Talmud Eser Sefirot, Lo studio delle dieci sefirot

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Indice generale

Prefazione a "Lo Studio delle Dieci Sfirot"

Parte 1 Tzimtzum e Kav

Parte 2 Igulim e Yosher

Parte 3 Ohr Yashar e Ohr Hozer

Parte 4 Le Eser Sfirot di Akudim

Glossario

TALMUD ESER haSFIROT

דומלת רשע תוריפסה di Baal Hasulam

Traduzione in italiano delle prime quattro parti, con introduzione dell'autore, note fatte dallo studente, glossario delle parole in ebraico ed alfabeto ebraico

Prima edizione - Ottobre 2021 - a cura di P. Rossi e P. Ferrante

Revisione 2.6 - Marzo 2023 – a cura di M. Romagnoli

tes.italiano@gmail.com

Tutti i diritti riservati

ISBN: 9781471797798

Canzone

Luminoso! E dai cieli risplende.

Là: dentro la tenda dello schermo.

Il segreto dei giusti è lì chiarito!

E brilleranno insieme la luce e le tenebre.

Com’è bello approfondire le Sue opere, Ma attento a non tendere la mano per Lui.

Allora lo ascolterai, e così lo incontrerai, Nella forte torre, il Nome che include tutto!

E una parola di verità ti parlerà, per dire parole incontaminate.

E tutto ciò che vedrete,

I tuoi occhi vedranno e non l'occhio di un estraneo!

רישִּׁ .ריהְזַמ םיקָחְש ןמוּ !ריהָבָּ ַה .ךְָסָמָּ ַה תֶכור ָפָּ ְל םי נְפבָּ מ :הָמָּ ָש !רֵהַבָּ ְת מ הָמָּ ָש םי קידִּ ַצ דוֹס .ךְֶשֶׁ וֹחַהְו רוֹאָה ויָדִּ ְחַי וּרי אָיְו ,ויָלָעְפמ רוֹקֲחַל ,דוֹאְמ בוֹט .דָי ַחוֹלְשִּׁ מ וּרֲהָזָּ ה ויָלֵאְו ,וּהוּשְגְּ ְפתִּ הכְו ,וּהוּעְמְשתִּ זָא !דָחוּיְמָּ ַה ם ֵשֶׁ ,זוֹע לָדִּ ְג מְבָּ ,תֶמֱא רַבְדִּ םֶכָל בַרֱעֶיְו .רָבָּ ילְבָּ רָבָדִּ רֵבָּ ַדְל ,םֶכָל וּזֱחֶתִּ םֶתִּ ַא ֶשֶׁ לָכְו !רָז אלְו הָנֶאְרתִּ םֶכיֵניֵע ( ל"קוצז גלשא יולה ביל הדוהי יבר רבחמה ןרמ תאמ .)
(Dell'autore Maran Rabbi Yehuda Leib Halevi Ashlag, in sua memoria).

Prefazione

a "Lo Studio delle Dieci Sfirot"1

1. Ho sentito il grande bisogno1 di abbattere la cortina di ferro che esiste e ci separa dalla saggezza della Cabalà dai tempi della distruzione del Tempio in poi, fino all'attuale generazione, che ha pesato su di noi in maniera molto grave e provoca il timore che la Cabalà possa essere dimenticata dal popolo di Israele. 2 E qui, quando

1 Anche se spesso si trova scritto il termine Sefirot, in questo libro ho cercato di rendere la pronuncia il più aderente possibile al reale. Scrivendo Sfirot si è più vicini a come viene pronunciata la parola.

2 In questa prima parte dell’introduzione, l’autore, Yehuda Ashlag si rivolge agli ebrei praticanti. Ma egli stesso definì l’essere ebrei non una questione di passaporto, ma una condizione dell’anima. In effetti questa introduzione, è divisa in due parti, che derivano da due distinte introduzioni che l’autore fece in due diverse edizioni del libro, e che poi il redattore ha unito insieme. Se nella prima si rivolge esplicitamente al mondo ortodosso rispondendo anche alle impressioni specifiche sulla cabala, nella seconda parte, dal punto 91, si rivolge sicuramente ad un pubblico più ampio: Universale, come le parole della canzone: "...il Nome che include tutto!" Seguendo la sua guida, sarà possibile osservare una realtà che altrimenti un occhio distratto ed estraneo non riesce a percepire: "e tutto ciò che vedrai, i tuoi occhi vedranno e non l'occhio di un estraneo!"

Tutto è mirato a descrivere minuziosamente e razionalmente il percorso per arrivare ad amare, alla vita, alla felicità.

Come spiega, l'origine della parola Israele deriva dalle parole Yashar-El, diretto al "Nome che include tutto!". Non indica una regione geografica, né una nazione, ma la parte più interna dell'anima di ognuno.

inizio a parlare di cos'è, dell'argomento di questo studio, eccola lì,

1. la prima domanda è: "Perché dovrei sapere quanti angeli ci sono in cielo e quali sono i loro nomi? Possibile che senza questa conoscenza non sarò in grado di osservare l'intera Torà 3 in tutti i suoi dettagli e implicazioni"?

2. In secondo luogo ci si chiede: "I saggi non hanno già detto che prima bisogna padroneggiare completamente la Torà e le leggi? E chi può ingannare sé stesso pensando di aver già completato lo studio dell'intera Torà rivelata e che gli manchi adesso solo la Torà nascosta?"

3. Terzo: una persona ha paura di sviare a causa di questo studio. Infatti è già successo che le persone abbiano abbandonato il sentiero della Torà per i Sabbatiani4 con la faccenda della Ca-

3 Dall'introduzione al Libro dello Zohar, punto 69:

"Anche la Torà contiene interiorità ed esteriorità… Quando l'uomo aumenta il duro lavoro nell'interiorità della Torà e dei suoi segreti egli renderà la virtù dell'interiorità del mondo innalzandola sopra l'esteriorità..."

4 Il movimento Sabbatiano era nato nella primavera del 1665 quando Sabbatai Zevi proclamò di essere l'atteso messia degli ebrei. Nel febbraio 1666 Sabbatai fu arrestato e condannato a morte a Istanbul. Gli venne

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balà. "E se è così perché dovrei iniziare ad occuparmene? Chi vuol essere così sciocco da mettersi in pericolo in questo modo"?

4. Quarto: "Anche coloro che amano questo studio non lo rendono accessibile a nessuno se non ai migliori servitori del Creatore; e non tutti quelli che vogliono avvicinarsi al Creatore possono farlo".

5. Quinto e più importante: "C'è una regola: se hai dubbi osserva quello che fa la gente. E i miei occhi vedono che tutti gli studenti della Torà della mia generazione hanno la mia stessa opinione ed evitano di studiare la parte nascosta, e in risposta alle domande danno consigli che è indubbiamente meglio studiare una pagina di Ghemara che studiare questi argomenti".

manda posta da tutte le persone: "Qual è il significato della nostra vita"?

Cioè gli anni di questa nostra vita ci sono costati così tanto che sopportiamo un'enorme quantità di sofferenze e tormenti che difficilmente arriviamo a compensare: chi ne gode? O più precisamente: a chi piacciono?

E sì che chi ha cercato la risposta nelle varie generazioni ha avuto abbastanza di che riflettere. E non mi riferisco alla nostra generazione, in cui nessuno vuole nemmeno pensarci. Ma la questione è rimasta la stessa, sempre valida con la sua amarezza, e talvolta ci viene spontanea, assillando le nostre menti e umiliandoci atterriti, prima di riuscire a trovare il famoso "trucco" - arrendersi senza ragionare alla corrente della vita come ieri.

La forza della sofferenza e la strada del bene5

2. Tuttavia se desideriamo trovare la risposta alla sola domanda ben nota, sono certo che tutti questi problemi e dubbi scompaiano dall'orizzonte e, volendoli ancora cercare, vedrai che semplicemente non esistono. Si tratta della avvilente do-

però offerta la salvezza nel caso si fosse convertito all'Islam e clamorosamente Sabbatai accettò di farsi musulmano. L'annuncio della conversione provocò grande disappunto tra i suoi fedeli, che progressivamente abbandonarono il loro messia.

5 I sottotitoli di questa introduzione non esistono nel manoscritto originale e sono messi dallo studente.

3. Verissimo, e per risolvere questo oscuro mistero, la Scrittura recita: "Provate e vedrete che il Creatore è buono"6. Perché quelli che si basano sulla Torà e i comandamenti come dovrebbe essere, sono coloro che provano il gusto della vita e vedono e testimoniano che il Creatore è buono". Come hanno scritto i nostri saggi: che creò i mondi per essere buono con le Sue creature, e infatti "dalla via del bene ha fatto il bene"7. Ma sicuramente

6 Salmi 34:8

7 ביטיהל בוטה ךרדמ, dalla via del bene ha fatto il bene oppure dalla via del bene ha agito bene è una frase di Ramchal (ל"חמר), Rav Moshe Chaim Luzzatto, (Padova, 1707 – Acri, Israele 1746). Baal Hasulam inizia con Ramchal una ampia carrellata di citazioni dei più grandi maestri e cabalisti che hanno caratterizzato l’interpretazione delle scritture negli ultimi 1000 anni. Alcuni cita-

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chi non ha ancora provato la vita dell'osservanza della Torà e dei comandamenti non può capire e sentire "che il Creatore è buono", come hanno detto i saggi, e che l'intero scopo del Creatore nella creazione dell'uomo era solo di essere buono con lui.

E quindi non ci sono altri consigli per lui se non solo adempiere la Torà e i comandamenti come dovrebbe essere.

E questo è scritto nella Torà (Parashà Nitzavim8): "Guarda, oggi ti ho offerto la vita e il bene, e la morte e il male" (Dvarim - Deuteronomio, 30:15). In altre parole prima del dono della Torà non c'era niente di fronte a noi se non la morte e il male. Come dicevano i saggi: "i malvagi9

nelle loro vite sono chiamati morti"10 , perché la morte per loro è meglio della vita, dato che l'agonia e il dolore che provano per esistere spesso superano il poco piacere che provano nella vita.

Ed ora che abbiamo ricevuto la Torà e i comandamenti, adempiendoli riceviamo la vera vita, che è felice e porta gioia a coloro che la possiedono, come è scritto: "Guarda, oggi ti ho posto davanti la vita e il bene, qualcosa che non avevi affatto prima della consegna della Torà11"

ti per nome, di altri invece vengono riportate le parole.

8 La Parashà è una suddivisione della Torà in ‘capitoli’ settimanali. La Nitzavim corrisponde alla lettura della 51a settimana ed a Deuteronomio 29.9-30.20. Il titolo corrisponde alle parole con cui inizia la lettura, in questo caso םיבָצּנ Nitzavim, che in italiano viene tradotto: state tutti davanti.

9 Coloro che comprendono la Provvidenza dall'occultamento del volto sono chiamati "malvagi" perché questo nome deriva loro dal profondo della loro sensazione, e dipende dalla sensazione del cuore. E le parole o i pensieri che giustificano la Sua Provvidenza non sono affatto importanti, dato che sono contraddetti dalle sensazioni di tutte le membra e gli organi di senso, che non possono essere in grado di mentire a sé stessi, perché costretti. E quindi si ritiene che coloro che rimangono in questo livello di comprensione della provvidenza condannino sé stessi e il mondo intero all'errore, ..., poiché immaginano che tutti gli abitanti del mondo sono vigilati come loro da un governo maligno con poco della Provvidenza che si addice al Suo nome di buono e benevolente con i buoni ed i malvagi. Vedi punto 129 più avanti.

E la Scrittura termina con le seguenti parole: "Scegli la vita, affinché tu e la tua discendenza possiate vivere". Che a prima vista sembra una ripetizione: "Scegli questa vita per vivere". Ma veniamo chiamati alla vita nell'adempimento della Torà e dei comandamenti. È allora che viviamo davvero, mentre la vita senza la Torà e i comandamenti è più dura della morte.

E i saggi dissero a questo proposito: "I malvagi nelle loro vite sono chiamati morti". E la Scrittura dice: "Vita per te e per la tua discendenza". In altre parole non solo la vita senza la Torà non reca piacere a sé stessi, ma non può nemmeno piacere agli altri. Quindi uno non trova soddisfazione nemmeno nei figli che mette al mondo, poiché anche la vita di questi figli è più

10 "I giusti nella loro morte sono chiamati vivi, i malvagi nelle loro vite sono chiamati morti" (Trattato delle Benedizioni, p. 18)

11 Deuteronomio 30:19: Io prendo oggi a testimoni contro a voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie.

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difficile della morte. E che dono lascia loro in eredità?

Ma vivendo nella Torà e nei comandamenti, non solo merita di godersi la propria vita, ma è anche felice di dare alla luce dei figli e di instillare in loro questa buona vita. Ed a questo proposito è scritto: "Vita per te e per la tua discendenza" 12 , poiché una persona ha un ulteriore piacere nella vita dei suoi figli, di cui è stato causa.

Apparentemente queste parole sono incomprensibili. Oltretutto è scritto: "Scegli la vita", e questo significa che è la persona stessa a scegliere16. I saggi dicono che il Creatore prima indirizza una persona sulla parte buona. E se è così allora che scelta è? E inoltre dicono che il Creatore pone la mano dell'uomo sul buon destino. Questo è abbastanza sorprendente, perché se è così, allora dov'è la scelta dell’uomo?

Il primo passo: la scelta

4. Alla luce di questo puoi capire come hanno interpretato i saggi l'espressione: "Scegli dunque la vita". Ecco come (nell'interpretazione di Rashi13): "Ti insegno affinché tu scelga la parte della vita", come un uomo che dice a suo figlio: "Scegliti la parte più bella della mia eredità".

Gli mette davanti la parte più bella e dice: "Scegli questa". E a questo proposito è scritto: "Il Signore è la mia parte di eredità, e la mia vita. Tu sostieni il mio destino."14

Ossia: Hai messo la mia mano sulla buona sorte, dicendo: prendi questa per te". 15

12 Deuteronomio 30:16

13 Rashi (Rabbi Shlomo Itzhaki, 1040–1105) è considerato il più grande studioso ebreo del medioevo in Ashkenaz זָנכֲּשְׁאַ (area che comprende Germania, Francia e Inghilterra).

14 Salmi 16:5

15 Queste parole compresa la citazione del passo dei Salmi sono l'interpretazione data da Rashi a Deuteronomio 30:19

םייחב תרחבו - Quindi scegli la vita - Ti mostro queste (Ti metto la vita e la morte dinanzi a te) affinché tu possa scegliere la par- te della vita. È come un uomo che dice a suo

E alla luce di queste osservazioni prendi alla lettera le parole dei saggi. Perché di fatto è vero e verissimo che il Creatore stesso pone la mano dell'uomo sul buon destino dandogli piacere e delizia con una vita materiale piena di sofferenza e tormento e priva di qualsiasi contenuto. Una vita dalla quale certamente una persona scapperebbe, ed è sicuro che scappa, se gli mostri anche solo da uno spiraglio un barlume, un posto tranquillo. Fuggirebbe lì da questa vita che è più dura della morte. E non c'è per una persona una guida della mano migliore di questa da parte del Creatore.

E la questione della scelta di una persona ha il solo scopo del rafforzamento 17. Poi-

figlio: "Scegli per te la parte migliore dei miei beni", e lo mette nella parte migliore dicendogli: "Scegli questo!" E riguardo a questo si afferma, (Salmi 16: 5) "Il Signore è la parte della mia eredità e il mio calice, ילרוג ךימות התא", cioè "Mette la mia mano sul lotto buono, dicendo: 'Scegli questo!'"

16 Sulla scelta, che è il primo passo, tornerà spesso, fino al punto 133.

17 "Il concetto espresso nella parola 'libertà' è molto vago per noi, e se andiamo a scavare all'interno di questa parola, non ne rimarrà quasi nulla. Perché prima di chiedere se esiste la libertà dell'individuo, devi presumere

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ché sicuramente sono necessari molto lavoro e molti meriti, finché non purifica il suo corpo e può adempiere alla Torà e ai comandamenti come dovrebbe essere, cioè non per il proprio piacere, ma per compiacere il Creatore, il che si chiama "in LiShmà18". Solo in questo modo si ottiene una vita di felicità e piacere, accompagnata dall'osservanza della Torà. Ma prima che una persona raggiunga tale purificazione, fa sicuramente una scelta di rafforzarsi su un buon cammino con l'aiuto di tutti i tipi di mezzi e trucchi. E farà tutto ciò che è in suo potere fintanto che non avrà completato il lavoro di purificazione, per non cadere sotto il peso del suo carico durante il viaggio.

la via della Torà: mangia solo un pezzo di pane con sale, lavalo con un dito d'acqua, dormi per terra, vivi una vita di dolore e fai sforzi nella Torà. Se lo fai, ti benedirò e ti farà bene. Sarai felice in questo mondo e starai bene nel mondo a venire".

E dovremmo farci queste domande: come mai la saggezza della Torà differisce dalle altre saggezze del mondo, che non richiedono l'ascetismo e una vita di dolore, ma solo il lavoro, che è completamente sufficiente per il loro raggiungimento? E sebbene lavoriamo molto duramente perché questo non è ancora sufficiente per raggiungere la saggezza della Torà, se non ricorriamo alle restrizioni come un pezzo di pane con sale, una vita di dolore, ecc.?

L'ascetismo dei primi saggi

5. E alla luce di ciò comprendi le parole dei saggi nel Masechet Avot19: "Questa è che l'individuo quando è sé stesso abbia la qualità chiamata libertà, cioè se può agire secondo un suo libero arbitrio" (Baal Hasulam - "La scala", "Gli scritti della scala", articolo la "Libertà ").

18 LiShmà, המשל, per il nome di lei Shem,מש, significa nome. LiShmò, ןמשל, per il nome di lui. Torà è femminile, Creatore maschile. Quindi LiShmà significa per il nome della Torà. Lo LiShmà invece significa non per il nome di lei. In "Lo LiShmà" una persona agisce per il proprio piacere/desiderio. Lo LiShmà è il concetto contrario di LiShmà.

