icsART 2022 N.4 Eduard Habicher

Page 1

PERIODICO della icsART N.4 - Aprile 2022

icsART


In copertina: EDUARD HABICHER, GEDANKENFÄNGER (Raccoglitore di idee), 2014, putrella, 360 x 360 x 315 cm


04

icsART

sommario Aprile 2022, Anno 11 - N.4

Editoriale

Czar Vladimir Vladimirovič

pag. 4

Politica culturale

La guerra, continuazione della politica

pag. 5

Intervista a un artista

Eduard Habicher

pag. 6-19

Mercato dell’arte?

Giorgio Morandi

pag. 20-21

L'arte dell'occultamento

Camouflage urbain

pag. 22-23

Storia dell’arte

La toilet dell'archistar

pag. 24-25

News dal mondo GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1940

pag. 28

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1939

pag. 29

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1930

pag. 30

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1953

pag. 31

NATURA SMORTA, 2012

pag. 32

Omaggio a GIORGIO MORANDI

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


CZAR VLADIMIR VLADIMIROVIČ


POLITICA CULTURALE LA GUERRA, CONTINUAZIONE DELLA POLITICA Il 14 aprile del 2021 è apparso su "Limes", la più autorevole rivista italiana di geopolitica, l'articolo intitolato: "Perché la Russia potrebbe invadere l’Ucraina". Questa ipotesi terrificante si basava sul fatto che, da fine marzo la Russia stava concentrando truppe e mezzi militari lungo il confine orientale ucraino. Dal che si deduce che l'intelligence, la politica, la diplomazia statunitense ed europea, i cui satelliti possono fotografare la targa di un automobile, sapessero già - da perlomeno un anno - cosa Putin stava preparando. Viene da chiedersi perché non è stato fatto tutto il possibile per fermare un'azione già in corso lasciandola precipitare in una situazione drammatica per gli ucraini e, indirettamente, per tutti i paesi dell'Europa? Come ha scritto il più celebre stratega, il generale prussiano Carl von Klausewitz (17801831): «La guerra non è mai un atto isolato e

non scoppia mai in modo del tutto improvviso» poiché «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.» Sono ancora valide queste asserzioni? Evidentemente sì a giudicare dalle centinaia di conflitti attualmente in corso in tutto il mondo, molti dei quali vedono le potenze occidentali tra i protagonisti. Secondo Von Klausewitz, la natura della guerra è la risultante di tre forze inseparabili: il cieco istinto (odio, inimicizia...), la libera attività dell'anima (valore militare, gioco d'azzardo, strategia...), la pura e semplice ragione (la politica) che è l'unico elemento razionale. Se dunque la guerra è «vero strumento della politica», allora l'unico sistema per fermarla non può essere che affidarsi alla politica, «l'unico elemento razionale» che ci rimane..

5



Intervista a EDUARD HABICHER Le sculture astratte di Eduard Habicher sono il prodotto di una idea artistica e poetica e, al contempo, di una tecnica di lavorazione di un materiale particolarmente impegnativo come l’acciaio. Le due realtà non possono sussistere l’una senza l’altra. Nella realizzazione delle opere le sue tecniche assolutamente personali seguono due differenti direttrici che conducono a risultati espressivi, materici ed estetici molto diversi tra loro. Nella prima, egli parte da lamiere di acciaio inox che taglia, sagoma, martella, incurva, piega, arrotonda, salda tra loro per creare dei gusci autoportanti, smerigliandone tutti gli spigoli e lucidandoli a specchio per creare delle complesse forme libere, irregolari, organiche. Le sculture così ottenute, presentano un andamento morbido e naturale composto da un susseguirsi di superfici concave o convesse che riflettono la luce e il contesto spezzandolo in mille colori. L'altro filone della sua ricerca plastica, quello che ha contribuito a rendere famoso Habicher, è il suo utilizzo di putrelle di acciaio, profilati sagomati a doppio T, con cui egli "costruisce" nello spazio strutture filiformi, spesso topologicamente complicate, che poi colora di un rosso brillante. Questo sistema esecutivo si differenzia in modo sostanziale dal precedente perché si basa sulla “connessione” di elementi industriali dotati di sezione uniforme, che lo scultore “manipola” (con tanta fatica e lavoro!) per piegarli alla propria idea. La fredda geometria che la putrella porta dentro di sé viene contestata dall'artista il quale interviene deformandola, piegandola, torcendola nello spazio per mitigarne la rigidità tecnologica con l’intento di annullarne il peso ottico e fisico e sfruttandone le proprietà elastiche per creare sculture che oscillino e vibrino quando toccate. L'acciaio, metafora di durezza e resistenza, subisce una metamorfosi in materiale malleabile dotato di leggerezza, elasticità e flessibilità e le putrelle si sublimano in un segno grafico preciso e continuo, un gesto veloce che si muove apparentemente privo di peso nell'aria. É come se Eduard volesse trarre dalla materia "inanimata" forme dotate di vita propria, capaci di esprimere attraverso le tensioni che vi sono imprigionate e il movimento nello spazio, la loro energia interiore. Paolo Tomio a sinistra: GOMITOLO (in primo piano) e PENDOLO GRANDE, 2016, putrella, 650 x 282 x 250 cm

