The Melting Pot - #70

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#70 THE MELTING POT

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MANIFESTO The Moodboarders is a glance into the design world, capable of capturing, in all of its many facets, what is extraordinary in the everyday. It is a measure of the times. It is an antenna sensitive enough to pick up on budding trends, emerging talents, and overlooked aesthetics. It is an adventure towards the discovery of exponential, original creativity. It is a savoury mix of contemporary news acquired through persistent curiosity, reaching the farthest corners of the design world, as well as an occasional dive into fashion, seeing as the two go hand in hand.

The Moodboarders Magazine è un occhio spalancato sul mondo del progetto, in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. È un viaggio avventuroso alla scoperta delle creatività più originali. È una miscela sapida di notizie contemporanee, recuperate grazie alla frequentazione assidua del mondo del design, conosciuto nelle sue più segrete pieghe e, saltuariamente, in quello della moda, poiché le due discipline si tengono per mano.

www.themoodboarders.com

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CONTRIBUTORS CRISTINA MOROZZI

DOMITILLA DARDI

MELODIE LEUNG

Journalist, critic and art-director on the border between art, fashion

As a historian and curator, I observe design by reading and visiting exhibitions.

Observing, wondering and creating in between of architecture, art and design.

Giornalista, critica e art director sul confine tra design, arte e moda.

Storica e curatrice, osservo e studio il design attraverso libri e mostre.

Tra architettura, arte e design: osservo, mi stupisco, creo.

FRANCESCA TAGLIABUE

LI JUN

Moving above the lines as much as needed, I would love to live in tree house designed by Mies van der Rohe

I’d be surrounded by the rich colors of this world, and continue to push the boundaries of design and art.

Sopra le righe quel poco che basta, vorrei abitare in una casa sull’albero progettata da Mies van der Rohe.

Vorrei essere circodata dal colore pieno di Memphis e continuare spingere i confini di arte e design.

GENNARO ESPOSITO It was 1991, and the only thing I knew for sure was that I would never do what other restaurants were doing. Era il 1991 e l’unica certezza che avevo era che non avrei fatto le stesse cose degli altri ristoranti.

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PETE BREWIS After over a decade of editing design magazines, I’ve taken to the road for a year, traversing the world in search of wonder Dopo un decennio trascorso scrivendo per riviste di design, mi sono messo in viaggio per un anno alla ricerca delle meraviglie del mondo.


EDITORIAL STAFF

CRISTINA MOROZZI Editor- in-Chief

MELISSA MARCHESE Translator

ERIKA MARTINO

LUCA MAZZA

GIULIA PACI

MASSIMO LUTTAZI

Founder and Managing Editor

Editorial Staff

Founder and Art Director

Web Content Editor

NOEMI PATRIARCA Graphic Designer

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CONT ENTS SOMMARIO

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BEETLES Maurizio Minerva, freelance graphic designer and art director born in Salento and resident of Rome, Tel Aviv and his home town, has discovered ceramics over the... Maurizio Minerva, graphic designer e art director free lance che vive tra Roma, Tel Aviv e il Salento, sua terra d’origine, da pochi anni ha scoperto la ceramica. Per più...

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ACHILLE CASTIGLIONI Milan’s La Triennale concludes Achille Castiglioni’s 100th year with a massive exhibition spanning two floors (ground and top), curated by Patricia Urquiola... La Triennale di Milano chiude l’anno del centenario della nascita di Achille Castiglioni con una grande mostra su due livelli (piano terra e piano superiore) curata da Patricia...

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CERAMICS FROM PANTELLERIA Dry and primitive, the volcanic island of Pantelleria is known for its Dammusi, traditional, rough or whitewashed stone homes, for its passito, cultivated on... Pantelleria, aspra e primitiva isola vulcanica nota per i suoi Dammusi - abitazioni tipiche di pietra grezza o imbiancata a calce - per il suo passito coltivato nei terrazzamenti...

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GENERATION PAISLEY Milan’s noteworthy brand, Etro, celebrated their 50th anniversary at Mudec with the Generation Paisley retrospective, running from September 23 to October 14, 2018... Il noto marchio di moda milanese Etro ha compiuto 50 anni e li ha festeggiati al Mudec di Milano con “Generation Paisley” (23 settembre - 14 ottobre), la mostra retrospettiva...

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LIQUID ART I met Danny Lane for the first time in 1988, during the “In Vitro Crjstallisation” exhibition at Dilmos, Milan’s premier artistic showroom, where he presented... Ho incontrato la prima volta Danny Lane nel 1988 da Dilmos, lo storico showroom di design artistico milanese, in occasione della mostra “In Vitro Crjstallisation”...

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PLEASANT VILLAGE Through his company’s profit and donations, entrepreneur Brunello Cucinelli invited 500 Italian and international guests to Solomeo, a Medieval Umbrian... Brunello Cucinelli, l’imprenditore che “da profitto e dono” ha invitato cinquecento ospiti italiani e stranieri a Solomeo (antico borgo umbro restaurato con l'illuminato...

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TERRIFIC GALLERY

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ONE PLANET ONE FUTURE

Artistic design gallery R & Company celebrated its 20th anniversary with a new location on White Street (n. 64), an addition to the historic site on East TriBeCa... R&Company, galleria di design artistico, storico e contemporaneo di New York, compie 20 anni e li festeggia con una nuova sede in 64 White Street che si aggiunge alla...

Anne de Carbuccia is a one-of-a-kind artist: she doesn’t paint, sculpt, or create digital images. She uses everyday objects, combined with flowers... Anne De Carbuccia è un’artista speciale, non dipinge, non scolpisce, non elabora immagini digitali. Realizza composizioni di oggetti quotidiani consueti, abbinati...

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HE INVENTED FASHION AND DESIGN MADE IN ITALY Founder of famous publications including Vogue, l’Uomo Vogue, Lei Donna, Mondo Uomo, Moda, Flavio Lucchini has been defined by Oliviero Toscani as... Flavio Lucchini, ideatore e fondatore di famose testate come Vogue, l’Uomo Vogue, Lei Donna, Mondo Uomo, Moda, è definito da Oliviero Toscani nella prefazione...

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THE MAGIC OF GLASS We have already reported on Simone Crestani’s magical glass creations, and after witnessing his glass-blowing expertise in Murano’s Orovetro laboratory... Di Simone Crestani, designer di magie in vetro soffiato trasparente, ho già parlato, ma l’occasione di vederlo soffiare nelle fornace muranese di Orovetro, mi stimola...

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I jumped into this adventure

passion, and it has become the spice of life. with

The Moodboarders, for me, stimulates discovery; it nurtures

my insatiable curiosity. I hope readers have appreciated these stories, born of the desire to explore

outside the box

Mi sono immersa con passione in questa avventura, che sta diventando il sale della mia vita. The Moodboarders rappresenta per me lo stimolo a scoprire, è il nutrimento della mia insaziabile curiosità . Spero che i lettori apprezzino le storie nate dalla voglia di uscire dal seminato.

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EDITORIAL by Cristina Morozzi

THE MELTING POT And here we are at the 70th edition. A big feat. I jumped into this adventure with passion, and it has become the spice of life. For me, the Moodboarders stimulates discovery, observation and focus; it nurtures my insatiable curiosity. It encourages me to learn, to touch upon memories, images, happenings, the passing of time and events, to take unknown paths in search of the unusual, and dare to predict. It has allowed me to build a personal archive filled with information and knowledge, meet new creatives, and enrich my cultural patrimony. I have to thank Roberto Ziliani for giving me this opportunity, and I hope I have lived up to his expectations. I hope readers have appreciated these stories, born of a passion for creativity in its many forms, for discovery, and the desire to explore outside the box. This 70th edition will also be printed. It is rich, filled with topics not following any theme, but the latest in design, fashion, and art. As always, they represent a decisive choice to feature the best of special people, those working outside the norm. Semantics that echo both the terrific and terrible, taken from my extensive research turned ‘Terrific Design’ volume, edited by 24 Ore Cultura in 2014, are ever present.

