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IlMostro
from Troppo, e sia Poesia
by marcovim
Il mostro
Per quel mostro vissi anni tormentati di notti insonni e d’incubi sudati di mattinate amare come il fiele per l’angoscia spalmata insieme al miele sopra i biscotti della colazione nel tè alle cinque, alle undici in stazione.
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Un tempo (ormai m’ero rassegnato) verificossi un caso fortunato: di quell’infame rilevai l’assenza: chè si serrò da sè nella credenza Di certo fu per la disattenzione ma la bestia trovavasi in prigione!
Fammi uscire! frignava forte assai No, o infame! Là dentro tu morrai! la mia esistenza tornerà normale, senza più paranoie: la letale e assidua tua presenza è ormai finita. Se stai rinchiuso io riavrò la vita!
Che intendi dunque fare? Mormorai. Farai seppuku come i samurai? O forse preferisci fermentare tra i panni sporchi e l’anticalcare? ergastolarti in questo sgabuzzino con me che divento il tuo aguzzino?
Il mostro triste mi parlò piangente, il mio perdono chiese mestamente. Inerme, dietro l’uscio, singhiozzava linciandosi col cencio a mo’ di clava. Diceva: se tu vuoi sarò dannato per i tempi dei tempi, e abbandonato...
...ma una tal pena non sarebbe umana! Rinchiudimi per una settimana... Cesserò d’esser mostro, e a fine pena farò volontariato di gran lena... o - per meglio dire - se t’aggrada saluterotti, e andrò per la mia strada...
... ma condannarmi per sempre, questo mai! io non m’inganno: tu non lo farai! te ne scongiuro, alma coscienziosa abbi pietà di questa bestia odiosa! Usate, o umani, quei talenti vostri Le pene eterne son cose da mostri!
Infatti tu sei mostro - io risposi - pei tuoi tormenti orrendi e disgustosi è logico vi sia pena bestiale! Una mostruosità: male per male! cosa t’aspetteresti? Il mio perdono? E (perché no) le scuse, e forse un dono?
Solo pietà... dicea con voce fioca ... la vita è breve!... me ne resta poca! E singhiozzò da quel pertugio angusto come fanciullo nel castigo ingiusto. Il suo sospir mi mosse a compassione e dal mio occhio scese un luccicone
Il mostro, affranto, disse che la pena è affar di chi la còmmina e la mena... Chi la subisce, beh... non ne può nulla è inerme come un pupo nella culla! Così fu salvo, e (come vuol la rima) ritornò a torturarmi più di prima.