icsART 2022 N.2 Ulrich Egger

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PERIODICO della icsART N.2 - Febbreio 2022

icsART


In copertina: ULRICH EGGER, DESTRUTTURAZIONE, fotoprint su aludibond, legno dipinto e plexiglas 100 x 100 x 6 cm


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icsART

sommario Febbraio 2022, Anno 11 - N.2

Editoriale

Premio Attila

pag. 4

Politica culturale

Richard Rogers

pag. 5

Intervista a un artista

Ulrich Egger

pag. 6-19

Mercato dell’arte?

Salvador Dalì

pag. 20-21

Arte fallace

Vero e/o falso?

pag. 22-23

Storia dell’arte

Lamborghini Countach LPI 800-4

pag. 24-25

News dal mondo SALVADOR DALÌ

PRINTEMPS NÉCROPHILIQUE, 1936

pag. 28

SALVADOR DALÌ

PORTRAIT DE PAUL ÉLUARD, 1929

pag. 29

SALVADOR DALÌ

L'ANGELUS, 1934-35

pag. 30

SALVADOR DALÌ

MOMENT DE TRANSITION, 1934

pag. 31

"L'ENIGMA DELLA VITA", 2022

pag. 32

Omaggio a SALVADOR DALÌ

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

ATTILA CINGOLANI Cos'è il Premio Attila? «Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana che incorona vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace». A gennaio, dopo una votazione online in cui è risultato il più votato in assoluto, è stato assegnato il Premio Attila 2021 a Mario Draghi. La cosa non stupisce perché il banchiere Draghi, nel tentativo di far ripartire l'economia italiana, ha applicato l'unico modo che ritiene e ha sempre ritenuto valido: privatizzare e liberalizzare i beni pubblici per stimolare imprenditori-investitori-speculatori a perseguire il loro interessi in modo che - sui tempi lunghi - l'egoismo di pochi produca indirettamente degli effetti positivi sull'intera società. Naturalmente, se scateni gli istinti animali e riduci i controlli dello Stato (vedi riforma Cartabia), è assai improbabile che l'Ambiente ne esca migliorato (vedi ponte Morandi), almeno che non si creda alla favoletta dell'autoregolazione di un sistema economico

lasciato libero di arricchirsi. Che poi è proprio la ragione per cui ci troviamo in questa situazione ambientale ed economica disperata. Il secondo posto del Premio Attila è stato "vinto" dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, scienziato-manager (in aspettativa) di Leonardo che doveva condurre l'Italia verso la svolta green ed è riuscito invece a inimicarsi tutte le associazione ambientaliste. Voluto fortissimamente dall'"Elevato" Beppe Grillo il quale gli aveva attribuito il titolo di "Supremo", Cingolani deve adeguare l'Italia agli obbiettivi ecologici dettati dall'Unione Europea e sottoscritti da tutti i paesi, ma si è rivelato un Dr.Jekill e Mr.Hide che odia l'ambiente e vuole riportare indietro il Paese di qualche decennio. Finora è accusato: di favorire il ritorno al nucleare (nonostante sia stato bocciato in due referendum), di non rispettare gli obiettivi sul clima, di non affrontare il tema dell’inquinamento atmosferico, di non investire sul trasporto pubblico, di aver consentito le trivellazioni marine, di non aplicare le norme europee sulla messa al bando delle plastiche monouso, di non avere un piano per le energia alternative... e così via. 4


POLITICA CULTURALE RICHARD ROGERS Lo scorso dicembre è morto l'architetto Richard Rogers all'età di 88 anni. Uno degli architetti più influenti e autore di alcuni degli edifici internazionali più iconici, basti citare una delle sue opere più importanti, il Beaubourg di Parigi progettato con Renzo Piano (diventato poi Centre Pompidou per volontà del Presidente francese). Nel 1971 due giovani architetti sconosciuti, Rogers (38 anni) e Piano (34 anni), si associarono per partecipare al concorso internazionale per il Centre Beaubourg. a Parigi che inaspettatamente vinsero con un progetto avveniristico scelto tra i 680 partecipanti. Un progetto rivoluzionario che ha cambiato Parigi, l'architettura moderna, l'idea di museo e le carriere dei due architetti che in seguito hanno lavorato separatamente in tutto il mondo. Una curiosità poco conosciuta è che l'inglese Rogers, in realtà è nato a Firenze nel 1933 da padre veneziano e madre triestina, ebrei italiani costretti a emigrare a Londra a causa delle leggi razziali fasciste. Inoltre, non brillava a scuola e non disegnava bene perché dislessico. Il Beaubourg darà il via all'high-tech, l'ultimo

grande stile architettonico del XX secolo diffuso a livello internazionale, simbolo della fede nel progresso e dell'ottimismo nel futuro. La tecnologia è evidenziata e messa in mostra, tutti i piani sono liberi e flessibile, le strutture portanti sono portata all'esterno dell'edificio, così come tutto le scale mobili, gli ascensori e i servizi. tecnologici. Nella facciata posteriore le tubazioni sono completamente lasciate a vista e ogni colore rappresenta una funzione: il blu per l'areazione, il verde per l'acqua, il rosso per i sistemi di movimentazione, il giallo per l'elettricità, il bianco per la struttura principale il grigio per le strutture secondarie. Un codice cromatico "funzionale" e allo stesso tempo "artistico". Dopo questo primo capolavoro a due mani. Rogers ha sempre applicato coerentemente la stessa metodologia progettuale a tutti gli edifici che realizzava anche se via via venivano alla luce pesanti problematiche nella manutenzione di tutte le componenti edilizie esposte agli agenti atmosferici. E, nel frattempo, la nuova architettura prendeva strade decisamente diverse abbandonando il funzionalismo tecnologico hightech per ritornare alla ricerca della forma.



