TI SENTO

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Mi infilai tra la folla degli studenti che si spostavano da un’aula all’altra per la lezione successiva. Avevo un ritardo spaventoso. Mi muovevo svelto cercando di non badare troppo alla delicatezza con cui spintonavo qualcuno che mi ostruiva il passaggio. Assurdo! Dovevo ancora passare a casa a prendere la macchina. Sentivo già il fiato di Massimo sul collo, i suoi occhi ardenti sulla pelle. Ero talmente concentrato a sgattaiolare via da vedere tutto offuscato attorno a me, un arcobaleno di macchie più o meno brillanti, non avrei riconosciuto neanche mio padre se mi fosse passato accanto. Una di quelle macchie però, riuscì ad attirare la mia attenzione, era diversa dalle altre. Familiare. Mi fermai un istante per osservarla meglio. La seguii fino al viale dei parcheggi, un po’ in disparte. Alex sei in ritardo! Lo trovai appoggiato, mani incrociate al petto, allo sportello anteriore della mia macchina. Ma come…? << Non credevo avessi le chiavi!>> esclamai avvicinandomi. << Massimo temeva che ti dimenticassi.>> << E ha mandato te a controllarmi?>> Ivan si spostò dallo sportello portando le mani nelle tasche dei pantaloni << Più o meno!>> Detestavo il fatto che Massimo non si fidasse ancora di me, ma più di tutto odiavo che usasse Ivan per mettermi in carreggiata. << Me la so cavare da solo!>> brontolai rabbioso. << Messaggio ricevuto!>> ghignò. Si mosse per uscire dal parcheggio. 35


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