L'altra Europa con Tsipras

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L’ALTRA EUROPA notizie e proposte della Lista Tsipras

.................................................. ciclostilato mezzi propri in via Mochet 7 Aosta

ANDREA PADOVANI:

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intervista al candidato

a Valle d’Aosta è praticamente un quartiere di Torino.

Cosa può significare avere un candidato valdostano in Parlamento Europeo? Quale può essere il suo contributo? L’Europa è il luogo nel quale si decidono in prima istanza le politiche che dovranno adottare gli Stati dell’Unione e di conseguenza le Regioni. Avere un rappresentante vuol dire quindi poter influire su queste decisioni.

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uali sono le azioni specifiche per la Valle d’Aosta che, in caso fossi eletto, porteresti in Parlamento europeo? Amio avviso tutto ciò che si decide in Europa riguarda anche la nostra valle. Penso però che l’agricoltura, l’ambiente, il lavoro, la sanità e l’istruzione siano le priorità. Bisogna incentivarle e sostenerle.

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e Regioni e la Commissione europea sono sempre più intrecciate nella definizione delle politiche di sviluppo regionale (si pensi soltanto al Fondo europeo per lo sviluppo regionale che ha assegnato alla Regione quasi 50 milioni di euro nel periodo 2007-2013). Che ruolo può avere l’autonomia valdostana in questo contesto? Ha ancora senso parlare di autonomie locali nel progetto dell’Altra Europa? La nostra lista è per un’Europa federale e dei popoli. È per il rispetto e la difesa delle diversità e delle particolarità regionali. Quindi certamente si ha ancora senso.

di Renzi, né una protesta che rinuncia alla battaglia prima di farla. Metteremo duramente in discussione il Fiscal compact, e in particolare contesteremo le norme applicative che il Parlamento dovrà introdurre per dare attuazione all’obbligo del pareggio di bilancio che purtroppo è stato inserito ormai nell’articolo 81 della Costituzione, senza che l’Europa ce l’abbia mai chiesto. In ogni caso, faremo in modo che non abbiano più a ripetersi calcoli così palesemente errati e nefasti, nati da una cultura neoliberista che ha impedito all’Europa di divenire l’istanza superiore in grado di custodire sovranità che sono andate evaporando, proteggendoli al tempo stesso dai mercati incontrollabili, dall’erosione delle democrazie e dalla prevaricazione di superpotenze che usano il nostro spazio come estensione dei loro mercati e della loro potenza geopolitica. continua a pag.2

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egli ultimi anni diversi schieramenti hanno espresso la volontà di uscire dall’Europa e dall’Euro: perché invece la lista Tsipras crede ancora nell’Europa? Quali sono le opportunità e i sogni che può ancora offrire la prospettiva europea? Uscire dall’euro è pericoloso economicamente (aumento del debito, dell’inflazione, dei costi delle importazioni, della povertà), e non restituirebbe ai paesi il governo della moneta, ma ci renderebbe più che mai dipendenti da mercati incontrollati, dalla potenza Usa o dal marco tedesco. Soprattutto segnerebbe una ricaduta nei nazionalismi autarchici, e in sovranità fasulle. Noi siamo per un’Europa politica e democratica che faccia argine ai mercati, alla potenza Usa, e alle le nostre stesse tentazioni nazionaliste e xenofobe. Una moneta «senza Stato» è un controsenso politico, prima che economico.

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a lista con cui ti presenti si chiama “L’Altra Europa”. Cosa non ti piace dell’Unione Europea e cosa cambieresti? Quali sono gli elementi fondanti della proposta di Tsipras in merito? Il nostro progetto è di cambiare radicalmente le istituzioni europee, di dare all’Unione una Costituzione scritta dai popoli, di dotarla di una politica estera non bisognosa delle stampelle statunitensi. La nostra non è né una promessa fittizia, come quella

Andrea Padovani

Laureato in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, è attualmente studente presso la facoltà di Scienze del governo
all’Università degli studi di Torino. Da almeno 11 anni è impegnato in Valle d’Aosta soprattutto sulle tematiche dell’istruzione,
dell’ambiente e del lavoro (è militante CGIL). Ha partecipato attivamente alla campagna referendaria sul nucleare e l’acqua
pubblica, al referendum regionale contro il pirogassificatore - primo referendum propositivo in Italia che abbia raggiunto il quorum – e, più indietro nel tempo, al referendum sempre regionale sulla preferenza unica (quindi contro il voto di scambio). E’ attivista dell’ARCI regionale e dirigente della giovanile del PRC regionale.


