icsART 2021 N.5 Gotthard Bonell

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PERIODICO della icsART N.5 - Maggio ANNO 2021

icsART


In copertina: GOTTHARD BONELL, CHIUSA IN SE STESSA, 2014, tecnica mista su carta applicata su MDF, 40 x 40 cm


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icsART

sommario Maggio, Anno 10 - N.05

Editoriale

Guerra al Covid

pag. 4

Politica culturale

Il Melo di Klimt rubato dai nazisti

pag. 5

Intervista a un artista

Gotthard Bonell

Mercato dell’arte?

Henri Matisse

pag. 20-21

ARF Club

Gracias a la vida

pag. 22-23

Storia dell’arte

Arte Deco - parte 4

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo HENRI MATISSE

ODALISQUE COUCHÉE AUX MAGNOLIAS 1923

pag. 28

HENRI MATISSE

LES COUCOUS, TAPIS BLEU ET ROSE, 1911,

pag. 29

HENRI MATISSE

BOUQUET DE FLEURS POUR LE 14 JUILLET, 1919

pag. 30

HENRI MATISSE

ODALISQUE AU FAUTEUIL NOIR, 1942

pag. 31

LE MIROIR DE MATISSE, 2020

pag. 32

Omaggio a HENRI MATISSE

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

GUERRA AL COVID Cacciato Arcuri (inviso a Renzi e Salvini), Draghi lo ha sostituito nell'ingrato compito di contrastare la pandemia in atto con il simpatico generale Paolo Francesco Figliuolo. A parte il fatto che non sembra molto furbo sostituire il commissario che aveva seguito il problema Covid per un anno con una persona digiuna della materia (come si è visto), il generale della logistica pareva possedere tutte le credenziali necessarie per recuperare il tempo perduto durante la crisi di governo renziana. Cosa semplice per chi ha dimestichezza con l'esercito che obbedisce ai suoi ordini, tutt'altro che facile con i politici e governatori delle regioni che decidono sulla loro sanità con l'occhio sempre puntato sui sondaggi del loro elettorato. Ciononostante, il generale si è messo di buzzo buono e ha elaborato un Piano con cui prometteva di accelerare i tempi che ha ottenuto il plauso di tutti quelli che salutavano l'arrivo dell'Esercito come il segno di una volontà di riscossa. I primi tempi Figliuolo appariva in alta uniforme tappezzata di nastrini, mostrine, gra-

di, stemmi sul petto (si presume, conquistati in battaglia), poi ha preferito presentarsi in giro e alle conferenze stampa (chissà perché?) in tuta mimetica e scarponi anfibi. Purtroppo il Piano anticovid, partito in ritardo e rallentato anche per colpa della carenza vaccini e trombosi non previste - ha faticato ad entrato a regime: i 500mila vaccini quotidiani annunciati per oltre un mese, sono rimasti dei pii desideri utili a ribadire la forte determinazione del generale ma che hanno ottenuto più che altro di innervosire gli italiani i quali, perfettamente informati dei problemi, potevano constatare che ne stavano arrivando la metà e, in molti posti, somministrati ancora meno. Sicuramente il generale ce l'aveva messa tutta con le sue metafore belliche (fuoco alle polveri, cambio di passo, fiato alle trombe ecc.) ma, purtroppo alla fine la dura realtà - l'Italia seconda in Europa come numero di morti - ha prevalso sulla fanta-logistica. Il Piano è stato ridimensionato, i richiami posticipati, i vaccini ridotti a numeri più verosimili di dosi giornaliere e ora il generale evita gli annunci e parla solo a cose fatte. 4


POLITICA CULTURALE IL MELO DI KLIMT RUBATO DAI NAZISTI Di tanto in tanto qualche buona notizia ci fa sperare che alla fine giustizia sia fatta. Nel 1911 l’industriale e collezionista ebreo austriaco Viktor Zuckerkandl acquistò "Pommier" (Melo), un olio su tela quadrato (110 x 110 cm) dipinto da Gustav Klimt nel 1905 e, alla sua morte, il quadro passò alla nipote Nora Stiasny. Alcuni mesi dopo l'Anschluss del 1938 (l'annessione forzata dell’Austria alla Germania nazista), Nora dovette vendere sotto coercizione il dipinto di Klimt per un importo molto inferiore al prezzo di mercato al professor Philipp Häusler, membro del partito nazista (il quale, per di più, aveva avuto una relazione in gioventù con la donna). Di famiglia ebrea, nel 1942, Nora, la madre, il marito e il figlio furono deportati in un campo di concentramento dove furono tutti uccisi. Nel 2001, la Galleria Belvedere, il museo nazionale austriaco d'arte moderna, consegnò il dipinto "Pommier II" di Klimt agli eredi di Nora Stiasny tuttavia, nel 2017, le autorità austriache conclusero che era stato commesso un errore nell'opera restituita. Le ricerche congiunte dei vari Enti nazionali coinvolti avevano permesso di stabilire che il quadro saccheggiato a Nora Stiasny, invece, era quello esposto da quarant'anni al Musée d’Orsay di Parigi con il titolo "Rose sotto gli alberi". La tela era entrata nelle collezioni nazionali nel 1980 come parte del patrimonio del nuovo museo d’Orsay dopo essere stata acquistata per quattro milioni di franchi da una galleria di Zurigo sulla base delle informazioni allora accessibili riguardo all'opera e in particolare alla sua storia. Il governo francese ha recentemente deciso di restituire "Rose sotto gli alberi" ai legittimi beneficiari ma, al fine di rendere effettiva l'operazione, dovrà essere pri-

