Aspetti e problemi del ticino

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frazione di tempo che - ha calcolato qualcuno, e non poteva essere che un Americano - è valsa a far progredire l’umanità più di quanto non fosse progredita durante la somma dei precedenti secoli della sua più volte millenaria storia. Cinquant’anni di storia che si compendiano in un’epoca ove, come non mai, il genio umano ha rivelato in forme tanto dionisiache, la sua essenza demiurgica e demoniaca ad un tempo: che hanno visto l’uomo sacrificarsi nelle più generose e ardimentose conquiste, lanciarsi nelle più sbalorditive avventure, consumarsi e sublimarsi nelle più logoranti esperienze, conquistare le più impensate vette del sapere e dell’operare; ma anche precipitare nel contempo negli abissi più profondi dell’abiezione, decadere a strumento delle più perverse atrocità, soccorso dal suo stesso sapere: torturare deportare assassinare sterminare i propri simili, accecato da ogni sorta di fanatismo: politico, religioso, di razza. (Radicale trasformazione dell’assetto politico europeo) Un mezzo secolo, quello trascorso, che ha visto l’Europa - l’incontestato continente-guida sino al 1939, il centro della civiltà occidentale - squassata dalle due più terribili guerre e dalla più radicale rivoluzione politicosociale, dopo quella francese, che la storia ricordi. Sconvolta, una prima volta, dalle disperate convulsioni degli ultimi regimi politici nostalgici dell’assolutismo monarchico e dinastico «per diritto divino», cui l’insorgente libertà dei cittadini concretata nell’espressione politica della democrazia popolare aveva inferto il colpo fatale. Prostrata, una seconda volta, dalle catastrofiche conseguenze della follia megalomane di dittatori che, a sostegno di nuovi sogni imperialistici di loro conio, non esitarono ad esacerbare, con il virus del razzismo, le appena sopite velleità nazionalistiche di popoli da poco giunti all’indipendenza democratica. Insidiata, infine, dal sovversismo della dittatura comunistico-sovietica la quale, dopo aver dato lealmente man forte alle forze democratiche nella prova suprema contro le dittature reazionarie, subito si studiò, già durante la guerra, di innestare sui corpi debilitati delle democrazie europee, un nuovo elemento, quello sociale. Nuovo elemento che, esploso nella rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917, nelle contingenze europee particolarmente precarie del secondo dopoguerra, doveva fatalmente trovare terreno propizio all’azione dirompente della sua carica politicosociale. Fatale conseguenza, questa, dell’ibrido schieramento bellico delle democrazie, costrette ad appoggiarsi alle forze di una dittatura per debellare le dittature coalizzate dell’estremo opposto. La rapida successione dei due eventi salienti del cinquantennio - le due guerre mondiali - funse, a distanza di mezzo secolo, da possente


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