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a sinistra valdostana è alleata al Pd in Valle d’Aosta ma non a livello europeo. Come si spiega questa divergenza? Pensiamo che il nostro percorso politico sia coerente. Ci siamo alleati con il PD valdostano e le altre forze che hanno composto la nostra lista sulla base di un programma di cambiamento che metteva in primo piano la difesa del lavoro, dell’istruzione, dell’ambiente e dei diritti civili. Tutto questo il PD nazionale, soprattutto quello dell’era Renzi, non lo fa.

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erché un valdostano dovrebbe votare Andrea Padovani e non un altro candidato? Si vota per l’Europa e non per regolare i conti in casa nostra.Dovremmo aver capito tutti che è in Europa che si decide e che l’Italia è in Europa. Ci sono liste italiane legate a gruppi europei e ci sono candidati a presidente della commissione. Tsipras è il candidato che si è battuto contro austerità, troika e banche e le forze che lo appoggiano hanno votato contro le norme pro austerità: e gli altri? No! La lista Tsipras propone la cancellazione del Fiscal compact: gli altri? No!3) La lista Tsipras è per una conferenza sul debito che p orti ad una sua ridiscussione, la cancellazione di ciò che è ingiusto, la europeizzazione delle quote eccedenti il 60%: gli altri? No! La lista Tsipras è per un piano di occupazione ed economia sociale e ambientale finanziato dalla Europa: e gli altri? No! La lista Tsipras è per una riforma radicale delle regole sulla finanza per combattere strutturalmente la speculazione: e gli altri? No! La lista Tsipras è per sciogliere la Troika e le strutture oligarchiche e per realizzare una democrazia europea fondata sul Parlamento e con una vera costituzione in continuità con quelle nate dalla lotta al fascismo e fondate sui diritti: e gli altri? No! La lista Tsipras è contro le larghe intese che hanno gestito l’Europa della austerità: gli altri? No!

COME YU KUNG RIMOSSE LE MONTAGNE Forse qualcuno ancora si ricorda della leggenda del vecchio Yu Kung, il contadino cinese, detto “il vecchio stolto delle montagne del nord” che, con l’aiuto dei figli voleva spianare le montagne Taihang e Wangwu, che gli ostruivano la strada, a colpi di zappa. A chi tentava di dissuaderlo da un’opera tanto sciocca, Yu Kung rispondeva così: “Io morirò ma resteranno i miei figli; moriranno i miei figli ma resteranno i miei nipoti e così le generazioni si susseguiranno all’infinito. Le montagne sono alte, ma non possono diventare ancora più alte; a ogni colpo di zappa, esse diverranno più basse. Perché non potremmo spianarle?”. La leggenda si conclude con l’ intervento di un dio che, mosso a compassione del vecchio Yu Kung, inviò due angeli che rimossero le montagne. Ecco, questa storia continuava a tornarmi in mente nelle giornate del mese scorso, mentre, insieme a tant* altr* cercavamo di rimuovere la montagna di tremila firme, che si frapponeva alla volontà di tutte quelle centinaia di migliaia di cittadine e cittadini che volevano (che vogliono) aprirsi la strada per andare a cambiare questa Europa. Un ‘ Europa dominata da un autentico fascismo finanziario, (sarà opportuno cominciare a chiamarlo così) che da anni ha scatenato una vera e propria guerra contro il lavoro, i diritti, la democrazia, l’ ambiente. Una guerra i cui bollettini ci vengono trasmessi quasi quotidianamente non dai comandi di un qualche corpo d’ armata, ma dagli istituti di ricerca economica statali, sindacali, imprenditoriali che ci parlano da un lato della crescita inarrestabile della disoccupazione (in particolare giovanile) e dall’ altro di quella del debito pubblico. Alla faccia di chi vedeva “una luce in fondo al tunnel”...... Segue a pag. 5


