TFP Red

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#numerotre

RED di soribel carrasco

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editoriale

passione danza

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i love design

delia vico

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spaziodabitare

chef giorgio trovato

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pirati e sirene

food, passion, blog

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martina borsatti

pretty box

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alice cerigioni

elena saia

la passione si accende

tra tradizione orientale e gioielleria

ritratto di donna

cover story

arte sulla pelle

non solo food

5 ricette per 5 foodblogger

moda a km 0

l’anima di wedding wonderland


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Rosso è passione. Passione è quella sensazione di benessere che ci riempie le giornate e che ci fa portare avanti un’idea con determinazione. Un anno fa proprio la nostra passione comune ha fatto nascere questo progetto, che stiamo facendo crescere giorno dopo giorno. In questo numero vogliamo parlare di persone appassionate. Scoprirete che la creatività non ha limiti. “Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione” Georg Wilhelm Friedrich Hegel

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LA PASSIONE SI ACCENDE i love design


di chiara casciotta

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TRE AMICHE, UN NUOVO PROGETTO E

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E TANTA PASSIONE... SPAZIODABITARE

a cura di chiara casciotta

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La passione è l’elemento trainante per un architetto: quando è nato in voi il desiderio di diventare architetto? I percorsi di studio intrapresi prima di iscriverci all’università non lasciavano presagire che quella per l’architettura sarebbe diventata la nostra più grande passione. Almeno non per tutte e tre. La “geometra” del gruppo è l’unica ad aver sempre desiderato di diventare architetto. Per le altre, da sempre creative ed appassionate dell’arte, questa strada si è rivelata nel tempo. Oggi però siamo estremamente convinte che non saremmo potute diventare nient’altro se non architetti. Come è nata l’idea di SPAZIODABITARE? Compagne di corso, coinquiline, amiche. Abbiamo sempre sognato di lavorare insieme. Poi la svolta. La voglia concreta di mettere le mani in pasta, di fare. Di farcela. Ma soprattutto di farcela qui. Una serie di circostanze ci hanno fatto ritrovare contemporaneamente ai blocchi di partenza. Era il momento giusto (che poi giusto non è mai) di dare inizio alla nostra avventura. Qual è il significato del nome datogli? Per spiegare il nome che abbiamo scelto per rappresentarci partiamo dal logo: il nido. Il nido ci richiama il lavorare insieme, in rete, un pezzo alla volta e con estrema minuzia. E queste siamo noi. Poi c’è l’immagine del nido come casa, come accoglienza, come benessere. E questo è l’obiettivo del nostro lavoro: curare tutto ciò che gravita intorno al concetto di abitare confrontandoci con diverse scale spaziali. Ed ecco qua che siamo arrivate a SPAZIODABITARE.

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In che cosa vi distinguete e compensate a vicenda? Abbiamo tre personalità completamente diverse. Una un vulcano di energie ed idee, l’altra più disciplinata e razionale, l’altra ancora pragmatica e concreta. Ciascuna di noi manca ma allo stesso tempo si distingue in qualcosa. Insieme c’è il giusto equilibrio per fare gioco di squadra. Qual è il processo creativo da cui nascono i vostri progetti? Di solito partiamo dal disordine. Disordine delle idee e disordine delle cose. I nostri progetti iniziano in stile brain storming. Un’esplosione di concetti e di ispirazioni senza alcun freno. Siamo tre ed in fase preliminare dobbiamo armonizzarci. Poi iniziamo a razionalizzare e a legare le prime impressioni, del tutto soggettive ed empiriche, alle richieste, ai vincoli, all’oggettività dello stato di fatto. Ci piace molto ragionare per immagini e per concetti. È importante che chi riceve o visiona i nostri progetti capisca il messaggio che vogliamo trasmettere o il mood che abbiamo scelto. Ma poi ogni progetto ha la sua storia, il suo percorso. Ciò che ci interessa è fare senz’altro un buon lavoro. Quali sono, secondo voi, le emergenze dell’architettura contemporanea? Il problema fondamentale sta nell’aver esaurito lo spazio. Il nostro territorio è saturo di edifici che spesso sono di pessima qualità ed entrano in conflitto tra loro. L’emergenza sta nella necessità di dover ricucire un tessuto urbano (e non) ormai lacerato, sconnesso, pieno di cemento ma allo stesso tempo


vuoto di interazioni tra i fruitori. Gli architetti contemporanei devono dunque assumere un ruolo di grande responsabilità per far rivivere, senza necessariamente costruire, i luoghi della quotidianità. Niente grandi opere, nessuna archistar ma architetti grandi perché capaci di riconnettere e sintonizzare tutte le parti di questo nostro bel paese. Come vi immaginate l’architetto futuro? Senza dubbio DONNA! A parte gli scherzi... per noi quella dell’architetto è una professione con un grande ruolo e valore sociale. L’architetto è una figura imprescindibile ed indispensabile nel momento in cui si pensa al benessere di una città, di un quartiere, di una casa. Oggi c’è molta confusione. Non si capisce bene chi debba fare cosa e la nostra è considerata una professione per ricchi. Ecco! Ci immaginiamo l’architetto futuro non come un tuttologo ma come un professionista che, forte delle proprie conoscenze e abilità, possa concorrere a trovare una via al vivere bene. Per concludere descrivetevi con un’opera di architettura o di design. Poltrona di Proust – Alessandro Mendini. Colorata, creativa, poliedrica, complessa ed armonica proprio come noi.

www.spaziodabitare.it Federica Urbani. Melissa Renzi. Barbara Ripari. federica.urbani@spaziodabitare.it melissa.renzi@spaziodabitare.it barbara.ripari@spaziodabitare.it

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pirati e sirene etica, condivisione e creativitĂ vista mare

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Una illustratrice e designer con la passione per il web, una fotografa e restauratrice con la passione per i viaggi ed una comune passione per il mare, così nasce il progetto “Pirati e Sirene”. Nasce da una passione. Che poi è da dove nascono tutte le cose belle, da dove nasce l’amore. E questa è una storia d’amore. Sì. Amore per una toscanità al sapore di sale fatta di storia, cultura e creatività. Amore per una vita che è un augurio per il futuro. Una vita che sa di mare, di sogni e di opportunità”. Enrica, Allegra e la loro ciurma ci raccontano con spontaneità e creatività un tratto di costa chiamato “Costa degli Etruschi” che parte da Livorno e finisce a Piombino. Girovagando nel loro sito si trovano ispirazioni, racconti di luoghi lontani e anche ricette cruelty free. Il loro amore per quei luoghi e per quella cultura si percepisce in ogni loro articolo e immagine e noi non possiamo che innamorarcene.