Intervista a ULRICH EGGER Nel ricco panorama degli artisti altoatesini, Ulrich Egger si è creato un proprio ambito esclusivo in cui, approfondendo sia singolarmente sia in comunione tra loro le sue due grandi passioni, la scultura e la fotografia, ha sviluppato un linguaggio del tutto personale definito dalla critica, “fotoscultura”. L’altra caratteristica che contribuisce a rendere i suoi lavori ben riconoscibili, è la presenza delle immagini di edifici e abitazioni abbandonate, in rovina o degradate dal tempo e dagli uomini. Egger, infatti, ama documentare fotograficamente realtà urbane dure, inquietanti, urtanti, dolorose che poi in studio modifica e integra intervenendo con materiali industriali che, esaltandone drammaticamente il senso, le riattualizzano. Il suo impegno per riportare alla vita questi "reperti di archeologia contemporanea” si carica di implicazioni sociologiche, antropologiche, etiche, politiche che si traducono nel recupero concettuale ed estetico delle storie di quotidiana umanità che stanno dentro e dietro a una insospettabile e inesplorata “bellezza del degrado”. Gran parte delle sue opere nascono dall'interazione di questi tre filoni artistici indipendenti, : le fotografie, le foto-sculture di cui si è detto, gli assemblage e le installazioni in cui gli object trouvé, vecchi infissi di legno bianchi, dialogano con le nuove tecnologie: immagini fotografiche monocrome, lamiere in acciaio Corten, lastre di plexiglass, cemento a vista. La ricerca di Egger si muove in bilico tra analisi critica di uno sviluppo inarrestabile, caotico, irresponsabile e nostalgia utopica di un mondo più giusto in cui ritrovare i difficili equilibri tra Uomo e Natura. La sua volontà di denunciare la dicotomia, forse insanabile, tra tecnica e umanesimo, si ritrova in tutti i suoi lavori, bi o tridimensionali, prodotti della sua straordinaria sensibilità fondata su rigorose composizioni geometriche: griglia ordinatrice, vuoto, pieno; su materiali architettonici: vetro, legno, ferro, cemento; su raffinati cromatismi che privilegiano le tinte neutre e astratte: bianco, nero, grigio, bronzo. Ulrich sembra voler dimostrare che la bellezza si trova ovunque, basta saper guardare oltre le mere apparenze per vedere l’essenza di una realtà molteplice e multiforme. Paolo Tomio a sinistra: CONDITIO HUMANA, finestre dipinte in nero e ferro

in basso: HOTEL, finestre, stampa digitale, acrilico e neon, 87 x 200 x 34 cm


Quando hai cominciato a interessarti all'arte e alla scultura?

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che più ti hanno influenzato?

A 17 anni ho avuto l’occasione di visitare l’Accademia delle Belle Arti di Carrara e Firenze. Questo perché al tempo mia sorella frequentava il corso di pittura a Firenze. Osservavo gli studenti durante le lezioni, ed e così che mi sono innamorato della scultura. Da ragazzo avevo avuto esperienze lavorative presso degli artigiani e durante le vacanze estive, collaboravo con un fabbro e un’impresa edile. Così durante questo soggiorno fiorentino scoppiò la passione per la scultura. Il confronto intellettuale con l`arte venne dopo, quando presi la decisione di iscrivermi all`Accademia delle Belle Arti a Firenze.

L’Accademia di Firenze aveva un`impronta tradizionale. Eravamo per lo più indirizzati verso artisti di stampo classico. Medardo Rosso, Arturo Martini, Käthe Kollwitz, Ernst Barlach e Henry Moore. Finita l’Accademia arrivai ad apprezzare la Minimal Art e devo dire, che ne ho subito anche l`influenza. Figura chiave è stata Robert Rauschenberg, e non ultimo, vorrei anche nominare John Matta Clark.

HOTEL PRINCIPE, fotoprint su alu, intonaco e ferro 166 x x 255 x 13 cm

Hai praticato anche la scultura tradizionale o hai seguito da fin subito i tuoi interessi “non figurativi”? Come ho giá menzionato la mia formazione accademica, era molto classica, cosicché avevo


HAUSBERG , stampa digitale su canvas, finestra e plexiglas, 90 x 70 x 15 cm

bisogno di tempo per staccarmi e trovare la mia strada. Non è stata un’impresa facile dato che sono molte le correnti artistiche che mi hanno ispirato. Per un periodo ero convinto che la Minimal Art fosse la strada da seguire, ma poi si è aggiunta la mia passione per la fotografia. Questa mi ha portato a trovare un modo di espressione collegata ad essa.

passando per città, paesaggi, periferie e paesi. Nel mio studio ho stampato tantissime immagini e incominciai a sperimentare, facendo naturalmente interagire i vari elementi e materiali.

Com’è nata la tua commistione tra la fotografia bidimensionale e le strutture materiche tridimensionali applicate?

La tua carriera si e mossa in diversi filoni autonomi che fai anche interagire tra loro: scultura, fotografia, foto-scultura, assemblage?

Come già detto, per me era impossibile fare a meno della scultura. Il mio quotidiano senza scultura sarebbe stato impensabile. Lo stesso valeva per la fotografia. Ora c’era bisogno di intuizione, fantasia e fiuto

Ho avuto la fortuna di collaborare con vari architetti e la possibilità di fotografare cantieri, edifici e strutture fatiscenti. Scattavo fotografie

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per assemblare queste due forme d’arte così differenti. Sono riuscito a coniugare la scultura e la fotografia e non posso affermare che ci sia stato un momento preciso che ha dato il via alla commistione tra materiali diversi.

Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi in cui hai affrontato temi diversi? Certamente, in periodi diversi ho affrontato argomenti artistici che necessitavano di forme di espressione diverse. Inoltre, nel corso della mia carriera ho partecipato a vari concorsi, vincendone diversi. Si trattava di trovare modi di espressione conciliabili con strutture pubbliche, private e anche sacrali. I lavori si rapportavano all’ambiente circostante e alle necessità delle

DOWNTOWN, foto su alu, ferro, stoffa e intonaco 3 x 230 x 130 x 40 cm

strutture. In ogni lavoro c`è la mia impronta.