Siamo arrivati al numero 70. Un bel traguardo. Mi sono immersa con passione in questa avventura, che sta diventando il sale della mia vita. The Moodboarders rappresenta per me lo stimolo a scoprire, guardare e mettere a fuoco. E’ il nutrimento della mia insaziabile curiosità. M’incoraggia a conoscere, a far tesoro delle memorie, delle immagini, delle notizie, a riflettere sul corso degli eventi, a percorrere strade inconsuete per cercare l’inusuale, a azzardare previsioni. Mi ha consentito di costruire un archivio personale d’informazioni e di saperi, di conoscere nuovi creativi, di arricchire il mio patrimonio culturale. Ringrazio Roberto Ziliani che mi ha offerto questa opportunità. Spero di aver risposto alle sue aspettative e che i lettori apprezzino le storie nate dalla passione per le varie forme di creatività, dal piacere della scoperta e dalla voglia di uscire dal seminato. Il numero 70 ha anche l’edizione stampata. E’ più ricco di argomenti. Non è a tema, ma racconta molte storie recenti, spaziando dal design alla moda, all’arte. Come sempre è una scelta di campo: privilegia le persone speciali e le voci fuori dal coro. Non poteva mancare un accento “terrific” filo conduttore di una mia ricerca sfociata nel volume Terrific Design, edito da 24 Ore Cultura nel 2014.

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BEETLES 8


Maurizio Minerva, freelance graphic designer and art director born in Salento and resident of Rome, Tel Aviv and his home town, has discovered ceramics over the past few years. He has officially left a 20 year career in international advertising to pursue new and different art forms; all of his time is currently dedicated to ceramics. He studied with Emmanuelle Wittmann for three years in Paris, where he learned throwing on the wheel, shaping, coiling and glazing. His Les Coléoptères project, a collection of ceramic beetles displayed in white wooden boxes with a white background, is a little over a year old, and reflects an emblematic representation of his passion for nature, graphics and design. Every beetle is inspired by an existing species, and is a one-of-a-kind numbered piece with its own particular chromatic design: their shells have been painted with the varying patterns. The discovery of artistic artisans never ends. At the recent “Homer Faber” event, held in Venice’s Fondazione Cini and promoted by Fondazione Michelangelo, there was not only a taste of the passion that drives the best companies and workshops cultivating handcrafted goods, but new generations of rogue creatives lying outside the canonic circuit. Maurizio Minerva is certainly one of these, so saturated by the digital world that they feel the need to manufacture by hand, growing closer to materials and their secrets.

Maurizio Minerva, graphic designer e art director free lance che vive tra Roma, Tel Aviv e il Salento, sua terra d’origine, da pochi anni ha scoperto la ceramica. Per più di vent’anni ha collaborato con agenzie pubblicitarie internazionali, che ha definitivamente abbandonato per dedicarsi a nuove forme d’arte. Ha scoperto la ceramica e vi si sta dedicando a tempo pieno. Ha studiato per tre anni a Parigi con Emmanuelle Wittmann, dove ha appreso le tecniche di tornio, modellatura, ingobbio, colombino e smaltatura. Il progetto Les Coléoptères, coleotteri di ceramica in teche di legno su fondo bianco, è nato da poco più di un anno e riassume emblematicamente le sue passioni per la natura, la grafica e il design. Ogni coleottero, modellato ispirandosi al vero insetto, è un pezzo unico numerato. Ciascuno è caratterizzato da una decorazione diversa e originale, grazie alle smaltature in vari colori che disegnano differenti motivi sul carapace. Nell’ambito dell’artigianato artistico le scoperte non finiscono mai. “Homo Faber”, la recente, prestigiosa rassegna alla Fondazione Cini di Venezia, promossa dalla Fondazione Michelangelo, non è che un assaggio di una passione per il fare virtuoso coltivata da associazioni e aziende eccellenti ma anche d a creativi solitari, estranei ai circuiti canonici, come Maurizio Minerva, sempre più numerosi anche tra le nuove generazioni, che assediate dal digitale avvertono l’urgenza di dare forma a manufatti, riavvicinandosi alle materie e ai loro segreti.

N°42, Propocoilus Confucius, design by Maurizio Minerva, hand-painted, white glazed ceramic. N°42, Propocoilus Confucius, design di Maurizio Minerva, ceramica bianca vetrata e dipinta a mano.

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From left: N°14, Mormolyce Phyllodes ,N°33, Amylopterus Prasinus and N°21, Epidares Nolimetangere. Design by Maurizio Minerva, hand-painted, white glazed ceramic. Wooden box, 19x26x5 cm. Da sinistra: N°14 Mormolyce Phyllodes, N°33, Amylopterus Prasinus e N°21, Epidares Nolimetangere. Design di Maurizio Minerva, ceramica bianca vetrata e dipinta a mano, box di legno 19x26x5 cm.

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Maurizio Minerva is part of a new generation of rogue creatives lying outside the canonic circuit, so saturated by the digital world that they feel the need to grow closer

to the materials and their secrets

" Maurizio Minerva fa parte degli artisti solitari estranei ai circuiti canonici, sempre piÚ numerosi anche tra le nuove generazioni che, assediate dal digitale, avvertono l’urgenza di riavvicinarsi alle materie e ai loro segreti "

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This page: clockwise from left, N°16 Goliathus Albosignatus, N°40, Prostenus sp, N°42, Propocoilus Confucius, N°33, Amylopterus Prasinus. Design by Maurizio Minerva, hand-painted, white glazed ceramic. Wooden box, 19x26x5 cm. Next: N°41, Prosopocoilus Savagei, design by Maurizio Minerva, hand-painted, white glazed ceramic. Wooden box, 19x26x5 cm. In questa pagina: Dall’alto a sinistra, in senso orario: N°16 Goliathus Albosignatus, N°40, Prostenus sp, N°42, Propocoilus Confucius, N°33, Amylopterus Prasinus. Design di Maurizio Minerva, ceramica bianca vetrata e dipinta a mano, box di legno 19x26x5 cm. Nella successiva: N°41, Prosopocoilus Savagei, ceramica bianca vetrata e dipinta a mano, box di legno 19x26x5 cm.

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Maurizio Minerva’s Les Coléoptères is a collection of ceramic beetles

displayed in wooden boxes with a white background; the project is a little over a year old and reflects his passion for

nature, graphics and design

Les Coléoptères è la collezione di Minerva che raffigura coleotteri di ceramica in teche di legno su fondo bianco. Il progetto, nato da poco più di un anno, riassume le sue passioni per la natura, la grafica e il design

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HIGHLIGHTS PRODUCT

N° 22 RUNIBIA DECORATA White glazed ceramic clay, wooden box, 19x26x5 cm Creta bianca vetrata e dipinta a mano con box di legno 19x26x5 cm Price / Prezzo: € 280

SHOP AT:

www.lescoleopteres.it 17


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ACHILLE

CASTIGLIONI Milan’s La Triennale concludes Achille Castiglioni’s 100th year with a massive exhibition spanning two floors (ground and top), curated by Patricia Urquiola along with Federica Sala. Patricia was Achille’s student at the Politecnico, and later worked with him. She honored him with a light-hearted, joyous, if not at times ironic, exhibition much like a centenary hall: a forest of 100 illuminated parenthesis, metaphor for the 100 candles on the birthday cake celebrating this unsurpas- sable Italian design master. I remember his human sensitivity, his wit when thanking me for writing an article about him for Intramu- ros, at the time under director Chantal Hamaide. He wrote to tell her that “it was one of the best on him”, and he told me on the phone that his “appreciation should be useful”, seeing as I am a journalist who writes about design. We should remember him through Gianfranco Cavaglià’s lapidary thoughts; Ca- vaglià, an architect from Turin, collaborated with him on “di Achille Castiglioni”, edited by Corriani Studio and published in 2006. “If you’re not curious, forget it. If you aren’t interested in others, what they do and how they react, then being a designer isn’t the job for you”, or “either you're modern, or you aren’t; it isn’t easy to become modern”. To conclude, his quote about exhibitions; “I like the idea of having some of my design objects in a museum, with my name on them, but I would prefer to find those objects in any home, in the right place, around people who adopt them as things that have always existed, without knowing that I designed them, or better, without knowing that there are people who design objects”.