Vi consiglio di fare un salto nel sito web e nella pagina Facebook per immergervi nella loro atmosfera e se siete dalle parti di Livorno non perdetevi il loro Mercantile, il mercato del design autoprodotto, dell’artigianato e della creatività.

foto pirati e sirene

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il mercantile Iniziato da un’idea sperimentale di Chiara Ripoli (Matrioska Studio), Enrica Mannari e Allegra Fregosi (Pirati&Sirene) è un evento volto alla promozione di un consumo consapevole e alternativo, dove le persone hanno modo di conoscersi, e vendere le loro creazioni in un clima sociale e socievole dove c’è musica, cibo e bevande, per una iniziativa di divertimento e svago all’insegna dell’etica e del km0. L’idea di un mercato del design artigianale è un nuovo modo per avvicinarsi a un sistema di consumo contemporaneo ed interattivo, dove il talento e la socialità sono al centro della questione, dove le persone possono conoscersi e conoscere, dove l’etica ed il design si incontrano in un ambiente dinamico e creativo.

foto pirati e sirene

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martina BORSATTI tra tradizione orientale e gioielleria

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Il mio nome è Martina, ventitreenne della provincia di Milano. Altezza nella media, capelli rossi, timida ma decisa. Sono la padrona di Arturo, un gattone bianco e nero, e da poco sono laureata in Product Design presso la Nuova Accademia di Belle Arti Milano (NABA). Dopo il liceo classico, approdo (finalmente) ad un’università artistica per dare forma concreta a quella che da sempre è la mia passione: creare, trasformare, progettare. Ho studiato e mi sono data da fare affinché i miei “passatempi” non rimanessero tali e si trasformassero nella possibilità di un futuro lavoro, così da essere certa di non annoiarmi per la vita. Il mio spirito creativo mi ha portata durante gli anni universitari a sperimentare tantissime tecniche e discipline, anche molto diverse tra loro, come la fotografia o lavorare e costruire con la terra cruda. Ho imparato le tecniche di tintura naturale e in particolare l’eco-print (tecnica che prevede l’uso delle foglie per stampare su tessuto) e tanto altro. La passione per la gioielleria, invece, mi accompagna sin da quando ero bambina, infatti già alle scuole elementari mi divertivo a confezionare collane e anelli con semi e pasta e poi con perline che vendevo alle mamme delle mie compagne e perfino alle maestre, riscuotendo, devo dire, un discreto successo. Dalle perline sono passata ai gioielli in filo di cotone e alle varie tecniche di annodatura che esistono, per imparare i rudimenti del macramè. Ma i miei gioielli preferiti sono quelli che realizzo utilizzando materiali naturali che trovo in vacanza, passeggiando al mare o lungo il fiume, come piccole conchiglie, rametti e pietre levigate dall’acqua.

TESTI E FOTO DI MARTINA BORSATTI

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Ma è con il progetto CUN, il progetto con cui mi sono laureata, che la mia passione prende forma concreta e professionale, grazie agli insegnamenti e all’aiuto di Monica Candido (jewelry designer milanese) che mi ha seguita durante la realizzazione dei gioielli. CUN è una linea di gioielli curativi che nasce dall’incontro tra la gioielleria contemporanea e il concetto di gioiello talismano/amuleto con proprietà taumaturgiche. La funzione curativa deriva dalle antiche tradizioni orientali in materia di monili (significato di pietre e forme stesse dei gioielli) e dalle discipline dell’agopuntura e della digitopressione, che rappresentano un’altra delle mie passioni, da alcuni anni studio filosofie orientali e seguo un corso per diventare insegnante di hata yoga. CUN è stato sviluppato a partire dal pensiero filosofico di Friedensreich Hundertwasser, artista austriaco, tra i primi promotori dell’ecologia e della visione globale di uomo e natura. Partendo dalla superficie epidermica ho ripercorso a ritroso l’antico collegamento che lega le forze cosmiche

naturali a quelle che regolano il nostro ciclo di vita (riassunto con la filosofia yin e yang) e ho cercato di dare forma a questi flussi energetici reinterpretando proprio il concetto di amuleto, che nasce come oggetto in grado di amplificare le energie che sono già presenti nel corpo e fuori da esso, e di incanalarle in specifici punti (quelli codificati dall’agopuntura) in grado di risanare stati di affaticamento o malattia. Le forme che i gioielli CUN hanno assunto sono le più sottili e discrete possibili (minimo materiale per massimo risultato) così da focalizzare l’attenzione proprio sul tramite in grado di guarire il corpo: le pietre. Queste sono state lasciate grezze e il più naturale possibile per mantenere intatte le loro caratteristiche che abbinate a determinati metalli, principalmente oro e argento, interagiscono con le energie del nostro corpo. La mia passione per i gioielli, tipicamente femminile, ha trovato un nuovo canale di espressione che celebra la bellezza ma soprattutto racchiude in sé l’antico potere taumaturgico proprio dei monili stessi.