in basso: ANNOTAZIONE, 2010, putrella 280 x 800 x 70 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla scultura? Già da ragazzino stavo molto tempo a disegnare e a dipingere e notavo con meraviglia che realizzare una figura in forma tridimensionale mi dava più soddisfazione che eseguirla come disegno bidimensionale. Così, da autodidatta, mi sono messo a intagliare delle sculturine in legno; figure per il giardino o da inserire in piccole costruzioni esistenti intorno a casa. Dopo le medie, seguendo il vivo consiglio dei miei genitori che, preoccupati sottolineavano tutte le difficoltà, non ultime quelle economiche, che una vita da artista avrebbe comportato, non andai all'Istituto d’arte in Val Gardena

CASA DEL POETA, 2009, putrella e lastra d’acciaio 270 x 340 x 140 cm, Centro per la ricerca dell’energia alternativa, Berlino

come sarebbe stato mio desiderio, ma frequentai il liceo scientifico! Col senno del poi, non era del tutto sbagliato perchè così potei acquisire gli input per avvicinarmi ad un tipo di cultura più generale. Dopo la maturità scelsi io di seguire il corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dopo aver superato l'esame di ammissione; e lì ho iniziato anche a studiare con impegno la storia dell’arte, a interessarmi di teorie del micro e macrocosmo e di certi punti di contatto di questo mondo postulato dalla fisica con quello invece inerente a teorie dell’antica India e di filosofia zen. Infatti, da questo mondo mi venivano stimoli per la ricerca artistica, che lentamente e faticosamente si cominciava ad evolvere al di fuori dagli schemi dell’Accademia. Penso al concetto di spazio non più cartesiano ma fluido, spazio aperto e in continua espansione; alla


LIBERA-MENTE, 2021, putrella e piastra d’acciaio 600 x 450 x 250 cm

materia come energia, alla mente umana come contenitore della realtà percepita. C’è una serie di lavori di questo periodo che, con luci e ombre, indagano la realtà. Partivo dalla forma tridimensionale nello spazio, materica e tangibile, la proiezione di una sua ombra costruita, artificiale accanto all’ombra proiettata dalla luce, naturale o artificiale che fosse, su un piano ortogonale e infine la proiezione

cerebrale - come processo mentale non visibile né tangibile. L’evidenza della predominanza in questa serie di piani paralleli di un piano puramente mentale, quale creatore di percezione e interpretazione di realtà, che riesce a dare un senso anche intenso a fatti che potrebbero essere solo marginali.

9


VOLTA GALATINA, 2013, putrella, 523 x 615 x 660 cm

di Donatello, sul modellato di Arturo Martini e il suo scritto sulla scultura - lingua morta, sui volumi appena percepibili nei ritratti egizi, della scultura etrusca con la sua „spinta dall’interno“.

Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti che più ti hanno influenzato? Le sculture metalliche della fine degli anni '70, inizio '80, prima in ferro e in un secondo momento in acciaio inossidabile, erano forme nello spazio ridotte nel disegno del profilo e ridotte pure nel loro volume: per esprimere un massimo di tensione attraverso il volume questo si riduceva ad una sezione a mandorla. Un volume non tondo, tondo dove le tensioni interne tendono ad equilibrarsi, e ridotto a livello di un foglio che a sua volta comporta la dissoluzione completa dell'energia tensionale. Qui potrebbero essere citate le mie riflessioni fatte sulla scultura e soprattutto sul bassorilievo

Quando e come sei arrivato alle tue sculture astratte “costruite” con strutture lineari metalliche? Nel mio lavoro ho perseguito la strada della rarefazione del profilo e del volume, ottenendo così maggior forza e tensione e le sculture non solo hanno acquisito un senso di leggerezza, pur lavorando con materiali pesantissimi, ma inondate dalla luce quasi si trasformano loro stesse in linee di energia nello spazio.

