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La parola del Generale genera le parole
from Troppo, e sia Poesia
by marcovim
la parola del Generale genera le parole
Il Generale prese la parola: “Lepre genera lepre Lepre genera leggi veloci, pregevoli soci! siate leggeri nel comandare! mandare legge ridente e non dente per dente, fa militi felici, familii, tipi amici Non limitino, non lì mi tirino le forze dei vostri comandi, no! Un segnale fioco mandino i vostri ordini! comandino parole! Siamo nell’esercito, e io esercito la facoltà di parlare ed è ufficiale: ogni ufficiale da oggi potrà farlo. Ogni militare dovrebbe liberarsi da simili tare! Ma anche i civili, cinici vili, per il linguaggio dovrebbero avere un amor tale, che ogni mortale ne dovrebbe aver cura (disse uno in divisa ai divi sapienti, la cosa andava condivisa. Ma ravvisava nodi, rise: se mi ordinano di rivelare se qualcuno nel reggimento scoreggi, mento). Si metta ordine in ogni ordine, in modo che, se seguito, venga eseguito! Subito sotto, sul posto un sottoufficiale, un caporale col capo rallentato, aveva messo sotto un sottoposto con un ordine ufficiale c’era il sol, dato per scontato, al caporal così disse il soldato: ma siamo sicuri che lei sia un capo reale, caporale? ogni mio ordine è irrevocabile, è un sol dato, soldato. Se non me lo chiede il maresciallo, men ne vado al mare, sciallo. (a fare il sub, disse il soldato insubordinato) Eran gradassi ai gradi bassi ma nell’alte sfere non v’eran limiti di militi inferiori, miti diminuiti dominii sminuiti, minimi, minuti utili sparati di stellette letteralmente disposte risposte dispari, spari distante, tenente. Son cose càpitano, capitàno! Per te è niente, tenente, il guaio maggiore per il maggiore Per non dire ora del colonnello col collo nell’onore
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è un problema generale, generale lo dice lei, Ammiraglio. Per quanto si ami, raglio d’asino non sale al cielo. Così l’esercito perse l’esito esercitato (cito per esempio pere, se empio son, per mele) sconfitto, se vi va, ma in sè vivo, vinse il conflitto di sevizie insidiose e vizi idioti e odiosi di tizi obbidienti di servizio afflitti che fattisi furbi non furono sconfitti