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alice cerigioni ritratto di donna

Quando mi è stato chiesto di raccontare le origini della mia passione per la pittura ho avuto un momento di difficoltà; assorta nella ricerca di una situazione, un luogo, un evento che avessero fatto scaturire questo amore, mi sono resa conto che la realtà è ben altra: non esiste niente di sorprendente o nessun aneddoto entusiasmante. Per me il disegno, il colore e la pittura hanno sempre fatto, in un modo o nell’altro, parte della mia vita. Da bambina rappresentavano un passatempo leggero e divertente che negli anni si è evoluto in un assoluto spazio di relax per la mente. Un modo per uscire dalla routine dello studio (di architettura) e gettarmi in una dimensione completamente altra. Disegno da sempre e da sempre rappresento figure femminili in una sorta di gioco di specchi con il mio Io.

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opere DI alice cerigioni

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Alla base c’è certamente un bisogno di riscoperta della propria identità, un percorso intrapreso alla ricerca di sè e delle molteplici sfaccettature della propria personalità. Parallelamente la figura femminile viene proposta come elemento archetipico, capace di far emergere questioni universali e atemporali; non si tratta mai di ritratti volti a sottolineare elementi singolari e caratteri specifici del soggetto ma, al contrario, lo studio è totalmente rivolto a tracciare una rappresentazione del “femminino” tramite un immaginario condiviso.

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Il ritratto non è mai di una singola donna ma potenzialmente di tutte. Sono sempre stata affascinata dagli espressionisti e sicuramente gran parte delle suggestioni che formano le mie immagini nascono da li, l’uso del colore in maniera libera e a volte aggressiva, la distorsione della realtà nella ricerca di una chiave più intima e personale, l’enfasi sul soggetto che annulla quasi del tutto lo sfondo.

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Attualmente due delle mie tele sono esposte presso la mostra International contemporary art organizzata da Expo Milano ed Enel presso la centrale idroelettrica di Trezzo d’Adda. Per il futuro vedo una evoluzione del mio lavoro rielaborando alcuni degli elementi cardine di cui ho già parlato e certamente aggiungendo l’apporto della fotografia (altra mia grande passione). Attualmente infatti sto lavorando ad una serie che lega immagini scattate da me con delle parti di disegno a china il tutto su supporto cartaceo. www.alicecerigioni.weebly.com

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passione danza cover story

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ph ennefoto

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Photo - Ennefoto // Anna Fumagalli Dress - Nadia Manzato Wedding Couture Makeup artist - Manuela Caselli Dancer - Giulia Zucconi

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Giulia Zucconi, ballerina, insegnante di danza e direttrice della Scuola “L’Omino Danzante” di Milano. Una vita per la danza tra impegno, disciplina, tanta passione e voglia di emozionare. Quando hai capito che la danza non sarebbe stata solo una passione ma poteva diventare un lavoro? Nell’ottobre 2004 la direttrice della scuola dove praticamente sono cresciuta come ballerina, mi propose di tenere due corsi per bambine piccole e da subito mi sono resa conto che quello era ciò che volevo fare nella vita, oltre al ballare. E da quel giorno non ho mai cessato quest’ attività incrementando il mio lavoro e la mia formazione di anno in anno, cambiando anche città e scuole di danza. Cosa rappresenta la danza per te? La danza è sicuramente la mia vita. È impegno, disciplina, sudore, ma anche una meravigliosa forma di comunicazione e di espressione. Attraverso il movimento, il gesto, lo sguardo, mi sembra di riuscire a trasmettere agli altri tutto ciò che è talvolta difficile veicolare con le parole: passioni, sentimenti, emozioni, paure...

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Giulia è più ballerina o più insegnante di danza? Domanda difficile... Entrambe fanno parte, per ora, della mia vita e sono felice di portarle avanti parallelamente, con lo stesso impegno e lo stesso entusiasmo e proverò a farlo finché potrò. Cosa ti ha spinta ad aprire la scuola di danza? È stato da sempre un sogno nel cassetto ma diciamo che è capitato un po’ per caso. Dopo la laurea non sapevo bene cosa fare, se continuare ad insegnare in diverse scuole, girando di corsa da un quartiere all’altro, oppure tentare altre vie. E poi mi è arrivata la proposta da parte di una persona che ha capito quanto fossero grandi il mio entusiasmo e la mia passione. Così dopo lunghe riflessioni e supportata dai miei affetti, nel settembre 2012, è cominciata questa mia nuova avventura come direttrice de “L’Omino Danzante” di Milano. Qual è la performance a cui sei maggiormente legata e che ti ha dato più soddisfazioni? Tutta l’esperienza con il mio gruppo di teatro danza e danza contemporanea è stata ricca di grandi emozioni e lo è tuttora. Ricordo in particolare “Tutti sulla stessa barca”, regia di Alessandra Costa, ispirato a Novecento di Baricco. Sensazioni forti e coinvolgenti con un gruppo meraviglioso. E poi non posso non menzionare il primo spettacolo della mia scuola scritto e diretto da me e dal mio fidanzato Filippo, con il quale sono andati in scena 100 allievi, grandi e piccoli.

a cura di laura ferrari - ph ennefoto

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La passione è linfa vitale nelle nostre vene, un flusso che scorre e si trasforma in energia. La passione ci risveglia, ci spinge, ci fa superare ostacoli e paure. La passione è movimento, trasformazione. Attraverso il gesto si libera nella spazio contagiandolo di idee, di emozioni e desideri. Il corpo diviene strumento, mezzo di comunicazione con se stessi, con l’altro, con il mondo. La parte più profonda, la più antica si rivela, risveglia i sensi, mette a tacere la ragione. La danza è passione, trasformazione del pensiero in movimento, rappresentazione del sentimento. Una donna, a metà fra la terre e il cielo, alla ricerca di un equilibrio che le permetta di allinearsi nuovamente agli elementi. Crescere, evolversi, tornando alle radici, all’essenza.

