Gioco di sponda

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Patrasso (Grecia): due profughi scrutano i traghetti in partenza per l’Italia. Nell’attesa di imbarcarsi di nascosto.

gioco di sponda | teSto | ilaria sesana | Foto | Matt corner

Come PalliNe di UN FliPPer. Nel 2008 oltre 5mila ProFUgHi SoNo rimaSti imPrigioNati iN UN BraCCio di mare, tra la greCia e l’italia.

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lza tre dita. Una per ogni volta che è approdato, nascosto a bordo di un traghetto, nei porti di Ancona, Bari o Venezia. Sbarchi non riusciti perché Javat, afghano di 21 anni, è sempre stato scoperto dalla polizia e rispedito a Patrasso, in Grecia. Da otto mesi è imprigionato nel braccio di mare che separa le due sponde dell’Adriatico. È in cerca di asilo, ma la legge europea lo obbliga a chiederlo nel primo Paese dell’Unione incontrato lungo la strada. In Grecia però solo due rifugiati su 100 trovano protezione. Non può nemmeno tornare a casa, può solo rischiare il tutto per tutto: “Ogni giorno cerco di infilarmi sotto i camion, per andare in Italia”, racconta, mimando il gesto con le mani, mentre camminiamo lungo la strada che costeggia il porto. Da qui, in pochi minuti si arriva nella piccola Kabul di Patrasso, un vero e proprio campo profughi che ospita circa 1.500 afghani. Tutti maschi, ragazzi sotto i 30 anni d’età, stipati in un’area grande come mezzo campo di calcio. “Da poco più di un anno (da quando l’Iran ha iniziato a rimpatriare gli sfollati afghani, ndr) è aumentato il numero dei minori che viaggiano soli, prima non era così. Oggi qui ce ne sono circa 200”, spiega Haji, riconosciuto da tutti come il capo della baraccopoli in cui vive dal 2002. Hanno un solo obiettivo: arrivare in Italia e, da qui, in Svezia, Norvegia e Gran Bretagna per ricongiungersi ad amici e familiari. Ma il loro progetto si infrange a metà strada: 5.544 migranti, nel 2008, hanno rimbalzato come palline di un flipper tra una sponda e l’altra dell’Adriatico. Patrasso, Igumenizza e Atene da una parte, Ancona, Venezia, Bari e Brindisi dall’altra. Protagonisti di una guerra silenziosa che si combatte nelle stive dei traghetti e che, dal dicembre 2006, è costata la vita a 15 persone: asfissiati nei container o schiacciati sotto gli autoarticolati. “Quella tra Italia e Grecia è una frontiera interna all’area Schengen -spiega Mario Sica, dirigente della Pol| 002 | maggio 09

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