10


Le tue sculture, sia le prime in acciaio inox, sia quelle in putrelle verniciate, sono studiate in funzione del contesto naturale e artificiale in cui saranno collocate? Sempre riferendomi alle sculture ambientali grandi, le strutture tridimensionali modellate in acciaio inox riflettono la luce e specchiano l’ambiente circostante e per la loro forma esile vengono assorbite o mimetizzate dal ambiente

in cui sono inserite. Questo vale soprattutto per il mondo urbano, con le sue insegne, cartelli pubblicitari e luci varie. Da questa osservazione nasce la necessità di inondare la superficie di questo tipo di scultura di un rosso particolare, molto luminoso, visivamente in grado di reggere anche i contesti urbani più difficili e irrequieti. IM-BALLO, 2010, putrella e lastra d’acciaio 280 x 300 x 200 cm, coll.priv. Graz


Resta l’impressione della linea di forza luminosa scattante attraverso lo spazio.

Le seconde, più pesanti e di grandi dimensioni, realizzate con profilati industriali di acciaio verniciati di rosso? In un secondo momento questa forma in acciaDADO-WUERFEL, 2017, putrella 120 x 130 x 140 cm

io inox, verniciata in rosso oppure senza colore, venne accompagnata da putrelle in acciaio da costruzione, sempre dipinte dello stesso rosso. Queste travi non vengono utilizzate come escono dalla fabbrica, ma vengono modellate, formate, piegate, ritorte come si potrebbe fare con un pezzo di gomma o di creta. Qui il lavoro (scultoreo) riesce a stravolgere il senso originario delle travi d’acciaio da espressione di razionalità, di matematica prevedibilità


FUMOSTRETTO, 2015, collage, acciaio e fumo su cartone, 100 x 70 cm

APERTURA, 2016, collage, acciaio e fumo su cartone, 100 x 70 cm

del suo comportamento statico, di predeterminato calcolo della flessione sotto un certo peso, in un elemento ludico, giocoso e fantasioso. Dalla rigida logica da ingegnere al movimento gioioso e libero.

fa scaturire tutto intorno, cambia addirittura la percezione dello spazio esistente, naturale o architettonico che sia. A volte crea passaggi che invitano all’attraversamento, altre, cupole imponenti, capanne sognate o disegnate nell’aria, barche, mezzi di lacerazione che permettono viaggi mentali…

La tua ricerca sembra più rivolta al segno della linea nello spazio, alla leggerezza, al movimento che a trovare una forma scultorea compiuta?

Qual è la tua relazione con lo spazio che delimiti con le linee rosse spezzate, dove pieno e vuoto, esterno e interno, sono labili e ambigui?

Anche se il volume è stato ridotto all’essenziale, cioè alla sua anima portante, questo è un lavoro plastico, tridimensionale, lavorato e plasmato, scultura in senso compiuto. Infatti non parliamo di installazione ma di scultura. Questa scultura non solo occupa una sua porzione di spazio, ma lo crea nel suo interno e lo

Lo spazio che voglio non è un luogo chiuso, vincolante ma aperto, fluttuante, dove interno ed esterno si compenetrano continuamente, dove la struttura metallica è percepita nella sua presenza, sentita per la sua fisicità e dove la sua 13


leggerezza sottolinea il senso di protezione, una carezza, quasi. Pur nella sua concretezza materiale, diventa uno spazio mentale, un tentativo di rendere tangibile lo spirituale.

busto, tanto per fare qualche esempio. Spesso così nascono piccoli lavori, a volte più intimi e poetici rispetto al forte impatto dei lavori spaziali. Tra questi materiali cerco di far nascere un dialogo, un contrasto, un'armonia.

Cosa cerchi nell’unione tra l’inox e i materiali grezzi come il vetro, il legno combusto, la pietra?

Parallelamente alla scultura, realizzi dipinti, collage e anche immagini “grafiche” utilizzando una tecnica molto particolare?