ma presentato un disegno di legge per autorizzare l'uscita dell'opera dalle collezioni nazionali in quanto tutelata dai principi di status giuridico di imprescrittività e inalienabilità. Il tema del melo, e quello analogo degli alberi da frutta, compare nell’opera di Klimt fin dall’epoca dei suoi primi paesaggi: risale al 1901 il "Frutteto" in cui un fitto fogliame occupava i tre quarti della tela creando un’atmosfera di infinitezza al limite dell'astrazione. Anche Mondrian, sperimentando a cavallo tra il 1909 e il 1912 sul tema dell’albero, e in particolare del melo, era giunto all’astrattismo cancellando totalmente il pretesto oggettivo dell’albero, ormai sublimato in una pura griglia geometrica. Un percorso che lo condusse all’astrattismo analogo a quello di Klimt, il quale però non volle e non poté condividere, legato com’era a un ideale estetico ancora ottocentesco e impegnato a rivoluzionarlo dall’interno.

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Intervista a GOTTHARD BONELL Tutta l'arte è astratta - anche quella figurativa, e anche le opere di Gotthard Bonell che «si considera un pittore di vecchia scuola», poiché esse trascendono il datato e stucchevole dibattito tra astrazione e figurativo, dove la prima si vorrebbe sinonimo di “modernità” e l'altro di “passatismo”, dimenticando che l'astrattismo - nato 110 anni fa - é ormai passato remoto. Bonell, invece, ha scelto di ritornare alle radici dell'arte stessa - raccontare ed emozionare attraverso le immagini - senza porre limiti prestabiliti alla propria ricerca o doversi vincolare ai diktat del mercato. A chi, come lui, padroneggia magistralmente le tecniche pittoriche, la figurazione consente di spaziare con la massima libertà e sperimentare tutti gli stili, classici, moderni e astratti. Egli ci parla della vita attraverso la rappresentazione della realtà reinterpretata e sublimata tramite un personale linguaggio materico strettamente connesso alla terra e all'immanenza della natura che conferisce ai suoi lavori un senso di antico e nuovo allo stesso tempo. Come nel caso dei suoi ritratti, un genere oggi poco diffuso, che grazie al talento naturale unito a una sensibilità empatica, gli permettono di cogliere insieme alle sembianze anche la personalità del soggetto. Oppure le montagne inquadrate con tagli audaci che le rendono simili a organismi viventi o a decostruzioni cubiste viste dall'alto. E così anche con le nature morte, oggetti comuni trasfigurati in presenze surreali e fantasmatiche: le forme in cuoio nero, ambiguo e sensuale, diventano pelle e corpo umano. Nella sua pittura si respirano Eros e Thanatos: la vitalità fisica dialoga con la morte - reale - non simbolica o mediata da facili allegorie, catturando l’osservatore e costringendolo ad ammirare e, allo stesso tempo, meditare di fronte alla loro forza espressiva. Le modalità con cui Gotthard affronta ogni tema rivelano uno spirito irrequieto in cui convivono profondità introspettiva e una vena di malinconia romantica (come rivela anche il suo amore per i Lieder di Schubert), sentimenti che sono alla base della sua costante ricerca di quell'armonia generale che solo l’arte può dare. Paolo Tomio A sinistra: NOEMI, 2006, olio su tela, 80 x 60 cm

In basso: NELLE PALE DI SAN MARTINO, 2016 tecnica mista su tavola,73 x 131 cm


IL PADRE, 1989, olio su tavola, 70 x 90 cm

primi incontri con l’arte vera.

Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?

Già da ragazzo sentivo un certo interesse per la pittura, per il disegno, per l’arte. Con mio padre andavo tutte le domeniche a messa dai padri cappuccini a Cavalese e in seguito era programmata una visita in un negozio molto speciale. Un negozio di frutta e verdura nel quale, fra mele, pere, uva ben sistemate, si potevano ammirare innumerevoli quadri di tipo impressionista. L’autore, un personaggio molto interessante, intelligente e di grande vivacità e originalità, era Gino Bellante. Un vero pittore, nato purtroppo cent’anni troppo tardi, un tardo impressionista ispirato da Monet, Manet, Renoir .Erano i miei

Cresciuto in una società e una famiglia religiosa, ebbi naturalmente la possibilità di osservare anche i quadri dei Santi, i Cristi e le Madonne nelle nostre Chiese. Era un mondo che mi attirava e mi affascinava. Ma fui colpito seriamente da un inserto che si trovava nel libro col quale imparai la lingua italiana nelle scuole medie tedesche. In questo inserto scoprii per la prima volta la cosiddetta "grande arte". C’era la Gioconda di Leonardo, gli affreschi di Giotto oltre a dipinti di Monet, Renoir e Modigliani. Posso

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affermare che il periodo del Rinascimento era ed è quello che mi interessa maggiormente. Più avanti si sono aggiunti Klimt, Schiele, Kokoschka, Casorati, Boldini, Boccioni. Fra i pittori della nostra terra ebbero una certa importanza Albin Egger Lienz, Markus Vallazza e soprattutto Karl Plattner che, nel mio periodo a Milano ho avuto la fortuna di incontrare almeno una volta alla settimana nel suo studio. Inoltre, mi interessano personaggi singolari come El Greco, Lucian Freud, Francis Bacon, Balthus, Marino Marini, Giacometti: pilastri con un linguaggio artistico singolare e fortissimo.