Progetti prima le tue opere oppure preferisci costruirle direttamente con i materiali in studio? Questa è una domanda molto interessante. Ci sono situazioni dove parto da un’immagine fotografica, e situazioni dove parto da un’idea scultorea. Il più delle volte però incomincio a curiosare nel mio archivio fotografico e parto dal contenuto della fotografia. Il soggetto poi viene stampato e in seguito nel mio studio incomincia il lavoro, che mi da più emozioni. Le foto vengono incollate su supporti rigidi e passo per passo aggiungo i vari materiali come ferro, acciaio, legno, vetro ecc.

Perché i manufatti architettonici o strutturali sono sempre al centro della tua elaborazione,


ESTATE, stampa digitale su aludibond e ferro 100 x 130 x 20 cm

sia nelle fotografie che nelle sculture? Questo perché da sempre ho avuto un debole per l’architettura e mi intrigavano in particolar modo gli spazi abitati oppure i luoghi/non luoghi. La narrazione dei miei quadri non si svolge in superficie ma in profondità. Cerco di rendere visibile l’invisibile ed è questo il senso dei miei lavori. Voglio mostrare realtà che dovrebbero far riflettere. Mostro facciate, vedute esterne ed interni che sono contraddistinti per il più delle volte da un’atmosfera gelida ed inquietante.

nelle foto-sculture? Già da bambino ero affascinato da questo materiale duro e diciamo così scostante, riusciva ad emozionarmi. Costruire, tagliare e assemblare. Come già accennato, da ragazzo avevo avuto la possibilità di saldare e forgiare. È tuttora affascinante poter lavorare con questo materiale, che non è l’unico che uso per realizzare le mie foto-sculture. In egual misura uso il legno il vetro e il cemento.

Qual è il tuo rapporto con l’acciaio, il materiale che utilizzi maggiormente sia nelle sculture che

E il tuo interesse per il colore che, in gran par-

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te delle opere è limitato al bianco e nero o alle gamme naturali? Sono molto attratto da materiali che secondo me non ammettono colori. Questo non toglie, che le mie fotografie possano essere anche policrome. Ammetto… non sono un patito dei colori.

Nei tuoi lavori sono centrali sia l’ambiente artificiale umano sia quello naturale ma non appaiono gli esseri viventi? Si, l’osservazione può essere vera. Nei miei lavori la persona umana sta ai bordi. Ma è proprio lo stare ai bordi che la fa mutare a figura NKUNFT, stampa digitale su plexi, 80 x 80 x 6 cm

centrale. L’idea dell’opera è pormi in uno stretto dialogo con l’architettura “vissuta”. Per questo motivo l’uomo ha una funzione essenziale nel mio modo di fare arte. I miei lavori sono interventi nel paesaggio, trattano di periferie, di esseri umani, appunto.

Più che all’architettura “colta”, sei interessato ai luoghi dell’abitare comuni, all’edilizia abbandonata, all’archeologia industriale? La bellezza del degrado. Si, è proprio ciò che mi lega alla fotografia. L’attimo è unico e non si ripete. Questa forma di espressione ci dà la possibilità di percepire il mondo in maniera individuale. Spesse volte cerco di modificare la realtà attraverso la rielaborazione digitale, per fare emergere un’essenza prepotente.


PAESAGGIO ALPINO, stampa su plexi e cornice in ferro, 113 x 142 x 6 cm

Ebbene sì, sono attratto dai luoghi abbandonati. L’umanità ha lasciato tracce quasi dappertutto e tutto ciò che crea l’uomo ha una data di scadenza. Per ogni luogo c’è una storia affascinante. La banalità non mi interessa.

ad ampliare l’immaginazione.

La finestra, intesa come apertura verso l’esterno ma anche come infisso, svolge un ruolo importante In molte tue opere?

Cosa ti interessa degli’“objets trouvés” che poi utilizzi con minimi interventi negli “assemblages”?

Le finestre sono spesso presenti nei miei lavori e i telai sono materiali ideali che inserisco nelle mie foto-sculture. Sono ancorati a degli archetipi, sono immagini che ognuno porta in sé. Danno spazio a varie interpretazioni. Di per sé la finestra è un’apertura verso la luce

Si, spesso utilizzo materiali trovati nei cantieri o in giro nei posti più disparati. L’archetipo influenza la percezione dell’osservatore e riesce 13


che illumina lo spazio dietro di sé e contemporaneamente è anche una specie di piattaforma panoramica. Io però non mi pongo la domanda quanta luce lasci passare la finestra, ma bensì quello che accade nella stanza. In vari lavori sulle facciate le finestre appaiono serrate, altre sono spalancate, e in sottofondo mostrano paesaggi, montagne, periferie o addirittura intere città. La finestra diventa trait d’union tra l’osservatore e quello che si trova in sottofondo. Non in ultimo, danno un carattere scultoreo.

Pensi di allontanarti dagli “assemblage” geometrici per sperimentare una loro decostruzione fisica o affrontare forme più libere?

vori, e penso di avere ancora molto da dire. Sicuramente la fotografia assumerà in futuro un ruolo ancora più importante.

Cosa ti interessa rappresentare nelle tue opere: estetica, concetti, emozioni...? Sto lavorando al concetto della bellezza del degrado. Estetica, concetti, emozioni sono in qualche modo presenti nella mia forma di espressione artistica. Il lavoro deve provocare forti emozioni. L’estetica non è mai stata una mia priorità, e dal mio punto di vista, un’opera d’arte impone riflessione e crea sofferenza. L`estetica di solito non trova spazio.

Al momento mi sento molto legato ai miei laTUTTI GIÙ PER TERRA, 100 altalene in legno e corde

Tu attribuisci ai termini "bellezza" ed "estetica" due significati diversi, quasi discordanti?


KEIN RECHT AUF GLÜCK, piastrelle e cuscini 63 x x 210 x 130 x 57 cm

Vedo l`estetica come contenitore, come concetto prefissato. La bellezza invece è da intendere come pensiero individuale, in riferimento a molteplici criteri di valori personali.

rendono riconoscibile? Penso che le mie foto-sculture, come vengono spesso chiamate, abbiano una forma espressiva molto personale e siano facilmente riconoscibili.