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di soribel carrasco

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Delia Vico arte sulla pelle

L’amore per il disegno e la sua evoluzione nei modi e nei tratti, il percorso che ha portato Delia Vico dall’Accademia di Belle Arti all’arte del tatuaggio. Ho “incontrato” questo mondo da giovanissima quando a soli 16 anni, mi sono fatta tatuare un sole al centro della schiena. L’amore per il disegno e il fascino del corpo tatuato mi hanno spinto a voler intraprendere questa carriera muovendo i primi passi nel mondo del tatuaggio subito dopo aver terminato l’Accademia di Belle Arti, lavorando come apprendista in uno Studio di Savona dove ho avuto due grandi maestri: Alex Nardini e Stilian Smokov. La difficoltà iniziale è stata quella di imparare a disegnare in modo differente dalle tecniche comuni del disegno. Per lavorare sulla pelle ho poi dovuto prendere confidenza con aghi, puntali e macchinette, strumenti indispensabili per chi lavora in questo campo. Prediligo il Lettering ed i tatuatori che sono per me da sempre un riferimento di questo stile sono Norm e Miguel Ochoa, tatuatori americani.

a cura di laura ravetta - ph ennefoto

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Amo realizzare soggetti in bianco e nero dalle sfumature molto leggere e forti campiture nere che creano il giusto contrasto tra luce e ombra. Folletti e fate assolutamente proibiti! Amo questo lavoro perché non si smette mai di imparare, la curiosità, come per ogni artista è lo stimolo che fa crescere e rende unico il tuo lavoro, unita al viaggiare che ti permette di conoscere e collaborare con artisti che stimi. Si dice che il tatuaggio è eterno, sinceramente non mi sono mai soffermata su questo aspetto ma invecchiare con dei bei tatuaggi sarà comunque meglio che invecchiare senza! Guardando al futuro devo ammettere di non avere le idee chiare, al momento collaboro con studi in diverse città d’Italia, mantenendo la base a Milano al Quetzal Tattoo di Angelo Colussi. Di sicuro continuerò a spostarmi finché ne avrò la possibilità. E se qualcuno volesse fare il mio stesso mestiere gli consiglierei di smettere subito se non si è disposti a fare sacrifici e a mettere in questo lavoro tutta la dedizione e la passione che hanno. Non è un lavoro statico e migliorarsi in modo costante è una sfida sempre aperta e quello che raccomando è di affiancarsi a professionisti seri, da cui imparare per non rischiare di rovinare le persone che si affidano alla loro professionalità.

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chef giorgio trovato non solo food

La sua cucina è ricerca e sperimentazione, i suoi piatti un viaggio sensoriale tra i profumi e i sapori del territorio e della tradizione contaminati dal suo estro creativo. Per Chef Trovato, Executive Chef de “Il Convito di Curina”, la passione è alla base di tutto e la cucina è un gioco di sensualità che si manifesta attraverso il cibo, vero e proprio strumento di seduzione. Executive Chef del ristorante “Il Convito di Curina”, Consulting Chef con la società di consulenza “Trovato Food Project”, Food Stylist e Presidente della Federazione Italiana Professional Personal Chef (FIPPC): una figura professionale decisamente poliedrica e in continua evoluzione. Che cos’è che ti guida in questa continua ricerca professionale? La curiosità di confrontarmi con realtà e situazioni nuove, di mettermi in gioco e di mettere in gioco le mie capacità tecniche e cognitive.

a cura di laura ferrari

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In diverse occasioni ti sei definito uno “spirito libero”, come si traduce questo nei tuoi piatti e nella tua vita privata? Nei miei piatti si traduce nella volontà di integrare ingredienti che appartengono a culture diverse e situazioni differenti, nella mia vita privata si traduce nel tentativo di seguire le mie passioni con coerenza e lealtà. Questa tua continua voglia di sperimentare ti ha portato ad avviare una profonda ricerca sull’utilizzo della canapa industriale in cucina. Da dove è nata l’idea? L’idea è nata dalla voglia di riscoprire vecchie tipologie di coltivazioni presenti nel Chianti. La ricerca mi ha fatto scoprire che fino alla fine degli anni 30 del secolo scorso c’erano coltivazioni di canapa nel Chianti. Questo è stato il primo step, il secondo è stato studiare e approfondire i benefici della canapa. In questa fase, ho scoperto i numerosi aspetti nutraceutici della canapa, ovvero le sue funzioni benefiche sulla salute. Consideri il cibo un’esperienza sensoriale e un gioco di sensualità. Quanto conta la passione nella preparazione di un piatto? La passione è alla base di qualsiasi cosa. Non è un caso che io abbia necessità di interloquire con i miei ospiti ancor prima che facciano un ordine; è un modo per capire chi sono e in base a questo, realizzare il piatto, che non può prescindere dalla persona che lo andrà ad assaggiare.

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ph Marian Bader

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Non solo food ma anche moto e tatuaggi. Il tatuaggio è un segno indelebile sulla pelle. Che significato e che valore ha per te? Ha un valore simile al cibo: fissa un momento, un’esperienza. Quanti tatuaggi hai? Cosa rappresentano? Momenti importanti e fondamentali del tuo percorso o semplici colpi di testa? Ho 23 tatuaggi e il numero è in crescita. Evolveranno perché ogni tatuaggio è un momento della mia vita. Il tatuaggio è segno indelebile, non può essere cancellato, così come non possono essere cancellate le esperienze. Il tatuaggio deve ricordarti esperienze positive ma anche negative, perché anche queste sono parte della vita. I miei tatuaggi rappresentano esperienze varie, persone che hanno o che hanno avuto un valore insostituibile nella mia vita. Per quanto mi riguarda il tatuaggio non può essere un colpo di testa perché significherebbe non dare importanza a ciò che ti rappresenta.

