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Ci sarà un prima e un dopo lunedì

Dario FACCI

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Ultimi fuochi di una campagna elettorale sorda e chiassosa allo stesso tempo. Le lotte intestine, tra e soprattutto nei partiti, hanno causato l’assoluta confusione dei programmi. Sono passati, ancora una volta, in secondo piano rispetto alle tifoserie, alle strategie, alla gara per emergere e accaparrarsi il seggio disponibile. È inutile sorprendersi, insomma, se l’astensionismo dovesse essere, come è dato dai sondaggi, oltre il quaranta per cento e se gli elettori davvero coinvolti e informati su questa tornata elettorale, specie nella provincia profonda, sono solo una piccola parte. Domani sarà silenzio. Poi, domenica e lunedì la sfida tra i cinque candidati: Francesco Rocca (centrodestra), Alessio D’Amato (Pd e Terzo Polo), Donatella Bianchi (Movimento5Stelle e Polo Progressista), Rosa Rinaldi (Unione Popolare) e Sonia Pecorilli (Pci).

In ballo non ci sarà solo la vittoria del governo del Lazio. A Frosinone è passato l’unico leader nazionale di un partito, oltre Salvini che è arrivato all’inizio dei giochi, a presentare la sua candidata alla presidenza della Regione. Giuseppe Conte e Donatella Bianchi sono stati ieri sotto un palazzo in ristrutturazione col bonus e hanno rilasciato qualche dichiarazione. Non ha preso bene, l’ex presidente del Consiglio, l’appello al voto disgiun- to lanciato dal Pd. Lo ha bollato come un segno di debolezza da parte di D’Amato. Fuoco alzo zero tra gli ex alleati nel governo Zingaretti. Il fatto è che il Lazio, dove il Movimento5Stelle non si è accordato col Pd al contrario della Lombardia, sarà la cartina di tornasole del processo di “sinistrizzazione” (scusate il neologismo) che Peppino ha iniziato per il suo movimento. Scavalcare a sinistra un partito come Il Pd, cioè un’entità politica che in questo momento, alla ricerca di campi più o meno vasti e variabili, non può vantare un’identità precisa è una mossa che travalica il voto di questo fine settimana. Sarà però il responso delle urne una delle tappe fondamentali del processo che Conte ha tutta l’intenzione di portare a termine. Se dovesse riuscire ai Cinquestelle di pareggiare o addirittura superare il Partito Democratico nel Lazio, a prescindere dai risultati dei candidati alla presidenza, la botta sarebbe tosta. Il voto per le Regionali regolerà anche altre partite. Quella interna al Pd per esempio. Inutile far finta che la gara tra le componenti del partito sia tra gentiluomini. Se le stanno dando di santa ragione. Sullo sfondo non c’è solo l’elezione o meno di questo o quel candidato. C’è il conflitto non esaurito con la battaglia delle Provinciali per l’egemonia nel partito. Quella lotta, che ha avuto un primo round abbastanza eloquente, sarà però conclusa solo lunedì prossimo. Ci saranno ricadute anche per le amministrative di primavera. Lo stesso discorso vale tra i partiti del centrodestra. Inutile ricordare la forte concorrenza tra Lega e Forza Italia e all’interno delle due liste. Insomma ci sarà un prima e un dopo lunedì prossimo, comunque andranno le cose, nelle coalizioni e soprattutto nei partiti.

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