L’ALTRA EUROPA

i 10 punti di forza del programma di Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale «Siamo radicali perché la realtà è radicale» (Alexis Tsipras) Quando diciamo che siamo per un’Altra Europa, la vogliamo davvero e non solo a paroleAbbiamo in mente un ordine politico nuovo, perché il vecchio è in frantumi. Non può essere rammendato alla meno peggio. In realtà il nostro è l’unico progetto che non si limita a invocare a parole un’altra Europa, ma si propone di cambiarla con politiche che riuniscano quel che è stato disunito e disfatto. Gli altri partiti sono tutti, in realtà, conservatori dello status quo. Sono conservatori Matteo Renzi e il governo, che parlano di cambiamento e tuttavia hanno costruito quest’Unione che umilia e impoverisce i popoli, favorendo banche e speculatori. Sono conservatori i leghisti, che denunciano l’Unione ma come via d’uscita prospettano il nazionalismo e la xenofobia. Nei fatti è conservatore il Movimento 5 Stelle, che si fa portavoce di un disagio reale, ma senza sbocchi chiari.

Tutta diversa la Lista Tsipras. Il progetto è di cambiare radicalmente le istituzioni europee, di dare all’Unione una Costituzione scritta dai popoli, di dotarla di una politica estera non bisognosa delle stampelle statunitensi. Tutta diversa la prospettiva della Lista Tsipras. La nostra non è né una promessa fittizia, come quella di Renzi, né una protesta che rinuncia alla battaglia prima di farla. Metteremo duramente in discussione il Fiscal compact, e in particolare contesteremo – anche con referendum abrogativo – le norme applicative che il Parlamento dovrà introdurre per dare attuazione all’obbligo del pareggio di bilancio che purtroppo è stato inserito ormai nell’articolo

81 della Costituzione, senza che l’Europa ce l’abbia mai chiesto. In ogni caso, faremo in modo che non abbiano più a ripetersi calcoli così palesemente errati e nefasti, nati da una cultura neoliberista che ha impedito all’Europa di divenire l’istanza superiore in grado di custodire sovranità che sono andate evaporando, proteggendoli al tempo stesso dai mercati incontrollabili, dall’erosione delle democrazie e dalla prevaricazione di superpotenze che usano il nostro spazio come estensione dei loro mercati e della loro potenza geopolitica. Ecco le 10 vie alternative che intendiamo percorrere: 1 - Siamo la sola forza alternativa perché non crediamo sia possibile pensare l’economia e l’Europa democraticamente unita «in successione»: prima si mettono a posto i conti e si fanno le riforme strutturali, poi ci si batte per un’Europa più solidale e diversa. Le due cose vanno insieme. Operare «in successione» riproduce ad infinitum il vizio mortale dell’Euro: prima si fa la moneta, poi per forza di cose verrà l’Europa politica solidale. È dimostrato che questa “forza delle cose” non c’è. Status quo significa che s’impone lo Stato più forte. 2 - Siamo la sola forza alternativa perché crediamo che solo un’Europa federale sia la via aurea, nella globalizzazione. Se l’edificheremo, Grecia o Italia diverranno simili a quello che è la California per gli Usa. Nessuno parlerebbe di uscita della California dal dollaro: le strutture federali e un comune bilancio tengono gli Stati insieme e non colpevolizzano i più deboli. In un’Europa federata, quindi multietnica, l’isola di Lampedusa è una porta, non una ghigliottina. 3 - Siamo la sola forza alternativa perché non pensiamo che prioritaria ed esclusiva sia la difesa dell’«interesse nazionale»: si tratta di individuare quale sia l’interesse di tutti i cittadini europei. Se salta un anello, tutta la catena salta. 4 - Siamo la sola forza alternativa perché non siamo un movimento minoritario di protesta, ma avanziamo proposte precise, rapide. Proponiamo una Conferenza sul debito che ricalchi quanto deciso nel 1953 sulla Germania, cui vennero condonati i debiti di guerra. L’accordo cui si potrebbe giungere è l’europeizzazione della parte dei debiti che eccede il fisiologico 60 per cento del pil. E proponiamo un piano Marshallper l’Europa, che avvii una riconversione produttiva, ecologicamente sostenibile e ad alto impatto sull’occupazione, finanziato dalle tasse sulle transazioni finanziarie e l’emissione di anidride carbonica, oltre che da project bond e eurobond. 5 - Siamo la sola forza alternativa perché esigiamo non soltanto l’abbandono delle politiche di austerità, ma la modifica dei trattati che le hanno rese possibili. Tra i primi: l’abolizione e la ridiscussione a fondo del Fiscal Compact, che promette al nostro e ad altri Paesi una o due generazioni di intollerabile povertà, e la distruzione dello Stato sociale. Promuoviamo un’Iniziativa Cittadina (art. 11 del Trattato sull’Unione europea) con l’obbiettivo


