Il Museo Archeologico "Crespellani" di Bazzano

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ingressi:

intero € 4 comprensivo di audioguida ridotto € 3 (over 65, persone con disabilità) gratuito (ragazzi sotto i 14 anni)

www.frb.valsamoggia.bo.it

L’Archivio storico comunale di Bazzano

Patrimonio documentario: L’archivio storico comunale comprende sia il fondo del Comune, sia numerosi fondi “aggregati” e “depositati” per un totale di circa 6000 unità archivistiche, che coprono un arco cronologico che va dal IX al XX secolo. Sede: Piazza Garibaldi, 1 - 40053 - Bazzano (BO) tel. 051.83 64 11 - e-mail: archivio@roccadeibentivoglio.it Responsabile del servizio: Dott.ssa Aurelia Casagrande Apertura: Sabato, dalle ore 8,30 alle ore 12,30. Servizi offerti: Consultazione, visite guidate, supporto alle attività di didattica, di ricerca, di studio.

R O C C A D E I B E N T I V O G L I O - ba z z ano - valsamoggia

orari di apertura:

dal martedì al venerdì ore 15:00 - 19:00 sabato ore 9:00 - 13:00 e ore 15:30 - 18:30 domenica ore 10:00 - 18:00 (OTT/MAR), ore 10:00 - 19 :00 (APR/SET) chiuso lunedì

1. Cimitero comunale (via Montebudello) 2. La “Bagnante” (piazza Garibaldi) 3. Chiesa parrocchiale di S. Stefano (via Contessa Matilde) 4. Oratorio di S. Maria del Suffragio (piazza Garibaldi) 5. Torre dell’orologio (via Contessa Matilde) 6. Scuole elementari (viale De Amicis, 4) 7. ex Banca Popolare Cooperativa (viale Carducci, 44) 9. ex Pensione-trattoria “Il Cavalletto” (via Mazzini, 25) 10. Casa “Italia” (via Matteotti, 24) 11. ex Casa Lanzoni (via Matteotti, 48-50) 12. ex Pensione-trattoria “Porta Castello” (piazza Garibaldi, 6) 13. Villa Diana (via De Maria, 7) 14. Castello (via Contessa Matilde, 10) 15. Palazzo comunale (piazza Garibaldi, 1) 16. ex Casa “Venezia” (viale Carducci, 64)

17. Albergo della Rocca (via Matteotti, 76) 18. “Bagantona” (via Provinciale Est, 12 19. Palazzo “Repubblica” (piazza Garibaldi, 22) 20. ex Casa Grimandi (piazza Garibaldi, 29) 21. ex Credito Romagnolo (piazza Garibaldi, 26) 22. ex Casa De Maria (piazza Garibaldi, 10) 24. Casa del Popolo (via Cerè, 12) 25. ex Casa degli Operai (viale De Amicis, 1) 26. ex Palazzo Cavallari (via Mazzini, 51) 27. “Caurt di Zelestein” (via S. Giobbe, 11-13) 28. Casa Osti (via Ripa del Rivellino)

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO “ARSENIO CRESPELLANI”

via Contessa Matilde 10 - loc. Bazzano, Valsamoggia (BO) tel.051 83 64 42 / 83 64 05 e-mail: museo@roccadeibentivoglio.it

“QUATTRO PASSI PER BAZZANO”

Museo Civico Archeologico “A. Crespellani” Rocca dei Bentivoglio

V

i invitiamo a compiere un percorso guidato per il nostro paese, visitando in particolare gli edifici e i monumenti più significativi, qui di seguito elencati. Su di essi troverete apposite targhe recanti informazioni e notizie storiche al riguardo. Ciascun edificio e/o monumento è qui contraddistinto da un numero, che è quello riportato sulla targa esplicativa e sulla mappa di riferimento posta qui accanto. Le targhe nn. 8 e 23 non sono state installate. Le notizie storiche sono state curate da Aurelia Casagrande.


