The Lab's Quarterly, 2008, n. 1

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Il Trimestrale. The Lab's Quarterly, 1, 2008

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luppo di una propria visione del mondo. Prima di loro vi erano stati importantissimi “solitari funzionali”36 che, tramite la loro ricerca ossessiva, erano giunti a determinati risultati sui quali si poggiano i secessionisti e che saranno apprezzati e compresi dopo anni. È il caso dei vari Gauguin, Van Gogh, Munch, Cezànne solo per citarne alcuni che, tramite la loro ricerca personale, hanno in qualche maniera preannunciato la strada che sarà poi proseguita dalle avanguardie future. Subito dopo, in Italia nasce la prima esperienza organica di gruppo, quello che è noto come il futurismo. Siamo nel 1909, quando Marinetti pubblica il suo primo manifesto futurista. Le prerogative non sono una condanna della società in cui vivono, ma al contrario una esaltazione spasmodica di essa ed in particolare degli elementi che riguardano lo sviluppo tecnologico associato al mito della virilità. È presente una condanna del passato visto non più come il ricordo di un’epoca aurea, ma al contrario come una sorta di parentesi che in qualche maniera rischia di offuscare la magnificenza del presente. Occorre, dunque, distruggere tutto il codice simbolico che ci riconduce al passato, quindi musei, biblioteche, per elevare alla giusta dignità la bellezza del tempo presente. Ecco spiegata l’esaltazione della guerra e di tutte le sue forme. È questo un movimento “maschio” che non mancherà di diffondere delle idee originalissime che giungeranno sino in Russia dove si formeranno i famosi gruppi cubofuturisti. Nel campo dell’arte l’anno successivo alla pubblicazione del manifesto futurista di Marinetti compare quello di Umberto Boccioni che: «esordisce con il dichiarare che il bisogno sempre crescente di verità non può essere soddisfatto dalla forma e dal colore così come venivano intesi nel passato: tutte le cose si muovono e corrono, mutano rapidamente, e questo dinamismo universale è ciò che l’artista deve sforzarsi di rappresentare. Lo spazio non esiste più, o al massimo come atmosfera in cui i corpi si muovono o si compenetrano. […]. Ne discendono i punti programmatici dei cinque pittori firmatari: “1) Distruggere il culto del passato, l’ossessione dell’antico, il pedantismo e il formalismo accademico. 2) Disprezzare profondamente ogni forma di imitazione. 3) Esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima. 4) Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si sferzano e si imbavagliano gli innovatori. 5) Considerare i critici d’arte come inutili o dannosi. 6) Ribellarsi contro la tirannia delle parole: armonia e buon gusto, espressioni troppo elastiche […]. 7) Spazzar via dal campo ideale dell’arte tutti i motivi, tutti i soggetti già sfruttati. 8) Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa.»37 36 37

G. Kubler, “La forma del tempo”, op. cit., p. 66 H. Read, “La pittura moderna”, Skira, Ginevra-Milano 2003, p. 105


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