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La moto è uno stile di vita? La moto è uno stile di vita! E deve esserlo 365 giorni l’anno e non solo nel periodo estivo. E soprattutto deve essere monosella. La moto la vivo come un’esperienza da vivere da solo, perché ti dà la possibilità di stare da solo con te stesso. Un po’ come la meditazione. Il viaggio più bello che hai fatto in moto? Il viaggio più bello è quello che devo ancora fare. C’è un legame tra l’amore per le moto e la passione per la cucina? Sia la cucina che la moto ti danno la possibilità di staccare con tutto, in particolare dai problemi della quotidianità. Entrambe ti offrono momenti in cui hai la possibilità di stare solo con te stesso. A cura di Laura Ferrari in collaborazione con M: Comunicazione

ph Paolo Della Corte

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Cibo e passione, un binomio indissolubile: cosa sarebbe un piatto cucinato senza amore? E se lo diceva anche Julia Child c’è da crederci. La riuscita di un piatto è imprescindibile dalla dimensione emotiva, sono le emozioni e l’amore di chi cucina a dare vita a piatti e combinazioni sempre nuove. Cinque food blogger ci guidano in un percorso di emozioni e sapori, alla scoperta del loro amore per il cibo con cinque ricette manifesto della loro passione.

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di soribel carrasco

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via delle ortiche 23

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GAZPACHO PICCANTE ALL’AVOCADO 800 kg di pomodori maturi 120 g di pane tipo pugliese (mollica) 100 g di olio extravergine d’oliva 1 avocado maturo 2 peperoni verdi piccoli 2 cipolle bionde piccole 1 spicchio d’aglio 3 rapanelli Aceto di vino bianco Panna acida Peperoncino rosso secco Peperoncino verde piccante Basilico e maggiorana Semi di zucca, lino e sesamo Sale e pepe In un recipiente ridurre in poltiglia il pane, precedentemente ammollato con un po’ d’acqua e aceto e frullare il composto ottenuto insieme alle verdure già pulite e tagliate a pezzetti: i pomodori, i peperoni, le cipolle, i rapanelli, uno spicchio d’aglio e l’avocado a pezzetti con l’olio, un paio di cucchiai d’aceto, il sale, un pizzico di pepe, un paio di foglie di basilico e maggiorana, un peperoncino piccante verde e mezzo peperoncino rosso secco tritato e acqua a piacere (in base alle preferenze, se si desidera più o meno denso). Si può utilizzare il mixer che ha il vantaggio di frullare meglio tutti gli ingredienti. Servire il gazpacho freddo in ciotole gelate guarnendo con un cucchiaio di panna acida per ogni piatto, qualche fogliolina di basilico e maggiorana, un po’ di semi misti (zucca, lino e sesamo). Accompagnare, eventualmente, la zuppa fredda con verdure fresche e crostini all’olio extravergine spadellati, oppure fette di piadina passate sulla piastra.

In Via delle Ortiche, al numero 23, si parla di cibo, si mangia e si vive. Quasi tutto in via delle Ortiche è frutto della fantasia di quattro amiche due fotografe (Chiara Battistini e Sara Guarracino infraordinario.it) e due scrittrici (Carlotta Fiore e Federica Pasqualetti lalunaditraverso.com) che hanno voglia di scrivere e vivere il mondo del food in modo non convenzionale, raccontando una storia di cucina e ricordi di immagini, pensieri ed esperienze attraverso le storie, le foto e le ricette delle quattro inquiline di Via delle Ortiche: Laura, Emma. Lidia e Daniela. La passione per la cucina è il filo rosso che le lega: creare, raccontare, assaggiare. La tavola è il luogo dove poter trovare sempre il momento, e il piatto giusto, per conoscersi, per scambiarsi esperienze, ricordi, per ridere e scherzare, davanti a un bicchiere di vino. Perché abbiamo scelto il Gazpacho, piatto freddo andaluso a base di pomodoro? Perché tra le cose che amiamo di più ci sono l’estate e il cibo etnico ma soprattutto per rendere omaggio al pomodoro: la bacca succosa, rossa per eccellenza, che ha rivoluzionato il mondo dei colori nel piatto.

foto e testi di via delle ortiche 23

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Soribel, italiana d’adozione, dominicana d’origine. Appassionata di cucina un po’ per colpa di una mamma cuoca che non ha mai fatto mancare piatti prelibati in casa. Cucino da che ne ho memoria, specialmente da quando a quattro anni, mamma ci ha portato in Italia e si è sposata con l’unica persona che posso chiamare papà. Ricordo le colazioni preparate con la sua supervisione, le prime uova al tegamino bruciacchiate e la cottura stracotta della pasta. Ho sempre amato cucinare ma da ragazzina mi mancava qualcosa, ero convinta che presentare piatti buoni per il palato potesse bastare ma nel ’99 un film mi aprì gli occhi: cucinare seguendo una ricetta non è sufficiente, ci vogliono le emozioni e l’amore per chi cucini per fare la differenza: la parte principale di ogni ricetta è la mia anima. Così come Sarah Michelle Gellar che in “Semplicemente irresistibile” regalava la felicità con le sue eclairs, io cerco di donare me stessa e un po’ di felicità con ogni ricetta che preparo. Cucinare per me è una delle mille sfumature dell’amore.

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foto e testi di Soribel Carrasco

ECLAIR AL LAMPONE Per l’impasto: 250ml acqua 100gr margarina vegetale 2gr sale // 150gr farina 00 // 5 uova Per la farcia: 500ml panna di soia già zuccherata (da montare) 100gr di lamponi Per la copertura: 300gr di zucchero a velo // 30ml acqua // Lamponi per decorare In una pentola fate bollire l’acqua con la margarina, aggiungete la farina e il sale e fate cuocere fino ad ottenere un impasto che si stacca dalle pareti della pentola. Lasciate raffreddare completamente il composto quindi aggiungete una per volta le uova. Ottenuto un composto omogeneo, mettetelo nella sacca da pasticcere senza punta. Rivestite la placca del forno con carta da forno e con la sacca formate dei bastoncini lunghi circa 10 cm, distanti tra di loro. Cuocete in forno ventilato a 200°C per 15/20 minuti. Per la farcia: lavate i lamponi e in una ciotola schiacciateli con la forchetta, passateli poi nel colino per tirare via i semi. Montate la panna ben ferma e una volta pronta aggiungete la purea di lamponi ottenuta e mescolate con una spatola. Conservate la farcia in frigo fino al momento di riempire le eclairs. Appena saranno pronte lasciatele raffreddare, una volta fredde riempitele con la farcia al lampone con l’aiuto della sacca da pasticcere con punta fine, riempite tutto l’interno attraverso due fori. Una volta riempite tutte, preparate la glassa. Mettete in una ciotola lo zucchero a velo e l’acqua, mescolate bene, prendete una eclair per volta e intingetele nella glassa, decorate con un lampone ciascuna, adagiate su di un piatto e conservate in frigorifero fino al momento di servire.