del VII secolo d.C. come nascondigli in occasione di incursioni di barbari nel territorio. Dal pozzo provengono soprattutto brocche in ceramica, una quindicina di vasi in bronzo - brocche decorate e pentole – e, tra gli altri oggetti più degni di nota, un cesto in corteccia di salice e frammenti di contenitori in pietra ollare. Nella terza ed ultima sala sono esposti altri reperti di epoca romana dal territorio di Bazzano: i materiali da costruzione in laterizio per muri, colonne e pavimenti, una macina in pietra e una testa di divinità in marmo greco, identificata con Artemide o Afrodite, datata al II sec. d.C. Le vetrine centrali ospitano gli oggetti del Pozzo Casini, scavato nel 1873. Questo pozzo-deposito bazzanese, anch’esso databile tra VI e VII secolo, offre ai visitatori un raro spaccato della vita quotidiana di una comunità rurale tardoantica: sono infatti ben conservati anche gli strumenti da lavoro, i pesi e le misure, reperti vegetali e faunistici, insieme con le numerosissime ceramiche e i vasi in bronzo. Ed è proprio dal fondo del pozzo che provengono due pregevolissime brocche in bronzo. L’esposizione si conclude con alcuni materiali medievali e rinascimentali, databili tra XIV e XVII secolo, provenienti in gran parte dalla zona del fossato – ora non più visibile della Rocca. Il nucleo più consistente è costituito dalle ceramiche da mensa invetriate, graffite e dalle maioliche. Nella Sala dei Ghepardi è attualmente ospitata una raccolta di armi e divise donate dalla comunità bazzanese, risalenti al periodo risorgimentale e alla Seconda Guerra Mondiale. Nella Sala delle Ghirlande attualmente è esposta una selezione di materiali provenienti dalla necropoli villanoviana di Casalecchio di Reno, individuata negli anni ’70 in Via Isonzo. In particolare nella sala si può osservare la ricostruzione di una tomba aristocratica a tumulo e della stele in arenaria che la sormontava (è presente anche l’originale). Fondamentale complemento del Museo sono le aule didattiche, attualmente ospitate al piano terreno della Rocca, nell’edificio trecentesco, dove si svolgono percorsi archeologici con attività di laboratorio.

LA ROCCA DEI BENTIVOGLIO

IL MUSEO “ARSENIO CRESPELLANI”

I

l Museo nacque nel 1873 grazie alle scoperte archeologiche dei membri della “Società per scavi archeologici a scopo scientifico”, che vide tra i suoi esponenti più famosi l’archeologo modenese Arsenio Crespellani e Tommaso Casini, in seguito studioso di letteratura e storia medioevale. Attualmente il Museo ospita, oltre al nucleo originario di rinvenimenti otto-centeschi, reperti provenienti dal comprensorio della Valle del Samoggia, del Lavino e del Reno, riferibili a un ampio arco cronologico compreso tra Paleolitico e Rinascimento. Il percorso espositivo si apre con la sezione pre-protostorica (prima sala). Nella prima vetrina sono conservati i materiali in selce e ftanite provenienti dalle raccolte ottocentesche nei poderi Bellaria e Livello Masini, posti 2 km a Sud di Bazzano. Si tratta di strumenti e scarti di lavorazione che risalgono al Paleolitico, al Mesolitico e in maggior numero al Neolitico.Quattro vetrine espongono i materiali rinvenuti - sia negli scavi ottocenteschi, sia nei saggi degli anni ’50 del Novecento - nel villaggio dell’Età del Bronzo, posto sull’altura della Rocca. I reperti ceramici e faunistici sono databili alla Media Età del Bronzo e al Bronzo Recente e consentono di ricostruire le attività economiche legate all’allevamento, alla caccia e all’agricoltura della comunità bazzanese. All’Età del Ferro, in particolare alle fasi villanoviana ed orientalizzante, è dedicata una vetrina che ospita parte dei corredi funebri dal sepolcreto di Fornaci Minelli. Tali reperti si datano all’VIII – VII sec. a.C., quando Bazzano diviene un importante centro di controllo del territorio della Valle del Samoggia – facente capo alla città di Felsina - posto sull’itinerario pedemontano che conduceva in Emilia Occidentale. Al VI-V sec. a.C. risalgono il corredo di una tomba a dolio ed altri frammenti di vasellame provenienti da Zola Predosa loc. Pilastrino e Cà Rossa. La seconda sala ospita alcuni materiali di epoca romana provenienti dal territorio (ceramiche, monete, oggetti in bronzo e vetro) e un consistente nucleo di oggetti dal Pozzo Sgolfo, rinvenuto nel comune di Castello di Serravalle nel 1841. Il pozzo Sgolfo rientra nella categoria dei pozzi-deposito, strutture di epoca romana riutilizzate tra la metà del VI e la metà

