icsART 2018 N.9 Maria Stoffella Fendros

PERIODICO della icsART N.9 - Settembre ANNO 2018

icsART

In copertina: MARIA STOFFELLA FENDROS, IMPRONTE ROM, 2008, tempera su tela, 100x100 cm

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icsART

sommario

Settembre 2018, Anno 7 - N.9

Editoriale

PROMART

pag. 4

Politiche culturali

Promozione delle arti in Trentino

pag. 5

Intervista a un artista

Maria Stoffella Fendros

Mercato dell’arte?

Agnes Martin

pag. 20-21

Street sculptures

ZOT

pag. 22-23

Storia dell’arte

L'architetto del colore

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo AGNES MARTIN

Orange Grove, 1965

pag. 28

AGNES MARTIN

Untitled # 13, 1980

pag. 29

AGNES MARTIN

Untitled # 6, 1983

pag. 30

AGNES MARTIN

Untitled # 7, 1984

pag. 31

Omaggio a AGNES MARTIN

Dolomiti # 1, 2018

pag. 32

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare

EDITORIALE formazione/formazione, il fenomeno artistico, perché l’Arte venga letta e vissuta con l’entusiasmo della scoperta, dell’immedesimazione, delle sensibilità vere e mai esposte”.

Quanti sono i soci e come è organizzata?

Attualmente gli associati alla PROMART sono 38, registrati sul Libro Storico dei Soci che riporta, come ultimo numero di tessera, il 243.

A norma di Statuto, nel tempo sono stati nominati – con motivata delibera assembleare – anche quattro Soci Onorari (gli artisti Aldo Caron e Paolo Tait; il poeta Manlio Massole; l’amica stiriana Maria Ehrenreich).

L’Associazione è diretta da un Consiglio Direttivo composto da 5 membri (tra i quali vengono eletti il Presidente, il Vice Presidente ed il Segretario) e “controllata” dai 3 componenti il Collegio dei Revisori. Le cariche statutarie hanno durata triennale.

Perché gli artisti non possono iscriversi?

Dando vita all’Associazione, i fondatori ritennero che associare artisti delle diverse arti delle quali PROMART si sarebbe occupata avrebbe potuto trasformare il sodalizio in una sorta di associazione di categoria, inficiando il principio di universalità dell’arte a vantaggio di interessi di parte.

Per questi motivi il pensiero, condiviso unanimemente dai fondatori e dai primi soci, assunse fin dalle origini forma di regola statutaria, confermata anche in sede di revisione dello Statuto, nel 2014.

Quali sono state le attività principali svolte in

Facciamo il punto con Antonio Cossu, Presidente di PROMART, sull'attività fin qui svolta e sui programmi futuri della più attiva associazione trentina per la promozione delle Arti.

Cos'è Promart? Quando nasce, chi sono i fondatori e che scopi si prefigge?

PROMART – acronimo di Libera Associazione per la Promozione delle Arti – è, appunto, un’associazione culturale senza scopo di lucro, nata idealmente il 1° gennaio 1990, operativamente l’8 marzo 1991 e formalmente il 10 maggio 1991.

L’Associazione nacque dall’intuizione dell’attuale Presidente, Antonio Cossu, e per volontà di cinque amanti dell’arte, due dei quali sono ancora Soci di PROMART. I suoi scopi furono e sono, come recita il manifesto istitutivo del sodalizio, quelli di “far conoscere, attraverso l’inIl logo PROMART, disegnato dall’artista Paolo Tait nel 1990

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POLITICA CULTURALE questi anni?

Fedele ai propri principi costituenti, PROMART ha curato particolarmente la relazione diretta con coloro che le diverse arti praticano; innumerevoli sono stati gli incontri in atelier con gli artisti del nostro territorio, così come i viaggi di studio, le visite guidate a mostre e luoghi significativi, in regione, in Italia e all’estero. Una particolare attenzione è sempre stata riservata alla relazione tra arte e società.