Lullaby

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Ilaria va fuori

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TARTES CON CREMA AL TÈ MATCHA E LAMPONI pasta frolla 500gr mascarpone 3 tuorli d’uovo 150gr di miele vaniglia 1 cucchiaino raso di tè matcha lamponi freschi e frutti rossi per decorare Preparare la pasta frolla con la vostra ricetta di fiducia, foderate degli stampini per tartellette e cuocetele in bianco fino a quando non saranno dorate. Nel frattempo procedete preparando la crema e i lamponi per la decorazione. Lavare i lamponi con acqua fredda e asciugarli delicatamente. Per la crema: versare il mascarpone in una ciotola e lavorarlo con un cucchiaio di legno fino ad ottenere un composto morbido. Aggiungere al composto di mascarpone il miele e un tuorlo di uovo alla volta, continuando a mescolare finché non sarà tutto incorporato. Aggiungete al composto i profumati semini di vaniglia e un cucchiaino raso di tè matcha. Ricordatevi di utilizzate un piccolo setaccio per il tè in modo che non si formino grumi nella crema. A questo punto si possono comporre le tartes. Prendere le basi di pasta frolla (che dovranno essere fredde) e versate al centro di ognuna una cucchiaiata di crema in modo da dividere equamente il ripieno tra tutte le tartes. Spolverizzate la superficie delle tartes con un po’ di tè matcha e posizionare i lamponi e i frutti rossi partendo dal centro della tarte e proseguite riempiendo i bordi.

Amo preparare dolci fin da quando ero piccola. Mi ricordo quando ancora bambina, impastavo i vari ingredienti e li infornavo. Mi sedevo davanti al forno aspettando che piano piano l’impasto crescesse in cottura. Oggi amo chiudermi in cucina quando ho bisogno di staccare: datemi farina, burro e cioccolato e mi dimenticherò di tutto in un momento! Se poi posso accompagnare i miei dolci con una tazza di tè, la magia è completa. L’amore per i dolci e i tè è diventata pian piano una vera passione che da qualche mese si è trasformata in qualcosa di più: grazie all’incontro con Matteo, un amico anche lui amante di tè e pasticceria, sono nate Le Zollette e il Vintage Tea Party. Un social afternoon tea dove 8 sconosciuti si accomodano al nostro tavolo comune allestito con tazze, piatti e posate vintage, scovati nei mercatini di tutto il mondo. Ecco il perché di una ricetta che unisce un classico della pasticceria a un ingrediente prezioso come il tè matcha. (www.lezollette.com)

foto e testi di Ilaria Bitetto

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La mia passione per il cibo è nata in cucina con mia nonna. Lei preparava ricette tradizionali della sua zona, la Puglia: tanti dolci a base di olio e senza la minima quantità precisa, faceva tutto ad occhio! Inizialmente non riuscivo mai a replicare le sue ricette ma i vari esperimenti mi sono serviti per imparare a capire come deve essere un impasto e ora non faccio più errori! Quattro anni fa ho deciso di raccogliere tutta la mia passione per il cibo nel mio blog: nato come semplice raccoglitore di ricette mai mi sarei aspettata che qualcuno lo leggesse davvero e arrivare a creare una vera e propria community attorno ad esso, è stato un bellissimo ed inaspettato regalo! Perché ho scelto il torcolo? La scorsa settimana sono stata in Umbria e da li mi sono portata a casa alcune ricette che mi ricordavano tanto mia nonna e il suo modo di cucinare.

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foto e testi di Monica Papagna

TORCOLO 5 uova (dividete albumi da tuorli) 300g di zucchero scorza di 1 limone 1 bicchiere scarso di olio di semi o olio d’oliva delicato 1/2 bicchiere di latte 400g di farina 1 bustina di lievito Montate a neve gli albumi e teneteli da parte. In una ciotola mettete lo zucchero, i tuorli e la scorza di limone. Azionate la frusta per qualche minuto fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete il bicchiere di olio, il latte e continuate a mescolare. Aggiungete anche gli albumi ed amalgamate facendo attenzione a non smontare il composto. Imburrate ed infarinate una teglia da ciambellone del diametro di 22-24 cm e rovesciateci dentro l’impasto. Infornate a 180° per circa 40 minuti. Fate la prova stuzzicadenti, quando uscirà pulito e caldo il torcolo sarà pronto. Si conserva per diversi giorni, fate solo attenzione a coprirlo bene per evitare che si secchi.