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La Triennale di Milano chiude l’anno del centenario della nascita di Achille Castiglioni con una grande mostra su due livelli (piano terra e piano superiore) curata da Patricia Urquiola in collaborazione con Federica Sala. Patricia, che è stata allieva di Achille al Politecnico e che ha lavorato con lui, ha restituito con una esposizione felice e leggera, a tratti ironica, come la sala del centenario: una foresta di cento parentesi che si illuminavano a intermittenza, metafora di una torta di compleanno con 100 candele, la straordinaria temperatura umana di questo insuperabile maestro del design italiano. Ricordo la sua delicatezza umana e la sua arguzia, quando per ringraziarmi di un articolo che avevo firmato su Intramuros, all’epoca diretto da Chantal Hamaide, le scrisse dicendo che “era uno dei migliori apparsi su di lui”. “Credo”, mi disse al telefono, “che il mio apprezzamento ti possa essere utile, dato che fai la giornalista di design”. Per ricordalo conviene citare qualche sua lapidaria frase raccolta con dedizione da Gianfranco Cavaglià, architetto torinese, che con lui ha collaborato nella pubblicazione “di Achille Castiglioni” edito da Corraini Studio nel 2006: “se non siete curiosi, lasciate perdere. Se non v’interessano gli altri, ciò che fanno e come agiscono, allora quello del designer non è un mestiere per voi”; oppure “moderni o si è o è molto difficile diventarlo”. E, per concludere, un pensiero sul tema delle mostre. “Mi fa piacere che in qualche museo ci sia qualche oggetto da me disegnato, con il mio nome scritto sotto, ma preferisco trovare quegli oggetti nelle case qualunque, al posto giusto, con la gente che li adopera come cose sempre esistite, senza sapere che li ho disegnati io, magari senza sapere che c’è gente che di mestiere disegna oggetti”.


A portrait of Achille Castiglioni with his Gibiana table lamp (1980). Photo courtesy of Triennale di Milano. Un ritratto di Achille Castiglioni insieme alla sua lampada da tavolo Gibiana (1980). Foto courtesy Triennale di Milano.

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Previous page: Achille Castiglioni with his Taraxacum88 lamp (1978). Photo by Cesare Colombo, Flos, Fondazione Achille Castiglioni. This page: Flos' Arco lamps outline the exhibition's. Photo by Gianluca di Ioia, courtesy of Triennale di Milano. Pagina precedente: Achille Castiglioni con lampada Taraxacum88 1978. Foto di Cesare Colombo, Flos, Fondazione Achille Castiglioni. In questa pagina: Una sequenza di lampade Arco scandiscono il percorso che conduce all’interno della mostra. La Triennale di Milano – foto Gianluca Di Ioia.

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The exhibition inside the Triennale. Photo by Gianluca di Ioia, courtesy of Triennale di Milano. L’allestimento in Triennale. Foto courtesy Gianluca di Ioia /La Triennale di Milano.

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Lampadina by Achille Castiglioni, 972. Aluminum and plastic, h. 24,5 cm. Lampadina di Achille Castiglioni 1972. Realizzate in alluminio e plastica, h. 24,5 cm.

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Achille Castiglioni on the Imperiale lounge (1983). Courtesy of Fondazione Achille Castiglioni. Achille Castiglioni su sdraio Imperiale, 1983. Foto Courtesy Fondazione Achille Castiglioni.

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Castiglioni with his Dry silverware (1982). Photo by Giuseppe G. Pino, courtesy of Fondazione Achille Castiglioni. Castiglioni con le posate Dry, 1982. Foto courtesy Giuseppe G. Pino/Fondazione Achille Castiglioni.

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I like the idea of having some of my design objects in a museum, with my name on them, but I would prefer to find those objects in any home, in the right place, around people who adopt them as things that have always existed Achille Castiglioni

Mi fa piacere che in qualche museo ci sia qualche oggetto con il mio nome scritto sotto, ma preferisco trovare quegli oggetti nelle case qualunque, al posto giusto, con la gente che li adopera come cose sempre esistite – dichiara Achille sul tema delle mostre - Achille Castiglioni.

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ceramics FROM

pantelleria Dry and primitive, the volcanic island of Pantelleria is known for its Dammusi, traditional, rough or whitewashed stone homes, for its passito, cultivated on rustic terraced land, for its almost African climate, and its magical aura that either conquers or repels; it possesses so much more than steep bluffs and a lapis lazuli-colored sea that laps along its coasts. Sebastiano Fischer, an island native since 1980, makes vases inspired by the wild island. Driven by his parents’ love for this place, he went back there after living in Milan for a decade. On the island, his father Klaus Peter, a photographer, and mother, Lele, a model, started to make ceramics, transmitting their passion to Sebastiano. He attended Faenza’s ceramics school, and then Venice’s Accademia di Belli arti, where he graduated in 2009 with a degree in sculpture. After finishing his studies, he returned to his island and began sculpting Raku ceramics while beginning a personal quest to understand shapes and glazing based on the island’s natural forms and colors. He uses minerals from his surroundings in the glaze, including obsidian, volcanic clay and mud from the circular, volcanic Venere lake, filled with sulphur-infused waters that change the properties and chromatics of the glaze. His archetypal shapes are not the only thing that sets his work apart; what is truly unique is his rich, unexpected palette of colors and metallic finishes.

Pantelleria, aspra e primitiva isola vulcanica nota per i suoi Dammusi - abitazioni tipiche di pietra grezza o imbiancata a calce - per il suo passito coltivato nei terrazzamenti rudimentali, per il suo clima quasi africano e per un’aura magica, che conquista o respinge, possiede un tesoro che non riguarda solo il suo scosceso paesaggio e il mare color lapislazzulo, con insenature d’acqua calda lungo le coste. Si tratta dei vasi di Sebastiano Fischer, nativo (1980) dell’isola. La sua storia ha inizio dall’amore dei suoi genitori per quest’isola selvaggia, dove decisero di andare a abitare, dopo aver vissuto una decina di anni Milano. A Pantelleria, il padre Klaus Peter, fotografo, e la madre Lele, indossatrice, iniziarono a fare ceramica, trasmettendo la loro passione al figlio Sebastiano, che ha frequentato la scuola di ceramica a Faenza, quindi l’Accademia di Belle arti a Venezia, dove si è diplomato nel 2009 in scultura. Terminati gli studi, Sebastiano è tornato a Pantelleria dove ha iniziato a modellare ceramica raku e avviato una personale ricerca sulle forme e sugli smalti, ispirata dai colori e dalla natura del luogo. Nella composizione degli smalti utilizza i materiali dell’isola, come le ossidiane, le argille vulcaniche e il fango del lago di Venere, un bacino circolare vulcanico con acque sulfuree, ricche di sostanze minerali che modificano le tonalità degli smalti. L’originalità del suo lavoro consiste non solo nelle forme, volutamente archetipiche, ma soprattutto nella tavolozza dei colori, ricca d’impreviste sfumature e di bagliori metallici.

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Top to bottom: 2 different Raku spheres, a Raku vase, and below, another Raku sphere. Design by Sebastiano Fischer. Dall’alto in basso: 2 diversi tipi di Sfera Raku, un Vaso Raku e altra sfera Raku. Design di Sebastiano Fischer.