Si potrebbe dire che sei interessato alla bellezza nascosta nel "brutto" e che la rappresenti con opere esteticamente ricercate? Non vorrei generalizzare e sminuire la mia arte in un concetto a senso unico. L`estetica del brutto viene usato molto spesso come espressione corrente nel mondo dell`arte, diciamo che va molto di moda.

Hai però creato anche molte sculture a tutto tondo in materiali compositi formalmente e stilisticamente più libere? Certamente. In tempi passati ho creato, e tutt`ora creo sculture a tutto tondo su commissione, di solito dedicate ad ampi spazi ed ovviamente anche in occasione di mostre in gallerie.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti

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in alto: BINDUNG, ferro e fasciatura in catrame 280 x 40 x 15 cm

a destra: CA D'ORO, cemento dorato e ferro 70 x 100 x 40 cm

Le opere di grandi dimensioni che in alcuni casi arrivano a superare anche sette/otto metri di altezza sono collocate in spazi pubblici e sono state realizzate in materiali resistenti come acciaio, cemento, ferro e vetro. Materiali che ho sempre amato e che ripropongo anche nei miei lavori scultorei di dimensioni meno importanti, pensate come lavori da parete.

viamo. Più l’ambiente nel quale ci muoviamo è attraente, più alto sarà lo standard di bellezza.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

E, per finire, chi è l’artista?

Cosa è per te l’arte? È molto difficile definire ciò che per me significa l’arte. L’arte è professionalità, continuità, resistenza e curiosità. Tutto questo è arte.

L’artista è una persona come tutte le altre. La sua attività serve a risvegliare le coscienze … insomma, una specie di messìa.

Nell’arte la bellezza è collegata con l’intelletto. Come posso percepire la bellezza dell`arte senza comprenderla? Adattiamo la percezione della bellezza al nostro contesto nel quale vi16



2010 „social housing“ Galleria Traghetto, Venezia 2011 in nome del padre Oratorio di San Rocco Via Santa Lucia,Padova (a cura di Nicola Galvan) 2012 inside watching - Antonella Cattani contemporary art, Bolzano/Bozen 2013 Progettazione artistica complessiva del nuovo centro idrologico di Bolzano, in collaborazione con l'architetto Kurt Stecher 2014 Progetto artistico della facciata dell'edificio industriale Finstral a Scurelle (Val Sugana) (TN) 2015 "Ulrich Egger" TRACKS Moos-Schulthaus Castello di Appiano (BZ) (a cura di Thomas Amonn) "IN LUOGO ALCUNO" Unterland Art Forum - Galleria della comunità distrettuale Unterland, (Neumarkt) (BZ) (a cura di Camilla Martinelli) 2017 Galleria "Dentro/Fuori" 00A, Merano (BZ) 2019 ABBANDONO - Spazio Surplace - Varese (a cura di Umberto Cavenago e Luca Scarabelli) LUOGHI – Spazio Rizzi, Laces Val Venosta, (a cura di Sebastian Marseiler) 2021 “BELVEDERE” CIRCOLO ARTISTICO E CULTURAE – ORTISEI (a cura di Hermann Josef Runggaldier) “ORTE” Umberto Cavenago / Ulrich Egger - Gefängnis Le Carceri – Caldaro (BZ) Castello di Hörtenberg (BZ) “FAGILE” (a cura di Nina Schröder) Mostre collettive (selezione) dal 2000 2000 Artefiera. Bologna I La vetta e gli orizzonti, Palazzo Trentini, Trento I Museo Civico di Riva del Garda; Miart, Milano I Artefiera, Parma I Artefiera, Forlì I MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto I; Kunst und Architektur in Südtirol, Schloss Maretsch, Bozen I „Bianconatale“, Arte Contemporanea - Andrea Pronto, Crespano del Grappa, Treviso; 2001 Artefiera, Bologna I „Unexpected encounters“, Galleria Prisma, Bolzano I „Il sogno dell´oggetto“, Antico Palazzo della Pretura di Castell`Arquato, Piacenza I Ouverture quattro chiavi per aprire, Galleria Plurima, Udine I Ulrich Egger & Sepp Mall, Offizin S., Meran I 2002 Artefiera, Bologna I Art Innsbruck, AI Kunst Köln, D I 2003 Artefiera, Bologna I Miart, Milano I 4a rassegna internazionale d´Arte contemporanea - ex Ghetto Ebraico, Vittorio Veneto, Treviso I Galleria Plurima, Udine I 2004 Artefiera, Bologna I Bruxelles Expo, Brüssel B I „La crisi della presenza“, Antico Palazzo della Pretura di Castell`Arquato, Piacenza I Miart, Milano I Padova - Artefiera, con Galleria De Faveri Arte, Feltre, Belluno I „All´ombra di Bramante“, Todi, Perugia I „Lucidamente“, Isola della Palmaria, Fortezza del Mare, Porto Venere, La Spezia I „Arte in giardino“, Cles, Trento I Vineart, Fiera dell´Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano I Galleria Rino Costa, Valenza Po, Alessandria I Galleria Plurima, Udine I „Il colore della vita“ - Die Farben des Lebens, Hommage á Piero Siena, Museion, Bolzano I 2005 Artefiera, Bologna I Palais Lichtenstein (Forum für zeitgenössische Kunst), Feldkirch A I Miart, Milano I „Hicetnunc“, Rassegna di arte contemporanea, San Vito al Tagliamento, Pordenone I earth-feltreartecontemporanea 2005, Galleria De Faveri Arte, Feltre, Belluno I A tahotel Executive, MilanoFlashArtShow, Milano I „sinnaturismo“, Castello di Rivara, Torino I Artverona, Verona I Artissima. Fiera Internazionale D‘Arte Contemporanea, Torino I Extra Moenia. All´ombra di Bramante, Todi, Perugia I Vineart, Fiera dell´Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano I 2006 Artefiera, Bologna I Miart, Milano I „Il segno e la materia“, Fioretto Arte, Padova I „summer tales“, Galleria Les Chances de L`Art, Bolzano I Collettiva, Galleria Plurima, Udine I Artissima. Fiera Internazionale D‘Arte Contemporanea, Torino I Artverona, Verona I „Kunstszene Südtirol Aktuell“ - Lanserhaus, Eppan I „Objektiv Südtirol“, Republik Österreich, Parlament, Wien A