di una sua radicale messa in discussione. Chiederemo inoltre al Parlamento Europeo un’indagine conoscitiva e giuridica sulle responsabilità della Commissione, della Bce e del Fmi nell’imporre un’austerità che ha gravemente danneggiato milioni di cittadini europei. 6 – Siamo la sola forza alternativa perché non ci limitiamo a condannare gli scandali della disoccupazione e del precariato, ma proponiamo un Piano Europeo per l’Occupazione (PEO) il quale stanzi almeno 100 miliardi l’anno per 10 anni per dare occupazione ad almeno 5-6 milioni di disoccupati o inoccupati (1 milione in Italia): tanti quanti hanno perso il lavoro dall’inizio della crisi. Il PEO dovrà dare la priorità a interventi che non siano in contrasto con gli equilibri ambientali come le molte Grandi Opere che devastano il territorio e che creano poca occupazione, ad esempio il TAV Torino-Lione e le trivellazioni nel Mediterraneo e nelle aree protette. Dovrà agevolare la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili; la creazione di un’agricoltura biologica; il riassetto idrogeologico dei territori; la valorizzazione non speculativa del nostro patrimonio artistico; il potenziamento dell’istruzione e della ricerca.

7 – Siamo la sola forza alternativa perché riteniamo un pericolo l’impegno del governo di concludere presto l’accordo sul Partenariato Transatlantico per il Commercio e l’Investimento (Ttip). Condotto segretamente, senza controlli democratici, il negoziato è in mano alle multinazionali, il cui scopo è far prevalere i propri interessi su quelli collettivi dei cittadini. Il welfare è sotto attacco. Acqua, elettricità, educazione, salute saranno esposte alla libera concorrenza, in barba ai referendum cittadini e a tante lotte sui “beni comuni”. La battaglia contro la produzione degli OGM, quella che penalizza le imprese inquinanti o impone l’etichettatura dei cibi, la tassa sulle transazioni finanziarie e sull’emissione di anidride carbonica sono minacciate. La nostra lotta contro la corruzione e le mafie è ingrediente essenziale di questa resistenza alla commistione mondializzata fra libero commercio, violazione delle regole, abolizione dei controlli democratici sui territori. 8 - Siamo la sola forza alternativa perché vogliamo cambiare non solo gli equilibri fra istituzioni europee ma la loro natura. I vertici dei capi di Stato o di governo sono un cancro dell’Unione, e proponiamo che il Parlamento europeo diventi un’istituzione davvero democratica: che legiferi, che nomini la Commissione e il suo Presidente, e imponga tasse europee in sostituzione di quelle