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Sebastiano’s creations represent an interesting exploration of Pantelleria’s natural elements. Pictured, a hand-thrown ceramic vase. Le creazioni di Sebastiano sono un’interessante esplorazione di forme e materiali dell’isola di Pantelleria. Nella foto, vaso Raku, in ceramica realizzata al tornio.

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Sebastiano uses elements from his surroundings in the glaze, including obsidian, volcanic clay and mud from the circular, volcanic Lake Venere, filled with

mineral-infused water that alters the finishes’ tonalities

Nella composizione degli smalti, Sebastiano utilizza i materiali dell’isola, come le ossidiane, le argille vulcaniche e il fango del lago di Venere, un bacino con acque ricche di sostanze minerali che modificano le tonalità degli smalti

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Previous page: Raku cup, design by Sebastiano Fischer. This page: Raku vase, design by Sebastiano Fischer. This object reflects his works’ originality, not only for his chromatic selection, but use of archetypal shapes. Pagina precedente: Tazza Raku, design di Sebastiano Fischer. In questa pagina: Vaso Raku, design di Sebastiano Fischer. Oggetto che fa riflettere sull’originalità del suo lavoro che consiste non solo nella tavolozza di colori, ma anche nelle forme, volutamente archetipiche.

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Raku sphere, design by Sebastiano Fischer. The ceramic’s rich metallic iridescence and varying tonalities are created through contact with fire. Sfera Raku, design di Sebastiano Fischer. Le iridescenze metalliche e le variazioni di tonalità sono dovute al contatto del materiale con il fuoco.

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Raku vase, design by Sebastiano Fischer. Vaso Raku, design di Sebastiano Fischer.

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Sebastiano Fischer’s story

begins with his parents' love for the

dry and primitive island of Pantelleria. After years of studying in Venice, Sebastiano returned to sculpt Raku

La storia di Sebastiano Fischer inizia dall’amore dei suoi genitori per l’isola aspra e primitiva di Pantelleria. Lì Sebastiano, dopo gli anni di studio a Venezia, è tornato per modellare la ceramica Raku

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HIGHLIGHTS PRODUCT

SFERA RAKU Design by Sebastiano Fischer. Home accessory made of hand-thrown ceramic, baked using the Raku method. Design by Sebastiano Fischer. Oggetto d’arredamento in ceramica realizzato al tornio e cotto tramite tecnica Raku.

MORE INFO AT:

www.ceramichefischer.com 37


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An angle inside the room where Etro’s most famous advertising campaigns were on display. Amongst them, Animuomini, the 1997/98 Spring/Summer collection photographed by Christopher Griffith. Uno scorcio all’interno della stanza dedicata alle campagne pubblicitarie più famose di Etro. Tra queste tante stampe di Animuomini, campagna per la collezione Spring-Summer 1997/98 scattata da Christopher Griffith.

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GENERATION

PAISLEY 39


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Milan’s noteworthy brand, Etro, celebrated their 50th anniversary at Mudec with the Generation Paisley retrospective, running from September 23 to October 14, 2018. Five rooms were decorated overthe-top, starting with the entrance, where a Mesopotamian-style date palm tree of life made entirely of paisley, offered visitors a symbolic sign of fertility. The rooms were covered “head to toe” in rich chromatic patchwork, and displaed emblematic garments from the collections, along with furnishing, accessories and collections of rare objects enclosed in illuminated glass cases. The exhibition traced the brand’s founder Gimmo Etro’s passion for Persian culture; his children, Giacomo and Veronica, continue to nurture that passion by creating the iconic clothing and interior design collections. The retrospective was intentionally dark and the refined surroundings were specifically designed to evoke a sense of time travel from one wunderkammer to another. More than a simple visit to an exhibition, it seemed like one was participating in a theatrical performance or film by Luca Guadagnino, where the actors have just left the scene, leaving traces of themselves behind, like the paisley blanket draped over an armchair. The walls covered in multi-patterned and multi-colored fabric gave guests the feeling of being folded into a soft shell, revealing Etro’s expertise in combining seemingly impossible patterns.

Il noto marchio di moda milanese Etro ha compiuto 50 anni e li ha festeggiati al Mudec di Milano con “Generation Paisley” (23 settembre - 14 ottobre), la mostra retrospettiva all’insegna della decorazione totale che si snoda per cinque stanze, partendo dalla sala d’ingresso dove svetta a tutta altezza l’Albero della vita di origine Mesopotamica realizzato con tessuti paisley raffiguranti il germoglio della palma di dattero e riconosciuto come simbolo di fertilità. Le stanze, interamente tappezzate con patchwork di tessuti paisley in variegate sfumature di colore, espongono capi emblematici delle collezioni moda, assieme a arredi, complementi e collezioni di oggetti rari, racchiusi in vetrine illuminate da luci puntiformi. Il percorso delle meraviglie racconta la storia della passione di Gimmo Etro, fondatore del marchio, per le culture di origine persiana, oggi coltivata dai figli Giacomo e Veronica che nutrono le collezioni moda e interior con le loro riconoscibili tracce. L’esposizione, volutamente in ombra per dare risalto agli oggetti della collezione, assomiglia a un viaggio nel tempo, da una wunderkammer all’altra, grazie alla minuziosa e raffinata ricostruzione delle atmosfere. Più che visitatori di una mostra, pare d’essere partecipi di una rappresentazione teatrale o di un film di Luca Guadagnino, dove i protagonisti hanno appena abbandonato la scena lasciando impronte, come i plaid paisley appoggiati con noncuranza sugli schienali delle poltrone. Le stanze foderate di tessuto, in diverse fantasie e tonalità che regalano la sensazione d’essere avvolti in un guscio soffice rivelano la speciale abilità di Etro negli abbinamenti, che parrebbero impossibili.

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Visitors were welcomed by an enormous fabric tree of life, an introduction to the magnificent, articulate Generation Paisley exhibition. I visitatori sono accolti da un gigantesco albero della vita realizzato in tessuto, che anticipa il respiro immaginifico della mostra Generation Paisley.

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The mannequins in MUDEC’s Generation Paisley exhibition were made ad hoc by Bonaveri artisans, with a white chalk texture, making each unique. I manichini della mostra Generation Paisley al MUDEC sono stati creati su misura dagli artigiani Bonaveri in una finitura testurizzata in gesso bianco, in grado di rendere ogni manichino un oggetto unico.

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Previous: One of MUDEC’s five rooms, transformed from floor to ceiling, covered in mirrors, fabric and patterns that define Etro’s multicultural roots. The exhibition emerged the visitor in an atmosphere that was both alienating and familiar, showing how Etro’s principal foundation is purely cultural. Nella pagina precedente: Una delle 5 stanze della galleria del MUDEC, completamente trasformata, con soffitti, pareti e pavimenti ricoperti di una ricca tappezzeria di specchi, tessuti e motivi in grado di riflettere le radici multiculturali del marchio Etro. La mostra immerge il visitatore in un’atmosfera al contempo straniante e familiare, che permette di comprendere come per Etro il fattore culturale sia il principio fondante.

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Etro’s 50th anniversary retrospective, held in Milan’s Mudec,

seemed like participating in a theatrical performance or film by Luca Guadagnino, where the actors have just left the scene, leaving traces of themselves behind

Per i 50 anni di Etro al museo Mudec di Milano, sembrava d’essere partecipi di una rappresentazione teatrale o di un film di Luca Guadagnino, dove i protagonisti hanno appena abbandonato la scena lasciando impronte

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#70 THE MELTING POT A close-up of Carved Cast 1, Danny Lane, 2015. Sculpted glass, h. 92 x 92 x 11 cm. Un particolare di Carved Cast 1, Danny Lane, 2015. Vetro scolpito in rilievo, h. 92 x 92 x 11 cm.