Ulrich Egger è nato nel 1959 a San Valentino alla Muta in provincia di Bolzano. Attualmente vive a Merano. Dal 1981 al 1986 frequenta l`Accademia delle Belle Arti di Firenze diplomandosi nella nella sezione di scultura. Accanto alla scultura incomincia ben presto ad interessarsi alla fotografia, e le sue composizioni di immagini e materiali industriali riscuotono successo. Sono paesaggi industriali e urbani, costruzioni, interni e facciate in stato di abbandono. La tecnica consiste nell`uso di diversi materiali, come acciaio, ferro, legno, vetro, uniti alla fotografia. Il file rouge è l`interpretazione e documentazione della caducitá del mondo urbano. I lavori trasmettono allo spettatore la presenza di tracce evidenti di edifici, di case piene di ricordi e di storie che continuano a sopravvivere nonostante tutto. Mostre personali dal 2000 2000 Galleria Plurima, Udine Galleria Traghetto, Venezia 2001 Arte Contemporanea - Andrea Pronto, Crespano del Grappa, Treviso “La misura del vuoto” spazio Thetis, Venezia 2002 Galleria Biedermann, Monaco (Germania) Galleria Plurima, Udine Galleria Frebel, Westerland (Germania) Galleria Les Chances de L`Art, Bolzano 2003 ”Frammenti urbani”, AndreaProntoArteContemporanea, Crespano del Grappa, Treviso “Sopralluogo”, Galleria Plurima, Udine “Transizione”, Galleria il Cenacolo, Trento 2004 “Sopralluoghi”, Galleria Oredaria, Roma 2005 Galleria Lagorio, Brescia “Wandobjekte”, Galleria Biedermann, Monaco (De) “erst das auge schafft die welt”, Galleria Lagorio, Brescia “ausfahrtuscita”, Museo Civico di Chiusa, Bolzano “EXIT”, Galleria Les Chances de L´Art, Bolzano “Stadtrand” Sergio&Thao Mandelli, Artecontemporanea, Seregno, Milano 2006 “Vorstadt”, Galleria De Faveri Arte, Feltre“Ricostruzione”, Galleria Fioretto, Padova 2007 Luoghi segreti, Galerie Biedermann, München Ewo – domus mea, transart07, Kurtatsch I 2008 „der engel der geschichte“, Galleria Mandelli Arte Contemporanea, Seregno, Milano I „die dritte haut“, a cura di Elena Forin, Galleria De Faveri Arte, Feltre I „towndown“, a cura di Valerio Dehó, Galleria Antonella Cattani, Bolzano I 2009 Housing, a cura di Valerio Dehó, Merano arte/kunst Meran in/finito, a cura di Daniele Capra, Galleria Plurima, Udine „spuren“ a cura di Alberto Mattia Martini, Spazio Gianni Testoni La 2000+45

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I „Kunst-Sakralraum“, Hofburg, Bressanone I 2007 Artefiera, Bologna I kunstArt, Fiera dell´Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano I 2008 „Il drago di Giorgio“, a cura di Viviana Siviero & Alberto Zanchetta I LAB 610 XL Sovramonte Loc. Servo, Belluno I Art Karlsruhe, Internationale Messe für Klassische Moderne und Gegenwartskunst, Karlsruhe D I "Cittá Panico". a cura di Francesca Baboni & Stefano Taddei, Galleria Arte in movimento, Pietrasanta, Lucca I "Maravee 2008 Recycle", a cura di Sabrina Zannier, Galleria Plurima, Udine I Plurima 35, a cura di Federico Sardella, Galleria Plurima, Udine I 2009 Artefiera, Bologna Io I ARTVERONA, 2009 I „limite alla rovescia“, a cura di Daniele Capra e Elena Forin, Palazzo Minucci - Vittorio Veneto TV I „il piacere del collezionista“ (opere della collezione finstral) a cura di Valerio Dehó, Merano Arte I Kunst 09 Zürich (CH) 15. internationale Messe für Gegenwartskunst I 2010 Artefiera, Bologna I Miart, Milano I ARTVERONA, 2010 I „destruction and construction“ Galerie Wild, Zürich/Frankfurt, (CH) (GER) I 2011 Artefiera, Bologna I La Biennale di Venezia , 54. Esposizione Internazionale d`Arte, Eventi Collaterali (a cura di Martina Cavallerin) I La Biennale di Venezia , 54. Esposizione Internazionale d`Arte, Trento (a cura di Vittorio Sgarbi) I Bunker 23, KunstEnergieOberflächeMasse, Tarces Malles / Venosta (BZ) I fotofever paris, photography art fair 30 gallerie internazionali I obsession verde, galleria defaveri artecontemporanea Lab610XL (a cura di Peter Weiermair) I 2012 Artefiera, Bologna I alles wir gut - M10 Kunst und kulturverein Laatsch, Val Venosta (BZ) I RE RERUM NATURA - Lab 610 XL, Sovramonte (BL) (a cura di Daniele Capra) I ESTATE 2012 - Galleria Plurima, Udine I kunStart12 - Antonella Cattani arte contemporanea, Bolzano / Bolzano I VIENNAFAIR - Oredaria Arti Contemporanee, Roma I ART VERONA - Antonella Cattani arte contemporanea, Bolzano / Bolzano I 2013 Artefiera, Bologna I Progettazione artistica complessiva del nuovo centro idrogeologico di Bolzano, con l'arch.Kurt Stecher. I CRUX Il simbolo della croce / Il simbolo della croce, Hofburg Bressanone/Bressanone I 2014 "Remake" La ragazza con l`orecchino di Perla - Fondazione Terruzzi, Villa Regina Margherita, Bordighera Im I "Remake" La ragazza con l`orecchino di Perla - Galleria Spazia Testoni, Bologna I "ARCHE-A FESTIVAL FOR ANIMALS" Franzensfeste - Alto Adige (I) (a cura di Heinrich Schwazer) I Centro Dox Per L'arte Contemporanea "Mode Di Democrazia" (A Cura Di Jaroslav Andel) (Prag) I "Relation In From" Quartair Contemporary Art Initiatives Den Haag (Olanda) I 2015 "XXL" Arte e Industria - Kunsthalle Eurocenter - (Lana) (BZ) (A cura di Gabriele Salvaterra e Camilla Martinelli I The other EXHIBIT: la Mostra che raddoppia la Fiera - TORINO Ex Borsa Valori I 2016 "ICEBERG" Das verborgene Museum, Palais Mamming Museum (Meran) (BZ) (Kurator Conny Cossa) I "Segherie" Gmunden (A) (a cura di Emmanuel Wallersdorff) I CArD contemprary art&design, Pianello Val Tidone (PC) (a cura di Paolo Baldacci) I 2017 „The Game“a che gioco giochiamo? - Kunsthalle West, Eurocenter – (Lana) BZ) (Kuratiet von Lisa Trockner) I "ART HEALS" KARL-FRANZENS-UNIVERSITÀ DI GRAZ (a cura di Andea Del Guercio) I „PICASSO CONTEMPORANEO“ FIVE GALLERY, LUGANO (kuratiert von Andea Del Guercio) I „The Game“ a che gioco giochiamo? – Palazzo Ducale Massa (a cura di Lisa Trockner) I (MS) „SPATIUM“ LE STANZE DEL CONTEMPORANEO – Castello visconteo ­­di Pagazzano (BG) I 2018 INDART – INDUSTRIES JOIN ART – Villa Reale di Monza, Orangerie (MB) I Kamil Art Gallery Monaco (MC) I "Material" Palazzo Olmea, Monza (MB) (a cura di Mauizio Caldirola Artecontemporanea) I PICASSO CONTEMPORANEO – FIVE GALLERY LUGANO – (kuratiert von Andrea Del Guercio) I 2019 POLYTECHNE – arte & scienza ancona 2019 – università politecnica delle Marche (kuratiert von Valerio Dehò) I 2021 Art/ Verona – Galleria Canalidarte – Arte contemporanea (Brescia)