Altrettanto importanti le iniziative prodotte direttamente dall’associazione (prevalentemente nel campo delle arti visive, non tralasciando – peraltro – quelle dedicate alla musica, alla letteratura, al teatro); in tale ambito sono da ricordare anche le collaborazioni con enti privati (tra questi la Galleria Del Monte Arte Contemporanea di Ischia/Lacco Ameno, con 11 mostre organizzate nel periodo 1996/2001) e istituzioni pubbliche (tra queste il Comune di Villa Lagarina, con 22 mostre prodotte nel periodo 2006/2015). Il ricco curriculum del sodalizio – aggiornato al 31 dicembre 2017 - è consultabile (come tutti gli atti che lo riguardano) sfogliando le pagine del sito www.promartrento.net, alla sezione “QUALCOSA DI PROMART”, dove è possibile scaricare anche il modulo di iscrizione all’Associazione.

Programmi per il futuro?

Moltissimi. L’Associazione è veramente iperattiva! Questo perché alle attività prodotte direttamente da PROMART si sommano – pressoché quotidianamente – la promozione e la parteci-

pazione attiva (gestite con newsletters periodiche e attraverso il gruppo Facebook dell’Associazione) alle più interessanti attività in campo artistico proposte da soggetti diversi sul territorio e non solo .

In questo momento, oltre all’itinerario negli studi degli artisti locali (il prossimo incontro è previsto per il 7 ottobre, a Monclassico, con Livio e Giorgio Conta), ci impegnano la programmazione della mostra dedicata all’artista campano Angelo Ricciardi, tra la fine di questo e l’inizio del prossimo anno, presso lo Spazio KN di Trento, e la progettazione di una rassegna itinerante a livello nazionale dedicata agli artisti – una dozzina circa – che intorno alla metà degli anni ’90 del secolo scorso si ritrovarono all’Accademia di Brera nel gruppo Nuovi Temperamenti, animato dal Maestro Paolo Minoli… ma ogni giorno nascono nuove idee e nuovi stimoli sono dietro l’angolo …

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Intervista a MARIA STOFFELLA FENDROS Non è facile scrivere di Maria Stoffella Fendros in poche righe perché si tratta di un'artista a tutto tondo, dalla personalità complessa, forte e anticonformista, come è stato ben descritto nella ricca e documentata retrospettiva che il Museo Civico di Rovereto le ha voluto dedicare l'anno scorso per ricordare la sua lunga carriera (e festeggiare i suoi 82 anni).

Nata a Rovereto, giovanissima - a 17 anni - dopo due anni di liceo classico, decide di lasciare la città per studiare all'Accademia di Belle Arti di Venezia e poi di Firenze e, infine, specializzarsi nell'affresco e nell'incisione. Un'artista completa, quindi, mossa da determinazione e coraggio non comuni, uniti a una ardente passione interiore che non l'abbandonerà mai. Già fin dagli inizi, appunto, si possono individuare le grandi energie che la spingono in tutta la sua storia personale e artistica: l'amore per la Bellezza che lei ricerca nell'arte classica e moderna, e la voglia di conoscenza dettata dal bisogno di imparare, sperimentare, viaggiare, che da quella spinta interiore scaturisce.

Donna dolce e volitiva, sensibile e decisa, sognatrice ed energica, estroversa e malinconica, le sue caratteristiche apparentemente contraddittorie si ritrovano tutte nella sua pittura - sia figurativa che astratta - in cui il colore è protagonista assieme a una libertà informale delle pennellate e della composizione assolutamente contemporanea. Le tecniche artistiche acquisite nei primi anni diventano "strumenti" (così come quelli di un musicista), con i quali lei registra e rappresenta i momenti più significativi della sua vita filtrati attraverso il sentimento, la memoria visiva o l'emozione estetica.

Le immagini fluiscono con totale naturalezza, sia le calme ed eteree figurazioni evocative che, al contrario, l'espressionismo "fauve", acceso e vitalistico, dai colori brillanti, quasi violenti, introiettati dall'artista nei paesi mediterranei e trasferiti con gesti dinamici sulla tela. Per Maria Stoffella ogni dipinto è un inno alla Vita e alla Natura (forse per lei, sinonimi) con cui comunica la "Joie de vivre" che l'ha sempre accompagnata e che, ancor oggi, la spinge a ripartire per il mondo.

Paolo Tomio A sinistra: SOLO ANDATA, (trittico), 2005, tempera e pastelli su cartone, 100x70 cm

In basso: IL PONTE DI KOKORIS, 2004, tecnica mista su cartone, 70x100 cm

IL SOGNO, 2006, olio e pastelli a olio su tela 200x200 cm

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali?

Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?