Un biscotto al giorno

di soribel carrasco

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Crème de cassis

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TARTELLETTE FRAGOLE E RABARBARO Per la base sablèe: 250gr di farina 00 125gr di burro // 70gr di zucchero 2 tuorli d’uovo // 50ml di latte 1 cucchiaino di estratto di vaniglia 1 pizzico di sale // Per il ripieno: 300gr di rabarbaro // 300gr di fragole // 1 cucchiaio di farina // 2 cucchiai di zucchero // Per la meringa: 2 albumi 50 gr di zucchero Iniziate preparando la base. In una ciotola, battete con la frusta i tuorli e lo zucchero, finché non saranno spumosi, poi aggiungete il latte e continuate a montare. Sulla spianatoia, fate una fontana con la farina, mettete al centro il burro tagliato a cubetti e iniziate a sbriciolare il composto con le dita, senza mai impastare a piene mani. Riformate la fontana e versate al centro il composto liquido, poi amalgamate il tutto molto velocemente, ricordandovi di impastare il minimo indispensabile per formare il panetto. Coprite con della pellicola e fate riposare in frigorifero 15 minuti, dopodiché imburrate gli stampi e rivestiteli con la pasta sablèe e bucherellatela con una forchetta. Pulite il rabarbaro, eliminando la base ed i filamenti, poi tagliatelo a pezzetti di circa 2 cm. Pulite e tagliate a pezzi anche le fragole e mescolate il tutto con lo zucchero e la farina. Ponete in un pentolino e fate sobbollire finché la frutta non inizia a spaccarsi, ci vorranno al massimo 10 minuti. Versate il composto negli stampi, senza riempirli fino all’orlo, e cuocete le tartellette in forno a 180° per circa 25 minuti, controllando comunque la cottura. Nel frattempo preparate la meringa, montando a neve fermissima gli albumi d’uovo ed incorporando poco a poco lo zucchero. Quando le tortine saranno ben fredde, disponete la meringa e passate sotto il grill a 220° fino a doratura, oppure bruciatela con il cannello da pasticcere.

Che cosa sarebbe la vita senza passione? Senza di lei tutto è più noioso, è un compito eseguito meccanicamente, magari anche bene, ma senza quel valore aggiunto che ci fa gonfiare il petto per la fierezza, sapendo che in ciò che facciamo ci mettiamo un pizzico di noi. Le mie due passioni più grandi vanno a braccetto: il cibo, ça va sans dire, e la fotografia. La fotografia è un amore recente diventato un mezzo fondamentale per parlare di me attraverso i miei piatti, mentre l’amore per la cucina mi accompagna da sempre. Sono avida di ricercatezza e semplicità allo stesso tempo, amo combinare cibi ritrovati e piatti del cuore. La mia grande ispirazione è la pasticceria Francese, soprattutto quando si tratta di piccoli dolci monoporzione e di accostamenti insoliti quanto perfetti, come le fragole con il rabarbaro.

foto e testi di Beatrice Rebasti

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pretty box moda a km 0

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Pretty Box è la realizzazione di un sogno condiviso di una zia e una nipote, Silvia e Ilaria. Pretty Box, due boutique (la seconda in Viale Montenero è stata aperta da pochissimi mesi) nel cuore di Milano, create a immagine e somiglianza delle loro proprietarie: due piccoli spazi che ti accolgono in un’atmosfera rilassata in cui trovare brand di nicchia e capi realizzati anche su misura ad etichetta Pretty Box.

di soribel carrasco

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Via Conca del Naviglio 5 // Viale Montenero 63, Milano

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Dietro a Pretty Box ci sono Silvia e Ilaria, zia e nipote. Come è nata l’idea di aprire un negozietto tutto vostro? Pretty Box è nato in un tranquillo pomeriggio di settembre nella pace delle colline astigiane. Era un week end di fine estate, di quelli che cominciano a farti pensare al nuovo anno, ai nuovi progetti. Pretty Box si è letteralmente materializzato davanti ai nostri occhi. Cosa possiamo trovare da Pretty Box? Da Pretty Box si trova innanzitutto un salotto di amiche, una tazza di tè e una fetta di torta. Si trova la nostra casa, la nostra famiglia, il nostro mondo. Pretty Box è abiti colorati, maglioncini leggeri, bijioux ricercati e deliziose tshirt. Selezioniamo attentamente i brand con cui collaboriamo, prediligiamo i marchi poco distribuiti, le linee femminili, le tinte vivaci e le stampe delicate. Da Pretty Box si trovano solo capi per sentirsi carine, si entra con un maglioncino nero, si esce “Pretty Girl”. Come nascono i modelli a marchio Pretty Box? La linea Pretty Box è cresciuta insieme a noi. All’inizio Silvia disegnò alcuni modelli su richiesta: una piccola collezione composta da 3/4 modelli interamente personalizzabili dalle clienti. Ebbero subito molto successo così Silvia ha continuato a lavorare sui suoi bozzetti soddisfando i desideri di ogni Pretty Girl e noi siamo state catapultate in un mondo di stoffe, macchine da cucire e meravigliose artigiane. Possiamo definirli capi a km0? Assolutamente! Ne andiamo molto fiere. I capi Pretty Box sono pensati e confezionati interamente in Lombardia. Il laboratorio più lontano è in provincia di Varese. Per Pretty Box lavorano solo donne: modelliste e sarte italiane che amano come noi le cose belle e fatte come una volta. Pretty Box è la dimostrazione che un team di sole donne può fare grandi cose. Da pochissimo poi abbiamo affidato una piccola parte della nostra produzione anche al laboratorio della sezione femminile del carcere di San Vittore di Milano. Pretty Box ha compiuto 5 anni lo scorso dicembre e da poco più di un mese si è aggiunto un nuovo negozio sempre a Milano. In un momento di generale difficoltà quale pensate sia stato il fattore del vostro successo? Probabilmente più di uno: l’unicità dei capi, la cura dei dettagli, l’esperienza che si vive nei nostri negozi. Ma anche la relazione speciale che instauriamo con ogni cliente. Pretty Box è unico e ti fa sentire unica. È una voce fuori dal coro, è per chi ha voglia di emergere, per chi non ha paura di sentirsi donna. Forse è questa la nostra forza, l’essere diverse.