Questo concetto verrà ripreso al punto 38 e 39, e viene chiaramente anche ribadito al punto 141.

19 Maseket Avot: תובא תכסמ Trattato degli antenati, è il nono trattato nella Mishnà. A differenza degli altri trattati della Mishnà che trattano di leggi, questo trattato si occu-

E la fine dell'affermazione è ancora più sorprendente: "Se lo fai, sei felice in questo mondo e starai bene nel mondo a venire".

Diciamo che starò anche bene nel prossimo mondo. Ma se in questo mondo mi limito a mangiare, bere, dormire e vivere una vita di grande dolore, come possono dire con una vita ascetica del genere: "Sei felice in questo mondo"? Una vita così, può essere definita felice nel senso comune di questo mondo?

6. È vero anche che quanto appena spiegato, ossia osservare Torà e comandamenti secondo le regole del severo Tannà20 ,

pa di questioni di moralità e buone maniere.

20 Tannà, al plurale Tannaim è il nome per i saggi di Israele durante il periodo che va dalla fine della Grande Knesset fino alla redazione della Mishnà, cioè nel I e II secolo, per circa 160 anni, a partire dagli studenti di Hillel e Shammai fino a Rabbi Yehuda Ha-

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ossia con il fine di dare piacere al Creatore, e non per il proprio piacere, è impossibile riuscirci, se non attraverso un grande lavoro e una grande diligenza nella purificazione del corpo.

E il primo trucco è abituarsi a non ricevere nulla per il proprio piacere, anche se si tratta di cose consentite e necessarie per i bisogni del proprio corpo, come cibo, bevande, sonno e simili necessità. Così una persona si distaccherà completamente da qualsiasi piacere che la accompagna, anche se necessario ed inevitabile e col fine di provvedere alla propria sussistenza, fino a quando non inizierà a vivere nella sofferenza, in senso letterale.

E poi, dopo essersi abituata, quando il corpo non ha più il minimo desiderio di provare piacere per sé stesso, da quel momento può praticare la Torà e adempiere ai comandamenti secondo lo stesso principio, cioè per compiacere il Creatore e non per qualche piacere personale. E quando viene ricompensata con questo, viene ricompensata con l'assaporare una vita felice piena di benefici e piaceri senza alcun dolore, la vita che si rivela nello studio della Torà e dei comandamenti in LiShmà. Come dice Rabbi Meir (Trattato Avot 86): "Tutti coloro che praticano la Torà LiShmà sono ricompensati con molte cose. Inoltre il mondo intero acquista si-

Nasi אישנה הדוהי. Dopo il periodo dei Tannaim iniziò il periodo degli Amoraim, che erano i saggi della Ghemara. La Grande Knesset era una assemblea di 120 rabbini formatasi nel IV secolo a.C. e precede l’epoca dei Tannaim.

gnificato per loro, e i segreti della Torà vengono loro rivelati e diventano come una sorgente d'acqua che rafforza21" .

E si dice a proposito: "Provate e vedrete che il Creatore è buono", poiché colui che assapora il gusto del lavoro nella Torà e nei comandamenti in LiShmà, merita di vedere in sé stesso lo scopo della creazione, che è solo di fare del bene alle creature, poiché "dalla via del bene ha fatto il bene", ed è soddisfatto e felice negli anni di vita che il Creatore gli ha concesso, e il mondo intero è suo.

7. Ora capirai entrambe le facce della medaglia, nella moneta degli affari della Torà e dei comandamenti:

1. una faccia è il percorso della Torà. Cioè un grande lavoro preparatorio durante il quale una persona deve preparare il proprio corpo purificandolo prima di ricevere l'effettivo adempimento della Torà e dei comandamenti. Quindi è impegnata nella Torà e nei comandamenti, inevitabilmente ancora non LiShmà, ma con un misto di auto-gratificazione perché non è ancora riuscita a purificare il proprio corpo dal desiderio di godere dei valori transitori di questo mondo. E in questo momento gli spetta vivere una vita di dolore e di lavoro nella Torà come affermato nella Mishnà.

21 Dirà che acqua è un ‘tipo’ di luce (vedi Tes, P.1, H.P. cap. 8.29.), e che la Torà è Maohr רואמ, sorgente di luce, in questo caso Maayàn ןיעמ, sorgente di acqua. Anche il generico Makor רוקמ viene usato. Tutte queste sorgenti hanno desinenza maschile in ebraico.

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2. Ma quando una persona ha terminato e completato il sentiero della Torà e ha già purificato il suo corpo ed è adatta per adempiere ai comandamenti della Torà in LiShmà, per compiacere il Creatore, allora passa alla seconda faccia della medaglia, a una vita di piacere e di grande pace. Il pensiero della creazione di "deliziare le creature" si riferisce a una tale vita. In altre parole stiamo parlando della vita più felice in questo mondo e nel mondo a venire.

8. E qui spiegheremo chiaramente la grande differenza, tra la saggezza della Torà e il resto della saggezze del mondo: la comprensione di altre saggezze del mondo non migliora affatto la vita in questo mondo, poiché non dà a una persona nemmeno la sufficienza dello zuccone in cambio dei dolori e delle sofferenze che sperimenta per tutta la vita. Pertanto mentre studia altre scienze una persona non è obbligata a correggere il proprio corpo e ha solo bisogno del lavoro che mette, come per qualsiasi acquisto di questo mondo comprato con gli sforzi e col lavoro investitovi. Al contrario tutti gli affari nella Torà e nei comandamenti sono nella preparazione ad essere degna di ricevere tutto il bene che è nel progetto della creazione: di "deliziare le creature". E quindi una persona deve affinare il proprio corpo per diventare adatta e degna del bene divino.

9. Spiegheremo chiaramente anche ciò che dice la Mishnà: "Se farai questo ti be-

nedirò in questo mondo". I saggi qui sono stati estremamente precisi per indicare che una vita felice in questo mondo è riservata solo a chi ha completato il sentiero della Torà. Pertanto l'ascetismo col mangiare, bere, dormire e vivere una vita povera menzionati qui, esistono solo durante il percorso della Torà. E questo è esattamente ciò che intendevano i saggi quando dissero: "Questa è la via della Torà".

Quando una persona ha terminato questo percorso di Lo LiShmà in una vita di dolore ed ascetismo, allora questo è mostrato nella parte conclusiva dell'espressione della Mishnà: "Sarai felice in questo mondo", poiché avrai la stessa felicità e quel bene che è nel piano della creazione, e il mondo intero ti porterà solo bene, anche questo mondo, e naturalmente il mondo a venire.

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La sorgente nascosta che riporta al bene

10. Il Libro22 dello Zohar (Bereshit) dice: "E il Creatore disse: Sia fatta la luce, e la luce fu." - sia la Luce "per questo mondo e sia la luce per il mondo a venire".

Il significato di ciò è che all'atto della creazione23 (Maasè Bereshit), "furono creati nella loro forma, e furono creati nella loro statura", come scrissero i saggi. Pertanto la Luce creata il primo giorno della creazione è sorta in tutta la sua perfezione, che comprende anche la vita in questo mondo in piacere e raffinatezza, nella misura espressa dalle parole "Sia la luce"

Ma al fine di preparare la possibilità di scelta e di lavoro "la nascose e la preparò per i giusti per il futuro" 24 , secondo le pa-

22 Il Libro Sacro dello Zohar (רהוזה רפס שודקה) è il libro centrale della Cabalà . Consiste di Midrashim sulla Torà divisi secondo i Parashà della settimana. Lo Zohar non era conosciuto e famoso ed è stato tramandato di generazione in generazione solo a individui di virtù, fino a quando il rabbino Moshe de Leon in Spagna non ha diffuso lo Zohar e il libro è diventato di pubblico dominio. Sorsero molti commentatori per lo Zohar che insegnarono ed espansero la Torà della Cabalà, come il Ramak - Rabbi Moshe Cordovero, l' Arizal - Rabbi Yitzchak Luria Ashkenazi e altri commentatori delle generazioni successive. Il libro Zahar del Rebbe il Vecchio contiene anche i commentari dello Zohar.

23 L'"atto della genesi" in ebraico è השעמ תישארב Maasè Bereshit. Il libro della genesi si chiama Bereshit perché inizia proprio con queste parole, che significano "in principio".

24 Bereshit Rabbà (הבר תישארב Genesi Grande), 112, Dalla fine del mondo alla sua fine: Rabbi Yehuda bar Rabbi Simon ha detto: Una Luce creata dall'Onnipotente il primo giorno, una persona la osserva e la guarda dalla fine del mondo fino alla sua fine. Poiché l'Onnipotente ha guardato il popolo della generazione del diluvio e il popolo della

role dei saggi Pertanto hanno detto nella loro lingua pura: "La luce è nata per questo mondo". Ma non si fermarono li: "e la luce è nata per il mondo a venire". Cioè coloro che studiano la Torà e i comandamenti in LiShmà la ricevono solo in futuro. Ossia in futuro alla fine della purificazione dei loro corpi attraverso la Torà e Mitzvot LiShmà, quando diventeranno degni di quella grande luce in questo mondo, come scrive il saggio: "Vedrai il tuo mondo durante la tua vita"25

11. In effetti dalle parole dei saggi del Talmud vediamo che hanno reso il percorso della Torà più facile per noi rispetto ai saggi della Mishnà, perché hanno detto: "Una persona dovrebbe sempre praticare la Torà e i comandamenti, anche in Lo LiShmà, e da Lo LiShmà arriverà a LiShmà, poiché la Sorgente che è nella Torà la riporta al bene".

Quindi ci hanno fornito un nuovo mezzo al posto dell'ascetismo descritto nella Mishnà: "la Sorgente di luce contenuta nella Torà"26, in cui c'è abbastanza forza per riportare una persona al bene e condurla

generazione dell'esilio le cui azioni sono corrotte, si fermò, la nascose e la preparò per i giusti per il futuro a venire… Bereshit Rabbà è una Agadà, ossia un Midrash che non si occupa di legge, scritta dagli Amoraim nel IV o V secolo d,C.. E’ chiamata anche Agadà della Terra di Israele, ed è il più importante Midrash degli Amoraim. Bereshit Rabbà è il primo Midrash e fa parte del Midrash Rabbà, una raccolta di 10 Midrashim: 5 del pentateuco e poi le 5 Meghillot (rotoli) Ktuvim: Cantico dei Cantici, Rut, Ester, Lamentazioni e Ecclesiaste.

25 Citazione dal Talmud Babilonese, Ghemara.

26 הרותבש רואמה HaMaohr SheBeTorà

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allo studio della Torà e dei comandamenti in LiShmà. Oltretutto non hanno nemmeno menzionato l'ascetismo ma hanno sottolineato che basta solo l'impegno nella Torà e nei comandamenti per riportare una persona al bene, in modo che possa impegnarsi nella Torà e nei comandamenti per compiacere il Creatore, ossia LiShmà, e assolutamente non per il godimento personale.

di tutti i suoi sforzi, perché fin dall'inizio si è torturata credendo di ricevere piacere da tali sforzi, e questo si chiama Lo LiShmà (come è scritto nelle Tosafot27, Rosh haShanà).

La fede come condizione del lavoro

12. Nonostante tutto si può dubitare delle loro parole perché ci sono alcuni studenti che si sono impegnati nello studio della Torà e non sono stati aiutati dalla luce che è nascosta in essa per arrivare a LiShmà.

Di fatto impegnarsi nella Torà e nei comandamenti in Lo LiShmà significa che una persona

1. crede

• nel Creatore,

• nella Torà,

• nella ricompensa e nella punizione,

2. e si impegna nella Torà perché il Creatore ha comandato di impegnarsi in essa, solo che associa il piacere personale con il dare piacere al Creatore.

E se dopo tutto il lavoro nella Torà e nei comandamenti diventa chiaro a una persona che attraverso questa occupazione e grande sforzo non ha ricevuto alcun piacere e guadagno personale, si rammarica

Eppure i saggi hanno permesso di iniziare lo studio della Torà e dei comandamenti anche in Lo LiShmà, poiché "da Lo LiShmà si arriva a LiShmà"28 . Ma ovviamente se un tale studente non è stato ancora ricompensato con la fede nel Creatore e nella Sua Torà, ma continua a stare nel dubbio, allora non è riguardo a lui che i saggi hanno detto: "Da Lo LiShmà si arriva a LiShmà". E non si riferiscono a lui quando dicono: "Impegnarsi nella Torà porta al fatto che la Sorgente che è nascosta in essa lo riporta al bene".

Perché la luce contenuta nella Torà risplende solo su coloro che hanno fede. Inoltre la misura di questa luce è pari alla misura della grandezza della loro fede. E per quelli privi di fede è il contrario, come è scritto, (Shabbat 88b) "per coloro che sono mancini nell'approccio alla Torà questa diventa una pozione di morte" Perché ricevono l'oscurità dalla Torà e i loro occhi sono chiusi.

13. E a questo proposito c'è una bella parabola dei saggi sul versetto: "Guai a coloro che desiderano il giorno del Creatore!

Perché hai bisogno del giorno del Creatore? Questa è oscurità, e non Luce!" (Amos,

27 Tosafot, appendici, aggiunte, raccolta di commentari al Talmud di epoca medioevale.

28 Chaghigà di Gerusalemme, è un trattato contenuto nel Talmud.

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5: 18). La parabola racconta di un gallo e di un pipistrello in attesa della luce. Il gallo disse al pipistrello: "Aspetto la luce, perché la luce è mia. Ma tu, perché hai bisogno della Luce?" (Sanhedrin29, 98:72).

Ed è molto chiaro che coloro che non hanno meritato di arrivare a LiShmà da Lo LiShmà a causa della loro mancanza di fede, non hanno ricevuto alcuna luce dalla Torà e pertanto cammineranno nelle tenebre e moriranno senza saggezza. Ma a coloro che hanno acquisito una fede completa, viene promesso dai saggi che quando si impegnano nella Torà anche Lo LiShmà, la luce nascosta in essa li correggerà e saranno ricompensati con la Torà LiShmà senza dover sperimentare prima una vita di sofferenza e dolore, il che porta a una vita buona e felice in questo mondo e nel mondo a venire. E su di loro è scritto: "Allora godrai del Creatore, e io ti innalzerò sulle alture della terra" (Isaia, 58: 14).

14. E in qualche modo correlato a quanto sopra, una volta ho interpretato i consigli dei saggi: "Chi ha la Torà come suo mestiere"30. Quanto agli affari della sua

29 Sanhedrin: - ןירדהנס - Sinedrio, è uno dei dieci trattati del Seder Nezikin (Ordine dei Danni, una sezione della Mishnà e del Talmud che tratta dei danni civili e penali, nelle procedure giudiziarie, è uno dei sei ordini della Mishnà).

30 La parola "il suo mestiere", (Umanutò

וֹתוּנָמָֻּא ), consiste delle stesse lettere della parola "la sua fede", (Emunatò וֹתָנוּמֱא ). Secondo molti saggi e giudici, oggi non c'è nessuno per cui si possa dire che la Torà sia il suo mestiere, cioè la Torà non può essere un mestiere. Ed il consiglio del saggio "a tutti i fanatici della nostra generazione e i perseveranti delle generazioni precedenti e a

Torà, il grado della sua fede è evidente: perché il "suo mestiere" ha le lettere della "sua fede". Simile a una persona che si fida del suo amico e gli presta dei soldi. È possibile che si fidi di lui solo per una lira31, e se l'amico gliene chiedesse due gli negherebbe il prestito. O magari ha fiducia fino a cento lire, ma non di più. O forse gli darà fiducia a tal punto che potrebbe prestargli metà del suo patrimonio, ma non l'intero patrimonio. Ed è anche possibile che senza un briciolo di timore gli affidi l'intero patrimonio. Quest'ultima fede è considerata fede completa, mentre i casi precedenti mostrano una fede parziale, anzi una fede incompleta, in misura maggiore o minore. Allo stesso modo le persone: una, in base alla grandezza della sua fede nel Creatore, dedica solo un'ora al giorno allo studio della Torà e al lavoro. Un'altra secondo la misura della sua fede nel Creatore gli dedica due ore. E una terza non spreca un solo momento del suo tempo libero senza dedicarlo alla Torà e al lavoro. Questo significa che solo la fede di quest'ultimo è perfetta poiché crede al Creatore con tutte le sue forze. Invece la fede dei precedenti non è ancora completa.

15. E qui chiariamo che la persona non deve aspettarsi che dedicandosi alla Torà

tutti i "giganti" della Torà che ci stupiscono e sbalordiscono della loro perseveranza nella Torà", dice: "bisogna fermare la loro Torà per pregare".

31 La lira è il nome della valuta usata una volta non solo in Italia, ma anche in Israele. Attualmente la lira esiste in Turchia, Libano e Siria.

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e ai comandamenti in Lo LiShmà arrivi a LiShmà, a parte quando sa nel profondo della sua anima che ha raggiunto la fede necessaria nel Creatore e nella Sua Torà, perché allora "la Sorgente in lei lo riporterà al bene" e l'uomo sarà ricompensato con "il giorno del Signore, che è tutto luce".

Perché la fede sacra purifica gli occhi di una persona in modo che possa godere della Sorgente del Creatore fino al punto che "la Sorgente nella Torà lo riporta al bene"

Infatti le persone prive di fede sono come i pipistrelli che non possono guardare la luce del giorno perché si trasforma in tenebre per loro, più terribili delle tenebre della notte. Perché si nutrono solo nelle tenebre della notte.

Allo stesso modo gli occhi di coloro che non hanno fede diventano ciechi alla luce del Creatore. E quindi la luce si trasforma in tenebre per loro e la "pozione di vita" si trasforma per loro in una "pozione di morte". E su di loro dicono le scritture: "Guai a coloro che desiderano il giorno del Signore! Perché hai bisogno, del giorno del Signore? Questa è oscurità e non Luce!"

Pertanto è prima necessario perfezionarsi nella fede completa, come spiegato.