I miei Maestri Bruno Saetti, Giuseppe Viviani e Riccardo Schweizer, Rodolfo Margheri, Iras Baldessari, Vittorio Basaglia, Umberto Savoia, Renato Ischia e il gruppo artistico trentino.

Perché mi piaceva, ho sempre disegnato fin da piccola. Non essendoci ai tempi una scuola d’arte a Rovereto, ho frequentato il classico e poi l’Accademia di Belle Arti di Venezia e Firenze.

C'è qualcosa che ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea?

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi?

Non la seguo molto. Ho visto comunque cose interessanti.

La Secessione, il Liberty, la pittura russa del ‘900, Matisse, Bruno Saetti e Giuseppe Viviani miei Maestri.

Hai vissuto a lungo in Grecia: come ti ha influen-

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zato la sua atmosfera mediterranea?

predeterminati?

Il Mediterraneo certo ha avuto molta influenza per la bellezza della natura, il colore e il retaggio orientale che negli anni ’60 -’70 era molto tangibile.

Generalmente sÌ, durante l’esecuzione posso sempre modificare, ma parto sempre da un’idea precisa.

Quanto conta il colore nei tuoi dipinti?

Ha anche favorito un rapporto diverso e privilegiato con la natura?

Molto, è stato alla base della mia ricerca. Uso i colori come seguissi una canzone, un ritmo.

La Natura è una grande maestra, come dicevano Natura varia ludet e il gioco fa anche parte della vita.

Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua pittura?

Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente un tema o un soggetto o ti muovi senza vincoli

Ho usato molto acquaforte, e poi pastelli, tempere, affresco, collage, le terre, colori ad olio.

In basso: GIARDINO, 2003, pastello e tempera su carta, 57x76 cm

Pagine seguenti: GIARDINO, 2006, tempera su pannello, 100x160 cm

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SUI CAMPI VALICA IL VENTO, 2006, tempera e pastello su carta giapponese, 100x100 cm

o emozioni? Sei interessata ad un “messaggio” nell’opera?

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

I miei lavori sono frutto certamente di emozioni, impressioni, ispirazioni letterarie. Penso che il messaggio sia sempre di serenità, a volte di denuncia.

Non ho mai pensato di catalogarmi, i critici parlano di espressionismo astratto e di nuova figurazione.

Esiste, secondo te, una “pittura femminile” oppure l’arte non ha sesso?

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti

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IMPRONTE ROM, 2008, tempera su tela, 100x100 cm

Forse può esistere un’emozione diversa. So solamente che quando dall’Accademia di Venezia sono passata a quella di Firenze e mostravo su richiesta i miei lavori, mi sono sentita dire dal Professore: ”Complimenti, sembrano fatti da un uomo”.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico?

Adesso vivo alquanto ritirata, ho seguito di più le manifestazioni teatrali, cinema e archeologia, ma ricordo con grande piacere bellissime

Conosci il panorama dei pittori trentini d’oggi?

No, un tempo. Sono sempre stati appartati eccetto alcuni.

Pagina seguente: PRIMAVERA, 2009 tecnica mista su tavola, 80x150 cm

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Sopra: FOLATE DI VENTO, 2002, tecnica mista su carta giapponese, 56x67 cm

A destra: SOLO ANDATA, (trittico), 2005, tempera e pastelli su cartone, 100x70 cm

mostre allestite al Museo del Mart.

seconda della sensibilità e cultura di ognuno di noi.

Che differenze noti rispetto alla realtà greca che hai conosciuto?

Chi è l’artista?

Ho frequentato pochi artisti ad Atene, pur vistando mostre ecc. Ho per lo più viaggiato. Gli artisti greci però le opinioni e i giudizi e critici se le dicevano in faccia.

E’ una persona che ha scelto come lavoro l’arte nelle sue varie manifestazioni.

E, per finire, cosa è per te l’arte?

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

L’arte può essere tante cose, un modo anche per sopportare la vita. Può essere gioco, denuncia, divertimento, piacere, e se si condivide con altri soddisfazione.

La bellezza è una prerogativa della natura, avvolta di mistero e di armonia e percepibile a 16

Bolzano-Alto Adige, all’ Accademia degli Agiati di Rovereto, al Comune di Rovereto, al Museo della Rocca di Riva del Garda, alla Pinacoteca “La Soffitta” di Pisa, al Museo Caproni di Mattarello (Trento), alla Pinacoteca Città di Giannina (Grecia), al museo di Navarra di Pamplona (Spagna).

