell’esame, i propri stili relazionali potrà aiutare a sostenere la relazione con il docente con un più adeguato atteggiamento che non sia di sudditanza, ma nemmeno di spavalda saccenteria. In via generale, se dopo un’adeguata preparazione ci si affida alle capacità della nostra mente di fluire tra i concetti in genere si riesce ad essere chiari nell’esposizione dei contenuti, capaci di utilizzare il codice linguistico appropriato alla materia, dando forma logica alle risposte, senza perdere di vista la domanda del docente. I risultati positivi non tarderanno a venire.

E se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto?

Prima regola: non demordere!!! Qualche difficoltà fa parte di un normale percorso di studi.

Seconda regola: affrontare le difficoltà! Considerare realisticamente quanto accaduto, senza esagerare in termini di sottostima/sovrastima del proprio operato, risulta indispensabile per riorganizzare le forze e ripartire alla volta delle mete future. Certo, in queste situazioni non è

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sempre facile riappropriarsi della motivazione e dell’entusiasmo perduti. È però accertato che affrontare lo studio con atteggiamento negativo non porti molto lontano!

In caso di esame andato male o di un rallentamento imprevisto degli studi, risulta davvero opportuna un’analisi realistica della situazione (l’impegno di studio è stato adeguato? Il metodo di studio corretto? Avevo pianificato i tempi di studio e di ripasso? Mi ero creata/o un’immagine veritiera del tipo di domande e di rapporto che avrei incontrato? Mi ero esercitato a esporre con qualcuno? Dov’è la mia motivazione?…). Non si deve mai dimenticare che l’esame è una prova in cui si fa valere ciò che si è appreso, ma non è una verifica globale della propria persona o una valutazione del proprio valore.

NOTA BENE! Le persone tendono generalmente ad attribuire maggiormente a fattori interni oppure a cause esterne i propri successi o insuccessi. Anche nel caso di un esame universitario, ci sarà chi ne attribuisce il superamento (ma anche il voto elevato o basso, o sul versante opposto la bocciatura) a se stessi (sono una forza / sono incapace come al solito..) oppure alla fortuna, al caso, o alla figura docente (ad esempio che peccherebbe di ingiustizia, o di eccesso di benevolenza). Quel che importa dire è che questo tuo atteggiamento tende a colorare anche la previsione del futuro, e se troppo marcato può indurre delle “zavorre mentali”, di ostacolo ad un buon adattamento.

Per far fronte allo stress sarebbe molto importante sviluppare un buon senso di AUTOEFFICACIA personale – il senso di “potercela fare” – e di fiducia nelle proprie abilità; il che non vuol certo dire sopravvalutarsi o far ricadere su altri la responsabilità del proprio andamento scolastico, ma poter dialogare con le proprie emozioni, regolare i propri atteggiamenti, modificare, se necessario, il proprio comportamento.

Alcuni studi hanno infatti notato come gli studenti che nutrono fiducia in se stessi sono quelli che non percepiscono le richieste dell’università come minacce, ma come sfide. E si è visto inoltre che l’essere motivati allo studio o alla riuscita nel percorso, così come anche il possedere sin dall’inizio un progetto professionale, sono fattori che predicono il successo negli studi universitari.

Tra le strategie di padronanza (coping) di una situazione-problema c’è anche la capacità di chiedere un supporto, non solo emotivo, ma anche finalizzato alla soluzione della difficoltà. Ecco che il compagno, il tutor o l’esperto giocano il ruolo di nostri punti di forza. Un’altra strategia utile è il concentrarsi sulla situazione-problema, facendosene carico direttamente, con l’analisi e la

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valutazione degli elementi, e l’impegno nel trovare le vie e gli strumenti più efficaci e risolutive.

Un atteggiamento che tenda ad evitare di affrontare il problema, a non vederlo, o che si basi solo sulla critica o l’autocolpevolizzazione, potrebbe invece condurre ad un progressivo disinvestimento verso il mondo universitario e ciò che rappresenta.

Tutto ciò è senza dubbio impegnativo e non sempre piacevole, ma spesso imparare dai propri errori vuol anche dire trovare nuove ragioni per impegnarsi e poter così affrontare con rinnovato spirito i futuri impegni. C’è anche la possibilità di tornare al centro CUORI di Orientamento e Consulenza Psicologica per mettere a punto le strategie di studio, attraverso una consulenza individuale.

Per concludere…

IN BOCCA AL LUPO!

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Come prepararsi allo studio e agli esami universitari – vers. 2020 a cura di Anna Tortorella, con Marta Boni e la collaborazione di Giulia Gabrielloni, Federica Scaggiante, Enrico Tonon Psicologi volontari in servizio civile universale

ESU di Venezia - Centro di Orientamento e Consulenza Psicologica Rio Terà, sestiere San Polo, n° 2549, 30125 a Venezia (dalla chiesa dei Frari, dopo il secondo ponte, a sinistra) Tel. 041.52.41.530 Sito: www.esuvenezia.it email: cuori@esuvenezia.it

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