ics

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2022 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.2 2022 Periodico di arte e c2ultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.2 - Febbraio 2022

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MERCATO DELL’ARTE ? precoce interesse per l'arte facendogli prendere lezioni di disegno già a 10 anni. All'età di 16 anni, quando perde sua madre a causa di un cancro al seno, subisce quello che definirà «il colpo più grande della mia vita». Nel 1922 va a Madrid a studiare all'Accademia di Belle Arti dove incontra personalità come Luis Buñuel e Garcia Lorca e dà vita al suo personaggio di artista dandy sgargiante e provocatorio. Nel '26 viene espulso dall'Accademia per essersi rifiutato di farsi giudicare dai professori durante il suo esame finale prima della laurea. A 22 anni si trasferisce a Parigi dove incontra gli spagnoli Pablo Picasso e Joan Miró. Si avvicina alla metafisica di Giorgio de Chirico e alle teorie surrealiste di André Breton che pongono al centro della loro poetica l'inconscio, il sogno, il delirio, l'allucinazione. Inizia a usare le pratiche psicoanalitiche per sospendere i propri freni inibitori e arrivare a generare forme fantastiche e irreali. Crea il metodo "paranoico critico", da lui definito «un metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull’associazione interpretativocritica dei fenomeni deliranti», una creazione basata sull'associazione libera di elementi, im-

SALVADOR DALÌ (1904 - 1989), PRINTEMPS NÉCROPHILIQUE, 1936, olio su tela, 54 x 65 cm, venduto da Christie New York 2012 a $ 16.322.500 (€ 14.449.300)). (vedi a pag.28). Tra gli artisti più importanti e prolifici del 20° secolo, lo spagnolo Salvador Dalí ottiene durante la sua vita il successo internazionale sia commerciale che di critica per i suoi quadri visionari in cui riesce a raffigurare lucidamente i suoi sogni e le sue allucinazioni. Contribuisce ad accrescere la fama di artista bizzarro anche la sua capacità istrionica di essere al centro dell'attenzione dei media grazie ai comportamenti eccentrici e stravaganti, ai caratteristici baffi impomatati all'insù (un omaggio a Velàsquez) o a dichiarazioni provocatorie come: «C'è solo una differenza tra un pazzo e me. Il pazzo pensa di essere sano di mente. Io so di essere pazzo». Salvador Dalí nasce nel 1904 a Figueres, in Spagna da genitori benestanti che, avendo da poco perso il primo figlio, si convincono che Salvador sia la sua reincarnazione, convinzione che avrà per tutta la vita l'artista stesso. Il padre avvocato, e soprattutto la madre alimentano il suo

SPECTRE DU SOIR SUR LA PLAGE, 1935, olio su tela 50 x 61,4 cm, venduto da Sotheby's New York 2017.a $ 6.802.000 (€ 6.023.680)

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SALVADOR DALÌ magini e forme apparentemente prive di senso. Breton è entusiasta del metodo perché «applicabile ugualmente alla pittura, alla poesia, al cinema, alla costruzione di oggetti tipici del surrealismo, alla moda, alla scultura, alla storia dell'arte». Per tutti gli anni '20, Dalí è uno dei principali surrealisti noto per le sue composizioni oniriche e grottesche e le immagini visionarie che gli fanno dire: «Io stesso sono il surrealismo». Egli imposta il proprio linguaggio visivo su un simbolismo fondato sulle teorie freudiane che giustificano i suoi temi ossessivi derivanti da materiale autobiografico e ricordi d'infanzia in cui ricorrono erotismo, morte, religione e decadimento. L'apice del suo sviluppo artistico arriva nel 1931 con il dipinto "La persistenza della memoria" dove gli orologi che si sciolgono in un paesaggio desertico sono tra le immagini più riconoscibili dell'arte surrealista. Caratteristico del pittore è lo stile iperrealistico in cui i soggetti sono raffigurati grazie al suo innegabile virtuosismo tecnico con dettagli plasticamente nitidi e colori saturi che creano una perfetta illusione della tridimensionalità sottolineandone i contenuti onirici e comunicando lo stato sospeso del sogno. Nel 1929 inizia una relazione con la moglie del poeta Paul Éluard, la modella, artista e mercante d’arte russa Elena Ivanovna Diakonova che lui chiama Gala (di 11 anni più grande) e che diventa sua moglie cinque anni più tardi e rimarrà la sua musa ispiratrice e manager per il resto della loro vita. Salvador dirà: «Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro». Dalì riscuote grandi successi anche in altri campi come la moda, la pubblicità, la letteratura, il design e il cinema dove collabora con Luis Buñuel, Alfred Hitchcock e Walt Disney. Allo scoppio della guerra si trasferisce negli Sta-