nazionali. Vogliamo un Parlamento costituente, capace di dare ai cittadini dell’Unione una Carta che cominci, come la Costituzione statunitense, con le parole «We, the people....». Non con la firma di 28 re azzoppati e prepotenti, che addossano alla burocrazia di Bruxelles colpe di cui sono i primi responsabili. 9 - Siamo la sola forza alternativa a proposito dell’euro. Pur essendo critici radicali della sua gestione, e degli scarsi poteri di una Banca centrale cui viene proibito di essere prestatrice di ultima istanza, siamo contrari all’uscita dall’euro e non la riteniamo indolore. Uscire dall’euro è pericoloso economicamente (aumento del debito, dell’inflazione, dei costi delle importazioni, della povertà), e non restituirebbe ai paesi il governo della moneta, ma ci renderebbe più che mai dipendenti da mercati incontrollati, dalla potenza Usa o dal marco tedesco. Soprattutto segnerebbe una ricaduta nei nazionalismi autarchici, e in sovranità fasulle. Noi siamo per un’Europa politica e democratica che faccia argine ai mercati, alla potenza Usa, e alle le nostre stesse tentazioni nazionaliste e xenofobe. Una moneta «senza Stato» è un controsenso politico, prima che economico. 10 – Siamo la sola forza alternativa perché la nostra è l’Europa della Resistenza: contro il ritorno dei nazionalismi, le Costituzioni calpestate, i Parlamenti svuotati, i capi plebiscitati da popoli visti come massa amorfa, non come cittadini consapevoli. Dicono che la pace in Europa è oggi un fatto acquisito. Non è vero. Le politiche di austerità hanno diviso non solo gli Stati ma anche i popoli, e quella che viviamo è una sorta di guerra civile dentro un’Unione che secerne di nuovo partiti fascistoidi come Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria, Fronte Nazionale in Francia, Lega in Italia. All’esterno, poi, siamo impegnati in guerre decise dalla potenza Usa: guerre di cui gli Stati dell’Unione non discutono mai perché vi partecipano servilmente, senz’alcun progetto di disarmo, refrattari a ogni politica estera e di difesa comune (il costo della non-Europa in campo militare ammonta a 120 miliardi di euro annui). Perfino ai confini orientali dell’Unione sono gli Stati

Uniti a decidere quale ordine debba regnare.

L’Europa che abbiamo in mente è quella del Manifesto di Ventotene, e chi lo scrisse non pensava ai compiti che ciascuno doveva fare a casa, ma a un comune compito rivoluzionario. Noi oggi facciamo rivivere quella presa di coscienza: per questo al Parlamento europeo saremo con Tsipras, non con i socialisti che già pensano a Grandi Intese con i conservatori dello status quo.(...)


Segue da 2° pagina Alla faccia di chi vedeva “una luce in fondo al tunnel”...... Per rimuovere le montagne, il primo ostacolo da abbattere , è stato la scarsa comprensione del problema. Un problema che (quasi) tutti avevano in qualche modo rimosso A livello nazionale, chi si è attribuito l’ incarico di promuovere e garantire la lista si è occupato di tante cose. Soprattutto di evitare gli “inquinamenti”(?) partitici nella formazione delle liste e di garantire che la raccolta delle firme avvenisse sull’ onda della “spontaneità” delle masse, come per i referendum sull’ acqua. Ci si è però “dimenticati” del fatto che, se non si provvedeva ad intervenire in maniera adeguata una legge assurda, iniqua e (parola di Gustavo Zagrebelsky) incostituzionale, avrebbe bloccato, con il sassolino della Valle d’ Aosta, la lista nel Nord Ovest (con conseguenze letali a livello nazionale). A livello locale.... non abbiamo brillato per preveggenza. Forse, siamo rimasti anche noi bloccati dall’enormità del numero di firme da raccogliere, in proporzione al numero di elettori. “Tremila firme? Impossibile!” era il giudizio generale, bene espresso, per tutti, con la consueta franchezza, da Beppe Paoloni quando chi scrive gli fece presente la cosa. In effetti, l’ unica sollecitazione “esterna” sul problema, era arrivata a Novembre, sotto forma di un paio di telefonate del segretario nazionale di Rifondazione C o m u n i s t a al segretario regionale. Il quale ci sollecitava a creare le condizioni per poter risolvere il problema. Oltre a trovare le persone necessarie per fare i banchetti, bisognava soprattutto trovare chi potesse autenticare le firme. Un problema non da poco, oltre a tutto aggravato dal fatto che non ci era chiaro che solo i consiglieri provinciali potevano autenticare le firme su tutto il territorio. Già, ma in Valle d’ Aosta di consiglieri provinciali non se ne eleggono, quindi non resta che ricorrere ai consiglieri comunali. I quali sono tanti, difficili da contattare ed hanno riferimenti politici molto diversi fra loro. Insomma, una situazione di stallo. Poi la forza delle cose ha imposto che si prendesse coscienza del problema: queste elezioni europee sono un momento decisivo, che bisogna affrontare a tutti i costi!!! Così, quasi risvegliandosi da una sorta di torpore, intorno alla proposta de L’ altra Europa con Tsipras si è determinata una significativa aggregazione di tante e tanti che in questi ultimi due anni hanno “movimentato” la nostra regione (con le ricadute politiche a livello locale cui stiamo assistendo). Una aggregazione che ha dato origine al Comitato Tsipras VdA e promosso la candidatura per le elezioni europee di Andrea Padovani, con felice anticipo rispetto a tutte le altre forze politiche. In parallelo, a livello nazionale, c’ è stata la straordinaria mobilitazione da parte di Rifondazione Comunista che ha impegnato per quasi un mese, Rosy Rinaldi, Carlo Rutigliano ed Alberto De Ambrogio, a lavorare a tempo pieno all’ organizzazione della raccolta delle firme. Ma anche questo non sarebbe stato sufficiente se tant* compagn*,