16. Alla luce di quanto è stato detto, viene chiarito il problema nelle Tosafot

(Taanit32 , 7): "Per chiunque pratichi Torà LiShmà, questa diventa pozione di

32 Taanit: - תינעת - è un trattato della Mishnà, della Tosefta e di entrambi i Talmud, nell'Ordine Moed. L’ordine Moed (דעומ festività) a sua volta è il secondo dei 6 ordini della Mishnà.

vita. E per chiunque pratichi la Torà Lo LiShmà, diventa un veleno mortale". Comunque chiesero: "Non è detto che una persona deve sempre praticare la Torà, sia anche in Lo LiShmà, perché da Lo LiShmà si arriva a LiShmà?33" Secondo quanto detto prima si può fare una semplice distinzione:

• coloro che praticano la Torà per il comandamento di studiare la Torà e credono nella ricompensa e nella punizione, ma associano il piacere e il beneficio proprio con l'intenzione di "fare del bene al Creatore". Pertanto "la Sorgente in lei li riporterà al bene" e arrivano a LiShmà;

• coloro che studiano non per il comandamento di studiare la Torà, perché non credono nella ricompensa e nella punizione a tal punto da fare tanti sforzi per questo, ma fanno sforzi solo per il proprio piacere. Pertanto la loro Torà si converte in una "pozione di morte" poiché la "luce in lei si trasforma in tenebre" .

33 Ghemara in Pesachim (50, 2), come Taanit e Shabbat anche Pesachim fa parte dell’ordine Moed. La differenza tra Ghemara e Mishnà è che assieme formano il Talmud, la Mishnà è il testo principale, la Ghemara invece sono i commenti e le analisi. La Mishnà è stata scritta dai Tannaim, la Ghemara invece è stata scritta dagli Amoraim.

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Trovare fede34

17. E quindi lo studente, prima di iniziare lo studio, si impegna a rafforzare la sua fede nel Creatore e nella Sua supervisione35 con ricompensa e punizione. Come hanno scritto i saggi: "Fedele è Colui per cui lavori, che ti darà una ricompensa per le tue fatiche" (Detti dei Padri, 6:5). E in questo modo sarà ricompensato con il godere della luce in essa affinché anche la sua fede si rafforzerà e crescerà dalla virtù di questa luce, come è scritto: "Guarirà il tuo corpo e ristorerà le tue ossa" (Proverbi, 3: 8).

E poi sicuramente avrà la sicurezza nel suo cuore che "da Lo LiShmà arriverà a LiShmà". Quindi anche chi sa di non aver ancora raggiunto la fede ha comunque speranza tramite la sua dedizione alla Torà. Perché se rivolge il suo cuore e la sua mente per rafforzare la fede nel Creatore tramite la Torà, non c'è un comandamen-

34 Questo termine può spaventare, ma cosa si intenda precisamente con fede viene chiarito nei paragrafi successivi, e non è affatto un credo che sottomette la razionalità. Come spiegato in una nota all’inizio questa prima parte è più rivolta ad un pubblico ortodosso e preparato, ma presto darà gli strumenti di comprensione idonei anche a chi non si riconosce in questo. Il tema verrà sviluppato per gradi iniziando dal paragrafo 20 e poi sempre più in profondità e dettaglio dal paragrafo 42 in avanti. Sta parlando di un vero e proprio grado di coscienza che inizia proprio dalla parte razionale. Il lavoro vero e proprio successivo influenzerà la parte emotiva. Fino ad arrivare a provare l’amore, il punto di arrivo, quando tutto assume un altro sapore e significato, e perfino le sofferenze diventano motivo di felicità.

35 Supervisione,

Hashgachà, vuol dire anche Divina Provvidenza.

to più grande di questo, come hanno detto i nostri saggi: "Abacuc è venuto e ha riassunto tutto in una cosa sola: il giusto nella sua fede vivrà".(Makot36, 24).

Inoltre non ha altro consiglio oltre questo. Come è scritto (nel trattato Bava Batra, 16)37 "Rabà38 disse: Giobbe chiese di liberare il mondo intero dal giudizio. Disse davanti a Lui: Maestro del mondo, hai creato i giusti, hai creato i malvagi, chi può trattenerti? -E Rashi spiega: Hai creato i giusti con la buona inclinazione e i malvagi con la cattiva inclinazione. Pertanto nessuno si può salvare dalla Tua mano, perché chi può fermarti? I malvagi sono costretti.- E cosa risposero gli amici di Giobbe? (Giobbe 16: 4) In questo modo

36 Makot (תוכמ colpi) è un trattato della Mishnà e del Talmud e appartiene all’ordine Nezikin (ןיקיזנ danni) a sua volta è il quarto dei 6 ordini della Mishnà. Makot si occupa principalmente delle leggi dei tribunali ebraici e delle punizioni che possono infliggere, e può essere considerato come una continuazione del trattato Sanhedrin, di cui originariamente faceva parte.

37 Bava Batra ( ארתב אבב ultima porta) è la terza parte della Mishnà, che è contenuta nel Talmud, nell'Ordine di Nezikin (ןיקיזנ danni), il quarto, che esamina la legge civile e penale

38 Rabà אבר, era uno dei capi della quarta generazione di Amoraim di Babilonia nel IV secolo ed era considerato un sacerdote. Famoso per le sue numerose controversie in Ghemara con Abaye יֵיַבָּ ַא , in cui la Halachà (הכלה legge) veniva decisa secondo lui in quasi tutte le controversie. Le loro discussioni sono conosciute come "Le esistenze di Abaye e Rabà" e "sono un picco nello studio della Halachà e della legge talmudica". Gran parte del corpo della legge ebraica è passato fino a noi nello Shulchan Arùch, il Codice delle Leggi e in vari codici, cioè la Halachà in generale. Lo Shulchan Arùch è stato scritto nel 1500 da Josef Caro un talmudista spagnolo.

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הָחָגְּשֶַׁה ,
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togli il timore e la devozione al Creatore e non porta a nulla. Il Creatore ha creato l'inclinazione al male e ha creato la Torà come condimento. Rashi spiega: creò loro la Torà, un condimento che spazza via i pensieri di trasgressione. Come è scritto (nel trattato Kidushin39, 30): Se quest'uomo malvagio ti ha fatto del male, portalo al Beit40 Midrash (casa di studio). Se è una pietra, si ammorbidirà. Pertanto non sono costretti, perché possono salvarsi".

18. Chiaramente non possono liberarsi dal giudizio41 se dicono che hanno ricevuto questa spezia ma hanno ancora pensieri trasgressivi, ossia hanno ancora dubbi e la cattiva inclinazione non si è estinta. Perché il Creatore, che ha creato e ha dato loro l'inclinazione al male con tutta la sua forza, evidentemente ha saputo anche creare la medicina e la spezia capaci di superare la forza della cattiva inclinazione e sradicarla completamente.

E se qualcuno si è impegnato nella Torà e non è riuscito a rimuovere la cattiva inclinazione da sé stesso è perché è stato negligente e non ha applicato gli sforzi e il lavoro necessari, come è scritto: "Non mi sono sforzato e ho trovato, non crederci42" .

39 Il trattato Kidushin (ןישודיק, "Santificazione/Fidanzamento") si occupa prevalentemente di matrimonio e fidanzamento. Appartiene all’ordine dei Nashim (םישנ "Donne" o "Mogli") è il terzo Ordine della Mishnà (anche della Tosefta e del Talmud) e contiene le leggi relative alle donne e alla vita familiare.

40 תיב Bait, casa. "Casa di" si scrive con le stesse lettere, תיב, ma si pronuncia Beit.

41 Din, ןיד, legge, sentenza, giudizio.

42 Talmud babilonese. Rotolo 6

Oppure ha compiuto la "quantità" di impegno richiesta, ma è stato negligente nella "qualità". Ossia durante lo studio della Torà non ha impegnato la sua mente e il suo cuore per riuscire ad attrarre la luce della Torà che porta la fede nel cuore dell'uomo, ma ha studiato distraendosi dalla Torà che è la fonte di luce43 che conduce alla fede. E sebbene inizialmente ha avuto questa intenzione, la sua mente si è distratta durante il suo studio. In ogni caso uno non si può liberare dalla colpa argomentando che "è costretto", perché basandosi su quello che i saggi hanno scritto in maniera precisa: "Ho creato l'inclinazione al male e ho creato la Torà come condimento44", se ci fosse stata qualche eccezione a questo la domanda di Giobbe rimarrebbe valida.

Il valore della Cabalà Lurianica e chiarimento su cosa si intende per fede e come ci si arriva

19. E con tutto ciò che ho spiegato finora, diventa chiara la mia dissociazione dalla grande recriminazione di coloro che si stupiscono delle parole di Rabbi Chaim

Vital45 nella sua prefazione al libro Shaar HaHakdamot (il cancello delle introdu-

43 רואמה HaMaohr, la fonte di luce.

44 Talmud babilonese, Kidushin 30,2.

45 Chaim Vital לאטיו םייח di Calabria (15421620) era solo otto anni più giovane di ARI

ל"זירא , di cui fu il più importante discepolo. Fu lui a conservare tutti gli appunti degli studenti di ARI ed a pubblicare da questi gli otto volumi dell'Albero della Vita.

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zioni) dell'ARI46 e nella prefazione al libro L'albero della vita: "Una persona non dovrebbe dire di andare a studiare la saggezza della Cabalà, finché non studia la Torà, la Mishnà e il Talmud, perché i nostri saggi hanno già detto: nessuno entra nel giardino (PaRDéS)47 finché non si riempie il ventre di carne e vino. Sarebbe come un'anima senza corpo, per la quale non ci sono ricompensa, azioni e calcoli finché non si connette con il corpo, integro e corretto nelle Mitzvot della Torà: le 613

Mitzvot

Se invece studia la Mishnà e il Talmud babilonese e non dedica tempo allo studio dei segreti della Torà e della sua parte nascosta, allora questo è come un corpo seduto nell'oscurità senza un'anima umana, che è la candela del Creatore che brilla in lui.48 E il corpo si secca senza inspirare dalla fonte della vita. Pertanto un discepolo saggio che studia la Torà LiShmà do-

46 אירול קחצי Isaac Luria (1534-1572) conosciuto con l'acronimo Santo ARI י"ראה

שודקה che deriva da Ashkenazi Rabbi Isaac, il Maestro Tedesco Isaac, o anche Arizal ל"זירא (Ari di benedetta memoria) fu il primo a riscoprire la scienza della Verità, come la chiama Chaim Vital, dopo 1500 anni di oblio seguito alla distruzione del secondo tempio.

47 Si dice che la comprensione della Torà avvenga su 4 livelli: Pshat (diretto), Rémez (indiziario), Derash (ricercato) e Sod (nascosto). L'acronimo di questi 4 modi è PaRDeS, in ebraico סדרפ (giardino). Il livello iniziale, quello comune di questo mondo, è il livello nascosto (Sod). Questo argomento è trattato al punto 103-104 e 148 di questa introduzione.

48 Anche Chaim Vital parla di interiorità ed esteriorità della Torà, e chiama queste due parti anima e corpo. Come riportato nella nota 2.

vrebbe prima impegnarsi nello studio della Mikrà49, della Mishnà e del Talmud, tanto quanto la sua mente può sopportare, e poi impegnarsi nella conoscenza del suo Creatore, nella saggezza della Verità. Come il re David ha ordinato a suo figlio

Shlomo: Conosci il Dio di tuo padre e servilo (Scrittura Divre haYamim50 Alef o 1 Cronache 28: 9).

Ma se questa persona trova pesante e difficile studiare il Talmud è meglio che non ci metta più mano, dato che ha tentato la fortuna con questo studio, e si occupi della Saggezza della Verità51. E su questo è scritto: uno studente che non ha visto un segno di avanzamento nei suoi studi in 5 anni non lo vedrà più (trattato Chullin52 , p. 24). Ma chiunque trovi facile lo studio è obbligato a dedicare una o due ore al giorno allo studio della Halachà (codice di leggi ebraiche) e ad impegnarsi per risolvere problemi difficili che sorgono nella interpretazione della Halachà". Fin qui

49 La Mikrà (ארקמ lettura) è il canone che corrisponde a quello che chiamiamo Bibbia ebraica. Comprende la Torà (הרות il pentateuco) i Neviim (םיאיבנ profeti) e gli Ktuvim (םיבותכ scritti). Tanak ךנת è proprio l’acronimo di Torà, Neviim e Ktuvim o anche detto Mikrà.

50 םימָיַָּה־יֵרְבדִּ Cronache, fa parte degli Scritti nella Mikrà o Tanak.

51 Così veniva chiamata nel 1600 la saggezza della Cabalà: תמאה תמכח, Hochmà haEmat, saggezza della Verità.

52 Trattato Chullin (ןילִֻּח mondano, ordinario) è il terzo trattato della Mishnà nell'Ordine di Kodashim (םישדק cose sante). L'Ordine di Kodashim è il quinto dei sei ordini, o divisioni principali, della Mishnà , della Tosefta e del Talmud , e si occupa in gran parte dei servizi all'interno del Tempio di Gerusalemme, della sua manutenzione e progettazione.

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quanto scritto su questo parola per parola.

20. È qui, a quanto pare, che le sue parole suscitano molto sconcerto, perché dice che se uno non ha avuto ancora successo nello studio della parte rivelata bisogna che vada a studiare la saggezza della Verità. Ma questo contraddice le sue stesse parole che la saggezza della Cabalà senza la parte rivelata della Torà è come un'anima senza corpo, per la quale non ci sono azioni, calcoli e ricompensa.

E la prova che ha portato, di uno studente che non ha visto un segnale di avanzamento ecc., è ancora più sconcertante. Hanno forse mai detto i saggi che uno dovrebbe lasciare lo studio della Torà per questo? Lo avrebbero solo avvertito di verificare la maniera con cui lo sta facendo e di provare a studiare con un altro rabbino o con un altro trattato, ma ovviamente in nessun caso mai lasciare la Torà, nemmeno la sua parte rivelata.

21. È ancor più difficile capire quanto affermano sia Chaim Vital e sia la Ghemara, perché dalle loro parole sembrerebbe che una persona ha bisogno di una certa preparazione e di un merito specifico per ottenere la saggezza della Torà. Eppure i nostri saggi hanno scritto (Midrash Rabbà, cap. veZot HaBrachà53): "Il Creatore ha detto al popolo di Israele: la tua vita, tutta

53 Midrash Rabbà הבר שרדמ, l’abbiamo già incontrata in una nota al punto 10 riguardo una citazione da Bereshit Rabbà. In questo caso la citazione è da Dvarim Rabbà (םירבד הבר Deuteronomio Grande), ed il capitolo si intitola הכרבה תאזו "Questa è la benedizione".

la saggezza e tutta la Torà sono cose semplici. Chiunque mi teme e osserva le parole della Torà, ha l'intera Torà e tutta la saggezza nel suo cuore". Quindi si scopre che non è richiesto alcun merito speciale a priori, ma solo

• la virtù del timore del Creatore54

• e osservare i comandamenti55 e chiunque raggiunge la saggezza della Torà.

22. In effetti se esaminiamo le parole dei saggi, per la loro trasparenza ci risulteranno chiare come il cielo. Perché quanto è scritto: "È meglio per una persona non metterci più mano, dato che ha provato la fortuna con la saggezza del rivelato", non si riferisce alla fortuna di avere intelligenza e conoscenza, ma, come abbiamo spiegato sopra, all'interpretazione "Ho creato l'inclinazione al male e ho creato la Torà come spezia". Significa che quando uno ha lavorato e si è sforzato nella Torà rivelata ma la cattiva inclinazione ha ancora forza, e non è svanita affatto, è perché non è stato ancora salvato dai pensieri di trasgressione, come Rashi ha spiegato nel commento "Ho creato la Torà come rimedio per lui".

Di conseguenza gli consiglia di lasciar perdere questa e di occuparsi della saggezza della Verità, poiché è più facile attirare la luce della Torà impegnandosi e sforzan-

54 Quindi quello che prima chiamava fede ora viene specificato come virtù del timore del Creatore. Presto approfondirà da dove viene e come viene.

55 Anche sull’impegno di rispettare i comandamenti chiarirà se è possibile o no farlo, e sotto quali condizioni.

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dosi nella saggezza della Verità che con lo studio e lo sforzo nella Torà rivelata. E la ragione di ciò è molto semplice: la saggezza della Torà rivelata è rivestita di indumenti esterni materiali, come furti, ricatti, ed oltraggi, ecc. e quindi è molto difficile e pesante per chiunque sintonizzare la mente e il cuore con il Creatore durante lo studio per attirare l'illuminazione della Torà. E ancora di più chi trova già difficile e pesante lo studio del Talmud.

Come può una persona ricordare anche il Creatore durante lo studio? Se si parla di questioni materiali che non possono essere presenti assieme alla sua intenzione verso il Creatore? Pertanto gli ha consigliato di studiare la saggezza della Cabalà, perché questa saggezza è tutta vestita con i Nomi del Creatore. Quindi una persona può sintonizzare facilmente la sua mente e il suo cuore al Creatore durante lo studio, anche chi trova l'apprendimento difficile, perché lo studio di questa saggezza ed il Creatore sono uno56. Ed è molto semplice.

23. Pertanto porta come provano le parole della Ghemara: "Uno studente che non ha visto un buon segno nei suoi studi in cinque anni non lo vedrà più". E perché non ha visto un buon segno nei suoi studi? Sicuramente è dovuto solo alla mancanza di intenzione nel cuore, e non alla mancanza di talento, poiché la saggezza della Torà non richiede nessun talento, ma come nel già citato Midrash: ""Il

Creatore ha detto al popolo di Israele: la

56 Vedi punto 137.

tua vita, tutta la saggezza e tutta la Torà sono cose semplici. Chiunque mi tema e osserva le parole della Torà, l'intera Torà e tutta la saggezza sono nel suo cuore".