Segui l’arte contemporanea: c'è qualcosa che ti interessa oppure che non ti piace? Certamente seguo l’arte contemporanea. Mi interessano tante correnti e ci sono molti artisti interessanti, con diversi ho anche dei rapporti personali. Purtroppo, troviamo anche molta superficialità, troppi artisti che pensano solo a diventare famosi seguendo le mode senza entrare nella profondità di pensiero. Siccome mi considero un pittore di vecchia scuola che crede ancora al lavoro e all’artigianato, ho difficoltà con opere

legate a mode e correnti, dove la forma diventa la prima essenza. L’arte è un terreno molto più complesso e richiede tutta la serietà e la consequenzialità di lavoro e pensiero. Purtroppo, ci sono anche critici e galleristi, accademie e musei che, per mettersi in primo piano, contribuiscono a nutrire questo terreno poco fertile.

Hai sempre privilegiato il linguaggio figurativo o hai sperimentato anche forme più astratte di espressione? All`inizio del mio cammino artistico mi sono dedicato "solo" all’arte figurativa, non conoscendo altro in un territorio privo d’interessi per un’arte moderna. Il figurativo inoltre, mi offriva anche la possibilità di conoscere e studiare quello che intorno a me mi colpiva e interessava. In seguito ho sperimentato diverse tecniche che mi aprirono altre vie per scoprire forme e linguaggi artistici diversi. In quanto all’astrazione, credo che l’arte in sé debba essere sempre astratta. È un linguaggio di forme, linee, superfici, colori, contrasti. In fondo si tratta di un linguaggio fatto per l’oc-

COME SERPENTI, 2018, olio su tela, 100 x 150 cm


SERENITÀ, 2020, olio su tela, 70 x 60 cm

anche un concerto Brandeburghese di Bach, all’arte astratta e l’opera all’arte figurativa poiché essa ha bisogno di un testo letterario che racconti una storia. L’importanza sta nel modo in cui è realizzata la musica o la pittura nella sua astrazione. Certi Lieder di Schubert si basano su un testo mediocre, quello che li fa grandi è la musica. Nel mio lavoro pittorico ho bisogno di una storia, di un testo: diventa necessario che storie e contenuti letterari siano dimenticati durante il processo lavorativo. Da allora in poi esistono solo gli elementi inerenti alla pittura,

chio. Mi piace fare il confronto con la musica. Una sonata di Mozart, secondo me, possiamo considerarla astratta in quanto priva di contenuti letterari. Diversamente, le opere di Mozart come il Don Giovanni o le Nozze di Figaro, hanno una loro storia, ci sono le parole che ci raccontano di emozioni, di rapporti, di situazioni amorose o di conflitti. Quello però che da valore musicale, sono le note scritte dal compositore ed eseguite dai musicisti. Da questo punto di vista si potrebbe paragonare la sonata, come

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al disegno, al processo artistico.

da due anni non canto più!

Ti definisci pittore, disegnatore, incisore e cantante: la tua carriera di baritono classico ha avuto dei riflessi sul tuo lavoro visivo?

Quanto è importante il disegno per un pittore d’oggi?

Non mi considero niente di tutto questo: io sono una persona che si esprime attraverso modi diversi, talvolta con la matita, altre volte con la voce o il colore. Mi piace cambiare scoprendo altre vie e modi espressivi. Non credo neppure che il mio canto abbia avuto influenza sulla mia pittura. Erano due mondi differenti: per ognuno dovevo trovare il loro tempo. Quando ero in sala concerto esisteva solo la musica, quando dipingevo esisteva solo la pittura. Trovo che sia stato una grande fortuna avere due possibilità espressive. Purtroppo,

Secondo me dovrebbe avere una grande importanza. Purtroppo viene molto trascurato. Per me è stato sempre estremamente rilevante poiché trovavo in esso una prima, immediata possibilità di espressione. Penso anche che sia un modo veloce e fresco per fissare pensieri e emozioni.

Quali sono le tecniche artistiche che utilizzi abitualmente nella tua pittura? IL SOGNO, 2014, tecnica mista su carta applicata su MDF, 50 x 50 cm


STUDIO PER IL RITRATTO DI PAPA BENEDETTO XVI, 2011, tecnica mista su carta, 55,7 x 76,5 cm

a destra: VULTUS, 2016, olio su tela, 120 x 80 cm

Il paesaggio, il ritratto, il corpo, la morte: i tuoi cicli pittorici sono sempre saldamente ancorati alla realtà fisica?

Mi piace passare da una tecnica all`altra. Sono sempre in cerca della tecnica adatta, necessaria al lavoro che sto per realizzare. Fra le diverse tecniche che utilizzo ci sono la pittura ad olio, l’acquerello, il disegno a china, l’incisione, l’affresco. Ultimamente lavoro con una tecnica personale che ho sviluppato usando diversi strati di carte veline sovrapponendoli in modo trasparente. Si potrebbe definirla una specie di collage.