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#70 THE MELTING POT

This page: Black Caramel, Danny Lane, 2018. Table, black glass, h. 77 cm. Next page: Carolina iBeam, Danny Lane, 2013. Heat formed steel, glass. Dim: H. 73,5 x 140 x l 160 cm. In questa pagina: Black Caramel, Danny Lane, 2018. Tavolo in vetro nero, h. 77 cm. Nella pagina successiva: Carolina iBeam, Danny Lane, 2013. Tavolo in vetro e acciaio sagomato a caldo, Dim: H. 73,5 x 140 x l 160 cm.

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I met Danny Lane for the first time in 1988, during the “In Vitro Crjstallisation” exhibition at Dilmos, Milan’s premier artistic showroom, where he presented some of his first compressed glass pieces. Glass has a structural quality that allows it to undergo compression that makes it 20 times more resistant than cement. He adores Murano glass’ weightlessness and transparency, and its sculptural possibilities thanks to lava-like fluidity. Danny exalted glass’ mineral qualities almost like a modern Michelangelo, molding it into large-scale pieces. Born in America in 1955, he has lived in London for years, and along with Ron Arad and Tom Dixon, is considered the forefather of 80’s avant-garde design. His immense float glass put him on the map, some of which was exhibited by Dilmos in 2001. His multifaceted creations have evolved over the years, including colored pieces that resemble the stained glass found in gothic cathedrals. Many of his pieces are made of thick-cut panes on crude metal supports, contrasting the glass’ ethereal nature with raw mechanics.

Ho incontrato la prima volta Danny Lane nel 1988 da Dilmos, lo storico showroom di design artistico milanese, in occasione della mostra “In Vitro Crjstallisation” che presentò alcuni suoi primi lavori in vetro realizzati per compressione. La qualità strutturale del vetro consiste, infatti, nella sua capacità di sostenere notevoli compressioni che lo rendono 20 volte più resistente del cemento. Avvezza alle leggerezze e trasparenze muranesi rimasi affascinata dalle sue forme scultoree, dotate della fluidità della lava vulcanica. Danny esaltava la consistenza lapidea del vetro che, quasi contemporaneo Michelangelo, affrontava come materia da modellare in grandi dimensioni. Nato nel 1955 in America, da lungo tempo vive e lavora a Londra dove, assieme a Ron Arad e Tom Dixon, è considerato promotore del design d’avanguardia degli anni ‘80. E’ diventato famoso per le sue grandi opere in vetro float, alcune delle quali esposte, sempre da Dilmos, nel 2001. La sua variegata produzione si è arricchita progressivamente anche di pezzi in vetro colorato, che rammentano l’esuberanza cromatica delle vetrate delle cattedrali gotiche. In molte delle sue creazioni, costituite da spesse lastre, tagliate al vivo, sostenute da supporti in metallo grezzo, la leggiadria della materia vitrea si contrappone alla rudezza della meccanica.

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#70 THE MELTING POT

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Previous page: Assembly Field close-up, by Danny Lane, 2006. Glass sculpture for the National Assembly for Wales, Cardiff, Wales. Architect: Richard Rogers. This page: Mermaid Waterfall, Danny Lane, 2003. Glass fountain made for a private client, London. Nella pagina precedente, un dettaglio di Assembly Field di Danny Lane, 2006. Scultura in vetro realizzata per il National Assembly for Wales di Cardiff, Galles. Architetto: Richard Rogers. In questa pagina: Mermaid Waterfall, Danny Lane, 2003. Fontana realizzata in vetro per un cliente privato. Londra.

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#70 THE MELTING POT

Emerald Table, Danny Lane, 2004. Glass. Single production. Emerald Table, Danny Lane, 2004. Realizzato in vetro. Pezzo unico.

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Wing, Danny Lane, 2015. Heat formed steel and sculpted glass. H. 45 x 129 x l 220 cm. Wing, Danny Lane, 2015. Tavolo in acciaio sagomato a caldo e vetro scolpito. H. 45 x 129 x l 220 cm.

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#70 THE MELTING POT

Threshold, Danny Lane, 2010. Glass integrated with LED lighting. H. 285 x 815 x 147 cm. Mint Museum Uptown, Charlotte, North Carolina, USA. Threshold, Danny Lane, 2010. Vetro integrato con illuminazione a led. H. 285 x 815 x 147 cm. Mint Museum Uptown, Charlotte, North Carolina, USA.

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Danny Lane, along with Ron Arad and Tom Dixon, is considered one of the

forefathers of 80’s avantgarde design. In

many of his creations, glass’ ethereal nature contrasts with

raw mechanics

Danny Lane, insieme a Ron Arad e Tom Dixon, è considerato promotore del design d’avanguardia degli anni ‘80. Nelle sue creazioni, la leggiadria della materia vitrea si contrappone alla rudezza della meccanica

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#70 THE MELTING POT

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This page, Passagem De Luz, Danny Lane, 2009. Lenticular glass sculpture, steel, H. 300 x 750 cm, made for a private client. Quinta Do Lago, Portogallo. Previous page, a close-up of Threshold. In questa pagina, Passagem De Luz, Danny Lane, 2009. Vetro con percentuale ferrosa, acciaio. H. 300 x 750 cm, realizzato per un cliente privato, Quinta Do Lago, Portogallo. Nella pagina precedente, particolare dell’opera Threhold.

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#70 THE MELTING POT

Carved Cast 1, Danny Lane, 2015. Sculpted glass, h. 92 x 92 x 11 cm. Right, a close-up of Tempest 1, 2017. Carved glass, iron, H. 100 x 300 x 10 cm. Carved Cast 1, Danny Lane, 2015. Vetro scolpito, h. 92 x 92 x 11 cm. A destra, un particolare di Tempest 1, 2017 in vetro scolpito e ferro. H. 100 x 300 x 10 cm.

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1988 in Milan’s Dilmos; being We first met in

accustomed to Murano

glass’ weightlessness

and transparency, I was impressed by Danny Lane’s sculptural shapes with lava-like fluidity

Incontrato per la prima volta nel 1988 da Dilmos a Milano, e avvezza come sono a leggerezze e trasparenze muranesi, rimasi affascinata dalle forme scultoree di Danny Lane, dotate della fluidità della lava vulcanica

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#70 THE MELTING POT

Through his company’s profit and donations, entrepreneur Brunello Cucinelli invited 500 Italian and international guests to Solomeo, a Medieval Umbrian hamlet renovated thanks to an illuminated collaboration with Architect Massimo De Vico Fallani. The buildings, as well as the Scuola di Arti e Mestieri (School of Arts and Crafts), have been restored to their original state, and a there is a new theater, a Tributo alla Dignità dell’Uomo monument, built in the valley below the renovated structures, and a massive, luminous factory with floor to ceiling windows looking out to the countryside with a green lawn, and numerous open spaces perfect for sharing one’s work. Throughout the day in Solomeo, Cucinelli recounted his approach to business, the philosophy that brought his publicly-traded cashmere company to an ever-growing 503.6 million euros, 1.000 in-house employees, 1.700 international employees, and 3.000 workers in 300 external laboratories. The day concluded with a sincere dinner featuring local ingredients, prepared according to tradition. In the book “Il sogno di Solomeo. La mia vita e l’idea del capitalismo umanistico” (Feltrinelli, settembre 2018), he tells his story, from childhood on a farm to his international successes of today, thanks to the institution of “coloring the cashmere in varying, soft tones”. He summed up his entrepreneurial experience in few but incisive words; “quality, artisan technique, creativity, exclusivity and the culture of beauty, together with the strong desire to listen, define the Brunello Cucinelli brand. Our dream has always been to weave an ancient and modern pattern of corporate goals and human needs”.