Però indubbiamente ci vuole tempo per abituarsi alla illuminazione della Torà e dei comandamenti. Sai quanto? Una persona potrebbe aspettare tutti i 70 anni della sua vita, e quindi la Baraita57 ci avverte (trattato Chullin58, 24) che non dovremmo aspettare più di cinque anni. E Rabbi Yose59 dice: "tre anni sono completamente sufficienti per essere ricompensati con la saggezza della Torà". Se una persona non ha visto un buon segno durante questo periodo, non si illuda con vane speranze e false scuse, dato che sa che non vedrà mai più un buon segno. Di conseguenza sentirà immediatamente il bisogno di trovare un buon mezzo con l'aiuto del quale potrà arrivare a LiShmà e gli sia concessa la saggezza della Torà.

E la Baraita non specifica quale mezzo, ma avverte solo di non rimanere seduto in attesa altro tempo di più.

E questo è proprio quello dice il maestro60: per lui il mezzo più efficace e affida-

57 Baraita (aramaico אתיירב) designa una tradizione della Legge orale ebraica che non è stata incorporata nella Mishnà.

58 Vedi punto 19 e relativa nota.

59 Rabbi Yose ben Halafta (o Yose ben Halpetha) (אתפלח ןב יסוי יבר) era un saggio tanna della quarta generazione (II secolo d.C.). È il quinto saggio più citato nella Mishnà. Dei molti Rabbi Yose nel Talmud, Yose Ben Halafta è quello a cui ci si riferisce semplicemente come Rabbi Yose .

60 Normalmente Baal Hasulam chiama rav, maestro solo ARI, in questo passaggio a difesa di Chaim Vital, lo chiama maestro. Bisogna dire che Chaim Vital ha conosciuto

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bile è dedicarsi alla saggezza della Cabalà e metter giù le mani completamente dallo studio della scienza della dottrina rivelata, dato che ha già tentato la sorte in questa e non ha avuto successo, e deve dedicare tutto il suo tempo alla saggezza della Cabalà, dove il suo successo è assicurato, come spiegato prima.

24. E questo è molto semplice: qui non si fa menzione dello studio della Torà rivelata se non in tutto ciò che serve per acquisire la conoscenza pratica necessaria per l'adempimento della Halachà (legge), " 61Poiché la gente del paese non è osservante62, ed in assenza del Talmud aumenta il

ARI per soli due anni, ma tutto quel che ci è pervenuto dell'insegnamento di ARI, è stato scritto da Chaim Vital, che è stato il discepolo più vicino a lui.

61 Un ignorante non può essere osservante. Da Pirkei Avot 2,5,: non c'è bruto che teme il peccato, né il popolo del paese è pio. La paura del peccato e la pietà sono virtù, ma gli ignoranti e la gente del paese non potranno raggiungerle. Con "timore del peccato" i Saggi indicano la cura passiva di non compiere un atto religiosamente scorretto, e con il nome "Chasidut" il comportamento attivo di fare al di sopra e al di là di ciò che è richiesto religiosamente, che è tipico dell'"ignorante e della gente del paese" - una combinazione nota solo dalla letteratura del Medioevo - una persona senza istruzione e conoscenza, non sarà in grado di raggiungere queste norme, perché non sa distinguere tra ciò che è permesso e ciò che è proibito, tra peccato e comportamento corretto e i loro limiti.

62 Osservante, דיסח, Chasid. A tal proposito va fatta notare la forte relazione che esiste oggi tra Cabalà e Chassidismo. Il Chassidismo, (in ebraico: תודיסח, Chasidut) è un movimento di massa ebraico basato sul rinnovamento spirituale dell'ebraismo ortodosso, sorto nella Polonia del XVIII secolo per opera del taumaturgo e cabalista Israel ben Eliezer, meglio conosciuto come il Baal Shem Ṭov (בוט םש לעב). Trae origine dal

dolo63, e... un peccatore distrugge molte cose buone"64. Pertanto una persona è obbligata a ripetere quanto impartito nella misura sufficiente per non sbagliare nella pratica.

Anzi, tutto ciò che viene impartito proviene solo dallo studio della saggezza della Torà rivelata, e serve a identificare e risolvere le difficoltà che sorgono nelle interpretazioni delle leggi, come conclude lo stesso Chaim Vital. Cioè quella parte dell'apprendimento che è nella Torà che non spiega la regola ma la pratica. E nemmeno ha a che vedere con lo studio della legge ma la pone in pratica.

In effetti è possibile semplificare imparando dai riassunti e non dalle fonti.

Ma anche questo richiede un lungo apprendimento poiché non è come imparare la legge dalla fonte, ma comunque im-

grande sterminio di ebrei avvenuto in Ucraina, precisamente nella Podolia intorno al 1650, in una rivolta da parte dei contadini russi di origine cosacca contro i latifondi, nota come rivolta di Chmielnicki. In tale rivolta vennero trucidati moltissimi ebrei, e quelli che rimasero, restarono senza rabbini. Erano molto poveri e per ignoranza non potevano rispettare il canone ortodosso, pur rimanendo sempre molto fedeli. Le differenze con l'ortodossia divennero molto evidenti, tanto che lo stesso Baal Shem Ṭov disse: meglio un uomo illuminato che un rabbino ortodosso. La Cabalà prese molto piede in questo ambiente. Baal Hasulam stesso nacque in Polonia ed appartiene alla corrente chassidica.

63 Mishnà Avot 13

64 Ecclesiaste 9:18 La sapienza val meglio degli strumenti di guerra; ma un solo peccatore distrugge un gran bene.

La traduzione letterale sarebbe "peccando" oppure "lui pecca" una sola volta.., che alle volte è reso come "un solo peccato", alle volte come "un solo peccatore".

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
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parare da un'unica panoramica è in qualche modo un cammino più breve. E per non sbagliare su questo il defunto rabbino riporta proprio all'inizio delle sue parole che l'anima non comunica con il corpo se non quando è integro e corretto dalle Mitzvot della Torà, dalle 613 Mitzvot.65

della Torà gli si rivelano "come una sorgente che rafforza" , come dice Rabbi Meir68 (nella suddetta Mishnà Avot punto 6), senza aver bisogno dell'aiuto dei libri.

Le risposte alle obiezioni iniziali

25. Ora vedrai che tutte le domande che abbiamo presentato all'inizio di questa introduzione sono sciocchezze. Non sono altro che trappole che l'inclinazione al male tende, a caccia di anime innocenti, per tormentare il mondo senza avidità66 . Osserviamo la prima domanda, di coloro che immaginano che si possa osservare la Torà senza conoscere la saggezza della Cabalà. Qui dico loro: la verità è che se voi potete studiare la Torà e osservare i comandamenti come dovrebbe essere, ossia in LiShmà, cioè per compiacere solo il Creatore, allora veramente non avete bisogno di studiare la Cabalà, perché allora è detto di voi: "L'anima dell'uomo gli insegnerà"67. Perché quindi tutti i segreti

65 Questo è proprio il senso della famosa frase in aramaico dello Zohar:

אוה דח ה"בוקו אתיירואו לארשי , Israel veOraita ve Kodshi veBirich Hu Chad Hu, Israele, la Torà ed il Santo Benedetto sono uno. Sono la stessa cosa.

66 Evidentemente chi è avido è già sufficientemente tormentato.

67 Ci sono tre livelli di studio della scienza della Verità:

• quelli che agiscono perché lo hanno letto nei libri;

• quelli che agiscono perché appartengono ad un ambiente;

Al contrario se stanno ancora lavorando in Lo LiShmà ma la loro speranza è raggiungere in questa maniera LiShmà, allora devo domandar loro: da quanti anni vi state occupando di questo? Se vi trovate ancora entro i cinque anni come dice il Tannà Kammà69 o tre anni secondo Rabbi Yose, allora avete ancora tempo e potete ancora sperare. Ma se siete stati impegnati nello studio della Torà in Lo LiShmà per più di tre anni come dice Rabbi Yose o più di cinque anni come dice il Tannà Kammà, allora la Baraita avverte che non vedrete più un buon segno sul percorso che state facendo. E perché dovreste illudere le vostre anime con la vanagloria quando avete uno strumento così vicino ed efficace come studiare la saggezza della Cabalà? Come ho già dimostrato sopra lo studio degli argomenti di questa saggezza e il Creatore stesso sono una cosa sola (vedi punto 22)

• e al di sopra di questi ci sono coloro le cui anime sembrano essere guidate da sé stesse, da cui il detto "L'anima della persona le insegnerà".

68 Rabbi Meir ריאמ יבר (in ebraico Meir significa "che illumina") è considerato uno dei più grandi Tannaim (saggi che insegnavano all'epoca della Mishnà), vissuto nel 135 - 170 d. C.

69 Tannà Kammà אמק אנת (aramaico), così viene indicato il detto del primo saggio (Tannà) di cui non viene specificato il nome e che ad un certo punto appare nelle discussioni nella Mishnà.

TES Prefazione
allo studio delle dieci Sfirot
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26. Esaminiamo anche la seconda domanda, che si riferisce al fatto che uno deve riempirsi la testa con Shas70 e Poskim71 (Mishnà e Halachà). Tutti siamo d'accordo che sia vero. Ma questo vale nel caso in cui uno sia già stato ricompensato con lo studiare in LiShmà, o anche Lo LiShmà se non ha ancora completato rispettivamente tre o cinque anni. Però dopo questo periodo di tempo, come avverte la Baraita stessa, non vedrà mai più un buon segno. Pertanto deve tentare di avere successo studiando la Cabalà

creazione) appartengono a questa parte. I saggi dello Zohar chiamano questa parte le prime tre Sfirot: Keter, Hochmà e Binà. È anche chiamata il "Rosh del Partzuf".

2. La seconda parte è chiamata Taamei73 Torà (sapori della Torà), che non solo è permesso rivelare ma è anche un grande comandamento farlo. Questa parte è chiamata nello Zohar "le sette Sfirot inferiori del Partzuf" ed è anche chiamata "Guf (corpo) del Partzuf".

In effetti in ciascuno dei Partzufim spirituali ci sono dieci Sfirot che sono chiamate:

Due parti della saggezza della verità: segreti della Torà e gusti della Torà che è comandato di rivelare

27. È anche necessario sapere che ci sono due parti nella scienza della Verità.

1. La prima parte è chiamata Sitrei Torà

(I Segreti della Torà), che è vietato rivelare se non per allusione, dalla bocca di un saggio accettato, ad un destinatario della loro comprensione. E Maasè Merkavà (atto del Carro) e Maasè Bereshit72 (Atto iniziale della

70 Shas è la maniera con cui si pronuncia l'acronimo ס"ש, ossia le lettere Sh e S, iniziali di Shisha Sedarim, (םירדס השש) che significa i "sei Ordini", le sei sequenze della Mishnà e dopo del Talmud, da cui derivano anche le sequenze delle festività ebraiche. In gergo indica la Mishnà.

71 Il Posek (קסופ) è un giudice della Halachà, o un insegnante di Halachà. Al plurale Poskim. In gergo indica la Halachà.

72 Maasè Bereshit (תישארב השעמ) e Maasè Merkavà (הבכרמ השעמ), letteralmente "opera della Creazione" e "opera del Carro" sono termini usati nel Talmud. Maasè Bere-

Keter רתכ,

Hochmà המכח,

Binà הניב,

Hesed דסח,

Gvurà הרובג,

Tiferet תראפת,

Netzach חצנ,

Hod דוה,

Yesod דוסי e Malchut תוכלמ.

Di queste le prime tre Sfirot sono chiamate "Rosh (testa) del Partzuf" e le sette Sfirot inferiori sono chiamate "Guf del Partzuf". Anche l'anima dell'Adam Tachton (uomo inferiore)74 contiene dieci Sfirot con i nomi elencati sopra. Così vale per

shit tratta della Genesi; Maasè Merkavà è basato sulla descrizione del carro divino in Ezechiele.

73 םימָעְט Teamim sapori

־יֵמֲעַט Taamei, sapori di.

74 Esiste un Adam Tachton ed un Adam Elyon, vedi nota a piè di pagina (P.2, C.2, sez.1) e in (P.2, C.2, sez. 2)

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
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ogni oggetto distinguibile sia nei mondi superiori che in quelli inferiori. La ragione per la quale le sette Sfirot inferiori, che sono il corpo del Partzuf, sono chiamate "sapori" della Torà è contenuto nelle parole: "Il palato assapora i cibi". 75 Perché le Luci che appaiono sotto le prime tre Sfirot, che sono il Rosh (testa) del Partzuf, sono chiamate Teamim, sapori, e Malchut de Rosh è chiamata "palato". Per questa ragione queste luci sono chiamate "Teamim" della Torà. Ossia rivelati nel palato del Rosh, che è la fonte di tutti i gusti, che è Malchut de Rosh, da cui non vi è alcun divieto di rivelarli. Al contrario, il premio di chi li scopre è incommensurabile ed illimitato.

Tanto queste prime tre come anche le sette Sfirot inferiori sono interpretate:

o nel loro insieme, o in ciascuno dei dettagli particolari in cui possono essere divise76 .

Inoltre sono disposte cosi che anche le prime tre Sfirot di Malchut alla fine del mondo di Assià appartengono ai "segreti della Torà" che è proibito rivelare. E le sette Sfirot inferiori, che sono in Keter del Rosh del mondo di Atzilut77, appartengono ai "Teamim" della Torà, che possono

75 Giobbe 12.11: L'orecchio non distingue forse le parole come il palato assapora i cibi?

76 Ad esempio ognuna di queste Sfirot può essere divisa in Eser Sfirot interne o particolari. La questione verrà spiegata bene nel libro.

77 Significa che anche se Keter appartiene ai "segreti della Torà", tuttavia si possono rivelare le sette inferiori delle sue Eser Sfirot, pur appartenendo a Keter.

essere rivelati. Queste cose sono trattate nei libri di Cabalà.

28. E la fonte di questo può essere trovata nel trattato Pesachim: "è scritto (Isaia, 23: 18): Il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. Non sarà ammassato né custodito il suo salario, ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, perché possano nutrirsi in abbondanza e Limchasè Atik78 (קיתע

הסכמלו

Cosa significa Limchasè Atik? Questa è la copertura ( הסכמה haMichsè) delle questioni che Atik Yomin79 ha coperto. E cosa sono? Queste sono i segreti della Torà.. E alcuni dicono: questo verso si riferisce a colui che rivela ciò che Atik Yomin nascondeva. E cosa sono questi? I Sapori della Torà. (Pesachim p. 119A, 2) E Rashbam80 ha spiegato: "Atik Yomin" è il Creatore, Daniele 7:10: "E Atik Yomin sedette" 81. Il significato del nome Atik Yomin (Antico dei Giorni) è nelle parole: "Questo è il mio nome per sempre." 82"La copertura" indica

78 Le due parole con cui termina Isaia 23:18 sono קיתָע

, veAlimchase Atik, lett. "e la copertura di Atik" che viene di solito tradotto con "per coprire Atik", oppure "per abiti durevoli" o anche "per abiti sontuosi".

79 ןימוֹי קיתִּ ַע Atik Yomin è uno dei nomi del Creatore, sono parole aramaiche e letteralmente in ebraico significano "Antico Dei Giorni".

80 Rashbam ם"בשר è acronimo di Rabbi Shmuel Ben Meir (1085-1158)

81 Daniele 7:9 Io continuai a guardare finché furono collocati troni e l'Antico di giorni si assise. La sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano come lana pura; il suo trono era come fiamme di fuoco e le sue ruote come fuoco ardente.

82 Esodo 3:15 Dio disse ancora a Mosè: "Dirai così ai figli d'Israele: L'Eterno, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco

TES Prefazione allo
delle dieci Sfirot
studio
)" .
הֶסַּכְמלָעְו
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trasmettere non a tutti, ma solo a chi ha cuore che è inquieto. È lui che rivela la copertura di Atik, ossia scopre i segreti della Torà che inizialmente sono stati coperti, che Atik Yomin ha coperto e ha dato il permesso di rivelare. E chi li rivela è ricompensato con ciò che viene detto in quel versetto."

29. Da qui potete apprezzare l'enorme differenza tra i segreti della Torà e i sapori della Torà. Chi concettualizza i segreti della Torà riceve un'enorme ricompensa per coprirli, piuttosto che rivelarli. Al contrario, chi concettualizza i sapori della Torà riceve un'enorme ricompensa per rivelarli agli altri. Un'interpretazione non contraddice l'altra, poiché ciascuna chiarisce il significato di aspetti diversi del testo. La prima si riferisce all'ultima parte dell'enunciato "la copertura di Atik", e dice che viene data una grande ricompensa per coprire i segreti della Torà. Altri dicono che l'interpretazione è: "nutrirsi in abbondanza", ossia allude ai sapori della Torà, come è scritto: "e il palato assapora il cibo", poiché le luci dei sapori (Teamim) sono chiamate cibo. Pertanto interpretano che il grande premio consiste nel raggiungere i sapori della Torà. Entrambe le interpretazioni concordano sul fatto che i segreti della Torà debbano essere coperti e che i sapori debbano venir rivelati.

30. Così abbiamo una chiara risposta alla quarta83 e alla quinta84 obiezione fatta all'inizio di questa introduzione.

La saggezza rivelata a pochi

Quello che si trova nelle parole dei Saggi e anche nei libri sacri e che è svelato solo a coloro il cui cuore è inquieto, ossia la parte chiamata "i segreti della Torà", che rappresenta le prime tre Sfirot, la Rosh, e che è dato solo agli umili, e a certe precise condizioni, in tutti i libri scritti e stampati di Cabalà non ne troverai nemmeno traccia, poiché questo è ciò che Atik ha coperto, come menzionato nella Ghemara.

L'importanza dello studio della Cabalà

E inoltre rifletti, è possibile dubitare dei giusti, che sono i più grandi della nazione, scelti tra gli eletti, come gli autori dei libri come lo Sefer Yetzirà85, Lo Zohar86 e la

83 Anche coloro che sono presi da questo studio non lo rendono accessibile a nessuno se non ai servitori del Creatore; e non tutti quelli che vogliono avvicinarsi al Creatore saranno in grado di farlo.