A volte nella mia scultura si impongono accostamenti di materiali contrastanti: quello già accennato dell’acciaio inox con la putrella, uno di questi due materiali con i blocchi di vetro di Murano, l’acciaio inossidabile col legno com-

Di contrasto vive pure il mio collage, dove il fumo denso e nero oppure delicatissimo ed evanescente viene depositato sul cartone o sulla carta e "aggrappato“ ad essi con degli elementi di metallo: questo metallo, acciaio inox pure qui, non rimane piatto ma modellato a ri-

GUSCIO, 2018, putrella, 450 x 750 x 430 cm Palazzo Ducale, Mantova

14


pensate per attraversare l’universo stesso.

lievo, trasportando così la scultura direttamente dentro al disegno… I collage sono lavori che si relazionano alla scultura per più vie: per esempio attraverso i materiali, la resina rossa bicomponente usata come colore è quella delle sculture spaziali; anche il fumo condensato e fermato sulla carta è consueto in quella parte dello studio che uso per saldare e lavorare a mola, pure il metallo applicato su questi collage è lo stesso acciaio inossidabile usato per le sculture. La lavorazione e modellazione di questo acciaio che avviene prima di fissarlo sulla carta o sul cartone, fa si che si trasformi in rilievo. A volte nei collage sviluppo delle sculture utopiche, che qui posso fare, cioè strutture spaziali che in realtà non potrei mai realizzare perché

I disegni colorati di sculture sono opere autonome o ti servono anche per creare i lavori veri? Prima di realizzare la scultura, a volte fermo l’idea buttando giù uno schizzo veloce a matita o a penna, su qualsiasi supporto a portata di mano. Se invece il progetto deve essere compreso da un committente o da un interessato, il disegno viene elaborato al computer e inserito in un ipotetico contesto ambientale, in maniera che addirittura qualcuno pensi che questo sia il lavoro finito e già fotografato.

UNI-VERSO, 2018, putrella, 523 x 615 x 660 cm Palazzo Accursio, Bologna, Piazza Maggiore,

15


Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

problematiche complesse e, come ogni espressione specifica, ha bisogno di conoscenza, frequentazione e sensibilità anche da parte del fruitore. L’arte è parte integrante della vita dell’ artista, è l’espressione della sua interiorità e come tale trasmette emozioni e messaggi. Non ha bisogno di proclami ma si compie in silenzio.

Non mi pongo il problema della riconoscibilità del lavoro, viene da sè.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? Come pure la bellezza, se esiste in qualche lavoro, non è ricercata, ma bensì quasi un prodotto collaterale della lavorazione.

E per finire chi è l’artista? L’artista si distingue dal creativo per l’ossessione con la quale l’arte lo possiede, per la necessità e l’urgenza con la quale la compie, per la passione e l’amore totale con cui si dedica a questa sua vocazione.

Cosa è per te l’arte? L’arte è un linguaggio che si occupa anche di in basso: VIAGGIO, 2010, putrella e acciaio inox 380 x 220 x 1300 cm, Punta del Este, Uruguay

a destra: SONDARE LA DIMENSIONE, 2016 putrella, 200 x 200 x 150 cm, Palazzo Ducale Gubbio, (primo premio e premio d’acquisto)