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Brunello Cucinelli, l’imprenditore che “da profitto e dono” ha invitato cinquecento ospiti italiani e stranieri a Solomeo (antico borgo umbro restaurato con l’illuminato contributo dell’architetto Massimo De Vico Fallani), a visitare gli antichi edifici ripristinati, come la Scuola di Arti e Mestieri, le nuove opere - il Teatro, il Tributo alla Dignità dell’Uomo, edificato a valle nell’area recuperata -, e la grande fabbrica luminosa adagiata in un prato verde con grandi finestre aperte sulla campagna e ampi spazi comunicanti per consentire un lavoro condiviso. Nel corso della giornata a Solomeo, terminata con una cena sincera a base di cibi genuini, cucinati secondo tradizione, ha raccontato la sua filosofia d’impresa che ha portato la sua azienda produttrice di cashmere, quotata in borsa, a un fatturato di 503,6 milioni di euro e sempre in crescita, a 1000 dipendenti in sede, altri 1700 all’estero e oltre 3000 impiegati nei 300 laboratori esterni. Nel libro “Il sogno di Solomeo. La mia vita e l’idea del capitalismo umanistico” (Feltrinelli, settembre 2018) racconta la sua storia, dall’infanzia contadina sino al successo internazionale, grazie all’intuizione di “tingere il cashmere in vari colori, dai toni non troppo forti” e condensa la sua esperienza d’imprenditore in poche incisive parole: “qualità, artigianalità, creatività, esclusività e cultura del bello sono gli elementi che vorremmo fossero distintivi del nostro brand Brunello Cucinelli, uniti a un grande desiderio di ascolto. Tessere in un'unica trama antico e moderno, obiettivi aziendali e necessità umane è il nostro sogno di sempre” (op cit).


PLEASANT

VILLAGE 65


#70 THE MELTING POT

Solomeo’s new theater. Photo courtesy of the brand. Il nuovo teatro di Solomeo. Foto courtesy del brand.

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The Monumento alla DignitĂ dell'Uomo, Solomeo (PG). Made of Travertine, 5 meters high and 24 meters long. Monumento alla DignitĂ dell'Uomo, Solomeo (PG). In travertino, alto circa 5 metri e lungo 24.

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#70 THE MELTING POT

Clockwise from top: the castle in Solomeo, vineyards in the valley, the Brunello Cucinelli headquarters in Solomeo, a potrait of Cucinelli. A partire dall’alto in senso orario: castello di Solomeo, i vigneti intorno alla valle, il quartier generale Brunello Cucinelli a Solomeo, e un ritratto di Cucinelli.

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Inside the San Bartolomeo church, Solomeo (PG). Interno della chiesa di San Bartolomeo, Solomeo (PG).

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Brunello Cucinelli invited

500 guests to the Medieval hamlet, Solomeo, renovated thanks to the illuminated collaboration with

Architect Massimo De Vico Fallani, where he shared

his business philosophy that has driven the company to earnings of over 500 million euros

A Solomeo, antico borgo umbro restaurato con l’illuminato contributo dell’architetto Massimo De Vico Fallani, Brunello Cucinelli ha invitato 500 ospiti cui ha raccontato la filosofia d’impresa che ha portato l’azienda ai 500 milioni di fatturato

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#70 THE MELTING POT

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#70 THE MELTING POT Artistic design gallery R & Company celebrated its 20th anniversary with a new location on White Street (n. 64), an addition to the historic site on East TriBeCa’s Franklin Street (n. 82). Founded in 1997 by Zesty Meyers and Evan Snyderman, the gallery promotes historic and contemporary design from the 20th and 21st centuries through publications and exhibitions. They have a portfolio of international artists that present original, limited edition and one-of-a-kind collections that span classic design to the latest in unique, international, modern creativity. From November 2017 to January 2018, R & Company is hosting the “Superdesign” exhibition, curated by Maria Cristina Didero. The exhibition is dedicated to radical Italian avant-garde designers, including Alchimia, Archizoom and Superstudio, and the iconic pieces by Turin’s Gufram, including Bocca, Cactus, and Pratone. Monacelli Press has published the accompanying catalogue. They boast Los Angeles’ own terrific Haas Brothers, and Chilean-born, New York based Sebastian Errazuriz, who recently created the “Bird Lamp” series for Chicago’s Expo this past September, using embalming derived from taxidermy techniques.

“On The Edge Staring At Eternal Infinity”, Sebastian Errazuriz, 2016. Taxidermy, brass and mirrors. Sebastian Errazuriz, “On The Edge Staring At Eternal Infinity”, 2016. Volatili trattati con la tecnica della tassidermia, ottone e specchi.

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R & Company, galleria di design artistico, storico e contemporaneo di New York, compie 20 anni e li festeggia con una nuova sede in 64 White Street che si aggiunge alla storica di 82 Franklin Street nel distretto di East TriBeCa. Fondata nel 1997 da Zesty Meyers a Evan Snyderman, la galleria si pone l’obiettivo di rappresentare e promuovere il design del 20esimo e 21esimo secolo con mostre e pubblicazioni. R & Company ha un portfolio di autori internazionali che si distinguono per l’originalità delle loro creazioni e propone pezzi unici e in serie limitata che spaziano dal design classico sino alle espressioni più singolari della contemporanea creatività internazionale. Dal novembre 2017 al gennaio 2018 R & Company, con la curatela di Maria Cristina Didero, ha proposto la mostra titolata “Superdesign”, dedicata alle avanguardie radicali italiane, quali Alchimia, Archizoom e Superstudio, e ai pezzi iconici dell’azienda torinese Gufram, come Bocca, Cactus e Pratone, corredata da un volume pubblicato da Monacelli Press. Tra i suoi artisti emergono per il loro approccio terrific gli Haas Brothers di Los Angeles e Sebastian Errazuriz, di origini cilene e residente a New York, che per l’Expo di Chicago (settembre 2018) ha proposto Bird Lamp, una serie di apparecchi realizzati con la tecnica della tassidermia, utilizzata per imbalsamare gli animali.


Their artists include the terrific, Chilean-born, New York based Sebastian Errazuriz, who recently created the Bird Lamp series for Chicago’s Expo this past September, using embalming derived from taxidermy

techniques

Tra gli artisti emerge, per il suo approccio terrific, Sebastian Errazuriz, di origini cilene e residente a New York, che per l’Expo di Chicago ha proposto Bird Lamp, una serie realizzata con la tecnica della tassidermia, utilizzata per imbalsamare gli animali

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Previous page: Single Perch Lamp, Sebastian Errazuriz, USA, 2018. Taxidermy, brass and electrical components. 43,2 x 12,7 x h 33 cm. This page: Chicken Lamp, Sebastian Errazuriz, USA, 2018. Taxidermy, electrical components. 38.1 x 22.9 x h 44.5 cm. Pagina precedente:Sebastian Errazuriz, USA, 2018. Single Perch Lamp, volatile trattato con la tecnica della tassidermia, ottone e componenti elettriche. 43,2 x 12,7 x h 33 cm. In questa pagina: Sebastian Errazuriz, USA, 2018. Chicken Lamp, pollo trattato con la tecnica della tassidermia, componenti elettriche. 38.1 x 22.9 x h 44.5 cm.

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#70 THE MELTING POT

Fairy Berries, The Haas Brothers, 2018. Hand-thrown ceramic, bronze base. The Haas Brothers, Fairy Berries, 2018, ceramica gettata a mano con basi espositive in bronzo.

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#70 THE MELTING POT

This page: From the Fairy Berries collection, The Haas Brothers, ceramic, bronze base. Single production. Next: The Haas Brothers, Egg Griffin, 2017. Ceramic, bronze base. Single production. In questa pagina The Haas Brothers, dalla collezione Fairy Berries, in ceramica con base espositiva in bronzo. Pezzo unico. Pagina successiva: The Haas Brothers, Egg Griffin, 2017. Dalla collezione Fairy Berries, in ceramica con base espositiva in bronzo. Pezzo unico.