84 E i miei occhi vedono che chi studia la Torà della mia generazione ha la mia stessa opinione ed evita di studiare la parte nascosta, e in risposta alle domande dà il consiglio che è indubbiamente meglio studiare una pagina di Ghemara che studiare Cabalà

e il Dio di Giacobbe mi ha mandato da voi. Questo è il mio nome in perpetuo. Questo sarà sempre il mio nome col quale sarò ricordato per tutte le generazioni".

85 Sefer Yetzirà, הריצי רפס, il libro della creazione, secondo la tradizione fu scritto da Abramo, ma esistono alcuni che lo fanno risalire addirittura al primo Adam, ed Abramo lo mise solo in forma scritta.

86 Sefer haZohar, רהוזה רפס , il libro dello Splendore è il libro centrale della Cabalà. Il libro stesso attribuisce la maggior parte dei

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
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Baraita di Rabbi Ishmael87, e Rav Hai Gaon88, e Rabbi da Garmiza89, e il resto dei Rishonim90 fino a Ramban91 e Baal Shulchan Arùch92 , e Baal haTurim93 , fino suoi sermoni al rabbino Shimon bar Yochai, un Tannà del secondo secolo d.C., e ai suoi studenti.

87 Rabbi Ishmael לאעמשי יבר ben Elisha, uno dei grandi della terza generazione dei Tannaim. L'autore della Baraita sulle misure richieste dalla Torà (Midot SheHaTorà) che sono regole per interpretarla, e amico di Rabbi Akiva .

88 Rav Hai Gaon (ןואג יאה בר) (939-1038) fu l'ultimo genio babilonese, il capo della Yeshiva Pombadita. figlio del rabbino Shira Gaon. Ha risposto a migliaia di risposte a domande inviategli da ebrei da tutta l' Asia , l' Europa e il Nord Africa, in tutte le aree del giudaismo .

89 Elazar di Garmiza, ( רזעלא יבר אזימרגמ ) (11 60-1240 circa) era un rabbino e giudice a Worms, che stabilì e influenzò le usanze praticate ancora oggi tra gli ebrei ashkenaziti.

90 Così come i Tannaim erano i saggi che vissero dall’anno 0 all’anno 220 d.C., poi ci furono gli Amoraim fino al 450 d.C, quindi i Savoraim fino al 610 d.C., i Gheonim fino al 1050 d.C., e quindi i Rishonim םינושאר dal 1050 al 1500 d.C. a cui seguirono gli Acharonim fino ad oggi.

91 Rabbi Moshe Ben Nachman Girondi, noto con le iniziali ן"במר RaMBaN (1194 - 1270 ) fu uno dei più grandi saggi di Spagna, giudice, commentatore, poeta, pensatore, cabalista e medico. Da non confondere con Rambam, Maimonide

92 Shulchan Arùch (ךורע ןחלוש lett. "tavola apparecchiata") è un libro di Halachà scritto dal rabbino Josef Caro וראק ףסוי a Safed nel 1558 e fu stampato per la prima volta nella città di Venezia , durante l' anno 1565. E’ lui che viene chiamato Baal (proprietario) dello Shulchan Arùch ע"ושה לעב.

93 Il rabbino Yaakov ben Asher רשא ןב בקעי (circa 1269 -1343) era un giudice halachico, generalmente noto come "Baal haTurim"

םירוטה לעב dopo il libro di Halachà che scrisse, "Quattro Turim" (םירוט העברא quattro colonne).

a Gaon da Vilna94, e il Gaon di Ladi95, e altre persone rette (benedetta sia la memoria di tutti loro), da cui abbiamo ricevuto l'intera Torà rivelata, e dalle cui bocche viviamo, imparando le azioni da fare che siano gradite al Creatore? Tutti hanno scritto e pubblicato libri sulla saggezza della Cabalà, dal momento che non c'è divulgazione migliore che scrivere un libro. Infatti chi scrive un libro non sa che tipo di persone lo studieranno, magari lo sfoglieranno anche persone malvagie, ed in questo caso non ci sarebbe divulgazione migliore di quel che è celato nella Torà. Non dobbiamo dubitare di questi uomini saggi e puri che possano contraddire anche solo una singola lettera scritta e spiegata nella Mishnà e nella Ghemara su ciò che è vietato insegnare, come scritto nel trattato di Masechet Chaghigà96 nella parte Ein Dorshin97 (non insegnare). Ma tut-

94 Rabbi Eliyahu ben Shlomo Zalman (17201797), che era conosciuto come il Gaon di Vilna אנליומ ןואג, (Gaon significa genio) era un giudice, un cabalista che si distinse nella sua posizione eccezionale come un suprema autorità rabbinica.

95 Rabbi Shneor Zalman di Ladi (nato tra gli anni 1745-1749 , morto 26 dicembre 1812 ) conosciuto come il Gaon di Ladi ןואג ידאלמ, "Vecchio Rebbe", e "Baal Shulchan Arùch Anziano". Era un giudice, un cabalista , il fondatore del movimento chassidico Chabad e il primo Rebbe di questa dinastia.

96 Il trattato Chaghigà הגיגח תכסמ è l’ultimo trattato cronologicamente parlando dell’ordine Moed, di cui abbiamo già accennato nelle note al punto 16, Parlando di Taanit e Pesachim.

97 ןישרוד ןיא Non insegnare, inizia proprio con queste parole e si trova nella Mishnà, Ordine Moed, Masechet Chaghigà, capitolo 2, Mishnà 1, e parla dell’Atto del Carro e dell’Atto della Genesi Bereshit, a patto che lo studente non sia saggio e intelligente.

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
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ti i libri scritti e stampati sono considerati i "sapori (Teamim) della Torà" che Atik inizialmente nascose e poi rivelò, come è scritto: "il palato assapora il cibo". E questi segreti non solo non sono vietati da rivelare, al contrario, rivelarli è un grande comandamento (come menzionato prima nel trattato Pesachim, 119). E la ricompensa di chi sa rivelarli e li svela è grandissima. Questo perché dalla rivelazione di queste luci a molti, in particolare alle masse, dipende la venuta del Redentore di Giustizia (Goel Tzedek)98, presto nei giorni nostri Amen99 .

linguaggio101: "ינפ לע תפחרמ

םיקלא חורו

םימה.[E il Ruach Elokim (spirito di Dio)

aleggia sulla superficie delle acque.] יאמ

חורו [Cosa significa E il Ruach?]אלא

,אתולגב תתחנ אתניכשד אנמיזב יאדוב

יקסעתמד ןוניא לע בישנ חור יאה

אחכתשאד אתניכש ןיגב ,אתיירואב

וכו והייניב' [Quando la Shchinà (Divinità) discende in esilio, questo Ruach (spirito) soffia su coloro che si impegnano nella Torà perché la Shchinà è tra loro.]

ןריעבכ ,ןוניא אלכ ,ריצח רשבה לכ ריצח ןילכאד [Tutta la carne è fieno, loro sono tutti come bestie che mangiano fieno], e tutta la sua benevolenza si è seccata come l'erba nel campo (Isaia 40)102 .דסח לכ

La ragione per cui la venuta di Goel Tzedek dipende dalla diffusione dello studio della Cabalà alle masse.

31. Dobbiamo davvero spiegare perché l'arrivo del Redentore di Giustizia (Goel Tzedek) dipende dalla diffusione dello studio della Cabalà tra le masse, che è ben noto dallo Zohar e da tutti i libri sulla Cabalà dei grandi Rabbini. E le masse si sono aggrappate a questa cosa inverosimile, fino al punto da non riuscire più a tollerare l’argomento. E una spiegazione di questa questione è data nel Tikunei Zohar100 (30: 5, "אנינת ביתנ"). Questo il suo

98 קדצ לאוג Goel Tzedek Salvatore di giustizia, un soprannome per il Messia, che verrà e redimerà il popolo di Israele nella letteratura rabbinica.

99 א"בב è l'abbreviazione di ןֵמָא וּניֵמָיְב הָרֵהְמבָּ , bim'hera v'yameinu amen, "presto nei nostri giorni amen".

100Tikunei Zohar, רהוז ינוקית, Correzioni dello Zohar.

ןידבע והיימרגל ,ןידבעד [Ogni grazia che fanno, la fanno per sé stessi.] לכ ,אתיירואב

ןידבע והיימרגל

דסח [Perfino tutti coloro che studiano la Torà, ogni grazia che fanno, la fanno per sé stessi.]

אנמיז אוההב [In quello stesso momento] Lui ricorderà che loro sono carne e lo spirito li abbandona e non ritornerà più (Salmi 78:39)103 אמלעל [per sempre], אדו

101Le parole con carattere ebraico qui riportate sono in lingua aramaica, la traduzione è riportata tra parentesi quadre, anche l’originale riporta la traduzione da aramaico ad ebraico tra parentesi quadre. I passi biblici essendo in ebraico non vengono riportati in aramaico e quindi non sono tra parentesi quadre.

102Isaia 40:6-8 Vi è una voce che dice: Grida. Ed è stato detto: Che griderò? Grida, che ogni carne è fieno, e che tutto il bene ch'ella fa è come un fiore di campo. Il fieno si secca, il fiore si appassa, quando lo Spirito del Signore vi soffia contra; in verità il popolo non è altro che fieno. Il fieno si secca, il fiore si appassa; ma la parola di Dio dimora in eterno.

103Salmi 78:39 E si ricordò ch'erano carne; Un

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
ןידבעד
27

חישמד אחור והיא [questo è lo spirito del Messia (Ruach haMashiach).] ןאמ ןול יו

ןימרגד [Guai a coloro che fanno sì] ליזיד

אמלע ןמ [che (lo spirito del Messia) abbandoni il mondo] אלו אמלעל בותי [e non ritorni mai più,] ידבעד ןוניא ןילאד

השבי אתיירואל [sono quelli che fanno si che la Torà sia arida] ןאעב אלו

הלבקד תמכחב אלדתשאל [e non vogliono fare sforzi nella saggezza della Cabalà.]

המכחד ועיבנ קלתסאד ןימרגד [Queste persone portano al fatto che la fonte della saggezza si prosciughi,] הנימ 'י והיאד [che è l'uscita della Yod dal nome (HaVaYaH104.)] חור והיא ,קלתסאד חור יאהו

שדוקה חור והיאו ,חישמד [E lo spirito che è partito è lo spirito del Messia ed è lo Spirito Santo,] והיאו [e lui] è lo spirito della saggezza (Hochmà) e della comprensione (Binà), lo spirito di consiglio (Etzà) e del coraggio (Gvurà), lo spirito della conoscenza (Daat) e il timore per il Creatore (Isaia 11:2).

אנינת אדוקפ [E il Creatore disse:] Sia la luce, e luce fu. הבהא אד [Quella dell'amore], יהיאד [che è] l'amore di Hesed (benevolenza). Come è detto: Con amore eterno ti ho amato, per questo ti ho creato con Hesed (Geremia, 31: 2). רמתא הלעו [E a questo proposito è scritto:] Non desta-

fiato che passa, e non ritorna.

104הוהי, è il noto tetragramma, ma per rispetto del comandamento di non pronunciare "Dio", normalmente viene riportata la parola היוה, che si pronuncia HaVaYaH. La parola Havayah (femminile) in ebraico significa vita, esistenza, realtà. In questi passi non è nemmeno scritta, è sottintesa nella parola 'nome'.

te, non scuotete dal sonno l'amore finché non lo desideri (Cantico dei Cantici, 3: 5),

וליחדו ומיחר [amore e timore] ארקיע היליד [che sono la cosa principale.] בט ןיב

שיב ןיבו [Tanto nel bene che nel male],

הבהאו הארי יאה [per questo si chiamano timore e amore], per ricevere la ricompensa. אד ןיגבו [E per questo] disse il Creatore: Vi ho giurato, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amore mio finché lei non lo desideri (Cantico dei Cantici, 3:5), סרפ ואלב ומיחר והיאד [che è l'amore senza ricompensa]. E non per ricevere un premio, che è timore e amore per la ricompensa e che appartiene alla serva. ... La terra trema per tre cose: …per la serva, perché regnerà... e per la serva quando eredita la sua padrona (Mishlei Proverbi, 30: 21-23)".

Lo studio in Lo LiShmà

32. Cominciamo a spiegare il Tikunei Zohar dalla fine all'inizio. Si dice che la riverenza e l'amore che una persona ha negli "affari"105 della Torà e dei comandamenti per ricevere una ricompensa, cioè sperando che dalla Torà e dal lavoro aumenti per lei la felicità, siano le caratteristiche tipiche di una serva, di cui è scritto: "la ser-

105E’ normale parlando del percorso spirituale usare termini che sono correlati agli affari. Succede spesso in questa introduzione ed è un gergo comune, è una differenza culturale interessante e personalmente trovo che renda onestamente concreto l’argomento, come lo è.

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
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va eredita la sua padrona". A prima vista questo è difficile da capire. È scritto che una persona non si occuperà mai di Torà e comandamenti, se non per il proprio bene (in Lo LiShmà)106. Ma perché "la terra trema"? E bisogna anche capire la correlazione tra il lavoro in Lo LiShmà e la serva. E il detto: "eredita la sua padrona", che tipo di eredità riceve?

33. Questa domanda può essere compresa con tutto ciò che è stato spiegato prima, in questa introduzione. Ossia che i saggi "consentivano" lo studio in Lo LiShmà solo perché una persona passi da Lo LiShmà a LiShmà, perché "la luce che è nella Torà la riporta alla Sorgente". E quindi il lavoro in Lo LiShmà sarà come una "serva che aiuta", che svolge i lavori umili per la sua padrona, che è la Shchinà (Divinità).

E alla fine una persona arriverà a LiShmà e sarà ispirata dalla Shchinà. In questo caso la "serva", ossia l'impegno in Lo LiShmà, è considerata una "serva" della Kdushà (santità), perché aiuta e prepara la Kdushà. Quindi è considerata la parte "pura" di Assià.107

Certo che se la fede di una persona è imperfetta e questa non si impegna nella Torà e nel lavoro, ma c'è solo il fatto che il Creatore le ha comandato di studiare108 ,

106Vedi punto 11 di questa introduzione.

107Questo concetto viene ripreso nei punti 150 e 151 dove parla dei mondi puri e mondi impuri.

108In questo caso è evidente che è mancato l'impegno. Solo l'ordine del Creatore non basta, ci vuole anche il 'mezzo Shekel', la mezza moneta messa dalla persona, il risveglio dal basso. Questo punto sarà ulteriormente chiarito nel TES (P.1, C.1, sez. 3.50)

allora, come già spiegato prima, in tale lavoro nella Torà la sorgente ivi nascosta non sarà affatto rivelata, poiché gli occhi della persona sono imperfetti e, come per il pipistrello di prima, la luce diventa oscurità. Tale occupazione non è più quella della serva della Kdushà, perché con il suo aiuto una persona non sarà degna di arrivare a LiShmà, e quindi si considera serva della Klipà (buccia, scarto), la "serva" che eredita questa Torà e il lavoro e li ruba per sé. E quindi "la terra trema", ossia la Santa Shchinà, che è chiamata terra109 . Perché la Torà e il lavoro che avrebbero dovuto appartenere a Lei vengono trattenuti dalla "serva", che li getta nelle Klipot (bucce). E si scopre che la serva eredita la sua padrona.

34. Ed ecco il significato del giuramento che è riportato nel Tikunei Zohar: "Non destate, non scuotete dal sonno l'amore finché non lo si desideri"110: è importante che il popolo di Israele sia attratto dalla luce di Hesed (benevolenza, concessione), ossia "amore per benevolenza". Perché questo è l'obiettivo desiderato, ciò che viene attratto proprio con il lavoro nella Torà e nei comandamenti, e non per ricevere una ricompensa.

a proposito del risveglio del Neetzal con le proprie forze.

109Dallo Zohar: E l'albero della vita sarà piantato nel giardino (che è la Shchinà), come è detto che in esso anche lui prenderà dall'albero della vita e mangerà e vivrà per sempre.

110Le parole del Tikunei Zohar riportate al punto 31.

TES Prefazione
allo studio delle dieci Sfirot
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E la ragione di ciò è che con l'aiuto di questa luce di Hesed, la luce superiore di Hochmà (saggezza), che Israele ha attratto, si propaga a Israele rivelandosi rivestita della luce di Hesed,. Questa luce di Hochmà è quella a cui si riferisce il versetto: "E lo spirito del Creatore riposerà su di lui: lo spirito di Hochmà (saggezza) e Binà (comprensione), lo spirito di consiglio (Etzà) e Gvurà (coraggio) lo spirito di Daat (conoscenza) e timore del Creatore" (Isaia, 11: 2). Questo è detto riguardo al "Re Messia" (Melech haMashiach), ed inoltre più in basso è scritto: "Ed alzerà la bandiera alle nazioni, e adunerà gli scacciati d'Israele, ed accoglierà i dispersi di Giuda, da' quattro canti della terra."(Isaia 11:12)

Dopo che il popolo di Israele avrà attirato la luce di Hochmà con l'aiuto della luce di Hesed, il Mashiach viene rivelato e raduna gli esuli di Israele. Così tutto dipende dalla pratica della Torà e dal lavoro in LiShmà. Grazie a ciò una persona è in grado di attrarre la grande luce di Hesed in cui è vestita la luce di Hochmà che segue. E questo è il significato del giuramento: "Non destate, non scuotete dal sonno...", che la completa liberazione, e il raduno degli esuli è impossibile senza di questo (amore per benevolenza), poiché questo è l'ordine dei canali111 della Kdushà.

35. E i saggi interpretarono anche: "E Ruach Elokim (lo spirito di Dio) aleggia sulle acque " (Torà, Bereshit, 1: 1).

,אתולגב תתחנ

אתניכש ןיגב ,אתיירואב יקסעתמד

והייניב תחכתשאד [Cos'è "Ruach Elokim"?