16


17


Danimarca a Roma. Una breve selezione di mostre lo vede nel 2002 alla Fondazione Carima di Macerata, nel 2005 al Museo Michetti di Francavilla al Mare, alla Galleria Niccoli di Parma; nel 2006 al Museo della Scultura di Matera; nel 2008 alla Galleria Civica di Arezzo, alla Fondazione Prometeo di Parma, alla Galleria Buonanno di Trento; del 2010 e' la scultura permanente del Parco delle Terme di Merano, una grande scultura nel lago della Fundacion Atchugarry (URY); nel 2010 alla Galerie Son e inserito nel contesto urbano lungo il fiume Spree a Berlino (D) come nel cortile della Wallstrasse 16 e alla EUREF (centro europeo per la ricerca sulle energie alternative); nel 2011alla Galleria G7 di Bologna e nel 2012 alla Galleria Merano Arte di Merano e nel Museo Archeologico di Castel Tirolo; 2014 alla Galleria Goethe di Bolzano, Galleria Melesi di Lecco; nel 2016 al Palazzo Ducale di Gubbio, dove gli viene assegnato il primo premio per la scultura “Misurare lo spazio“; nello stesso anno allestisce una grande mostra personale distribuita tra le varie piazze urbane di Feldbach (A), all' interno della vecchia fabbrica Kugelmühle e al Kiesingerhaus. Nel 2017 un grande lavoro fisso viene collocato all' interno del Duomo di Bolzano in commemorazione dell' antifascista J. Mayr Nusser. Al MAMBO (di Bologna) e’ presente, all interno della mostra „ a modo mio“ con tre sculture; sia nel 2017 che nel 2018 e’ invitato a installare una scultura ambientale sulla piazza della fiera di Karlsruhe. Sempre nel 2018 allestisce mostre personali: alla Galleria Alessandro Casciaro con opere di grandi dimensioni collocate nel Parco Capuccini, a Milano al Politecnico e nel Trentino a Forte Strino. Vince il concorso per la scultura di notevoli dimensioni per Piazza Castello all’ interno di Palazzo Ducale a Mantova. Segue una personale alla Galleria Casciaro di Bolzano, con sculture nel Parco pubblico di Via Capuccini; un’ altra a Bologna alla G7 con una scultura ambientale in Palazzo Accursio- Piazza Maggiore. Nel 2020 nel contesto di “Lockout“ al forte di Fortezza presenta un’ ampia sala con sculture e collage; nel 2021 e’ presente alla mostra „Work in progress“ al Museo Carandente di Spoleto per il quale realizza pure una grande scultura che viene collocata in Piazza Collicola; dello stesso anno e’ l’ installazione fissa sul lungomare di Albissola (Museo all’ aperto) e una scultura di grandi dimensioni per una rotatoria a Laives (BZ) Ultimamente la Rai di Bolzano ha messo in onda due videodocumenti: uno sulle sculture di Habicher e l’ altro sul concerto „Eduard tonale Nr.1“, eseguito da due star mondiali come Joey Baron e Robyn Schulkowsky, suonando le sculture metalliche nel grande studio nuovo.

EDUARD HABICHER e' nato nel 1956 a Malles- Val Venosta e si e' diplomato all' Accademia di Belle Arti a Firenze; vive e lavora a Rifiano - Merano. Nell' arte di Habicher basilare e’ l’ idea della scultura che penetra lo spazio e che a sua volta e’ attraversata dallo spazio; libera, deforma, converge o scioglie le proprie energie, assume una nuova dinamica che coinvolge anche lo spettatore. Formalmente egli trasforma i parametri essenziali della scultura quali peso, equilibrio, statica e volume nel suo tema dominante quale peso e leggerezza, movimento e spazio, levitazione e oscillazione. Alla sua prima mostra personale a Bari nel 1982, fanno seguito esposizioni a Bolzano, Milano, Firenze. 1986, anno in cui un suo lavoro viene acquisito dal Padiglione d' Arte Contemporanea di Milano, dalla Galleria Civica di Bologna, al Frankfurter Kunstverein, alla Galleria Civica d' Arte Contemporanea di Trento e a quella di Arezzo nel 1993. Altri lavori suoi si trovano nelle collezione del Museion di Bolzano, nella Collezione del Disegno di Salo’ e in quella di Modena; nel Landhaus di Innsbruck come al Museum Ferdinandeum della stessa citta’, anche il Museo della scultura di Matera inserisce un suo lavoro nell’ esposizione. Nel 2003 presenta una importante mostra personale al Castello di Pergine e nel 2006 installa sugli spalti medievali di Castel Firmiano, trasformato in Museo della Montagna da Reinhold Messner, tre grandi sculture in acciaio inox e putrella di costruzione colorate in rosso che formano un suggestivo connubio fra l' antico e la leggerezza aerea del suo lavoro. E' presente, tra i più interessanti scultori internazionali in mostre collettive in vari musei del Sudamerica, alla Kärntner Landesgalerie di Klagenfurt, al Parco del New Art Centre di Salisbury (Gran Bretagna), all' Accademia di

18


ics

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2022 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.4 2022 Periodico di arte e c2ultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.4 - Aprile 2022

icsART

ABISSO-ABGRUND, 2006, putrella, alt. 30 m, Museo MMM di R. Messner, Firmiano - Bolzano