Mostre personali 1963 Venezia, Galleria Venezia, 27 aprile - 9 maggio 1963 Rovereto, Galleria Delfino, 21 -30 settembre 1965 Riva del Garda, Museo Civico, Galleria della Rocca, 3-21 luglio 1965 1965 Rovereto, Circolo Italia, 6-15 novembre 1967 Belluno, Galleria La saletta, 3-16 gennaio 1967 Gradisca d'Isonzo, Galleria Permanente La Serenissima (Az. Autonoma soggiorno e turismo) 1967 Trento, Galleria II Castello, nov. - 2 dic.

1968 Macerata, Galleria L'Arco, 9-16 marzo 1969 Bolzano, Galleria Goethe, 20 giugno - 5 luglio 1969 Trento, Galleria Fogolino, 10-24 maggio 1971 Rovereto, Galleria Pancheri, 29 nov. - dic.

1971 Trento, Galleria Fogolino 1973 Cremona, Galleria II Poliedro, 3-15 febbraio 1973 Rovereto, Galleria Pancheri, Maria Stoffella incisioni, 23 febbraio -14 marzo 1974 Roma, Gallerìa Fiamma Vigo, 27 nov. - 10 dic.

1974 Bolzano, chiostro di Piazza Domenicani, Mostra d'arte, 29 sett. - 12 ott.

1977 S. Giacomo di Laives, La goccia - coordinamArte 1977 Trento, Galleria Fogolino 1978 Rovereto, Galleria Delfino, 20 sett - 5 ott.

1979 Cremona, Galleria II Poliedro 1980 Riva del Garda, Galleria d'arte Città di Riva, 1981 Levico, Salone delle Terme 1982 Rezzato, Art expo Brescia 1982, 18 -26 sett.

1984 Rovereto, Palazzo della Pubblica Istruzione 1985 Rovereto, Gall.Pancheri, cartella con tre litografìe // sole del pomeriggio (edizioni Pancheri) 1987 Verona, Gall. Arte nouveaux, Omaggio a Sifnos 1988 Manerbio, Centro culturale, sala mostre 1988 Rovereto, Chiesa del Redentore, Maria Stoffella Fendros, affreschi e tempere 1988 Rovereto, Galleria Pancheri, Ritratti, 1990 Rovereto, Paolo Orsi e l'archeologia del '900, cartella In omaggio a Paolo Orsi e Federico Halbherr 1991 Atene, Gall. Xrisothemis, Le memorie del sole 1991 Rovereto, Galleria Le due spine, 22 mar.- 6 apr.

1991 Levico Terme, Gall. Bruno Lucchi, 20 lug.- 2 ago 1992 Rovereto, Galleria Pancheri, Le armi dell'estate, 1994 Giannina (Grecia), Galleria Amimoni

MARIA STOFFELLA FENDROS Maria Stoffella nasce a Rovereto il 28 settembre 1935. Dopo aver frequentato i primi due anni del liceo classico, decide a sedici anni di iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, ai corsi di decorazione di Bruno Saetti. In questa sua scelta influisce l'amicizia con Vittorio Basaglia, con il quale condivide gli esami di ammissione all'Accademia.

Dopo due anni si trasferisce a Firenze per completare gli studi, conseguendo nel 1959 il diploma in decorazione e specializzandosi, l'anno seguente, nell'affresco con Giovanni Colacicchi e nell'incisione con Giuseppe Viviani e Rodolfo Margheri.

Debutta nel 1959 a Firenze nella collettiva organizzata da U.D.I. e nel 1963 espone incisioni a Venezia nella sua prima personale presso la Galleria Venezia. Nello stesso anno tiene un'altra personale a Rovereto presso la Galleria Delfino e partecipa alla XV Biennale d'arte Triveneta a Padova e alla mostra d'arte contemporanea di artisti trentini a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni. Per meriti artistici ha conseguito importanti riconoscimenti: nel 1979 è stata nominata socia effettiva dell'Accademia delle arti dell'incisione, presieduta dall'incisore Luigi Servolini; nel 1989, socia dell'Accademia Roveretana degli Agiati e nel 2008, per due anni è nel Consiglio del Museo Civico di Rovereto al quale ha donato nel 2009 un nucleo di incisioni. Nel 1988 per il Consiglio d’Europa realizza la serigrafia “L’Acqua” e l’edizione del Manifesto per la Conferenza Internazionale delle Regioni di Montagna a Trento. Nel 1994 e 1996 è membro della giuria al Festival Internazionale del Cinema Archeologico di Atene.