A

ttualmente sede del Museo Archeologico “Arsenio Crespellani” e della Fondazione Rocca dei Bentivoglio, la Rocca di Bazzano ha una storia molto antica che risale al periodo dell’incastellamento nella nostra regione (X-XI secolo). Le prime notizie relative alla presenza di un castrum (un edificio fortificato), sulla collina che domina il paese risalgono al 1019 e nel 1038 il vescovo di Modena lo concesse in enfiteusi a Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, che lo ereditò a sua volta, fino alla sua morte nel 1115. Nel 1180 Bazzano era già comune rurale; passato nel 1204 al contado bolognese, il paese divenne oggetto di contrasto tra i comuni di Modena e Bologna. Dopo il fallimento di un primo assedio al castello nel 1228, i Bolognesi riuscirono nell’impresa nel 1247: il castello venne raso al suolo come punizione esemplare per gli oppositori di Bologna. Parte della struttura attualmente esistente (la torre e l’adiacente palazzo) risale alla fine del ‘200, quando il marchese Azzo VIII d’Este, riconquistati i possedimenti, intraprese la costruzione di un nuovo castello. In seguito alla disputa nata con Bologna, fu il lodo di Papa Bonifacio VIII ad assegnare il possesso di queste terre ai Bolognesi, che portarono a termine la costruzione del castello: al 1304 risalgono le mura perimetrali e nel 1310 vennero edificati due casseri, uno dei quali è l’attuale Torre dell’Orologio. Nel 1473, per decisione dei Sedici Riformatori dello stato bolognese, l’edificio venne donato a Giovanni II Bentivoglio, signore della città fino al 1506. A quest’epoca risale l’aspetto attuale della Rocca, che venne trasformata in elegante “delizia”, cioè residenza signorile e luogo di svago in campagna. Al corpo trecentesco vennero aggiunte tre ali per creare un cortile interno, dotate di merlature che richiamavano la passata funzione di fortezza. La facciata del castello venne ingentilita da affreschi ora non più conservati, mentre è ancora visibile la struttura muraria costituita da filari alternati di ciottoli e mattoni. Meglio conservate risultano invece le pitture parietali delle sale che, sopravvissute alla furia popolare all’epoca della cacciata dei Bentivoglio nel 1506, costituiscono un’importante testimonianza della temperie artistica e culturale bolognese di epoca bentivolesca. A piano terra, nelle due sale dell’edificio trecentesco si possono ammirare alcuni stemmi a tempera: sulle pareti campeggia l’arma bentivolesca (la sega rossa a sette denti) entro una cornice vegetale affiancata dalle iniziali di Giovanni II Bentivoglio Ms Zo (= Messer Zoano), mentre sulle volte sono dipinti uniti gli emblemi

della famiglia Bentivoglio e quelli della famiglia Sforza di Milano. Giovanni II Bentivoglio infatti aveva sposato Ginevra Sforza, nipote di Ludovico il Moro, signore di Milano ed illustre alleato dei Bentivoglio. Le pareti della Sala dei Giganti, la maggiore fra le sale della Rocca, presentano una partitura architettonica a colonne con bassorilievi di stile classico entro la quale sono inquadrati paesaggi e grandi figure di personaggi armati, simboli dei possedimenti e del controllo militare esercitato dai signori di Bologna in questo territorio. A queste pitture si sovrappone uno strato d’intonaco novecentesco, con un centauro meccanico in stile futurista tracciato con grande maestria ma con semplice carboncino nero. Le altre sale dipinte hanno invece una decorazione “a tappezzeria” con i motivi che continuano anche a cavallo degli spigoli senza interruzione. Nella Sala del Camino è rappresentata l’arma bentivolesca inquartata con l’ondato azzurro degli Sforza e racchiusa da una collana di perle entro una cornice quadrilobata a nastro. La stessa decorazione è ripresa nell’attigua Sala del Pozzo Casini del Museo, dove però le pareti sono state quasi completamente ridipinte dai restauratori intervenuti nella Rocca negli anni Trenta del secolo scorso, i quali hanno cercato di restituire l’originale policromia anche al soffitto ligneo. La Sala dei Ghepardi presenta un motivo che mostra un ghepardo, entro una cornice di melagrane, che regge un cartiglio con il motto bentivolesco “per amore tuto ben volgo soferire”. Nella Sala delle Ghirlande, le pareti presentano lo stemma dei Bentivoglio inquartato con il leone rampante in oro su fondo blu, che regge tra le zampe un ramo di mele cotogne, emblema del ramo cadetto degli Sforza: Ginevra, infatti, era figlia di Alessandro Sforza, signore di Pesaro, fratello di Francesco signore di Cotignola. In questa sala, diversi sono i riferimenti a Ginevra: oltre alle ghirlande di rami di ginepro, pianta che evoca il nome della donna, compare anche il suo monogramma, MA ZA (Madonna Zinevra), alternato a quello del marito, sotto al coronamento a cornice delle pareti. Tra il 1507 e l’età napoleonica la Rocca divenne sede del Capitanato della Montagna e, nei secoli seguenti, ospitò nei suoi ambienti le più svariate funzioni, da carcere (dove fu rinchiuso nel giugno del 1799 il poeta Ugo Foscolo) a caserma, da scuola ad abitazione privata.


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