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#70 THE MELTING POT

Anne De Carbuccia’s photographic works are on display in Naples’ Castel dell’Ovo’s prison cells. One Planet One Future. Credits: Stefano Jesi Ferrari. Le opere della fotografa Anne De Carbuccia in mostra nella sala delle prigioni a Castel dell’Ovo, Napoli: One. One Planet One Future. Credit: Stefano Jesi Ferrari.

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ONE PLANET ONE

FUTURE

Anne de Carbuccia is a one-of-a-kind artist: she doesn’t paint, sculpt, or create digital images. She uses everyday objects, combined with flowers, to make compositions displayed on plexiglass pedestals or under bell-jars. She also captures uncontaminated naturescapes, discovered as she tirelessly travels to the ends of the earth searching for its secrets and then photographing them in the name of conservation. “I wish to illuminate the damage, the breakage, the fragmentation. Somehow, if I can make it beautiful, I can make it one again.” She received degrees in Art History and Anthropology from Colombia. While on expedition in Antartica, she conceptualized the “Time Shrines” project, temporary installations in symbolic locations, photographed and commemorated. The first exhibition to Antartica was followed by others. Anne has produced over 100 images in the past four years, all part of the “One Planet One Future” project. Her wanderlust, and compositions of quotidian objects and flora, show us that both nature and daily living present us with materials to create original art forms; all you need to do is open your eyes and learn how to share.

Anne De Carbuccia è un’artista speciale, non dipinge, non scolpisce, non elabora immagini digitali. Realizza composizioni di oggetti quotidiani consueti, abbinati a fiori che dispone su piedistalli di plexiglas trasparente o sotto campane di vetro. Talvolta le affida alla natura selvaggia e incontaminata che, instancabile, percorre nei suoi viaggi attorno al mondo, intrapresi per conoscerne i segreti e preservarli con la sua testimonianza fotografica. “Voglio far luce sui danni, le crepe e le piaghe”, dichiara. “Credo che se riuscirò a mostrarne la bellezza, forse sarò in grado anche di ricomporle”. Anne nasce a New York, trascorre la sua infanzia a Parigi e passa le estati in Corsica. Lì nasce il suo profondo amore per la natura. Studia alla Columbia University di New York, dove si laurea in Storia dell’arte e Antropologia. Una spedizione in Antartide le suggerisce l’idea di realizzare delle installazioni temporanee, che chiama “Time Shrines”, (sacrari del tempo), in luoghi simbolici, fotografate per mantenerne la memoria. Alla spedizione in Antartide ne seguono altre. Negli ultimi quattro anni Anne ha prodotto oltre cento immagini raccolte nel progetto “One Planet One Future”. Con il suo errare e le sue composizioni di oggetti e fiori ci insegna che la natura e la vita quotidiana ci offrono materia preziosa per originali forme d’arte, basta saper guardare e trovare modalità di condivisione.

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Left and on this page, two views of the One Planet One Future exhibition, by Anne De Carbuccia, hosted by London’s Brun Fine Art. Credits: GPS Photography. A sinistra e in questa pagina, due viste della mostra One Planet One Future di Anne De Carbuccia ospitata dalla Brun Fine Art di Londra. Foto di: GPS Photography.

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Previous page: Sunset and Bluewhale Bone Anne De Carbuccia, .This page: Planet, Anne De Carbuccia. The Grenadines, Caribbean, October 2014. Credits: Anne De Carbuccia / Time Shrine Foundation. Nella pagina precedente: Anne De Carbuccia, Sunset and Bluewhale Bone. In questa pagina: Opera "Planet", Anne De Carbuccia. Grenadine, Caraibi, Ottobre 2014. Credit: Anne De Carbuccia / Time Shrine Foundation.

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Iddu, Anne De Carbuccia. Cala Calcara, Panarea, Italia, July, 2014. Opera Iddu, Anne De Carbuccia. Cala Calcara, Panarea, Italia, Luglio 2014

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I wish to illuminate the damage, the breakage, the fragmentation. Somehow, if I can make it beautiful, I can make it one again, Anne de Carbuccia commented. Her wanderlust and compositions show us that both nature and daily living present us with materials to create original art forms; all you need to do is open your eyes

Voglio far luce sui danni, le crepe e le piaghe - dichiara Anne De Carbuccia - se riuscirò a mostrarne la bellezza, forse sarò in grado anche di ricomporle. Con il suo errare e le sue composizioni, Anna ci insegna che natura e vita quotidiana offrono materia preziosa per forme d’arte, basta saper guardare

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The Women’s Empowerment Shrine, New York City. Credits: Anne de Carbuccia. The Women’s Empowerment Shrine a New York City. Foto: Anne de Carbuccia.

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This page and left, two close-ups of Anne De Carbuccia’s work at The Women’s Empowerment Shrine, New York City. In questa pagina e a sinistra, due particolari di The Women’s Empowerment Shrine di Anne De Carbuccia, New York City.

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#70 THE MELTING POT

A portrait of Anne de Carbuccia in her Naples’ exhibition. Credits: Stefano Jesi Ferrari. Ritratto di Anne de Carbuccia alla sua mostra a Napoli. Credit Stefano Jesi Ferrari.

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Flavio Lucchini during the celebration of his 90th birthday at the Triennale di Milano. Pictured in front of the Dress Totem sculpture, derived from the concept that the dress as a cult-object in magazines. Fiber and resin, 2000, h. 670 cm Flavio Lucchini in occasione della serata-evento per i suoi 90 anni alla Triennale di Milano. Nella foto, è in posa davanti alla scultura Dress Totem, che trae ispirazione dall’idea dell’abito come oggetto di culto sulle riviste di moda. In fibra e resina, 2000, h. 670 cm.

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he INVENTED

FASHION and DESIGN

MADE in ITALY

Founder of famous publications including Vogue, l’Uomo Vogue, Lei Donna, Mondo Uomo, Moda, Flavio Lucchini has been defined by Oliviero Toscani as the man “responsible for promoting fashion and design throughout the world” (Flavio Lucchini, Il Destino. Dovevo fare il contadino ma ho incontrato la moda (e non sono uno stilista), edited by MyOwnGallery, Milan, 2018). Flavio, who turned 90 on October 24, 2018, is a graphic designer, art director, art and design enthusiast, and talent scout extraordinaire. Along with then young writer for Vogue, who became his inseparable life partner, Gisella Borioli, he developed a way to depict prêt-àporter, collaborating with the best of international photographers and journalists hungry for the next big story. His talent as an art director stems from a vast understanding of culture in all its forms, and unconditional love for art, which he considers an undeniable nutrient, like music or food. Having left the fashion and design worlds, and having made them avant-garde by creating room for the counter-culture movements, he dedicated himself to art. “Moving from fashion to art not only seemed like a way to honor my past, but a way to use it to research the complex values of dress. Reflecting on clothing and its importance in people’s lives has been a constant for me, and I have presented this in my work”. “His sculptural fashion, free of the ephemeral prison that makes it episodic, gains an unusual conceptual dimension, proving that he is an excellent interpreter of human beings”, (Cristina Morozzi, Interni, 2005).