Sue opere si trovano nelle collezioni della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige e della Provincia Autonoma di Trento, della Provincia Autonoma di

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1994 Trento, Banca Calderari, Gli affreschi di Maria Stoffella, 7-21 ottobre 1994 Rovereto, Galleria Pancheri, Affreschi 1995 Riva del Garda, Centro culturale La firma, mag.

1996 Verona, Galleria II Prisma, I lavori degli ultimi dieci anni, 5-25 aprile 1997 Rovereto, Palazzo ex Ferrari, Oli e affreschi di Maria Stoffella Fendros.

Il viaggiatore incantato, viaggio poetico nel mondo dell'archeologia, 4-12 ottobre 1998 Rovereto, Azienda Turismo, La tigre dei poveri di Maria Stoffella Fendros, mostra beneficenza, dic.

1999 Rovereto, Sala Mimismagia, 9-23 ottobre 2000 Nogaredo, Palazzo Candelpergher, Calendi maggio, Lo spirito delle lune, 30 apr.-10 mag.

2000 Atene, La Potnìa (La signora), in occasione del IN Festival Cinema Archeologico, Cinema Apollon 2000 Atene, Galleria Skoufà, 12-20 giugno 2002 Rovereto, Sala Mimismagia, 27 febb.- 9 mar.

2002 Arco, Galleria il Transito, Vento di mare 2003 Arco, Galleria II transito, Le acqueforti, 20-30 sett.

2004 Trento, Palazzo della Regione, Attraversando il giardino, 7-18 settembre 2005 Giannina (Grecia), Centro cult., Vento del Nord 2005 Skoufà (Grecia) 2006 Nogaredo, Palazzo Candelpergher 2006 Suzzarra, Galleria Dino Villani 2006 Arco, Galleria il Transito, I piccoli viaggi colorati 2006 Trento, Hotel Trento, Estate, 3 marzo - 3 maggio 2006 Villa Lagarina, Pal. Madernini, Bagno di vento 2009 Rovereto, Museo civico, cartella Orsi, Halbherr, Gerola. L'archeologìa italiana del Mediterraneo, due serigrafie dedicate a Paolo Orsi e Federico Halbherr 2011 Nogaredo, Palazzo Lodron, Magico in blu2012 Arco, Galleria il Transito 2012 Rovereto, Palazzo Alberti Poja, Maria Stoffella Fendros e Maria Grazia Staffieri 2012 Vallarsa, Montagna d'estate, pastelli e tempere 2013 Arco, Galleria II transito 2013 Isera, Museo della cartolina S. Nuvoli, Le acqueforti 2014 Rovereto, Biblioteca cìvica G. Tartarotti, // Mediterraneo aspetti magici, 6-30 marzo 2016 Andalo, Corona Dolomites hotel 2016 Rovereto, Biblioteca civica, Grecia. Tempere e olì 2017 Rovereto Fondazione Museo Civico di Rovereto, Il coraggio del colore, Maria Stoffella Fendros - Rovereto, Venezia, Firenze, Atene

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ART E' possibile sfogliare o scaricare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017-2018 della rivista icsART (ex FIDAart) dal sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.9 2018 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.9 - Settembre ANNO 2018

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MERCATO DELL’ARTE ? cui severità le inculca l'autodisciplina mentre la solitudine forzata a cui è sottoposta favorisce la sua autosufficienza (e forse, l'omosessualità e la futura malattia mentale). Nel 1931 si trasferisce con la sorella negli Stati Uniti dove insegna alla scuola pubblica per quattro anni. Nel '42 si laurea in belle arti alla Columbia University a New York trascorrendo i quattro anni successivi a insegnare e dipingere. Frequenta l'Università di Albuquerque nel Nex Mexico, ritorna alla Colombia conseguendo il Master in belle arti e nel '50 diventa cittadina americana. Inizia, intanto, lo studio del Buddismo Zen e poi del Taoismo che con i loro ideali di equilibrio e armonia influenzeranno tutta la sua opera. A 40 anni le è diagnosticata una schizofrenia paranoide con allucinazioni uditive e trance catatoniche che l'accompagnano per tutta la vita a causa delle quali è più volte ricoverata.

