Touring 6 / 2012 italiano

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5 aprile 2012 | touring 6 | primo piano

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Eckhardt. Altro fattore di aggressività non indifferente è un limite di velocità drastico su una strada cantonale ampia e rettilinea. Infatti, mentre la configurazione generale delle strade incita ad accelerare, si esige di ridurre la velocità, ciò che suscita incomprensione e stizza. «Bisogna sforzarsi di evitare ogni tipo d’infrastruttura in contraddizione con l’ambiente circostante», osserva Anne Eckhardt.

Rallentamenti snervanti | Per quanto

Pacificare il traffico | Dietro queste osser-

riguarda le costruzioni per moderare la velocità che fioriscono in città, anch’esse suscitano la frustrazione degli utenti. Quando l’incrocio tra due veicoli è reso difficile da blocchi di cemento disposti ai lati o da fioriere, è quasi un senso di provocazione quello che invade i conducenti: «Questi allestimenti che hanno l’unica funzione di rallentare possono snervare la gente», indica Anne

vazioni emerge la nozione chiave di strada «che si spiega da sé», vale a dire una strada semplice e leggibile, anche per le persone senza familiarità con i luoghi, che rinuncia ad una regolamentazione eccessiva pur offrendo chiari orientamenti e corrispondendo alle norme di velocità: «Se si mette in pratica questo concetto, si evitano gli allestimenti percepiti come delle provocazioni», sotto-

RDB/Sobli/René Kälin

sgradevole sensazione di esservi stati costretti contro la propria volontà». Anche in città, strutture stradali confuse possono innescare l’aggressività. Per esempio una rotonda a varie corsie: quanti automobilisti esitano davanti al corridoio da percorrere e seguono traiettorie casuali, suscettibili di sfiorare pericolosamente gli altri veicoli? Idem nel caso di una segnaletica sovrabbondante o disordinata. I conducenti devono cercare la direzione giusta, fare attenzione ai pedoni, evitare di tagliare la strada ad altri utenti, vale a dire compiere contemporaneamente una moltitudine di compiti molto esigenti: «Una segnaletica che manca di chiarezza comporta in particolare dei conflitti tra abitanti locali e persone che non hanno familiarità con i luoghi – commenta Anne Eckhardt –. Questi ultimi guidano lentamente per non commettere errori, mentre i primi mordono il freno». Si ritrova un conflitto analogo sulle strade di montagna o anche su quelle panoramiche, dove s’incrociano turisti che ammirano il paesaggio e pendolari: «Sarebbe meglio allestire delle aree di sgombero sul bordo per rendere possibili i sorpassi – sottolinea ancora Anne Eckhardt –. Bisognerebbe anche segnalare queste aree in precedenza, poiché il fatto di ignorare quando si potrà sorpassare genera aggressività».

Davanti a una segnaletica pasticciata si tende a perdere la calma.

linea Anne Eckhardt. Che auspica in particolare l’applicazione di questo principio nelle zone 30 km/h, attraversate a velocità eccessiva da molti veicoli: «Ovviamente si può migliorare la segnaletica, ma è preferibile costruire sin dall’inizio la strada in modo da non poter superare i 30 km/h». Applicato in Olanda, il concetto di strada «che si spiega da sé» è noto anche in Svizzera, ma ancora poco messo in pratica: «Raccomando agli ingegneri edili di costruire le strade secondo questo modello, poiché permette di ridurre l’aggressività». Di fronte a questa affermazione, la palla è ora nel campo degli ingegneri (cfr. riquadro).

Jacques-Olivier Pidoux Info Touring Lo studio «L’aggressività al volante» può essere ordinato all’Associazione svizzera dei professionisti della strada e dei trasporti (VSS), Sihlquai 255, 8005 Zurigo, tel. 044 269 40 20, info@vss.ch.

Gli ingegneri devono aggiornarsi » Per ridurre l’aggressività al volante s’incoraggia

la costruzione di strade «che si spiegano da sé». Vi sembra una soluzione pertinente? Christian Ary Huber: Sì. È una nozione che ci sforziamo di promuovere negli ambienti della costruzione stradale, perché contribuisce al miglioramento generale della sicurezza. Lavoriamo da vari anni in questo senso. Gli ingegneri seguono questo concetto? Non abbastanza, perché il concetto non è ancora definito interamente. Fatto salvo qualche ufficio specializzato, bisogna ammettere che la maggior parte degli ingegneri non conoscono ancora i dettagli. Per quali ragioni? Manchiamo ancora di direttive ufficiali chiare sul modo di applicare questo concetto di strada «che si spiega da sé». Fortunatamente, la Confederazione sta pubblicando un manuale di prescri-

zioni e ordinanze che colmerà questa lacuna. D’altra parte in seno all’Associazione svizzera dei professionisti della strada e dei trasporti (VSS), attualmente un gruppo di lavoro si occupa dello stesso tema. Queste due iniziative daranno degli strumenti concreti agli ingegneri cantonali e comunali e ci permetteranno di progredire in questo senso. Quali sono i Paesi dai quali potremmo prendere esempio? I Paesi scandinavi, la Germania, la Gran Bretagna. Comunque la Svizzera figura tra i leader in questo campo. Intervista: Jacques-Olivier Pidoux

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Christian Ary Huber, capo del servizio tecnico circolazione dell’Ufficio svizzero prevenzione infortuni.


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