spontaneamente, non si fossero messi a disposizione per venire a moltiplicare, in modo adeguato, i punti di raccolta delle firme Alcuni interventi “esterni” (Marco Revelli, Giuliana Sgrena, Moni Ovadia) ci hanno aiutato a “sfondare” il muro dell’ informazione. Siamo riusciti così a far passare il messaggio dell’ iniquità di una norma che costringeva la “piccola” Valle d’ Aosta a raccogliere lo stesso numero di firme di grandi regioni come la Lombardia ed il Piemonte. “Ci hanno posto davanti una montagna, ma non sanno che noi valdostani, le montagne le sappiamo scalare” è stato lo slogan ripetuto all’ infinito nelle piazze, davanti ai banchetti, per invitare la gente a firmare. Abbiamo dovuto fare i conti con l’ iniziale disinformazione (Tsipras chi?) e con il rifiuto della politica, frutto avvelenato di questi ven’ anni di berlusconismo (un berlusconismo che non sembra finire, nonostante l’ eclissi di Berlusconi). Abbiamo però registrato anche la positiva reazione di chi ha colto il vero e proprio insulto alla democrazia costituito dalla legge in vigore. Una reazione che ha mobilitato tanti consiglieri comunali delle forze politiche a noi più vicine (ALPE, PD...) che si sono messi a disposizione per l’ autenticazione delle firme. Fino ad arrivare a gesti simbolicament “importanti”, come la firma della presidente del Consiglio Regionale e la presenza ai banchetti del Sindaco di Aosta per l’ autenticazione delle firme. Soprattutto, però, la mobilitazione di tanti cittadini. Quando il problema è stato compreso, abbiamo avuto, ai banchetti, la fila per firmare. Così, una firma alla volta, un passo alla volta ci siamo avvicinati alla cima. Quando siamo arrivati oltre quota 2700, qualcuno ha detto “è fatta”. Qualcun altro ha replicato “quando vedi la croce che ti segnala la cima, abbassa la testa e continua a camminare, perchè è quello il momento più duro.” Alla fine, la montagna è stata rimossa, il muro sfondato. Se si fa una proiezione proporzionale agli aventi diritto al voto, tremilaottocentotrentaquattro firme inValle d’ Aosta equivalgono, a più di UN MILIONE E SETTECENTOMILA firme a livello nazionale Un risultato straordinario, ottenuto grazie all’ impegno di tant* che, di fronte ad un ostacolo che sembrava invalicabile si sono messi a lavorare, per dirla con Silvino Morosso, “pancia a terra”, ritrovando così il gusto e la ragione di un impegno in prima persona. Da questa esperienza abbiamo imparato che non bisogna scoraggiarsi, anche quando il risultato da conseguire sembra impossibile. Abbiamo imparato che senza un’ organizzazione strutturata (in politica si chiama partito) non si va da nessuna parte. Abbiamo imparato che l’ organizzazione può funzionare se, e solo se, ognuno di quell* che ne fanno parte si sente protagonista e responsabile in prima persona. Questo abbiamo fatto e questo ci hanno fatto vedere le compagne ed i compagni di Ivrea, Torino, Sesto San Giovanni, Milano, Casale Monferrato e tutt* quell* che si sono autorganizzati per venire insieme a noi a contribuire al risultato. Un soggetto collettivo si è mosso. E Yu Kung ha rimosso le montagne..... MBT