A partire dal 1957 vive e lavora a New York in una stimolante comunità di artisti astratti tra cui Ad Reinhardt, Ellsworth Kelly, Robert Indiana, Jasper Johns e nel '58 la sua mostra personale alla Betty Parsons Gallery riscuote i primi consensi. L'anno seguente abbandona le astra-

AGNES MARTIN (1912-2004) ORANGE GROVE, 1965, olio e grafite su tela, 183x183 cm, venduto da Christie's New York 2016 a $ 10.693.000 (€ 9.327.500) vedi a pag. 28. La Martin è l'artista conosciuta per le sue tele sempre quadrate (6x6 piedi) caratterizzate da griglie meticolosamente disegnate a grafite e attraversate da strisce quasi sempre orizzontali dipinte con colori pastello così tenui da essere quasi invisibili.

Nata in Canada in una fattoria di coltivatori presbiteriani scozzesi, Agnes ha due anni quando il padre muore e la famiglia va a vivere con il nonno materno i cui valori di lavoro, umiltà e egualitarismo avranno un forte impatto sulla visione della vita. Da ragazza è vittima delle violenze psicologiche da parte della madre la Untitled # 1, 1985, acrilico e grafite su tela, 183x183 cm, venduto da Phillips New York 2017 a $ 3.946.000 (€ 3.534.000)

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AGNES MARTIN zioni biomorfe e intraprende il ciclo delle opere quadrate coperte dalla griglia geometrica e i colori sobri che non abbandonerà più. Nonostante l'estrema astrazione dei suoi dipinti, l'artista prenderà sempre categoricamente le distanze dall'ideologia concettuale minimalista dichiarandosi invece un'espressionista astratta poiché il suo lavoro riguarda le emozioni. La creazione dell'arte non è un atto intellettuale ma una questione di risposta emotiva: «Senza la consapevolezza della bellezza, dell’innocenza e della felicità, non si possono fare opere d’arte».

Nel 1967, a causa della crescente tensione della malattia mentale, la Martin lascia New York e viaggia per un anno e mezzo con un camioncino e una roulotte attraverso il Nord America per poi stabilirsi definitivamente a Taos in New Mexico dove si costruisce da sola una casa di mattoni nel deserto. Qui vive in completo isolamento e senza dipingere per sette anni, dedicandosi alla scrittura; nel saggio "La bellezza è il mistero della vita" del 1987 dichiara in apertura: «Quando penso all'arte, penso alla bellezza, la bellezza è il mistero della vita, non è negli occhi, è nella mente, nella nostra mente c'è consapevolezza

Happy Valley, 1967, acrilico, grafite e inchiostro su tela, 183x183 cm, venduto da Christie's New York 2015 a $ 6.325.000 (€ 5.894.700)

della perfezione». Nel '73 ritorna alla pittura mantenendo la griglia, ma sostituendo le precedenti tonalità neutre con colori più brillanti e usando titoli più evocativi. Conduce una vita ascetica coltivando la solitudine per scrollarsi di dosso la realtà e «dipingere dando le spalle al mondo», condizioni ritenute indispensabile alla pratica artistica. Ogni mattina l'artista si sveglia senza sapere cosa dipingerà, «Non ho alcuna idea in me», si siede e attende l'“ispirazione”, una nitida immagine mentale da portare sulla tela cercando che l’io dell'individuo non la deformi. Contina a dipingere fin quasi al giorno della sua morte, a 92 anni.

Untitled # 1, 1989, acrilico e grafite su tela 183x183 cm, venduto da Christie's New York 2008 a $ 1.762.500 (€ 1.407.700)

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STREET SCULPTURES Anche se, stranamente, sembrava che finora non ci avesse mai pensato nessuno, oggi, decenni di "Street Art" hanno visto la loro evoluzione logica e naturale in un nuovo tipo di espressione che è apparsa nelle strade e nelle metropolitane ed è stata chiamata "Street Sculpture".