Non vorrei definirli in questo modo. Nascono da soli. Ci sono i periodi in cui mi interessa un paesaggio, una figura, un nudo, una natura morta. In fondo sono i temi classici della pittura. La morte invece è un tema speciale. Da sempre mi accompagna rendendomi conscio della brevità della nostra vita, del nostro esistere. Forse l’arte è una possibilità che ci fa credere a una certa illusione, una speranza di poter allungare questo essere o perfino di poter sopravvivere. Ma probabilmente è solo un’illusione.

Quando inizi un nuovo lavoro, hai già in mente un tema compiuto o cambi in corso d'opera? Il lavoro cresce pian pianino. Inizialmente incomincio in modo completamente astratto, solo dopo un certo periodo comincia a svilupparsi una certa tematica, si potrebbe considerarla una specie di surrealismo. Mi piace passare dal nulla, portando avanti un certo discorso. Mi piace scoprire.

Le montagne dei tuoi dipinti sono tratte dal paesaggio naturale altoatesino o sono più immaginarie e metaforiche? Il paesaggio, nel mio caso la montagna che mi circonda, è naturalmente un elemento che influisce sul lavoro. Nella pittura non mi interessa 12


che sia una certa montagna, un certo paesaggio. Per me è una possibilità di espressione artistica. Mi interessa la luce, la forma e soprattutto il ritmo che troviamo nei diversi strati creati in milioni di anni.

Quando e perché inizia il tuo interesse per il ritratto, il tema forse più difficile per un pittore? Il ritratto mi interessa da sempre. Sono una persona curiosa e mi piace scavare in volti o mani


RELITTI, 2021, tecnica mista su carte applicate 73 x 131 cm

stauro di un quadro antico: allontanare le diverse verniciature per arrivare all’originale. L’esperienza col Papa è durata un anno, non solo dipingendo e disegnando ma anche leggendo i suoi libri, encicliche e scritti.

di persone che sto studiando. È vero che non è un tema facile in quanto si è in due, il che comporta una perdita di libertà. In tal modo diventa una continua lotta per la libertà espressiva: essere liberi e autonomi nel vedere e interpretare un’altra persona.

Hai affrontato anche con grande libertà due temi centrali: l’anatomia e il corpo, e indirettamente, la carne e la sessualità?

Una curiosità: come è stata l’esperienza del ritratto fatto a Papa Benedetto XVI?

Tutti questi temi trattano dell’Uomo nella sua complessità. Trovo che corpo e sessualità, come anche la sensualità, la carne e l’anatomia siano tutt’uno. Un insieme da non dividere. Siccome mi interessa l`Uomo non posso fare a meno di queste tematiche.

L`esperienza con Papa Benedetto XVI è stata molto interessante, però anche difficile. Più si crede di conoscere le persone, dai giornali o dai mass media, più diventa difficile essere liberi nell’interpretazione. Ho avuto tre possibilità di incontrarlo, una persona umile, un po’ spaventata, insicura. Ho incontrato il contrario di quello che si dice generalmente di questo Papa. Prima di tutto mi interessava l’uomo, il che significava scavare molto profondamente, tirare via strato per strato per poter arrivare al nodo. Questo processo si potrebbe paragonare al re-

Nel ciclo “le cose del corpo”, che significato simbolico attribuisci alla pelle nera che riproponi in composizioni quasi surrealiste? La pelle è quello che tiene insieme il corpo, l’involucro del nostro corpo. Nei miei lavori si 14


tratta di pelle nera, un materiale primordiale. La pelle come primo vestito dell’uomo, un materiale sensuale che colpisce prima di tutto le nostre emozioni, il nostro inconscio. Trovo che si tratti di un materiale attualissimo. Basti pensare alla cultura della musica Rock, del mondo omossessuale, alla cultura motociclistica per arrivare alle uniformi. È un materiale che polarizza, avendo in sé diversi modi di vista. Dipende dall’esperienza di ciascuno di noi provare piacere, disgusto o paura.

figurativa antica a un linguaggio più astratto? Come ho già detto, la morte è stato il mio tema principale. Non sono poche le persone ho disegnato in quest`ultimo, definitivo stato dove tutto diventa silenzio e pace.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera? Raramente sono interessato a trasmettere un

La morte: ritratti iperrealisti di “defunti” o la decomposizione di corpi in cui coniughi una pittura

ORIGINE DELLE TERRE, 2012/13, olio su tavola 117 x 137 cm


messaggio. Piuttosto si tratta di un concetto artistico contenente un’emozione inconscia.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Come definiresti il tuo stile personale? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

È una domanda alla quale non vorrei rispondere. La tematica mi sembra troppo complicata. Troppo personale, troppo differente tra una persona e l’altra. Forse meglio usare il termine "Armonia".

Mai vorrei definire il mio lavoro con uno stile. Un artista che a tutti costi cerca un suo stile si trova sicuramente sulla via sbagliata. Sono del parere che, se un artista lavora sul serio e sinceramente, crea da sé un proprio linguaggio personale. In questo sicuramente si fa riconoscere. È questo che possiamo definire "stile".