Ma certamente, mentre la Shchinà è in esilio, lo spirito aleggia su coloro che si sono impegnati nella Torà, perché la Shchinà si trova tra loro.]

L'interpretazione di queste parole è che durante l'esilio Israele pratica Torà e Mitzvot (comandamenti) in Lo LiShmà, ma "da Lo LiShmà si arriva a LiShmà 112" e allora la Shchinà rimane tra di loro anche nell'esilio, anche se non sono ancora arrivati a LiShmà, [quindi in questo caso Lo LiShmà è] come la serva della Kdushà. E a questo si riferisce: אתניכש ןיגב והייניב תחכתשאד [perché la Shchinà è tra loro], cioè è nascosta. Ma alla fine saranno ricompensati con la Shchinà. Quindi lo spirito del Re Mashiach aleggia su coloro che mettono in pratica la legge, e li ispira ad arrivare a LiShmà, nel senso di: "La luce nascosta nella Torà li riporta alla Sorgente", cioè li aiuta e li prepara alla percezione della Shchinà, la loro padrona. Ma se l'apprendimento in Lo LiShmà non è adeguato a portarli a LiShmà, allora per quanto spiegato prima la Shchinà si lamenta e dice: אלכ ,ריצח רשבה לכ ריצח ןילכאד ןיריעבכ ,ןוניא ["Tutti sono come bestie che mangiano fieno"], ossia che in quelli che praticano la Torà non c'è lo spirito umano che ascende, ma si accontentano dello spirito di una bestia che discende verso il basso.

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
יאמ אתניכשד אנמזב ,יאדוב אלא ?םיקלא חורו 111תורוניצ Tzinorot, tubi, l'argomento viene ampiamente
TES in
C.1 ןוניא לע בישנ ,חור יאה
sviluppato nel
P. 1,
29
112Talmud Babilonese Pesachim 50

E ne interpretano il significato così: "perché tutta la sua benevolenza si è seccata come l'erba nel campo" (Isaia 40:6), e anche לכ

ןידבעד אוה והיימרגל ןידבעד דסח [tutti quelli che si occupano della Torà e i comandamenti ogni buona azione che fanno, la fanno per sé stessi]. Cioè tutti i loro affari in Torà e Mitzvot sono per il proprio beneficio e piacere, e un tale impegno nella Torà non può portarli a LiShmà.

E riguardo al versetto: "אנמז אוההב [In quel momento] Ricorderà che loro sono carne, e lo spirito li abbandona e non ritornerà mai più (Salmi 78:39), והיא אדו

חישמד אחור [questo è lo spirito del Messia]". Significa che su di loro lo spirito del Messia non riposa, ma si ritira da loro e non ritornerà. Perché la serva impura ruba la loro Torà ed eredita la padrona, perché non sono nel cammino per andare "da Lo LiShmà a LiShmà".

Perciò conclude: "ןידבעד ןוניא ןילאד

אלדתשאל ןאעב אלו ,השבי אתיירואל

הלבקה תמכחב [Fanno si che la Torà sia arida e non vogliono fare sforzi nella scienza della Cabalà]". Questo significa che anche se non riescono a praticare la Torà rivelata perché non contiene luce ed è arida per loro a causa della piccolezza della loro mente (vedi punto 16), potrebbero comunque riuscire ad impegnarsi nello studio della Cabalà. Questo perché la luce in essa è vestita con gli abiti del Creatore, cioè i Santi Nomi e le Sfirot. E potrebbero facilmente arrivare alla forma

di lavoro in "Lo LiShmà che porta a LiShmà".

E poi lo spirito di Dio aleggia su di loro, come è scritto: "la luce in essa li riporta alla Sorgente". Anche se non hanno alcun desiderio di studiare la Cabalà. E su questo è scritto: "אברחו אתוינע ,ןימרגד ןול יו חור יאהו ,אמלעב ןדבאו גרהו הזיבו ,רמתאד אמכ ,חישמד חור והיא ,קלתסאד הניבו המכח חור והיאו ,שדקה חור והיאד וכו [guai a coloro che causano povertà, guerra, saccheggio, omicidi e distruzione nel mondo, perché lo spirito che se n'è andato, è lo spirito del Mashiach, lo spirito di santità, lo spirito di Hochmà e Binà ecc.]"

36. Dalle parole del Tikunei Zohar è chiaro che c'è il solenne giuramento che la luce di Hesed e dell'amore nel mondo non si risveglierà fino a quando le azioni del popolo di Israele nella Torà e nei comandamenti, invece di esser fatte per ricevere una ricompensa, acquisiranno l'intenzione di compiacere il Creatore, che è il significato del giuramento: "Vi ho giurato, figlie di Gerusalemme..." (Cantico dei Cantici, 5: 8).

Pertanto tutta la durata dell'esilio e le sofferenze che sopportiamo dipendono da noi e attendono la nostra decisione, fino a quando non saremo degni del lavoro nella Torà e nei comandamenti in LiShmà. E se solo lo meriteremo, presto sorgerà questa luce di amore e Hesed, la cui proprietà miracolosa adempie le parole: "E lo spirito di saggezza e comprensione (Hochmà e Binà) si posò su di lui..." (Isaia,

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
,אתיירואב ןילדתשמד ןוניא לכ
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11: 2). Allora saremo completamente riscattati.

Ha anche chiarito l'impossibilità per l'intero popolo d'Israele di arrivare a questa grande purificazione se non attraverso lo studio della Cabalà, che è il modo più semplice, sufficiente anche per coloro che non hanno un grande sapere.

Invece se ci si occupa solo della Torà rivelata è impossibile riuscirci, se non solo per pochi eletti e dopo molti sforzi, ma non la maggioranza delle persone, per i motivi spiegati nel paragrafo 22. E così è stata chiaramente spiegata l'irrilevanza della quarta e della quinta domanda, poste all'inizio di questa prefazione.

37. Per quanto riguarda la terza domanda, che è il timore di sbagliare, non c'è nulla di cui preoccuparsi, perché le persone che hanno deviato dal cammino del Creatore lo hanno fatto per due motivi:

• o hanno trasgredito le parole dei nostri saggi rivelando cose che è proibito rivelare113;

• o perché hanno percepito le parole della Cabalà nel loro significato esterno, secondo le istruzioni materiali e hanno violato il comandamento:

"Non farti idoli e qualsiasi tipo di immagine" . E quindi un muro insor-

113Come ha detto Yehuda Ashlag, "qualsiasi cosa che è proibita in questo linguaggio significa impossibile". Da una lezione di Rabash conosciuta con il titolo "Un giudice decente ed un giudice indecente" tenuta nel gennaio 1981. םירוסא, Asurim, Proibiti. In questo caso è evidente che se si parla e si rivelano cose che sono impossibili da rivelare si cade in errori certi di mistificazione e falsa interpretazione.

montabile è rimasto davvero intorno a questa scienza fino ad oggi. Molti hanno fatto dei tentativi, hanno iniziato i loro studi e non hanno potuto continuare a causa di incomprensioni e per motivi materiali.

E così mi sono impegnato a scrivere il libro "Volti che illuminano e volti che spiegano"114 (Panim Meirot uMasbirot), un commentario al grande libro di ARI "L'albero della vita" (Etz haChaim), per spogliarlo dalle forme materiali e usarle in accordo con le leggi spirituali, al di sopra dello spazio e del tempo, così che ogni principiante potesse capire il significato e il motivo di queste cose, pur mantenendo la chiarezza e la semplicità, al pari di coloro che capiscono la Ghemara attraverso le interpretazioni di Rashi.

Necessità dell'impegno allo scopo della Torà

38. Continuiamo approfondendo il tema dell'obbligatorietà di praticare i comandamenti della Torà in LiShmà. Devi capire il termine stesso "Torà LiShmà". Perché il lavoro perfetto e desiderato è definito come LiShmà (per il suo, di lei, nome, per

114Pubblicato nel 1927 e 1933 durante il suo soggiorno a Londra, il libro è la spiegazione del libro dell'ARI "L'albero della Vita". Yehuda Ashlag si rese conto che "Panim Meirot uMasbirot" non era sufficiente per far raggiungere la corretta comprensione degli insegnamenti di ARI. Per questo motivo tre anni dopo pubblicò il "Talmud Eser Sfirot", dove non spiega solo "L'albero della Vita", ma utilizza tutti gli scritti dell'ARI per spiegare la scienza della Cabalà.

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
31

lei) e il lavoro indesiderato come "Lo LiShmà" (Non per il suo nome)?

In effetti seguendo il significato letterale, se una persona che pratica la Torà e i comandamenti si impegna a dirigere il suo cuore per compiacere il Creatore e non a proprio vantaggio, allora questo lavoro si sarebbe dovuto chiamare "Torà LiShmò"

(Torà per il Suo, di Lui, nome), o nel caso contrario anche "Torà Lo LiShmò" (Torà che non è per il Suo nome), Ossia nel nome del Cielo

Perché invece si dice LiShmà e Lo LiShmà, ossia nel nome della Torà?

Da quanto detto sopra, qui c'è qualcosa di più da capire, perché questa espressione conferma che la Torà LiShmò, cioè per il bene del Creatore, non è ancora sufficiente, ed è necessario studiare anche in LiShmà, cioè per il bene della Torà. E questo richiede chiarimenti.

39. Il fatto è che, come è noto, la Torà è chiamata "Torà di vita"115 , perché "È vita per chi l'ha trovata" (Mishlei Proverbi116 , 4: 22), e "questa non sia una parola vana per te, ma la tua vita" (Dvarim Deuteronomio, 32:47). Pertanto "Torà LiShmà" significa che praticare la Torà e i comandamenti porta una persona alla vita e alla

115La parola Torà הרות deriva dalla parola Horaa הארוה che significa insegnamento, istruzione. Nella scienza moderna si utilizza Horaa con il significato di "teoria".

הרומ, Morè, maestro

הרות, Torà, insegnamento

Torà e Morè hanno la stessa radice:

ה - ר - י

116ילשמ Proverbi è il secondo libro dei Ktuvim (scritti), vedi nota al punto 19 sulla Mikrà.

longevità, perché questo è ciò che suggerisce il nome della Torà.

E quindi chi non dirige il suo cuore e la sua mente impegnandosi nella Torà e nei comandamenti ottiene l'opposto della vita e della longevità, cioè quello che non corrisponde al nome della Torà, ossia "Lo LiShmà", "non il suo nome", dato che il suo nome è "Torà di Vita", pensaci. Queste parole sono interpretate nei detti dei nostri saggi (trattato Taanit, 7:71):

"Per tutti coloro che praticano la Torà Lo LiShmà, la loro Torà diventa un veleno mortale. E per tutti coloro che praticano la Torà LiShmà, la loro Torà diventa un elisir di lunga vita".

Certo che queste loro parole hanno bisogno di chiarimenti: è necessario capire come e in che modo la Torà diventa un veleno mortale per una persona. Non solo uno lavora e si sforza invano e non trae beneficio dalla sua dedizione e impegno, ma la Torà stessa e il lavoro si trasformano in un veleno mortale. E questo è molto strano.

40. In primo luogo comprendiamo le parole dei saggi che hanno detto (Talmud Babilonese Meghillà, 6:72): "Mi sono impegnato ed ho trovato, credici; non mi sono impegnato e ho trovato, non crederci". Qui va posta l'attenzione sulle parole "impegnato e trovato", che sembrano contraddirsi reciprocamente:

1. perché "impegnarsi" è una questione di lavoro e fatica con cui si paga il prezzo di tutte le merci che si desidera avere; e per avere qualcosa di importante si

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
33

paga con un prezzo alto, e per qualcosa di meno importante con poco.

2. "trovare" invece è l'opposto, indica qualcosa che arriva a una persona quando la sua attenzione è completamente distratta, senza aspettativa, lavoro e prezzo. Quindi che senso ha dire: "mi sono impegnato ed ho trovato"? E se c'è impegno sarebbe giusto dire "mi sono impegnato ed ho comprato" o mi sono impegnato ed ho guadagnato", ecc., e non "mi sono impegnato ed ho trovato".

41. E nello Zohar a proposito del versetto: "E coloro che mi cercano diligentemente117, mi troveranno" (Mishlei Proverbi, 8:17) domandano: "dove si trova il Creatore"? Dissero che lo trovano solo nella Torà. Anche riguardo alle parole: "In verità tu, il Dio che ti nascondi118" (Isaia, 45: 15), dicono che il Creatore si nasconde nella Torà.

E devi capire correttamente le loro parole. Sembrerebbe che il Creatore sia occultato

117Normalmente יננואצמי ירחשמו si trova tradotto con "quelli che mi cercano, mi troveranno". Poiché רֵחַשְֶׁל , LeShacher, significa -cercare diligentemente- quindi la parola

יַ֗רֲחַשֶׁ ְמ֝וּ veMeShacharai significa -chi mi cerca diligentemente-.

Ma יַרָחְשְֶׁמ֝וּ veMeShcharay, sono le stesse lettere ma non viene pronunciata la -adopo la -sh- שֶׁ, significa "e dalle sue albe". Ci sono due interpretazioni pertanto:

1. Letterale, riferito alle persone che 'cercano diligentemente' (sh+a, שֶׁ) e

2. Riferito a persone che si alzano molto presto per imparare la saggezza, poiché questo è il momento dove si ha la massima concentrazione (sh senza a, שֶׁ).

118El Mistater, רתתסמ לא, Dio che ti nascondi

solo nelle cose materiali, nei valori transitori di questo mondo, che sono al di fuori della Torà. Come si può dire il contrario? Che si nasconde solo nella Torà?

Secondo il significato comune il Creatore si nasconde in modo tale che è necessario desiderarlo, perché ha bisogno di questo occultamento? E inoltre, "Tutti quelli che Lo cercano Lo troveranno"119 , che nella Scrittura è: "E coloro che mi cercano diligentemente, mi troveranno", dovremmo capire bene il discorso di questo cercare, e il discorso di questo trovare. Cosa significano, e perché?

I 4 livelli di coscienza (mente)

42. Devi sapere che la causa di tutta questa lontananza dal Creatore e della nostra propensione a trasgredire il Suo desiderio è una sola, la stessa che è diventata la fonte di tutta la sofferenza e il tormento che sopportiamo e tutte le delusioni ed errori in cui ci imbattiamo. Allo stesso tempo è chiaro che dopo aver eliminato questa causa ci libereremo immediatamente di tutto il dolore e la sofferenza e saremo immediatamente ricompensati fondendoci con il Creatore con tutto il nostro cuore e la nostra anima.

E qui vi dirò che la causa originaria non è altro che "la poca comprensione della Sua supervisione sulle Sue creature", che noi non capiamo correttamente.

119Cioè l'interpretazione comunemente accettata di Proverbi 8:17

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
33

43. Supponiamo a titolo di esempio che il Creatore si comportasse con le sue creature con una provvidenza visibile, cioè in modo tale che, chiunque ad esempio mangi qualcosa di proibito, venga subito soffocato all'istante, e chiunque adempia un comandamento trovi in esso un piacere meraviglioso, simile ai piaceri più belli di questo mondo materiale. Allora:

1.solo uno stupido potrebbe pensare di provare il proibito, sapendo che perderebbe immediatamente la vita per questo, così come uno non penserebbe mai di gettarsi nel fuoco;

2.poi chi sarebbe così sciocco da trascurare un qualsiasi comandamento, senza adempierlo immediatamente con tutta prontezza, per lasciarsi sfuggire il grande piacere materiale che ne consegue, invece di impadronirsene immediatamente più veloce che può?

Pertanto se ci trovassimo ad avere a che fare con una supervisione visibile, tutte le persone sarebbero completamente giuste.

44. Quindi vedi che nel nostro mondo ci sarebbe bisogno proprio di una supervisione visibile. Perché con una supervisione esplicita tutte le persone sarebbero completamente giuste e si unirebbero con il Creatore in perfetto amore. Perché ovviamente sarebbe un grande onore per ognuno di noi avvicinarsi al Creatore e amarlo con tutto il cuore e con tutta la propria anima ed unirsi con Lui sempre, senza perdere un solo momento.

Ma di fatto non è così. "יאהב הוצמ רכש

[Non c'è una ricompensa per

adempiere a un comandamento in questo mondo]"120, e nemmeno chi trasgredisce la Sua volontà viene punito, anzi il Creatore è paziente con lui. A volte ci sembra che sia vero addirittura il contrario, come è scritto (Salmi 73: 12): "Ecco, questi sono gli empi: sempre tranquilli, ammassano ricchezze".

Pertanto "non tutti coloro che vogliono raggiungere il Creatore riusciranno a raggiungerlo"121, ma troviamo ad ogni passo testimonianze che, come dice la Scrittura: "Ho trovato un uomo su mille (Kohelet122 , Ecclesiaste 7:28). Mille entrano in aula e solo uno esce ad insegnare"123 .

120E' una frase scritta in aramaico tratta dal Talmud Babilonese, su ricompensa e punizione in questo mondo o nel mondo a venire. Il rabbino Yaakov, ritiene che la ricompensa di una Mitzvà non è una ricompensa in questo mondo ma nell'aldilà. Ha portato il caso di un uomo che è stato inviato da suo padre per la Mitzvà di onorare il padre e la madre, e questa è Mitzvà di cui è specificato che dovrebbe aumentare la longevità della vita. Quell'uomo adempì alla Mitzvà, ma scendendo le scale cadde e morì. Rabbi Yaakov vide ciò e chiese che fine aveva fatto la longevità con quel che era accaduto, e quindi concluse che in questo mondo non c'è ricompensa per le Mitzvot, poiché le Mitzvot avrebbero dovuto proteggerlo anche dal pensare pensieri di idolatria, poiché la Ghemara spiega che questa è la ragione per cui è morto.

121Mishnà Bereshit 2, 5

122תלהק תליגמ Meghillat Kohelet, il Rotolo di ecclesiaste fa parte dei Ktuvim, vedi nota al punto 19 sulla Mikrà.