"ZOT" dovrebbe essere il primo "scultore di strada" che diffonde le sue sculture incollandole sulle pareti piastrellate della metropolitana con un biadesivo (perché consente al personale delle pulizie di staccarle facilmente. Infatti, "ZOT", è la sua tag tridimensionale apparsa alla fine del 2017 nel tunnel nella subway di New York ed anche il nickname con cui l'artista di strada è diventato noto tra gli aficionados. Riuscirà a mantenere l'anonimato o, prima o poi, qualche telecamera riuscirà a smascherare il giovane 'sculptor' che interviene con fulminea rapidità nottetempo durante i momenti di minor affluenza dei viaggiatori?

Rimane ancora il mistero sul modo con cui rie-

sca a introdurre nella metropolitana le ingombranti lettere metalliche che costituiscono gli elementi base delle sue scritte. E' stato appurato che, in realtà, le lettere giganti non vengono realizzate personalmente dall'artista ma sono in vendita nei normali negozi di arredamento; l'idea di utilizzarle per creare le "sculture di strada" è però monopolio di ZOT il quale, finora, non ha cercato di monetizzare la notorietà raggiunta presso il pubblico di estimatori e imitatori, come altri suoi colleghi più celebri.

Entrando nel merito artistico delle sue performance, diversi critici hanno sottolineato che le novità portate dal nuovo arrivato ZOT nel panorama della Street Art sono interessanti perché, rivoluzionando una prassi consolidata da decenni, segnano a pieno diritto il passaggio dalla tipica arte grafica legata alla tecnica delle bombolette spry al mondo tridimensionale, patrimonio storico degli scultori.

L'artista non è uno dei tanti "graffitari" spon-

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ZOT

taneisti o attrezzati con stencil e quant'altro: egli (od essi, nel caso fossero un gruppo che agisce all'unisono), operando in spazi pubblici chiusi, controllati e illuminati, deve progettare la sua azione con grande anticipo e attenzione in modo da poter eseguire l'operazione di trasporto, incollaggio e fuga in pochi secondi.

Le lettere in un gradevole stile industriale minimalista (apparente riciclo di elementi del degrado urbano espulsi dai processi di produzione), sono leggere e vuote perché costruite con sottili lamierini di acciaio di recupero, tagliati e uniti tra di loro brutalmente con alcuni punti di saldatura e lasciati arrugginire per assumere un falso aspetto vissuto. Infine, per quanto riguarda l'uso di materiale seriale non autoprodotto, la scelta è stata rivendicata con un breve comunicato da ZOT il quale, denotando una prepara-

zione non superficiale della storia dell'arte, ha citato i "ready made" di Marcel Duchamp o di altri autori del Nouveau Réalisme fino a Joseph Beuys e Rauchemberg - artisti che hanno recuperato e riproposto materiali comuni desunti dalla realtà - rivendicando l'affinità ideologica con i primi e la continuità concettuale ed estetica con gli altri.

A chi gli ha chiesto il perché dello strano nome d'arte, ZOT ha spiegato che il suo pseudonimo e nome di battaglia deriva dalle strisce di "B.C" disegnate da Jonny Hart negli anni '60, in cui il protagonista B.C. vive in una comunità di uomini primitivi e il Grande Zot, il loro Dio, li castiga lanciando fulmini accompagnati dal caratteristico suono 'zot'. Non è chiaro se l'artista si ritenga un fulmine, l'Onnipotente, o consideri i suoi concittadini dei cavernicoli.

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L'ARCHITETTO DEL COLORE

Nato a Guadalajara in Messico nel 1902 e scomparso nel 1988 a 86 anni, Luis Barragán è considerato uno dei "grandi" dell'architettura nonostante abbia prodotto ben pochi lavori, ma quei pochi sono inimitabili e sono bastati a farlo apprezzare internazionalmente tanto da essere insignito del "Pritzker Prize" nel 1980.

Barragán si laurea in ingegneria a 23 anni e poi trascorre i successivi due anni in Spagna e Francia dove studia l'architettura del paesaggio di Ferdinand Bac e approfondisce le teorie di Le Corbusier. Ritornato in Messico, i suoi primi progetti evidenziano le forti influenze dell'architettura mediorientale unite alle tipiche linee pulite del movimento modernista reinterpretate in chiave regionalista con particolare attenzione ai colori tradizionali e ai materiali naturali come pietra o legno. Nel corso della carriera si convince che la casa non dovrebbe essere la

"macchina per vivere" teorizzata dal funzionalismo ma una "architettura emozionale" e che «qualsiasi opera di architettura che non esprima serenità è un errore».