a cura di laura ferrari - ph ennefoto

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elena saia l’anima di wedding wonderland

ph l&V photography

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Wedding wonderland è il sito italiano del settore più seguito. Ti aspettavi tutto questo successo? Quando ho iniziato lo leggevano solo mia sorella e mio marito, c’erano altri blog più grandi del mio e non avevo idea del fatto che potesse diventare rilevante nei mesi successivi. Avevo la sensazione che avrebbe portato cose belle, questo sì. Ed è stato così, ho imparato tantissimo, ho conosciuto persone splendide e ho avuto tante soddisfazioni. Ma non credo che mi abituerò mai ai complimenti che ricevo per il blog! Quali pensi che siano i fattori che lo hanno reso possibile? In cosa Wedding Wonderland è diverso dagli altri wedding blog italiani? In Italia i wedding blog non sono molti come lo sono quelli in lingua inglese, per esempio, ed è sicuramente più facile farsi notare. Per costruire una readership la costanza è fondamentale e molti blog vengono abbandonati troppo presto, o aggiornati senza regolarità. Ho sempre cercato di metterci un po’ di me stessa e di scrivere con entusiasmo, con l’idea di creare un piccolo angolo di web pieno di cose belle e positività. Ma il merito è anche dei matrimoni meravigliosi che ho la fortuna di pubblicare, ogni anno sembrano diventare più belli! Un blog nasce sempre da una passione. è stato così anche nel tuo caso? Proprio così! È successo per caso durante i primi mesi di preparativi per il mio matrimonio, quando ho capito che evitando i soliti cliché c’era un mondo di possibilità da esplorare e io ero intenzionata a scoprirle tutte. Ero ossessionata dalle mille idee che trovavo in rete e avrei potuto parlarne per ore, aprire un blog era quasi una necessità a quel punto, non potevo continuare ad assillare il mio

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futuro sposo! Ma mi sono appassionata subito anche al mondo del blogging, adoravo cercare tutorial per migliorare design e funzionalità e credo di aver cambiato look a Wedding Wonderland decine di volte. Cosa ti piace del “fare blogging”? Amo che sia uno spazio mio, dove poter scrivere con uno stile personale, colloquiale, che mi fa sentire più vicina a chi legge. Grazie al blog poi mi sono avvicinata ad ambiti che non avevo mai preso in considerazione prima, come la grafica e la fotografia. La cosa che preferisco però è selezionare le foto dei matrimoni che pubblico: musica di sottofondo, una tazza di tè in mano, mi emoziono sempre vedendo quanto sono felici gli sposi e leggendo le loro storie. Cosa sogni per il futuro del tuo blog? Ho sempre in mente tante (troppe!) idee e tante diverse strade che vorrei percorrere con Wedding Wonderland. Mi piacerebbe avere più tempo per offrire ancora più contenuti e nuove risorse e a volte penso che vorrei scrivere anche di altri argomenti, oltre a quello del matrimonio. Magari in futuro, chissà. Cosa consigli a chi vuole approcciare il mondo dei blog? Scrivete di quello che vi appassiona, dovete amare l’argomento per essere bravi blogger. Puntate su quello che vi rende unici, trovare qualcosa di diverso da raccontare (o un modo diverso di farlo), solo così potrete distinguervi e farvi notare in mezzo ai milioni di blog esistenti. La costanza è fondamentale: non è necessario pubblicare contenuti ogni giorno, ma cercate di postare regolarmente, in modo che i lettori siano invogliati a tornare per trovare qualcosa di nuovo. Cercate di imparare sempre di più e tenetevi aggiornati, ma soprattutto divertitevi!

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AAA. CREATIVI CERCASI Il nostro quarto numero sarà dedicato al tema degli opposti intesi come contrari. Ogni oggetto, realtà, stato mentale o condizione fisica vive in antitesi con qualcosa e trova nella realtà in cui viviamo un proprio contrario. Se hai voglia di inviarci il tuo progetto ispirato a questo argomento e condividerlo con noi, contattaci all’indirizzo redazione@the-fridayproject.com

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numeroquattro

OPPOSITES 65


Chiara Casciotta

Architetto di professione ma creativa nel cuore, una ne pensa e cento ne fa.

L

F c c c

Laura Ferrari

Pr & event planner, digital addicted, esperta nel far diventare un sogno realtĂ , trasformando ogni evento in un'esperienza unica.

redazione


Laura Novara

Fotografa innamorata dei chiaroscuri, paladina della celebrazione del ricordo come apoteosi dell’amore.

Maria Luisa Spera

Graphic designer con una laurea in pubblicità, diy dipendente e con una cronica difficoltà a star ferma.

Laura Ravetta

Web & graphic designer che vive sulle nuvole, guarda il mondo con curiosità e si perde facilmente in mondi virtuali.

Alessandro Rocchetti

Avvocato nel titolo, per lui la fretta è una costante, il tempo si ferma solo quando è in sella alla sua Vespa o allo stadio.


Redattori Chiara Casciotta Laura Ferrari Laura Novara Laura Ravetta Maria Luisa Spera collaboratori Federica Urbani Melissa Renzi Barbara Ripari Pirati e Sirene Alice Cerigioni Martina Borsatti Nadia Manzato Manuela Caselli Giulia Zucconi Delia Vico Chef Giorgio Trovato M: Comunicazione Il team di Via delle Ortiche 23 Soribel Carrasco Ilaria Bitetto Monica Papagna Beatrice Rebasti Pretty Box Elena Saia Anna Fumagalli progetto grafico Maria Luisa Spera fotografie Laura Novara - Ennefoto Anna Fumagalli L&V Marian Bader Paolo Della Corte revisione testi Marika Paniconi Note Legali Alessandro Rocchetti


di soribel carrasco

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Questo prodotto non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 07/03/2001. Responsabilità. La riproduzione delle illustrazioni e degli articoli pubblicati sulla rivista, nonché la loro traduzione è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione. Alcune delle immagini pubblicate potrebbero essere tratte da internet, in caso di involontaria violazione dei diritti d’autore vi preghiamo di contattarci per indicare, nel numero successivo, il nome/link del proprietario in base al modello di copyright utilizzato.

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