123L'interpretazione di Rashi: "Una persona su mille l'ho trovata" – di fatto nel mondo mille entrano nella Torà, solo cento ne escono degni della Mishnà, e di quei cento che sono entrati nella Mishnà, solo dieci di loro escono dalla Ghemara, e di quei dieci che entrano nella Ghemara, solo uno riesce ad insegnare, quindi, uno su mille."

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
אכיל אמלע
35

Pertanto la comprensione della provvidenza del Creatore è la causa di tutto il bene, e la mancanza di questa comprensione è la causa di tutto il male. E si scopre che questo è il perno attorno al quale ruota tutto nel mondo, sia per il bastone e sia per la carota124 .

45. E se esaminiamo da vicino la consapevolezza della provvidenza sentita dalle persone, scopriremo che è divisa in quattro tipi. Ogni tipo indica una diversa percezione della supervisione del Creatore. Quindi ci sono quattro livelli di percezione del Suo controllo. In verità ce ne sono solo due:

• l'occultamento del volto

• la rivelazione del volto però si dividono in quattro, poiché sono presenti:

• due livelli nella percezione dell'occultamento del volto:

1. occultamento semplice

2. occultamento dell'occultamento

• due livelli nella percezione della rivelazione del volto:

3. supervisione con ricompensa e punizione

4. eterna provvidenza.

46. Si dice (Dvarim - Deuteronomio 31: 17-18): "In quel giorno la mia ira si accenderà contro di loro; io li abbandonerò, nasconderò loro il volto e saranno divorati.

Li colpiranno malanni numerosi e angosciosi e in quel giorno diranno: questi mali non ci hanno forse colpito per il fatto che il nostro Dio non è più tra noi? Io, in quel

124Carota è scritto "buone maniere", Hesed.

giorno, nascondendomi nasconderò il volto, a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dei". Esaminando queste parole noterai che all'inizio è scritto: "E la mia ira si accenderà... e nasconderò il mio volto"; questo indica un occultamento semplice. E poi è scritto: "li colpiranno malanni numerosi e angosciosi... nascondendomi nasconderò il mio volto,", e questo indica occultamento dell'occultamento. E devi capire: cos'è questo doppio occultamento?

47. Ma prima cerchiamo di capire cosa significa il "volto" del Creatore, di cui è scritto: "E io nasconderò il mio volto". Lo capirai dall'esempio di una persona che quando vede il viso di un amico lo riconosce immediatamente, e quando vede un amico da dietro non è sicuro nel riconoscerlo e può dubitare che magari sia qualcun altro e non l'amico.

Lo stesso vale nel nostro caso: tutti conoscono e intendono il Creatore come buono, e dalla via del bene ha fatto il bene. Pertanto quando il Creatore porta il bene alle sue creature, che ha creato con generosità, significa che il suo volto è rivelato alle creature, perché allora tutti lo riconoscono, poiché agisce come si addice al suo nome, come spiegato prima a proposito della supervisione esplicita.

1a Occultamento semplice

TES Prefazione
delle dieci Sfirot
allo studio
35
48. Tuttavia quando il Creatore agisce con le Sue creature nella direzione oppo-

sta a quanto descritto sopra, cioè quando le persone provano sofferenza e dolore nel loro mondo, questo è definito come il "posteriore"125 del Creatore. Infatti il suo volto, cioè la misura perfetta del Suo bene, è loro assolutamente nascosto e tale comportamento non corrisponde al Suo nome.

È come una persona che vede un suo amico da dietro e può dubitare pensando che sia qualcun altro. E a questo proposito è scritto: "e la mia ira si accenderà... e nasconderò loro il mio volto". Perché durante l'ira, quando le creature sperimentano sofferenza e tormento, si scopre che il Creatore nasconde il suo volto, che è il bene assoluto, e viene rivelato solo il suo rovescio. E poi è necessario un grande rafforzamento della fede nel Creatore per proteggersi da riflessioni maligne, poiché è difficile riconoscerlo da dietro. Ed questo si chiama "primo occultamento".

50. Invece nel caso di occultamento semplice l'affermazione termina con le seguenti parole: "e in quel giorno diranno: Questi mali non ci hanno forse colpito per il fatto che il nostro Dio non è più tra noi?". In altre parole le persone credono ancora nella guida con ricompensa e punizione e dicono che i guai e le sofferenze arrivano loro perché non sono uniti con il Creatore, come è scritto: "Questi mali non ci hanno forse colpito per il fatto che il nostro Dio non è più tra noi?" Significa che vedono ancora il Creatore, ma solo dal suo rovescio. Questo è il motivo per cui si chiama "occultamento semplice", cioè che viene nascosto loro solo il volto.

51. Pertanto sono stati chiariti due livelli di percezione della supervisione nascosta delle creature:

1. occultamento semplice e

49. E quando la sofferenza e l'angoscia sono troppe provocano un doppio occultamento, chiamato nei libri "occultamento nell'occultamento". E questo significa che anche il suo posteriore diventa invisibile; cioè le persone non credono nemmeno che il Creatore sia arrabbiato con loro e le punisca,

125Il posteriore, םירוחא, Achoraim. Lett. le natiche. Achoraim si scrive con due Yod םיירוחא, Baal Hasulam lo ha scritto quasi sempre solo con una.

2. occultamento nell'occultamento. Occultamento semplice significa che solo il volto è nascosto, mentre è il "posteriore" che viene rivelato loro. In altre parole credono che il Creatore abbia causato loro la sofferenza come punizione. E dato che trovano difficile riconoscere sempre il Creatore tramite il suo rovescio a causa delle troppe sofferenze subite, arrivano all'errore e pertanto sono chiamati "non totalmente malvagi". Cioè queste trasgressioni sono considerate errori che hanno commesso a causa di troppa sofferenza, dato che generalmente credono che il mondo sia guidato da ricompensa e punizione.

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
2a Occultamento doppio
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52. E l'occultamento nell'occultamento significa che anche il rovescio del Creatore è stato loro nascosto, e quindi non credono nella ricompensa e punizione. I crimini che commettono sono considerati maligni126. E loro sono chiamati "totalmente malvagi" perché mentono e si ribellano sostenendo che il Creatore non si prende affatto cura delle Sue creature, e si rivolgono all'idolatria, come è scritto: "...per essersi rivolti ad altri dei".

53. Dovresti sapere che tutto il lavoro, quando si sceglie di adempiere alla Torà e ai comandamenti, viene svolto principalmente nelle due modalità di supervisione nascosta prima menzionate. Ben He He127 di questo periodo di tempo scrive:

126Sembra azzardato ed eccessivo dirlo. Ma viene spiegato al punto 58, e ripreso anche nella nota a fondo pagina. Baal Hasulam spesso in maniera brusca dichiara argomenti che spiega dopo. Il lettore può sentirsi spiazzato ma dovrebbe avere pazienza e fiducia di non perdere concentrazione e proseguire. Sapere che è esperienza comune e normale può aiutare a non scoraggiarsi. Anche se a prima vista alle volte lascia sconcertati, la logica è molto ferrea ed a volte appare chiara anche dopo anni. A solo titolo di esempio non capivo perché mettesse il doppio occultamento dopo il primo, dentro un ordine crescente di avvicinamento al Creatore. La risposta mi è sembrata chiara solo dopo anni: la condizione maligna, proprio perché maligna, non è detto che evolva. E quindi non sarebbe nemmeno corretto metterla in una scala ordinata, poiché potrebbe anche rappresentare un punto finale, senza evoluzione ulteriore. Ma questa è solo una mia personale opinione.

127Ben He He è un saggio, Tannà, del primo secolo d.C. che ha pronunciato secondo il Pirkei Avot (trattato dei Padri) la frase centrale della teoria della ricompensa: םופל ארגא ארעצ, Lapom Tzarà Agrà, che dall'aramaico significa: secondo il dolore, la ricompensa.

ארגא ארעצ םופל ["Secondo la sofferenza, la ricompensa"] (trattato Avot, 5:23).

La supervisione del Creatore non è rivelata e quindi è impossibile sentirla diversamente se non nell'occultamento semplice del volto, solo dal suo posteriore, come l'esempio di una persona che vede il proprio amico di spalle e quindi può dubitare pensando che sia qualcun altro. E in questa maniera la scelta è sempre nelle mani dell'uomo: se compiere la volontà del Creatore o andar contro la Sua volontà

Perché i guai e le pene che una persona sperimenta gli fanno dubitare dell'esistenza della supervisione del Creatore sulle sue creature, sia nella prima modalità, come errore, sia nella seconda, come male.

In un modo o nell'altro una persona è in grande sofferenza e fa grandi sforzi. E su questo periodo di tempo è scritto: "Tutto quello che la tua mano può fare, fallo con tutte le tue forze" (Kohelet Ecclesiaste, 9:10), perché una persona non sarà ricompensata con la rivelazione del volto, ossia la misura completa del bene del Creatore, finché non cerca e fa tutto ciò che sta nelle sue mani e nelle sue forze. E "secondo la sofferenza, la ricompensa".

54. Infatti dopo che il Creatore ha visto che una persona ha completato la misura dei suoi sforzi e ha completato tutto ciò che avrebbe potuto fare rafforzando la sua scelta e la sua fede nel Creatore, allora il Creatore la aiuta, e la persona è ricom-

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
37

pensata con la percezione della supervisione esplicita, ossia la rivelazione del volto.

E poi viene ricompensata con una completa Tshuvà128 (pentimento, ritorno al Creatore), ossia ritorna e si unisce al Creatore con tutto il suo cuore e la sua anima come ovvia conseguenza della percezione della supervisione rivelata.

un uomo è sicuro che non si taglierà le membra per non patire terribili sofferenze. Ed è anche fiducioso che non esiterà nell'adempiere un comandamento non appena potrà farlo, così come una persona è sicura che non vuol lasciare alcun piacere terreno o buon sapore che gli arriva.

Pentimento per timore

55. La percezione ed il pentimento sopra menzionati arrivano a una persona in due fasi. La prima è la chiara percezione della supervisione con ricompensa e punizione.

E oltre a comprendere chiaramente la ricompensa di ogni Mitzvà (comandamento) nel mondo a venire, ottiene la percezione del meraviglioso piacere di adempiere immediatamente ogni comandamento in questo mondo. E oltre a ricevere l'amara punizione derivante da ogni trasgressione dopo la sua morte, merita anche di sentire il sapore amaro di ogni trasgressione durante la vita.

E va da sé che chi è ricompensato con questa percezione della supervisione esplicita è sicuro che non peccherà più, come

128Nel giudaismo , Tshuvà (הבושת) è un processo di correzione del sé interiore di una persona, un'elevazione morale, da qualunque livello ingiusto e malvagio. Secondo il Rambam , il pentimento e la confessione da esso implicata sono Mitzvot del fare. Sebbene sia possibile fare Tshuvà in qualsiasi giorno e in qualsiasi momento, Yom Kippur (giorno dell'espiazione) è considerato il principale giorno di Tshuvà dell'anno.

56. Ora puoi capire le parole di Rambam129: "Quale è il segno del pentimento? Quando il Conoscitore dei segreti 130 testimonia che una persona, non tornerà più alla sua stupidità131"(Rambam Halachot Tshuvà). A prima vista queste parole sono strane. Infatti se è così chi può salire in cielo per ascoltare la testimonianza del Creatore? E a chi dovrebbe testimoniare il Creatore in merito? Non è sufficiente che il Creatore stesso sappia che l'uomo è tornato con tutto il cuore e non peccherà più?

129Rambam ם"במרה acronimo di Rabbi Moshe ben Maymon (ןומימ ןב השמ יבר) (113 5-1204) anche noto come Mosè Maimonide.

130Il conoscitore dei segreti del cuore, da Salmi 44:22 Dio non l'avrebbe egli scoperto? Perché egli conosce i segreti del cuore.

131Quando la persona si è pentita mentre era ancora giovane e quando la sua forza era nei suoi fianchi, è possibile che se affronta di nuovo le stesse circostanze fallisca. L'unica cosa che la tratterà e le impedirà di ripetersi è la forza del pentimento che ha fatto. Se ha fatto un pentimento profondo e completo al punto che il Creatore può garantire per lui, avrà successo e non cadrà. Questo pentimento è chiamato nel linguaggio di Rambam 'pentimento completo'.

TES
Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
3a La prima fase della rivelazione del volto
39

E a quanto pare è semplice, perché una persona non può davvero essere assolutamente sicura di non peccare più finché non viene premiata con la comprensione della supervisione con ricompensa e punizione, ossia la rivelazione del volto. E riguardo alla salvezza del Creatore la rivelazione del volto si chiama "testimonianza".

Infatti la liberazione compiuta dal Creatore stesso conduce una persona a questo livello di comprensione di ricompensa e punizione e questo garantisce che non peccherà più. Quindi viene detto che il Creatore testimonia per lui.

E a questo proposito è scritto: "Quale è il segno del pentimento?" In altre parole quando una persona sarà sicura di aver ottenuto il completo ritorno? Per questo gli è stato dato un segno chiaro: "quando il Conoscitore dei segreti testimonia per lui che non tornerà più alla sua stupidità."

Cioè quando viene ricompensato con la rivelazione del volto, e quindi la liberazione della persona da parte del Creatore stesso gli testimonia che non tornerà più alla sua stupidità.

57. Questo ritorno al Creatore sopra descritto è chiamato "pentimento per timore" (Tshuvà meYirà132) perché, sebbene l'uomo sia tornato al Creatore con tutto il suo cuore e la sua anima tanto che "il Conoscitore dei segreti testimonia per lui che non tornerà più alla sua stupidità", comunque tutta questa fiducia che non peccherà più è dovuta alla sua percezione della punizione e della grave sofferenza deri-

vante dalle trasgressioni. Quindi una persona è sicura di sé che non peccherà, tanto quanto è sicura che non si infliggerà terribili sofferenze.

Anche se. in definitiva, il pentimento e la sicurezza sono guidati solo dal timore delle punizioni che conseguono alle trasgressioni. Si scopre che il ritorno è dovuto solo al "timore della punizione". Ed è per questo che si chiama "pentimento per timore" (Tshuvà meYirà).

58. Quindi si possono capire le parole dei saggi: "Chi si pente per timore è ricompensato dal fatto che la malvagità diventa per lui un errore"133. E dovresti capire come questo accade. Da quanto spiegato sopra (punto 52), capirai bene che le malvagità che una persona commette sono quelle che derivano dal percepire la supervisione con doppio occultamento, ossia l'occultamento dell'occultamento.134 Cioè la persona non

133Questa frase è riportata nella Ghemara del Talmud Babilonese, la Tshuvà (ritorno/ pentimento) è descritta in Ezechiele 18:27 E se l'empio si ritrae dall'empietà che commetteva e pratica l'equità e la giustizia, farà vivere l'anima sua.

134Sono malvagità perché la persona nel doppio occultamento non arriva mai a considerare che sono dannose, non crede in ricompensa e punizione, quindi è impossibile uscirne. È impossibile uscirne se la correzione si basa solo su una singola linea da seguire. Vedremo nel TES che questo metodo è fallito ed è per questo che è stata introdotta la correzione sulle tre linee, l'albero del bene e del male. Questi argomenti saranno trattati in seguito nel TES. Il doppio occultamento esiste proprio per questo fallimento. Inizierà ad introdurre questo argomento in TES P. 3, C. 4, sez. 3., vedere anche nota a piè di pagina in P. 2, C. 1, sez. 1 in riferimento alle tre linee e allo sviluppo del desi-

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crede nella supervisione con ricompensa e castigo.

Invece nella fase dell'occultamento semplice una persona crede nella supervisione con ricompensa e castigo, ma per troppa sofferenza a volte arriva a pensieri di trasgressione, perché sebbene creda che la sofferenza gli sia arrivata come punizione, allo stesso tempo è simile a chi guarda l'amico da dietro, ma dubita e pensa che non sia lui. Questi peccati sono solo errori, poiché in generale questa persona crede nella supervisione con ricompensa e punizione.

59. Quindi dopo che una persona è stata ricompensata con il pentimento per timore, ossia con una chiara percezione della supervisione con ricompensa e castigo a tal punto che è sicuro che non peccherà, la fase di occultamento nell'occultamento è completamente corretta135. Infatti ora vede con i propri occhi che c'è una supervisione con ricompensa e castigo. Ed è chiaro per lui che tutte le troppe sofferenze che ha sperimentato erano una punizione proveniente dalla supervisione del Creatore per i peccati che aveva commesso.

E in seguito gli viene rivelato che prima si era amaramente sbagliato. E così sradica questo male alla radice. Ma non in maniera completa perché ora le trasgressioni diventano per lui errori. Cioè sono simili alle trasgressioni che si commettono nella derio.

135Quando un grado è completamente corretto, non torna più.

fase di occultamento semplice, quando si inciampa a causa dell'annebbiamento della mente per la molta sofferenza che toglie la ragione alla persona. E questo è considerato solo un errore involontario.

60. Certo, pentendosi non ha ancora corretto affatto l'occultamento semplice. Questa correzione ha luogo solo in seguito, dopo essere stato premiato con la rivelazione del volto. Solo che prima del pentimento l'occultamento del volto e anche tutti gli errori rimanevano per lui così come erano senza alcuna correzione o cambiamento, e dopo invece crede che i guai e la sofferenza gli arrivino come punizione. Come è scritto: "e in quel giorno diranno: questi mali non ci hanno forse colpito per il fatto che il nostro Dio non è più tra noi?"

61. Di conseguenza ancora non è considerato un "giusto completo136". Se una persona viene ricompensata con la rivelazione del volto, ossia la misura completa del bene del Creatore, secondo il suo nome, allora viene chiamata "giusto" (punto 55), poiché giustifica la supervisione del Creatore così come essa è, e riconosce che il Creatore agisce per le sue creature con bene assoluto e perfezione, facendo del bene ai malvagi e ai buoni.

Quindi quando viene ricompensata con la rivelazione del volto, da quel momento in poi una persona può essere chiamata "uomo giusto". Ma finché non ha corretto tutto completamente, ma

136Tzadik Gamur, רומג קידצ, giusto completo.