19


MERCATO DELL’ARTE ? di vita solitario e di volontario isolamento. Inoltre, nel corso della sua carriera l'artista si è concentrato quasi esclusivamente su nature morte e paesaggi e, nonostante la sua arte sia stata giudicata dalla critica del tempo inattuale, oggi è uno dei pittori italiani più apprezzati internazionalmente. Primogenito in una famiglia della piccola borghesia bolognese, data la sua precoce predisposizione artistica nel 1907 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna raggiungendo inizialmente ottimi voti che registrano un progressivo calo a testimonianza della sua insofferenza per l’insegnamento accademico, diplomandosi infine a fatica. È invece influenzato da Cézanne e gli impressionisti francesi, e sebbene si avvicini anche ai nuovi movimenti contemporanei come il futurismo e il cubismo, i suoi veri interessi lo portano a orientarsi e approfondire la pittura dei maestri antichi. Nel 1915 è arruolato nell'esercito ma dopo due mesi viene ricoverato e poi rimandato a casa e congedato a causa di una grave forma di astenia che lo costringe a rallentare anche la produzione artistica negli anni successivi. Nel 1918, attratto dalle opere di Carrà e de Chirico, realizza opere di genere metafisico, ma si tratta di una breve parentesi; a partire dagli anni Venti le sue pitture si fanno più plastiche, comincia l'epoca delle nature morte, della metafisica degli oggetti più comuni, vasi, bottiglie, caffettiere, brocche, forme familiari e universali che diventano i protagoniste delle “scene” che allestisce nel suo studio. Il 1919 è la data del decisivo ingresso delle opere di Morandi nella vita culturale italiana: appare sulla rivista "Valori Plastici" di Mario Broglio il quale lo lega in esclusiva alla sua società di promozione artistica esponendo nel ‘21 alla mostra di Berlino e a diverse importanti mostre. Con la chiusura

GIORGIO MORANDI (1890-1964) NATURA MORTA, 1940, olio su tela incollata su masonite, 37,5 x 50 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 4.332.500 (€ 3.914.150) (vedi a pag.28). La storia del pittore e incisore Giorgio Morandi, è piuttosto semplice da raccontare poiché egli ha vissuto per tutta la vita a Bologna, la sua città, nella stessa casa, lavorando nella sua stanza da letto nel modesto appartamento al centro di Bologna condiviso con le tre sorelle nubili dato che non si era sposato, conducendo uno stile NATURA MORTA, 1953, olio su tela, 41 x 53 cm venduto Christie's London 2011 a GBP 1.385.250 (€ 1.651 000)

20


GIORGIO MORANDI della rivista, nel '22, e l’imporsi del nuovo stile classicista, Morandi rimane isolato e penalizzato anche nelle vendite così che deve vivere del suo insegnamento del disegno nelle scuole elementari. In quegli anni difficili si dedica con passione all’incisione ad acquaforte, innovando con sofisticate e ardite ricerche chiaroscurali la tradizione italiana. A partire dal ’26 le sue stampe sono pubblicate dal periodico di fascismo strapaesano "Il Selvaggio" che si ispira alle tradizioni schiettamente paesane, contro ogni forma di cosmopolitismo o esterofilia. In una breve autobiografia del 1928 Morandi dichiara: «Ebbi molta fede nel Fascismo fin dai suoi primi accenni, fede che non mi venne mai meno neppure nei giorni più grigi e tempestosi». Grazie all’appoggio di “Strapaese” che vede nel suo lavoro i valori del “fascismo delle origini”, ottiene nel ‘30, senza concorso e per chiara fama, la cattedra di Tecniche dell'incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Espone anche alle Biennali veneziane ed alle Quadriennali romane facendo parte per alcuni anni della commis-

sione di accettazione e nel '39, alla 3°edizione della Quadriennale. I suoi dipinti sono inconfondibili sia per la ripetizione con minime variazioni degli stessi soggetti in composizioni perfettamente equilibrate, sia per la semplificazione delle forme e l'uso delle tonalità calde all’interno di una tavolozza quasi monocromatica. È guidato solo dalla preoccupazione di coniugare spazio, luce, colore e forma, per creare uno spazio pervaso da un' atmosfera di silenzio e meditazione. Egli predispone i suoi “modelli” sul tavolo isolandoli dal loro contesto e privandoli della luce in modo da renderli opachi, oggetti che divengono pura forma capace di esprimere l’essenza stessa di sé. L'importante esito del suo lavoro è di aver saputo conciliare il genere tradizionale con lo spirito astratto del suo tempo poiché, come ha scritto: «Credo che nulla sia più astratto della realtà». Incallito fumatore, Giorgio Morandi muore per cancro ai polmoni a Bologna nel 1964, a 73 anni. NATURA MORTA, 1941, olio su tela, 34,8 x 49,1 cm, venduto da Christie's New York 2019 a $ 2.415.000 (€ 2.181.400)