Gli elementi della sua architettura descritta come "serena e mistica", sono le forme geometriche, i muri intonacati, la luce naturale e i colori puri, tutti profondamente radicati nelle tradizioni culturali e religiose del suo paese. Il colore e la luce «sono due elementi indispensabili per la creazione dello spazio architettonico, dato che possono variarne la concezione. Il colore è un complemento dell’architettura. Serve ad ampliare o a ridurre lo spazio. Inoltre è utile per aggiungere quel tocco di magia di cui un luogo ha bisogno». Soprattutto i colori vibranti del Messico tradizionale, influenzati dai dipinti degli amici pittori Rufino Tamayo e Chucho Reyes Ferreira. Diversamente dalla maggior parte dei

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STORIA DELL’ARTE suoi contemporanei, Barragán usa grandi campiture su superfici di intonaco rustico con una gamma colori di tonalità mai vedute nell'architettura moderna (tendenzialmente monocroma), come il rosa, il blu, il turchese, il magenta, l'azzurro, il fucsia, il viola, il giallo ecc..

L'edificio che lo fa conoscere internazionalmente è la sua casa studio costruita nel 1948 a Città del Messico in cui l'uso originale della luce naturale conferisce ai suoi interni un'atmosfera particolarmente sottile e lirica che la farà dichiarare nel 2004 patrimonio mondiale dell'UNESCO. «La mia casa è il mio rifugio, un pezzo di architettura emozionale, non un freddo oggetto di convenienza». Importanti le "Towers of Satellite City" a Mexico City, del 1957 (vedi a destra), emblema ufficiale dei Giochi Olimpici del 1968, cinque torri-sculture prismatiche in calcestruzzo faccia a vista colorate, di altezze comprese tra 30 e 50 metri.

Ma la sua opera più felice e compiuta è "Los Clubes - Cuadra San Cristobal e Fuente de los Amantes" (vedi a sinistra), costruita nel 196469, i cui colori sono talmente incredibili da creare un'impressione magica del luogo. L'ultimo

lavoro, Casa Gilardi (vedi in basso), realizzato a Città del Messico nel 1976, è un edificio residenziale la cui piscina coperta unita alla sala da pranzo è un caleidoscopio di colori, luci e riflessi cangianti (vedi in basso); la "colonna" rosa non sostiene nulla, è un tocco di colore nell’acqua aggiunto dall'architetto solo per dare luce allo spazio, migliorare le proporzioni e la composizione generale. Per questo suo particolare interesse nel creare gli spazi esterni e il loro rapporto con gli interni per valorizzare le caratteristiche reciproche, Barragán amava definirsi 'architetto paesaggista'. Tutti i suoi progetti di spazi esterni, sia i grandi parchi pubblici che gli intimi patios privati, sono sempre delimitati da alti muri colorati e articolati in tanti ambienti, aperti o riparati, naturali o lastricati, arredati con specchi d'acqua, fontane e cascate: delle "oasi" destinate alla pace e alla meditazione.

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Agosto 2018, Anno 7 - N.9

News dal mondo AGNES MARTIN

Orange Grove, 1965

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AGNES MARTIN

Untitled # 13, 1980

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AGNES MARTIN

Untitled # 6, 1983

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AGNES MARTIN

Untitled # 7, 1984

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Omaggio a AGNES MARTIN

Dolomiti # 1, 2018

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AGNES MARTIN, ORANGE GROVE, 1965, olio e grafite su

tela, 183x183 cm, venduto da Christie's New York 2016 a $ 10.693.000 (€ 9.327.500)

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AGNES MARTIN, UNTITLED # 13, 1980, acrilico, gesso e 29

grafite su tela, 2183x183 cm, venduto da Sotheby's New York 2017 a $ 8.112.500 (€ 7.265.600)

AGNES MARTIN, UNTITLED # 6, 1983, acrilico e grafite su tela 183x183 cm, venduto da Christie's 2016, $ 6.743.500 (€ 6.284.700)

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AGNES MARTIN, UNTITLED # 7, 1984, acrilico e grafite su 31

tela, 183x183 cm, venduto da Christie's 2018 New York a 5.712.500 $ (€ 4.789.400)

PAOLO TOMIO: Omaggio ad AGNES MARTIN DOLOMITI # 1, 2018, Digital art su tela 168x120 cm

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