Riscontri delle differenze tra il mondo artistico altoatesino e quello trentino? Non troviamo più riscontri tra i due mondi. I problemi sono gli stessi. Gli artisti si confrontano fra di loro. Viviamo in una situazione globale che unisce e, purtroppo, non sempre è un vantaggio. In basso: NASCOSTO, 2013, tecnica mista su carte applicate su MDF, 20 x 28 cm

Chi è l’artista? Non lo so. Forse una persona che cerca quest`armonia, che si espone a un mondo sconosciuto cercando di poter scoprirlo.

E, per finire, cosa è per te l’arte? Per me, il lavoro artistico (non vorrei usare la parola "ARTE") è una possibilità di comunicazione col mondo, uno studio, una ricerca, un modo di scoprire sé stessi e tutto quello che ci circonda.

A destra: RITRATTO, 2019, olio su tela, 100 x 70 cm



2000 Inizio della collaborazione con il famoso pianista Antonio Ballista . 2001 Con Antonio Ballista pubblicazione di una cartella di venti incisioni piu`CD con Lieder di Beethoven, Schubert , Bellini e Loewe (Die kleinen Dinge - le piccole cose) 2002 Assieme alla famosa cantante Brigitte Fassbaender da inizio all`estate di Lieder di Appiano Partecipazione a diverse esposizioni internazionali: Fondazione Blickle,( D) - Rupertinum, Salisburgo (A) – Museion, Bolzano - Castello di Gorizia – Galleria d`arte moderna, Bologna – Galerie im Augarten / Belvedere, Vienna – Haus der Kunst, Monaco – Palazzo Reale, Milano - Centro internazionale di studi pirandelliani, Agrigento – Kunstverein, Francoforte Europaregion, Bruxelles – Bregenz, Austria – Graz, Austria – Museo della Grafica, Brunico - Deutschrussisches Zentrum- Mosca - Zurigo (assieme a Robert e Johannes Bosisio e Christian Reisigl) Innsbruck / Hofburg

GOTTHARD BONELL, pittore e cantante, è nato nel 1953 a Trodena, Alto Adige/ Suedtirol. Inizia gli studi all`Istituto d`arte di Ortisei. Fra i maestri ci sono Markus Vallazza e Mili Schmalzl Studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia e Milano (Brera) Diploma all`accademia di Belle Arti Brera / Milano A Milano incontri settimanali con il pittore Karl Plattner Ulteriori studi all’Accademia Internazionale di Salisburgo Importante incontro con l`artista tedesco Horst Egon Kalinowski dell`Accademia di Düsseldorf 1981- 82 Assistente all’Accademia Internazionale di Salisburgo 1983 Borsa di studio del Ministero della cultura austriaco per un soggiorno di tre anni a Vienna Gotthard Bonell ha vinto diversi premi importanti di pittura ( Torino - Innsbruck - Laives )

Mostre personali: ( selezione) Kupferstichkabinett dell’Accademia di Belle Arti / Vienna - Kurhaus di Merano – mostra di ritratti al “ Volkskunstmuseum “ di Innsbruck – Deutsches Ledermuseum / Offenbach (D) – Schloss vor Husum, (D) – Schubertturm, Vienna – Museo Diocesano – Hofburg Bressanone Numerose personali in gallerie d`arte : Galleria Goethe/ Bolzano – Galerie Maier/ Innsbruck, Galerie Seywald/ Salzburg – Kunstforum/ Egna(BZ) – Galerie Prisma/ Bolzano – Galerie Thomas Flora/ Innsbruck – Castello di Presule (BZ) – Palazzo Lodron - Caderzone - Museo / Centro arte / Cavalese (TN) (assieme a Lois Anvidalfarei) Museo della montagna/ Firmian / MMM / Bolzano Galleria Wolfrum / Vienna - Schubertturm / Vienna - Spazio Arte / Trento - Palazzo Trentini / Trento - Castel Tirolo ( assieme alla scrittrice Roberta Dapunt e lo scultore Lois Anvidalfarei) - Galleria Lanser / Appiano BZ( Retrospettiva curata da Günther Oberhollenzer e Robert Bosisio) Nell`anno 2010 ritrae Papa Benedetto XVI per il museo diocesano di Bressanone. Diversi incontri con il Papa.

Le sue opere si trovano in collezioni e musei . Negli anni 1989 – 2004 Bonell fa parte della Consulta per la cultura tedesca della Provincia di Bolzano – Alto Adige 1985 Inizio degli studi di canto al Conservatorio di Bolzano Filmati sull’artista presso la RAI e ORF 1996 Ciclo di incisioni ”Irrlichter – Variazioni sulla «Winterreise» di Franz Schubert“( Pianista: Norman Shetler)

Innumerevoli pubblicazioni (Folio Editore, Bolzano/ Vienna; Tappeiner, Lana; Haymon, Innsbruck, Raetia,

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Bolzano ) - Verlag der Kunst / Dresden/ Husum Allerheiligenpresse / Innsbruck

ics

Saggi su Gotthard Bonell:Peter Weiermair - Andreas Hapkemeyer - Daniela Ferrari - Federico Mazzonelli - Günther Oberhollenzer - Magdalena Hörmann / Weingartner - Heinrich Schwazer - Marion Piffer Damiani - Monika Knofler - Uwe Haupenthal - Elio Vanzo - Eva Gratl

