Recensisci Responsabilmente
Recensioni online o non recensioni online? Questo è il problema!
Secondo una recente ricerca1 condotta su un campione di 1.128 intervistati italiani con un’età compresa tra i 18 e i 64 anni, le recensioni sono un fattore molto importante nelle scelte dei consumatori. Secondo lo studio, oltre la metà degli intervistati ritiene che le recensioni siano il criterio principale nelle proprie scelte di consumo. Non solo: il settore in cui sono più importanti è quello della ristorazione.
Le recensioni quindi non sono da demonizzare, in quanto rappresentano un aiuto concreto per i consumatori nelle loro decisioni di acquisto. Sono inoltre per le piccole e medie imprese, uno strumento di marketing molto accessibile ed efficace, insieme alle valutazioni. Su TheFork i ristoranti con voti dall’8 al 10 ricevono 3,5 prenotazioni in più rispetto a quelli che hanno voti inferiori. Oltre a contrastare le frodi, impegno che TheFork sposa da sempre, è essenziale che tutti si impegnino a creare un “sistema meritocratico” che premia la qualità.
Da qui nasce Recensisci Responsabilmente, la guida di TheFork che aiuta gli utenti a scrivere recensioni utili per gli altri lettori e per i gestori.

A cura di Simone Cosimi
Simone Cosimi è giornalista professionista, collabora con numerose testate nazionali tra cui Italian Tech, La Repubblica, Green & Blue, D, DLui, Wired Italia, VanityFair Italia, Oggi e come autore per la RAI. Segue diversi ambiti tra cui tecnologia, innovazione, lifestyle e viaggi. Già redattore del mensile culturale Inside Art, per cui ha curato cataloghi d’arte e pubblicazioni come il trimestrale Sofà, ha lavorato in passato, fra gli altri, per Rockstar, DNews, Excite, Style.it e molte altre testate. Speaker, moderatore e saggista, è autore con Alberto Rossetti di "Nasci, cresci e posta". I social network sono pieni di bambini: chi li protegge?" (Città Nuova 2017) e di “Cyberbullismo" (Città Nuova 2018). A gennaio 2020 è uscito il suo terzo libro, “Per un pugno di like-Perché ai social network non piace il dissenso” (Città Nuova).
Angles6 regole d’oro da ricordare
1. Se non ci mangio, non posto
Per quanto l’esperienza in un ristorante o in un locale inizi senz’altro dal primo contatto e termini con l’arrivederci - anzi, prosegua anzi almeno fino al mattino successivo a scanso di nefaste conseguenze - il presupposto di una recensione utile (utile agli altri e alla community) è che abbia al suo centro l’offerta gastronomica. Insomma, il cibo è la conditio sine qua non ogni recensione di un ristorante, per quanto su altri aspetti appropriata, perde il suo senso. Giusto dunque riportare eventuali difficoltà nella prenotazione di un tavolo, ripetute frustrazioni sulla gestione dei coperti, lunghe attese in fila o lanciarti perfino nell’esposizione dell’urbanistica di quartiere o delle possibilità di parcheggio nei pressi. Ma solo se alla fine in quel posto ci hai consumato almeno un pasto. No, insomma, ai sentito dire e ai vorrei ma non pasto. Se non ci mangio, non posto. D’altronde su TheFork è impossibile farlo: bisogna mangiarci, nei posti. Ma è bene ricordarsene su altre piattaforme in cui invece è consentito.
2. In medio stat virtus
Non scrivere una recensione per “punire” il ristoratore o per “vendicarti” di qualcosa che è andato storto - in questo caso, la regola aurea è parlare subito o tacere per sempre. Non scriverla però neanche per celebrare il ristorante in modo indiscriminato e ipertrofico. A parte situazioni davvero impresentabili o performance gastronomiche olimpioniche la scelta più utile agli altri lettori sarebbe eliminare gli estremi: quelli bassi e quelli alti. Ma non con tono da sufficienza, come capita spesso. Piuttosto con obiettività e uno squillo di passione. Anche se qualcosa è andato storto, cerca insomma di fornire un giudizio il più possibile ponderato e bilanciato. E se invece tutto è andato molto bene, scrivi lo stesso la recensione. Ma non avere (fortunatamente!) nulla di cui lamentarsi non significa doversi perderti nella solita sdolcinata sviolinata, inutile ad altri potenziali futuri clienti. Può e deve invece essere l’occasione per descrivere meglio alcune portate o, più in generale, qualche dettaglio che ci ha colpito. Hater e claque digitali non fanno un gran servizio né ai ristoratori né agli altri utenti.