L'ARTE DELL'OCCULTAMENTO La stilista ventitreenne Karabou Mathebula, nata a Durban, Sudafrica, ma residente dall'età di dieci anni a Parigi, ha seguito le orme dei genitori, il padre manager nell'import-export di tessuti e la madre artista e designer di stoffe e tessuti etnici per la moda. Il fatto di aver vissuto a Durban, città anglofona, liberale, indiana e zulù, oggi il più grande porto del subcontinente e destinazione turistica molto apprezzata, così come una forte presenza di indiani e di bianchi, le hanno permesso di entrare in contatto con culture e lingue di tutto il mondo. Quando il padre è stato trasferito alla succursale di Parigi, Karabou si è iscritta Académie des beaux-arts e dopo la laurea ha frequentato l’Institut français de la mode (IFM) una Grande Ecole privata francese dedicata alla formazione e alla ricerca nell'industria della moda, del lusso, del design e del tessile. Classificata più in generale tra le aziende creative

tra i primi al mondo per master in creazione e programmi di gestione della moda, ha completato la formazione della giovane che ha potuto sviluppare alcuni filoni di creatività sia pura che applicata. Per ragioni legate alle sue esperienze giovanili in Sudafrica dove aveva avuto la possibilità di osservare e studiare dal vivo molti animali selvatici, zebre, giraffe, leoni ecc. per approfondire un tema che da sempre l'affascinava: la loro capacità di mimetizzarsi e occultarsi grazie al camouflage naturale del loro mantello. Questa analisi era stata l'argomento trattato nella sua tesi in pittura all'Accademia e anche di quella sulla moda e sui tessuti all'IFM. Grazie al primo premio vinto al Concorso per i giovani laureati finanziato dalle case di moda, Mathebula ha potuto far realizzare dalla sartoria gli abiti da lei disegnati e allestire a suo piacere le sale della galleria situata nella Cité de la mode et du design di Parigi.


CAMOUFLAGE URBAIN

L’allestimento predisposto da lei personalmente delle sale è consistito in una "decorazione pittorica 3D" a strisce spezzate e intersecate, eseguite con tonalità delicate e cangianti che ricordano elementi naturali, che ricoprivano tutte le superfici interne, pareti, soffitto e pavimento compresi. Gli elementi distintivi delle sue opere tridimensionali sono quelli della fluidità e di una disinvoltura creativa che trascina e coinvolge con la sua energia spontanea i sensi dell’osservatore il quale rimane imprigionato in un intrigante spazio optical. Per dimostrare le potenzialità del camouflage naturale anche in ambienti artificiali, l'artista si è esibita in una performance nel corso della quale si muoveva a passo di danza attraverso le varie sale seguendo il ritmo di una musica tribale Bantù e cambiando di volta in volta i suoi

abbigliamenti mimetici per riuscire a "scomparire" nel caos ottico e psichicco creato dal reticolo intricato di figure colorate sulle pareti. Al di là dell'utilità pratica di un "Camouflage urbain" (cammuffamento urbano), come l'ha chiamato ironicamente lei, il fatto di poter trasferirne queste rappresentazioni tridimensionale su un superficie piana come la tela di un dipinto o il tessuto di un abito, le ha permesso di accedere a uno spettro di composizioni astratte estremamente complesse e articolate suscettibili di essere utilizzate nel campo della moda, come hanno dimostrato i tessuti personalizzati dei divertenti completi da lei indossati. In ogni caso, nell'arte oppure nel design di vestiti o tessuti, sembra abbastanza prevedibile che la futura carriera di Karabou sarà roseo e sicuramente meno complicato delle sue texture. 23