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2021

Come cantante ha lavorato con pianisti di fama internazionale fra i quali : Othmar Trenner - Peter Paul Kainrath - Norman Shetler - Antonio Ballista Charles Spencer.

della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it

In basso: WINTERREISE, 1996, incisione 21 x 14 cm

icsART N.5 2021 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.5 - Maggio ANNO 2021

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MERCATO DELL’ARTE ? del sud della Francia, insieme agli amici Maurice de Vlaminck e André Derain, con cui sviluppa un nuovo interesse per una tavolozza audace e la pennellata diretta, lo ispira a creare dipinti caratterizzati dall'uso di tonalità pure, brillanti e contrastanti. Abbandona la tecnica degli impressionisti dato che non è più interessato a catturare "impressioni" momentanee e definisce un suo stile caratteristico eseguito con una linea fluida e colori piatti e vivaci. Quando nel 1905 i quadri dei tre amici sono esposti nel Salon d'Automne, un critico scandalizzato per la violenza dei loro colori, li equipara a "fauves", "bestie selvagge", appellativo da cui prenderà il nome il gruppo. Nonostante l'iniziale ostilità, gli artisti Fauves riscuotono un successo di pubblico che si consolida al Salon des Indépendants del 1907 dove saranno l'attrazione principale. Attraverso l’accostamento

HENRI-ÉMILE-BENOÎT MATISSE (1869 - 1954), ODALISQUE COUCHÉE AUX MAGNOLIAS, 1923, olio su tela, 60,5 x 81 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 80.750.000 (€ 66.972.000). «Senza voluttuoso piacere, non esiste nulla» ha detto Matisse, pittore, incisore e scultore, considerato il più grande colorista del ventesimo secolo che associamo a vitalità, armonia e sensualità, in particolare nella serie delle sue "Odalisques" degli anni '20 e '30 a Nizza. Figlio di un ricco mercante di grano, nasce a Le Cateau-Cambrésis nel nord della Francia, una regione storica dell'industria di tessuti che influenzano profondamente il suo senso per il colore e i motivi decorativi, che colleziona e rappresenterà in tutte le sue tele. Studia legge e si impiega in tribunale ma quando, durante una convalescenza inizia a dipingere scopre «una specie di paradiso». All’età di 22 anni abbandona la carriera giuridica e s’iscrive all’Accademia Julian a Parigi e poi all'École des Beaux-Arts con il pittore simbolista Gustave Moreau che avrà una forte influenza su di lui. Già nel 1901 espone al Salon des Indépendants ma la sua svolta come artista avviene durante le estati del 1904-1905 quando la luce intensa

LA SÉANCE DU MATIN, 1924, olio su tela, 74 x 61 cm venduto da Sotheby's New York 2014 a $.19.205.000

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HENRI MATISSE dei colori primari slegati da regole, la sintesi estrema e la semplificazione delle forme, Matisse ricerca un’arte libera da convenzioni e aperta alla "gioia di vivere" che celebri soprattutto l'espressione e le emozioni individuali. Pubblica nel 1908 le sue idee su colore, linea, e composizione nelle sue "Note di un pittore" in cui scrive di "costruzione per mezzo del colore." Pur essendo il Fauvismo un movimento durato in quanto tale solo pochi anni, dal 1905 al 1907, riuscirà a influenzare sia "Der Blaue Reiter" sia "Die Brücke", le due più importanti correnti dell'espressionismo tedesco. Le vibrazioni delle origini sono presto sostituite da campiture piatte di colore circondate da contorni arabeggianti, con i soggetti rappresentati fuori scala e senza prospettiva. Fortemente interessato all'arte di altre culture, Matisse è tra i primi pittori a interessarsi all'arte primitiva e a incorporare elementi decorativi di arte islamica, giapponese e africana: gli occhi e le sopracciglia enfatizzate, il naso allungato e le labbra increspate nel viso schematico di molti suoi ritratti, assomigliano a maschere africane. «Mi piace modellare tanto quanto dipingere», dice Matisse che si affida alla pratica della scultura per perfezionare il suo approccio alla linea ma chiarisce: «Ho scolpito come un pittore. Non ho scolpito come uno scultore». Dopo un viaggio in Marocco nel 1912-13 Matisse è profondamente colpito dalla luce, l'architettura e i tessuti di quella regione così, a partire dal 1917 fino al 1930 - un tempo noto come il "periodo di Nizza", divide il suo tempo tra il sud della Francia e Parigi lavorando su dipinti, sculture, litografie e incisioni, murales e disegni per arazzi. Il suo lavoro diventa più intimo concentrandosi principalmente su soggetti come la natura morta, gli interni, ponendo una grande