Flavio Lucchini, ideatore e fondatore di famose testate come Vogue, l’Uomo Vogue, Lei Donna, Mondo Uomo, Moda, è definito da Oliviero Toscani nella prefazione della sua autobiografia (Flavio Lucchini, Il Destino. Dovevo fare il contadino ma ho incontrato la moda (e non sono uno stilista), edito da MyOwnGallery, Milano, 2018) “il responsabile della promozione della moda e del design nel mondo”. Grafico, art director, appassionato d’arte e di design, scopritore di talenti, Flavio, che il 24 ottobre 2018 ha compiuto 90 anni, grazie anche al sodalizio con Gisella Borioli, giovane redattrice di Vogue divenuta poi sua inseparabile compagna di vita, ha inventato il modo di rappresentare il prêtà-porter, chiamando a collaborare i migliori fotografi internazionali e i giornalisti assetati di novità. All’origine della sua abilità di art director c’è una grande sete di cultura in tutte le sue declinazioni e un amore incondizionato per l’arte, che ritiene “alimento indispensabile, come la musica e il cibo” (op cit). Abbandonata l’editoria di moda e design, che ha reso d’avanguardia dando spazio anche ai movimenti di controcultura, si è dedicato in prima persona all’arte. “Passare dalla moda all’arte mi è sembrato non solo il modo di non tradire il mio passato, ma di utilizzarlo verso una ricerca di valori complessi del vestire. La riflessione sugli abiti e la loro importanza nella vita delle persone è diventata una costante della mia vita cui ho cercato di rispondere con le mie opere” (op cit). “La sua moda scolpita, (sculture e bassorilievi di abiti) liberata dalla prigione dell’effimero che la rende episodica, acquista, senza perdere plasticità, una inedita dimensione concettuale rivelandosi compiuta interprete dell’essere umano” (Cristina Morozzi, Interni, 2005).

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Flavio Lucchini’s White Totem, an homage to fashion, displayed at MyOwnGallery until December 21, 2018. White Totem, una delle opere di Flavio Lucchini, omaggio alla moda, in mostra a MyOwnGallery fino al 21 dicembre 2018.

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Graphic designer, art director, art and design enthusiast, talent scout extraordinaire and founder of famous publications including Vogue, l’Uomo Vogue, and Lei Donna, Flavio Lucchini developed a way to depict prèt à porter

Grafico, art director, appassionato d’arte e di design, scopritore di talenti, ideatore e fondatore di famose testate come Vogue, l’Uomo Vogue, Lei Donna, Flavio Lucchini ha inventato il modo di rappresentare il prèt à porter

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Previous page: Abito con maniche a palloncino, part of Flavio Lucchini’s Dress Totem series. Maquette in plaster and gold leaf, 2001. In this page: Dress Gold sculpture, Flavio Lucchini. Reinforced plaster and gold foil. Nella pagina precedente: abito con maniche a palloncino, un’opera della serie Dress Totem di Flavio Lucchini. Maquette in gesso e lamina dorata, 2001. In questa pagina: Dress Gold, Flavio Lucchini gesso rinforzato e scultura in lamina dorata.

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Flavio Lucchini with his White Totem sculptures, a series that pays homage to fashion. On display at MyOwnGallery until December 21, 2018. Flavio Lucchini con i suoi White Totem, grandi sculture, omaggio alla moda, in mostra a MyOwnGallery fino al 21 dicembre

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Lucchini’s sculptural fashion, free of the ephemeral prison that often makes it episodic, gains an unusual conceptual dimension, proving that he is an excellent interpreter of human beings Cristina Morozzi, Interni 2005

La moda scolpita di Flavio Lucchini, liberata dalla prigione dell’effimero che la rende episodica, acquista una inedita dimensione concettuale rivelandosi compiuta interprete dell’essere umano” (Cristina Morozzi, Interni, 2005)

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THE MAGIC OF

GLASS

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Previous pages: Glass Bonsai collection, Simone Crestani, 2017. Borosilicate glass. Photo: Alberto Parise. This page and the next: The Hunting Heron, Simone Crestani, 2014. 90 x 50 x 25 cm. Photo: Atelier Crestani. Nelle pagine precedenti: Collezione Glass Bonsai, Simone Crestani, 2017. Vetro borosilicato. Foto di Alberto Parise. In queste pagine: Simone Crestani, The Hunting Heron, 2014, 90 x 50 x 25 cm. Credit Atelier Crestani.

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We have already reported on Simone Crestani’s magical glass creations, and after witnessing his glass-blowing expertise in Murano’s Orovetro laboratory, I have been inspired once again to write about the demanding dedication and sacrifice of his craft. To even blow a bubble from the tube requires breath and precision. After each breath, the piece is pinched and waved through the flame again and again, spraying sparks. His unmatched figurative, transparent glass pieces take notes from nature, and season after season, he surprises with new wonders. Delicate “soap bubbles” decorate vases and mirrors, light tubes support a thick marble slab, and fork-tongued snakes adorn chalice stems and decanter tops. Watching him blow glass lends to the intuition that there is physical strength and tension used in perfecting shapes. His prodigal work is even more extraordinary when we consider the fact that no machine can replicate his pure passion, translated into pieces that bloom from the grey silica dust.

Di Simone Crestani, designer di magie in vetro soffiato trasparente, ho già parlato, ma l’occasione di vederlo soffiare nelle fornace muranese di Orovetro mi stimola a riproporre la purezza delle sue creazioni, risultato di una perizia che domanda dedizione e sacrificio. Per ottenere una bolla da una canna ci vuole fiato e molta precisione: ad ogni soffiata il manufatto va rifinito con le pinze e passato e ripassato alla fiamma che sprizza scintille incandescenti. Il suo lavoro figurativo, ispirato alla natura, in vetro chiaro, non ha eguali e stagione dopo stagione si rinnova con nuovi prodigi, come le bolle che decorano specchi e vasi, delicate e impalpabili al pari di quelle di sapone; il canneto di leggeri tubi trasparenti che fa da sostegno a un piano di marmo di forte spessore e i serpenti ad anse con sottili lingue biforcute che decorano steli di calici e tappi di bottiglie… A vederlo soffiare s’intuisce lo sforzo fisico e la tensione verso la perfezione della forma. Le sue opere, che sempre sembrano prodigi, appaiono ancora più straordinarie, perché ci si rende conto che non esiste macchina che possa uguagliare questo suo lavoro, alimentato dalla passione per le creazioni che sbocciano dalla polvere grigia (il silicio).

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The Farm's Democracy, Simone Crestani, 2014. 100 x 40 x 90 cm.

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Delicious Fish, Simone Crestani, blown borosilicate glass. Simone Crestani, Delicious Fish, vetro borosilicato soffiato.

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Simone’s work is even more extraordinary when we consider the fact that no machine can replicate it. To blow a bubble from the tube requires breath and precision, and after each, the piece is pinched with tongs and waved through the flame again and again, spraying sparks

Le opere di Simone appaiono ancora piĂš straordinarie quando si pensa che non esiste macchina in grado di realizzarle. Per ottenere una bolla da una canna ci vuole fiato e precisione, a ogni soffiata il manufatto va rifinito con le pinze e passato e ripassato alla fiamma

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#70 THE MELTING POT

Watching Simone Crestani blow glass into magical, transparent works lends to the intuition that there is physical force and tension used in perfecting shapes

A vedere Simone Crestani, designer di magie in vetro trasparente, soffiare per creare le sue opere, s’intuisce lo sforzo fisico e la tensione verso la perfezione della forma

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Previous page: Octopus wine set, Simone Crestani: left, glasses, 11,5 x h 23,5 cm; right, decanter, 25 x h 25 cm. Borosilicate glass. This page: Glass Bonsai, Simone Crestani, 2017. Borosilicate glass. 61 x 23 x 25 cm. Pagina precedente: Simone Crestani, collezione da vino Octopus: a sinistra, bicchiere, 11,5 x h 23,5 cm; a destra decanter, 25 x h 25 cm. In vetro borosilicato. In questa pagina: Simone Crestani, Glass Bonsai, 2017.In vetro borosilicato, 61 x 23 x 25 cm

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#70 THE MELTING POT

Hommage à Acteon, Simone Crestani, 2016. Photo: Alberto Parise. Simone Crestani, Hommage à Acteon, 2016. Foto di Alberto Parise.

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Simone Crestani pictured with Hommage Ă Acteon, 2017. Photo: Alberto Parise. Simone Crestani ritratto con Hommage Ă Acteon, 2017. Foto di Alberto Parise.

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