MUSIQUE O L'ORCHESTRE ROUGE O LES SEPT ARTS 1957, olio su tela, 115 x 84 cm, venduto da Sotheby London 2013 a GBP 5.010.500 (€ 5.975.400)

ti Uniti fino al 1951 quando torna e si stabilisce nella Spagna franchista attirandosi le critiche della cultura europea. Gli ultimi due decenni della sua vita sono i più difficili e psicologicamente ardui per i gravi danni fisici causati da una malattia mentale di Gala che gli impediscono di dipingere. Dopo la scomparsa della moglie nel 1982, Dalí cade in una depressione che durerà fino alla sua morte, a 88 anni. MAISON POUR ÉROTOMANE, 1932, olio su tavola, 14 x 18 cm, venduto da Sotheby's London 2018.a GBP 3.538.000 (€ 4.219.400)

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ARTE FALLACE con il pennello come loro, anzi, di essere realmente e intimamente loro. In sintesi, è questa la giustificazione psicologica con cui Moser, diventato negli anni sessanta uno dei più abili falsari di opere del Novecento, ha addotto per convincere i giudici del tribunale che i quadri da lui prodotti non erano una mera imitazione di quelli di famosi pittori, ma erano esattamente quello che gli artisti avrebbero voluto realizzare. Non volgari plagi che chiunque sarebbe stato in grado di eseguire, e neanche riproduzioni di lavori già visti realizzati "alla maniera di", ma dei veri e propri originali assolutamente coerenti e conformi al pensiero, alla sensibilità, allo spirito e allo stile del pittore la cui firma appariva in calce al quadro. Non un falso, quindi, ma l'opera mancante nel lungo percorso storico delle opere create dal Maestro. Se le spiegazioni di Moser apparivano al giudice artificiosamente pretestuose, un problema cominciava a imbarazzare i tre periti incaricati dal

Quale migliore occasione per un artista molto dotato e tecnicamente preparato che lavorare nel laboratorio di restauro di un grande museo di arte moderna? Essere a stretto contatto con i dipinti di grandi pittori, poterli osservare da vicino, toccare, poter analizzare con le tecnologie più moderne pigmenti, tele e supporti, studiare la miscelazione dei colori, il tipo di pennelli e la stesura, cogliere i trucchi, le manie e anche gli errori di ciascuno di loro. Un restauratore innamorato dell'arte e appassionato al proprio lavoro impara a conoscere i dipinti degli artisti scomparsi meglio degli autori stessi i quali spesso operano senza la consapevolezza di ciò che stanno eseguendo perché troppo coinvolti nell'atto creativo e interessati a raggiungere il risultato ricercato. Questa è la storia di un tecnico che chiameremo Wolf Moser, in servizio presso uno dei più grandi musei svizzeri, il quale, oltre ad essere un bravissimo restauratore, possedeva anche la qualità di immedesimarsi negli artisti esposti e sentirsi uno spirito affine capace di esprimersi 22


VERO E/O FALSO? tribunale di dimostrare che i quadri presenti in diverse collezioni pubbliche e private erano falsi e presumibilmente eseguite dal restauratore. Nessuno però era in grado di individuarle attraverso la sola valutazione delle caratteristiche formali, stilistiche, estetiche e, purtroppo, neanche tramite le più raffinate analisi scientifiche e tecnologiche applicate ai materiali utilizzati perché l'ipotetico falsario si era premurato di usare sempre e solo i materiali dell'epoca usati dall'autore. Tra le tante tele di pittori in cui il nostro falsario si "riconosceva artisticamente", egli prediligeva i monocromi di Lucio Fontana, Piero Manzoni, Yves Klein, tutti autori riproducibili con facilità in tempi limitati o anche in serie (anche se ha sempre negato di averlo mai fatto). Fondazioni, studiosi, critici, curatori e neanche i pochi parenti in vita dell'artista indagato non erano in grado di distinguere i presunti falsi dalle opere sicuramente originali. O peggio, indicavano come non autentici dipinti dotati della documentazione e gli expertise ufficiali. Il fatto è che i bravi truffatori, oltre a falsificare il dipinto da immettere sul mercato, falsificano anche la documentazione tecnica e scientifica accompagnatoria che ne certifica l'autenticità: scritti, expertise, lettere di galleristi ormai morti o di archivi bruciati, arrivando anche a inserire immagini truccate nei cataloghi dell'epoca. Sembra che Moser dipingesse anche tele di cui era praticamente impossibile tracciare la storia data l'assenza di documenti poiché appartenute a ebrei scomparsi tragicamente nei lager nazisti oppure li definiva "studi preliminari" di cui non poteva esistere documentazione ufficiale. Il problema più grave, e per certi irrisolvibile, era che i quadri sospettati, oltre ad essere oggettivamente perfetti o addirittura migliori delle opere autentiche, mettevano in crisi gli esperti

che non riuscivano a concordare su quasi nulla, o peggio, cominciavano a dubitare di quasi tutto. E' un evidente stallo che mette in crisi una collezione privata ma ancor più un museo pubblico e si trasforma sia in un danno economico e d'immagine: chi potrebbe fidarsi di una istituzione che non è capace di garantire l'autenticità di un artista di cui magnifica le qualità? Dopo cinque anni di dibattimenti processuali, di perizie e contro perizie, le prove a carico del presunto falsario erano talmente labili che le parti lese cominciavano a temere di perdere sia la causa sia quei dipinti non attribuibili con certezza ai nomi che li firmavano. Alla fine, non potendo dimostrare il reato, i quadri sono rimasti nelle collezioni con l'imprimatur dei periti che li giudicavano autentici, Wolf Moser ha ottenuto un'assoluzione piena e il suo vero nome - assieme a quelli dei quadri contestati - è scomparso dalle cronache grazie al diritto all'oblio, rendendo così tutti felici. 23