LA TOILET DELL'ARCHISTAR

Quello della qualità dei servizi pubblici è un problema in gran parte del mondo, e quindi anche in Giappone, dove i servizi igienici hanno uno standard più elevato rispetto alla maggior parte dei paesi i cittadini nutrono dei dubbi sul fatto che questi bagni siano puliti e sicuri. Anche se potrebbe sembrare un tema troppo banale oppure poco nobile, per tentare di risolverlo in modo innovativo la Nippon Foundation tramite "The Tokyo Toilet Progect" ha incaricato 17 designer e architetti - alcuni di fama mondiale - di progettare altrettanti servizi igienici da ubicare all'interno di zone pubbliche come parchi, piazze e vie del centro. Le proposte presentate sono state le più varie, alcune si sono limitate a reinventare sul piano funzionale o estetico questi spazi con risultati

spesso particolarmente positivi ma una delle più interessanti che ha colpito gli addetti ai lavori e anche l'opinione pubblica internazionali è quella elaborata dall'architetto Shigeru Ban il quale ha vinto nel 2014 Pritzker Architecture Prize (il Nobel degli architetti) e non si è limitato a ottimizzare questi luoghi deputati a una finalità apparentemente secondaria spesso penalizzata dalla realtà quotidiana e dalla disattenzione dell'ente pubblico ma, come ha spiegato, ha affrontato il tema dei bagni pubblici in modo assolutamente radicale: «Ci sono due cose di cui ci preoccupiamo quando entriamo in un bagno pubblico, specialmente quelli situati in un parco. Il primo è la pulizia e il secondo è se c'è qualcuno all'interno». Per risolvere entrambi i problemi ha inven-


STORIA DELL’ARTE

tato dei servizi pubblici chiusi da una vetrata completamente trasparente che consente agli utenti di controllare - senza dover entrare - la pulizia e se qualcuno sta già usando il bagno. Quella che potrebbe apparire un'idea esagerata e impraticabile è stata risolta brillantemente con l'utilizzo di vetri stratificati coloratissimi in cui è inserito un film a cristalli liquidi LCD che, quando l'utente chiude la porta col chiavistello, diventano automaticamente satinati e non permettono più di vedere l'interno e assicurano una (quasi) completa privacy (vedi immagini in basso) che «svanisce» non appena viene aperta la serratura e i vetri ritornano trasparenti (vedi immagini in alto). Ogni blocco è diviso in tre volumi occupati da un bagno per donne, per uomini e una struttu-

ra accessibile, ognuno differenziato da vetri di tinte diverse scelte anche per intonarsi ai colori dei due parchi in cui sono stati collocati. Il fatto che si possa sapere da lontano se il bagno non è occupato poiché l'esterno in vetro è trasparente, li rende particolarmente utili e sicuri con il buio. L'architetto ha sottolineato che «di notte, la struttura illumina il parco come una bellissima lanterna», o anche come una vivace e luminosa installazione minimalista. Questa proposta di Shigeru Ban ha sollevato molto interesse (e anche qualche perplessità) perché va a toccare nel profondo stereotipi e tabù consolidati rivoluzionando l'immagine sociale e simbolica di questi "servizi pubblici". Forse la sua non è una soluzione adatta ad ogni cultura ma, almeno in Giappone, pare funzioni.



Aprile 2022, Anno 11 - N.4

News dal mondo GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1940

pag. 28

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1939

pag. 29

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1930

pag. 30

GIORGIO MORANDI

NATURA MORTA, 1923

pag. 31

NATURA SMORTA, 2012

pag. 32

Omaggio a GIORGIO MORANDI

27


GIORGIO MORANDI, NATURA MORTA, 1940, olio su tela incollata su masonite, 37,5 x 50 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 4.332.500 (€ 3.914.150).

28


29

GIORGIO MORANDI, NATURA MORTA, 1939, olio su tela 32 x 56,5 cm, venduto da Christie's London 2015 a GBP 2.546.500 (€ 3.035.300).


GIORGIO MORANDI, NATURA MORTA, 1930, olio su tela 55 x 61 cm, venduto da Phillips New York 2018 a $ 1.935.000 (€ 1.747.890).

30


31

GIORGIO MORANDI, NATURA MORTA, 1923, olio su tela 45 x 53 cm, venduto da Christie's Milano 2018 a € 2.062.700



PAOLO TOMIO: Omaggio a GIORGIO MORANDI "NATURA SMORTA", 2012, fine art su tela 180 x 126 cm


ics

ART


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.