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CLASSICI COME TESTO: LE PARODIE RISPETTOSE
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ma piuttosto scaturirono dalla personalità degli autori, primo su tutti il solito Martina, particolarmente prolifico in questo genere. Se così non fosse stato, poi, si sarebbe perso di vista l’obiettivo principale di queste storie, cioè quello di intrattenere e non di trasmettere un messaggio, almeno non esplicitamente. Intervistato da Laura Scarpa, lo sceneggiatore Giorgio Pezzin risponde così: Quanto credi nel politically correct o quanto Scena, attualmente impossibile da credi che ci sia da fare un controllo su se rappresentare sulle pagine delle pubstessi, su quello che si comunica? Credi ci blicazioni Disney italiane, di violenza contro un animale. siano anche messaggi «pericolosi» o negati- Da Paperin di Tarascona (cfr. p. 34, vi? O soprattutto è dannosa la mancanza di Nota 15). un messaggio o di un senso? Certo che ci sono messaggi pericolosi o negativi. Ammazzare facilmente senza tante spiegazioni o interrogativi vi pare un messaggio corretto o consigliabile? Eppure esistono migliaia di casi in cui, analizzando anche le ragioni dell’altro, poi si scopre che il torto non era tutto da una parte. Nei fumetti decine di «eroi» hanno ammazzato indiani a tutto spiano, per poi scoprire insieme a Ken Parker, che i veri furfanti erano i bianchi. Credo che un po’ di prudenza sia necessaria, soprattutto perché sono convinto che il fumetto non sia una sciocchezza da bambini (ma cosa vuol dire poi?) dove si può scrivere qualsiasi idiozia, ma una diversa forma di letteratura che, per essere autorevole e seguita dalle persone serie, deve avere una certa qualità sia nei disegni che nei contenuti. Il politically correct secondo me io d’anni dopo iniziai a mia volta la realizzazione di parodie. La prima fu Paperfrankenstein, alla quale fecero seguito I promessi paperi, di grande successo, poi La disfida di Paperetta, Papermosca e i Lanzichenotti, L’Inferno di Paperino e, per ultimo, Paperin Pestello e la Via delle Indie. Tutte le mie parodie ebbero e hanno ancora grande successo. Infatti ne sono state fatte ristampe, cartonati, libri, oltre ad averle usate in pubblicità. Posso dire senza tema di smentita che, nell’anno 1953, quando io e miei colleghi Bottaro e Carpi iniziammo la nostra collaborazione, Topolino tirava 70.000 copie quindicinali e in pochi anni, grazie anche alle parodie, toccò il milione di copie settimanali. Attualmente è sceso a meno di 90.000 copie». Christoper Restel, Intervista a Giulio Chierchini, Lustige-taschenbuecher.de/giulio_chierchini_it.php, 22 maggio 2008.