NU DE DOS, 4 ÉTAT (RETRO IV), 1930, bronzo patinato, H 189,2 cm, venduto da Christie's New York 2010 a $ 48.802.500 (€ 36.527.000)

enfasi sulla figura umana e il nudo femminile, in particolare le sue famose odalische. Nel 1941-42, mentre si sta riprendendo da due impegnative operazioni, l'artista sviluppa una tecnica che aveva ideato in precedenza: i "papiers découpés", ritagli di carta dipinta incollati su un supporto rigido, con cui nei suoi ultimi anni darà nuovo slancio a vivaci composizioni multicolori usandole nei livres d'artiste, nelle decorazioni parietali e su vetro. Descrive questo nuovo processo di creazione come «disegnare con le forbici» oppure «tagliare direttamente nel colore». Dopo questa ultima fase durante la quale ritrova l'ispirazione originaria che rinnova la sua creatività, muore d'infarto il 3 novembre 1954, all'età di 84 anni. 21


ARF CLUB

Il Messico è unanimemente considerato la patria del muralismo moderno dato che questo movimento pittorico è nato e si è diffuso in quel Paese subito dopo la rivoluzione messicana del 1910 con il preciso scopo di realizzare opere destinate al popolo per far leva sull'immaginario collettivo. Lo praticavano i tre muralisti più influenti del XX secolo, seppur molto diversi nella loro espressione artistica, "Los Tres Grandes" (I Tre Grandi): Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros. Un'arte al servizio della rivoluzione con funzione pedagogica e didascalica che raffigurando una mitografia composta da lotte sociali, aspetti della storia messicana e sentimenti nazionalisti, doveva spiegare ed "educare" attraverso immagini epiche una popolazione in gran parte ancora poco scolarizzata, in gran parte analfabeta. Se la stagione dei loro murales nasceva in condizioni estreme e sulla spinta di questo bisogno di comunicare con e al popolo, questa funzione primaria dell'arte pubblica e politica è andata progressivamente scomparendo. Anche se ha

perso in gran parte la sua originaria carica di denuncia, la tradizione della pittura parietale è comunque rimasta viva e diffusa ancor oggi in molte regioni assumendo toni più sottilmente concettuali, quando non decorativi. Le due artiste di Città del Messico, Jacinta Ortiz e Soledad Torres, fondatrici dell'"ARF Club" intitolato a Aurora Reyes Flores, la prima donna muralista messicana, credono nella qualità intrinseca del murales capace di migliorare qualsiasi luogo fisico e in un'arte pubblica che possa essere goduta da tutta la collettività. In particolare, il gruppo ha privilegiato questa tecnica pittorica perseguendo una decorazione che porti il senso del ritmo e del colore in luoghi della comunità privi di qualsiasi connotazione estetica. Il punto di riferimento delle artiste non sono però i tipici temi narrativi eroici e il linguaggio dichiaratamente realista storico dei Tre Grandi ma le idee di Rufino Tamayo, "El Cuarto Grande", pittore di origine zapoteca e più giovane dei tre il quale, influenzato dai movimenti artistici europei, aveva scelto di esprimersi attra22


GRACIAS A LA VIDA verso i colori e le forme in un modo astratto moderno seppure profondamente messicano. ll Club si propone l’obbiettivo di valorizzare lo spirito di un'identità culturale che attraversa tutte le epoche e risiede nella tradizione della cultura popolare sudamericana, in particolare nella lavorazione artigianale di comuni tessuti storici d'uso quotidiano: indumenti, ponchos, coperte, tappeti. Essi credono che, recuperando il ricco repertorio di decorazioni geometriche multicolori che caratterizzavano le diverse regioni del continente e riproponendoli nelle pitture parietali, si possa ristabilire un dialogo con il patrimonio culturale delle popolazioni autoctone. La metodologia messa a punto dal gruppo si fonda su composizioni astratte a sviluppo verticale che permettono di coprire pareti di lunghezza e altezza a piacere, potenzialmente "infinite", adattandosi anche a edifici monumentali. Le composizioni che caratterizzano i loro murales si rifanno alle decorazioni popolari ma sono "site-specific", cioè sono diversificati di volta in volta per adattarsi alle peculiarità del luogo a cui sono destinati. I motivi si basano su delle campiture verticali piatte di larghezze e colori variabili che trasmettono l'impressione

di movimento, di vuoti e di pieni, secondo un ritmo studiato in funzione delle aperture, della luce, dell'orientamento, della spazialità e la destinazione dei locali interessati dall'intervento. Di conseguenza, lo studio compositivo può essere calibrato sia alle caratteristiche fisiche e architettoniche del luogo sia alle destinazioni dello stesso così da creare dei murales coerenti con l’insieme. Con lo slogan "Gracias a la vida", frase presa dall'omonima canzone della cantante folk cilena Violeta Parra, icona della musica sudamericana, l'ARS Club cerca di opporsi alla spersonalizzazione degli edifici (e indirettamente, anche di quelli privati), proponendo di riportare negli spazi pubblici "il calore della tradizione e l'energia del colore" attraverso il recupero di colori e motivi decorativi che fanno parte sia della tradizione popolare messicana sia di tutto il Sud America. In questi ultimi anni sono ormai numerosi i luoghi pubblici che sono stati trasformati grazie all'introduzione di pitture parietali che rifiutano l'anonimato dettato dal minimalismo internazionale e si riappropriano della cultura "bassa" per ricostruire un indispensabile ponte tra Presente e Passato.