DISOCCUPATE O PRECARIE Le donne in Italia: i numeri di una vergogna di Bia Sarasini Disoccupate oppure flessibili. Così flessibili che in alcuni zone –al Sud prima di tutto – si fa sempre più fatica a vederle, le donne che lavorano. Così dicono i drammatici dati sulla disoccupazione diffusi ieri dal rapporto mensile dell’Istat, se gli diamo un volto di donna. È vero, a essere precisi in gennaio l’occupazione femminile aumenta dello 0,3 per cento, ma è lo 0,2% di meno rispetto al gennaio del 2013, e su base annua diminuisce dello 0,7% , (meno di quella degli uomini, che è in calo al 2,2 %). Si conferma cioè che nella crisi il lavoro degli uomini è più penalizzato, ma che anche per il lavoro femminile la crisi picchia duro, dopo una fase in cui sembrava che per loro andasse meglio e la disoccupazione femminile diminuiva, - grazie alle tante donne che lavorano nei servizi. Ora torna a crescere, dal 12,8% al 13,8%, come dicono i dati del quarto trimestre del 2013 (per gli uomini nello stesso periodo dal 10,7% all’11,9%). A guardare attraverso la griglia delle regioni e delle età i dati allarmano ancora di più. Prendiamo le inattive, le donne che non cercano lavoro, non l’hanno mai cercato, o hanno smesso di cercarlo da almeno un anno. Diminuiscono, sono 70.000 di meno, nell’ultimo trimestre 2013, ma nelle regioni del CentroNord e tra quelle che hanno più di 54 anni. Una dato che si spiega con la perdita del lavoro e l’aumento dell’età pensionabile. Se si va al Sud, e si guarda tra le più giovani, il quadro è impressionante. Tra i 15 e i 24 anni il tasso di inattività per le

ragazze è dell’80,7% (i ragazzi sono al 71%), l’incremento per i ragazzi è l’1,2, per le ragazze l’1,7: Sulla popolazione dai 15 ai 64 anni, L’inattività delle donne al Sud è il 60,6 %, in aumento. E che dire della flessibilità che non è mai abbastanza per il presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha trovato nel premier britannico David Cameron un sostenitore del suo coraggio? I dati dicono che aumenta il lavoro a tempo parziale, ma solo involontario, cioè preso solo perché non si trova altro. Mentre continua a diminuire il lavoro a tempo determinato, e anche quelle forme di lavoro che vanno sotto l’evanescente nome di “collaborazione”. Tutti lavori che vedono un numero prevalente di donne, soprattutto tra i giovani. Anche se espulsioni, e aumenti dell’età pensionabile hanno cambiato la fisionomia del variegato mondo del precariato. In questa situazione il Jobs Act appena approvato dal governo è veramente fatale per i giovani, e le giovani donne in particolare. Il contratto di lavoro si può rinnovare fino a otto volte in tre anni, cioè il contratto si può spezzettare in contratti di 4-5 mesi, senza alcuna motivazione, a puro arbitro del datore di lavoro. Una specie di stop and go senza sosta, una ruota di entrata e uscita dal lavoro senza speranze di stabilità. E conseguenze gravi per le donne. Niente più periodi di maternità, i contratti brevi permetteranno di aggirare i termini legali. Anche la legge contro le dimissioni in bianco rischia di diventare inutile.


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