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• o solo lo stato dell'occultamento nell'occultamento,

• o uno ha corretto anche lo stato di occultamento semplice ma, dato che la correzione è valida solo da quel momento in poi, risulta che per il tempo precedente, prima di esser stato ricompensato con il pentimento, non è ancora meritevole di essere chiamato "giusto". In effetti in questo caso l'occultamento del volto rimane per lui così com'era. Per questo è chiamato "giusto incompiuto137" perché deve ancora porre rimedio al suo passato.

63. Questo spiega chiaramente il primo grado di percezione della rivelazione del volto, ossia la comprensione e la percezione della supervisione con ricompensa e punizione, quando il Conoscitore dei segreti testimonia di una persona che non tornerà più alla sua stupidità. E questo si chiama "pentimento (ritorno) per timore", quando l'inclinazione al male diventa per la persona un errore. E la persona è chiamata "giusto incompiuto" e anche chiamato "nel mezzo".

Pentimento per amore

62. Ed è anche chiamato "nel mezzo138", perché avendo in un modo o nell'altro ottenuto il pentimento per timore, grazie all'impegno completo nella Torà e alle buone azioni, diventa idoneo ad essere ricompensato anche con il "pentimento per amore139". E poi sarà ricompensato con il grado di "giusto completo". Cioè ora si scopre che è la via di mezzo tra timore e amore, e quindi è chiamato "nel mezzo". Mentre prima non era nemmeno in grado di prepararsi ad un "ritorno (o pentimento) per amore".

4a La seconda fase della rivelazione del volto

64. E ora spieghiamo la seconda fase del raggiungimento della rivelazione del volto: il raggiungimento della rivelazione della supervisione perfetta, vera, eterna. Ossia che il Creatore controlla le sue creature come "il bene che fa il bene sia ai malvagi che ai buoni" 140 . E ora la persona è chiamata "giusta completa", e questo è "pentimento per amore", ed è ricompensata col trasformare le cattive azioni in meriti. Pertanto sono stati chiariti tutti e quattro i livelli di comprensione della supervisione propri delle creature. Inoltre, i primi tre passaggi:

1. doppio occultamento,

2. singolo occultamento e

137Tzadik Sheinò Gamur, רומג וניאש קידצ, Giusto che non è completo.

138Benonì, ינוניב, lett. medio, è una terza categoria superiore rispetto a chi ha il doppio occultamento o ha l'occultamento semplice.

139הבהאמ הבושת Tshuvà meAhavà.

140Rav Kook (1865-1935) nel suo libro Shmonah Kvatzim 1:48 ...il suo tratto buono di amare le persone, che include essere buoni e fare il bene sia ai malvagi che ai buoni...

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3. comprensione della gestione con ricompensa e punizione non sono altro che la preparazione, grazie alla quale una persona riceverà il quarto livello:

4. la comprensione della vera eterna provvidenza.

65. E bisogna capire perché la terza fase, che è la comprensione della supervisione con ricompensa e punizione, non è sufficiente per una persona? Dopotutto, come abbiamo detto, è già stato premiato dal fatto che il Conoscitore dei segreti testimonia di lui che non peccherà più. E perché è ancora chiamato "nel mezzo" o "giusto incompiuto"? Questo stesso nome dimostra che il lavoro dell'uomo è ancora indesiderabile agli occhi del Creatore, e c'è ancora una mancanza e un difetto nella sua Torà e nel suo lavoro.

l'amore per il Creatore. Si ritiene quindi che sia in suo potere adempiere questo comandamento, poiché se si obbliga a sottomettere sé stesso a rispettare i 612 comandamenti come si deve, poi viene anche ricompensato con l'amore per il Creatore.

67. Veramente queste parole dei saggi richiedono ancora un'ampia spiegazione, perché in fin dei conti l'amore per il Creatore non dovrebbe arrivare a noi come un comandamento, perché nell'amore non è richiesta un'azione o una sottomissione da parte nostra, ma dovrebbe realizzarsi in maniera naturale dopo aver completato i 612 comandamenti. Pertanto ci basta ed è sufficiente adempiere i 612 comandamenti. Allora perché è stato scritto il comandamento dell'amore?

L'ultimo comandamento

66. Analizziamo prima ciò che ha reso difficile il lavoro dei commentatori sul comandamento di amare il Creatore: come può la Torà obbligarci ad un comandamento, il cui adempimento è completamente al di là del nostro potere? Una persona è in grado di spezzarsi e sottomettersi per realizzare qualsiasi cosa, ma nessuna sottomissione e costrizione al mondo è utile per arrivare all'amore.

Hanno spiegato che quando la persona adempie a tutti i 612 comandamenti come si deve, ottiene automaticamente

68. Per capire questo, abbiamo prima bisogno di una vera comprensione dell'essenza stessa dell'amore per il Creatore. E dovresti sapere che tutte le inclinazioni naturali e le caratteristiche dell'individuo che gli servono nei rapporti con i suoi simili, proprio queste inclinazioni e qualità sono tutte necessarie per il lavoro del Creatore. Fin dal principio sono state create e instillate nell'uomo, solo in virtù della loro funzione finale, che è la meta e il fine per ogni individuo. Questi requisiti sono necessari, secondo il significato della Scrittura: "E non respingerà chi lo respinge"141 , e tutti ne hanno bisogno per acqui-

1412Samuele 14:14 Noi dobbiamo morire, e siamo come acqua versata in terra, che non si può più raccogliere; ma Dio non toglie la vita, anzi medita il modo di far sì che il pro-

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sire la capacità con essi di ricevere l'abbondanza e per compiere il desiderio del Creatore.

E su questo è detto: "Tutti quelli che portano il mio nome, che io ho creati per la mia gloria, che ho formati, che ho fatti." (Isaia, 43: 7). E anche: "Il Signore ha fatto tutto per il Suo scopo" (Mishlei Proverbi, 16, 4). Nel frattempo il mondo intero è stato preparato per l'uomo, affinché tutte queste sue inclinazioni e qualità naturali si sviluppino e migliorino usandole nei rapporti con il genere umano perché diventino degne del loro scopo. E su questo

è scritto: "Una persona è obbligata a dire: il mondo è stato creato per me"142. Tutte le creature del mondo sono necessarie all'individuo perché proprio loro sviluppano e qualificano le inclinazioni e le caratteristiche di ogni singola persona fino ad educarle e renderle uno strumento idoneo per il lavoro della persona.

I 4 livelli dell'amore (cuore)

69. Stando così le cose, dovremmo pertanto comprendere l'essenza dell'amore del Creatore procedendo dai livelli di amore che l'uomo pratica nelle sue relazioni con il prossimo. Inevitabilmente l'amore del Creatore viene trasmesso attraverso queste virtù, poiché originariamente non furono introdotte nell'uomo, se non ai fini del Creatore, come abbiamo detto prima. E guardando le qualità dell'amore tra una persona e il prossimo troveremo in esse quattro gradi di amore uno sopra l'altro. Cioè due, che sono quattro.

1. Amore condizionale

70. Il primo è "l'amore condizionale143" (che dipendente dalle circostanze). Significa che a causa della gentilezza, piacere e beneficio che una persona ha ricevuto dal suo amico144 , la sua anima si è aggrappata

scritto non rimanga bandito lungi da lui.

142Mishnà Torà, Libro dei giudici, Leggi del Sinedrio, Cap. 12 ...poiché fu detto a Caino: "La voce del sangue dei tuoi fratelli, grida" ( Genesi 4:10 ) , il suo sangue e il sangue dei suoi discendenti. Per questo motivo l'uomo è stato creato unico al mondo: per imparare che chiunque perde una sola anima, questo viene esaltato su di lui come se avesse perso un intero mondo, e chiunque salva un'anima, lo esalta come se un mondo fosse risorto. Dopotutto, nell'isola del mondo, nella forma del primo uomo furono creati, e non c'è volto di uno di loro, simile al volto del suo simile; in cambio, ognuno può dire, il mondo è stato creato per me

143רבדב היולתה הבהא, Ahavà haTluyà beDavar, amore che dipende da qualcosa.

144Non sta usando la parola amore nel significato di amore di coppia, ma di un amore forse più difficile, sottile e ricercato, quello verso il prossimo, ed il prossimo più vicino è un amico. Ci sono tre livelli di persone che si possono incontrare:

1. una persona che si ammira molto e che si vorrebbe imitare, e che si considera superiore. Una tale persona si può considerare maestro, o guida.

2. Una persona simile a noi, ossia allo stesso livello nostro, che può diventare un amico.

3. Ed una persona con caratteristiche giudicate non condivisibili o che comunque non stimiamo.

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a lui con meraviglioso amore. E qui ci sono due livelli.

• Primo livello: prima di conoscersi e di innamorarsi l'uno dell'altro si sono procurati male a vicenda e non vogliono ricordarlo, "poiché l'amore coprirà tutti i crimini" (Mishlei Proverbi 10: 12).

• Secondo livello: si sono sempre fatti solo del bene e favori l'un l'altro, e non c'è mai stata nemmeno l'ombra di offese e male tra loro.

del suo amico, magnifica e di gran lunga superiore a tutto ciò che è concepibile e immaginabile, e come risultato di ciò la sua anima si è aggrappata a lui con amore infinito. Anche qui ci sono due livelli.

2. Amore incondizionato

72.145 Il secondo è "l'amore incondizionato146" (che non dipende da nulla). Significa che una persona ha conosciuto la virtù

Le tre categorie con cui si può schematizzare il prossimo prima citate derivano dalla frase tratta dalla Mishnà di Avot, 1 presente nell’Ordine dei Nezikin (danni): “fatti un Rav, comprati un amico, e giudica con benevolenza”, considerata fondamentale per lo sviluppo spirituale.

L’amicizia di cui parla riguarda i rapporti con le persone del secondo caso ora descritto, che possono diventare amici (םירבח Haverim). Lo sviluppo dell’amicizia è una caretteristica particolarmente accesa nel Chassidismo, di cui abbiamo brevemente accennato in una nota al punto 23 di questa introduzione, anche per i motivi lì spiegati, ossia l’assenza di un rabbino e la necessità di mantenere il percorso spirituale. L’argomento sembra essere molto più ampio, poiché oltre all’amicizia si può arrivare al concetto di decina היירישע Assirià, il corrispondente di Minian ןיינמ, di cui però Baal Hasulam non fa menzione in questa introduzione.

145Nello scritto originale manca il punto 71.

146רבדב היולת הניאש הבהא, Ahavà Sheinà Tluyà beDavar, amore che non dipende da niente.

• Primo livello: è quello prima di conoscere le abitudini ed il comportamento del suo amico con gli altri, questo amore è definito come "amore non assoluto147". Questo perché il suo amico ha relazioni con altre persone che a uno sguardo superficiale sembrano essere per negligenza dannose. E se chi lo ama vedesse questo, allora le virtù che attribuisce al suo amico ne soffrirebbero e l'amore tra loro si spezzerebbe. Ma siccome non ha ancora familiarizzato con questa parte del comportamento dell'amico, così il loro amore è ancora perfetto e incredibilmente grande.

• 73. Il Secondo livello dell'amore incondizionato è il quarto livello di amore nel suo insieme, e deriva anche dal riconoscimento delle virtù dell'amico. Ma oltre a questo ora chi ama conosce tutte le abitudini ed i comportamenti del suo amico con ogni persona, senza eccezioni. Ha verificato e ha trovato che non solo non c'è il minimo difetto in loro, ma la loro bontà è infinita e supera ogni cosa immaginabile. E ora è "amore eterno e assoluto148".

TES Prefazione allo studio delle dieci Sfirot
147תטלחומ יתלב הבהא, Ahavà Bilty Muchletet, amore non assoluto, o meno di assoluto. 148תטלחומו תיחצנ הבהא, Ahavà Nitzchit veMuchletet, Amore eterno ed assoluto. 45

L'amore 'impossibile' per il Creatore (cuore)

74. Tutti questi quattro livelli dell'amore, che si raggiungono nel rapporto tra l'uomo e il prossimo, valgono analogamente anche nel rapporto tra uomo e Creatore. E per quanto riguarda l'amore per il Creatore si realizzano come livelli in una sequenza di causa ed effetto. È impossibile essere ricompensati con qualcuno di questi fino a quando una persona non ha raggiunto l'amore dipendente di primo grado. E dopo che è stato premiato con esso nella sua interezza, questo primo grado diventa la causa per cui viene premiato con il secondo grado. E dopo che è stato premiato con il secondo grado e lo ha completato, questo diventa il motivo per cui viene premiato con il terzo grado. E anche il terzo grado diventa la causa del quarto, dell'amore eterno.

75. E a questo proposito sorge la domanda: come può una persona immaginare che sia possibile raggiungere il primo grado dell'amore per il Creatore, che è il primo grado di amore dipendente che viene come risultato del grande bene ricevuto dall'amato se, come sappiamo, " רכש

אכיל אמלע יאהב הוצמ [Non c'è una ricompensa per adempiere a un comandamento in questo mondo]"?

Inoltre, come è stato spiegato, ogni persona è obbligata a passare attraverso le prime due fasi di supervisione con l'occultamento del volto, il che significa che durante questo periodo di tempo il volto del

Creatore è nascosto, cioè la misura del Suo bene, il sentiero del bene che porta al bene, è nascosto (punto 47). Quindi le persone sperimentano sofferenza e tormento. E inoltre è stato chiarito che l'intero studio della Torà e del lavoro per scelta è condotto principalmente durante il periodo di occultamento. Quindi, come potrebbe una persona solo immaginare di passare al secondo grado149 di amore condizionale, che significa che fino ad oggi l'amato da sempre gli ha portato solo innumerevoli e meravigliosi benefici e non gli ha mai causato il minimo danno? Per non parlare di come potrebbe una persona immaginare di essere ricompensata con il terzo o quarto grado?

Apertura degli occhi (presa di coscienza su premio e castigo), rivelazione del volto

76. In effetti ci siamo tuffati in acque profonde. E almeno dovremmo ricavarne una perla preziosa. E quindi spieghiamo le parole dei saggi (trattato Brachot150 , 17): "ימא יבר יבמ ןנבר ירטפמ ווה יכ Quando i saggi uscirono dalla casa di Rabbi Emi151 , אנינח יבר יבמ הל ירמאו e

149Vedi il punto 70.

150Masechet Brachot תוכרב תכסמ, Trattato delle benedizioni, è il primo trattato, del primo ordine Zraim (semi) dei sei Ordini del Talmud e tratta delle leggi della recitazione dello Shemà, della preghiera, dell'evocazione, della benedizione del cibo e delle altre benedizioni.

151Rabbi Emi ben Natan ןתנ ןב ימא יבר, noto come Rabbi Emi, era un Amora della Terra d'Israele nella terza generazione di Amoraim.

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alcuni dicono dalla casa di Rabbi Hanina152 , יכה היל ירמא gli dissero quanto segue: Vedrai il tuo mondo durante la tua vita, e alla fine, per la vita del mondo che verrà, e i tuoi passi correranno ad ascoltare le parole di Atik Yomin". Qui si dovrebbe capire perché invece di dire "Riceverai il tuo mondo durante la tua vita", hanno detto solo "Vedrai"? Dopotutto se volevano benedire avrebbero dovuto benedire completamente, cioè in modo che una persona possa acquisire e anche raggiungere il suo mondo durante la sua vita. E inoltre si dovrebbe capire in generale: perché una persona ha bisogno solo di vedere il mondo a venire, durante una vita che gli causa sofferenza, e solo alla fine raggiungere la vita nel mondo a venire? E ancora una cosa: perché hanno iniziato con questa benedizione?

77. E prima di tutto dobbiamo capire: in cosa consiste questo "vedere" il suo mondo a venire durante la sua vita? Ovviamente non possiamo vedere nulla di spirituale con gli occhi materiali. Inoltre non è nella condotta del Creatore cambiare le leggi originali, poiché il Creatore ha organizzato tutte le leggi di questo mondo dal principio solo perché sono le più efficaci per lo scopo loro richiesto, in altre parole, in modo che tramite queste una persona meriti l'adesione a Lui, come è scritto: "Il

Signore ha fatto tutto per il Suo scopo153" Pertanto si dovrebbe capire: come una persona può farsi una visione del suo mondo durante la sua vita?

78. E ti dirò che questa visione arriva a una persona grazie alla "apertura degli occhi154" nella Torà, secondo ciò che è stato scritto: "Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua Torà"155. E per questo l'anima viene fatta giurare prima di entrare nel corpo (trattato Niddà156, p. 30 72): "Anche se il mondo intero ti dice che sei un giusto, resta un malvagio ai tuoi occhi". Specificamente ai "tuoi" occhi. Il punto è che finché non hai raggiunto "l'apertura degli occhi" nella Torà, considera te stesso malvagio. E non lasciarti ingannare dal fatto che sei conosciuto in tutto il mondo come una persona retta. Da qui capirai anche perché i saggi mettono la benedizione "Vedrai il tuo mondo nella vita" in testa alle benedizioni. Per-

153Proverbi 16:4 L'Eterno ha fatto ogni cosa per uno scopo; anche l'empio, per il dì della sventura.

154םיניע תחיקפ, Pkichat Einaym, apertura degli occhi.

155Salmi 119:18 Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua Torà

152Il rabbino Hanina Bar Hama רב אנינח יבר אמח è stato uno dei primi Amoraim in Terra d'Israele . Alcuni lo considerano un Tana , essendo un membro della generazione tra i Tannaim e gli Amoraim.

156הדנ תכסמ Masechet Niddà (separata, boicottata), è un termine ebraico per descrivere una donna durante le sue mestruazioni, o una donna che le ha avute ma non ha ancora svolto i rituali di purificazione nella Mikvè (הווקמ bagno rituale). E’ considerato uno dei tre trattati più difficili del Talmud Babilonese, assieme a Erivin (miscele, dell’Ordine Moed, celebrazioni) e Yevamot (fratelli della vedova, dell’Ordine Nashim, donne). Niddà fa parte dell’Ordine Tohorot, Purezza.

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