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ART DÈCO - Parte 4 Le maggiori nazioni europee il 28 luglio 1914 scatenano la prima guerra mondiale, il più grande e sanguinoso conflitto internazionale del XX secolo che vede anche la più rapida accelerazione del progresso tecnologico militare della storia: aerei, carri armati, lanciafiamme, bombe a mano, gas tossici ecc. Nel 1916 nasce in Svizzera il Dadaismo come reazione agli orrori della guerra e come rifiuto dei valori morali, politici, culturali ed estetici del mondo borghese. Alla fine del 1918, dopo oltre 4 anni di guerra, il continente è devastato con 10 milioni di soldati caduti, 21 milioni feriti in combattimento e 13 milioni di civili morti. Gli assetti socio-economici ne escono sconvolti, equilibri politici e confini consolidati da decenni ridisegnati, l'impero austro-ungarico crollato e quello russo distrutto dalla rivoluzione e conseguente crisi economica, fame e disoccupazione. L'umanità scopre la potenza distruttiva connessa allo sviluppo inarrestabile delle nuove società industriali. Infine, nel 1918 la pandemia "spagnola" provoca in tutto il mondo 50 milioni di morti. La Francia, uscita vincitrice dalla guerra, conta 1.700.000 morti caduti militari e milioni di feriti; Parigi ha subìto i bombardamenti degli aerei e dei cannoni a lunga gittata tedeschi capaci di colpirla da 120 chilometri di distanza. Il contraccolpo sociale è enorme: l'ottimismo della Belle Époque è spazzato via, sul piano del costume e della cultura lo spirito del tempo è segnato dalla percezione della necessità di una rottura e discontinuità con il passato associata a una richiesta di modernità. Alla generale diffidenza verso la tradizione si contrappone la speranza nelle nuove tecnologie che stanno rivoluzionando la società; le invenzioni e i progressi della scienza e della tecnica sono senza paragoni con le epoche passate: l'illuminazione elettrica, 24


STORIA DELL’ARTE l'automobile, l'aeroplano, il cinema, la radio, il grammofono, i mass media, la pubblicità. La velocità che caratterizza quelli che saranno chiamati i "ruggenti anni venti", crea una nuova mentalità che determina tendenze praticamente in ogni aspetto del costume e dell'arte. I mutamenti vanno a interessare l'aspetto sociale, quello artistico, del dinamismo culturale, trasformando il gusto e la moda, il tempo libero e lo svago, il ruolo delle donne che, coinvolte nella produzione economica negli anni di guerra, rivendicano l'emancipazione sociale, politica e sessuale. Tale comune sentire ha rilevanti effetti formali nel campo delle arti applicate e decorative, nel vivere quotidiano e nelle piccole cose di uso comune che sono influenzate dai cambiamenti. Durante gli anni '20 si ripete la situazione verificatasi con l'Art Nouveau: un movimento e un gusto legati alla produzione d'oggetti d'uso e dell'arredamento coinvolgono anche l'architettura e le arti maggiori. In questa predominante e generalizzata ricerca di eleganza, leggerezza, e lusso, c'è anche il tentativo di dimenticare la ferocia e la brutalità da cui il mondo è appena uscito. La produzione iniziale dell'"Art Deco" è finalizzata a rinnovare il culto dell'oggetto di lusso e del pezzo unico artigianale per le classi ricche, sia per quanto riguarda il pregio dei materiali sia per le scelte stilistiche. La bellezza viene identificata con la decorazione e la raffinatezza con l'obiettivo di creare ambienti e atmosfere sofisticate tramite soluzioni e finiture preziose ed esotiche. La borghesia arricchitasi con la guerra e la nobiltà decaduta, turbate da un mondo che sta cambiando, ricercano piacere e rifugio in uno stile di vita e un gusto riservati alle élite, che si riverbereranno, banalizzati, anche sui modelli della cultura di massa. 25



Maggio 2021, Anno 10 - N.5

News dal mondo HENRI MATISSE

ODALISQUE COUCHÉE AUX MAGNOLIAS 1923

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HENRI MATISSE

LES COUCOUS, TAPIS BLEU ET ROSE, 1911,

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HENRI MATISSE

BOUQUET DE FLEURS POUR LE 14 JUILLET, 1919

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HENRI MATISSE

ODALISQUE AU FAUTEUIL NOIR, 1942

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LE MIROIR DE MATISSE, 2020

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Omaggio a HENRI MATISSE

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HENRI MATISSE, ODALISQUE COUCHÉE AUX MAGNOLIAS 1923, olio su tela, 60,5 x 81 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 80.750.000 (€ 66.972.000)

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HENRI MATISSE, LES COUCOUS, TAPIS BLEU ET ROSE 1911, olio su tela, 81 x 65,5 cm, venduto da Christie's Parigi 2009 a € 35.905.000


HENRI MATISSE, BOUQUET DE FLEURS POUR LE QUATORZE JUILLET, 1919 , olio su tela, 116 x 89 cm, venduto da Sotheby's New York 2010 a $ 28.642.500 (€ 23.731.400)

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HENRI MATISSE, ODALISQUE AU FAUTEUIL NOIR, 1942 olio su tela, 38 x 46 cm, venduto da Sotheby's London 2015 a GBP 15.829.000 (€ 18.234.700)



PAOLO TOMIO: Omaggio a HENRI MATISSE "LE MIROIR DE MATISSE", 2020, stampa su plexiglass 118,8 x 84 cm


ics

ART


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