3. Non dimenticare niente e nessuno
Uno degli errori più frequenti delle recensioni, anche di quelle mediamente utili, è che sono terribilmente sbilanciate. Nel senso che non riescono a tenere presenti tutti gli aspetti di un’esperienza: dall’offerta del menu (con tutto ciò che ne consegue: stagionalità delle materie prime, inclusività per ogni genere di regime o restrizione alimentare, varietà, anche se questo non è sempre e comunque un fattore determinante) alla professionalità del servizio, dai prezzi alla lista dei vini. Molto spesso a schiacciare i giudizi è proprio il rapporto quantità (più raramente, qualità)/ prezzo. È naturale che sia così ma dovresti cercare di mettere sui piatti della bilancia che abbiamo di fronte quando scrivi una recensione davvero tutti i parametri possibili: assistenza, servizio, esposizione delle pietanze e degli ingredienti. Dentro lo scontrino c’è tutta quella torta, oltre a quella che non vedi in cucina e non solo. Per questo è un po’ triste bocciare un posto per un raviolo in più o in meno così come non ha senso trasformarlo nel locale più blasonato del mondo (da chi? Da te, che domande!) solo perché lo chef è venuto a farci un saluto, pettinando il tuo ego.
4. The sky is the limit (forse)
È l’altro lato della medaglia delle raccomandazioni su stile e tono della recensione. Non tutti i ristoranti, e non tutte le esperienze gastronomiche, sono uguali. Così come non tutti i palati e non tutti gli autori sono uguali. Se non ti senti abbastanza sicuro su un qualche aspetto del pasto che hai consumato - un termine da usare per una portata, un tipo di servizio, una regola del galateo - ammettilo. Sii onesto e scrivilo nero su bianco, passando oltre e raccontando altri aspetti su cui hai invece piena consapevolezza di gusto o di abitudini. Allo stesso tempo, se invece sei un assiduo frequentatore di Stellati occorre che tu abbia l’intelligenza e l’onestà di applicare registri diversi al giudizio di un ristorante di diversa tipologia o categoria. Una recensione con la puzza sotto il naso è tanto inutile quanto quella, che non manca mai, sulle famose porzioni lillipuziane.
5. Scrivi come mangi (ma almeno usa il tovagliolo)
Meglio adoperare lo stile e il linguaggio che ci vengono naturali. In questo modo anche il tono generale risulterà più semplice da allineare a ciò che pensiamo davvero. Alcune recensioni peccano di ipercorrettismo perché gli autori adoperano termini eccessivi o che magari padroneggiano poco e in questo modo rischiano di uscire pompose e arzigogolate come nemmeno un ricettario d’epoca. E dunque, di nuovo, inutili. Il consiglio è di scrivere come mangiamo, anche in questo caso - come per l’esperienza complessiva vista prima - tenendo a bada gli eccessi di stile. Non è un esame e nessuno ci metterà i voti né tantomeno dovremo pubblicare quelle righe su qualche blasonata guida gastronomica. D’altro canto dobbiamo però badare alla correttezza complessiva del testo, alla scelta dei termini più appropriati all’esperienza effettiva, a mantenere insomma un minimo di dignità a quel breve ma importante contenuto che finirà però sotto gli occhi di centinaia di migliaia di futuri clienti. Facciamoci capire. Il modo migliore di farlo è contenere gli eccessi e schivare gli errori. Sì, anche quelli di ortografia.
6. Privacy e civiltà
A prescindere dall’esito dell’esperienza - buona, neutra, cattiva - il presupposto non cambia: la recensione non dev’essere uno sfogatoio ma uno strumento per dare indicazioni agli altri e, soprattutto, ai ristoratori. Che da quei giudizi possono imparare, sistemare, aggiustare. Crescere. Di conseguenza il linguaggio dev’essereregola che d’altronde dovrebbe valere sempre - civile e non solo privo di turpiloquio ma anche inclusivo, costruttivo e razionale. La recensione dovrebbe inoltre rimanere nel merito e se ha senso dare un’idea del tipo di clientela abituale non è accettabile impiegare stereotipi e luoghi comuni o riportare in una recensione fatti specifici che non abbiano in qualche modo influenzato l’esperienza. Allo stesso modo, come altrove, non bisognerebbe includere nelle recensioni informazioni personali proprie o degli altri avventori né tantomeno dei dipendenti e collaboratori. Alla fine, quello che conta sta (anzi, stava) nel piatto di fronte a te.