LAMBORGHINI COUNTACH LPI 800-4

Da quando, con Marcel Duchamp - circa cent'anni fa - l'arte ha ufficializzato il suo divorzio dal "bello" ritenendolo inadeguato ad esprimere lo spirito dei Nuovi Tempi, borghese, concettualmente squalificante per chi lo persegua, l'impegno a ricercarlo nella vita di tutti i giorni è stato delegato a discipline "storicamente non considerate artistiche" come il design, la moda, l'arredamento, il cinema, lo styling, le arti decorative, la pubblicità, la fotografia, i cartoon ecc. Quelle che saranno a lungo circoscritte nelle cosiddette "arti applicate" perché riguardanti soggetti creativi dotati di competenze variegate e multidisciplinari più legati alla realtà sociale e produttiva che andavano sostituendo gli artisti-intellettuali sempre più ritirati in enclave autosufficienti, staccate dai gusti del pubblico comune e ostaggio di investitori finanziari interessati più alle speculazioni che alla qualità intrinseca delle loro opere. Tra le attività creative che hanno continuato a diventare sempre più importanti nel plasmare un senso estetico dif-

fuso, c'è anche la storia dello "styling" che ha avuto inizio con l'automobile. L'automobile, oltre che un oggetto funzionale del tutto nuovo è andata caricandosi in tempi rapidissimi di significati simbolici imprevisti diventando l'oggetto del desiderio di ricchi e poveri. Se agli inizi la sua forma ripropone gli stilemi della vecchia "carrozza", alta, nera, spigolosa, nel giro di pochi decenni il tumultuoso sviluppo dell'industria con le invenzione tecniche e tecnologiche, il disegno della carrozzeria dell'automobile diventa una disciplina a se stante sempre più importante e autonomo rispetto alla meccanica che deve rivestire. L'automobile è sì un oggetto che deve assolvere a determinate funzioni sempre più complesse tra cui le più apprezzate sono sicuramente le qualità meccaniche e la velocità, ma che possiede al contempo anche delle peculiarità simboliche altrettanto importanti che attengono alla bellezza della sua forma: c'è il momento in cui si usa e c'è il momento in cui si guarda e si ammira. E que24


STORIA DELL’ARTE

sta sua bellezza produce un piacere analogo a quello provato di fronte a un'opera d'arte, sia al pilota che a un osservatore esterno. La Lamborghini ha voluto realizzare una nuova vettura per celebrare il 50esimo anniversario della leggendaria Countach il cui design visionario ha rivoluzionato per sempre il panorama delle supercar moderne. Se per un non esperto non è facile apprezzare un motore sia pur potentissimo, chiunque trovandosi davanti alle forme plastiche di questo “mostro” su strada ne comprende immediatamente il valore estetico riconoscendolo come un perfetto esempio di “scultura moderna". Nel caso della nuova Countach LPI 800-4 prodotta in serie limitata ibrida di sole 112 unità, cilindrata 6.498 cc, potenza max 814 CV e la velocità di 355 Km/orari - quindi assolutamente inutile sulle nostre strade e autostrade - la funzione principale del suo styling, è quella estetica, di bellezza pura e status-simbol riservato a pochissimi collezionisti in grado di esborsare

2.000.000 di euro per possederla. Una cifra astronomica, ma diventare proprietario di questa icona dalle qualità estetiche e simboliche uniche, gratifica anche il proprietario che non sa guidarla perché lo pone al centro dell'attenzione e dell'invidia di tutti e sa che il suo valore continuerà a salire in pochi anni. Sì perché questa meravigliosa scultura moderna probabilmente non viaggerà mai su strada ma finirà in qualche autorimessa blindata e sarà visibile solo in rarissime occasioni. Esattamente come molti quadri e sculture, magari banali se non inguardabili, strapagati solo per ragioni di investimento economico e sociale. La distinzione tra arte da cavalletto e arte "applicata" appartiene a una concezione superata già dal 1925 quando le "Arts décoratifs et industriels modernes" hanno dato inizio all'Art Déco. Da allora il primato del bello non appartiene più di diritto ai soli artisti perché, anche dietro questi capolavori dello styling, c'è il talento inventivo, grafico e plastico di grandi creativi. 25



Febbraio 2022, Anno 11 - N.2

News dal mondo SALVADOR DALÌ

PRINTEMPS NÉCROPHILIQUE, 1936

pag. 28

SALVADOR DALÌ

PORTRAIT DE PAUL ÉLUARD, 1929

pag. 29

SALVADOR DALÌ

L'ANGELUS, 1934-35

pag. 30

SALVADOR DALÌ

MOMENT DE TRANSITION, 1934

pag. 31

"L'ENIGMA DELLA VITA", 2022

pag. 32

Omaggio a SALVADOR DALÌ

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SALVADOR DALÌ, PRINTEMPS NÉCROPHILIQUE, 1936 olio su tela, 54,6 x 65 cm, venduto da Christie New York 2012 a $ 16.322.500 (€ 14.449.300).

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SALVADOR DALÌ, PORTRAIT DE PAUL ÉLUARD, 1929 olio su tavola, 33 x 25 cm, venduto da Sotheby's London 2011 a 13.481.250 GBP (€ 11.934.900).


SALVADOR DALÌ, L'ANGELUS, 1934-35, olio su tavola 21,9 x 15,7 cm, venduto da Sotheby's New York 2014 a $ 8.077.794 (€ 7.150.800).

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SALVADOR DALÌ, MOMENT DE TRANSITION, 1934 olio su tela, 54 x 65 cm, venduto da Christie New York 2014 a $ 9.125.000 (€ 8.077.800).



PAOLO TOMIO: Omaggio a SALVADOR DALÌ "L'ENIGMA DELLA VITA", 2022 stampa su plexiglass 90 x 63 cm


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